Sanità. Tagliaferri (FdI): «32 abusi in 45 giorni, primario arrestato, silenzi e omertà. Commissariare subito l’Ausl di Piacenza»

“Trentadue abusi sessuali accertati in un solo mese e mezzo, un primario arrestato, un ambiente sanitario descritto come omertoso e complice. Tutto questo è accaduto all’interno dell’Ausl di Piacenza, senza che la Direzione generale intervenisse in modo efficace. È ora che la Regione si assuma le proprie responsabilità e metta fine a questa gestione fallimentare: chiediamo l’avvicendamento immediato della direttrice Paola Bardasi e il commissariamento dell’azienda sanitaria”.

Così il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giancarlo Tagliaferri, che oggi ha presentato un’interrogazione a risposta immediata alla Giunta regionale dell’Emilia-Romagna.

Non è un caso isolato – prosegue Tagliaferri –: in meno di un anno, tre gravi scandali hanno travolto l’Ausl piacentina, tra arresti per spaccio, corruzione, abuso di farmaci e ora un’ondata di violenze sessuali coperte dal silenzio. Sono anche pervenuti tre avvisi di garanzia a seguito di ispezioni dei NAS negli anni 2023 e 2024 che hanno portato alla chiusura di svariate strutture che svolgevano compiti riabilitativi per centinaia di minori senza essere autorizzate e senza corrispettivo bando di gara, si parla di almeno due milioni di euro versati negli anni, in modo quantomeno dubbioso, tali da provocare appunto avvisi di garanzia.

È evidente che siamo di fronte a un sistema fuori controllo, dove il personale non si sente tutelato e dove l’omertà ha preso il posto della vigilanza e del rispetto. Serve un’azione immediata e radicale.

Nell’interrogazione Tagliaferri chiede alla Giunta quali immediate azioni intenda assumere per accertare le responsabilità gestionali e organizzative all’interno dell’AUSL di Piacenza in relazione a quanto denunciato; se non ritenga urgente e necessario disporre il commissariamento dell’AUSL di Piacenza, alla luce del ripetersi di episodi gravissimi in pochi mesi e del fallimento della governance aziendale nel prevenire e gestire tali condotte; per quale motivo la Direttrice Generale Paola Bardasi non abbia sospeso il Direttore Sanitario o rimosso dalle sue funzioni, almeno in funzione cautelativa per non inquinare le indagini sulle coperture e possibili connivenze; quali misure concrete siano state assunte – dopo le prime segnalazioni – per garantire giustizia alle vittime, prevenire nuovi abusi e ripristinare un ambiente di lavoro sano, sicuro e rispettoso della dignità delle persone.

 




Primario arrestato: arriva la sospensione dell’Ordine

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dell’ordine dei medici di Piacenza sulla vicenda del primario arrestato.

“Il Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Piacenza è stato convocato con urgenza in riunione straordinaria in data odierna per adottare i provvedimenti di propria competenza rispetto a quanto emerso negli ultimi giorni a carico del Dott. Emanuele Michieletti, iscritto all’Albo dei Medici Chirurghi tenuto da quest’Ordine, che a seguito delle indagini e verifiche effettuate dall’autorità giudiziaria inquirente è stato posto agli arresti domiciliari essendogli stato contestato di aver usato violenza sessuale e concretato atti persecutori nei confronti di dottoresse e infermiere del reparto da lui stesso diretto, provvedimento convalidato dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Piacenza.
Preso atto delle evidenze e dei richiesti riscontri confermativi circa l’adozione delle misure cautelari riportate dalla cronaca giornalistica, il Consiglio Direttivo ha deliberato di sospendere il Dott. Emanuele Michieletti dall’esercizio della professione anche in applicazione di specifiche disposizioni normative che autorizzano l’applicazione di detta misura cautelare fino a quando avrà effetto il provvedimento da cui è stata determinata, senza pregiudizio delle successive sanzioni disciplinari di stretta competenza Ordinistica.
In considerazione della gravità degli addebiti mossi a carico dell’iscritto per comportamenti che risultano compromettere dignità e decoro della professione medica e di questo Ordine professionale, si è inoltre deciso di costituirsi parte civile nel procedimento penale che dovesse essere celebrato a carico del Dott. Michieletti”.




Primario di Piacenza arrestato: la lettera aperta dei direttori di dipartimento dell’Ausl

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta che ci è stata trasmessa dai direttori di dipartimento dell’Ausl di Piacenza, relativa al caso del primario arrestato per presunte violenze sessuali. La missiva è firmata da: Antonella Antonioni, Daniela Aschieri, Raffaella Bertè, Giacomo Biasucci, Gaetano Maria Cattaneo, Filippo Celaschi, Ruggero Massimo Corso, Rino Frisina, Giuliana Lo Cascio, Lucio Luchetti, Giuseppe Marchesi, Fabrizio Micheli
Marco Maserati, Massimo Rossetti, Giampietro Scaglione, Daniele Vallisa.

“In queste ore difficili, come dirigenti dell’Azienda sanitaria di Piacenza, sentiamo il dovere di ribadire con fermezza la nostra posizione e la nostra vicinanza a chi è stato colpito da una vicenda dolorosa e inaccettabile.

Siamo profondamente scossi da quanto emerso dalla ricostruzione delle indagini: fatti gravissimi che ci lasciano attoniti, come persone prima ancora che come professionisti. La nostra solidarietà va innanzitutto alle colleghe che hanno subito violenze e soprusi e a tutti i colleghi del reparto che sono finiti loro malgrado alla ribalta delle cronache.

Sappiamo che il dolore e lo sconcerto sono condivisi da molti: tra i quasi 4.000 dipendenti che ogni giorno lavorano con dedizione nella nostra Azienda, oggi prevale un senso di sgomento e ci chiediamo come sia potuto succedere tutto questo.  Questi atti non rappresentano chi siamo e come operiamo ogni giorno al servizio della comunità. Né tantomeno come collaboriamo tra noi quotidianamente.

La responsabilità dei fatti gravissimi emersi è in capo a chi ha sbagliato e non devono degenerare in giudizi sommari.

L’Azienda è fatta da migliaia di donne e uomini per bene, che si prendono cura, ogni giorno, di questa comunità. Che si riconoscono nei valori di rispetto, responsabilità e dedizione. Che vogliono dissociarsi da ogni comportamento che tradisce la fiducia delle persone e danneggia la dignità della nostra professione.

Non vogliamo che questo impegno venga oscurato da un caso isolato e gravissimo.
Siamo consapevoli che la fiducia si costruisce lentamente e si può perdere in un attimo. Per questo, oggi più che mai, dobbiamo ribadire chi siamo.

Va detto, con altrettanta forza, che la direzione in questi anni ha agito con determinazione, assumendosi la responsabilità di cambiare assetti consolidati, anche con fatica. Proprio a loro dobbiamo dare atto di aver avuto il merito di aver innescato un percorso di riorganizzazione profonda, un cambio di rotta che ha permesso di far emergere situazioni che preesistevano. Come dirigenti, ci impegniamo a proseguire nella strada della trasparenza, del rispetto e della cura. È nostro dovere vigilare, tutelare e reagire, affinché episodi come questi non abbiano più spazio.

Non vogliamo che l’intera comunità sanitaria piacentina venga confusa con chi ha tradito i propri doveri più elementari. Essere un’Azienda pubblica significa anche questo: non nascondere, ma agire. Non difendersi, ma migliorare. Non lasciare sole le persone.
Continueremo a lavorare con coscienza e responsabilità, insieme a una direzione medica e generale che ha accolto le denunce e si è attivata per sradicare comportamenti e reati nel segno della fiducia che i cittadini ci affidano ogni giorno”.

 




Castel San Giovanni: 15 migranti (fra cui donne e bambini) stipati nel rimorchio di un TIR

Quindici migranti stipati all’interno di un Tir adibito a trasporto merci, guidato da un 56enne autista di origini bielorusse. L’incredibile ritrovamento è avvenuto nella mattinata di ieri (giovedì 8 maggio 2025), verso le 10, quando un dipendente di una ditta di logistica ha sentito strani rumori provenire dall’interno di un container ed ha subito allertato i carabinieri. Il TIR era appena arrivato da Ventimiglia (IM). Quando gli uomini dell’Arma sono arrivati sul posto ed hanno aperto le porte del rimorchio si sono trovati davanti sei uomini, cinque donne e quattro bambini, tutti verosimilmente di nazionalità eritrea e privi di documenti, visibilmente provati ma fortunatamente non in condizioni critiche. I carabinieri delle stazioni di Borgonovo Val Tidone e Castel San Giovanni hanno subito soccorso i componenti del gruppo ed hanno attivato il servizio di emergenza sanitario 118, che ha inviato personale medico per prestare le prime cure e valutare le condizioni generali delle persone. Nessuno presentava sintomi gravi o situazioni sanitarie critiche, ma l’intervento dei militari e degli operatori è stato fondamentale per garantire un’assistenza immediata, soprattutto ai più piccoli.
I migranti, dopo essere stati rifocillati, intorno alle 13:30, sono stati trasferiti presso il comando provinciale dei carabinieri di Piacenza. Da lì, è stata organizzata la loro scorta fino alla questura, dove sono iniziate le procedure di fotosegnalamento e verifica dello status giuridico sul territorio nazionale.
Le indagini sono attualmente in corso per ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto e comprendere se il conducente del mezzo fosse a conoscenza della presenza dei migranti. L’ipotesi al vaglio dei carabinieri di Piacenza è quella di un possibile caso di immigrazione clandestina con infiltrazione dei migranti sul mezzo durante le tappe precedenti del tragitto.




La gratitudine della Diocesi di Piacenza-Bobbio per l’elezione di Papa Leone XIV

La Diocesi di Piacenza-Bobbio accoglie con gioia e gratitudine l’annuncio dell’elezione di Papa Leone XIV, Vescovo della Chiesa di Roma che presiede nella carità tutte le Chiese. Con spirito filiale gli assicura intensa preghiera e profondo affetto a sostegno del delicato e prezioso ministero che lo attende, quello di essere un coraggioso testimone dell’amore di Dio e di lasciarsi condurre da Lui per guidare il suo popolo sulle strade della verità e della speranza.
In questi tempi di guerra, violenza e profonde lacerazioni, sia segno di misericordia, di unità e di pace per il mondo intero, volto di una Chiesa “disarmata e disarmante”, evangelizzatrice e missionaria capace di mostrare a tutti la bellezza di aprire il cuore a Cristo, Redentore dell’uomo.
(Immagine vatica.va)

Messaggio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per l’elezione di Sua Santità Papa Leone XIV

La famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore esprime una grande gioia per l’elezione al soglio pontificio del Cardinale Robert Francis Prevost e affida la Sua missione di Pastore Universale della Chiesa alla cura del Sacro Cuore di Gesù.
L’Ateneo dei cattolici italiani, con rinnovato slancio, si pone al servizio di Sua Santità Papa Leone XIV.
Possa il Suo Pontificato essere segno di speranza nel mondo, di unità nella Chiesa e di pace tra le nazioni.
Il rettore Elena Beccalli




Una bussola per scoprire il vino piacentino: nasce la Guida alle cantine dei Colli

Centosettanta cantine, duecentodieci pagine, un solo territorio.
Sono i numeri che sintetizzano la Guida alle cantine dei Colli Piacentini, nuova pubblicazione edita da GM Editore e presentata ufficialmente questa mattina presso la sede della Provincia di Piacenza. Il volume – patrocinato dal Consorzio di tutela vini Doc Colli Piacentini, dalla Strada dei vini e dei sapori dei Colli Piacentini, dal Gal del Ducato ma anche dai Comuni di Ziano Piacentino e di Alta Val Tidone – è stato concepito non solo per dare il giusto e doveroso risalto al competente e appassionato lavoro dei tanti viticoltori disseminati un po’ ovunque sul nostro territorio provinciale, ma anche per fornire ai turisti e agli appassionati della cultura del vino un’agile bussola per meglio orientarsi in questo mondo affascinante e sempre più vasto.
Al tavolo dei relatori, a presentare la Guida, i Sindaci di Alta Val Tidone e di Ziano Piacentino, Franco Albertini e Manuel Ghilardelli, il Presidente del Consorzio vini Doc Colli Piacentini, Marco Profumo, l’editore Giovanni Marchesi, il giornalista Robert Gionelli, copywriter della Guida, e il responsabile commerciale dell’iniziativa, Riccardo Palmerini.
“In questo prodotto editoriale, ben progettato ed esteticamente piacevole – ha evidenziato il Presidente Profumo – trovano voce i produttori e i vini tipici del nostro territorio, presentati ciascuno con la propria peculiare identità e vocazione specifica. Attraverso diverse proposte di accoglienza enoturistica, inoltre, la guida si configura come un supporto utile per quei viaggiatori, sempre più numerosi, in cerca di esperienze slow e sostenibili, in cui la degustazione di un vino diventa l’occasione per scoprire e rispettare l’anima più autentica di un territorio, fatta di ospitalità, eccellenze enogastronomiche e culturali, relazioni umane e valorizzazione delle risorse locali”.
Concetti rimarcati anche dall’editore Marchesi, che ha posto l’accento proprio sul territorio e sul gioco di squadra che ha permesso di dare alle stampe la Guida, che verrà distribuita in ambito nazionale.
“Abbiamo voluto offrire ai nostri vignaioli e al territorio un ulteriore strumento di promozione e di comunicazione, in grado di mettere in risalto sia l’impegno, il lavoro e la professionalità di chi opera in questo mondo, sia questo straordinario valore aggiunto dei Colli Piacentini rappresentato appunto dalle nostre produzioni vitivinicole. Doveroso un ringraziamento alla Banca di Piacenza, alle Istituzioni, agli Enti e alle Associazioni di categoria che hanno patrocinato e sostenuto questa iniziativa editoriale, ma anche a tutto il gruppo di lavoro che ci ha permesso di realizzare questo progetto”.
La Guida alle cantine dei Colli Piacentini si apre con una ricca parte introduttiva dedicata alla storia e alle peculiarità della viticoltura piacentina, ai vini prodotti sul territorio e alla classificazione delle tipologie di terreni.
“Ci siamo basati su un criterio di natura geografica – ha aggiunto Gionelli – con la suddivisione del territorio nelle quattro principali vallate, inserendo le cantine in rigoroso ordine alfabetico. Il tutto, senza ergerci a giudici o esaminatori, senza voti, giudizi o commenti personali ma limitandoci a presentare ogni cantina con la propria storia, il proprio territorio e i vini prodotti”.
La Guida alle cantine dei Colli Piacentini è stata realizzata con il sostegno di Banca di Piacenza, Condifesa, Confagricoltura, Coldiretti, Cia, Confapi, CNA, Piacenza Expo, Confesercenti, Unione Commercianti e Federalberghi Piacenza.




Medico arrestato per violenza sessuale aggravata e atti persecutori: le reazioni della politica

Sanità. Piacenza, primario arrestato per violenza sessuale e stalking sulle colleghe e le infermiere del reparto, il presidente della Regione Michele de Pascale: “Un quadro gravissimo denunciato con coraggio da una dottoressa. Avvieremo tutte le verifiche disciplinari su eventuali comportamenti collegati per garantire piena chiarezza e trasparenza”

“Ringrazio la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Piacenza e la Squadra mobile della Questura di Piacenza per l’accurato lavoro di indagine svolto, che, al netto delle valutazioni che competeranno all’autorità giudiziaria, fa emergere un quadro gravissimo all’interno dell’ospedale di Piacenza. Riconosco con la medesima gratitudine il coraggio con il quale la dottoressa ha deciso di denunciare l’accaduto rivolgendosi alla direzione aziendale dell’Ausl di Piacenza, la quale poi ha cooperato affinché la notizia entrasse immediatamente nella conoscenza della Questura e della Procura della Repubblica. Già nella giornata di ieri l’Ausl ha proceduto al licenziamento del primario coinvolto”.

 

Così il presidente della Regione, Michele de Pascale, commenta la notizia del primario dell’Ospedale di Piacenza agli arresti domiciliari per violenza sessuale e stalking sulle colleghe e le infermiere del reparto.

 

“Indipendentemente dagli esiti del procedimento penale- prosegue il presidente-, sul piano del diritto del lavoro il quadro emerso è di per sé ampiamente sufficiente a giustificare provvedimenti immediati e inequivocabili. Ho inoltre richiesto di avviare ulteriori verifiche disciplinari su eventuali comportamenti collegati meritevoli di attenzione, per garantire piena chiarezza e trasparenza sull’intera situazione”.

 

“Il sistema sanitario dell’Emilia-Romagna, a partire dall’Ausl di Piacenza, ha attivato negli anni diversi strumenti sia per sostenere denunce e segnalazioni che di prevenzione. Tuttavia- aggiunge de Pascale- un episodio di questa gravità ci impone di andare oltre. Dobbiamo rafforzare ogni azione volta a sostenere chi trova il coraggio di denunciare, promuovendo un clima di ancora maggiore fiducia verso le istituzioni, ma ancora di più non possiamo accettare un persistente clima culturale nel quale una persona possa anche solo pensare di attuare condotte come quelle contestate, immaginando di avere il diritto di uscirne impunito per via della sua posizione o del ruolo che ricopre all’interno della nostra società”.

 

“È evidente che alla base di simili condotte- conclude- ci sono certamente comportamenti individuali, ma c’è anche un clima maschilista e patriarcale che dobbiamo aggredire in radice anche dentro le nostre organizzazioni e istituzioni, affinché non si possa nemmeno ipotizzare il verificarsi di fenomeni di questo tipo”.

La nota del sindaco Katia Tarasconi sull’arresto del primario piacentino

“E’ un momento difficile per Piacenza, scossa dalla notizia dell’arresto di un medico che dovrebbe rappresentare un punto di riferimento per i malati, per i colleghi e i collaboratori, per la sanità del nostro territorio e per tutta la comunità piacentina. Il quadro che invece emerge dalle accuse su cui si basa l’arresto è sconcertante e tocca un nervo ancora troppo scoperto nel 2025. Un quadro fatto di abusi costanti, reiterati, esercitati grazie anche al ruolo e alla posizione di potere, e circondati da uno strano silenzio che lascia senza parole.

Ecco perché il Comune di Piacenza si costituirà parte civile in un eventuale processo per il caso in questione: certi atti, se accertati, è come se fossero stati compiuti contro tutte le donne di Piacenza, contro la nostra comunità nel suo insieme. E ci tengo che la stessa comunità si stringa, anche formalmente, attorno a chi ha dovuto subire abusi del genere.

Muovere accuse, provarle ed emettere una sentenza non è compito mio così come non è compito di nessuno al di fuori dell’autorità giudiziaria, sulla cui azione – come sindaca e come cittadina – ripongo la mia più totale fiducia.

Ma se tutto ciò che stiamo leggendo in queste ore dovesse rivelarsi vero, anche solo in parte, saremmo di fronte a fatti inqualificabili sotto ogni punto di vista possibile.

Dico di più: indipendentemente dagli aspetti penali, che sono di competenza della magistratura, ritengo che siamo già di fronte a condotte inaccettabili, anche in considerazione che – stando a quanto già accertato – si sono svolte in un luogo di lavoro, perdipiù in una struttura pubblica, aperta ai cittadini, ai pazienti del nostro sistema sanitario. Quel che è emerso è già molto grave, tant’è che la direzione generale dell’Ausl ha preso provvedimenti interrompendo per giusta causa il rapporto di lavoro con il medico indagato.

Ora però il mio pensiero, da donna prima ancora che da rappresentante delle istituzioni, va alle vittime che ogni giorno purtroppo subiscono atti del genere. Un pensiero che vuole essere un abbraccio sincero: non sentitevi sole, non vergognatevi, non abbiate paura; chiedete aiuto, denunciate. E’ necessario, ancora una volta, spezzare il silenzio colpevole che troppo spesso accompagna fatti di questo genere perché c’è ancora una parte di mondo che associa la violenza sessuale a un’azione esercitata con la forza bruta, la sopraffazione muscolare, la costrizione fisica, le botte. Come se, in assenza di lividi sul corpo della vittima, uno stupro non fosse in realtà uno stupro ma fosse qualcos’altro; qualcosa in cui, puntualmente, sembra quasi legittimo insinuare un dubbio subdolo: magari la vittima non è proprio una vittima, magari “ci stava”, magari è quello che voleva. Ed ecco lo stigma, il giudizio pronunciato a mezza bocca oppure ridacchiando, scherzando, schernendo.

Questa dinamica maschilista è atroce, ingiusta, pericolosa, inaccettabile. La violenza sessuale è tanto altro, è anche soggezione, sudditanza, paura. Una donna che subisce abusi di questo tipo, di qualsiasi natura essi siano, entra automaticamente in uno stato di fragilità assoluta; subentra la vergogna, il dubbio, il timore del giudizio, del fraintendimento, della condanna sociale.

E’ fondamentale trovare il coraggio di parlare, dunque, come ha fatto la dottoressa dell’ospedale di Piacenza rivolgendosi alla direzione generale dell’Ausl e dando il via all’indagine in questione.

Sono ben consapevole che la stragrande maggioranza delle donne e degli uomini della nostra comunità sono persone per bene, lontane anni luce anche solo dall’idea di mettere in pratica o dal voler giustificare certi comportamenti, e sono altrettanto consapevole di quanto sia ingiusto e fuorviante fare di tutta l’erba un fascio: i casi singoli sono da considerare come tali e, si sa, la responsabilità penale – quando c’è – è personale.

Ma il problema esiste, il tema è reale. Come sindaca dunque sento il dovere di non fermarmi alla solidarietà alle vittime ma intendo mettere in campo ogni azione possibile per far sì che non si abbassi la guardia su una piaga che, purtroppo, è ancora presente ai giorni nostri, in una realtà occidentale teoricamente evoluta come la nostra. E mi riferisco al maschilismo strisciante e diffuso che porta a sottovalutare certe condotte ai danni delle donne, anche quando non sfociano in reati ma si limitano all’approvazione, al plauso; un maschilismo che non così di rado, incredibilmente, sembra appartenere anche ad alcune donne che puntano il dito e giudicano invece che essere solidali.

Ci tengo a ringraziare la Procura della Repubblica e la Questura di Piacenza per lo spirito di servizio e l’impegno che mettono nell’affrontare un lavoro spesso difficile, pieno di risvolti e implicazioni delicate, più che mai in questo caso.

Ci tengo anche a rinnovare la mia vicinanza alle migliaia di ottimi dipendenti, professionisti e dirigenti dell’Ausl di Piacenza che oggi vedono il loro nome associato a quello di chi sembrerebbe aver contravvenuto ad ogni principio su cui deve basarsi la professione medica. Non è un caso singolo che può minare la credibilità e la serietà di un’intera struttura e delle persone che ci lavorano con dedizione e impegno”.

I capogruppo di minoranza in comune chiedono al presidente della regione e all’assessore di prendere provvedimenti sull’Ausl

Gli scriventi capigruppo di minoranza al Consiglio Comunale di Piacenza, Patrizia Barbieri (lista Barbieri Sindaco – Trespidi con Liberi), Sara Soresi (FDI), Luca Zandonella (Lega) hanno scritto al Presidente della Regione Emilia Romagna De Pascale e all’assessore alla Sanità Massimo Fabi chiedendo provvedimenti.
Nell’arco degli ultimi mesi, personale dell’AUSL di Piacenza è stato a vario titolo protagonista di gravi vicende giudiziarie. 
Ricordiamo le indagini sui “regali” in cambio di certificazioni di sicurezza sul lavoro alle imprese, l’arresto della dottoressa del Pronto Soccorso che avrebbe sottratto e assunto per anni la morfina, il medico di famiglia che ha fornito dietro pagamento ricette per medicinali contenenti oppioidi, lo psichiatra accusato di peculato e truffa, e da ieri il primario che avrebbe abusato di dottoresse e infermiere del suo reparto. 
Senza entrare nel merito di questioni che attengono solo alla Magistratura, e non permettendoci di emettere giudizi nei confronti di chicchessia esprimendo nel contempo la solidarietà a chi risulta vittima, non possiamo non rilevare la totale inadeguatezza della Dirigenza AUSL quantomeno sotto il profilo del controllo e della conoscenza di quanto avviene e sta avvenendo nella sanità piacentina. 
Non a caso riportiamo uno stralcio di quanto si legge nei resoconti delle testate giornalistiche con riferimento all’ultimo episodio di ieri quando si cita l’aver “permesso di cristallizzare un inquietante scenario all’interno dell’Ospedale di Piacenza” o ancora: “l’ambiente ospedaliero si è dimostrato gravemente omertoso ed autoreferenziale in quanto le condotte prevaricatrici del primario erano da tempo note a gran parte del personale …”. 
Alla luce di quanto sopra, e di tutti gli episodi che ormai con cadenza bimestrale vedono arresti e/o indagini riguardanti personale dell’azienda, è evidente che il Direttore Generale e i vertici AUSL non paiono avere posto la minima attenzione su ciò che da tempo li circonda, e conseguentemente pari “attenzione”, anzi disattenzione, si ritiene che possa essere tenuta anche con riguardo ai Servizi Sanitari a cui i cittadini hanno diritto. 
Fatte queste doverose premesse, nella nostra qualità di capigruppo, ci saremmo aspettati le
dimissioni da parte della Dirigenza e del Direttore Sanitario. Poiché questo non è avvenuto, chiediamo al Presidente della Regione e all’Assessore alla Sanità che si attivino immediatamente perché venga adottata ogni e più opportuna iniziativa a salvaguardia della Sanità Piacentina, con ogni conseguente utile provvedimento che porti ad un doveroso cambio dei vertici dell’AUSL a garanzia e a tutela della comunità”.

Alternativa per Piacenza, Alleanza Verdi e Sinistra e Rifondazione Comunista esprimono profondo sdegno per quanto accaduto. Le lavoratrici non devono più essere ricattabili. Serve una svolta etica e politica.”

ApP, AVS e PRC esprimono sdegno, rabbia e dolore di fronte a quanto emerso ieri dalla cronaca cittadina: l’arresto di un primario dell’Ospedale di Piacenza per 32 episodi accertati di violenza sessuale, commessi – secondo le accuse – approfittando del proprio ruolo di potere su dottoresse e infermiere.

Questa vicenda non è un “caso isolato”. È il frutto marcio di un sistema in cui la gerarchia si trasforma in abuso, il potere si traveste da prestigio, e le donne continuano a essere esposte a forme di ricatto, molestie e intimidazioni. Un sistema in cui, troppo spesso, chi ha potere conosce le regole per proteggersi, mentre chi lo subisce è costretta a difendersi, giustificarsi, pagare il prezzo del coraggio. Chiediamo che la città intera, a partire dalle istituzioni e dai vertici dell’Ausl, reagisca con fermezza, trasparenza e rispetto per chi ha denunciato. Non bastano asettici e generici comunicati di collaborazione alle autorità. Ci mancherebbe altro! Chiediamo soprattutto che si apra una riflessione collettiva: quante lavoratrici vivono oggi sotto ricatto nei luoghi in cui dovrebbero essere sicure? Quanti ambienti professionali sono ancora modellati da logiche patriarcali, dove il silenzio è premiato e la denuncia punita?

Prendiamone atto, prevale ancora una visione maschilista della società, per cui tante donne non si espongono per la vergogna di confessare pubblicamente e in famiglia gli abusi subiti. È il paradosso del senso di umiliazione che, nella vittima, prevale sul dovere di denunciare la violenza. Siamo un po’ tutti responsabili se in mezzo a noi vivono persone adulte, istruite e competenti a cui è mancato il coraggio di far subito fronte comune e ribellarsi.

Insieme proponiamo:

– una più capillare pubblicizzazione dello strumento di “Segnalazione condotte illecite (whistleblowing)” già a disposizione di dipendenti, collaboratori e di chiunque svolge, ha svolto o dovrà svolgere un’attività lavorativa o professionale in favore dell’Azienda Usl di Piacenza;

– ⁠l’immediata costituzione di uno sportello indipendente per l’ascolto e la tutela delle lavoratrici del comparto sanitario;

– ⁠la revisione delle procedure di valutazione dei dirigenti, con particolare attenzione individuare indicatori più stringenti per garantire ambienti di lavoro sicuri e rispettosi. La nostra vicinanza va alle vittime di questa scioccante vicenda e ai loro affetti, oltre alla famiglia della persona arrestata, a sua volta vittima, travolta da un dramma umano difficile da immaginare. Non accetteremo che questa storia venga archiviata come l’ennesima anomalia. È ora di spezzare il silenzio, cambiare le regole per difendere davvero chi lavora, cura e denuncia”.

De Micheli (Pd): “No alle strumentalizzazioni politiche di una vicenda gravissima, solidarietà alle vittime e vicinanza ai lavoratori della sanità”

“Di fronte alla vicenda del primario arrestato dell’ospedale di Piacenza, la solidarietà alle donne che hanno subito abusi precede ogni considerazione sul merito di una vicenda che mi ha profondamente turbata. Voglio esprimere la mia vicinanza alle professioniste che hanno subito violenza e a tutte quelle che si sono ritrovate nell’intollerabile condizione di sudditanza e prevaricazione sul posto di lavoro. Dobbiamo ringraziare chi ha avuto la forza di denunciare e incoraggiare tutte le donne a farlo in qualsiasi circostanza, ogni volta che qualcuno approffita della propria posizione di potere per esercitare un abuso”. Lo affema la parlamentare piacentina del Partito Democratico Paola De Micheli.
   
“Spetta al lavoro dei magistrati stabilire la gravità dei reati e le responsabilità di quanto avvenuto, – prosegue – riconoscendo sempre la presunzione di innocenza, tuttavia quello che è già emerso dalle indagini svolte dalla Polizia di Stato compone un quadro gravissimo. Per questo occorre ringraziare il lavoro svolto dalla Procura della Repubblica e proseguire nell’azione per fare piena chiarezza. Non è il momento della becera strumentalizzazione politica che altri hanno già iniziato a esercitare senza alcun freno, ma di stringersi a fianco degli operatori della sanità pubblica, che ogni giorno lavorano con dedizione e impegno in un settore fondamentale per la nostra comunità. In questo senso voglio manifestare il mio apprezzamento alla collaborazione fornita dall’Ausl agli inquirenti e desidero confermare la stima e la gratitudine a tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori della sanità, a partire dalla direttrice generale Bardasi che in questa fase delicata li rappresenta”.

Lega: “Dimissioni e commissariamento della Direzione sanitaria”

Dopo l’arresto di un primario, la Lega si rivolge all’assessore regionale alla Sanità: «L’Asl sta cercando di nascondere le omissioni. Vanno tutelati i tanti lavoratori che operano in modo corretto»

La Lega chiede le dimissioni del direttore sanitario dell’Ausl, e il commissariamento di quella Direzione, e lo fa rivolgendosi all’assessorato regionale alla Sanità. Dopo l’arresto di un primario dell’ospedale posto ai domiciliari, il Carroccio chiede provvedimenti immediati per fronteggiare una situazione preoccupante a causa delle tante carenze dell’Azienda sanitaria, ma anche per tutelare le centinaia di dipendenti che lavorano in modo corretto.

«Il caso di Piacenza – afferma la Lega – che ha visto l’arresto di un primario accusato di violenza sessuale aggravata e stalking nei confronti di alcune dottoresse e infermiere sta tenendo banco su tutti i mezzi d’informazione nazionale. Non certo un bel biglietto da visita per la nostra Ausl».

Il Carroccio, in una nota della senatrice Elena Murelli e del segretario provinciale Luca Zandonella, con il Direttivo provinciale sottolinea come «l’immagine e la serietà di tanti professionisti ne risulti ingiustamente infangata. C’è un punto nell’ordinanza su cui urge una riflessione. L’indagato viene definito da polizia e procura “un uomo” potente sia per il ruolo all’interno dell’Ausl sia per le sue “conoscenze”, e tale posizione determinava nel personale sanitario una forte soggezione».

“Esprimiamo prima di tutto la vicinanza a tutte le donne che hanno subito violenza o stalking sottomesse a forte pressioni. Ora – continua il Carroccio – «i termini “conoscenze” e “potere” significano evidentemente che questi gli derivano da altri. E’, così, inevitabile guardare in alto. Ma l’intenzione della Direzione aziendale, come emerge dal comunicato di ieri, è di insabbiare qualunque ricerca di omissioni o complicità di fatto. Sembra di assistere a una catena di omertà sullo stile “niente vidi”, atteggiamento noto in ben altri contesti».

Sindacati: “Primario arrestato. Aspettiamo il corso della giustizia”

Questa la nota di Cgil Piacenza – Ivo Bussacchini, Fp Cgil Piacenza – Melissa Toscani, Coordinamento Donne  Cgil Piacenza – Stefania Pisaroni.

“La notizia dell’arresto del primario ospedaliero con l’accusa di avere commesso reati di natura sessuale nei confronti di sue collaboratrici ci ha profondamente scosso.

Riteniamo che non sia nostro compito esprimere giudizi di merito su una vicenda così dolorosa, che colpisce nel profondo il lavoro, i corpi, i sentimenti e la sensibilità di tutte le persone e le famiglie coinvolte, vittime comunque di questa vicenda. Per questo riteniamo sia giusto in questo momento aspettare il corso della giustizia, evitando di alimentare il clamore e la morbosità mediatica che la notizia sta suscitando.

Allo stesso modo però non ci sottraiamo al nostro ruolo di rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori attorno ai temi della sicurezza e del benessere organizzitavo. Pretendiamo che i luoghi di lavoro siano liberi da ogni forma di abuso, discriminazione ed intimidazione di qualsiasi natura, sollecitando politiche aziendali attente e che garantiscano tutele di genere, soprattutto di valutare con grande attenzione ogni denuncia e manifestazioni di disagio soprattutto della parte femminile, la più esposta a questo genere di criticità in una società profondamente patriarcale dentro e fuori luoghi di lavoro. Crediamo che su questi temi ci sia ancora tanta strada da percorrere e siamo pronti a lavorare con l’Azienda, ad esempio, ad un miglioramento del sistema di comunicazione, perché sia – e sia percepito – pienamente tutelante nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori che, purtroppo, in diverse occasioni non si sentono di esporre criticità di alcun tipo perché temono ritorsioni”.




Licenziato il primario arrestato. La senatrice Murelli chiede il commissariamento dell’Ausl di Piacenza. Il direttore generale Bardasi difende l’azienda

La vicenda del primario dell’ospedale di Piacenza arrestato ieri dalla polizia per presunte violenze nei confronti di una collega, che l’ha denunciato, sta tenendo banco sulla stampa locale e nazionale e anche i vertici dell’Ausl di Piacenza sono diventati oggetto di forte pressione con la Lega che, tramite la senatrice Elena Murelli, in un intervento a palazzo Madama ha chiesto di commissariare l’azienda sanitaria della nostra città. La senatrice ha ricordato i numerosi e recenti scandali che hanno toccato sanitari piacentini (dall’infermiera delle false vaccinazioni durante il Covid, al medico arrestato per spaccio di oppioidi, alla dottoressa del pronto soccorso a sua volta arrestata per droga, al dirigente Centro di Salute Mentale finito ai domiciliari). «I sanitari piacentini – ha detto la senatrice Murelli – sono naturalmente infangati da questa situazione e a loro va la mia vicinanza. La mia vicinanza va anche alle vittime e alle donne che hanno subito violenza e pressioni da parte del primario. Anche perché c’è un punto importante nell’ordinanza su cui urge una riflessione. L’indagato viene definito dalla polizia della Procura, un uomo potente sia per il ruolo all’interno dell’AUSL sia per le sue conoscenze e tale posizione determinava nel personale sanitario una forte soggezione. Ecco, allora chiediamo direttamente che l’assessore alla sanità Fabi intervenga all’interno della direzione sanitaria, vada direttamente a commissariare la l’USL di Piacenza e prenda provvedimenti. Chiediamo anche un intervento del Ministero della Salute al riguardo, perché l’USL piacentina, la sanità piacentina non merita tutto ciò».

Con una conferenza stampa convocata last minute nel primo pomeriggio di oggi il direttore generale dell’Ausl di Piacenza Paola Bardasi ha cercato di difendere il proprio operato e quello dei suoi stretti collaboratori in questa vicenda. Va ricordato che la dottoressa vittima di violenze si è rivolta proprio alla direzione dell’azienda sanitaria e che questa ha operato dietro le direttive della polizia e della procura per raccogliere prove sufficienti ad incastrare il primario finito ieri mattina all’alba ai domiciliari, quando gli agenti della squadra mobile si sono presentati davanti alla porta della sua abitazione, a ridosso del centro storico.

La prima vera notizia fornita da Paola Bardasi riguarda l’interruzione del rapporto di lavoro con il primario. Vista la gravità delle accuse si è deciso di agire ancora prima di avere certezze giuridiche ed eventuali condanne  «Il medico accusato di violenza sessuale aggravata e di atti persecutori – ha detto Bardasi – è stato licenziato dall’Ausl nella giornata di ieri, 7 maggio, per “giusta causa. Indipendentemente dagli esiti del procedimento penale, sul piano del diritto del lavoro il quadro emerso è di per sé ampiamente sufficiente a giustificare provvedimenti immediati. Il reparto dell’ospedale è stato affidato al professor Giuseppe Marchesi».

«Come donna – ha aggiunto Bardasi – apprendere questa vicenda è stato particolarmente doloroso. Voglio rinnovare la mia gratitudine alla collega per la forza e la determinazione dimostrate. Episodi come questi non devono accadere. Per questo motivo, al di là dell’accertamento giudiziario che compete alla Magistratura, la direzione aziendale ha avviato le opportune verifiche interne per comprendere con trasparenza e chiarezza il quadro della vicenda e per migliorare ulteriormente i percorsi di supporto efficaci per le lavoratrici».

Rispondendo alle domande dei tantissimi giornalisti presenti il direttore Bardasi ha aggiunto che qualora dalle indagini della polizia dovessero emergere responsabilità a carico dei colleghi con cui il dirigente si sarebbe vantato dei suoi comportamenti “non sono esclusi eventuali provvedimenti disciplinari nei loro confronti”.

Il direttore generale ha rivolto anche un ringraziamento alla dottoressa che ha denunciato il primario: «Desidero innanzitutto esprimere un sentito ringraziamento alla dottoressa che, con coraggio, ha deciso di rivolgersi alla Direzione per denunciare l’accaduto, dando così avvio alle indagini preliminari. Per noi è fondamentale che tutti i nostri dipendenti sentano l’Azienda è al loro fianco nel tutelarli e sostenerli».

Fin da quel primo momento, ci siamo attivati per accoglierla e sostenerla accompagnandola lungo il percorso della denuncia. Da subito ci siamo messi a disposizione della Magistratura per garantire l’efficacia dell’azione inquirente, a tutela della fragilità della persona offesa.

Il direttore generale Paola Bardasi ha poi risposto ad una nostra domanda in cui le chiedevamo, fatta salva la responsabilità dei singoli, se non considerasse come un segnale preoccupante il coinvolgimento in gravi episodi di ben cinque medici piacentini nel giro di pochi mesi.

«La mia – ha affermato Bardasi – è una direzione che ha in un qualche modo sovvertito tanti percorsi, in modo anche faticoso (frase che forse meriterebbe ulteriori approfondimenti ndr). Quattro o cinque casi su 4.000 dipendenti non vuole dire che siano una percentuale bassa. Sono fatti gravissimi che mi coinvolgono anche personalmente e penso che lo possiate capire. Però l’azienda è un’azienda fatta da 4.000 dipendenti che stanno come sto io adesso. Su 4000 dipendenti 3995 sono persone per bene, persone che lavorano, persone che curano i pazienti. Questo non vorrei che fosse dimenticato, pur nella gravità degli episodi e in particolare di questo episodio».

Nel frattempo l’Ausl ha avviato un’indagine interna (un audit) ed è stato attivato  un servizio di supporto psicologico per il personale femminile del reparto coinvolto nella vicenda, anche con professionisti reclutati all’esterno dell’azienda.

Bardasi infine ha sottolineato come una volta coinvolta la polizia e la procura tutte le decisioni su come comportarsi nei confronti del primario e le azioni da intraprendere in reparto siano state dettate dagli inquirenti «Ci siamo affidati a questura e procura. Abbiamo seguito le loro indicazioni, abbiamo lavorato per loro e con loro». Il primario inquisito non aveva intuito che ci fosse una indagini su di lui in corso «non sono in grado di dire se fosse intimidito o non intimidito (per le indagini ndr). Mi viene da dire che non lo avesse capito».




Fiazza e Rancan (Lega): “Da Piacenza uno scandalo che fa orrore. la Regione valuti il commissariamento dell’Ausl”

“Trentadue abusi sessuali in 45 giorni, un primario arrestato per violenze sessuali nel suo reparto, un ambiente descritto come omertoso e complice. Cosa aspetta la Regione a intervenire? Serve un chiarimento urgente in Aula. Di fronte a fatti così gravi, il commissariamento dell’AUSL di Piacenza non può essere un tabù”.
È quanto dichiarano il consigliere regionale della Lega Tommaso Fiazza – che ha presentato immediatamente un’interrogazione alla Giunta a risposta scritta – e il segretario regionale del Carroccio Matteo Rancan, a seguito dell’arresto del primario di Radiologia dell’Ospedale di Piacenza, accusato di aver compiuto decine di abusi sessuali su dottoresse e infermiere durante l’orario di servizio. Le indagini, avviate dopo la denuncia di una delle vittime, hanno portato la polizia a documentare 32 episodi in soli 45 giorni, grazie a intercettazioni ambientali e video installati nello studio del dirigente medico.
“Non è il primo scandalo – sottolineano –. Oltre al primario arrestato oggi, lo scorso agosto un medico di base era finito in manette per spaccio di oppiacei, truffa, corruzione e falsi certificati. Nella stessa indagine era stato coinvolto anche un secondo medico. A novembre, un’ulteriore inchiesta ha travolto una dottoressa del Pronto Soccorso, accusata di essersi procurata illegalmente grandi quantità di morfina, anche intestando ricette ad amici e conoscenti, senza che nessuno, nonostante i sospetti interni, sia intervenuto con controlli concreti”.
“Tre casi gravissimi in meno di un anno, all’interno della stessa AUSL, mettono a nudo un sistema fuori controllo – aggiungono Fiazza e Rancan –. Una cultura del silenzio e della paura, che ha permesso per troppo tempo ad alcuni di abusare del proprio ruolo, mentre altri chiudevano gli occhi”.
“Chiediamo all’assessore di riferire urgentemente in Aula su quanto accaduto, di spiegare cosa sia stato fatto dopo le prime segnalazioni, come si intenda tutelare le vittime e se esistano protocolli interni realmente efficaci per prevenire abusi, mobbing o stalking nei luoghi di lavoro”.




Boscaiolo infortunato al passo della Cappelletta

Nella mattinata di oggi (poco dopo le 10) un boscaiolo di 70 anni, residente a Farini d’Olmo (PC), mentre stava lavorando al passo della Cappelletta é stato colpito di rimbalzo alle gambe, da un ramo che gli ha procurato un importante e doloroso trauma ad entrambi gli arti inferiori.
I suoi colleghi gli hanno prestato i primi soccorsi ed hanno immediatamente chiamato il numero d’emergenza.
La Centrale Operativa Emilia Ovest ha inviato sul posto
l’ambulanza infermieristica di Farini, la Squadra del Soccorso Alpino e Speleologico, stazione M.te Alfeo, l’elicottero 118 di Pavullo nel Frignano dotato di verricello con a bordo un tecnico di elisoccorso del CNSAS, i vigili del Fuoco i carabinieri Forestali e i carabinieri della locale stazione.
L’uomo è stato raggiunto in breve tempo da un Tecnico del CNSAS che ha confermato la necessità di un intervento
dell’elicottero. Il mezzo aereo arrivato sul posto ha sbarcato l’equipaggio con il verricello perché la
zona non era adatta all’atterraggio.
All’uomo, molto dolorante, sono stati somministrati analgesici ed intanto sono stati immobilizzati gli arti. Posizionato sulla barella è stato recuperato sempre con il verricello e
trasportato all’ospedale di Parma in codice di media gravità.