Benemerenza civica “Piacenza Primogenita” a Diego Maj

Questa mattina nel salone monumentale di Palazzo Gotico, si è tenuta la cerimonia pubblica di consegna della benemerenza civica “Piacenza Primogenita d’Italia”, quest’anno attribuita al direttore artistico di Teatro Gioco Vita Diego Maj. Accanto al sindaco Katia Tarasconi, ai componenti della Giunta e del Consiglio comunale sono intervenuti rappresentanti delle istituzioni e le personalità che, nel corso degli anni, hanno condiviso il proprio percorso professionale e umano con Diego Maj.
Queste le parole lette dal sindaco Katia Tarasconi “Attribuire la benemerenza civica “Piacenza Primogenita d’Italia” a Diego Maj
significa, oggi più che mai, abbracciare il concetto di cultura inteso come elemento di
coesione, riconoscendo la generosità, la sensibilità sociale e il senso di appartenenza
alla comunità che ha sempre contraddistinto il suo modo di vivere la propria
genialità creativa.
Desidero ringraziare la presidente Gazzolo e tutto il Consiglio comunale – a cominciare da Stefano Perrucci e Patrizia Barbieri, proponenti e primi firmatari della candidatura avallata da tanti colleghi – così come i componenti della Commissione valutatrice, Danilo Anelli e Robert Gionelli, per aver condiviso il valore di questa assegnazione.
E mi piace immaginare la cornice istituzionale in cui ci troviamo, il salone monumentale di Palazzo Gotico, come un sipario che oggi si apre e accende i riflettori su una persona che ha vissuto il proprio lavoro innanzitutto dietro le quinte, creando una grande impresa artistica che ha scelto di far progredire, passo dopo passo, con la collettività. Con le famiglie e le scuole che hanno avvicinato, grazie alle
rassegne di Teatro Gioco Vita, generazioni di bambini e ragazzi alla profondità delle
parole recitate, coltivando un pubblico appassionato e competente. Con le periferie e
i luoghi insoliti in cui ha saputo trasferire la magia di copioni e scenografie. Con le
realtà del territorio in prima linea nel supportare le fragilità, dando voce – ad
esempio attraverso la compagnia Diurni e Notturni avviata con il Dipartimento di Salute Mentale dell’Ausl o all’esperienza dello spazio culturale della Caritas
Diocesana – a chi più aveva bisogno di essere ascoltato, di esprimere la propria
identità e l’universo della propria anima.
Perché questo, ci ha insegnato Diego Maj in mezzo secolo di attività. Che il Teatro non è finzione, ma autenticità. Non è un mestiere, ma un percorso di vita. Non è astrazione, ma parla a ciascuno di noi toccando le corde più vere e profonde delle emozioni. E credo che il merito per il quale oggi gli viene consegnata l’onorificenza a nome dell’intera comunità piacentina stia proprio nella sua capacità di ridurre in ogni contesto la distanza tra il palco – e Teatro Gioco Vita ha calcato quelli di tutto il mondo, ottenendo premi prestigiosi che hanno fatto onore anche alla nostra città – e il
pubblico, accolto e rispettato ad ogni occasione come un protagonista.
Questo è il momento in cui possiamo finalmente restituire, a un concittadino che in
oltre cinquant’anni di impegno ha portato a Piacenza i più grandi nomi e – con il
costante coraggio di innovare – i talenti emergenti da valorizzare, gli applausi che
abbiamo tributato stagione dopo stagione ai suoi spettacoli. Oggi, Diego, questa
platea gremita è solo per te”.

Questo il testo presente sulla targa: Attestato di civica benemerenza
“Piacenza Primogenita d’Italia”
a Diego Maj
Per aver coltivato, sul palco, i sogni di intere generazioni,
in un percorso di costante ricerca artistica che ha dato lustro al territorio,
promuovendo la cultura e l’arte del Teatro ai più alti livelli,
valorizzandone sempre la dimensione umana e solidale.
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Il discorso pronunciato da Diego Maj
Non immaginate quanto ho cercato le parole giuste per dire grazie per l’importante e prezioso riconoscimento, per me è un segno e un pensiero di affetto da parte di chi l’ha proposto e sostenuto. Ho ricevuto come direttore di Teatro Gioco Vita diversi riconoscimenti nazionali e internazionali, ma questo in verità è per me il più importante perché è della mia città, della mia Piacenza.
Ringrazio la sindaca Katia Tarasconi, i consiglieri comunali che hanno proposto la mia candidatura, i componenti la Giunta comunale, la commissione giudicatrice per il conferimento della benemerenza civica “Piacenza Primogenita d’Italia”. Grazie anche a SE il Prefetto Paolo Ponta e a tutte le autorità presenti.
Manifesto la mia gratitudine:
al Ministero per i beni culturali, alla Regione Emilia Romagna e alla Fondazione di Piacenza e Vigevano
a tutto il nostro pubblico, perché se sono qui lo devo anche al pubblico di Teatro Gioco Vita, quello di ieri e di oggi, di tutte le età, dai 2 ai 90 anni, che ha creduto in noi e che con gli applausi e con le critiche ci ha sempre sostenuto;
a tutte le scuole e le realtà socio-educative con cui abbiamo avuto modo di collaborare e che hanno creduto nelle nostre proposte;
a tutto il personale di Teatro Gioco Vita, presente e passato, che grazie alla sua professionalità, passione e dedizione ha contribuito a far crescere Teatro Gioco Vita;
all’Associazione Amici del Teatro Gioco Vita e al suo presidente Stefano Pareti;
a Patrizia Barbieri e Stefano Perrucci che hanno proposto il mio nominativo per la benemerenza.
Parlare di questa unica e confusa doppia anima che siamo io e Teatro Gioco Vita (che mi ricorda in una versione umana e benevola un po’ il dottor Jekyll e mr Hide) mi provoca una sensazione di smarrimento. Non mi sono mai reso veramente conto di quello che ho fatto. E credo che il non prendermi troppo sul serio sia stato come sempre la mia salvezza: non so davvero quale tempesta o fortunale mi abbia portato fino a qui. Sono stati anni ricchi di incontri, di emozioni, di piacevoli follie, e anche di crisi. Da subito consapevoli della precarietà, delle incertezze e delle difficoltà del viaggio che stavamo intraprendendo.
La nostra strada è stata segnata da tre momenti importanti.
L’animazione teatrale, movimento del quale siamo stati tra i fondatori. Esperienza grazie alla quale abbiamo saputo dare un contributo originale alla nascita del teatro ragazzi in Italia e portare nuove visioni e nuovi linguaggi, per stimolare la creatività, la spontaneità e la fantasia dei bambini e delle bambine nelle scuole e guidare gli insegnanti a utilizzare il fare teatro come strumento educativo e formativo.
Il teatro delle ombre, che abbiamo incontrato alla fine degli anni Settanta e nel quale abbiamo maturato un’esperienza unica nel suo genere che ci è valsa riconoscimenti e prestigiose collaborazioni in ogni parte del mondo. E siamo arrivati ad essere considerati i fondatori del teatro d’ombre contemporaneo occidentale. Coinvolgendo nel nostro lavoro fin dagli inizi un grande artista che ha messo a disposizione del mondo dell’infanzia la sua creatività attraverso libri, illustrazioni, film di animazione e tanto altro: parlo di Emanuele Luzzati.
I teatri. Il Teatro San Matteo, un teatro privato nato in una chiesa ormai vuota ristrutturata contando sulle nostre risorse. Poi il Teatro Filodrammatici e il Teatro Municipale, teatri pubblici la cui attività ci è stata assegnata a seguito di gare d’appalto. E ancora, il Teatro Gioia. La sfida era quella di far convivere due anime: quella privata e quella pubblica. L’apertura del Teatro San Matteo e successivamente gli altri teatri hanno cambiato il mio rapporto personale e il mio impegno in Teatro Gioco Vita: da allora sono stato sempre più presente nel lavoro nella città e sul territorio, allentando la mia presenza nella produzione e nell’attività della compagnia. Mi hanno portato tante domande, dubbi e incertezze, culturali, progettuali e anche economiche. Ansie artistiche e ansie depressive perché a volte mi sono trovato davvero a non sapere quale sarebbe stato il futuro e che cosa potevano pensare i cittadini di Piacenza di Teatro Gioco Vita se l’incarico non avesse portato frutti. Mi hanno portato a chiedermi che teatro volevo per Piacenza, e ho sempre pensato a un teatro che si apre al territorio: un teatro che entra nella città e un teatro che porta dentro la città. Un teatro fatto non di un luogo solo ma di tanti luoghi (pensiamo alle iniziative realizzate all’ex Macello, Cavallerizza, Ex Enel e altri spazi), capace di uscire dalla propria città per andare nel mondo e per portare un po’ di mondo nella propria città.
Piacenza negli anni Ottanta era ancora considerata una provincia di confine in senso culturale e teatrale. Aveva (e ha) un meraviglioso teatro storico con stagioni che ospitavano le grandi compagnie capocomicali e le eccellenze del teatro, ma mancava un luogo altro del fare teatro, che desse spazio alla ricerca, alle nuove tendenze della scena italiana e internazionale, a nuovi linguaggi e nuove figure artistiche, oltre la prosa istituzionale. E che si rivolgesse a pubblici diversi. I nostri teatri sono stati quell’altro luogo, ricco non solo di spettacoli, ma di tante occasioni e proposte: laboratori, incontri, produzioni, formazione, festival e feste.
A Piacenza fino a oggi abbiamo collaborato con 14 amministrazioni comunali e con altrettanti sindaci, da Felice Trabacchi a Katia Tarasconi (è proprio vero che il teatro è l’arte dell’impossibile, se in tutti questi anni abbiamo condiviso tanti progetti con sensibilità politiche diverse).
Un intellettuale del Novecento diceva che la cultura non è parlare di una cosa ma farla. Anche per noi teatro non significa parlarne, ma progettarlo, attuarlo, farlo. E ogni proposta è utopica, trascina altrove, è l’offerta di un nuovo punto di vista. Fin dagli anni dell’animazione teatrale abbiamo cercato di collaborare con artisti che potessero farci da maestri (Rodari, Lodi, Luzzati, Piovani, Albertazzi, Baj, Paolo Poli, Peppe Servillo ecc.) e ci siamo sempre confrontati con realtà di alto livello professionale.
Insieme alle nostre produzioni per l’infanzia abbiamo portato la città di Piacenza in 35 paesi del mondo. Nei più importanti teatri in Italia e all’estero, tra cui il Teatro alla Scala e il Piccolo Teatro di Milano con cui abbiamo coprodotto più di quattro spettacoli. A New York al New Victory Theatre di Broadway, alla Maison Théatre di Montreal, al Festival Mondiale di Charleville-Mézieres. In Cina, Giappone, Brasile e in tanti altri paesi europei ed extraeuropei.
Nella produzione ma anche nel lavoro con il pubblico, con le scuole, con i ragazzi e nell’area del disagio, così come nella direzione artistica delle stagioni per i giovani e gli adulti, abbiamo sempre pensato di offrire il meglio. Abbiamo cercato di inventare e pensare nuovi percorsi e nuovi linguaggi teatrali, nuove modalità: questa filosofia e pedagogia di vita ci ha sempre accompagnato, nei grandi progetti così come nei piccoli.
I risultati e la presenza del pubblico, adulti, giovani e bambini fin dalla prima infanzia, mi hanno rassicurato.
Sono certo che questo importante riconoscimento di cui la città di Piacenza mi ha fatto dono sarà uno stimolo anche per il futuro di Teatro Gioco Vita e ci darà la forza e ancora più coraggio per puntare a nuovi traguardi. Un desiderio molto personale è dedicare questo grande momento ai miei nipoti, Camilla il sapere, Petra la dolcezza, Leone il coraggio, Lorenzo il magnifico. E poi a Jacopo e Maddalena, il mio futuro. E a tutti voi, presenti e assenti.
Majakovskij diceva: «Il mondo non è stato attrezzato per l’allegria, la gioia va strappata a viva forza». E ricevere un riconoscimento così prestigioso dopo essermi divertito per tutti questi 54 anni passando tra tempeste e fortunali è davvero meraviglioso.
Grazie!