Vinitaly 2025: le voci dei produttori piacentini, tra sfide globali e nuove opportunità

Verona ha ospitato anche quest’anno l’immancabile appuntamento con Vinitaly, vetrina d’eccellenza del vino italiano. Tra i numerosi produttori presenti, Quotidiano Piacenza Online ha raccolto le impressioni e le prospettive di due figure di spicco del panorama vitivinicolo piacentino: Massimo Perini, direttore commerciale delle Cantine 4 Valli e Marco Profumo, titolare della Cantina Mossi 1558 e presidente del Consorzio Tutela Vini Doc Colli Piacentini. Con entrambi abbiamo parlato delle prospettive di mercato ed affrontato il tema caldo del momento, quello dei dazi imposti da Trump.
Massimo Perini: ottimismo resiliente nel mercato globale
Incontrato presso l’importante stand all’interno del Padiglione dell’Emilia Romagna, Massimo Perini ha condiviso un bilancio positivo delle fiere già affrontate nel corso dell’anno, menzionando quelle in Francia e Germania, ma definendo quella veronese come la migliore. Per lui, la presenza del vino italiano a Vinitaly mantiene un’importanza centrale, pur riconoscendo il valore di altri eventi.
Per quanto riguarda il mercato estero Perini ha sottolineato come rappresenti circa il 50% del  fatturato aziendale, con fluttuazioni tra il 45% e il 55% a seconda degli anni.
Inevitabile un commento sulle recenti turbolenze internazionali: “Se vogliamo essere proprio sinceri dobbiamo dire che prima c’è stato il Covid, poi c’è stata la crisi dell’energia, a seguire la crisi del vetro ed ancora la guerra.  Aesso ci sono i dazi. Diciamo che … ci stiamo abituando”.

Nonostante le avversità, l’ottimismo rimane, seppur con alcune preoccupazioni di fondo.
Riguardo al mercato russo, Perini ha auspicato che si arrivi a una possibile risoluzione, ma la previsione rest di volumi inferiori rispetto al passato. L’intervista si è poi spostata sugli Stati Uniti e sul tema dei dazi.

“In America dobbiamo ancora capire cosa succederà esattamente perché comunque noi vendiamo vino di qualità,  siamo italiani e difficilmente l’estero rinuncerà a noi. Certo bisogna capire cosa comporterà a questo aumento di prezzi a livello di prezzo scaffale finale per i consumatori americani. Saranno gli importatori e i distributori a decidere se vogliono assorbire un po’ di quello che è l’inevitabile aumento o se vogliono riversarlo completamente sui consumatori”.
Di fronte a questa incertezza, la strategia aziendale guarda anche a nuovi orizzonti: “Noi cerchiamo comunque anche altri mercati. C’è sempre qualche nuovo mercato che sta nascendo o che riprende. In questi giorni, per esempio, abbiamo abbiamo rivisto tanti cinesi che erano assenti da un po’. Stiamo guardando l’Africa che è un mondo ancora tutto da scoprire. C’è ancora tanto da fare. Penso che andrò in pensione io prima che finisca il modo del vino”.

Marco Profumo: soddisfazione per Vinitaly e focus sui nuovi mercati
Anche Marco Profumo, presidente del consorzio vini piacentini e titolare della cantina Mossi, ha espresso soddisfazione per l’edizione 2025 di Vinitaly: “Siamo molto soddisfatti; la partecipazione di Piacenza è stata buona anche grazie al consorzio che ha presentato un’enoteca dei vini della provincia insieme a Parma. C’è stato un buon pubblico, selezionato. Il padiglione Emilia-Romagna quest’anno è molto bello, molto luminoso e molto arioso migliore di quelli degli ultimi anni”.
Profumo ha condiviso l’impressione di molti operatori riguardo alla qualità dei visitatori: “Sicuramente per le cantine e per le aziende avere magari meno contatti ma più di qualità per una fiera è la cosa più importante”.
Il tema dei dazi aleggiava tra i corridoi del salone e Profumo ha offerto la sua prospettiva, sottolineando la minore esposizione di Piacenza sul mercato americano: “La nostra provincia è poco esposta sull’America come export. Avere ora un primo punto fermo con la certezza dei dazi al 20% pur non essendo ovviamente positivo e meglio rispetto al 200% a lungo minacciato. Il mercato del vino in Italia è stato fermo per due mesi a causa principalmente dell’incertezza più che delle stesse tasse. Adesso il mercato inizia comunque a muoversi un po’”.
Tuttavia, l’impatto potenziale di un rallentamento delle vendite negli Stati Uniti non è sottovalutato: “Certo i dazi spaventano, soprattutto perché se le vendite degli Stati Uniti (che sono uno dei primi partner commerciali dell’Italia per il vino) rallentano, questo porterà ad avere maggiori giacenze nelle cantine di tutta Italia e quindi una maggiore aggressività sui mercati per vendere il prodotto”.
Anche per Piacenza, la diversificazione dei mercati rappresenta una strategia chiave: “Noi col consorzio stiamo lavorando molto per portare i vini piacentini ancora di più in Europa dell’Est, in Russia, Cina,Giappone. Sono mercati su cui noi di Piacenza abbiamo già degli sbocchi naturali. Il vero problema è che se Toscana Piemonte e altre regioni vendono un po’ meno in America saranno più aggressive su questi mercati. E’ un momento di incertezza ma c’è anche una grande fiducia, una grande voglia di fare che resta la cosa più importante”.




Vinitaly 2025, inaugurato il padiglione della Regione: Emilia-Romagna

I volti dello sport e dello spettacolo dell’Emilia-Romagna hanno tenuto a battesimo l’inaugurazione dello stand della Regione a Vinitaly, la storica kermesse dedicata al vino che ha aperto i battenti oggi a Verona. Al taglio del nastro, insieme al presidente Michele de Pascale, c’erano infatti Alberto Tomba, Simona Ventura con il marito Giovanni Terzi e lo chef tristellato Massimo Bottura. In rappresentanza della Regione, anche la sottosegretaria alla Presidenza, Manuela Rontini, e l’assessore all’Agricoltura, Alessio Mammi.

Durante la cerimonia inaugurale, si è scelto di aprire una forma personalizzata di Parmigiano Reggiano Dop messa a disposizione dal Consorzio. Si aprono così le attività del padiglione numero 1, storica casa dell’Emilia-Romagna, rimesso a nuovo grazie a un progetto curato da Enoteca Regionale, in collaborazione con Regione e ad APT Servizi Emilia-Romagna.

“Siamo orgogliosi della qualità e dei crescenti successi della nostra produzione, oggi in mostra a Vinitaly, frutto del lavoro e della passione di tante cantine, imprese agricole e produttori emiliano-romagnoli, con la collaborazione dei Consorzi di tutela – ha sottolineato de Pascale-. Un’eccellenza minacciata dai dazi imposti dagli Stati Uniti, che colpiscono un settore vitale per la nostra economia regionale. Anche da questa vetrina così importante- ha proseguito il presidente della Regione-, ribadiamo al Governo italiano di intervenire in prima linea nelle trattative per difendere gli interessi delle nostre imprese. Nel frattempo, lavoreremo con produttori, cantine e consorzi per sviluppare nuove strategie di promozione e tutela, portando la nostra voce anche in Europa per un mercato equo e sostenibile”.

Il premio Angelo Betti a Giuseppe Meglioli

Nel corso della mattinata, si è tenuta la cerimonia di consegna del prestigioso premio ‘Angelo Betti – Benemeriti della vitivinicoltura’, riconoscimento annuale di Veronafiere/Vinitaly alle personalità che hanno contribuito all’elevazione qualitativa della viticoltura regionale. Il premio è stato assegnato all’enologo Giuseppe Meglioli, figura di spicco del settore, consulente per numerose cantine in Italia e all’estero, docente universitario ed editore. Meglioli, insieme alla moglie Anne, ha anche fondato la casa editrice Eno-One, specializzata in testi di viticoltura ed enologia, con l’obiettivo di diffondere il sapere enologico internazionale in Italia.

“Innovatore instancabile – ha sottolineato l’assessore Mammi durante la premiazione – ha sempre posto grande attenzione alla qualità organolettica dei vini e all’evoluzione delle tecniche di vinificazione. Con questo riconoscimento, esprimiamo il nostro sincero ringraziamento per il suo prezioso contributo alla crescita della produzione vinicola emiliano-romagnola”.

Tra gli ospiti d’eccezione nel padiglione della Regione sarà presente martedì 8 aprile, anche lo chef Carlo Cracco, produttore in Santarcangelo di Romagna (RN) con la moglie Rosa Fanti, dal 6 al 9 aprile con i suoi vini, arricchendo ulteriormente il prestigioso palinsesto di eventi dedicati alla viticoltura d’eccellenza




Vino italiano, la scossa Trump arriva a Vinitaly: “Ora l’Europa cambi passo”

Si apre domenica 6 aprile Vinitaly 2025, e mai come quest’anno la più grande fiera del vino italiano sarà attraversata da riflessioni economiche e geopolitiche. I dazi annunciati da Donald Trump – un +20% sull’import di prodotti agroalimentari da oltre 70 Paesi, Italia compresa – sono già realtà. Eppure, nonostante tutto, oltre 3.000 buyer statunitensi parteciperanno all’evento veronese, segno che il legame tra vino italiano e mercato americano resta fortissimo.

“Sarà una fiera cruciale, anche per capire come reagire di fronte a questo colpo inatteso”, commenta Giampietro Comolli, piacentino, esperto di economia agroalimentare e direttore di Ovse-Ceves. “Il dazio doganale imposto da Trump rappresenta una scossa per tutto il sistema europeo. Serve un cambio di passo, e Vinitaly può diventare il luogo simbolo di questa trasformazione”.

Il provvedimento colpisce indistintamente tutti i vini dei 27 Paesi UE: “Parliamo di una maggiorazione applicata sul prezzo di fattura – spiega Comolli – quindi una bottiglia da 100 dollari, una volta sdoganata, arriverà a 120. Per i grandi vini non sarà un problema, ma per le etichette da 15-20 dollari il rincaro potrebbe frenare i consumi. La vera domanda è: chi assorbirà il dazio? Il produttore italiano, l’importatore americano, o il ristoratore locale?”

Eppure, proprio la massiccia partecipazione di buyer americani a Vinitaly testimonia che il rapporto col made in Italy enologico è più saldo che mai. “Il vino italiano ha saputo costruire, negli ultimi trent’anni, una credibilità forte negli Stati Uniti – sottolinea Comolli – soprattutto grazie alle denominazioni di origine e alla qualità percepita. Oggi più che mai, è fondamentale proteggere questo patrimonio”.

Comolli guarda oltre la contingenza e lancia un messaggio strategico: “Questo scossone deve servire per rilanciare la presenza italiana in altri mercati: Asia, Canada, Africa, Pacifico. Ci sono almeno 40 Paesi pronti a scoprire il nostro vino. Ma servono nuove strategie, nuovi linguaggi, nuovi approcci culturali. Promuovere non basta: bisogna saper entrare nei costumi locali, parlare alle nuove generazioni di consumatori”.

Anche il mondo politico e istituzionale è chiamato a fare la sua parte. “La nuova Pac europea non ha ancora colto questa rivoluzione. Servono investimenti mirati per sostenere le imprese, puntare su e-commerce, logistica digitale, formazione. E soprattutto servono accordi di collaborazione culturale e commerciale tra produttori italiani e player americani: eventi, esperienze, turismo enogastronomico”.

Vinitaly 2025 sarà dunque un banco di prova. “L’Italia è il primo esportatore mondiale di vino. Non può permettersi di subire passivamente. Il rischio non è solo perdere quote di mercato, ma vedere sfumare un lavoro lungo decenni. Serve una regia europea forte, compatta, che parli una sola lingua. Basta divisioni e burocrazie lente”.

Infine, una riflessione: “Aumenti di 4-6 euro a bottiglia non faranno crollare il sistema. Ma è la prima volta che succede, e deve far riflettere. L’economia non cresce all’infinito, e nemmeno il commercio è garantito per sempre. Vinitaly è il momento giusto per capirlo e agire”.

(Immagine Vinitaly 2024)




Coldiretti. 20 mila agricoltori manifestano a Parma

Sono ventimila gli agricoltori della Coldiretti arrivati a Parma da tutta Italia per difendere la salute di tutti i cittadini. Un grande corteo pacifico non di protesta, ma a difesa soprattutto delle nuove generazioni, guidato dal presidente nazionale Ettore Prandini e dal segretario generale Vincenzo Gesmundo, partito dal parco 1° maggio della cittadina per raggiungere la sede dell’Efsa, l’Agenzia europea per la Sicurezza Alimentare. Si tratta dell’ente incaricato di valutare l’immissione al consumo dei nuovi alimenti che ha sede proprio nella città ducale, simbolo della Food Valley nazionale dove vengono prodotte tante eccellenze della Dieta mediterranea messe oggi a rischio dagli alimenti che l’Agenzia è chiamata a valutare.
Non a caso assieme alle bandiere gialle dell’organizzazione con il tricolore italiano sventolano quelle blu dell’Unione Europea a sottolineare il sostegno all’Europa, ma con una richiesta forte di avere un’Europa diversa, a cui oggi si chiede più coraggio. Sui centinaia di cartelli esposti dai manifestanti, si leggono alcuni slogan come “Cibo dalle campagne non dai laboratori”, “Più ricerca medica”, “I cittadini europei non sono cavie”, ma anche “Coltiviamo un futuro di pace”, “Stop alle guerre militari e commerciali” e “L’Europa ci serve come il pane”. Ma all’Europa si chiede ora un deciso cambio di passo su temi cruciali come quello della burocrazia che soffoca i nostri agricoltori. C’è bisogno di un’Europa che ascolti davvero i bisogni della gente e non le lobby o le multinazionali, di un’Europa attenta alla difesa dell’identità di ogni Stato.
Coldiretti, come richiesto da illustri scienziati, è scesa in piazza per chiedere che vengano fatti studi medici clinici e preclinici, prima di dare il via libera ai cibi cellulari e di fermentazione di precisione, per tutti i prodotti compresi quelli già presentati prima del 1 febbraio 2025. Un tema importante per l’intera popolazione e secondo un’indagine Noto Sondaggi 2024, sette italiani su 10 si dichiarano contrari al consumo di carne, latte e altri cibi fatti in laboratorio, l’8% in più rispetto al 2023.
In piazza a sostenere l’iniziativa, oltre 1000 comuni rappresentati con molti gonfaloni provenienti da tutto il Paese, tra cui il comune di Pollica, comunità emblematica della Dieta Mediterranea patrimonio Unesco, presente con il sindaco Stefano Pisani. Numerose associazioni di categoria come quella dei consumatori del Codacons e dell’ Adusbef, Federbio, Fipe (l’associazione italiani dei pubblici esercizi leader nel settore della ristorazione), rappresentanti di Natura Sì, oltre ad altre sigle che hanno manifestato il sostegno pur non potendo essere in piazza. Presenti anche i rappresentanti di due organizzazioni agricole europee: Juan Luis Delgado vicepresidente della spagnola Asaja e Patrick Benezit presidente francese della Fnb, una delle più grandi rappresentanze di allevatori d’Europa.
A supportare la mobilitazione, anche la campagna digitale #facciamoluce, per informare i consumatori sui potenziali rischi di questi prodotti e promuovere un’alimentazione consapevole, radicata nella tradizione agricola italiana. Attraverso sticker simbolici a forma di lampadina e contenuti mirati, l’iniziativa invita a riflettere su ciò che arriva sulle nostre tavole e a dare voce ai dubbi sollevati dalla comunità scientifica.




Incontri a Piacenza e Parma sulla peste suina africana (PSA)

Un confronto con i territori per fare il punto sulla gestione dell’emergenza della Peste suina africana (Psa) e sulle misure attuate per tutelare gli allevamenti e la filiera suinicola. Questi i temi al centro degli incontri che si sono svolti oggi a Piacenza e a Parma, con la partecipazione degli assessori regionali all’Agricoltura, Alessio Mammi, e alle Politiche per la salute, Massimo Fabi, del Commissario straordinario alla Psa, Giovanni Filippini, degli enti locali, dei consorzi e delle associazioni agricole e industriali. Un appuntamento strategico per condividere strategie e azioni mirate al contrasto della malattia.

Una giornata di confronto come già fatto in passato, alla quale faranno seguito, nelle prossime settimane, altre tappe in altre province, con l’obiettivo di fare il punto su una strategia comune per contenere e contrastare la diffusione del virus e salvaguardare una filiera – quella dei salumi – che rappresenta un comparto fondamentale dell’agroalimentare, sia per l’Emilia-Romagna, sia a livello nazionale.

“Il lavoro di squadra- sottolineano Mammi e Fabi- è indispensabile per individuare e attuare misure di contenimento e contrasto alla diffusione del virus che siano efficaci. Da parte della Regione c’è massima attenzione e totale collaborazione con la struttura commissariale per tutelare e assicurare la tenuta di una filiera che rappresenta un patrimonio irrinunciabile da salvaguardare, sia dal punto di vista economico, sia sociale. Parliamo di centinaia di imprese, grandi, medie e piccole, e di migliaia di lavoratori. Un settore con una fortissima vocazione internazionale, che rappresenta il presente e il futuro dell’agroalimentare, nazionale ed emiliano-romagnolo”.

Ad oggi, le risorse messe in campo dalla Regione per il contrasto della Psa superano i 14 milioni di euro. “Ma siamo pronti a fare ancora di più, e a investire ulteriori risorse- aggiunge Mammi- per intervenire, sia sotto il profilo relativo al depopolamento dei cinghiali, sia per la biosicurezza negli allevamenti. A partire dalla riconferma, per il 2025, del milione di euro destinato alle Province, che sarà incrementato qualora fosse necessario, proprio per rafforzare le misure di contenimento delle specie selvatiche, possibile veicolo di trasmissione del virus”.

La situazione in Emilia-Romagna

Il confronto di oggi si inserisce nel piano di gestione dell’emergenza già avviato dalla Regione, che prevede l’installazione di barriere fisiche per contenere la diffusione del virus, il rafforzamento delle misure di biosicurezza negli allevamenti e il potenziamento della sorveglianza epidemiologica.

In Emilia-Romagna sono stati registrati due focolai in suini domestici, entrambi nel Piacentino, la Regione ha risposto con misure straordinarie, attivando gruppi operativi territoriali nelle province più colpite, Piacenza e Parma, ma anche a Reggio Emilia, Modena e Bologna, e pubblicando bandi per il depopolamento dei cinghiali, con abbattimenti mirati e l’introduzione di trappole per la cattura degli animali infetti.

L’Amministrazione regionale ha investito 3 milioni di euro per il depopolamento e 11 milioni per il potenziamento delle misure di biosicurezza, sia all’interno che all’esterno degli allevamenti.

Grazie al coordinamento con il Commissario straordinario, è stata inoltre istituita una Cabina di regia per ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili e garantire interventi tempestivi e strutturati, con l’obiettivo di contenere la diffusione della Psa e proteggere un settore cruciale per l’economia regionale.

Psa: anche Confagricoltura Piacenza questa mattina al vertice in Provincia

Il presidente di Confagricoltura Piacenza Umberto Gorra e la presidente della sezione di prodotto suinicola Giovanna Parmigiani hanno partecipato, questa mattina in Provincia, all’incontro di aggiornamento sulla Peste suina africana con il Commissario straordinario Filippini e gli assessori regionali all’Agricoltura, Alessio Mammi, e alle Politiche per la salute, Massimo Fabi insieme ai rappresentanti degli enti locali, dei consorzi e delle associazioni agricole e industriali.

Articolato l’intervento del Commissario che ha fotografato la situazione e la strategia delineata per contrastare la diffusione delle Psa. Collaborazione totale è stata espressa sia dagli assessori regionali che dalla presidente della Provincia Monica Patelli.

“Arriveranno finalmente le gabbie di cattura – ha sottolineato Parmigiani nel suo intervento – abbiamo rilevato che nei due casi, sul nostro territorio, in cui si è verificata la positività in allevamento, la biosicurezza era ai massimi livelli, ma fuori dai cancelli aziendali sono state trovate carcasse di cinghiali infetti. Chiediamo che le gabbie siano poste nelle vicinanze degli allevamenti, perché sono quelli che oggi vanno protetti. Un altro aspetto che mi sta a cuore – ha proseguito – non c’è mai stata contaminazione da suino a suino, mi auguro che venga fatta una valutazione del rischio e che non ci siano più blocchi agli spostamenti così rigidi come avvenuto nei mesi scorsi, perché il blocco alle movimentazioni ha procurato situazioni di grave affollamento in cui gli animali, sani, stavano male per l’impossibilità di avere spazi adeguati, senza voler neppure menzionare i danni economici legati alla situazione”.

Più volte è stato sottolineato che la battaglia con contro la Psa sarà ancora lunga.

“Ben venga la disponibilità a reperire ulteriori fondi dichiarata dall’Assessore Mammi – commenta il presidente Umberto Gorra – perché l’elemento tempo non lascia indifferenti aziende e famiglie. Apprezziamo che sia gli assessori regionali che il Commissario agiscano con la consapevolezza del peso economico della filiera, sapendo che dietro a un allevamento che chiude c’è un allevatore in crisi, ci sono famiglie che vedono venir meno il lavoro, c’è una filiera che scricchiola. Non riteniamo sufficienti i 10 milioni che dovrebbero arrivare a livello nazionale per il ristoro dei danni diretti e indiretti dalla Psa. Come Confagricoltura ci siamo già mossi a più livelli affinché venga attivata la riserva di Crisi dall’Unione europea e ci rincuora sentire anche su questo fronte c’è comunità d’intenti. Ringraziamo gli Assessori, il Commissario e la presidente della Provincia per questa ulteriore occasione di confronto e auspichiamo soprattutto che sia davvero giunto il tanto desiderato cambio di passo per uscire da questa situazione ad oggi gravissima per il settore”.

 




Al via in Alta Val Tidone un corso forestale per taglio e allestimento del legname

Ha preso il via, con un primo incontro nella sala consiliare del Comune di Alta Val Tidone, a Nibbiano, il corso forestale per il taglio e allestimento del legname. Nato dalla sinergia tra il Comune di Alta Val Tidone e il Centro di Formazione “Vittorio Tadini”, il corso è gratuito, grazie ai fondi del Piano di Sviluppo rurale, consente di ottenere l’abilitazione per l’iscrizione all’albo delle imprese forestali della Regione Emilia-Romagna e il riconoscimento a livello nazionale.

Ad introdurre l’incontro inaugurale, alla presenza dell’assessore Giovanni Dotti e del consigliere delegato Thomas Manfredi, il direttore del Centro di Formazione Tadini, il dott. Massimiliano Gobbi, che ha voluto sottolineare “l’opportunità per i partecipanti di poter frequentare un corso in loco che per altro è il primo in Val Tidone tanto da vantare la partecipazione anche di agricoltori provenienti dalla Val Trebbia e Val Nure”.

“Il corso – hanno sottolineato i rappresentanti del Comune – rappresenta un’importante opportunità per le aziende agricole e per  il territorio di Alta Val Tidone, che negli oltre 100 kmq di estensione, con una fitta densità di aree arbustive permetterà una consapevole valorizzazione delle risorse forestali esistenti.

L’iniziativa si inserisce in un percorso a più ampio spettro, in cui l’economia agricola possa sempre meglio integrarsi nella tutela del paesaggio, in particolare a salvaguardia degli assetti idrogeologici, senza dimenticare quel patrimonio di valori e rapporti sociali generati dalla civiltà contadina e ancora presenti nella nostra terra”.




Accertato il caso di positività alla Psa in un allevamento in provincia di Piacenza

Piacenza si sveglia il 9 gennaio con un caso di positività alla Psa in allevamento a Vigolzone e ripiomba nell’incubo che aveva sperato di essersi lasciata alle spalle, non avendo avuto più casi da luglio, con l’allentamento, avvenuto però solo i primi di dicembre, delle restrizioni alle movimentazioni previsto, a certe condizioni, dalla nota ministeriale.

Confagricoltura Piacenza prende parola per voce della sua presidente della Sezione Suinicola Giovanna Parmigiani: “È annichilente, oltre lo sconforto.  Il nuovo caso accertato di peste suina si è verificato in una zona collinare ad alta densità di cinghiali positivi, esattamente come il caso di quest’estate. Si continua a puntare il dito su possibili falle nella biosicurezza di allevamenti che ormai, tra procedure e zone di disinfezione, non sanno più come schermarsi. Il rischio zero non esiste e in estate ci dicevano di innalzare al massimo la biosicurezza, perché gli operatori entrano ed escono più frequentemente dagli allevamenti. L’incremento dei casi di positività in allevamento era stato correlato a questo aspetto, ma ora siamo in inverno e non c’è l’andirivieni dai campi. Fino a quando continueremo a non considerare che la malattia è portata dal vettore e quindi dal cinghiale, non risolveremo il problema”. Ovviamente si procederà all’abbattimento di tutti i maiali dell’allevamento e poi si tracceranno tutti i movimenti e si analizzerà scrupolosamente se il virus può essersi spostato in altre porcilaie di conferimento, anche in quel caso i capi saranno tutti abbattuti. “Facciamo il vuoto dentro agli allevamenti, ma non attorno. E questo per quanto riguarda i casi di positività, ma la situazione è tragica per tutti gli operatori del comparto.  Le maglie appena allentate sulla movimentazione dei suini si stanno di nuovo richiudendo – prosegue scorata Parmigiani – ancor prima che vengano modificate le zone di restrizione in virtù di questo nuovo caso e quindi anche chi ha gli allevamenti con i suini sani non può più spostarli, a meno di mandarli al macello, ammesso di trovarlo e con deflazioni speculative di prezzi. Il risultato sarà quello più volte denunciato e vissuto di trovarsi animali che vivono in stato di sovraffollamento tale da portare ad aumenti vertiginosi di mortalità e ovviamente a sforare ogni basico requisito di benessere. A ciò si aggiungano costi di gestione incalcolabili perché si ha anche un’enorme difficoltà a trovare macelli disposti a ricevere questi animali sani. Non è possibile che questa situazione sia dovuta solo all’inefficacia delle azioni previste, un simile disastro presuppone quantomeno delle intenzioni, a quale livello non riusciamo a capirlo”.

Nella fotografia le positività riscontrate e registrate in zona sul portale https://www.vetinfo.it/ dal 2022 al 09/01/2025. I triangoli sono positività nei cinghiali (viola ritrovati su segnalazione, neri abbattuti/cacciati) mentre due punti le positività in allevamento (quella di luglio a Ponte dell’Olio e quella odierna a Vigolzone.




La piacentina Giulia Mazzoni premiata fra le aziende agricole innovative alla finale di Oscar Green di Coldiretti

“L’agricoltura si conferma terreno fertile per le nuove generazioni e Oscar Green è l’occasione di mettere in mostra quello che di più innovativo i nostri giovani hanno da dare”. Lo ha detto il delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa, Marco Sforzini in occasione dell’edizione 2024 di Oscar Green l’annuale premio all’innovazione in agricoltura voluto da Coldiretti Emilia Romagna e Giovani Impresa Emilia Romagna.

L’evento, tenutosi presso il Tecnopolo di Bologna alla presenza del Segretario Generale di Coldiretti, Vincenzo Gesmundo, dei presidenti e dei direttori provinciali di Coldiretti, assieme al presidente di Coldiretti Emilia Romagna Nicola Bertinelli, al direttore Marco Allaria Olivieri e al delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa Marco Sforzini ha avuto come ospiti il neo presidente della Regione Emilia-Romagna Michele De Pascale e l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi.

L’incontro si è aperto con un convegno dal titolo “L’agricoltura distintiva è il futuro” al quale hanno preso parte il Segretario Generale Gesmundo, il Presidente Regionale Nicola Bertinelli, il Direttore regionale Marco Allaria Olivieri, il Delegato nazionale di Giovani Impresa, Enrico Parisi, assieme a Marco Sforzini, delegato regionale e Alessandro Zanardi, delegato di Bologna. Assieme a loro Gianluca Lelli, Amministratore delegato di C.A.I., Alessandro Apolito, caposervizio tecnico di Coldiretti, l’Assessore Mammi e il presidente Michele De Pascale. Il convegno ha rappresentato l’occasione di discutere di come modernizzazione e innovazione per il settore agricolo siano fra le priorità di Coldiretti così come lo è la digitalizzazione, risorsa determinante per migliorare competitività e produttività.

“Festeggiare l’agricoltura giovane in un contesto come quello del Tecnopolo è quanto mai opportuno” ha detto il presidente della Regione Michele De Pascale, che ha aggiunto “perché il futuro del comparto passa dall’innovazione e dalla ricerca che qui sono ottimamente rappresentate”.

“Le priorità immediate sono la ricostruzione e la messa in sicurezza del territorio” ha detto l’Assessore regionale all’agricoltura Alessio Mammi. “È fondamentale – ha proseguito – trattenere e gestire le risorse idriche e in questo gli agricoltori sono i primi alleati”.

Al convegno è seguita la premiazione che ha visto sfilare sul palco il bolognese Davide Cuppini, agri-influencer di Ozzano nell’Emilia, i ravennati Lorenzo Pezzi che ha puntato sulla tecnologia per ottimizzare il risparmio idrico in azienda), Anna Lisa Sangiorgi, che assieme all’Ausl dell’Emilia-Romagna organizza laboratori di cucina salutare per adulti e bambini e Claudia Buzzegoli che sulle colline di Brisighella alleva e trasforma suini di mora romagnola. Premiata anche la piacentina Giulia Mazzoni e la sua piccola scuola per under sei in mezzo alla natura, la parmigiana Rebecca Bosco, che coltiva riso nella terra del Parmigiano Reggiano, la modenese Silvia Ferrarini, imprenditrice di terza generazione che coltiva grani antichi, i ferraresi Mattia Baretta che si serve delle tecniche di agricoltura 5.0 per proteggere e migliorare i suoi terreni dove produce pomodoro da industria e Sebastiano Tundo, leader nazionale nella coltivazione di quinoa. Premiati anche il reggiano Daniele Marazzi, “custode dell’Appennino” che fa miele di alta qualità in montagna e la forlivese Celeste Zeppa, che porta i piatti del suo agriturismo in giro per il territorio grazie al suo agri-foodtruck.

“Siamo orgogliosi di rappresentare la maggior parte di tutti i giovani che in Emilia-Romagna hanno deciso di investire la propria vita e il proprio lavoro in agricoltura come dimostra la grande partecipazione all’ultimo bando”, ha detto il Presidente Regionale di Coldiretti Nicola Bertinelli, in riferimento alle domande per il Pacchetto Giovani 2024. Sono infatti state tutte ammesse a finanziamento le 225 le richieste di premio primo insediamento e sono state 159 le domande di investimento per i giovani che sono risultate ammissibili e che hanno trovato totale copertura finanziaria con i fondi del PSR Regionale.

“I numeri e le richieste di adesioni da parte dei giovani – ha proseguito il Direttore Regionale, Marco Allaria Olivieri – dimostrano in maniera evidente come il nostro comparto sia sempre più attrattivo per i giovani. Anche attraverso soluzioni concrete come l’applicativo di Demetra che Coldiretti ha messo a disposizione dei propri associati per la gestione digitale dell’azienda, intendiamo accompagnare sempre più i giovani nelle sfide del futuro, per fare dell’innovazione un elemento vincente in ambito imprenditoriale”. “Coldiretti – ha concluso il Direttore Allaria Olivieri – ritiene strategiche per lo sviluppo dell’agricoltura le nuove tecnologie e l’applicazione dell’ intelligenza artificiale, ma vogliamo essere protagonisti di questa trasformazione lavorando per mitigarne i rischi e valorizzando i benefici al fine di promuovere un’agricoltura intelligente, innovativa e distintiva”.

Presente una nutrita delegazione di Coldiretti Piacenza, guidata dal direttore Roberto Gallizioli e dal delegato di Coldiretti Giovani Impresa Marco Bosini.

Premiata la piacentina Giulia Mazzoni

“Questo è un lavoro che mi impegna tutto il giorno tutto l’anno, ma che mi consente di essere più centrata sul mio stare nel mondo”. A parlare è Giulia Mazzoni, la 38enne piacentina che oggi al Tecnopolo di Bologna ha ricevuto il premio Menzione speciale Sostenibilità e Ambiente nell’ambito dell’edizione regionale 2024 degli Oscar Green Coldiretti Emilia Romagna.

A essere premiata è stata la multifunzionalità dell’azienda agricola biologica “La Buca” che gestisce insieme al marito Lorenzo a Bassano di Rivergaro. L’ingresso di Giulia in azienda ha infatti contribuito soprattutto all’avvio del progetto educativo “La Buchina” che si fonda sulle specificità dell’azienda agricola e tra le principali valenze pedagogiche vanta senz’altro: il contatto con i cicli naturali, scanditi da ritmi biologici comprensibili; l’interazione con esseri viventi, spesso imprevedibili e, perciò, stimolanti; l’ambiente aperto, una vera e propria aula verde rappresentata da appositi spazi dell’azienda agricola;  la possibilità di svolgere attività con obiettivi concreti, visibili e reali e infine l’occasione di conoscere e sperimentare l’origine dei principali alimenti.

Inizialmente La Buchina si è occupata della creazione di un centro estivo e di laboratori didattici per bambini per poi svilupparsi nel progetto educativo “La scuolina” un agri-asilo che accoglie tutto l’anno bambini dai 3 ai 6 anni, consentendo loro di crescere a stretto contatto con la natura, l’ambiente e gli animali della fattoria, sulle colline di Rivergaro.

“L’idea – afferma Giulia – ci è venuta osservando direttamente sulle nostre figlie, oltre che su di noi, i benefici della vita a stretto contatto con la natura”.




Umberto Gorra è il nuovo presidente di Confagricoltura Piacenza

Cambio al vertice di Confagricoltura Piacenza. Il rinnovato Consiglio Direttivo si è riunito per la prima volta dopo la tornata elettorale questa mattina mercoledì 4 dicembre. Umberto Gorra è stato eletto presidente per acclamazione, succede a Filippo Gasparini al termine del suo secondo mandato.

Si chiude dunque il percorso di rinnovo cariche che aveva preso il via con l’assemblea generale del 19 luglio. I nuovi vertici rimarranno in carica per il quadriennio 2024-2028. Il Consiglio ha contestualmente provveduto a nominare i due vicepresidenti: Alfredo Lucchini e Luca Segalini e il Tesoriere: Stefano Repetti, confermato nel ruolo fiduciario che ricopre da molti mandati.

Anche le nomine della Giunta Esecutiva sono state acclamate nel corso dello stesso Consiglio. Permangono in Giunta: Matteo Cattivelli, Giovanni Lambertini e Michele Rossi.

Tre i nuovi ingressi: Paolo Cavanna, Stefano Pizzamiglio, già confermato presidente della sezione vitivinicola, che subentra a Chiara Azzali e Filippo Losi che parteciperà come presidente dei Giovani di Confagricoltura-Anga Piacenza.

Alle riunioni della Giunta Esecutiva parteciperà inoltre, come prevede lo Statuto, il presidente del Collegio dei Revisori, Alberto Squeri.

Il Consiglio e i ruoli apicali sono stati rinnovati con un percorso lineare e nel segno di una continuità che certifica il valore storico e la solidità di Confagricoltura Piacenza. Al contempo, alcuni nuovi ingressi sono il felice segnale della vitalità dell’Associazione che si mostra in grado di intercettare anche i bisogni delle giovani generazioni che decidono di investire nel settore primario.

“Un primo ringraziamento va a chi mi ha eletto oggi, a tutti coloro che mi hanno incoraggiato chiedendomi la disponibilità a prendere il testimone da Filippo Gasparini che ringrazio per aver guidato l’associazione in questi sette anni con una dedizione totale. Ognuno ha la sua cifra, non mi aspetto né vorrei proseguire con lo stesso stile, ma certamente opererò in continuità – ha dichiarato il Presidente neoeletto – specialmente sulle battaglie sindacali che ritengo prioritarie. Su certi fronti è importante non solo presidiare le vicende contingenti, ma anche mantenere la linea di prospettiva, che sento mia, confacente allo spirito più vero di Confagricoltura e che ha riportato al dialogo tra le parti agricole e istituzionali; per questo sento di potermi impegnare proseguendo il prezioso lavoro intrapreso, in particolare dal Presidente uscente e da tutto il gruppo dirigente. La mia è un’eredità al contempo pesante e leggera. Se oggi Confagricoltura Piacenza è quello che è: un’Associazione consolidata, riconosciuta, con un’identità chiara, una voce autorevole del panorama sindacale territoriale e non solo, lo è grazie al lavoro di chi mi ha preceduto. Sento tutto l’onere di doverne essere all’altezza.  D’altro canto, è un’eredità leggera proprio grazie ai risultati sia sindacali che organizzativi già conseguiti. Ringrazio la Giunta Esecutiva e il Consiglio uscenti per il contributo di valore portato nel mandato appena concluso.  Nel ringraziare tutti, mia sia consentita una menzione particolare al direttore Marco Casagrande e a tutti i collaboratori”.

“Oggi iniziamo un percorso nuovo – ha aggiunto – ma non dal punto zero, il mio impegno è quello di proseguire nel solco di una storia che ha più di cent’anni, insieme a Giunta e Consiglio Direttivo. Permettetemi un ricordo personale, il mio impegno sarà anche quello di essere all’altezza di mio padre Giorgio che ha guidato a suo tempo questa stessa Associazione”.

L’agenda lavori su cui si articolerà l’impegno dei prossimi quattro anni, condivisa da subito con il Consiglio Direttivo, è dettata da alcuni concetti chiave di grande attualità e insieme di prospettiva che si rifanno ai principi fondanti: difendere la libertà d’impresa e il sistema economico del territorio con le sue peculiarità; affermare il valore della produttività come mezzo per creare ricchezza che viene ridistribuita; valorizzare l’intero sistema produttivo, moderno, sano e che opera nel rispetto delle norme.  “Oggi viviamo in una situazione in cui la libertà d’impresa, purtroppo – ha sottolineato il Presidente di Confagricoltura Piacenza – è un diritto che deve essere difeso, quando dovrebbe essere il presupposto, tra l’altro anche costituzionalmente fondato, di un sistema economico sano che sorregge uno stato democratico. Abbiamo alle spalle e necessariamente anche davanti, battaglie sindacali per affermare quanto dovrebbe esserci riconosciuto di diritto.  Questo è un onere che non porterò da solo, ma in primis con i Vicepresidenti e la Giunta Esecutiva insieme al Consiglio Direttivo, senza trascurare nessuno degli Associati che chiamo a raccolta per contribuire attivamente alla vita di Confagricoltura Piacenza”.

Il neoeletto Presidente ha dunque dichiarato di voler consolidare l’identità dell’Associazione: “Confagricoltura Piacenza è uno strumento e un valore per gli Associati: sia in quanto fornitrice di servizi, sia in quanto mezzo di azione sindacale. Già oggi è così, ma mi sento di sottolinearlo perché vorrei che fosse ancor più chiaro e condiviso dalle aziende, così concentrate sui problemi contingenti e sommerse dalle emergenze quotidiane da tendere a ripiegarsi su sé stesse, dimenticando che si è incisivi solo se si è uniti e protagonisti insieme. Ancora grazie e a tutti noi buon lavoro!

Chi è Umberto Gorra neo presidente di Confagricoltura Piacenza

Umberto Gorra conduce con il fratello Massimo la Società Agricola La Salamandria ad Alseno, una pluricentenaria e dimensionata impresa che in piena stagione arriva ad annoverare una trentina di collaboratori.

Il padre Giorgio è stato presidente di Confagricoltura Piacenza dal 1974 al 1976. L’azienda è dedita alla coltivazione di cereali e colture industriali tra cui mais, girasole, soia e vocata alla produzione del pomodoro da industria. Umberto Gorra è stato più volte componente di Giunta Esecutiva nei precedenti mandati. È componente del Consiglio d’Amministrazione del Consorzio Terrepadane s.p.a. e Consigliere del Consorzio di Bonifica.

Vicepresidenti:

Alfredo Lucchini: conduce l’azienda agricola Pila a Calendasco, un’impresa a indirizzo zootecnico con 300 capi di razza Frisona e circa 80 ettari di colture in buona parte destinate alla produzione di foraggi e cereali per l’alimentazione del bestiame. Dopo un percorso nel settore ingegneristico e industriale, è subentrato in azienda e rappresenta la quinta generazione che conduce il podere di famiglia. Il latte prodotto viene conferito al Consorzio Agri Piacenza Latte. Alfredo Lucchini è già stato componente di Giunta Esecutiva per due mandati, è attualmente stato confermato nel ruolo di Presidente di Sezione di prodotto Lattiero-Casearia di Confagricoltura Piacenza ed è recentemente stato nominato anche Presidente della Sezione di Prodotto di Confagricoltura Emilia-Romagna.

Luca Segalini: conduce con la famiglia l’azienda agricola Casa di Ferro a Rottofreno a indirizzo zootecnico con un allevamento di vacche da carne di circa 170 capi. Negli anni ha potenziato l’indirizzo vegetale, aumentando la maglia poderale che oggi arriva ai 200 ettari e comprende alcuni terreni in collina. L’azienda, in particolare, è specializzata nella coltivazione del pomodoro da industria e colture da seme. Vivendo in prima persona le difficoltà delle aziende di collina nel contenere i danni da fauna selvatica è coadiutore abilitato e bioregolatore per operare funzionalmente al piano di depopolamento dei cinghiali. Luca Segalini è stato componente di Giunta Esecutiva anche nei due mandati precedenti.  Già presidente dei Giovani di Confagricoltura-Anga Piacenza e dei Giovani di Confagricoltura-Anga Emilia-Romagna, è laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie.

Tesoriere

Stefano Repetti: tesoriere da diversi mandati e membro di Giunta di Confagricoltura Piacenza, conduce con i fratelli e il padre la Società Agricola Terre della Valtrebbia e l’azienda agricola Podere Mangialupo, complessivamente circa 250 ettari nella zona di Settima e Quarto di Gossolengo a indirizzo cerealicolo, pomodoro da industria e orticole. Affiancano le attività produttive progetti sperimentali che posizionano l’azienda all’avanguardia per coltivazioni emergenti, come la quinoa, pratiche agronomiche innovative in collaborazione con l’Università Cattolica di Piacenza, come l’uso di biostimolanti e test per la lotta biologica ai fitofagi. Già presidente del Consorzio Fitosanitario e dei Giovani di Confagricoltura-Anga Piacenza, Stefano Repetti, è presidente del Sindacato Impresa Agricola Familiare, membro dei Consigli d’Amministrazione di Solana S.p.a e del Consorzio Agrario Terrepadane s.p.a, nonché membro invitato del Consiglio di Asipo.

I componenti di Giunta Esecutiva confermati:

Matteo Cattivelli: conduce con il padre e lo zio l’impresa di famiglia Agricola Cattivelli: un’azienda di 100 ettari a Vallera (Pc), vocata alle colture industriali. Un’impresa attenta agli aspetti innovativi che attua prove in campo per le diverse modalità d’irrigazione, l’uso di rilevazioni satellitari e moderne tecnologie. Matteo Cattivelli, già componente di Giunta Esecutiva per i due mandati precedenti, è stato presidente dei Giovani di Confagricoltura-Anga Piacenza, attualmente è presidente del Consorzio Fitosanitario e vicepresidente del Condifesa Piacenza.

Giovanni Lambertini: conduce con il fratello l’Azienda Agricola I. Lambertini a Cadeo, di circa 125 ettari, a indirizzo cerealicolo e pomodoro da industria con coltivazioni anche di soia e frumento da seme. È componente del Consiglio Direttivo di Ainpo di cui è stato anche presidente. Per più mandati Vicepresidente di Confagricoltura Piacenza, è stato lungamente componente di Giunta Esecutiva e da diversi mandati è presidente della Sezione di Prodotto Pomodoro da Industria sia a livello provinciale che regionale. È vicepresidente della Federazione Nazionale di Prodotto Pomodoro da Industria di Confagricoltura.

Michele Rossi: agronomo e imprenditore agricolo, gestisce dall’89 la Società Agricola Agrifoglio nella località Isolone a Castelvetro Piacentino di 250 ettari di terreni in proprietà, altri in affitto tra Piacenza e Cremona e due allevamenti: uno di suini da ingrasso (circa 1750 per ciclo produttivo) e uno di bovini da carne (femmine da ingrasso di razza Blu Belga, circa 450 per ciclo) con annesso impianto di biogas, integrato da quest’anno con impianto fotovoltaico. Nel veronese è titolare anche di una ditta individuale dedita soprattutto alla produzione risicola. È socio e presidente della riseria La Pila Società Agricola a.r.l. che si occupa della produzione, trasformazione e distribuzione di riso di alta gamma. È componente del Consiglio d’Amministrazione della FCP Cerea – cooperativa ultracentenaria dedita alla produzione di concimi. Già Vicepresidente di Confagricoltura Piacenza è componente di Giunta Esecutiva da diversi mandati. È stato anche componente del Consiglio Generale della Camera di Commercio di Piacenza. Ha iniziato l’esperienza sindacale all’inizio degli anni ’90 nei giovani di Confagricoltura come presidente di Anga Verona, per diversi mandati membro del comitato nazionale di Anga, sino a divenire componente del CEJA (Consiglio europeo dei giovani agricoltori) su delega di Anga nazionale.

I nuovi ingressi in Giunta Esecutiva:

Paolo Cavanna: ingegnere meccanico e imprenditore agro-zootecnico, dopo circa 20 anni nel settore industriale, conduce l’Azienda Agricola Casa Bianca Bergamaschi con i cognati, la moglie e la suocera. L’Azienda, storicamente referenziata e nota per la selezione e l’allevamento della bovina da latte di razza Frisona (latte destinato alla produzione del Grana Padano), si è sviluppata diversificando con l’allevamento dei suini da ingrasso (destinati alla DOP Prosciutto Crudo di Parma), ha realizzato l’agriturismo con il Bed & Breakfast Le Colombaie e ha investito nella produzione di energie rinnovabili dotandosi di 2 impianti di biogas e 2 impianti fotovoltaici. I 350 ettari coltivati sono interamente destinati alla produzione di foraggi e cereali per l’alimentazione del bestiame. Nel corso della tornata elettorale appena conclusa Paolo Cavanna è stato eletto Vicepresidente della Sezione di prodotto Lattiero-Casearia di Confagricoltura Piacenza.

Stefano Pizzamiglio: contitolare con il fratello Ferruccio dell’azienda Vitivinicola La Tosa di Vigolzone, ricopre anche il ruolo di Vicepresidente del Consorzio Vini Doc dei Colli Piacentini ed è componente di Consiglio nazionale Fivi – Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti.

Ha sviluppato l’azienda con il padre e il fratello acquistando una cascina e i terreni adiacenti alla casa in campagna materna. Laureato all’Università di Agraria di Piacenza con tesi in viticoltura, produce vino dal 1985. Conoscendo il territorio, ha deciso con il fratello di seguirne la natura, facendo ricerca e producendo Sauvignon e Malvasia ferma (la prima Malvasia di Candia Aromatica vinificata ferma), Gutturnio fermo e Cabernet Sauvignon molto strutturato. Oggi l’azienda, che si sviluppa su 22 ettari, ha ulteriormente arricchito la produzione. Insieme a Stefano Pizzamiglio e al fratello, lavorano anche le rispettive mogli e i figli: una squadra coesa che gestisce l’azienda vitivinicola, l’agriturismo e il museo del vino.

Filippo Losi: da pochi mesi eletto Presidente dei Giovani di Confagricoltura – ANGA sezione di Piacenza di cui è socio attivo da circa dieci anni. 29 anni, geometra, appena terminati gli studi è entrato operativamente nell’attività di famiglia ed è contitolare con il padre della società agricola Ca’ del Lupo in Località Ivaccari: un’azienda di circa 80 ettari in cui si coltivano mais, principalmente da seme, pomodoro e grano. Si occupa anche di lavorazioni di trebbiatura, vangatura, semina mais e le tradizionali lavorazioni per conto terzi come attività connessa.




Confagricoltura Piacenza: “Numerosi gruppi di cinghiali stazionano nei campi di pianura”

Confagricoltura Piacenza ha ricevuto diverse fotografie in questi giorni di branchi di cinghiali, anche numerosi, che stazionano nei campi di pianura e di prima collina. Le foto sono un chiaro indice dell’inefficacia del depopolamento dei cinghiali previsto da ordinanze e piani.

“È questa la folle paura che abbiamo della Peste Suina? – sottolinea Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza, che li ha fotografati anche nei propri campi – È questo l’approccio epidemiologico che seguiamo per aumentare la biosicurezza? Lasciamo circolare il vettore: strano modo di debellare la Psa. Basterebbe un selecontrollore “vecchia maniera” per abbatterli, perché è una bugia che si disperdono se gli spari. Sono branchi stanziali e per nulla intimoriti che potrebbero essere facilmente abbattuti invece che fotografati”.




Peste suina africana (Psa), la Commissione europea revoca la zona di restrizione di tipo III nel Piacentino

È stata revocata la Zona di restrizione III in Emilia-Romagna, nel Piacentino, per le misure di contrasto alla diffusione della peste suina africana.

Lo ha deciso in questi giorni la Commissione europea nel regolamento che stabilisce periodicamente le misure speciali da adottare per il controllo per la Psa, dando così atto dei buoni risultati raggiunti grazie alle misure di prevenzione negli allevamenti realizzate in Emilia-Romagna.

La restrizione III, che viene applicata nei territori dove si riscontrano casi di suini positivi in allevamenti domestici, era scattata a fine luglio 2024 nel Piacentino, dopo la scoperta di un unico focolaio in Provincia e numerosi altri nelle Regioni limitrofe. Il virus non è dunque presente oggi negli allevamenti emiliano-romagnoli.

Nonostante il rischio che comportano branchi di cinghiali continuano a girare indisturbati come denuncia Confagricoltura in una nota (leggi qui).

“Con la rimozione della Zona III diminuiscono le restrizioni per gli allevamenti della zona, tema su cui la Regione si era fortemente impegnata fin da agosto per ottenere deroghe alla movimentazione delle carni e ristori per le aziende interessate– spiega l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi-. È positivo inoltre che dai dati certificati si è potuto riscontrato che nei selvatici il virus non si è esteso ad altre aree, merito delle misure messe in atto per il contenimento dei cinghiali, da cui consegue che le zone di restrizione restano quelle del marzo scorso”.

“Fondamentale – aggiunge l’assessore – la sinergia che si è attivata fin da subito fra i due assessorati regionali alle Politiche per la salute e all’Agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca, che ha portato alla costituzione formale sia di un gruppo operativo regionale sia territoriale nelle provincie di Piacenza e Parma, soggette a restrizione, ma anche nelle altre provincie della regione, gruppi a cui vanno i nostri ringraziamenti, così come ai servizi veterinari, per l’attività di sorveglianza e monitoraggio svolta”.

Intanto proseguono le misure regionali di prevenzione e contrasto alla diffusione del virus.  È aperto fino a dicembre il quarto bando per interventi di sostegno agli investimenti sulla biosicurezza. A disposizione 1,4 milioni di euro del Piano di sviluppo rurale, per lavori da realizzare e rendicontare entro l’autunno 2025.

Il bando è rivolto agli imprenditori agricoli dell’Emilia-Romagna, singoli o associati, titolari di stabilimenti o proprietari di suini allevati in stabilimenti o all’aperto allo stato brado e semibrado. Il contributo va da un minimo di 5 mila euro a un massimo di 150mila, per una percentuale di sostegno del 70% del costo ammissibile d’investimento.

Sono ammesse le spese per l’acquisto di recinzioni antintrusione perimetrali o elettrificate per allevamenti semibradi. Previsti anche fondi per l’acquisto e l’installazione di altri strumenti efficaci nel contrasto della malattia come piazzole per la disinfezione degli automezzi, la creazione di zone filtro per il personale degli allevamenti e i visitatori, l’acquisto di celle frigorifero per lo stoccaggio di carcasse.

Le domande potranno essere presentate entro il 20 dicembre esclusivamente online sul Sistema informativo agricolo di Agrea.

In totale, i tre bandi precedenti, hanno raccolto 173 domande di sostegno, per circa 190 allevamenti oggetto di intervento.




«Criteri ESG, la nostra agricoltura è già la più green d’Europa»

«Noi vogliamo crescere e innovare, ma occorre ragionare con processi di filiera che portino a terra le politiche ambientali in maniera tale che vengano legate alla sostenibilità economica. Così facendo potremo lavorare per la distintività dei nostri prodotti». Il concetto, espresso dal presidente del Consorzio Terrepadane Marco Crotti, ben riassume i contenuti dell’interessante convegno che si è tenuto al PalabancaEventi di via Mazzini (in un’affollata Sala Corrado Sforza Fogliani) per iniziativa della Banca di Piacenza e avente come filo conduttore i criteri ESG in agricoltura. A fare gli onori di casa, il vicedirettore generale del popolare Istituto di credito Pietro Boselli (presenti il vicepresidente Domenico Capra e il direttore generale Angelo Antoniazzi), che ha osservato come la Banca sia da sempre vicina al mondo agricolo, settore fondamentale per l’economia piacentina.

Luca Bertolini, del Coordinamento dipendenze Comparto agrario della Banca, ha introdotto i lavori ricordando il significato dell’acronimo ESG: Enviroment (criterio che misura l’impatto sull’ambiente di aziende e organizzazioni; sono considerati fattori come l’uso delle risorse naturali, l’adattamento ai cambiamenti climatici e le politiche di riduzioni delle emissioni); Social (criterio sociale riferito alle relazioni che l’azienda intrattiene con dipendenti, fornitori, clienti e la comunità dove opera); Governance (criterio che riguarda la gestione dell’azienda includendo le politiche di remunerazione, l’integrità aziendale e la trasparenza fiscale). Criteri ai quali anche le aziende agricole dovranno adeguarsi per gestire la cosiddetta transizione ecologica. Per quanto riguarda l’Enviroment – ha spiegato il dott. Bertolini – il settore primario dovrà misurarsi con la nuova Pac, il Credito d’imposta 4.0 e 5.0, gli impegni specifici sull’uso sostenibile dell’acqua, il Pnrr per le agroenergie, i Piani per la riduzione di gas serra e ammoniaca. Per la parte Social, fari puntati su Bandi di formazione, Piani per lo sviluppo sociale delle aree rurali e Bandi Inail. Infine la Governance, con Piani di formazione per gli imprenditori agricoli e Bandi per il primo insediamento. Chiudendo il suo intervento, il dott. Bertolini ha ricordato come i criteri ESG entrino nel processo di valutazione del merito creditizio e che la Banca ha a disposizione prodotti e servizi dedicati ad aziende ed investimenti ESG. Lo stesso Bertolini, nei saluti finali, ha sottolineato come il settore agricolo italiano sia considerato il più green d’Europa.

Stefano Amaducci, professore ordinario della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica, ha evidenziato il ruolo «sempre più da protagonista» dell’agricoltura nel preservare l’ambiente e come l’ESG sia un sistema per misurare il nostro impatto sull’ambiente dando maggiore qualità ai nostri prodotti e ha invitato le aziende agricole «a partecipare a questo processo orientato alla biodiversità, implementando buone pratiche». Due gli strumenti principali individuati dal docente per soddisfare i criteri ESG: l’agrivoltaico (un impianto sperimentale è stato proprio di recente inaugurato dalla Cattolica), che consente l’uso del terreno sia per produrre energia grazie all’installazione di pannelli solari, sia per realizzare attività agricole e di allevamento; la carbon farming, una tecnologia in grado di stoccare carbonio nel suolo («l’obiettivo al 2050 di riduzione zero di CO2 verrà raggiunto all’85%, quindi questa soluzione è importantissima; l’Università sta facendo un progetto per gestire e certificare i crediti di carbonio stoccati»).

A parere di Luca Piacenza, vicedirettore Coldiretti, «l’agricoltore ha già compiuto molti passi verso il rispetto dell’ambiente» e la stessa Ue riconosce la validità del nostro sistema alimentare per qualità e sicurezza dei cibi. «Del green deal – ha aggiunto – dobbiamo considerare la parte buona prendendo coscienza che anche il resto del mondo deve cambiare insieme a noi; e l’eticità della produzione deve diventare un “dazio” per chi non rispetta le regole». Specificato che gli agricoltori, con l’architettura verde della Pac, da tempo sono in linea con i criteri ESG, il vicedirettore di Coldiretti ha espresso l’auspicio che «l’ESG non diventi uno dei tanti marchi di cui è pieno il mondo, alcuni dei quali sono scatole vuote che confondono i consumatori».

Filippo Gasparini, presidente Confagricoltura, ha dal canto suo bollato senza mezzi termini i criteri ESG come «una forma di imposizione che contiene ovvietà», lamentando come «in questo modo si vada a impoverire la capacità produttiva delle aziende: il green deal ha annullato i piccoli allevamenti, ottenendo l’effetto contrario ai suoi scopi. Non è accettabile che si condannino le generazioni future perché non si tiene conto degli aspetti economici legati a queste misure. Nel mondo non stanno certo a guardare alle paturnie dell’Europa. L’ESG sarà obbligatorio ma non sarà un plus come lo è stato il biologico, perché quando una misura diventa erga omnes, i plus cadono e per le aziende è devastante. Ci sarà un modo – si è domandato il presidente di Confagricoltura – per ottenere garanzie in termini ambientali rispettando l’economia?». L’economia dei territori – ne è convinto il dott. Gasparini – dà indipendenza; la globalizzazione asfalta le differenze. «Non perdiamo l’identità – il suo appello – e non dite che siamo contro l’ambiente. Siamo contro l’ambientalismo che cela l’economia di Stato e il condizionamento, che demonizza le aziende e l’iniziativa privata».

Fabio Girometta, presidente Cia, ha sottolineato i primati della nostra provincia nella produzione di pomodoro da industria e Grana Padano e posto l’accento sul fatto che da anni gli agricoltori fanno sostenibilità. «Le aziende – ha argomentato il presidente della Cia – devono essere sostenibili per la collettività. L’agricoltore, infatti, protegge il territorio, soprattutto nelle zone appenniniche a rischio abbandono».

Marco Crotti, presidente Terrepadane, ha manifestato una certa emozione nell’essere nella sala che fu la prima sede della Federconsorzi, e ricordato come Terrepadane stia festeggiando il decimo anno di attività. Occasione per tracciare un bilancio. «L’agricoltura piacentina da tempo marcia nella direzione del rispetto dell’ambiente, per esempio con l’aumento della fertirrigazione (che ormai si fa con il controllo telematico da remoto) del 300%, distribuendo i concimi in modo mirato. Terrepadane ha tra l’altro investito in una fabbrica di concimi liquidi a Fiorenzuola. Ed è un esempio di sviluppo sostenibile: siamo stati la prima azienda in Italia a mettere a punto un progetto (di ispirazione israeliana) che riesce a irrigare a goccia senza utilizzare energia ma sfruttando la pendenza dei terreni. Vorrei infine ricordare che oggi nella nostra provincia tutti i trattori che vendiamo sono 4.0, controllati da remoto e in dialogo con agricoltore e terreno». Il presidente del Consorzio ha quindi salutato come un’opportunità di business per le aziende il ricorso alla carbon farming, richiamando la collaborazione con la Cattolica nel progetto di gestione e certificazione dei crediti di carbonio stoccati, «perché per salvaguardare ambiente e aspetto produttivo è fondamentale mettere a terra i valori dei comportamenti. La nostra produzione integrata – ha chiosato il dott. Crotti – è la più restrittiva al mondo. Ma a che serve se poi nei disciplinari spagnoli troviamo fitofarmaci che noi abbiamo bandito 15-20 anni fa? Perciò sostenibilità sì, ma economica».