Sospesa l’erogazione di acqua dalla diga del Brugneto

Oggi, lunedì 7 luglio, il Consorzio di Bonifica di Piacenza ha chiesto al gestore della diga del Brugneto (Torriglia, GE) di sospendere l’erogazione attivata venerdì 4 luglio a fronte dell’allora insufficiente portata del torrente Trebbia, tale da non garantire la distribuzione irrigua.

Viste le precipitazioni delle ultime ore, dopo aver sentito gli agricoltori del comprensorio e con l’intenzione di risparmiare acqua al fine di allungare il più possibile la stagione irrigua, il Consorzio di Bonifica ha appunto chiesto la sospensione del rilascio della dotazione spettante al territorio piacentino. Non appena il Consorzio di Bonifica avrà l’evidenza della necessità irrigua, provvederà alla richiesta di nuova apertura della diga.

È Pierangelo Carbone, direttore generale del Consorzio a commentare: “Ringrazio il gestore della diga del Brugneto per la tempestiva collaborazione con la quale ha dato seguito alle nostre richieste. Attraverso la scelta di sospendere temporaneamente l’erogazione, potremo prolungare la distribuzione irrigua dando maggiore soddisfazione a un territorio già gravemente deficitario”.

Il Consorzio di Bonifica, con la presente nota, ci tiene a precisare per dovere di chiarezza rispetto a quanto apparso nei giorni scorsi su alcuni media, che l’attuale rilascio dalla diga del Brugneto non è parte della trattativa in corso, ma della fase transitoria del precedente accordo.




Dalle 12 di oggi è iniziato il rilascio di acqua dalla diga del Brugneto

Viste le elevate temperature e la riduzione della portata naturale di Trebbia registrata negli ultimi giorni, concomitante all’elevata idroesigenza irrigua delle colture in atto, il Consorzio di Bonifica di Piacenza ha richiesto l’inizio dell’erogazione di acqua dalla diga del Brugneto dalle ore 12:00 di venerdì 4 luglio 2025 con erogazione costante di 2.067,00 litri al secondo. Come ampiamente detto nei mesi scorsi, la quantità di acqua consegnata a Piacenza in questa fase transitoria rimane la stessa. La risorsa andrà a favore di un territorio di circa 23 mila ettari. L’acqua, dal momento del rilascio, impiegherà 48 ore per arrivare a Rivergaro. Complessivamente il rilascio sarà di 2,5 milioni di metri cubi.

 




Oltre un milione di euro di interventi di messa in sicurezza per l’area del torrente Nure

San Giorgio, Vigolzone, Bettola. Sono alcune delle località del piacentino lambite dal torrente Nure, che ha già visto in passato lavori di manutenzione e riqualificazione di sponde e alvei. Ora il corso d’acqua vedrà nuovi, molteplici interventi, sia nella parte pedecollinare che in quella montana, e che coinvolgeranno anche alcuni dei suoi affluenti, a partire dal Lobbia. L’intervento più significativo, da 850mila euro, partirà a breve e riguarderà proprio Bettola e Farini.

In questa porzione di territorio si è svolto oggi un sopralluogo della sottosegretaria alla Presidenza, con delega alla Protezione civile, Manuela Rontini. Prima tappa, l’incontro a Podenzano, nel Palazzo della Cultura, con i sindaci dell’Unione Val Nure e Val Chero, e dell’Unione Montana Alta Val Nure. Era presente anche Giancarlo Tagliaferri, uno dei due vicepresidenti dell’Assemblea legislativa. Poi le visite sul campo a San Giorgio, Vigolzone e Bettola.

“La Valnure è da tempo oggetto di un lungo lavoro di analisi delle criticità del territorio, a partire dalle tante segnalazioni che abbiamo ricevuto in questi mesi- spiega Rontini-. Siamo partiti dalle priorità e abbiamo programmato e, in alcuni casi, già progettato, tutta una serie di interventi, che si svolgeranno tra quest’anno, il prossimo e il 2027. Si tratta- prosegue la sottosegretaria- di manutenzione ordinaria e straordinaria, grazie a fondi regionali, interventi strutturali, con fondi Fesr, e sostegno ai Comuni con risorse stanziate in base all’articolo 10 della legge regionale 1/2005 e con le ordinanze del Dipartimento di Protezione civile. Il nostro impegno è essere vicini alle comunità, mettendo in sicurezza l’ambiente circostante”.

Gli interventi in programma

È in partenza un cantiere da 850mila euro (fondi Fesr) che riguarda la parte medio-alta del Nure, da Ferriere a Ponte dell’Olio, passando per Bettola e Farini. Si interverrà sulle difese delle sponde e sul ripristino dell’officiosità idraulica. Più a valle, invece, a San Giorgio Piacentino, con le nuove risorse stanziate nel bilancio regionale, entro il 2026 si interverrà sulla parte più esposta al rischio idraulico, a causa dell’erosione della sponda destra del Nure. Si tratta in questo caso di un’opera da 200-300 mila euro.
Per quanto riguarda il territorio del comune di Gropparello, tutte le segnalazioni – relative a danni legati agli eventi meteo di maggio-giugno 2024 – sono state accolte e inserite nelle ordinanze 1095 e 1109 del Dipartimento della Protezione civile, in alcuni casi si è intervenuti con fondi regionali (articolo 10 legge 1/2005).




Dismissione dell’ex centrale nucleare di Caorso (PC), entrano nel vivo i lavori di demolizione dell’attuale deposito

Sono entrati nel vivo i lavori di demolizione della copertura del deposito temporaneo Ersma dell’ex centrale nucleare di Caorso (PC). Una volta completata questa operazione, entro l’autunno, il deposito sarà completamente ristrutturato entro il 2027, pronto per entrare in esercizio nel primo semestre 2028. La nuova struttura, con una capacità fino a 2.100 metri cubi, avrà infatti il compito di accogliere esclusivamente i rifiuti a bassa e media attività prodotti esclusivamente dalla dismissione della centrale.

E’ la principale novità emersa dalla riunione, questa mattina al cinema Fox di Caorso, del Tavolo per la trasparenza sulla dismissione della centrale nucleare, convocato dall’assessore regionale all’Ambiente, Irene Priolo. All’incontro erano presenti il sindaco Roberta Battaglia, il management di Sogin (la società pubblica responsabile dello smantellamento), funzionari dell’Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione) e di Arpae, e i rappresentanti dei Comuni della Bassa Piacentina, delle sigle sindacali e di Legambiente.

“Il Tavolo per la trasparenza– spiega Priolo- non è solo un momento di informazione, ma uno spazio concreto di confronto tra istituzioni, enti e comunità locali. Oggi abbiamo avuto conferma di importanti passi avanti nel programma di smantellamento della centrale e condiviso la necessità di mettere in campo una visione concreta di sviluppo, per restituire valore a questo territorio. Nel frattempo – ricorda l’assessore – l’accordo su come investire le risorse riservate alle misure di compensazione e riequilibrio ambientale legate alla dismissione della centrale, condiviso con i comuni della Bassa piacentina e del fiume Po, è un punto di partenza fondamentale per costruire una nuova visione sostenibile e partecipata».

Lo smantellamento dell’edificio reattore

Dallo scorso novembre sono iniziate le operazioni di rimozione dei sistemi e componenti interni al reattore. Si tratta di un passaggio cruciale, che segna l’avvio delle attività “al cuore” dell’impianto. I materiali via via smantellati saranno trasportati attraverso un corridoio confinato (“waste route”) verso l’edificio turbina, dove saranno decontaminati e ridotti di volume per lo stoccaggio.

La ristrutturazione dei tre depositi temporanei per i rifiuti radioattivi

Il deposito temporaneo Ersma sarà internamente completamente ristrutturato e, a partire dal 2028, accoglierà esclusivamente rifiuti a bassa e media attività prodotti esclusivamente dalla dismissione della centrale. Parallelamente, proseguono gli adeguamenti al deposito Ersba1, mentre Ersba2 è già operativo. L’adeguamento dei tre depositi consente di evitare la costruzione di nuove strutture di stoccaggio temporaneo. Al loro interno saranno accolti i rifiuti radioattivi pregressi, tra cui i residui del trattamento all’estero dei fanghi e delle resine ridotti del 90% di volume, e quelli prodotti dalle attività di decommissioning, in vista del loro successivo conferimento al Deposito Nazionale, una volta disponibile.

Formazione e valorizzazione del sito

Accanto a questa complessa attività di smantellamento, ha sede a Caorso la Radwaste Management School, che ha un ruolo strategico per la formazione tecnica e l’aggiornamento del personale impiegato nel settore della gestione dei rifiuti radioattivi. Sogin ha inoltre ribadito l’impegno per definire, in linea con le indicazioni ministeriali, un programma di valorizzazione industriale del sito, una volta concluso il decommissioning.

Accanto agli aggiornamenti tecnici, il Tavolo ha anche rappresentato l’occasione per rilanciare la sinergia tra dismissione e valorizzazione del territorio. È stato infatti ribadita la centralità dell’accordo di programma tra Regione Emilia-Romagna e Sogin – con un primo finanziamento di circa 4 milioni di euro derivanti dalla metà del 2% dei costi di dismissione rendicontati – per sostenere interventi nei dieci Comuni piacentini aderenti al Contratto di Fiume della Media Valle del Po. Tra i progetti previsti: percorsi ciclopedonali, recupero di lanche e aree golenali, valorizzazione dei cammini storici e del patrimonio ambientale e fluviale.




L’assessore Bongiorni: “Ex Acna, impossibile salvare gli alberi: lo impongono le regole della bonifica”

Negli ultimi giorni, attorno ai lavori di bonifica dell’area ex Acna, si sono levate numerose voci da parte di cittadini e residenti, preoccupati per l’abbattimento di alcune alberature presenti da decenni. Una sensibilità comprensibile a cui risponde l’amministrazione comunale, che chiarisce le ragioni tecniche e normative alla base delle scelte compiute.

“Ex Acna è un’area inquinata che deve essere bonificata”. E’ la premessa su cui si basa l’assessore ai Lavori pubblici e vicesindaco Matteo Bongiorni nell’inquadrare le dinamiche specifiche che accompagnano, per l’appunto, un intervento di bonifica.

Si tratta di dinamiche nelle quali – precisa – non si può confondere la volontà di un’Amministrazione comunale con i vincoli e le possibilità di azione che un intervento di bonifica consente”.

E’ necessario tener presente – aggiunge Bongiorni – che ci si sta occupando di un sito attualmente inquinato per contaminazione di suolo da sostanze chimiche e che, attraverso la sua piena messa in sicurezza e riqualificazione, lo si intende riportare in funzionalità e fruizione pubblica”.
E’ un’opera importante sia per complessità sia per valore; un’opera che, oltre al Comune – in qualità di soggetto attuatore esterno -, coinvolge enti sovraordinati quali Arpae per competenza, la Regione Emilia-Romagna come soggetto attuatore e il Ministero che eroga il finanziamento PNRR.
Nell’area in oggetto, il progetto prevede sia scavi sia la messa in sicurezza permanente che viene realizzata con posa di tessuto non tessuto e riporto di terreno vegetale sovrastante, per tutta l’area senza soluzione di continuità. Progetto che viene collaudato alla quota di scavo e alla quota di riporto, e che è soggetto a tre livelli di approvazione da parte degli enti sopra citati.

“Il progetto di bonifica iniziale non contemplava alcuna possibilità di mantenimento di alcun tipo di vegetazione – spiega l’assessore – La qual cosa era stata peraltro chiarita anche in occasione dell’assemblea pubblica tenutasi sul tema nel marzo scorso. Come ulteriore approfondimento, la ditta esecutrice ha prodotto uno studio relativo alle alberature presenti nell’area finalizzato ad analizzare la possibilità del mantenimento in loco di alcune essenze. Una possibilità che naturalmente sarebbe stata preferibile”.

Bongiorni prosegue: “L’ipotesi di conservazione si è rivelata però impraticabile a causa delle prescrizioni stesse della bonifica che, visto l’obbligo di non generare discontinuità tramite posa del tessuto sottostante e di uno stato sovrastante di circa 60 centimetri di terreno, avrebbe provocato in adiacenza agli alberi un alto rischio di insorgenza di patologie compromettendone lo stato di salute e accelerandone i problemi di stabilità.”
Per poter mantenere la vegetazione si sono anche valutate altre soluzioni tecniche, in modo da isolare l’area interessata dagli alberi non ricoprendone il colletto e rispettandone l’apparato radicale. Tale soluzione avrebbe comunque contravvenuto alla continuità di bonifica dell’intera area, nonché previsto a protezione una trincea o cerchiature di cemento alte 70-80 cm e con necessità di fondazione, e con conseguente rischio per l’apparato radicale e creazione di una zona interclusa a livello inferiore.

Una questione tecnica, dunque, che si intreccia però con la questione amministrativa. E lo spiega ancora Matteo Bongiorni: “Tale iniziativa, rappresentando una discontinuità nella messa in sicurezza permanente, avrebbe comportato una richiesta di variante sostanziale agli enti sovraordinati, con necessaria sospensione e notevole ritardo delle opere. Peraltro senza la certezza che tale richiesta fosse accolta, vista la predominanza e priorità della bonifica rispetto a ogni altro aspetto. Compresa la conservazione degli alberi”.

C’è un esempio recente che chiarisce come, spesso, certe scelte vengano determinate da priorità chiare e precise che scavalcano le varie sensibilità: la bonifica bellica che si è conclusa da poco presso il parco della Galleana. In quel caso, per esigenze realizzative, si è dovuti intervenire necessariamente e massivamente su tutta vegetazione nel tempo cresciuta in loco. Non c’era altra possibilità, e di conseguenza si è proceduto in quel senso.

Alla Galleana, come anche all’ex Acna, si procederà con nuove piantumazioni. 




Brugneto: Legambiente interviene sul futuro della diga e chiede un nuovo accordo tra le Regioni

Dopo l’incontro dello scorso 9 maggio promosso dal Consorzio di Bonifica, e in vista dell’assemblea pubblica in programma domani sera a Bobbio alle ore 21, organizzata dal Comitato Difesa Val Trebbia, Legambiente Piacenza interviene nel dibattito sul futuro della diga del Brugneto e sul rinnovo della concessione per la derivazione delle sue acque verso la Liguria.

Al centro della questione vi è la scadenza della vecchia concessione e la necessità, secondo l’associazione ambientalista, di avviare una nuova fase. Una fase che, grazie a un accordo tra le Regioni Emilia-Romagna e Liguria, affronti la gestione dell’acqua in maniera radicalmente diversa rispetto al passato, con particolare attenzione ai bisogni del versante piacentino.

Nel corso dell’incontro del 9 maggio, convocato grazie all’iniziativa di alcuni consiglieri del CdA del Consorzio di Bonifica, il presidente Luigi Bisi ha richiesto alla Regione Emilia-Romagna un aggiornamento sullo stato della procedura di rinnovo della concessione per la derivazione delle acque dal Brugneto. Il clima, fanno sapere da Legambiente, è stato positivo, con la partecipazione attiva di rappresentanti comunali e regionali, oltre ai firmatari della lettera d’intenti del dicembre 2023.

Tutti gli interventi hanno sottolineato l’importanza di garantire un rilascio maggiore di acqua verso la Val Trebbia, non come rivendicazione unilaterale, ma come risposta a condizioni radicalmente mutate, sia a livello normativo che climatico. In particolare, il direttore del Servizio Territorio e Ambiente della Regione Emilia-Romagna, dott. Ferrecchi, ha riconosciuto la complessità del confronto con la Liguria, ma ha indicato come obiettivo di massima un rilascio di circa 6 milioni di metri cubi d’acqua – più del doppio rispetto ai 2,5 milioni previsti dalla concessione oggi scaduta.

Secondo Legambiente, però, un nuovo accordo tra le due Regioni dovrà fondarsi su basi tecniche e non su equilibri politici o stime arbitrarie. I fabbisogni idrici – afferma l’associazione – sono cambiati profondamente dagli anni Sessanta a oggi. La diminuzione della domanda industriale a Genova, l’efficienza degli acquedotti liguri e, soprattutto, l’impatto del cambiamento climatico impongono una revisione dei criteri di distribuzione dell’acqua. Non solo per l’irrigazione, ma anche per motivi ambientali e turistici.

Prima di discutere numeri, però, occorrono dati. Legambiente sottolinea l’urgenza che la Regione Emilia-Romagna – insieme al Consorzio – acquisisca informazioni dettagliate e aggiornate sull’attuale utilizzo dell’acqua del Brugneto: disponibilità mensile dell’invaso, impieghi idropotabili, perdite di rete. Informazioni che, secondo il circolo “Emilio Politi”, la Regione Liguria dovrebbe fornire in modo trasparente. In caso contrario, dovranno essere richieste con determinazione.

Nel suo intervento, Ferrecchi ha anticipato un imminente incontro con la Regione Liguria per approfondire gli aspetti giuridici del procedimento. Ma per Legambiente occorre andare oltre gli “accordi estivi dell’ultim’ora”, superando logiche emergenziali e affidandosi invece a una nuova procedura di concessione da definire nell’ambito delle norme previste dal Codice dell’Ambiente.

L’associazione plaude infine all’iniziativa del presidente Bisi di avviare un confronto strutturato e aperto, anche con pareri giuridici autorevoli come quello dell’avv. Umberto Fantigrossi. Un percorso che, se ben condotto, può portare alla stesura di un “documento propositivo” da parte del Tavolo del Trebbia, in grado di rappresentare in modo equilibrato le esigenze di tutti: istituzioni, territori, comitati locali.

Proprio ai comitati, Legambiente riconosce un ruolo importante, pur non istituzionale: quello di stimolo costante e legittimo a favore di una visione aggiornata e giuridicamente fondata della questione Brugneto. “L’unione fa la forza – conclude la nota – quando è basata su argomenti di buonsenso e di diritto”.




Alta Val Tidone: le api protagoniste per una mattina nelle scuole elementari di Trevozzo

Successo per l’iniziativa del 23 maggio organizzata dal Comune di Alta Val Tidone in collaborazione con Centro di Formazione Tadini e con la partecipazione del Dottor Riccardo Redoglia, docente del Centro e tecnico dell’Associazione Provinciale Apicoltori Piacentini.
Una mattinata dedicata alle api e alla sensibilizzazione ambientale ha animato il 23 maggio scorso la scuola di Trevozzo, grazie all’iniziativa promossa dal Comune di Alta Val Tidone in collaborazione con il Centro di Formazione Tadini e il dott. Riccardo Redoglia, docente del Centro di formazione e tecnico dell’Associazione Provinciale Apicoltori Piacentini.
Tutte le classi della scuola, guidate dalla coordinatrice di plesso Federica Perina, sono state coinvolte in un’esperienza educativa suddivisa in due turni, per permettere a ciascun gruppo di partecipare attivamente alle attività teoriche, pratiche e sensoriali. I bambini hanno potuto osservare da vicino un’arnia didattica, scoprire i segreti dell’organizzazione dell’alveare e, soprattutto, comprendere il ruolo fondamentale che le api svolgono nel mantenimento della biodiversità e nella produzione alimentare.
Il dott. Redoglia ha saputo trasmettere con semplicità e rigore scientifico concetti fondamentali legati all’impollinazione, alla sostenibilità agricola e alle minacce che oggi colpiscono gli insetti impollinatori, tra cui pesticidi, cambiamenti climatici e riduzione degli habitat.
Entrambi i turni di attività si sono conclusi con un momento dedicato all’assaggio di diverse tipologie di mieli, suscitando grande entusiasmo negli alunni.
All’iniziativa erano presenti anche Massimiliano Gobbi, direttore del Centro di Formazione Tadini, e Giovanni Dotti, assessore del Comune di Alta Val Tidone, l’iniziativa ha rafforzato e valorizzato la collaborazione sempre più stretta tra il Centro di Formazione Tadini e il Comune di Alta Val Tidone, una partnership che negli ultimi anni ha dato vita a percorsi formativi innovativi e concreti, distribuiti sul territorio e rivolti a un ampio pubblico.
L’incontro, dedicato alle api e all’ambiente, è stata l’occasione per ribadire il ruolo centrale della scuola come presidio culturale e sociale nel territorio. La scuola di Trevozzo, grazie a una rete di collaborazioni attive, si dimostra non solo luogo di istruzione, ma punto di incontro tra sapere, esperienze riguardo il territorio e cittadinanza attiva. In un’epoca in cui le aree interne affrontano sfide demografiche e infrastrutturali, investire nella scuola significa investire nel futuro delle comunità locali, rafforzando l’identità di una terra e offrendo ai giovani strumenti concreti per comprenderla e valorizzarla.




Escursione a piedi nella natura per bambini e ragazzi

I centri educativi dei Comuni di Carpaneto Piacentino, Gropparello, Podenzano, San Giorgio Piacentino, Vigolzone, gestiti dalle cooperative sociali piacentine L’Arco, C.O.Te.Pi. EducAzione & Lavoro, Eureka e Kairos, organizzano una giornata all’aria aperta per bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni e le loro famiglie, in collaborazione con Unione Valnure Valchero.
L’appuntamento è per sabato 24 maggio alle 9.30 a La Torricella, in Località Torricella, Chiavenna Rocchetta, nel territorio di Lugagnano Val d’Arda, con rientro alle 12.30.
Una passeggiata nella natura in cui saranno accompagnati da Emiliano Sanpaolo, guida ambientale escursionistica. Qui, tra i vigneti e i calanchi della Val Chiavenna, si camminerà nella “sabbia del mare di una volta”, alla ricerca delle conchiglie fossili di 5 milioni di anni fa.
La partecipazione è gratuita ma è necessario iscriversi entro il 16 maggio. Le famiglie dei diversi territori possono contattare i seguenti referenti per iscriversi: Paola al 348.0624252 per Carpaneto Piacentino, Elisabetta al 373.8357536 per Podenzano, Marco al 328.1865956 per San Giorgio Piacentino, Elisabetta al 373.8357536 o Emiliano al 320.6192415 per Vigolzone, Bonita al 348.6813015 per Gropparello.




Diga del Brugneto: il Consorzio di Bonifica di Piacenza guida il confronto con il territorio

Luigi Bisi presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza fa il punto su alcune questioni legate alla diga del Brugneto: “Stiamo lavorando con, e per, il territorio. Poco più di un anno fa abbiamo incontrato i comuni piacentini il cui territorio si affaccia sul fiume Trebbia, la provincia di Piacenza, le associazioni datoriali del territorio piacentino, Legambiente Piacenza, i Parchi e la Biodiversità dell’Emilia Occidentale (Parchi del Ducato) e i consiglieri regionali piacentini in carica. Ne è seguito un percorso e una lettera di intenti tra i soggetti sopra indicati con l’impegno reciproco ad approfondire gli aspetti legati alla diga del Brugneto e al territorio piacentino. Di questo tavolo, il Consorzio è coordinatore”.

La procedura in corso interessa le due regioni Liguria ed Emilia Romagna, poiché, come è noto, la diga del Brugneto intercetta le acque del torrente Brugneto in Liguria. Acque che, naturalmente, defluirebbero verso il Trebbia e poi al Po: “Come ogniqualvolta sia necessario, tra il Consorzio di Bonifica e la Regione Emilia Romagna, è attivo un dialogo che, in questo caso vede l’ente piacentino con un ruolo consultivo e referente per il territorio”.

L’impegno del Consorzio di Bonifica prosegue anche con un lavoro portato avanti internamente dalla struttura: “Abbiamo nominato una commissione interna rappresentata da una parte dei Consiglieri e da una parte dei componenti che rappresentano il tavolo di cui sopra sempre con lo scopo di approfondire le tematiche di interesse per il territorio. E, con il fine di avere un quadro il più possibile completo, abbiamo audito anche professionisti che hanno seguito le vicende negli anni”.

Si tratta una partita complessa e articolata dove l’impegno del territorio piacentino continua. Luigi Bisi prosegue: “Fa piacere che da parte della cittadinanza ci sia un tale coinvolgimento, vista l’importanza della risorsa idrica per il territorio. Come è ovvio che sia, però, di fronte a questioni come quelle all’attivo, non è un singolo cittadino, come pure non è il Consorzio di Bonifica da solo, a poter dare risposte definitive e conclusive sulle questioni. In alcuni casi, iniziative private con inutili allarmismi, seppur fatte in buone fede e per il bene del territorio, rischiano di essere controproducenti. Non possiamo neanche pensare che tutto il percorso che stiamo portando avanti si risolva con continui comunicati stampa piuttosto che con un lavoro che, deve essere portato a conoscenza dei cittadini con tempi e modi compatibili a tali questioni”.

Il Presidente del Consorzio chiosa: “Abbiamo nota la necessità da parte del territorio di occuparsi della questione e sappiamo che i tempi saranno lunghi. Presto incontreremo la Regione Emilia Romagna. Non è certamente il Consorzio di Bonifica di Piacenza a doversi occupare della trattiva in modo singolo e isolato ma sono bensì le istituzioni territoriali e regionali nel loro complesso. A loro, il Consorzio non fa e non farà mai mancare il proprio contributo in modo costruttivo e consultivo, portando le preziose istanze raccolte durante lo svolgimento dei lavori sia del tavolo completo, sia della commissione più ristretta”.




60 volontari a Isola Serafini hanno raccolto 400 kg. di rifiuti dal Po

400 kg di rifiuti circa, una quarantina di sacchi, il 90% plastica di cui la maggior parte polistirolo e polistirene, oltre a tantissime bottiglie e flaconi di plastica, sia trasportati dalla corrente sia abbandonati sulle rive da incivili fruitori del fiume, oltre pezzi di ferro, giochi per bambini, griglie, bottiglie di vetro, tubazioni in plastica, involucri di medicinali ecc…
Questo è il risultato dell’iniziativa “un Po di attenzioni” la raccolta di rifiuti che sabato 5 ha coinvolto ad Isola Serafini circa sessanta partecipanti di ogni età, tutti amanti del fiume Po, adulti, giovani, famiglie con bambini, pescatori, alcuni addirittura provenienti da Milano, che insieme, armati di sacchi e guanti hanno ripulito, in tre distinti gruppi, il tratto di argine dalla Scala di risalita dei pesci, di fianco alla Centrale Idroelettrica fino ai sabbioni del Po.
L’iniziativa di Piacenza è stata effettuata nell’ambito del progetto “Po SalvaMare”, dedicato al contrasto dell’inquinamento da plastica nei corsi d’acqua del Bacino del Po, Capofila l’autorità di Bacino distrettuale del fiume Po, in collaborazione con Legambiente Piacenza, Legambiente Emilia Romagna, Scala di Risalita, Pro Loco di Monticelli e con il Patrocinio del Comune di Monticelli.
Dopo la raccolta dei rifiuti i partecipanti hanno effettuato la visita alla Scala di risalita, accompagnati da Mattia Cancilleri di Proloco Monticelli che ha spiegato la storia e la funzione della più importante opera di ingegneria idraulica di questo genere in Europa, scala che ha permesso alla fauna ittica del fiume di superare lo sbarramento della centrale idroelettrica di Isola Serafini che aveva interrotto negli anni ’50 la connessione fluviale lungo il fiume.
Una bellissima giornata, molto partecipata, che si è posta il duplice obiettivo da una parte di contrastare l’abbandono dei rifiuti lungo le sponde del Po , purtroppo ancora molto diffuso, accendendo i riflettori sulla piaga del “marine litter”, grave minaccia per gli ecosistemi acquatici: i rifiuti plastici che i fiumi come il Po ed i suoi affluenti trasportano in Adriatico, inquinandolo e dall’altra valorizzare le bellezze naturalistiche di Isola Serafini , l’unica isola abitata lungo il fiume Po prima del delta, l’ecosistema fluviale locale e l’importanza della scala di risalita dei pesci.
“Questa giornata sul Po – hanno dichiarato Laura Chiappa di Legambiente Piacenza ed Emilia Romagna, Elena Marsiglia e Mattia Cancilleri di Proloco Monticelli, ha certamente rappresentato un’occasione importante per coinvolgere attivamente tutta la comunità locale nella tutela del nostro grande fiume, ma ha anche evidenziato quanto questo fiume sia ancora amato e quanto sia il desiderio di tornare a frequentarlo e viverlo. L’auspicio è che si possano organizzare ,insieme a tutti i protagonisti di questa iniziativa, altre giornate come questa per valorizzare la bellissima area di Isola Serafini ed il fiume nostro fiume Po e creare progetti di valorizzazione sostenibile in rete .




Alta Val Tidone: il noleggio delle e-bike Al Mulino

Con l’inizio della stagione primaverile il servizio di noleggio delle bici elettriche, attivato dal Comune di Alta Val Tidone già da alcuni anni, si trasferisce presso il B&B Ristorante Pizzeria Al Mulino. La struttura, situata proprio in prossimità del Molino Reguzzi, tra Nibbiano e Pecorara, garantirà il servizio di noleggio delle sei bici elettriche (5 per adulti e una per bambini) messe a disposizione dal Comune, offrendo anche un’implementazione e integrazione dell’offerta turistica dedicata, con visite al mulino ancora funzionante, percorsi, degustazioni e ospitalità.

“Ringraziamo la ferramenta di Nibbiano che in questi anni ha svolto questo importante servizio – sottolineano il Sindaco Franco Albertini e il consigliere Carlo Fontana – La disponibilità offerta dai proprietari di Al Mulino permette di rendere più completa l’offerta legata al cicloturismo che cresce nei numeri di anno in anno sul nostro territorio. La possibilità per gli ospiti di riposare, pernottare e degustare la nostra cucina presso la struttura, oltre a quella di visitare e vivere da vicino il mulino ancora funzionante mosso dall’acqua sono sicuramente un modo per attirare un numero maggiore di visitatori nella nostra splendida valle e regalargli una esperienza quanto più possibile completa”.
Per tutte le informazioni sul noleggio delle e-bike e sui pacchetti turistici è possibile contattare Al Mulino ai numeri 0523 990196 – 347 673 7056.




Scarpa vecchia fa buon gioco. Le scarpe dei postini diventano pavimenti per i parco giochi

Grazie alla creatività e all’impronta ecologica di otto dipendenti di Poste Italiane è nata l’idea di riciclare le calzature antinfortunistiche in dotazione ai portalettere e al personale dei centri di recapito per convertirle nelle piastrelle antitrauma che rivestono le aree dedicate ai bimbi. Mettendo insieme professionalità e conoscenze, i promotori del progetto, che ha preso il nome di Scarpa vecchia fa buon gioco, hanno fatto in modo che questo processo potesse essere integrato nell’articolata organizzazione della logistica di Poste.

In questo virtuoso progetto partecipa tutto il personale di Poste Italiane applicato sui centri di distribuzione di Piacenza e provincia, ovvero Piacenza Recapito Marconi, Fiorenzuola d’Arda, Castel San Giovanni e Podenzano.

Nella trasformazione, la funzione del materiale non cambia: dal lavoro al gioco, sempre di sicurezza si tratta. Se una volta proteggevano i lavoratori, ora la gomma e il poliuretano tutelano i bimbi durante i loro giochi sfrenati. «Prima ci camminavi dentro, ora ci cammini sopra»: questo lo slogan utilizzato per far conoscere tra i dipendenti l’iniziativa. Proprio la scorsa settimana dal centro di distribuzione di Piacenza, che si trova in via Giuseppe Allevi 10, è partito una prima commessa con centinaia di scarpe usate pronte ad intraprendere una nuova vita.

«Sono contento insieme ai colleghi di poter contribuire ad un’attività di riciclo così intelligente e utile – dichiara Vincenzo Sorrentino, responsabile del centro di distribuzione di Piacenza -. Sapere che le nostre vecchie scarpe diventeranno il pavimento di qualche parco giochi per bambini è straordinario: guidiamo mezzi green, rispettiamo direttive rigorose sulla raccolta differenziata e vedere con i nostri occhi il frutto dell’attività di riciclo alla quale partecipiamo con entusiasmo ci rende orgogliosi di far parte della famiglia di Poste, che dimostra con fatti concreti di essere un’azienda impegnata nella tutela dell’ambiente. Abbiamo deciso di recuperare le calzature antinfortunistiche arrivate a fine vita che Poste fornisce ai portalettere e al personale impiegato negli stabilimenti logistici e la trasformazione di queste in materiale per la pavimentazione antiurto in dotazione ai parchi giochi per bambini come quelli che si trovano nei nostri asili aziendali Poste Bimbi a Roma e a Bologna – prosegue Sorrentino -. Le calzature vengono raccolte ogni due mesi nei centri dislocati sul territorio piacentino e trasportate presso il centro di smistamento della corrispondenza di Ancona, dove un’impresa specializzata in gestione, raccolta, riciclo e trasformazione dei rifiuti le preleva e le prepara per un nuovo utilizzo».

Scarpa vecchia fa buon gioco è un vero progetto di economia circolare. Ogni anno vengono riciclate ben 25.000 paia di scarpe di Poste italiane, che ha scelto come partner per questa iniziativa l’unica azienda in Italia che ricicla calzature: dalla separazione delle componenti alla triturazione delle suole in gomma che, diventate trucioli e poi ricompattate servono a creare le mattonelle antitrauma ad incastro spesso utilizzate nei parchi pubblici nelle aree giochi per i bambini.

Il riciclo e la conseguente riduzione dell’impatto sulle discariche italiane fanno di Scarpa vecchia fa buon gioco un fiore all’occhiello della transizione green a cui Poste Italiane vuole contribuire in modo deciso. La transizione verde, un complesso percorso di cambiamento delle abitudini di produzione, consumo e vita, ha come obiettivo l’azzeramento delle emissioni nette di CO2 entro il 2050, con l’aumento dell’efficienza energetica di consumi e di produzione da un lato e la sostituzione di combustibili e carburanti fossili con alternative rinnovabili dall’altra. In questo contesto, Poste italiane mira a portare a zero le sue emissioni di gas serra entro il 2030, con 20 anni di anticipo sul resto d’Europa e del mondo. In più, con l’aiuto dei propri dipendenti, si impegna a sviluppare idee nell’ambito dell’innovazione sostenibile.