Santa Cecilia: studenti del Nicolini in tour nelle scuole 

In occasione di Santa Cecilia, patrona dei musicisti, martedì 22 novembre alcune classi di strumento del Conservatorio Nicolini andranno in tour in tre scuole primarie di Piacenza per diffondere ulteriormente negli istituti il patrimonio culturale italiano facendolo conoscere ai giovanissimi. A partire dalle 8.30, gli studenti del Nicolini, con flauti, percussioni, violini, trombe, clarinetti, viole, corni, violoncelli e fagotti suoneranno rispettivamente nelle scuole Vittorino Da Feltre, Pezzani e Mazzini. “Si tratta di un preludio della nuova edizione di ‘Una Stagione su misura’ dedicata come sempre ai più piccoli – afferma l’ideatrice della rassegna Patrizia Bernelich -. In questa occasione chiediamo a Santa Cecilia di ‘proteggere’ la residenza storica di Giuseppe Verdi; confidiamo nella buona volontà di tutti e intanto…Suoniamo”.




Plácido Domingo protagonista nel Gala Verdi

Dopo l’emozionante Messa da Requiem di Giuseppe Verdi diretta nel 2021, Plácido Domingo fa ritorno al Teatro Municipale di Piacenza, martedì 22 novembre alle ore 20.30, per cantare in un Gala tutto verdiano.

Sarà una serata consacrata alle celebri opere del Maestro, tra sinfonie, arie, duetti e pagine corali, da Nabucco a Ernani, da Macbeth a Il Trovatore, e ancora da I Vespri Siciliani e Un ballo in maschera fino a La forza del destino.

“Sono felice di tornare anche quest’anno a Piacenza – ha dichiarato il Maestro Domingo, la cui straordinaria carriera prosegue da oltre mezzo secolo con un repertorio sterminato nei principali teatri del mondo – Non posso dimenticare la grande emozione di aver diretto il Requiem l’anno scorso in memoria delle vittime del Covid. Adesso guardiamo avanti con tanta speranza: canterò il 22 novembre in questa serata di Gala dedicata al grande Giuseppe Verdi”.

Ad affiancare Plácido Domingo sul palcoscenico, il soprano Anastasia Bartoli, protagonista in importanti teatri nazionali e internazionali e già vincitrice del Concorso Voci Verdiane di Busseto. Sul podio Francesco Ivan Ciampa, regolarmente invitato a dirigere nei maggiori teatri, già molto apprezzato al Municipale di Piacenza con La Wally nel 2017 e La forza del destino nel 2019, alla guida dell’Orchestra Filarmonica Italiana e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza preparato da Corrado Casati.

L’emozionante viaggio nell’universo dei personaggi e della musica delle opere verdiane si aprirà con la Sinfonia da I Vespri Siciliani, per proseguire con alcune grandi arie, quali Perfidi! Pietà, rispetto, amore dal Macbeth, seguita dalla cavatina di Elvira da Ernani.

Dopo il Preludio dal Macbeth, sarà la volta del toccante coro Patria oppressa dei profughi scozzesi, cui darà voce il Coro del Teatro Municipale di Piacenza, per concludere la prima parte del Gala con il duetto tra Nabucco e Abigaille Donna, chi sei, dal terzo atto del Nabucco.

Aprirà la seconda parte la grandiosa Sinfonia da La forza del destino, per proseguire con l’aria di Amelia, Ecco l’orrido campo, da Un ballo in maschera, e giungere al quarto atto del Macbeth con l’aria Mal per me che m’affidai, seguita dal Vittoria! Vittoria!, che vedrà anche la partecipazione dei giovani tenori Andrea Galli (Macduff) e Antonio Mandrillo (Malcolm).

Spazio poi alle maestose pagine corali del Va, pensiero, ormai impresse nella nostra memoria collettiva, per concludere il Gala con il duetto di Leonora e il Conte di Luna Udiste? … Mira, di acerbe lagrime da Il trovatore.

Una grande festa verdiana, evento speciale e preludio alla Stagione 2022/2023 del Teatro Municipale di Piacenza che celebrerà con tre produzioni d’opera i 210 anni dalla nascita di Giuseppe Verdi.

Info e biglietti

I biglietti sono in vendita online sul sito internet www.teatripiacenza.it e presso la Biglietteria del Teatro Municipale. Per informazioni: tel. 0523.385720 – 385721, e-mail: biglietteria@teatripiacenza.it




Celebrazione della “Virgo Fidelis”, dell’81° anniversario della “Battaglia di Culqualber” e della “Giornata dell’Orfano”

Il 21 novembre 2022, alle ore 10:30, presso la Chiesa parrocchiale di San Giovanni in Canale, in questa via Croce, verrà celebrata da Mons. Adriano Cevolotto, Vescovo di Piacenza-Bobbio, la Santa Messa in occasione della ricorrenza della “Virgo Fidelis”.

Ispirato dal motto araldico dell’Arma dei Carabinieri “nei secoli fedele”, sua Santità Pio XII, nel novembre del 1949, proclamava ufficialmente la Vergine Maria “Virgo Fidelis patrona dei carabinieri”, fissando la celebrazione della festa il 21 novembre, giorno in cui la memoria liturgica ricorda la Presentazione di Maria Vergine al tempio e l’Arma dei Carabinieri la ricorrenza della battaglia di Culqualber.

Il 21 novembre del 1941, infatti, ebbe luogo una delle più cruenti battaglie in terra d’Africa, nella quale un intero Battaglione di carabinieri si sacrificò nella difesa, protrattasi per tre mesi, del caposaldo di Culqualber. Quei caduti hanno saputo tener fede al giuramento prestato fino all’estremo sacrificio.

Alla bandiera dell’Arma dei Carabinieri fu conferita, per il fatto d’arme, la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare, dopo quella ottenuta per la partecipazione alla prima guerra mondiale, con la seguente motivazione :

“…Glorioso veterano di cruenti cimenti bellici, destinato a rinforzare un caposaldo di vitale importanza, vi diventava artefice di epica resistenza. Apprestato saldamente a difesa l’impervio settore affidatogli, per tre mesi affrontava con indomito valore la violenta aggressività di preponderanti agguerrite forze che conteneva e rintuzzava con audaci atti controffensivi contribuendo decisamente alla vigorosa resistenza dell’intero caposaldo, ed infine, dopo aspre giornate di alterne vicende, a segnare, per ultima volta in terra d’Africa, la vittoria delle nostre armi.  Delineatasi la crisi, deciso al sacrificio supremo, si saldava graniticamente agli spalti difensivi e li contendeva al soverchiante avversario in sanguinosa impari lotta corpo a corpo nella quale comandante e carabinieri fusi in un solo eroico blocco simbolico delle virtù italiche, immolavano la vita perpetuando le gloriose tradizioni dell’Arma”.

 




Giornata nazionale in memoria delle vittime della strada

Domani 20 novembre 2022,  si celebrerà la “Giornata nazionale in memoria delle vittime della strada”, dedicata a quanti hanno perso la vita sulla strada ed ai loro familiari.

Un momento di riflessione su quanto sia importante, sulla strada, adottare condotte consapevoli e corrette. Distrazione, velocità elevata, mancato rispetto della distanza di sicurezza e della segnaletica stradale, sono tra le principali cause di incidenti stradali. Ma anche tra i pedoni, non sono infrequenti comportamenti azzardati, dettati molto spesso dalla distrazione o più semplicemente dalla fretta.

Dal 1° luglio 2022 l’Ufficio Patenti della Prefettura ha emesso complessivamente n. 259 provvedimenti di sospensione e n. 15 di revoca delle patente, di cui n. 107 per violazione dell’articolo 186 del Codice della Strada (Guida sotto influenza dell’alcool) e n. 32 dell’articolo 148 del Codice della Strada (Sorpasso)

Al riguardo entro la fine del mese sarà presentato in Prefettura un ciclo di incontri che la Sezione di Polizia Stradale di Piacenza, con la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Provinciale, terrà durante l’anno scolastico nelle scuole per una campagna di sensibilizzazione e di educazione dei più giovani ai comportamenti da adottare per salvaguardare la vita propria e  altrui, vivendo la strada in sicurezza.

La presentazione del ciclo di incontri sarà occasione per celebrare anche il 75° anniversario dell’istituzione della Polizia Stradale che ricorrerà il prossimo 26 novembre. Nel 1947, infatti, vennero poste le basi delle attuali strategie operative della Specialità della Polizia di Stato.

Nel nostro paese, come in altri Paesi europei, la sicurezza stradale è uno dei maggiori temi da affrontare, soprattutto in previsione dell’obiettivo europeo di ridurre drasticamente il numero delle vittime entro il 2030, fino ad azzerarlo completamente entro il 2050.




Anche la sindaca Tarasconi alla festa per i 102 anni della signora Valeria

“Festeggiare il compleanno di una persona ultracentenaria è un’occasione speciale, che ci ricorda sempre il valore della vita e il fatto che le emozioni non hanno età”.

Così la sindaca Katia Tarasconi, questa mattina, alla Casa Residenza Anziani San Camillo di Stradone Farnese, ha fatto gli auguri alla signora Valeria Agostina Paolina Zanoni, che oggi spegne 102 candeline.

“Una ricorrenza importante, vissuta con tanto affetto e condivisione intorno a lei, anche grazie al lavoro prezioso e carico di umanità di tutto lo staff della struttura”.

 




Emergenza occupazionale nelle Rsa. Il punto di vista del Gruppo Edos

Il Gruppo Edos, gestore di 17 residenze per anziani in Italia, tra cui Cra Casa San Giuseppe di Piacenza, dopo aver appreso quanto diffuso a mezzo stampa dai sindacati dei pensionati circa l’emergenza occupazionale del settore sanitario, esprime il proprio punto di vista sul tema.

“Condividiamo l’emergenza occupazionale espressa dai sindacati dei pensionati di CGIL, CISL e UIL, Aldo Baldini, Luigi Baldini e Pasquale Negro, alla quale tutto il comparto sociale e sanitario fatica a far fronte. Questa “emorragia”, come è stata definita a ragione dai sindacati, è iniziata con la fuga verso il massiccio reclutamento da parte delle strutture pubbliche a partire dal marzo 2020 a tutt’oggi, senza che nessuna azione concreta sia stata fatta per porre rimedio a questa carenza strutturale di personale con socio-sanitario, infermieristico e medico in primis.

Anche le strutture del Gruppo Edos, inclusa CRA San Giuseppe, non sono passate indenni da questo fenomeno e le dimissioni sono state molte; tuttavia, grazie anche allo sforzo di tutto il Gruppo nell’attività di reclutamento costante, le nostre residenze hanno potuto continuare la loro attività senza alcuna conseguenza sulla qualità del servizio di cura. Nello specifico anche la nostra struttura di Piacenza, come già confermato dal responsabile della residenza, a fronte delle dimissioni ha sempre provveduto con altrettante assunzioni, se non di più, garantendo qualità e continuità di servizio“.

Il Gruppo conclude con un appello e una riflessione importante: “Ricordiamo altresì come dalla pandemia ha avuto origine il processo definito di Great Resignation o Big quit, comune a tutti i paesi industrializzati e che nel comparto sanitario, in Italia, ha fatto rilevare la percentuale più alta di dimissioni (+44% nel 2021). Certamente, una maggiore attenzione da parte degli organismi governativi verso un settore spesso dimenticato, al quale tanto si chiede e poco si dà in termini economici, aiuterebbe tutto il comparto. Ringraziamo quindi chi – come CGIL, CISL e UIL non ha puntato il dito sui datori di lavoro, che faticosamente tentano di mantenere in vita le strutture dando un servizio adeguato agli Ospiti che ne hanno fatto la loro casa – ma ha segnalato come vi siano motivi profondi alla base delle scelte di cambiare lavoro o addirittura settore.

Il nostro obiettivo come Gruppo è sempre stato quello di mettere al centro Ospiti e operatori, cercando di garantire il massimo possibile ad entrambi, alle condizioni date, nonostante lo Stato deleghi ai privati un servizio così delicato, senza tuttavia fornire le adeguate risorse per poter esercitare tale compito nei termini in cui gli viene richiesto”.




Fp Cgil: “I servizi socio sanitari sono in grande difficoltà”

Che i servizi socio sanitari siano in grande difficoltà non è una scoperta recente. E’ quanto sostiene in un comunicato la Fp Cgil che «non solo denuncia a tutti i livelli la preoccupante deriva di tutto il sistema socio sanitario, ma lavora su vari fronti per provare a risolvere i problemi. È un dato di fatto  che il sistema oggi esprima un livello quali-quantitativo inferiore al passato e il rischio di ulteriore peggioramente è più che concreto».

«Il 10 ottobre 2020 -continua il sindacato –   dopo che la pandemia aveva sbattuto in faccia a tutti i detrattori del sistema pubblico l’inequivocabile necessità di rafforzarlo (questo sistema che è stato l’unico in grado di reggere e di assicurare cura e assistenza nel periodo più buio dal punto di vista sanitario da un secolo a questa parte),  la Fp Cgil ha presentato all’allora ministro della Sanità, durante un’iniziativa pubblica, la propria piattaforma per la ricostituzione complessiva del sistema socio sanitario, proprio a partire da quelle criticità che oggi anche altre voci si uniscono a denunciare».

“Da due anni a questa parte” – sottolineano Alberto Gorra e Antonio De Leo, responsabili del settore socio sanitario della Fp Cgil di Piacenza – “il sindacato di categoria tiene alta l’attenzione e denuncia la grande preoccupazione per la carenza di personale e per quella che già in altre occasioni abbiamo definito “fuga” dai servizi essenziali per anziani, disabili, minori, adulti fragili, assistenziali e socio educativi, domiciliari, di integrazione scolastica, iniziata già dalla fine del 2020″.

«Con le nostre strutture regionale e nazionale” – proseguono Gorra e De Leo – “stiamo lavorando perché la contrattazione collettiva arrivi il prima possibile, seguendo il principio “stesso lavoro-stesso contratto”, a definire contratti “di filiera”, ossia contratti che riconoscano le stesse condizioni economiche e di lavoro a tutti coloro che operano con le stesse mansioni in una determinata struttura, indipendentemente da chi è il loro datore di lavoro, pubblico o privato. Le associazioni datoriali private e cooperative, che spesso piangono miseria quando devono applicare anche quel minimo miglioramento previsto dai contratti nazionali seppure deboli, non possono stupirsi se il personale cerca condizioni migliori, né aspettarsi l’eterno sacrificio a maggior ragione in un panorama di crisi economica come quello attuale».

«A spingere i lavoratori a dimettersi non sono solamente le insufficienti condizioni economiche, non in grado di valorizzare il delicato lavoro svolto,  ma anche il “clima lavorativo”, quelle condizioni di qualità del lavoro sempre più difficili e compresse e carichi di lavoro opprimenti al punto da essere non più sostenibili per molti lavoratori che arrivano ad abbandonare il settore che avevano scelto e a cui hanno magari dedicato gli studi e gran parte della propria vita lavorativa.

E non è raro, paradossalmente,  che da parte di diversi datori di lavoro si faccia poco o nulla per trattenere i lavoratori, come se le risorse umane fossero comunque facilmente e perfettamente sostituibili (un numero tra i tanti), nella ormai erronea convinzione che per uno che se ne va ce ne siano sempre dieci pronti a prendere il suo posto alle medesime condizioni.

Ovviamente ci vanno di mezzo i servizi. Per questo – concludono i rappresentanti di Fp Cgil – da tempo parliamo di alleanza tra i cittadini e i lavoratori e riteniamo che non sia più rimandabile una saldatura tra chi riceve cure e assistenza e chi le somministra. E pensiamo che su questa alleanza  sia necessario investire con sempre maggiore decisione, proprio perché ne va della tenuta stessa del sistema, della comunità.

Le politiche che negli ultimi 15-20 anni hanno demonizzato il sistema pubblico, indebolendolo fin quasi alla morte  per favorire l’impresa privata, hanno portato disorganizzazione e frammentazione con la conseguente incapacità del sistema di rispondere ai bisogni.

Occorre una seria revisione della disciplina degli accreditamenti, alla luce della condizione molto cambiata dell’utenza che accede alle strutture, ma occorre che  i cittadini fruitori dei servizi si muovano insieme ai lavoratori che li erogano, dalla stessa parte, comprendendo le ragioni dei disservizi e proponendo insieme soluzioni».




Per gli studenti della scuola media Dante-Carducci una lezione pratica di come funziona una banca

Una quarantina di studenti della scuola media Dante-Carducci hanno visitato – in occasione della Giornata nazionale delle piccole e medie imprese (Pmi day) organizzato da Confindustria – la sede centrale della Banca di Piacenza. Le classi terza B Dante (accompagnata dalle professoresse Vanessa Ferrari e Viviana Visconti) e terza B Carducci (con le professoresse Daniela Giusti e Mariapaola Sivelli) sono state accolte in Sala Ricchetti dal condirettore generale Pietro Coppelli e dalla responsabile dell’Ufficio Personale Francesca Michelazzi; presente, per Confindustria Piacenza, Gianmarco Ratti, che ha focalizzato l’obiettivo dell’iniziativa: «Mostrare, attraverso visite guidate, la realtà produttiva delle aziende piacentine, i loro valori e il loro essere protagoniste del territorio nel quale operano; un progetto che vuole anche stimolare i ragazzi a fare scelte di studi che meglio interpretino le necessità del mondo industriale».

Il dott. Coppelli ha spiegato agli studenti la funzione e il ruolo di una banca, in particolare di una banca locale come l’Istituto di credito di via Mazzini, fornendo loro un accenno su alcuni concetti di educazione finanziaria (alla fine della visita è stato distribuito il volumetto sull’Educazione finanziaria curato dallo stesso condirettore generale). I ragazzi sono stati poi accompagnati nel Salone, dove il responsabile di Sede Paolo Marzaroli ha loro illustrato come si svolge il lavoro bancario e mostrato i numerosi quadri della collezione d’arte della Banca. Molta curiosità tra gli alunni della Dante-Carducci per la visita al caveau (“ciceroni” Erminio Ragni e Luigi Poggi), dove hanno potuto vedere la sala delle cassette di sicurezza e la cassaforte con i contanti. Tappa quindi all’Ufficio Finanza, dove Daniele Guerrini ha spiegato l’attività d’investimento della Banca, e alla terrazza con vista panoramica sulla città. Gli studenti si sono in seguito spostati al PalabancaEventi dove – dopo un intervallo con merenda – hanno avuto la possibilità di ammirare alcune sale dell’ex Palazzo Galli (Depositanti, Verdi, Casaroli, Fioruzzi, con la mostra permanente di Ghittoni). La visita si è conclusa in Sala Panini, con i ragazzi che hanno rivolto una serie di domande alle quali ha dato risposta il condirettore Coppelli.




Marco Bergonzi è il nuovo presidente di Acer Piacenza

Marco Bergonzi è il nuovo presidente di Acer Piacenza. E’ stato eletto all’unanimità dai sindaci dei Comuni della Conferenza degli enti. Si è registrata  la più alta partecipazione degli ultimi anni, pari al 75%. Nel Cda di Acer sono stati designati Andrea Pezzani e Ilaria Rossi. Bergonzi è espressione del centrosinistra mentre Pezzani e Rossi sono in quota centro destra. Vicepresidente sarà Andrea Pezzani ma per la nomina formale occorrerà attendere la prima riunione del Cda.

Marco Bergonzi, laureato in Giurisprudenza, ha 59 anni, è di Piacenza ed è un imprenditore e dirigente d’azienda con un notevole curriculum politico. Ha ricoperto vari incarichi dirigenziali in importanti aziende private: manager in una grande azienda produttrice di sistemi per l’abbattimento delle sostanze inquinanti, responsabile degli acquisti in un’azienda leader nel settore automotive, operatore commerciale nella telefonia mobile, responsabile commerciale di un’azienda metalmeccanica e inviato commerciale in Somalia per la fornitura di macchine movimento terra.

La sua carriera politica ha avuto inizio nel 1997, come consigliere comunale a Rovegno (Ge), dal 1994 al 1998 è stato consigliere di circoscrizione a Piacenza, poi membro del Consiglio generale della Fondazione di Piacenza e Vigevano, dal 2009 al 2014 consigliere provinciale per il Pd e dal 2014 al 2018 deputato della XVII legislatura e componente delle commissioni Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici e della commissione Politiche dell’Unione Europea. Nel 2018 è stato anche Osservatore internazionale alle elezioni presidenziali in Russia. E’ anche membro del consiglio direttivo dell’ISREC ( Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea), nonchè del Segretariato permanente del Summit mondiale dei Premi Nobel per la Pace e consigliere per gli Affari istituzionali della Fondazione Gorbaciov.

Gli altri due componenti del Cda di Acer Piacenza, come detto, sono Andrea Pezzani  e Ilaria Rossi.

Andrea Pezzani, laureato in Architettura e in conservazione dei Beni culturali, ha 65 anni ed è nato a Fiorenzuola d’Arda. Dopo l’attività di libero professionista, è divenuto un dirigente della Sogin, disattivazione impianti nucleari, dove ha ricoperto diversi incarichi: coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione nei siti Sogin, attività di progettazione e direzione lavori in vari cantieri Sogin, responsabile della disattivazione del sito di Bosco Marengo, direttore operativo del cantiere Cemex a Saluggia (Vercelli). Sul fronte politico, è stato dal 1997 al 2001 consigliere  comunale a Fiorenzuola d’Arda, dal 1999 al 2004 assessore ai Lavori pubblici, Edilizia scolastica e Protezione civile della Provincia di Piacenza e dal 2016 al 2021 presidente del Consiglio comunale di Fiorenzuola d’Arda.

Ilaria Rossi, laureata in Economia, commercialista, ha 49 anni ed è originaria di Podenzano. Si è laureata nel 1996 all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, nel 2000 ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione di dottore commercialista e dal 2002 è abilitata anche come revisore legale. Dal 2001 esercita la professione di dottore commercialista a Piacenza con studio in via San Siro.




Realizzata la prima aula sull’albero d’Italia

Cesano Maderno è da poche settimane un comune molto speciale per i ragazzi. In questo centro lombardo di 40.000 abitanti, nella provincia di Monza e Brianza, è stata recentemente inaugurata la prima aula didattica d’Italia costruita su un albero. Una vera e propria casa sospesa tra le chiome delle piante, immersa nel verde del Parco urbano di via San Bernardo, che verrà utilizzata come aula per l’apprendimento outdoor e come spazio di gioco nella natura a disposizione di tutti i bambini e in particolare dei piccoli alunni delle scuole Minotti, Calastri e BBE – Brianza Bilingual Education. Due mesi di lavori, poi altri 15 giorni per l’allestimento ed ecco prendere vita un luogo magico: «Un progetto pensato per i bambini – dice il Sindaco Gianpiero Bocca – per la loro felicità, per la loro voglia di avventura. Qui potranno giocare, fantasticare e imparare a contatto con la natura. Sono orgoglioso di questo risultato, della sua qualità e della sua bellezza».

Una treehouse particolare

La struttura, fortemente voluta dalla Municipalità di Cesano Maderno, è stata progettata dall’architetto Daniele Volante per l’azienda Sullalbero srl, con sede a Busto Arsizio, già leader in Italia nella realizzazione di treehouse. L’aula sospesa è ampia 17mq ed è posta a un’altezza di circa 3 metri da terra tra i forti fusti di un gruppo di Cedri. Rappresenta un nuovo modello di gioco e di didattica outdoor che si traduce anche in benessere psicofisico per i bambini, i quali hanno la possibilità di sperimentare, di stare a contatto con la natura e di imparare a rispettarla. È attrezzata con tutto ciò che serve per fare lezione: lavagna, tavoli e sedute, una libreria per letture da condividere (book crossing e book sharing), la xiloteca con le diverse specie di legno. Poi ci sono gli oblò di osservazione, la casetta per impollinatori e quella per gli uccelli, con i relativi spioncini. E ancora, uno speaking tube, per parlarsi a distanza, e un music cone, un amplificatore per gli smartphone realizzato con il legno recuperato dagli alberi caduti durante la tempesta Vaia del 2018. Dedicati all’avventura, infine, i giochi all’esterno: la parete e la rete da arrampicata, lo scivolo, la terrazza, il ponte tibetano, il palo da pompieri, la scala che si inerpica tra gli alberi.

Un progetto tanti contributi

La realizzazione della treehouse didattica di Cesano Maderno, oltre al fondamentale supporto dell’azienda Sullalbero srl, ha beneficiato dei contributi di altre due realtà molto particolari che hanno studiato soluzioni per avvicinare ancor più i bambini all’ambiente e incoraggiarli a sviluppare un atteggiamento di attenzione, di cura e di rispetto verso la natura e il mondo. La prima è la Vaia Wood, dal nome della tempesta responsabile della distruzione di milioni di alberi nel Nord-Est d’Italia. L’azienda ha curato la realizzazione di oggetti di design, realizzati con il legno recuperato dal cataclisma, che fungono da amplificatori dei sensi e sono capaci di sensibilizzare i bimbi sul discorso dell’ecosostenibilità stimolando al contempo la fantasia. La seconda è la 3Bee, start up agri-tech impegnata nella diffusione della conoscenza del mondo delle api e degli impollinatori, oggi vittime primarie delle conseguenze dei cambiamenti climatici. L’azienda, grazie alla sinergia con apicoltori, aziende e consumatori nella cura e realizzazione di sistemi di monitoraggio e miglioramento della biodiversità, ha studiato e creato per l’aula sospesa di Cesano Maderno, la casetta delle api denominata Polly.

La teoria: outdoor learning

Il concetto alla base del progetto si chiama outdoor learning, un modello educativo importato dai Paesi nordici che per primi hanno introdotto spazi en plen air per favorire l’istruzione e focalizzare la sensibilità dei giovani su natura, bellezza e sostenibilità rispondendo al contempo all’esigenza di avventura e di libertà. Si scopre che lo spazio esterno realizza una fonte alternativa di apprendimento e favorisce esperienze dirette e concrete in natura: stabilire un legame con l’ambiente aiuta i bambini a sviluppare aspetti importanti della loro formazione e della loro personalità. In questa ottica le case sugli alberi, che già fanno parte dell’immaginario di ogni bambino, consentono di fare esperienze lontane dalla quotidianità degli ambienti urbani. Rispetto a un’aula tradizionale nei giovani studenti si amplifica e consolida il senso di appartenenza al gruppo poiché si partecipa insieme a un momento di meraviglia e di scoperta collettiva. La possibilità di cambiare luogo, inoltre, concretizza un momento didattico più intimo e intenso che produce migliori risultati sia dal punto di vista educativo sia di arricchimento personale.

Il progettista

«Anche in Italia si possono pensare aule didattiche costruite sugli alberi – spiegano gli esperti della Sullalbero srl – la normativa va valutata caso per caso perché può dipendere dal tipo di inquadramento urbanistico e del luogo dove sorge la struttura. La progettazione deve attenersi alle norme legate sia agli ambienti scolastici sia alle strutture ludiche ad uso pubblico: UNI EN 1176-1:2018». Oltre a realizzare treehouse in ottemperanza alle normative urbanistiche, l’azienda Sullalbero srl presta molta attenzione al rispetto degli alberi, ai materiali impiegati rigorosamente ecocompatibili e alle scelte tecniche. La casa sull’albero è costruita in legno lamellare Gl24h, in Larice Svizzero dell’Engadina e in pannelli lamellari di abete rosso, tutti rigorosamente certificati dal Programma di Valutazione degli Schemi di Certificazione Forestale (PEFC). Per conferire agli spazi un’ottimale illuminazione le finestrature sono curate e funzionali per l’ingresso della luce naturale per non compromettere l’alta qualità di coibentazione delle pareti e del tetto. Anche il ricircolo dell’aria può essere ottimizzato da sistemi di VMC (Ventilazione Meccanica Controllata) che assicurano un ambiente più salubre e favoriscono la regolazione dell’umidità esistente, impedendo così la formazione di muffe.

Aule en plein air, il futuro

La didattica contemporanea sta procedendo verso una maggiore integrazione degli spazi outdoor negli ambienti scolastici tradizionali. Tra le attività didattiche complementari per i ragazzi sempre più istituti scolastici inseriscono, per esempio, la cura di un piccolo orto comune e la predisposizione di uno spazio esterno di apprendimento. L’aula sull’albero rappresenta sicuramente la massima espressione in tal senso e comunque ogni progetto è concepito e realizzato su misura sia per il fine educativo e didattico a cui è destinato sia per i vincoli e spunti del luogo di realizzazione. Sono da leggersi in quest’ottica anche i due progetti in studio della Sullalbero srl: il primo è alla “Città dei Bambini” di Malnate, in provincia di Varese, la proposta di uno spazio sull’albero dedicato a bimbi e adolescenti; il secondo è al “Dynamo Camp” di Bimestre, in provincia di Pistoia, il progetto di una treehouse polifunzionale in armonia con la natura per attività ludiche, mostre, laboratori didattici, momenti di relax o di stimolazione sensoriale.




L’Ucraina raccontata attraverso il cibo nelle mense scolastiche di Piacenza

Giornata dedicata all’Ucraina, raccontata ai bambini attraverso i piatti della tradizione, nelle mense scolastiche di Piacenza. Nel menu i tipici Varenyky (tortelli di patate), pollo alla Kiev, verza cruda e sochniki (dolcetti alla ricotta), per omaggiare la cultura gastronomica del Paese.

Anche gli assessori alle Politiche Educative e alle Pari Opportunità, Mario Dadati e Serena Groppelli, hanno assaggiato le specialità ucraine – insieme al consigliere comunale e pediatra Giuseppe Gregori, all’ala di terza linea della Sitav Rugby Lyons Luca Petillo, alla dietista Monica Maj, alle referenti comunali e di Cirfood – con insegnanti e alunni della primaria Caduti sul Lavoro.

“Questa occasione speciale – sottolineano gli assessori Groppelli e Dadati – ci ha portati a condividere con i bambini l’idea del cibo e dell’alimentazione come veicolo per accostarsi alla cultura e alla storia di un popolo, in un viaggio ideale. Quale simbolo più efficace, nel nome dell’accoglienza e della fraternità, di un pasto consumato insieme? E’ così che, nel rendere omaggio all’Ucraina attraverso il menu dedicato, abbiamo voluto ribadire un messaggio di speranza e di solidarietà, che nel valorizzare i prodotti tipici di una Nazione oggi devastata dalla guerra ci facesse riflettere sul sull’importanza di aprirsi sempre al dialogo e alla reciproca conoscenza tra i popoli. A partire dalla genuinità della cucina”.

I Varenyky sono il piatto più consumato in Ucraina: ravioli a forma di mezzaluna, con un ripieno solitamente di patate che contempla, però, variazioni fino a 50 tipi di diversi (dai funghi alle ciliegie, dalla verza al formaggio), normalmente serviti con diversi tipi di salse, di cui la più usata è la panna acida (smetana), ma anche con burro fuso e cubetti di pancetta o salsa di funghi, per citare alcuni esempi tra i più comuni.

I sochniki sono, invece, dolcetti ripieni di ricotta: mezzelune di sfoglia a base di burro e farina, farcite con una crema leggera di ricotta e scorzetta di limone, cotti in forno, originariamente per le occasioni speciali come Natale e Pasqua.

Gli ingredienti più diffusi nella cucina popolare ucraina, ispirata alla semplicità e a porzioni abbondanti legate all’ospitalità, sono funghi, barbabietole e verdura, con accostamenti a volte contrastanti e all’apparenza azzardati, che proprio nell’abbinamento tra sapori diversi trova il suo fascino.

Considerata il paniere d’Europa per la sua grande produzione di frumento, l’Ucraina presenta una grande varietà nella produzione di pane, ma sono molto diffuse anche le torte e i dolci ricoperti di miele. La cucina del Paese è ricca anche di carboidrati, speziata e aromatica, con uso abbondante di menta, mostarda, pepe, aneto, prezzemolo e cannella. Accanto alla carne, pietanza di base, sono spesso in tavola patate, verdure, funghi, frutta e panna acida, oltre all’immancabile pane.

 




Fu il beato Bernardino da Feltre a fondare il Monte di Pietà di Piacenza

Il beato Bernardino da Feltre è legato a Piacenza perché è grazie al suo instancabile e costante impegno se nel settembre del 1490 il Monte di Pietà divenne realtà. Il francescano dei Frati Minori Osservanti ne fondò diverse (la prima a Mantova nel 1484, poi a Parma e a Rieti) di queste istituzioni, ideate e promosse dall’Ordine francescano per sottrarre le classi più povere alle angherie degli usurai attraverso la concessione di prestiti contro pegno di oggetti.

La figura del religioso è stata al centro della conferenza che si è tenuta alla Biblioteca del Convento, quale appuntamento dei “Giovedì della Basilica” (nell’ambito delle Celebrazioni per i 500 anni di Santa Maria di Campagna promosse dalla Comunità francescana e dalla Banca di Piacenza). Relatori, Pietro Coppelli, presidente del Comitato organizzatore dei 500 anni e don Franco Fernandi, diacono.

Il dott. Coppelli ha iniziato il suo intervento proprio dal tema dell’usura, «già vivo in periodo romano, con Giustiniano che fissò scaglioni di tassi dal 4 al 12%». La liceità degli interessi venne però messa sotto accusa con l’avvento del Cristianesimo. «Ma con lo sviluppo degli affari – ha argomentato il condirettore generale della Banca – pure i cristiani, nonostante il divieto delle leggi canoniche, divennero ben presto prestatori di denaro. Anche a Piacenza si sviluppò tantissimo l’attività di credito, supportata dalla presenza di numerosi banchieri appartenenti a famiglie nobili e potenti». L’usura diventò «un vero flagello», ha spiegato il dott. Coppelli, «che coinvolse tutti i ceti sociali, ma pesando di più sui meno abbienti». Ed è qui, come già accennato, che entrano in scena i francescani con i Monti di Pietà. «Possiamo affermare – ha proseguito il relatore – che queste istituzioni sorsero basandosi sugli stessi principii che più tardi portarono alla costituzione delle banche popolari. Luigi Luzzatti (economista e propagatore delle Popolari in Italia), infatti, richiama nei suoi scritti padre Bernardino da Feltre quale modello per combattere la piaga dell’usura». Il Monte di Pietà di Piacenza poteva contare su diverse entrate, alcune derivanti da legati perpetui, altre da vitalizi e da erogazioni liberali. Vi ricorrevano in molti, ha esemplificato il dott. Coppelli, anche famiglie abbienti in cerca di liquidità da impiegare in operazioni finanziarie, che davano in pegno oggetti preziosi. Nel 1861 il Monte di Pietà di Piacenza fondò la Cassa di Risparmio, ospitandola nei propri locali ed offrendo la propria garanzia ai depositanti. Nel 1883 i due istituti si separarono e nel 1928, causa dissesti finanziari, il Monte di Pietà si fuse nella Cassa di Risparmio. Nella nostra provincia nacquero altri quattro Monti di Pietà: a Fiorenzuola, Castelsangiovanni, Castellarquato e Cortemaggiore.

Don Fernandi ha invece trattato gli aspetti più propriamente religiosi della vita di fra’ Bernardino (all’anagrafe Martino Tomitano), nato a Feltre nel 1439 (la mamma era cugina dell’umanista Vittorino da Feltre). Piccolo di statura, detto “Il Piccolino”, voce chiara, dolce, squillante, gradevole all’orecchio. Nel 1455 frequentò l’Università di Padova, Facoltà di Giurisprudenza. L’anno successivo ascoltò nella città veneta una predica del francescano osservante Giacomo della Marca e nel 1460 entrò nel convento francescano di Sant’Orsola, accolto dallo stesso Giacomo della Marca. Dopo la professione solenne venne assegnato al convento di Santo Spirito di Mantova. Si ammalò di malaria e venne inviato a Verona. Nel 1463 fu ordinato sacerdote. Durante la sua permanenza a Mantova tenne più di 300 orazioni funebri. Nel 1469 fu nominato predicatore, nel 1473 Guardiano del convento di Trento e nel 1476 Guardiano del convento di Padova.

Dell’attività come fondatore di Monti di Pietà abbiamo già detto. Da aggiungere che tentò di aprine uno anche a Firenze, ma venne invitato dai Medici a lasciare la città. Morì a Pavia il 28 settembre del 1494 all’età di 55 anni, 38 dei quali vissuti da religioso.

Nell’occasione, è stato esposto – nella sala della Biblioteca – il saio appartenuto al beato francescano e conservato in Santa Maria di Campagna.