Bonificato ordigno bellico trovato in Alta Val Tidone

Nella mattinata di ieri, 16 novembre 2022, gli artificeri del 2° Reggimento Genio Pontieri con il coordinamento della Prefettura ed il supporto sanitario del Corpo militare della Croce Rossa Italiana,hanno fatto brillare un motore di volo per razzo M6 americano risalente al secondo conflitto mondiale. L’ordigno era stato rinvenuto in un’area nel comune di Alta Val Tidone, immediatamente messa in sicurezza da militari della stazione carabinieri di Pianello Val Tidone.

Il residuato bellico è stato rimosso e trasportato presso una zona idonea dove successivamente è stato fatto brillare.

 




Domeneghetti: “La maggioranza dichiara di volare alto, ma inizia subito a perdere quota”

“La maggioranza dichiara di volare alto, ma inizia subito a perdere quota”. E’ quanto sostiene il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Nicola DomeneghettiI: che ha presentato un’interrogazione al Sindaco Tarasconi sulla riqualificazione mancata del Quartiere Campo Sportivo Vecchio.

“Durante la presentazione delle Linee Programmatiche di Mandato dell’Amministrazione Tarasconi , nella seduta dei Consiglio Comunale di lunedi scorso – sostiene Domeneghetti – abbiamo appreso che questa maggioranza intende “volare alto”, ma il decollo è miseramente fallito, posto che, pare, si sia già perso uno dei finanziamenti intercettati dall’Amministrazione Barbieri , lasciati in eredità alla giunta Tarasconi”.

Infatti – conclude il consigliere – l’intervento di riqualificazione del parcheggio tra via Nicolodi e via Tononi, interamente finanziato, che doveva realizzarsi nel 2022, è misteriosamente in stand by.

Quale sorte dobbiamo attenderci per i 90 milioni di euro di finanziamenti raccolti dall’Amministrazione Barbieri?”

Questi i contenuti dell’atto ispettivo del consigliere di Fratelli d’Italia che interroga il Sindaco sullo stato della riqualificazione del Quartiere Campo Sportivo Vecchio, su notizie in merito al finanziamento da 478 mila euro del Ministero della Transizione Ecologica e sulla destinazione dei 100 mila euro stanziati dall’Amministrazione Barbieri per questo intervento.

 




Riscaldamento nelle scuole, le precisazioni degli assessori Bongiorni e Dadati

A seguito delle segnalazioni e delle richieste di informazioni da parte di alcuni genitori, riguardanti il presunto mantenimento di temperature troppo basse a scuola, gli assessori alle Politiche Educative e alla Manutenzione, Mario Dadati e Matteo Bongiorni, fanno alcune precisazioni.
“Anche per il riscaldamento nei plessi scolastici – spiega l’assessore Bongiorni – il riferimento è il Decreto ministeriale del 6 ottobre scorso, che definisce i criteri di esercizio degli impianti prevedendo, per la stagione invernale 2022-2023, la riduzione di un’ora al giorno dell’accensione e fissa la temperatura massima a 19 gradi. I soli edifici esclusi dal provvedimento sono quelli adibiti a luogo di cura, asili nido e scuole dell’infanzia, mentre per tutti gli altri ordini scolastici non sono considerate deroghe”.
“Comprendiamo – aggiunge l’assessore Dadati – che il tetto massimo di 19° è un valore limite, soprattutto se consideriamo che bambini e ragazzi seguono le lezioni restando fermi in classe per più ore consecutive. Non bisogna dimenticare, inoltre, che le misure di prevenzione anti Covid rendono necessaria l’apertura frequente, se non pressoché continuativa, delle finestre, per favorire il ricircolo d’aria, il che può aumentare la sensazione di freddo”.
“In questi giorni – concludono gli assessori – stiamo effettuando sopralluoghi puntuali in diverse scuole della città, per misurare la temperatura negli ambienti comuni e nelle aule, nonché per verificare il corretto funzionamento dei termostati: non possiamo esulare dalle regole ministeriali, ma al tempo stesso è prioritario l’impegno per tutelare il benessere di studenti, docenti e personale Ata, favorendo la massima efficienza degli impianti”.




I sindacati lanciano l’allarme sulla grave carenza di personale nelle Cra

I segretari dei pensionati dei sindacati confederali, Luigi Baldini (Spi-CGIL), Aldo Baldini (Fnp-CISL) e Pasquale Negro (Uilp-UIL) sollecitano un forte cambiamento nelle politiche sanitarie che pubblico e privato mettono in atto nel territorio della provincia di Piacenza.

Al centro dell’attenzione, questa volta, è la gestione delle risorse umane impiegate dalle aziende: infermieri e personale sanitario sono sempre più ricercati, e tra pensionamenti e dimissioni volontarie verso altre strutture, o addirittura verso altri settori del mercato del lavoro, i nuovi assunti spesso rischiano di non sopperire alle uscite del personale sanitario, creando notevoli disagi nel servizio di cura alle persone, la stragrande maggioranza delle quali anziane.
La carenza di questi professionisti è ormai un problema lampante che dovrebbe far riflettere tutta la comunità piacentina e non solo, in quanto è comunque imperativo assicurare gli standard qualitativi del servizio offerto e non diminuire il numero dei posti letto che sono particolarmente preziosi in una fase in cui l’emergenza Covid non può purtroppo dirsi del tutto conclusa.
I sindacati dei pensionati piacentini sono preoccupati da questa situazione in cui si riscontra in alcuni casi una vera e propria emorragia di personale delle CRA e RSA, le quali corrono sempre il rischio di non poter assicurare la qualità del servizio a chi è ospite perché i dipendenti decidono sempre più spesso di abbandonare il posto di lavoro partecipando a quel fenomeno di “grandi dimissioni” che è ormai di dominio pubblico.
Secondo Luigi Baldini, Aldo Baldini e Pasquale Negro, che rappresentano gli iscritti delle federazioni dei pensionati di CGIL CISL UIL, la sanità pubblica e privata ed i servizi Socio Sanitari devono compiere un salto di qualità, perchè non si può pensare che l’unica risposta strutturata per anziani e disabili non autosufficienti debba continuare ad essere l’ingresso in RSA dati i costi altissimi delle rette. Il problema quindi, fanno notare, è a monte: “bisogna rafforzare la risposta di aiuto e cura domiciliare, aiutare le famiglie e le persone che si prendono cura delle persone (“caregiver”) attraverso un nuovo modello di domiciliarità che veda un reale potenziamento dei servizi di assistenza domiciliare per gli anziani non autosufficienti e per le persone con disabilità”.  Il problema si governa quindi attuando veramente un modello di Sanità che dovrà essere sempre incentrata sull’ integrazione tra servizi sanitari e assistenziali e servizi sociali con una riorganizzazioni della rete ospedaliera e di cura.
Nel merito dello stillicidio di dimissioni che è stato riscontrato in alcune strutture, la posizione sindacale non prescinde dal prendere in considerazione le reali condizioni lavorative in cui si trovano ad operare gli addetti di questo particolare settore, cioè dalla presa d’atto di un disagio diffuso riportato alle organizzazioni sindacali che tocca non solo la qualità lavorativa ma anche l’ aspetto economico delle lavoratrici e lavoratori di questo comparto. Il sindacato confederale si è impegnato in una ricerca di dialogo con le organizzazioni datoriali più significative, sia private che cooperative, per trovare un punto di maggior equità e stabilità attraverso lo strumento della contrattazione di secondo livello che deve dare risposte concrete anche sotto l’ aspetto economico ma a tutt’oggi questa ricerca non ha avuto esito.
Forse è anche per questi motivi che per esempio, in una struttura piacentina come la Cra San Giuseppe, in pochi giorni si è verificato un numero consistente di dimissioni tra operatori socio sanitari ed infermieri. “È una situazione d’ allarme, sostengono i pensionati piacentini, che fa riflettere sul mantenimento della qualità del servizio alle persone in un contesto estremamente difficile dal punto di vista delle risorse umane a disposizione e che ci auguriamo non vada a peggiorare nel prossimo futuro la vita delle persone anziane all’interno della struttura”.

Nella foto, i segretari dei pensionati dei sindacati confederali: al centro Aldo Baldini (Fnp-CISL), alla sua sinistra Luigi Baldini (Spi-CGIL), e alla sua destra Pasquale Negro (Uilp-UIL)




“Gioia” e “Romagnosi” prime due tappe degli incontri tra la presidente Patelli e i dirigenti scolastici

Le visite di questa mattina al “Gioia” e al “Romagnosi” di Piacenza hanno segnato l’inizio del calendario di incontri tra Monica Patelli, presidente della Provincia, e i dirigenti scolastici degli istituti ubicati negli edifici di proprietà dell’ente di Corso Garibaldi.

“Rafforzare lo scambio di informazioni con le nostre scuole – evidenzia la presidente – va nell’ottica di uno stretto contatto tra la Provincia e le diverse realtà del territorio, anche attraverso la conoscenza diretta con le persone impegnate ogni giorno per studentesse e studenti degli istituti superiori. L’attenzione degli uffici è massima sia sui lavori di manutenzione ordinaria sia sui cantieri di miglioramento o adeguamento antisismico in corso d’opera e a venire – e sugli aspetti organizzativi ad essi connessi – per interferire nella minor misura possibile con le esigenze didattiche, anche alla luce delle difficoltà già affrontate a tutti i livelli durante la pandemia”.

La presidente Patelli è stata accompagnata dalla vicepresidente con delega a Edilizia scolastica, istruzione e diritto allo studio Patrizia Calza: entrambe, insieme ai dirigenti scolastici, hanno rivolto un breve saluto a due classi.

Con la presidente Patelli e la vicepresidente Calza erano presenti anche la dirigente del servizio Istruzione e formazione Annamaria Olati e i tecnici Matteo Bocchi e Roberto Dacrema del Servizio Edilizia e Servizi tecnologici.

Al “Gioia” la presidente Patelli è stata ricevuta dalla dirigente scolastica Cristina Capra e dal vicepreside Fabrizio Pezza, mentre al “Romagnosi” ha incontrato la dirigente scolastica Raffaella Fumi, la vicepreside Daniela Scaglioni e l’ex vicepreside Marco Carini, memoria storica dell’istituto.




Villa Verdi. Sangiuliano: ” Lo Stato non può permettere che questo bene vada in degrado”

«La vicenda di Villa Verdi deve essere al cuore di tutti gli italiani perché la casa del compositore è un luogo della memoria collettiva nazionale, è un pezzo della vita di ciascuno di noi e quindi lo Stato non si può assolutamente permettere di lasciare che questo bene vada in degrado». Lo ha detto il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, rispondendo in Aula alla Camera a un’interrogazione di Tommaso Foti (FdI) sulle iniziative volte a garantire la salvaguardia di Villa Verdi a Villanova sull’Arda (Piacenza).

«Appena apprese le notizie di stampa mi sono immediatamente attivato telefonando al presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, la cui posizione è stata di convergenza con la necessità di fare qualcosa. Su mio input c’è stata anche un’ispezione del sovrintendente locale accompagnato da un ufficiale dei Carabinieri Tpc nel corso della quale è stata riscontrata una situazione di degrado – ha spiegato il titolare del MiC che ha aggiunto – «Adesso stiamo aspettando prima di muoverci perché la legge ci impone di attendere la decisione del tribunale di Parma che deve nominare un custode giudiziario e poi farci capire quali possono essere le modalità di vendita e la prassi che si intende adoperare in questo caso».
«La questione – a proseguito il ministro –  è alla mia vigile attenzione e sicuramente interverremo in questo ambito. Abbiamo due strade: la trattativa diretta, oppure la strada di far concludere una eventuale asta e poi esercitare il diritto di prelazione».

Dal ministro è arrivata anche un’idea utile a raccogliere fondi  «Proveremo ad organizzare una serie di concerti di musiche di Giuseppe Verdi, il cui ricavato andrà a rimpinguare il fondo che ci servirà per acquisire la Villa di Verdi. Il sovrintendente del Teatro alla Scala di Milano e quello del teatro dell’Opera di Roma hanno già  dato la propria disponibilità».

Tagliaferri (Fdi): il Governo Meloni salverà Villa Verde, l’inerzia di Felicori ha fatto fare brutta figura all’Emilia-Romagna”

Sul tema è intervenuto anche il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giancarlo Tagliaferri che così ha commentato quanto detto dal ministro.

“Le dichiarazioni del ministro Sangiuliano sono chiare: il Governo Meloni salverà Villa Verdi a Sant’Agata di Villanova (PC). E’ una buona notizia che dimostra come l’attuale Governo stia correndo per recuperare gli errori altrui. E il recordman degli errori è l’Assessore Mauro Felicori che ha parlato molto ma non ha fatto nulla per Villa Verdi se non venire in Commissione Cultura e prospettare interventi. Ci aspettiamo almeno che l’Assessore Felicori possa accogliere il neo ministro nella nostra regione per illustrare le particolarità e le bellezze della dimora del celebre compositore”.

 




Ricordato padre Contardo, “frate indiavolato”

«Quando mi chiedono se sono un esorcista, rispondo che sono il frate indiavolato. Alle persone che si rivolgono a me mi presento facendoli partecipi di alcuni episodi della mia vita. Vita che dà tre doni: corpo, che tocca, lavora, guadagna, risparmia; anima, che sorride; spirito, che prega; e altrettanti problemi: famiglia, società, sentimenti». Così si era espresso padre Contardo Montemaggi (nella foto a sinistra, con padre Secondo Ballati)  il 28 giugno del 2018 (nel giorno del suo 83esimo compleanno) all’incontro organizzato dalla Banca di Piacenza nel chiostro del Convento di Campagna (a cui avevano partecipato circa 200 persone), nell’ambito delle manifestazioni collaterali alla Salita al Pordenone, sulle esperienze vissute da un esorcista (padre Contardo, appunto). Il francescano è poi mancato tre anni più tardi (il 28 febbraio del 2021), lasciando i frequentatori del Convento e della Basilica di Santa Maria di Campagna orfani della sua simpatia tipicamente romagnola, che lo portava spesso a raccontare barzellette molto divertenti.

Una nostalgia che si è tradotta in un libro sulla sua figura (“Padre Contardo. L’allegria cristiana”, di Federica Villa – Edizioni Il Duomo), presentato questa sera nella Biblioteca del Convento davanti a un pubblico numeroso, per iniziativa di Banca di Piacenza, Comunità francescana, Fondazione di Piacenza e Vigevano, settimanale Il Nuovo Giornale e Movimento scout adulti, nell’ambito delle Celebrazioni per i 500 anni della Basilica mariana.

I saluti introduttivi sono stati portati dal presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano (che ha sostenuto la realizzazione del volume) Roberto Reggi («Come Fondazione siamo orgogliosi di aver fatto parte di questo progetto – ha sottolineato l’ing. Reggi – rivolto al ricordo di una persona che ha insegnato molto agli altri. Ho avuto il privilegio di conoscerlo: trasmetteva serenità, tipico delle persone solide e la sua allegria era contagiosa») e dal condirettore generale della Banca di Piacenza Pietro Coppelli («è buona cosa ricordare religiosi come padre Contardo – ha osservato il dott. Coppelli -, o come abbiamo fatto con padre Corna la settimana scorsa e come faremo con i beati Bernardino da Feltre (domani, ndr) e Marco da Bologna (24 novembre, ndr), perché parlando dei loro atti di bontà possiamo sperare di far attecchire il bene nel cuore di tutti»).

Il Superiore del Convento padre Secondo Ballati ha ricordato il «carattere allegro» del confratello, ma al contempo «il grande rigore che metteva nello svolgimento dei suoi compiti di pastore di anime, la serietà con la quale approcciava le persone che confessava, il rispettoso riserbo che ha sempre tenuto riguardo la sua attività di esorcista». Di suo poi aveva la capacità di mettere a proprio agio le persone, togliendole dalla soggezione con una barzelletta. «Chi lo ha conosciuto quando era più giovane – ha concluso padre Secondo – ne aveva potuto apprezzare la grande vitalità: gli piaceva stare con gli amici, bere un buon bicchiere di vino, socializzare e camminare con i suoi scout».

La curatrice del volume Federica Villa (esperta di comunicazione, collaboratrice de Il Nuovo Giornale, nel 2021 ha realizzato il libro storico sul centenario delle Suore della Provvidenza per l’infanzia abbandonata fondate da mons. Francesco Torta) ha dal canto suo spiegato le caratteristiche della pubblicazione, che non segue un criterio cronologico, ma racconta nei vari capitoli le esperienze di vita di padre Contardo, anche attraverso le testimonianze dirette raccolte tra coloro che lo hanno conosciuto. Tra questi, il giornalista Ludovico Lalatta e Mario Girometti con la moglie Roberta Bonvini – presenti in sala – hanno raccontato il loro incontro con il frate romagnolo.

Originario di Villa Verucchio di Rimini (sede di uno dei più antichi conventi francescani risalente al 1200, nel quale tutti i frati fanno il noviziato), dove è sepolto nella tomba di famiglia, padre Contardo – al secolo Corrado – era entrato a soli 11 anni nelle file dei Frati minori. A 18 vestì l’abito da frate (tre anni di liceo li aveva frequentati a Piacenza) e nel 1961 celebrò la sua prima messa. Fu impegnato nei diversi conventi emiliano-romagnoli, lasciando ovunque persone grate a Dio di averlo incontrato. Prima a Parma nel convento della SS. Annunziata, poi a Faenza (3 anni) e di nuovo nella città ducale (dove è stato in totale 15 anni), per poi passare nel suo paese natale, a Modena (5 anni), a Predappio (5 anni), e all’eremo di Montepaolo, a Ravenna (per 14 anni) nella parrocchia del porto, per giungere a Piacenza nel 2013. Parroco ed esorcista sia a Forlì che a Ravenna, legò il suo nome alla rinascita a Parma degli scout, realtà ecclesiale che seguì a più riprese. Anche a Piacenza era assistente del Masci, il Movimento scout adulti.

In molti lo ricordano per le numerose barzellette e per le sue massime che raccontava anche durante le omelie: “La via più facile non è sempre la più giusta”; “Dio ha salvato il mondo non con una bomba ma con un bimbo”; “Un sorriso non è mai fuori posto”; “E’ più facile obbedire che comandare”, senza dimenticare il proverbiale detto “Prediche corte e tagliatelle lunghe”.

 




Nicoletta Corvi, assessore ai servizi sociali”. I miei primi 100 giorni, tra emergenze e nuove responsabilità”

E’ l’Assessore ai servizi sociali Nicoletta Corvi la protagonista di una nuova puntata di “A tu per tu con Piacenza”, video-format di approfondimento curato da Il Mio Giornale.net, PiacenzaDiario e PiacenzaOnline, riuniti sulla piattaforma Piace.news. Una serie di ritratti finalizzati a raccontare i protagonisti della città e della provincia non solo ai piacentini.

Realizzate a palazzo Farnese, negli spazi museali, grazie alla collaborazione dell’Ufficio stampa e dell’Assessorato alla Cultura del Comune, le interviste sono dedicata alle donne e agli uomini che oggi governano la città. Quanto li conosciamo? Cosa sappiamo di loro? E quali sono le idee a cui stanno lavorando per migliorare la vita dei cittadini? Nicoletta Corvi é stata intervistata da Giovanni Volpi.

Servizi sociali, solidarietà, infanzia, abitazione, inclusione. Con Nicoletta Corvi si parla di progetti e proposte pensate per sviluppare, insieme a quelle di tutta la squadra di governo, l’idea di città firmata sindaca Tarasconi. E non mancano i riferimenti alla vita personale, a come é cambiata in questi primi mesi di mandato, a come, anche in un ruolo istituzionale, non manchi l’aspetto emozionale e il senso profondo di responsabilità.




Scontro all’alba fra Tir sulla A1. Lunghe code

Ennesimo incidente sul tratto piacentino della A1 Milano-Napoli, al km.51. Quattro camion si sono scontrati questa mattina, intorno alle 6, tra Piacenza Sud e Piacenza Nord e Basso Lodigiano (Piacenza Nord). Per questo l’Autosole è stata bloccata fra i due caselli, con la formazione di oltre 4 chilometri di coda ed il deflusso di mezzi sulla viabilità ordinaria.

Si è registrato un ferito grave e sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, la polstrada, il personale di Autostrade per l’Italia ed i vigili del fuoco che hanno provveduto ad estrarre l’autista rimasto incastrato fra le lamiere.




Superbonus. Caos nei condominii, danni economici per i proprietari

“Venerdì scorso, a Palazzo Chigi, il Presidente del Consiglio e il Ministro dell’economia ci hanno illustrato le idee del Governo sul superbonus e sulla cessione del credito. Sul futuro di questi strumenti, e di tutto il sistema degli incentivi immobiliari, abbiamo espresso l’auspicio di un confronto preventivo. La direzione che sarà intrapresa, in ogni caso, sarà il frutto di una scelta politica, condivisibile o meno ma legittima in quanto tale. Ciò, fino a quando non sarà recepita dall’Italia la direttiva europea sull’efficienza energetica, di imminente approvazione, che obbligherà a realizzare determinati interventi; in quel momento le cose cambieranno radicalmente e la domanda da farsi sarà: chi paga?

Quel che ora preoccupa è la gestione della fase transitoria nella quale ci troviamo. Ci appelliamo allora al Governo affinché – da un lato – intervenga per sbloccare i crediti fermi presso gli intermediari, anche ipotizzando un coinvolgimento diretto dello Stato, e – dall’altro – posticipi almeno al 31 dicembre il termine, preannunciato per il 25 novembre, entro il quale deve essere presentata la comunicazione di inizio lavori per poter usufruire del superbonus al 110 per cento (e differisca di conseguenza, o elimini del tutto, quello per l’approvazione della delibera condominiale).

Non si tratta di una mera richiesta di estensione dell’attuale regime, che comunque lo Stato aveva garantito sino alla fine del 2023, ma di un richiamo alla necessità di limitare al massimo i problemi che il brusco cambiamento annunciato sta creando a famiglie, professionisti e imprese. Per i lavori in condominio, in particolare, le perdite economiche che subiranno i proprietari per far fronte ad impegni già assunti saranno ingenti.

Accogliere questo appello non significherebbe smentire la posizione del Governo su superbonus e cessione del credito, ma semplicemente salvaguardare le aspettative di molti cittadini e onorare la loro fiducia nelle istituzioni. Poi, come detto, occorre ragionare tutti insieme sull’intero sistema di incentivi immobiliari, ma senza ignorare il macigno che sta arrivando da Bruxelles”.




Incidente sulla A21. Auto resta incastrata fra un Tir e lo spartitraffico

Incidente nel pomeriggio di oggi sull’autostrada sull’A21 al chilometro 138, tra Castel San Giovanni e Stradella in direzione Torino. Un’Audi è rimasta coinvolta in uno scontro che ha coinvolto un Tir ed un’autocisterna. La vettura è rimasta incastrata fra i mezzi pesanti ed il guardrail e sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per liberare i tre occupanti della macchina. I feriti sono stati trasportati in ospedale a Piacenza e non sarebbero in pericolo di vita. I rilievi di legge sono affidati alla polstrada intervenuta sul posto. Pesanti le ripercussioni sul traffico.

 




L’operazione Hermes porta alla luce caporalato e sfruttamento in un’azienda di trasporti piacentina

Una lunga ed articolata attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Piacenza e condotta dalla Squadra mobile della Questura di Piacenza (in collaborazione con le Sezioni Polizia stradale di Trento e di Piacenza e con il Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Piacenza) ha portato a svelare un articolato sistema criminale.

“Era orchestrato dai responsabili di un’azienda di trasporti piacentina – spiega una nota della Questura – autori di gravi reati quali caporalato, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso in atti pubblici; condotte per le quali il Gip del Tribunale di Piacenza ha emesso a loro carico un’ordinanza di misure cautelari personali e reali”.

La complessa indagine dell’Operazione Hermes “ha riguardato infatti i preposti di una grande azienda di trasporti piacentina dediti a reclutare all’estero cittadini extracomunitari, fornendogli previo lauto corrispettivo anche falsi documenti di identità e di circolazione europei, per poi impiegarli come camionisti alle loro dipendenze ed in condizioni di sfruttamento”.

I lavoratori, “in condizione di irregolarità sul territorio nazionale, venivano assunti con le false generalità alle dipendenze di aziende fittizie, anche formalmente localizzate all’estero, ma comunque riconducibili alla stessa azienda avente sede nel Capoluogo. Approfittando proprio dello stato di bisogno in cui i camionisti versavano, poiché irregolari sul territorio italiano, con documenti falsi e privi di qualsiasi altro contatto o alternativa lavorativa in Italia, ne sfruttavano le prestazioni imponendo turni di servizio massacranti e stipandoli in luoghi insalubri nelle pause tra un viaggio e l’altro”.

Gli stipendi versati agli autisti “erano invece difformi dai contratti collettivi nazionali e sproporzionati rispetto alla qualità e quantità del lavoro prestato. I pagamenti avvenivano senza alcuna busta paga e con ulteriori decurtazioni qualora non venisse svolto il lavoro straordinario o vi fosse un ritardo sui tempi di consegna. Venivano inoltre contabilizzate le rate per pagare i documenti falsi forniti, che venivano stornate dallo stipendio, così come venivano stornati i corrispettivi per riposare nelle baracche messe a disposizione dall’azienda, e pure le spese per gli incidenti stradali che occorrevano durante i massacranti turni di lavoro”.

I lavoratori “erano tra l’altro costretti continuamente a mettersi alla guida nonostante la stanchezza o comunque fossero in condizioni psicofisiche tali da non permettere di mettersi alla guida in sicurezza. Le eventuali sanzioni per aver sforato i tempi di guida venivano pagate dall’impresa in quanto rientrava nella policy aziendale la costante violazione della normativa in materia. Un dipendente era addirittura soprannominato Kamikaze, per la sua capacità di guidare in qualsiasi situazione”.

Complessivamente “sono 44 i camionisti stranieri individuati nel corso delle indagini quali vittime del reato di caporalato; persone in situazione di estremo bisogno grazie alle quali gli indagati potevano trarre profitto. Tali condotte illecite avvenivano con finalità di lucro, aggiunge la nota della Questura, ottenuto sia dalle condizioni di lavoro del tutto inique a cui venivano sottoposti i dipendenti in situazione di estremo bisogno, che  comportavano un notevole abbattimento dei costi d’impresa, che dai corrispettivi percepiti per il favoreggiamento dell’ingresso in Italia e della permanenza dei cittadini extracomunitari irregolari”.

“L’attività d’indagine –  prosegue il comunicato – ha avuto origine nel 2020 dalla convergenza investigativa tra la Sezione criminalità organizzata della Squadra mobile di Piacenza e la Sottosezione Polizia stradale di Trento sull’azienda in questione, a seguito di alcuni accertamenti svolti d’iniziativa dalla Questura ed al contemporaneo arresto in flagranza di un autista brasiliano, dipendente dell’azienda e sorpreso dalla Polizia stradale a Trento in possesso di falsi documenti greci”.

L’Operazione Hermes “ha permesso di ricostruire un complesso sistema, articolato in più fasi, finalizzato dapprima a consentire l’ingresso illegale nello Stato di soggetti extracomunitari, per poi sfruttarli quali camionisti a basso costo. La rete criminale dapprima invitava in Italia vari soggetti, inizialmente perlopiù brasiliani, che dietro lauto corrispettivo venivano pure dotati dagli indagati di patenti di guida e documenti di identità europei, principalmente greci, e fatti quindi lavorare come camionisti alle dipendenze della società di trasporto”.

Ulteriori “cittadini brasiliani desiderosi di entrare in Italia venivano contattati dagli indagati tramite i connazionali già presenti, e dietro corrispettivo di circa 500 euro ottenevano la possibilità di fare ingresso in Italia, dove venivano direttamente accompagnati nell’azienda di trasporti, che forniva loro dietro ulteriore compenso i documenti contraffatti, per i quali dovevano invece versare fino a 2.500 euro. Gli stranieri già indebitati firmavano quindi con il falso nome un contratto di lavoro, ed iniziavano l’attività di autisti a bordo dei camion dell’impresa, in condizioni di impiego ed alloggiamento degradanti”.

I camionisti “tra un viaggio e l’altro dormivano a bordo dei mezzi di trasporto nel piazzale dell’azienda, e potevano usufruire anche di alcune baracche presenti nella piazzola. A seguito delle limitazioni alla circolazione oltreoceano per la pandemia, la rete criminale doveva virare sul reclutamento di cittadini turchi e moldavi, ai quali non era necessario fornire documenti falsi perché era sufficiente assumerli tramite una inesistente società di diritto bulgaro, gestita dalle medesime persone e costituita ad hoc, per poi fintamente distaccarli presso la società di trasporti italiana. Tale distacco transnazionale era sufficiente a permettere comunque loro la libera circolazione sul territorio nazionale, formalmente per un periodo limitato di tempo”.

Lo schema criminale nel corso delle indagini dell’Operazione Hermes “veniva quindi adeguato dagli autori in base alle necessità, addirittura minimizzando i rischi di essere scoperti. Per quanto riguarda invece le insalubri e degradanti condizioni di impiego, le baracche situate all’interno dell’azienda in cui durante le pause venivano stipati i camionisti erano in condizioni igieniche fatiscenti, con addirittura pericoli di sicurezza per il rischio di innesco di incendi: oltre alle gravi carenze negli impianti elettrici, vi era negli ambienti dedicati al riposo anche una “sauna” con focolare a fiamma libera”.

I rifiuti “erano liberamente stipati nel piazzale dell’azienda, ed anche i rifiuti liquidi non venivano correttamente sversati. Si riscontrava inoltre che nel piazzale dell’azienda venivano svolte attività artigianali abusive di meccanica e di gommista, con conseguente sequestro delle stesse. A riprova del totale stato di assoggettamento dei lavoratori, è emerso nelle intercettazioni disposte per l’Operazione Hermes, la disperazione di alcuni ex dipendenti, che cercavano di elemosinare ai responsabili dell’impresa dei soldi per poter mangiare, dopo essere stati licenziati in tronco dall’azienda a seguito delle irregolarità rilevate dalle Forze dell’Ordine”.

Per acclarare l’ipotesi del reato di caporalato di cui all’articolo 603-bis del codice penale “sono stati eseguiti dagli investigatori dei mirati accertamenti, grazie anche alla collaborazione dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro, enucleando i cosiddetti “reati sentinella” di cui alla legge 81/’08 (sicurezza sul lavoro) e successive modifiche, nonché violazioni di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (norme in materia ambientale)”.

La contestazione, aggiunge la nota della Questura piacentina, “è stata cristallizzata anche attraverso l’attività svolta con le Sezioni PolStrada, di concerto con la locale Ausl – Servizio di Medicina del lavoro, nonché l’Agenzia regionale per la Prevenzione, l’Ambiente e l’Energia dell’Emilia-Romagna (Arpae). Tramite un consulente tecnico sono stati analizzati i cronotachigrafi sequestrati dalla Polizia Stradale a numerosi autisti, facendo emergere in un periodo d’esame di soli tre mesi quasi mille infrazioni al codice della strada, principalmente per il mancato rispetto dei tempi di guida”.

L’azienda “invitava infatti i lavoratori a fare un uso improprio dei cronotachigrafi, al fine di non essere scoperti durante i controlli. Un’ampia attività di accertamento è stata eseguita in particolare con la locale Guardia di Finanza, al fine di delineare con precisione gli illeciti societari commessi dal gruppo ed in particolare la cosiddetta esterovestizione societaria. Infatti, l’azienda assumeva i propri autisti anche per il tramite di un’azienda fittizia bulgara”.

Nel corso della perquisizione a Piacenza “veniva sequestrata dagli investigatori copiosa documentazione contabile, oltreché il timbro originale della società bulgara, a riprova che l’assunzione avvenisse realmente in Italia, nonché documentazione bancaria e strumenti di pagamento elettronici, quali token e carte di credito sempre riconducibili alla fittizia ditta estera. Il locale Ispettorato territoriale del lavoro ha irrogato a seguito dei controlli effettuati delle sanzioni amministrative a vario titolo a carico dell’azienda e dei lavoratori ivi impiegati per un importo complessivo prossimo a 1.5000.000 euro con riferimento agli anni 2021 e 2022”.

A seguito “delle articolate indagini effettuate in sinergia dagli Uffici investigativi di Polizia e Guardia di Finanza, anche per il tramite di intercettazioni telefoniche e telematiche, nonché di un’ampia perquisizione anche informatica dell’azienda in questione, è stata quindi emessa dal Gip di Piacenza un’ordinanza di applicazione di misura cautelare per i reati di caporalato, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed in materia di falso nei confronti di cinque soggetti, destinatari uno della custodia in carcere, due dell’obbligo di dimora a Piacenza ed altri due dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria”.

Altre “12 persone sono sottoposte al medesimo procedimento penale, indagate a vario titolo in stato di libertà. È stato inoltre disposto il sequestro preventivo dell’azienda interessata e di un’altra azienda, formalmente distinta dalla prima, ma di fatto riconducibile ai medesimi soggetti. Le condotte criminale portate sistematicamente avanti dagli indagati causavano gravi pericoli non solo alle stesse vittime del caporalato ma anche a tutti gli utenti della strada, ove si trovavano a lavorare su grandi automezzi dei camionisti senza le necessarie abilitazioni ed in stati fisici alterati per la stanchezza accumulata. Il positivo risultato investigativo è stato raggiunto grazie alla grande sinergia tra i diversi uffici di polizia e gli altri organi amministrativi, attraverso il costante coordinamento dell’Autorità Giudiziaria”, conclude la nota della Questura di Piacenza sull’Operazione Hermes.

Caporalato, Operazione Hermes, il commento di Cgil, Cisl, Uil di Piacenza

“Salutiamo molto positivamente la maxi-operazione Hermes condotta dalla squadra Mobile della questura di Piacenza che ha portato a scoperchiare un coacervo di illegalità sulle spalle dei lavoratori. Reati come caporalato e sfruttamento dei migranti che colpiscono in modo drammatico i singoli ma anche la collettività e che, se confermati, ricordano a tutti, ancora una volta, la necessità di intervenire in modo forte e coeso sul mondo del lavoro, a partire dalla legalità e dalla dignità delle persone che devono lavorare per vivere”. Così, in una nota stampa, i segretari generali di Cgil (Ivo Bussacchini), Cisl (Michele Vaghini) e Uil (Francesco Bighi) della provincia di Piacenza unitamente ai vertici delle categorie dei trasporti Filt Cgl, Fit Cisl e Uiltrasporti, commentano l’operazione della procura della Repubblica di Piacenza che ha portato ad arresti con accuse di reati di grave pericolosità sociale come caporalato, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso in atto pubblico.

“La moneta cattiva scaccia quella buona, e a Piacenza sappiamo quanto abbiamo bisogno di moneta “buona” quando si parla di lavoro: protocolli e patti che rilancino il territorio a partire dalla qualità del lavoro ne sono l’esempio, come il recente “Protocollo per gli appalti e la Logistica” firmato in Prefettura. Per questo, oggi più che mai – proseguono i rappresentanti dei lavoratori piacentini – riteniamo urgente mantenere l’attenzione ai massimi livelli e convocare il Tavolo di lavoro del Protocollo Logistica per dare gambe e sostanza ai contenuti di quell’accordo, strategico per la qualità del lavoro e determinante per prevenire e scoraggiare coacervi di sfruttamento come quelli svelati dall’operazione Hermes”.

Il compiacimento del prefetto

Il Prefetto Daniela Lupo esprime vivo compiacimento ed apprezzamento per la brillante attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Piacenza e condotta dalla Squadra Mobile della Questura, in collaborazione con le Polizie Stradali di Trento e Piacenza, con il Nucleo di Polizia Economica e Finanziaria della Guardia di Finanza di Piacenza e con l’Ispettorato Territoriale di Piacenza che ha svelato attività criminali, attribuite ad aziende di trasporti piacentine, di grave pericolosità sociale come caporalato, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso in atto pubblico. Reati particolarmente odiosi per il trattamento disumano inflitto a persone socialmente deboli e per l’elevato rischio di sinistri nella circolazione, in conseguenza dello sfruttamento degli autisti di mezzi pesanti ben oltre i limiti fisiologicamente sostenibili.