Il vescovo Cevolotto: “È necessario riaffermare il valore delle istituzioni. Un clima di sfiducia è tossico per tutti“

Nella basilica di Sant’Antonino si è svolta a Piacenza il 4 luglio alle ore 11 la messa presieduta dal vescovo mons. Adriano Cevolotto nella festa del Patrono di città e diocesi Sant’Antonino. La celebrazione si è aperta con il saluto del nuovo sindaco Katia Tarasconi, assente a motivo del Covid, letto dal parroco don Giuseppe Basini. Il Vescovo ha poi acceso il cero donato ogni anno dal Comune.

Nel suo saluto il Sindaco ha sottolineato il legame sincero che unisce i piacentini alle proprie radici, legame che alimenta il senso di appartenenza di tutti alla comunità civile e motiva l’apertura a una solidarietà vera verso il prossimo.

 Nella sua omelia il Vescovo ha richiamato la testimonianza coraggiosa e appassionata del martire Sant’Antonino che sostiene il vivere insieme sia civile che ecclesiale nell’esperienza dell’aprirsi all’altro e di dar vita a relazioni che promuovano l’umano, con la capacità di generare futuro senza essere prigionieri del semplice tentativo di auto-preservarsi.

Nella consapevolezza che tutto ciò si realizza solo con l’impegno personale di ciascuno (“cosa siamo disposti a metterci di nostro?”),  il Vescovo ha espresso un augurio di buon lavoro alla nuova Sindaca assicurandole la preghiera per il suo incarico affascinante ed insieme impegnativo.

A questo proposito, mons. Cevolotto ha sottolineato la disponibilità propria e della comunità cristiana a collaborare al bene della città, con un’attenzione particolare a chi ha più bisogno.

Parlando dell’ultimo appuntamento elettorale, mons. Cevolotto ha sottolineato la “grave patologia partecipativa”. “Compito prioritario e urgente dell’azione politico-amministrativa – ha proseguito – è suturare questa ferita di fiducia” che nasconde in profondità “una crisi di appartenenza”.

Il Vescovo ha espresso l’auspicio che il Consiglio comunale possa essere uno spazio vero di confronto, anche da posizioni diverse, sulle scelte da fare.  Ciò significa operare non per una logica “contro” gli altri, di opposizione, di ostruzionismo, ma di confronto autentico, di ricerca di “ciò che costruisce un bene possibile per tutti”. Solo così si crea un clima di fiducia in cui la politica farà sentire la sua vicinanza ai cittadini e in cui competenza, stima reciproca e responsabilità siano messe a servizio dei cittadini per dare tempi certi nella realizzazione dei diversi progetti e nel buon funzionamento dei servizi.

Mons. Cevolotto ha poi fatto appello perché si ponga un argine alla diffusione del “virus anti-istituzionale”, in base al quale il proprio bene viene inteso come “il” bene. Per superare questa logica, occorre non cadere nelle generalizzazioni (“tutto è marcio… niente funziona”) che alimentano lo scontento. È necessario, invece, riaffermare il valore delle istituzioni sia in noi che nelle nuove generazioni. Un clima di sfiducia è tossico per tutti, “anche per noi Chiesa”.

Mons. Cevolotto ha poi fatto ripercorso i suoi quasi due anni di permanenza a Piacenza sottolineando che troppe volte ha sentito “descrivere il piacentino con sfumature negative («noi piacentini siamo fatti così…», «siamo come i nostri palazzi», «chiusi» e via dicendo). Questo modo di raccontarci rischia di diventare un modo per assecondare tali tratti”. “In realtà – ha detto ancora – sto incontrando altri volti e tratti piacentini che mi piacerebbe soppiantassero (anche nella narrazione) quelli consueti”. L’emergenza sanitaria e l’emergenza ucraina – ha esemplificato – hanno fatto emergere un grande senso di apertura e generosità. Solo così si potrà dare un volto nuovo alla città.

In questa linea si muove anche quest’anno – sintetizziamo il pensiero del Vescovo – l’assegnazione del Premio Antonino d’Oro al prof. Pierpaolo Triani, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, per la sua ordinaria serietà professionale e il suo servizio ecclesiale che richiama l’urgenza e la bellezza dell’arte dell’educazione: “Ci è indicato un modo di intendere la propria vita (personale, familiare, professionale) intrecciata continuamente con quella del mondo che ci circonda. Non c’è alternativa, opposizione tra il prendersi cura di sé e delle proprie cose e prendersi cura del mondo di cui facciamo parte”.

Al termine della messa, don Basini ha ringraziato tutti coloro che hanno collaborato alle celebrazioni antoniane e ha letto le motivazioni dell’assegnazione al prof. Triani del premio Antonino d’Oro, offerto dalla Famiglia Piasinteina e consegnato dal Vescovo.

Il premio che mi è stato assegnato – sintetizziamo le parole del prof. Triani  – è un riconoscimento a tutte le istituzioni e le persone che si occupano di educazione, nella logica dell’alleanza e del camminare insieme. Nei diversi mondi in cui mi trovo a operare, dalla scuola alla Chiesa oggi impegnata nel Cammino sinodale, imparo il valore dell’amicizia, dell’aiuto reciproco, della collaborazione e della fraternità.

“Il valore dell’educazione come impegno comune quotidiano e il valore del pensare insieme il presente e il futuro – ha sottolineato il prof. Triani – sono un appello per tutti noi. Ciascuno risponde come può, assieme agli altri; affidando al Signore della vita i pochi pani e pesci che possiede. Con questo spirito continuiamo a camminare insieme”.

Intervento del prof. Pierpaolo Triani

«Non vi nascondo una certa emozione con la quale inizio questo mio breve intervento, salutando di cuore Mons. Vescovo, le autorità presenti, don Giuseppe Basini, i canonici del Capitolo, e tutti voi.

Come ho avuto modo di dire in questi giorni, quando don Giuseppe Basini, mi ha comunicato la decisione dei canonici della Basilica di Sant’Antonino ho vissuto un intreccio di sentimenti. Certamente di gratitudine per avere pensato a me, ma anche di imbarazzo; non mi sembra di fare cose particolari, svolgo infatti quotidianamente il mio lavoro e cerco di portare avanti gli impegni assieme ad altri, come tutti. Ascoltando le motivazioni è cresciuto ancora l’imbarazzo e insieme la convinzione che il premio che mi è stato assegnato è un riconoscimento a tutte le istituzioni e le persone che si impegnano in educazione, nella logica dell’alleanza e del camminare insieme.

Ho la grazia di abitare molti mondi: la vita della mia parrocchia, della mia diocesi, della Chiesa a livello nazionale; l’Azione Cattolica diocesana e nazionale; l’Università Cattolica dove quotidianamente assieme ai colleghi viviamo la bellezza della didattica e della ricerca; il mondo della scuola e dei servizi educativi piacentini dove in tutti questi anni ho riscontrato passione, intelligenza educativa, desiderio di innovazione.  Se abito tutti questi mondi è perché la mia famiglia, a cui rivolgo un grazie profondo, mi sostiene e mi accompagna. Il mio grazie si estende poi a tutte le persone con cui opero e lavoro. Un sincero grazie alla città di Piacenza che è ormai da tempo la mia casa.

Attraverso questi mondi ogni giorno imparo quando sia importante la collaborazione, l’aiuto reciproco, l’amicizia, la condivisione. Ogni giorno capisco il valore dell’incontro, del supporto, della cura, della consolazione, del perdono, del sapersi aiutare nella fatica. del sognare e progettare insieme.

Penso che questo premio rappresenti anche, al di là della mia persona, sempre un’occasione importante per evidenziare alcuni messaggi, all’interno di una celebrazione che è già un messaggio in sé di alleanza, di fiducia, di amicizia civica. Ogni anno infatti in questa Basilica la comunità civile e la comunità religiosa cattolica si incontrano nel nome di Antonino, nel nome di una vita donata nel Vangelo.

Dalla motivazione dell’assegnazione al premio vorrei così richiamare due messaggi, molto brevemente.

Il primo riguarda l’importanza di continuare a coltivare l’impegno educativo, come impegno comune. Nessuno è autosufficiente in educazione. L’impegno di tutti noi, in ruoli diversi, in campo educativo ci riconsegna una verità tanto semplice quanto decisiva: ogni uomo e ogni società per mantenere la propria ‘umanità’ ha bisogno di educazione. L’educazione è una forma ordinaria indispensabile di cura della vita; è perciò un bene prezioso. E’ un bene che chiede, lo sappiamo tutti, ogni giorno, coraggio, pazienza, fatica, tenacia, accettazione del fallimento, speranza, creatività, collaborazione.

Ma l’educazione è un bene a servizio di un bene più grande che lo supera. Questo è un altro aspetto decisivo. Educando scopriamo molto presto quanto la vita sia più grande, quanto non sia l’educazione a generare la vita, ma come sia sempre a servizio di essa. Educare ci insegna sempre questa dialettica: la vita domanda educazione, ma a sua volta precede, sollecita e sostiene l’educazione stessa.

Il secondo messaggio riguarda il cammino sinodale che la Chiesa italiana sta vivendo, sollecitata da papa Francesco. Si tratta di un invito serio ad ogni membro della comunità cristiana a non mettersi in disparte, ma a prendersi a cuore la vita della Chiesa; a crescere nell’ascolto dello Spirito, attraverso ascolto della Parola e l’incontro con le persone; ad andare in profondità nei cambiamenti che stiamo vivendo; ad ampliare i nostri orizzonti, a partecipare ad un rinnovamento che va pensato insieme. Il cammino sinodale ci invita a vivere una dinamica di condivisione, di apertura, di fraternità, che va oltre i confini della comunità ecclesiale. C’è nel cammino sinodale un invito alla prossimità che riguarda tutti.

Il valore dell’educazione come impegno comune quotidiano e il valore del pensare insieme il presente e il futuro sono un appello per tutti noi. Ciascuno risponde come può, assieme agli altri; affidando al Signore della vita i pochi pani e pesci che possiede. Con questo spirito continuiamo a camminare insieme».

L’omelia del vescovo Cevolotto

«Ogni anno, puntualmente, Sant’Antonino convoca la città e la diocesi in un ‘luogo’ simbolico che esprime la volontà di incontro, di convergenza, di unità. E ciò avviene attorno ad un martire, a ricordare che una convivenza si poggia su vicende di testimonianza coraggiosa e appassionata. La logica evangelica del chicco di grano che per dare frutto deve accettare di essere gettato per morire raccoglie l’invito rivolto a tutti e in ogni epoca che una generazione per dare vita, appunto per generare futuro, non può semplicemente auto-preservarsi. Chi di noi non vorrebbe lasciare dopo di sé qualcosa di bello, di nuovo? Quale comunità -civile o religiosa- non ambisce a custodire non solo il presente ma allo stesso modo la possibilità di un domani? Allora dovremmo essere sinceri nel rispondere alla domanda: cosa siamo disposti a metterci di nostro? A sacrificare di ciò che abbiamo a nostra volta ricevuto? Il nuovo, il bene… hanno un prezzo, che ci è richiesto. A me prima che agli altri. Questa è la condizione per dare respiro ad ogni relazione.

In un certo senso oggi alla comunità cristiana è affidata (o ri-affidata) la responsabilità verso l’ambiente umano, civile, sociale nel quale vive: questa città e il territorio che vede in essa un riferimento essenziale.

Questa occasione ci dà l’opportunità di esprimere un augurio di buon lavoro alla nuova sindaca.

Le assicuriamo la preghiera per il suo incarico affascinante ed insieme impegnativo. E, come ho già avuto modo di esprimerle, le assicuro l’impegno mio personale e della comunità cristiana a collaborare al bene della nostra città, con un’attenzione particolare a chi in questo tempo ha più bisogno.

Questa tornata elettorale ha confermato una grave patologia partecipativa: la bassissima affluenza al voto consegna al Consiglio comunale nella sua interezza una priorità politica che interessa tutti, maggioranza e minoranza. Compito prioritario e urgente dell’azione politico-amministrativa è suturare questa ferita di fiducia. Non ci si può nascondere dietro al fatto (pur vero) che si tratta di un fenomeno diffuso (e neanche solo limitato all’Italia). Le cause sono molteplici e siamo consapevoli che le soluzioni per questa ragione non sono semplici. Ma sono convinto che si possa e si debba cercare di recuperare in senso partecipativo. In fondo è una crisi di appartenenza.

Lo stile di ascolto e di vicinanza alle persone che abbiamo visto durante la campagna elettorale non può essere abbandonato. Il Consiglio comunale con le sue articolazioni deve poter essere uno spazio vero di confronto sulle scelte da fare, dove le posizioni diverse sono ascoltate. Questo clima sarà favorito se si smette ogni logica di operare (sistematicamente e pregiudizialmente) contro, per cercare invece ciò che costruisce un bene possibile per tutti. Credo sia necessario ripensare il dibattito politico che deve superare forme esagerate di ostruzionismo, non di rado frutto di mancanza di confronto autentico. E in questa fase ci sono delle scelte (ad es. in ambito di sostenibilità ambientale) che possono trovare convergenza, a beneficio dei cittadini stessi.
Se la preoccupazione sarà di far sentire vicina la politica ai cittadini, decisiva diventa la comunicazione, indicando tempi plausibili per portare a termine i diversi progetti.
Lo sappiamo bene che si amministra grazie a un organismo articolato, composto da tecnici e dipendenti pubblici: tutti preziosi perché le decisioni politiche prendano forma.
L’appello a tutte le forze per operare in convergenza coinvolge a livelli diversi proprio tutti: ciascuno ha il potere di favorire il buon funzionamento dei servizi e quindi far crescere il senso di fiducia. Competenza, stima reciproca, responsabilità sono alla base di un’alleanza a favore del bene dei cittadini.
Ma in questo momento mi sento di fare un appello anche a noi cittadini. Anche da parte nostra si è fatto strada un virus anti-istituzionale, da cui dobbiamo guardarci. Vigiliamo sulle pretese crescenti, per le quali ogni nostra particolare richiesta diventa prioritaria e deve trovare risposta immediata. 

Si rischia che il proprio bene sia “il” bene; ci si illude che le risorse siano senza limiti; si pretende che le risposte vengano sempre dagli altri. Vigiliamo sulle generalizzazioni (“tutto è marcio… niente funziona”). Affermazioni che oltre ad alimentare lo scontento, minano la fiducia e creano ancor più isolamento.

Dovremmo impegnarci a custodire il valore delle istituzioni in noi e nelle nuove generazioni. Sono necessarie come l’aria che respiriamo!

Cari genitori, anche voi, come noi tutti adulti abbiamo bisogno di riconoscimento dei nostri ruoli (educativi-sociali). Sono solo apparenti consensi e di corto respiro quelli che possiamo incassare quando lanciamo discredito sull’adulto di turno che i nostri ragazzi incontrano nel loro cammino. Diventeremo tutti vittime del medesimo discredito: le figure istituzionali si salvano o si perdono insieme.
Come ci stiamo rendendo conto, c’è bisogno di dare vita ad un clima nuovo per tessere relazioni civili, sociali e intergenerazionali fondate sulla fiducia. E anche la comunità cristiana non è estranea a questo bisogno. Respiriamo lo stesso clima, che se è tossico lo è anche per noi Chiesa.
Mi hanno raccontato che c’è un “sano orgoglio” necessario per la vita, che per evitare possibili fraintendimenti potremmo chiamare stima di sé (e di chi ci sta accanto). Troppe volte ho sentito descrivere il “piacentino” con sfumature negative (“noi piacentini siamo fatti così…”, “siamo come i nostri palazzi”, “chiusi” e via dicendo). Non so se sia per mettere le mani avanti, ma questo modo di raccontarci rischia di diventare un modo per assecondare tali tratti. Quasi per giustificarli. In realtà in questi (quasi) due anni sto incontrando altri volti e tratti ‘piacentini’. Che mi piacerebbe soppiantassero (anche nella narrazione) quelli consueti. Il tempo dell’emergenza sanitaria, come pure l’emergenza ‘ucraina’ ha fatto emergere senso di apertura e generosità.
Crediamoci che questo tempo è tempo favorevole, nel quale possiamo far emergere il desiderio e la volontà di dare un volto a questa città.

Il riconoscimento che ogni anno viene fatto attraverso l’Antonino d’oro ci presenta volti familiari ma tutt’altro che sbiaditi. Dobbiamo dircelo con schiettezza quando siamo chiusi in un provincialismo sterile, oppure quando prevale il sospetto tipico dell’individualismo. Per poterci dire, alimentando la speranza, che possiamo e vogliamo essere altro.

Il prof. Pierpaolo Triani quest’anno è stato scelto -in un certo senso- per far l’elogio della ordinaria serietà professionale e del servizio ecclesiale. Ci è indicato un modo di intendere la propria vita (personale, familiare, professionale) intrecciata continuamente con quella del mondo che ci circonda. Non c’è alternativa, opposizione tra il prendersi cura di sé e delle proprie cose e prendersi cura del mondo di cui facciamo parte.

Un ambito di lavoro e di studio, il suo, che va proprio a richiamarci l’urgenza e la bellezza dell’arte dell’educazione. Un’arte che modella allo stesso tempo l’artista con la sua opera.

Affidiamo allora all’intercessione di Sant’Antonino la responsabilità che questo tempo ci consegna di operare ognuno per la sua parte per recuperare sempre di più la bellezza di essere dentro a relazioni che promuovono l’umano. Ogni dimensione dell’umano. Per noi in forza della nostra fede».

Il saluto del sindaco Katia Tarasconi

«Carissimo don Giuseppe, rivolgo questa lettera a Lei, ai Canonici del Capitolo di Sant’Antonino e a Sua Eccellenza Reverendissima monsignor Adriano Cevolotto, certa di dare voce all’intera comunità piacentina nell’esprimere il legame sincero che ci unisce nella festività del nostro Santo Patrono.

Il 4 luglio è l’occasione in cui si rafforzano il senso di appartenenza e la coesione sociale, la riscoperta delle nostre radici, il profilo di un’identità capace di aprirsi, nella solidarietà e nell’amore, all’incontro e al dialogo con il prossimo.

Di tutto ciò è simbolo il rito dell’offerta del Cero, che mi apprestavo a vivere per la prima volta nel mio ruolo di Sindaco con emozione autentica, nella sacralità del gesto e nella responsabilità che quei pochi, solenni istanti racchiudono non solo di fronte ai fedeli raccoltisi in Basilica per la celebrazione religiosa, ma agli occhi di tutta la cittadinanza.

Idealmente mi sento lì accanto a voi, tra le persone che rendono omaggio alla figura del nostro Santo Patrono e che tributeranno un meritato applauso di stima al professor Pierpaolo Triani, insignito dell’Antonino d’Oro.

Perché qui, oggi, è il cuore di Piacenza: in una comunità che si ritrova e si riconosce intorno ai valori della carità cristiana, nel significato delle nostre tradizioni e di una ritualità mai fine a se stessa, nel calore di un abbraccio che vuol dire inclusione, accoglienza, ascolto reciproco.

Nell’avvicendarsi degli incarichi istituzionali e politici, credo che in questi principi stia il filo conduttore che siamo chiamati, con spirito di servizio, a seguire. Vi ringrazio, a nome dell’Amministrazione comunale, per averci richiamato a questa consapevolezza».

 




Successo di pubblico per il Torneo in piazza a Bettola

RISULTATI GIRONE B:

TEQUILA PUB – ACCONCIATOURE MOLINELLI / ENISTATION 1 – 2

Marcatori: autogol / TAFFURELLI, TONINI

BAR ROMA – S.C.OPARE          2 – 2

Marcatori: ISSA BARA, KONE ALI / FORLINI, MERLINI

Prosegue il torneo in piazza a Bettola con la seconda serata di questa edizione, andata in scena lo scorso venerdì 01 Luglio. Bissato il successo di pubblico dell’esordio della manifestazione anche grazie al campo da calcio gonfiabile, messo a disposizione dei bambini gratuitamente da ERREA, partner della competizione. In campo il girone B, che nasce con la riedizione dell’ultima finale disputata nel 2018: ossia Tequila pub – Acconciature Molinelli/Eni station e  vede quest’ultimi prendersi una rivincita sui campioni uscenti, rimontando lo svantaggio iniziale dovuto ad un autogol con le reti di Taffurelli e Tonini.

 Nella seconda partita segno X tra Bar Roma ed S.C.Opare, con un 2-2 caratterizzato dai gol di Issa Bara e Ali Kone da una parte, Forlini e Merlini dall’altra.

Il torneo, con lo stesso carico di entusiasmo e novità della prima settimana, torna stasera lunedì 04 luglio con il girone C e continuerà nelle serate di martedì e mercoledì.

PROSSIMO TURNO GIRONE C:

LUNEDI’ 04 LUGLIO

h. 21               MC CAVANNA – TRAIN STATION

h. 21,45         FOOTGOLF PIACENZA – TRATTORIA PERANI




Quello di Bobbio dovrebbe diventare “ospedale di montagna” ma nessuno sa cosa voglia dire

L’ Associazione “Comitato Terme e Val Trebbia” prende posizione sull’annunciata trasformazione del presidio ospedaliero di Bobbio in “ospedale di montagna”, una definizione che non convince del tutto il comitato non essendoci precisi riferimenti normativi al riguardo.

Se tutti concordano sul fatto che l’attuale situazione di ospedale di comunità (Osco) a Bobbio vada superata con il ritorno ad un presidio ospedaliero a tutti gli effetti serve un chiarimento per andare oltre alla generica dicitura di Ospedale di montagna. Secondo gli abitanti “Quanto fino ad ora annunciato dalle amministrazioni e dell’Ausl è ancora troppo generico e le azioni attualmente programmate insufficienti a pensare ad un superamento della condizione di Osco”.

Ma vediamo le considerazioni del comitato.

«In occasione del dono dell’ambulanza da parte della ditta “Gamma” all’OsCo di Bobbio è stata rilanciata nuovamente la promessa  di elevare l’Osco a “ospedale di montagna”.

Nelle recenti dichiarazioni la cosa viene data quasi per scontata. Dopo la richiesta approvata dalla CSST si aspetta (fiduciosi) solo di vedere se ci sarà una ratifica da parte della regione. Va chiarito però una volta per tutte cosa si intende per “ospedale di montagna”.

Cercando nelle varie norme legislative nazionali e regionali non si trova nulla che lo chiarisca.

Per quanto riguarda l’offerta ospedaliera si trovano solo declaratorie che si riferiscono agli Osco (ospedale di comunità) ed agli ospedali veri e propri. Declaratorie che ne stabiliscono i confini e le competenze.

L’Osco è definito struttura territoriale di ricovero breve, rivolta a pazienti che necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica e di assistenza/sorveglianza sanitaria infermieristica continuativa, anche notturna.

Riportare un Osco a condizione di ospedale anche se piccolo richiede investimenti importanti, come l’inserimento in forma stabile di personale medico (oltre che infermieristico) adeguato a svolgere attività chirurgiche, con servizi diagnostici propri, quali le unità operative di base (chirurgia, medicina, ostetricia, ginecologia) oltreché gli altri servizi essenziali per garantire il rispetto dei livelli minimi di assistenza (cardiologia, radiologia, dialisi, laboratorio analisi, fisioterapia, farmacia e pediatria).

Questo è quanto previsto dalla legge 502/1992. Una legge che nelle sue linee guida non prevede tipologie definibili “ospedali di montagna”, ma promuove azioni di potenziamento per i presidi situati in zone marginali e di montagna.

Proprio sulla base di queste linee guida, la regione E.R. con un intervento dello stesso presidente Bonaccini, si è recentemente espressa per riportare nei presidi ospedalieri situati nelle zone di montagna della regione anche un punto nascite (nonostante il parere negativo espresso nel 2017 dal “comitato ministeriale”)

La normativa nazionale quindi non prevede “ospedali di montagna”. Parla solo di azioni necessarie a potenziare i presidi ospedalieri in zone marginali del territorio.

Nemmeno in altri territori  la dizione “ospedale di montagna” è mai utilizzata.

In Lombardia esiste una “ATS di montagna” (l’equivalente del nostro distretto sanitario) che organizza sul territorio montano sia degli Osco che dei veri e propri (anche se piccoli) ospedali.

La stessa Ausl di Piacenza, sulla sua pagina WEB parla di “area ospedaliera di montagna” fornita di un Osco, quello di Bobbio appunto.

Il bisogno di una presenza ospedaliera anche per la gente di montagna, dove anni di tagli e riduzione dei servizi hanno reso ancora più difficile abitare, è oggi ancor più sentito.  Nelle Marche (2005), in Campania e Calabria (2015), nel Lazio (2021), sono state presentate proposte di legge regionale per potenziare gli ospedali in zone di montagna (purtroppo senza seguito). Anche in questi casi si parlava di evoluzione dalle condizioni di Osco a quelle di vero e proprio (anche se piccolo) ospedale con le caratteristiche indicate dalla legge 502/1992.

Che la montagna abbia necessità, motivata da parecchie ragioni, di una migliore copertura sanitaria è fuor di dubbio, ma è bene  esser chiari.  Un ospedale è definito dai servizi che offre.

Sarebbe utile che AUSL spiegasse quali investimenti si intendono fare a Bobbio, in termini di personale (medico ed infermieristico), diagnostica, reparti (chirurgia, medicina, ostetricia, ginecologia, ortopedia ecc) per avere un ospedale. Ad oggi siamo fermi alla promessa di una TAC, di una nuova camera mortuaria e di ristrutturazione degli spazi del Punto di Primo Intervento.

Parlare di ospedale a Bobbio significa in primo luogo capire se almeno le direttive nazionali previste dalla legge 502/1992 per gli ospedali saranno rispettate e realizzate.

Se ciò non fosse, alla fine l’atteso “ospedale di montagna” si ridurrà ad un Osco appena un po’ rinforzato. Nei prossimi mesi la realtà dirà se è una previsione infondata».

 




Dipendenti della cultura “abbandonati dal Ministero”

Anche i lavoratori della Ministero della Cultura di Piacenza aderiscono allo stato di agitazione promosso su tutto il territorio nazionale da FP CGIL CISL FP e UILPA.

“I dipendenti dell’Archivio di Stato, della Soprintendenza insieme a tutti quelli che lavorano nei castelli e nei siti di interesse storico-artistico della provincia – si legge nel comunicato sindacale – sono sempre più in difficoltà a causa di carenze di organico superiori al 40% dovute alla mancata programmazione di concorsi da parte del Ministero, nonostante i massicci pensionamenti degli ultimi anni”.

“Con le attuali unità di personale in servizio le condizioni di lavoro sono diventate insostenibili come pure sta diventando ogni giorno sempre più difficile sia garantire la sicurezza dei luoghi e delle opere sia assicurarne la piena fruizione all’utenza.

Si corre il serio rischio che l’importante patrimonio culturale cittadino e provinciale non riesca più ad essere pienamente goduto dalla cittadinanza, dagli studiosi ma anche dai turisti a causa dell’insufficiente numero di addetti.

Questa significativa carenza di personale si ripercuote inevitabilmente sui carichi di lavoro che, a fronte anche dell’attuazione del PNRR, diventano sempre più ingenti e gravosi. Se da un lato si rileva l’importanza strategica delle progettualità legate al PNRR, dall’altro è evidente che tale tema non è stato trattato con la dovuta attenzione e di conseguenza non supportato da adeguati interventi occupazionali.

Per questo I lavoratori insieme alle organizzazioni sindacali chiedono al governo di voler affrontare seriamente la questione prima che sia troppo tardi attraverso un piano di assunzioni che rimedi alla attuale drammatica situazione del personale”.




Buona partenza per i Venerdì piacentini

Su alcuni giornali piacentini si è deciso di criticare la serata di debutto dei venerdì piacentini, tornati ad animare il centro cittadino dopo due anni di stop causati dalla pandemia.

Certo quella targata 2022 è un’edizione ridotta, con solo tre date contro le cinque normalmente previste. Come è stato spiegato in conferenza stampa le tempistiche legate al Covid ed alla “tardiva” revoca delle restrizioni non hanno permesso di organizzare la macchina con il consueto anticipo e si è dovuto lavorare di corsa, concentrando il programma in tre eventi.

Per rendersi conto del “tutto esaurito” bastava uscire di redazione e percorrere le vie del centro: nonostante gli anni alle spalle, la formula di questo festival estivo piacentino funziona ancora egregiamente: tantissima gente in via Venti, sul Corso, in piazza Duomo e nelle altre vie coinvolte, ed in particolare un mare di giovani. Musica ovunque. Locali strapieni.

Scrivere, come è stato fatto, di “scarsi affari” è per questo assai parziale ed altrettanto fuorviante. Se il riferimento è ai negozi è lapalissiano che essendo i saldi partiti il giorno successivo, sabato 2 luglio, non ci si potessero aspettare frotte di compratori “masochisti del portafogli”.

Come si diceva, ben diversa la situazione per bar, gelaterie, enoteche.

Nicola Bellotti, patron di Blacklemon, l’agenzia che organizza da sempre la kermesse (coprendone i costi attraverso gli sponsor) ha voluto in prima persona verificare se davvero qualcosa si fosse inceppato, anche perché se “la giostra non gira” la prima a rimetterci è proprio la sua struttura.

Come ha raccontato su un post Facebook «Mi sono preso la briga di fare un po’ di telefonate. Gli esercenti che ho sentito mi hanno detto cose diverse. Tra l’altro quelli che ho sentito hanno un nome e un cognome. Edoardo Cassinari, titolare del Dubliner’s Irish Pub di via San Siro mi ha detto che gli incassi sono stati superiori al primo venerdì di luglio del 2019; Pier Cesare Licini, timoniere del Chez Art, ha detto che in piazza Borgo si è lavorato molto bene e che gli incassi si sarebbero potuti protrarre a lungo se le autorità lo avessero consentito; Francesco Fa, titolare della Pizza del Sole, si è detto molto soddisfatto sia per il lavoro sia per la gestione della sicurezza, in un’area dove spesso i gestori hanno a che fare con qualche “testa calda” di troppo; Mario Coppellotti, titolare di locali come il Caffè dei Mercanti e il Battisti ha confermato che gli incassi del 2022 sono pari a quelli del 2019; Paola Compiani ha rilevato che presso la Luppoleria, ai Giardini Merluzzo, le cose sono andate addirittura meglio rispetto a 3 estati fa».

«Queste telefonate – ha scritto Bellotti – non significano certo che tutti i commercianti abbiano fatto affari d’oro. Sono perfettamente consapevole del fatto che bar e ristoranti lavorino molto di più rispetto a negozi di abbigliamento o ad altre tipologie di attività. Laura Arquati, con i suoi negozi Intimissimi uomo e Intimissimi donna, ha rilevato incassi minori rispetto al primo venerdì del 2019, ma essendo iniziati i saldi sabato si aspetta che la prossima serata andrà meglio. Il mondo è cambiato dal 2019 al 2022 e fare un confronto diretto non è semplice, anche perché il festival è partito in luglio e non in giugno. La pensa in questo modo Massimiliano Termine del negozio Homeless, convinto che l’affluenza sia stata buona, ma che il giorno di partenza dei saldi abbia penalizzato ulteriormente il suo settore. Anche Genni Michieletti di Skyler ritiene che gli incassi in più che portano i Venerdì Piacentini siano comunque importanti, soprattutto perché da quando è iniziata la pandemia la situazione per chi opera nel settore si è fatta sempre più difficile. Ho riportato queste opinioni, ripeto, non perché io voglia dimostrare che i commercianti nella prima serata dei Venerdì Piacentini abbiano fatto bingo. Le cose girano peggio per tutti rispetto a prima della pandemia e che è in corso una crisi economica che Piacenza sta cercando di fronteggiare anche con iniziative come i Venerdì Piacentini, nonostante tutte le difficoltà che non vale nemmeno la pena di elencare».




Usca: lunedì incontro in Regione

Dalla Regione Emilia-Romagna massima disponibilità al confronto con le organizzazioni sindacali per definire tutti gli aspetti relativi alle Usca, le Unità Speciali di Continuità Assistenziale. Ad assicurarlo è Luca Baldino, direttore generale dell’assessorato regionale alla Salute, dopo la richiesta di chiarimenti da parte delle sigle sindacali Fimmg Emilia-Romagna e Snam Emilia-Romagna.

“Come Regione chiedevamo da tempo al Governo un provvedimento che superasse la scadenza del 30 giugno, che abbiamo atteso fino all’ultimo ma non è arrivato- spiega Baldino-. A quel punto siamo dovuti intervenire, con la massima urgenza, per evitare che il personale si ritrovasse senza contratto e lasciasse l’incarico”.

“Era essenziale farlo subito, per non lasciare a casa a partire da ieri i professionisti e le professioniste che hanno lavorato con impegno in questi mesi- continua il direttore generale-: una necessità ancora più stringente in questo periodo, dove la carenza di medici è concreta”.

“Da parte della Regione resta ovviamente la massima disponibilità a incontrare le organizzazioni sindacali per definire gli aspetti che verranno riterranno opportuni- conclude Baldino-. E già lunedì ci sarà una immediata convocazione di un tavolo di confronto”.

Presidio permanente dei sindacati

Intanto continua la mobilitazione dei sindacati. Dopo i presidi territoriali che, a partire da maggio, si sono svolti davanti a tutte le aziende sanitarie della regione, lunedì 4 luglio al via un presidio permanente nel piazzale della sede della Regione Emilia- Romagna (viale A. Moro 52) che durerà fino al 15 luglio. Presidio permanente che martedì 5 luglio vedrà gli interventi anche di Maurizio Petriccioli (segretario generale nazionale Cisl Fp) e Filippo Pieri (segretario generale Cisl ER).
“#PresidiarePerRiprogettare è l’ennesimo grido di allarme che vogliamo inviare forte e chiaro alla Regione Emilia- Romagna. Il tempo delle promesse mancate è scaduto, la Regione Emilia Romagna deve riscoprire il principio della coerenza tra parole ed azioni alla luce degli accordi sottoscritti. La CISL FP EMILIA- ROMAGNA è decisa nel continuare a combattere la buona battaglia per il rilancio dello sviluppo del Servizio Sanitario Regionale affinché il perimetro della nostra sanità pubblica non arretri”, ha dichiarato la segretaria generale CISL FP EMILIA-ROMAGNA Sonia Uccellatori.
Indispensabile una programmazione sanitaria che esprima una visione di prospettiva e decisioni chiare e condivise in merito agli assetti organizzativi del Sistema Sanitario, necessari per garantire l’adeguata presa in carico dei bisogni di cura delle comunità territoriali della nostra regione.
“Siamo convinti che il futuro migliore del Sistema Sanitario Regionale deve essere costruito
attraverso il riconoscimento del protagonismo dei professionisti sanitari. Da tempo continuiamo a sostenere che non vi è chiarezza rispetto ai piani assunzionali e di fabbisogno del personale e che il numero degli addetti in servizio è insufficiente rispetto alle reali esigenze di cura della popolazione”, ha continuato la sindacalista.
“Continueremo a mobilitarci perché senza risorse i Fondi delle Aziende necessari alla corretta e dovuta valorizzazione dei professionisti sanitari della nostra regione si stanno esaurendo”, come ormai da più di due anni denunciamo”, ha concluso Uccellatori.
Il presidio permanente sarà anche occasione di confronto con cittadinanza e politica attraverso le testimonianze dirette dei professionisti della sanità. Difatti l’invito è stato esteso a tutti i gruppi assembleari della Regione Emilia-Romagna, “in quanto crediamo che la ricchezza proprio del confronto, del dialogo possa generare nuove politiche di ampio respiro necessarie a riprogettare il nostro Sistema Sanitario Regionale”.




Caccia al tesoro farnesiana: in palio un iPad

C’è tempo fino alle 17 di venerdì 2 settembre per iscriversi (gratuitamente) alla Caccia al tesoro farnesiana organizzata dalla Banca di Piacenza, in collaborazione con Archistorica, nell’ambito delle Celebrazioni dei 500 anni di Santa Maria di Campagna promosse dalla Comunità francescana e dall’Istituto di credito locale. L’appuntamento è per domenica 11 settembre, con ritrovo sul sagrato della Basilica alle 9,30 (con partenza alle 10 e chiusura entro le ore 12). La premiazione si terrà, a seguire, al PalabancaEventi di via Mazzini.

Al gioco parteciperanno dieci squadre composte da un numero massimo di quattro persone. Sette le tappe previste (gli spostamenti tra una e l’altra dovranno essere compiuti in bicicletta), dedicate ad altrettanti luoghi prestigiosi della Piacenza di età farnesiana, che si potranno individuare risolvendo altrettanti indovinelli che metteranno alla prova le conoscenze della storia piacentina dei concorrenti i quali, risolvendo gli enigmi preparati dall’arch. Manrico Bissi, potranno aggiudicarsi – se saranno risultati i più veloci – il tesoro, rappresentato da un Apple iPad 9th generation Wi-Fi 64 giga space grey. Tutte le tappe saranno localizzate nel centro storico, entro il perimetro della mura farnesiane, e faranno riferimento a un importante monumento cittadino del periodo in cui Piacenza era governata dai duchi di casa Farnese (1545-1731).

Le e-mail di iscrizione dovranno riportare i dati anagrafici dei concorrenti, il codice fiscale e i contatti (e-mail e numero di telefono).

Per informazioni e iscrizioni: Banca di Piacenza – Ufficio Relazioni esterne 0523 542357, relaz.esterne@bancadipiacenza.it.

 




Il Ballo dei bambini, una tradizione nata da un’indulgenza concessa da Urbano II nel 1095

«Il sicuro istinto delle mamme cristiane ha tradotto la fede nel gesto che da secoli chiamiamo “Ballo dei bambini”, ovvero portare i propri figli piccolini alla Vergine (attraverso i frati che alzano i pargoli con un movimento che sembra li facciano, appunto, ballare) perché in essi si compie la “predestinazione ad essere suoi figli”, poiché Ella è la madre naturale dei figli di Dio. Un’espressione di culto che ha caratterizzato il popolo piacentino e che ogni anno rinnova il suo omaggio alla Madonna di Campagna». Con queste parole Franco Fernandi ha concluso il suo appassionato e documentato intervento sull’antichissima tradizione che si compie in Santa Maria di Campagna, nell’incontro dei “Giovedì della Basilica” – rientrate nel programma di Celebrazioni dei 500 anni della Basilica, a cura della Comunità francescana e della Banca di Piacenza – che si è tenuto questa sera nella Biblioteca del Convento.

Un rito che parte dunque da molto lontano, dal Concilio di Piacenza del marzo 1095. Urbano II, prima di lasciare la città «concesse, tra le altre – ha spiegato il diacono permanente della Diocesi, presentato dal condirettore generale della Banca Pietro Coppelli -, una particolare indulgenza a tutte le donne che in dicta ecclesia S. Maria ex devotione primam missam audierint post partum. Indulgenza confermata nel 1316 dal vescovo Ugo II da Pillori e da Clemente VII nel 1529». Ma perché si compie il 25 marzo? «Nel Medioevo a Piacenza e in altre città italiane – ha ricordato il relatore – l’inizio del nuovo anno si celebrava proprio il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione. Il grande afflusso dei piacentini nella primitiva chiesa di Campagnola era dovuto alla profonda venerazione per la Madre di Dio. Guardando quel Bimbo che la Madonna porta sul braccio, nasceva spontaneamente uno scambio tra madri: il Tuo amore per il mio. Questo scambio fu probabilmente l’inizio di quel ballo che nel tempo divenne offerta e donazione».

In occasione delle grandi feste – e il 25 marzo era una di queste – la statua della Madonna di Campagna veniva addobbata con preziose vesti, generalmente donate dalle donne delle nobili famiglie piacentine. La festa patronale in Santa Maria di Campagna coincideva anche con una grande fiera: una lunga fila di bancarelle partiva dal piazzale della Basilica e occupava tutta via Campagna: si trovavano i venditori di candele e dei caratteristici busslanei. «Un appuntamento importante – ha proseguito don Fernandi – tanto che Faustini nel 1901 gli dedicò una poesia». In anni più recenti, la Banca di Piacenza organizzava, nell’ambito della citata fiera, un concorso di pittura molto partecipato.

L’oratore da quindi proposto un amarcord – attraverso fotografie d’epoca e ritagli di giornale – degli ultimi 70 anni del “Ballo dei bambini”, con immagini dei periodi 1950, 1960, 1975, 1983, 1998 e degli anni 2000. Infine, sono stati ricordati i vescovi che più hanno amato questa tradizione di Santa Maria di Campagna: mons. Umberto Malchiodi e mons. Enrico Manfredini.

 




In arrivo 293 bancarelle per la Fiera di S. Antonino

Saranno 293, le bancarelle che animeranno l’edizione 2022 della fiera di S. Antonino, lungo il percorso che si snoderà tra il Pubblico Passeggio, piazzale Libertà, corso Vittorio Emanuele (da piazzale Genova allo Stradone Farnese), viale Palmerio, piazzale Genova e via Alberici. Per accedere alla fiera, come previsto dalle normative vigenti non è obbligatorio l’uso della mascherina, che resta comunque fortemente consigliato soprattutto nei tratti più affollati: tale raccomandazione sarà segnalata anche da appositi cartelli posizionati ai varchi di ingresso.

Come ogni anno, per consentire l’allestimento e lo svolgimento in sicurezza della manifestazione, si rendono necessarie alcune modifiche alla viabilità ordinaria. Dalle ore 17 di domenica 3 sino alle 7 di lunedì 4 luglio, divieto di sosta con rimozione forzata nell’area di parcheggio prospiciente il civico 90 di via Boselli, delimitata dall’apposita segnaletica, dove potranno sostare unicamente i veicoli degli espositori. Già dalle 14 di domenica 3, sino alle 4 del mattino di martedì 5 luglio, sarà istituito il divieto di sosta con rimozione forzata in piazzale Libertà (partendo dal civico 79 del Pubblico Passeggio), in via Alberici, piazzale Genova (tra la rotatoria all’altezza di via XXIV Maggio e quella all’intersezione con viale Palmerio), in viale Palmerio e nel tratto di corso Vittorio Emanuele compreso tra viale Palmerio e via Venturini.

Dalle ore 17 di domenica 3 luglio, sino alle 4 del mattino di martedì 5, sarà vietata la circolazione in via Alberici, viale Pubblico Passeggio e in piazzale Libertà (nel tratto che comprende la parte finale del Pubblico Passeggio). Dalle ore 20 di domenica 3, sino alle 4 del mattino di martedì 5, il divieto di transito sarà istituito anche in viale Palmerio, nel tratto di corso Vittorio Emanuele tra viale Palmerio e via Venturini, in viale Beverora (da via Mirra a viale Palmerio), in piazzale Genova (tra le due rotatorie, all’incrocio con via XXIV Maggio e via quello con viale Palmerio), nonché in via Cavaciuti.

Dalle ore 20 di domenica 3 luglio, sino alle 4 del mattino di martedì 5 luglio, in vicolo Edilizia e nel tratto di via S. Franca tra vicolo Edilizia e lo Stradone Farnese sarà revocato il senso unico di marcia per i mezzi dei residenti, che potranno procedere in entrambe le direzioni con ingresso e uscita da via S. Franca. Per l’intera durata della manifestazione, dalle ore 6 di lunedì 4 luglio alle 2 del mattino di martedì 5, non potranno circolare all’interno della Zpru (zona di particolare rilevanza urbanistica) veicoli con massa complessiva superiore ai 35 quintali.

A disposizione dei cittadini, dalle 7 alle 23 con frequenza ogni 10 minuti, saranno attivate anche quest’anno da Seta due navette gratuite. Lungo la direttrice Galleana – via IV Novembre, il bus partirà dal parcheggio dello stadio Garilli e, passando per via Martiri della Resistenza, via Damiani e via Nasolini, raggiungerà il parcheggio del Cheope, da dove ripartirà, in uscita, percorrendo via Genova, via Poggi, viale Dante e via Martiri della Resistenza, ritornando allo stadio. Dalla Farnesiana, nel parcheggio dell’ex supermercato Lidl in via Caduti sul Lavoro, l’altra linea porterà invece a viale Patrioti, attraversando via Falconi, via Millo e via Farnesiana; al ritorno, si aggiungerà il transito anche nelle vie Marinai d’Italia, Vittime di Strà, Rio Farnese, Divisione Partigiana Piacenza e via Mazzoni.

Per quanto riguarda i mezzi del trasporto pubblico urbano, la linea 8 festiva – dalle ore 17 domenica 3 luglio – devierà, procedendo verso il centro, svoltando a sinistra in via IV Novembre da via Nasolini, procedendo sino a Barriera Genova per poi proseguire lungo corso Vittorio Emanuele, Stradone Farnese e da qui, svoltando a sinistra, in via Giordani. In uscita il percorso non subirà variazioni.

Lunedì 4 luglio, tutte le linee urbane dei bus osserveranno l’orario festivo e alcune linee vedranno modificato il proprio percorso. In particolare, la linea 8 svolterà a sinistra, da via Nasolini, in via IV Novembre, raggiungendo il capolinea di fronte al parcheggio del Cheope (omettendo il passaggio in via Giordani e piazza S. Antonino). In uscita, non transiterà lungo Stradone Farnese, viale Beverora e viale Palmerio, ripercorrendo invece, dalla rotonda di via Genova, via IV Novembre e via Nasolini.

La linea 15, da via Genova, svolterà a destra in via IV Novembre, da qui in viale Patrioti e piazzale Roma verso la stazione ferroviaria, omettendo i passaggi in piazzale Genova e Stradone Farnese sia all’andata che al ritorno. Le linee suburbane E20 Gossolengo, E21 Rivergaro ed E35 Ponte-Carmiano percorreranno via IV Novembre in entrambi i sensi, anziché solo in uscita, omettendo in entrata corso Vittorio Emanuele e Stradone.




Questa sera in piazzetta Plebiscito musica con quartetto d’archi

Si esibirà questa sera, alle 21, in piazzetta Plebiscito (all’altezza di via Sopramuro), il quartetto d’archi Archimia String Quartet & Elisabetta Cois (Elisabetta Cois, voce; Serafino Tedesi, violino; Paolo Costanzo, violino; Matteo del Soldà, viola; Andrea Anzalone, violoncello).

Il programma proposto nasce dall’incontro di due realtà musicali provenienti da percorsi differenti, ma unite dalla passione per la musica senza distinzione di genere. Un percorso nella musica pop internazionale con sonorità a tratti acustiche da concerto da camera, in altri da band rock con ritmi incalzanti, senza dimenticare accenni raffinati ed eleganti di jazz. La voce calda e versatile di Elisabetta Cois viene avvolta e accompagnata dal suono del quartetto d’archi degli Archimia string quartet che alterna momenti quasi classici ad altri quasi rock. Le due realtà si fondono perfettamente creando un sound originale e unico. Il viaggio musicale accompagnerà gli ascoltatori in modo delicato ma coinvolgente, grandi firme e successi del pop internazionale per questo imperdibile concerto. Da Gino Paoli a Antonella Ruggero, Barbra Streisand a Nina Simone, a Survivor, a Britney Spears

L’evento è a cura della Banca di Piacenza, che ha voluto in questo modo arricchire – con una propria particolare offerta – il già ricco programma dei Venerdì piacentini, essendo comunque già main sponsor della manifestazione.

 




Katia Tarasconi positiva al Covid: deve rinunciare ai primi impegni pubblici

Le voci di una possibile positività del neo sindaco Katia Tarasconi avevano incominciato a circolare già nel pomeriggio di ieri. Alla conferenza stampa di presentazione dei Venerdì piacentini era apparsa affaticata e raffreddata tanto che precauzionalmente indossava una maschgerina FFP2. Più volte si era portata la mano alla fronte come per verificare l’eventuale presenza di febbre ed aveva eseguito un primo tampone in farmacia che aveva però dato esito negativo. “Pur attribuendo il mio malessere alla stanchezza dettata dal periodo intenso e frenetico della campagna elettorale, ho voluto comunque sottopormi agli accertamenti per cautela e rispetto nei confronti di tutte le persone con cui sono venuta in contatto nelle ultime settimane. Purtroppo, oggi è sopraggiunta la febbre e la conferma del virus”.

“Con molto rammarico – sottolinea – dovrò trascorrere in isolamento questi primi giorni del mio mandato, seguendo da casa tutte le pratiche alla mia attenzione, in costante contatto con gli uffici comunali. Purtroppo non potrò partecipare ai tanti appuntamenti che erano già in calendario, a cominciare dalla festività patronale, con il tradizionale passaggio sulla fiera e la celebrazione religiosa nella basilica di Sant’Antonino, per il rito solenne dell’offerta del cero. Sarebbe stato un momento importante, di grande valore simbolico, poter iniziare questo percorso in una ricorrenza così significativa per la nostra comunità, incontrando tanti concittadini, ma sono certa che non mancheranno le occasioni non appena mi riprenderò”.




Mediazione e condominio

L’art. 71-quater disp. att. cod. civ., introdotto dalla legge di riforma dell’istituto condominiale, disciplina il procedimento di mediazione per le controversie in materia di condominio. Si tratta di una norma particolarmente opportuna alla luce del fatto che il d.l. n. 69/2013, come convertito in legge, intervenendo sul d.lgs. n. 28/2010 in tema di mediazione, ha reintrodotto – a partire dal 21.9.2013 – per tutta una serie di liti, ivi comprese quelle condominiali, la conciliazione come condizione di procedibilità della domanda giudiziale, dando così nuova vita ad un procedimento che, dopo la sentenza della Corte Costituzionale n. 272 del 6.12.2012, era sopravvissuto solo nella parte in cui disciplinava la mediazione facoltativa.

Anzitutto, la norma in commento chiarisce, al primo comma, cosa debba intendersi per controversie “in materia di condominio” cui fa riferimento il citato d.lgs. n. 28/2010: tali sono “quelle derivanti dalla violazione o dall’errata applicazione delle disposizioni del libro III, titolo VII, capo II, ”cod. civ.” e degli articoli da 61 a 72″, disp. att. cod. civ. Si tratta, quindi, di tutte le controversie relative sia agli artt. da 1117 a 1139 del codice civile, sia alle previsioni in tema di condominio disciplinate nelle disposizioni di attuazione del codice stesso.

Sempre la norma in argomento puntualizza, al secondo comma, che “la domanda di mediazione deve essere presentata, a pena di inammissibilità, presso un organismo di mediazione ubicato nella circoscrizione del tribunale nella quale il condominio è situato”.

L’art. 71-quater, disp. att. cod. civ., precisa, poi, al terzo comma, che al procedimento di mediazione “è legittimato a partecipare l’amministratore, previa delibera assembleare da assumere con la maggioranza di cui all’articolo 1136, secondo comma, del codice civile”. Il che vuol dire con un quorum deliberativo costituito, sia in prima sia in seconda convocazione, da un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti in assemblea e almeno la metà del valore dell’edificio (fermi naturalmente – i quorum costitutivi di cui al primo e terzo comma dello stesso art. 1136 cod. civ.).

Corrado Sforza Fogliani – Presidente Centro studi Confedilizia