L’Angil d’al Dom dopo essere stato al buio per un po’, ora illuminato grazie ad uno sponsor

L’associazione Liberali di Piacenza si occupa dell’Angil d’al Dom, l’angelo che sovrasta la nostra cattedrale e che è ormai al buio da parecchio tempo. Il consigliere liberale Levono aveva presentato un’interrogazione al riguardo lo scorso 10 maggio. Ieri è arrivata la risposta scritta dell’assessore ai Lavori Pubblici, avv. Marco Tassi.

La stampa locale aveva dato notizia che l’Angil d’al Dom era da tempo privo di luce e che la Curia vescovile aveva pubblicato una nota nella quale si addebitava la relativa mancanza al Comune, facendo altresì presente che allo stesso compete la stessa illuminazione.

Levoni aveva chiesto di sapere “da quale documentazione sia affermato l’obbligo del Comune di cui trattasi” e di sapere altresì “se il Comune non intenda intervenire per porre rimedio all’inconveniente che rattrista i piacentini e pone gli stessi in una delicata situazione di sentimenti non rispettati”.

All’interrogazione liberale, che chiedeva risposta scritta, l’Assessore avv. Tassi ha risposto premettendo “che il progetto di riqualificazione della citata illuminazione artistica è frutto di una sponsorizzazione diretta dell’attuale gestore della pubblica illuminazione comunale alla Curia” e che “la ditta Citelum, infatti, si è offerta di provvedere alla progettazione ed alla realizzazione delle opere a propria cura e spese”.

La risposta al Consigliere Levoni così prosegue: “L’accordo tra la citata società e la Curia – che esula dalla sfera dell’Ente – sembrerebbe prevedere l’esecuzione entro il mese di maggio 2022 al fine di ottenere la nuova illuminazione artistica nella primavera ed in occasione del novecentenario della cattedrale del Duomo”.

La risposta prosegue ancora in questi esatti termini: “Da informazioni acquisite, il tecnico della Curia e della Citelum srl avevano da tempo concordato un sopralluogo, che si è effettivamente svolto in data 17 Maggio 2022, al fine di stabilire le modalità operative di accesso all'”Angelo del Duomo”; il giorno seguente (18 Maggio 2022) ci risulta sia stata effettuata l’accensione dell’angelo. Nei giorni successivi è proseguita la realizzazione dell’intero progetto di riqualificazione dell’illuminazione artistica della “Cattedrale del Duomo” da ultimarsi nel mese di maggio 2022”.

Pur non richiesto dalla interrogazione del Consigliere liberale, l’ass. Tassi così completa la sua risposta: “In merito alla torre della Basilica di Sant’Antonino, anch’essa citata nel medesimo articolo della stampa locale e definita come «a rischio» è possibile riferire quanto segue: tutti i fari dell’illuminazione artistica di detta torre sono stati sostituiti dal gestore della Pubblica Illuminazione in data 26 Aprile 2022 e da tale giorno risultavano quindi accesi e funzionanti (10 giorni prima dell’articolo della stampa locale)”.

La Segreteria dell’Associazione Liberali Piacentini fa notare che “nella medesima risposta  non risulta precisato quale sia l’articolo di stampa in riferimento e neppure quando tale articolo sia stato pubblicato e a che cosa ci si riferisca”.




Il piacentino Davide Ghimici diventa cintura nera di Aikido a soli 11 anni

Prestigioso traguardo per Davide Ghimici, giovanissimo atleta piacentino che a soli 11 anni diventa cintura nera di Aikido, arte marziale che lo vede come il più giovane sul territorio (tra città e provincia).

Il traguardo è arrivato dopo uno stage presso il dojo della Yama Arashi a Piacenza diretto dai maestri Marco Mazzoni e Luciano Cremascoli. Dopo la parte tecnica di tre ore nella parte mattutina, al pomeriggio sono stati esaminati i candidati per la graduazione. Per Davide, 11 anni, una brillante prova ha fruttato il passaggio a cintura nera.

Ghimici si allena a San Nicolò nella scuola di Aikido dei maestri Grazia  e Marco Mazzoni e ha iniziato il proprio percorso all’età di 5 anni nel 2016, non perdendosi d’animo neanche nel periodo della pandemia. Nell’esame ha messo in mostra un’ottima padronanza nel movimento, ha accresciuto la sicurezza in se stesso e ha visto premiate la costanza e la dedizione.

L’Aikido è un’arte marziale tradizionale giapponese di difesa, fondata sui principi della non violenza e della non competitività. L’aspetto della autodifesa costituisce solo una parte dell’allenamento, mentre lo scopo principale della pratica è l’integrazione della mente-corpo. Anche alla Yama Arashi è possibile seguire l’Aikido con due giornate dedicate (lunedì e giovedì) curate dal maestro Mazzoni.

Nella foto, Davide Ghimici con il maestro Marco Mazzoni




Emilia Romagna, si diffonde lo psicologo online: premiati 5 terapeuti di Parma

Il fenomeno della psicoterapia online si chiama “teleterapia”. L’esplosione di questo fenomeno si è verificata durante la pandemia ed è destinata a permanere, diffondendosi anche tra i terapeuti e i pazienti emiliano-romagnoli: secondo i dati della piattaforma Serenis – che supporta le persone nella ricerca del percorso psicologico giusto e soddisfacente – le richieste di terapia online sono cresciute in tutta Italia e anche in Emilia-Romagna, che è una delle regioni che ha registrato più ricerche di psicologo online negli ultimi 12 mesi rispetto a qualsiasi altra regione, con ansia e depressione che sono i problemi più sentiti con il 55% delle recensioni online in regione.

In pandemia, ci si è trovati in una condizione di pericolo di vita che è condivisa dalla comunità, ma che viene vissuta da individui o famiglie in sostanziale isolamento sociale. Questo porta a un’inevitabile limitazione della coregolazione. In un contesto di allontanamento sociale, l’attivazione del reaching out (una strategia di ricerca dell’altro legata alla difesa “mammifera” del pianto di attaccamento), ci spinge a mantenere almeno i collegamenti virtuali con i nostri coetanei, che spesso sono membri della famiglia o amici intimi. Nei mesi più duri, perfino questo supporto non si è dimostrato sufficiente, e in generale non lo è se ci sono problematiche più serie o se si necessita di un professionista formato.

Serenis, un progetto online (www.serenis.it) che ha lo scopo di aiutare i terapeuti e coloro che hanno bisogno di una psicoterapia a trovarsi e a sviluppare una presenza digitale, annuncia la prima edizione del Progetto Polaris, che premia i terapeuti che si distinguono per la loro presenza digitale e farà un po’ di chiarezza in un mondo – quello delle terapie online – le cui insidie sono la disinformazione, la scarsa professionalità e le truffe.

Polaris premia i migliori psicologi online

Il progetto Polaris è stato sviluppato per riconoscere i migliori psicoterapeuti in ogni provincia d’Italia. Il riconoscimento si basa su una classifica di oltre 70.000 recensioni online, seguita da una corrispondenza di tali recensioni con il curriculum professionale e le referenze qualitative del terapeuta e infine convalidata da un comitato scientifico composto da psicologi di riconosciuta autorità. L’elenco dei professionisti che hanno ottenuto il riconoscimento è consultabile sul sito di Serenis: sono suddivisi per base geografica e specializzati in aree quali ansia, terapia di coppia e della sessualità, depressione e stress/sindrome da burnout. In Emilia Romagna, 45 professionisti hanno ottenuto il riconoscimento per la loro migliore presenza digitale nelle seguenti province: Bologna, Forlì-Cesena, Ferrara, Modena, Piacenza, Parma, Ravenna, Reggio Emilia e Rimini.

Daniele Francescon, cofounder di serenis.it, delinea questo quadro: “Polaris nasce proprio con questo obiettivo: dimostrare gli effetti virtuosi dell’integrazione e della complementarietà tra fisico e digitale (ndr, solo l’1% dei terapeuti premiati lavora con Serenis, mentre il resto riceve in studio in modo indipendente), proponendosi contemporaneamente, nel suo piccolo, come garanzia di qualità online, grazie al coinvolgimento di un gruppo di specialisti esterni autorevoli nella valutazione dei profili dei terapeuti premiati”.

 




Nuoto: sabato 18 e domenica 19 giugno il “Trofeo Nazionale Vittorino da Feltre”

Sta per alzarsi il sipario sulla 40° edizione del Trofeo nazionale Vittorino da Feltre, importante evento agonistico natatorio organizzato dalla società biancorossa del Presidente Gianluigi Tedesco e in programma sabato 18 e domenica 19 giugno.

La piscina olimpionica della Vittorino, dopo tre anni di assenza del Trofeo a causa dell’emergenza sanitaria, tornerà quindi a essere teatro di questo importante evento natatorio che quest’anno vedrà sfidarsi, complessivamente, 1.150 atleti (erano stati 1.000 nel 2019 e circa 900 nel 2018), in rappresentanza di trentasette diverse società provenienti da Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Liguria che si contenderanno l’ambito trofeo che nelle ultime nove edizioni ha visto primeggiare il sodalizio di casa.

Le gare inizieranno sabato mattina alle 9,30 e proseguiranno fino alle 13 con pausa per il pranzo e ripresa pomeridiana alle 14,45; stesso programma anche domenica 19 giugno con le premiazioni che, nel pomeriggio, concluderanno la manifestazione verso le 18.

Il Trofeo Vittorino da Feltre si svolgerà secondo il classico programma gare olimpico, con la sola eccezione delle prove dei 400 misti, degli 800 e 1500 stile libero. Il Trofeo si articolerà, infatti, nelle specialità che da sempre lo caratterizzano: gare dei 50, 100 e 200 stile libero, dorso, farfalla e rana, 200 misti e 400 stile libero per atleti delle categorie Esordienti A e B, Ragazzi, Junior, Cadetti e Senior. Gare che vedranno in vasca diversi vincitori dell’ultima edizione dei Campionati italiani giovanili, ma non il campione piacentino Giacomo Carini che da domani sarà a Budapest per i mondiali di nuoto in vasca lunga.

“Un evento agonistico – sottolinea il Presidente della Vittorino, Gianluigi Tedesco – che mancava ormai da tre anni ma che nel tempo ha saputo mantenere la propria importanza, come dimostrano le tantissime adesioni che abbiamo raccolto e i numeri che caratterizzeranno un’edizione da record. Un evento di alto profilo agonistico che conferma anche l’impegno del nostro Consiglio nell’ambito dell’attività e della promozione sportiva. Doveroso rivolgere un ringraziamento a tutti gli allenatori e a tutti i nostri collaboratori che si sono prodigati per riportare alla Vittorino questo storico appuntamento sportivo”.

Nell’occasione verranno anche assegnati due importanti premi: il Memorial Angelo Alborghetti, giunto quest’anno alla sua 25ª edizione, in onore dell’ex Delegato provinciale della Federnuoto, che premierà due giovani nuotatori o due tecnici che si siano distinti nel corso della stagione sportiva per le loro capacità, e il Memorial Alberto Corti, premio giunto quest’anno alla sua 10ª edizione e che verrà assegnato a un giudice scelto dal gruppo Ufficiali di Gara della nostra provincia.

In occasione del Trofeo nazionale Vittorino da Feltre, l’accesso agli impianti della società biancorossa resterà libero al pubblico che vorrà seguire le gare sia sabato che domenica.




Richiesta l’erogazione di acqua dalla diga del Brugneto

Vista la criticità dello scenario idrico, il fabbisogno di acqua in crescita e le disponibilità in progressivo esaurimento, il Consorzio di Bonifica di Piacenza ha richiesto l’inizio dell’erogazione di acqua dalla diga del Brugneto dalle ore 12:00 di venerdì 17 giugno 2022 con erogazione costante di 2.067,00 litri al secondo. La risorsa andrà ad implementare l’esigua portata del fiume Trebbia a favore di un territorio di circa 23 mila ettari. L’acqua, dal momento del rilascio, impiegherà 48 ore per arrivare a Rivergaro. Complessivamente il rilascio sarà di 2,5 milioni di metri cubi.
È il Presidente del Consorzio di Bonifica Luigi Bisi, ad intervenire: “La preoccupazione è tanta. Quella attuale è un’emergenza estrema con la campagna irrigua ancora da affrontare ma le portate sono da fine luglio. Per questo siamo stati costretti ad anticipare di circa un mese rispetto agli altri anni il rilascio dalla diga del Brugneto. L’erogazione continuata per 15 giorni ci permetterà di arrivare ad irrigare l’intero distretto per quel periodo. Nonostante tutti gli sforzi messi in campo le colture di pregio rischiano di non arrivare a fine ciclo. Siamo infatti ben lontani dall’obiettivo minimo che è quello di arrivare alla fine di luglio con una quantità di acqua utile alla distribuzione irrigua”.

La criticità dello scenario è emersa anche durante l’Osservatorio sugli usi idrici del Po con l’indicazione del grado di severità della siccità grave o estremamente grave con le portate in rapida diminuzione. Situazione che non migliorerà nelle prossime settimane con un meteo previsto scarso di precipitazioni e temperature che supereranno i 35 gradi.

 




Il programma delle manifestazioni Antoniniane

“L’edizione 2022 delle Manifestazioni Antoniniane coniugherà, ancora una volta, eventi artistici, musicali e teatrali di altissima qualità e spessore, capaci di avvicinarci alla dimensione più profonda e spirituale della festività patronale attraverso la bellezza e la poesia, valorizzando gli spazi iconici e più suggestivi della città: da piazza Sant’Antonino, con la basilica che è fulcro della festività del 4 luglio, a piazza Cavalli come palcoscenico naturale della tradizione canora dialettale, sino a Palazzo Farnese dove si esibirà, il 1° luglio, un’orchestra speciale qual è Musicalia e dove, per celebrare la ricorrenza del Santo Patrono, da lunedì 27 giugno a lunedì 4 luglio l’ingresso ai Musei Civici sarà gratuito”. Così l’assessore Jonathan Papamarenghi, accanto a don Giuseppe Basini, introduce il tradizionale appuntamento con la rassegna culturale che accompagna il periodo in cui si svolge la Fiera di Sant’Antonino, proponendo una serie di iniziative presentate stamani nella cornice del salone Pierluigi. (Qui la locandina)

Si parte venerdì 24 e sabato 25 giugno con “Anime semplici”, spettacolo teatrale scritto e diretto da Ilaria Drago in occasione dei 900 anni della Cattedrale di Piacenza, che andrà in scena proprio nella cornice del Duomo alle 21.30, in entrambe le serate. Lunedì 27, alle 21, in piazza Sant’Antonino la compagnia teatrale “Egidio Carella” allestirà la commedia in vernacolo “L’ostessa”, per la regia di Delio Marenghi, in collaborazione con la Famiglia Piasinteina.

Sarà la musica per voce e organo, nelle tre sere successive, ad animare la basilica di Sant’Antonino, sempre con inizio alle 21: martedì 28 il concerto del Coro Farnesiano diretto dal Maestro Mario Pigazzini, mercoledì 29 l’esibizione dell’organista Simone Vebber e giovedì 30, con la direzione di Patrizia Bernelich, protagonisti il Coro Consonanze e il Coro Ponchielli Vertova, 2022 Piacenza Ensemble, in “Sacre Vestigia. Le vesti di Sant’Antonino: Umiltà e Carità”. Un evento, quest’ultimo, strettamente correlato alla valenza sociale e solidaristica, grazie al legame con l’associazione La Ricerca.

Si terrà nella cornice di Palazzo Farnese, nel cortile in questi mesi teatro della stagione culturale estiva, il concerto dell’orchestra Musicalia diretta da Franco Marzaroli e Alessandra Capelli, il 1° luglio sempre con inizio alle 21, quando i riflettori si accenderanno sulla musica come linguaggio universale che parla attraverso le emozioni, capace di superare le fragilità e le barriere.

Domenica 3 luglio, alle 20.45, il direttore del Nuovo Giornale don Davide Maloberti modererà l’incontro con Padre Luigi Maccalli: “Anche in catene ero missionario”. Ad accompagnare la serata, il Coro Multietnico Internazionale di Crema. Immancabile, nella serata di lunedì 4, le canzoni della tradizione piacentina a scaldare gli animi con Marilena Massarini e le note della manifestazione “Piacenza nel cuore”, dalle 21 in piazza Cavalli.

Dal 26 giugno al 5 luglio, nel chiostro della basilica di Sant’Antonino sarà possibile visitare, dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19, la mostra “Briciole di Purgatorio: Dante nella quotidianità di oggi” a cura di Pino Balordi, mentre domenica 3 e lunedì 4 luglio sarà esposta nell’atrio della Porta del Paradiso, nel giardino Gregorio X e nella sede scout della chiesa patronale la mostra fotografica dedicata al gruppo scout Piacenza 1, “50 anni e oltre”.

Il 3 (dalle 16 alle 21) e il 4 luglio (dalle 10 alle 22) sarà possibile, grazie alle visite guidate a cura dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi e Cooltour, in collaborazione con il Touring Club Italiano, andare alla scoperta della storia e delle suggestioni dell’oratorio di Santa Maria in Cortina, mentre nella festività di Sant’Antonino, alle 16, 17, 18 e 21 si potrà visitare nei chiostri della basilica la mostra “Guerre e pace nella Piacenza medievale”, a cura di Giacomo Nicelli, Anna Riva e Patrizia Vezzosi.

Sempre il 4 luglio, mentre sul Pubblico Passeggio si snoderà la fiera di Sant’Antonino tra le 7 e le 24, non potrà mancare una tappa nelle adiacenze della basilica per l’iniziativa “Il profumo della solidarietà”, con la lavanda benedetta il mattino stesso.




Quando in Santa Maria di Campagna c’era anche una farmacia aperta ai cittadini

«Santa Maria di Campagna ha sempre avuto una grande funzione non solo dal punto di vista artistico, ma anche economico. Non tutti sanno che la Basilica era dotata, fino alla fine del ‘700, di una farmacia conventuale veramente importante, con la caratteristica di essere aperta anche ai privati cittadini». A sottolinearlo, il presidente esecutivo della Banca di Piacenza Corrado Sforza Fogliani, intervenuto questa sera all’incontro sull’officina farmaceutica dei francescani e la loro farmacopea che si è tenuto nella Biblioteca di Campagna, nell’ambito del programma di Celebrazioni dei 500 anni dalla posa della prima pietra della Basilica.

E la ragione per la quale la farmacia non era riservata ai soli frati e ai soli conversi (quei religiosi che vestivano l’abito senza aver preso i voti) sta nel fatto che la chiesa di Campagna sia nata, come noto, civica, per iniziativa di un gruppo di cittadini che diedero vita alla Fabbriceria. «Quel che non si spiega – ha proseguito il presidente Sforza – è come mai dell’officina farmaceutica del Convento di Campagna non ne parli nemmeno padre Corna nel suo libro. La ragione potrebbe essere quella che dei documenti inerenti la farmacia francescana non c’è traccia nell’archivio del Convento, probabilmente dispersi nel periodo napoleonico».

Il presidente Sforza ha quindi citato uno studio fatto dal dott. Antonio Corvi, il massimo esperto in storia della farmacia, che non ha potuto essere presente all’incontro per ragioni di salute, nel quale si elencano con molta precisione i farmaci galenici (cioè direttamente preparati dai singoli farmacisti, come avveniva una volta), con tutte le specializzazioni che uscivano dalla farmacia di Santa Maria di Campagna (colliri, aceti medicali, estratti, polveri, pastiglie, oli, unguenti, decotti). Nello stesso studio si sottolinea che nel Convento c’era una scuola di farmacia per i frati conversi, che venivano poi mandati in altri conventi in qualità di speziali.

Tra i frati maggiormente citati nello studio del dott. Corvi c’è naturalmente fra’ Zaccaria (al secolo Carlo Francesco Berta, nato a Piacenza nel 1722 e morto all’età di 92 anni), speziale del Convento di Campagna fin dal 1750 (dove allestì un orto botanico), studioso di scienze naturali che mise le sue conoscenze di botanica al servizio della farmaceutica. Di tutto rilievo i suoi erbari, che lasciò alla biblioteca del Collegio Alberoni, dove trovò ospitalità nella seconda parte della sua lunga vita.

 




Nasce il comitato Salviamospedale. “Ci sono spazi per ingrandire l’attuale nosocomio senza doverne costruire uno nuovo”

Si è tenuta questa mattina la prima conferenza stampa del neonato Comitato “Salviamospedale” secondo cui non ha alcun senso la costruzione di unh nuovo nosocomio a Piacenza visto che, a loro giudizio, nemmeno servirebbe e che esistono comunque spazi recuperabili per ampliare e migliorare l’attuale Guglielmo da Saliceto.

Fanno parte del comitato nomi che “pesano” a Piacenza fra cui l’ex sindaco Stefano Pareti, Enrico Sverzellati già dirigente dell’azienda Usl di Piacenza che ben conoscre pregi e difetti dell’ospedale, Giovanni Ambroggi per molti anni direttore della CNA, l’avvocato Augusto Ridella, Stefano Benedetti, Giovanni Monti, Ferruccio Trabacchi.

Nel corso della conferenza è stato illustrato un articolato documento, che trovate qui sotto in cui si evidenzia come nell’area dell’Ospedale di Via Taverna, pari a 90.000 metri quadri vi siano anciora ampi spazi per la realizzazione di ulteriori padiglioni e sia possibile prevedere i necessari parcheggi.

Questo con il vantaggio di non distruggere un’area di 270.000 metri quadrati di area agricola fertile e spostare l’ospedale fuori dalla città. Il comitato non è contro il finanziamento di € 250 milioni disposto dalla Regione, ma chiede di valutare l’ampliamento e l’efficientamento del nosocomio esistente senza doverne per forza costruire uno ex novo.

Nel documento si percorre l’iter del nuovo ospedale

L’inizio della storia parte con l’intervento dell’assessore Venturi nel 2015 che preannuncia un’ipotesi di nuovo ospedale a Piacenza, cogliendo di sorpresa in primis la dirigenza sanitaria e anche la collettività piacentina che non aveva all’ordine del giorno tale ipotesi di lavoro.
Infatti, né i Comuni piacentini, titolari della pianificazione urbanistica del territorio né la Conferenza Socio-sanitaria, avevano ipotizzato la necessità di un nuovo ospedale.
Vogliamo qui ricordare che la sequenza corretta del percorso amministrativo per arrivare a decisioni di questa importanza sarebbe: pianificare – programmare – finanziare. Il tutto con la
massima partecipazione, informazione e trasparenza.
La pianificazione considera la città e il territorio nella loro interezza, in una prospettiva temporale di circa dieci anni, anticipando scelte che altrimenti, prese una alla volta sulla base
di fattori contingenti, potrebbero determinare guasti irreversibili del tessuto e delle funzioni urbane.
Su una questione di questa portata per vastità di interessi, costi e durata degli effetti, occorrono dati, approfondimenti, confronti di idee e chiarezza che tuttora sono mancati. Si è partiti col piede sbagliato: obiettivo di questo documento, anche alla luce delle vicende nel frattempo intervenute con la Pandemia, è quello di riflettere se le scelte fin qui operate siano ancora attuali o vadano radicalmente riviste.
Inoltre, l’annuncio citato contiene una imprecisione circa la vetustà del nostro nosocomio: l’ospedale di Piacenza è tra i più recenti in Emilia-Romagna, il Polichirurgico è stato inaugurato nel 1994 e ha meno di 30 anni.
Per interventi di riqualificazione dei singoli padiglioni fra il 2003 e il 2007 sono stati effettuati lavori per complessivi 23.138.000 euro. Il nuovo pronto soccorso, costato 7,9 milioni di euro, è stato inaugurato nel luglio 2014.
L’idea di un nuovo ospedale da costruirsi a Piacenza è senz’altro suggestiva affascinante. Se a ciò si aggiunge che la regione ha stanziato i fondi, tutto o in parte è da verificare, l’obiettivo è concreto raggiungibile. Finalmente Piacenza non è più la Cenerentola dimenticata da Bologna avremo un ospedale moderno un modello addirittura internazionale. Lo studio di fattibilità presentato, il 20 luglio 2021 ne magnifica le qualità e le potenzialità.
“Un edificio centrale e sei torri: un’Ospedale che richiama il disegno radiale delle Valli appenniniche e quello cartesiano della città, nel quale saranno potenziate e riorganizzate tutte le attività sanitarie attualmente presenti al Guglielmo da Saliceto”. Lo studio di fattibilità ha raccolto la lezione della pandemia e ha orientato le scelte dei tecnici verso una struttura ad altissima innovazione, adeguata alle più moderne esigenze della sanità, soprattutto flessibile, che consentirà di ampliare il numero dei posti letto nel caso di necessità com’è stata appunto la diffusione del virus.”
Queste affermazioni meritano alcune considerazioni. La prima: se nel nuovo ospedale saranno potenziate e riorganizzate tutte le attività attualmente presenti, il nuovo ospedale si configura più come un trasferimento in una nuova “scatola edilizia” di ciò che abbiamo, seppur potenziato e riorganizzato. La seconda: se la “lezione della pandemia” ha portato a prefigurare una flessibilità che consentirà di aumentare i posti letto da 497(gli attuali sono 468) a 576, in caso di necessità, ci sia consentito dubitare sull’effettiva comprensione della lezione venuta dalla pandemia.

La sanità del futuro prossimo

La pandemia, che non ci siamo ancora lasciati definitivamente alle spalle, rappresenta un passaggio epocale per la sanità pubblica e richiede un cambio di paradigma nell’affronto del futuro del sistema sanitario nazionale.
La pandemia ha progressivamente messo a nudo la mancanza di una strategia dell’assistenza territoriale, ed ha evidenziato i limiti di una sanità basata su una visione più ospedale-centrica.
È stato grazie all’alta professionalità, e allo spirito di sacrificio degli operatori sanitari tutti, se il sistema non ha collassato. È stata ad esempio, la costituzione delle USCA, che ha permesso,
portando la prevenzione a casa del paziente, di alleggerire la pressione sull’ospedale. La necessità di mettere al centro del nostro futuro sanitario, il rilancio della medicina territoriale è altresì avvalorato da una serie di indagini condotte dal CENSIS nell’ambito del progetto “I cantieri della Salute” (aprile -giugno 2021) dai quali si evince che “Cosa non potrà non
esserci dopo il Covid-19”:
Per il 91,7% degli italiani più prevenzione dai virus e dalle patologie in generale. Per il 94% sanità di territorio, con più strutture sanitarie di prossimità, medici di medicina generale, specialisti e infermieri a cui rivolgersi.
Per il 70,3% telemedicina e digitale per velocizzare controlli, diagnosi e cure.
E ancora:” La nuova sanità dei cittadini – Cosa si aspettano gli italiani”. Il 52% più efficienza, facendo di più e meglio su liste di attesa, strutture, servizi, ecc.
Il 33,2% più umanità, maggiore attenzione al malato come persona, più ascolto, dialogo, empatia. Il 33% più responsabilizzazione dei cittadini, sul fatto che la sanità pubblica ha un costo e nell’assunzione di stili di vita adeguati Il 30,8% più collaborazione tra i diversi soggetti della sanità, quindi tra pubblico e privato, con non profit, volontariato, cittadini, ecc.
Il DM 71 del 21.04 2022 che ridefinisce gli standard della assistenza territoriale sanitaria enuncia alcuni principi/obiettivi.
Riportiamo di seguito alcuni passi significativi della premessa, che illustrano la riforma: “Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), uno dei primi al Mondo per qualità e sicurezza, istituito con la legge n. 833 del 1978, si basa, su tre principi fondamentali: universalità, uguaglianza ed equità. Il perseguimento di questi principi richiede un rafforzamento della sua capacità di operare come un sistema vicino alla comunità, progettato per le persone e con le persone”
“L’Assistenza Primaria rappresenta la prima porta d’accesso ad un servizio sanitario. Essa rappresenta infatti l’approccio più inclusivo, equo, conveniente ed efficiente per migliorare la salute fisica e mentale degli individui, così come il benessere della società.
La Direzione Generale della Commissione Salute Europea (DG SANCO), nel 2014, definisce l’Assistenza Primaria come: “l’erogazione di servizi universalmente accessibili, integrati, centrati sulla persona in risposta alla maggioranza dei problemi di salute del singolo e della comunità nel contesto di vita. I servizi sono erogati da équipe multiprofessionali, in collaborazione con i pazienti e i loro caregiver, nei contesti più prossimi alla comunità e alle singole famiglie, e rivestono un ruolo centrale nel garantire il coordinamento e la continuità dell’assistenza alle persone”.
Il SSN persegue, pertanto, questa visione mediante la pianificazione, il rafforzamento e la valorizzazione dei servizi territoriali, in particolare:
– attraverso lo sviluppo di strutture di prossimità, come le Case della Comunità, quale punto di riferimento per la risposta ai bisogni di natura sanitaria, sociosanitaria a rilevanza sanitaria per la popolazione di riferimento;
– attraverso il potenziamento delle cure domiciliari affinché la casa possa diventare il luogo privilegiato dell’assistenza;
– attraverso l’integrazione tra assistenza sanitaria e sociale e lo sviluppo di équipe multiprofessionali che prendano in carico la persona in modo olistico, con particolare attenzione alla salute mentale e alle condizioni di maggiore fragilità (“Planetary Health”);
– con logiche sistematiche di medicina di iniziativa e di presa in carico, attraverso la stratificazione della popolazione per intensità dei bisogni;
– con modelli di servizi digitalizzati, utili per l’individuazione delle persone da assistere e per la gestione dei loro percorsi, sia per l’assistenza a domicilio, sfruttando strumenti di telemedicina e telemonitoraggio, sia per l’integrazione della rete professionale che opera sul territorio e in ospedale;
– attraverso la valorizzazione della co-progettazione con gli utenti;
– attraverso la valorizzazione della partecipazione di tutte le risorse della comunità nelle diverse forme e attraverso il coinvolgimento dei diversi attori locali (Aziende Sanitarie Locali, Comuni e loro Unioni, professionisti, pazienti e loro caregiver, associazioni/organizzazioni
del Terzo Settore, ecc.).
Se quindi il “domicilio” deve diventare il primo centro di cura non può che far riferimento ad un modello erogativo di assistenza sanitaria territoriale che vede nel Distretto sanitario il perno del sistema In questo contesto i MMG e i Pediatri di famiglia hanno una funzione importantissima in quanto sono la vera porta di ingresso al servizio sanitario.
A questo riguardo la Casa di Comunità, già Casa della salute, in quanto struttura in cui opereranno i teams multidisciplinari di Medici di Medicina Generale, di Pediatri di libera scelta, di Medici Specialistici, di Infermieri di comunità ed altri professionisti della salute, diventerà il riferimento prioritario del cittadino.
L’Ospedale sarà solo luogo preposto alla cura di acuzie o malattie gravi. Per i ricoveri brevi ed i Pazienti a bassa intensità di cura, ci si dovrà rivolgere all’Ospedale di Comunità, una struttura a gestione prevalentemente infermieristica, con numero limitato di posti letto.
In questo ambito collaborativo anche le farmacie convenzionate con il SSN ubicate uniformemente sull’intero territorio nazionale, costituiscono presidi sanitari di prossimità e rappresentano un elemento fondamentale ed integrante del Servizio sanitario nazionale.
Quanto appena descritto, circa le attività svolte dalle farmacie, si innesta integralmente con le esigenze contenute nel PNRR riguardanti l’assistenza di prossimità, l’innovazione e la
digitalizzazione dell’assistenza sanitaria.

Rigenerare l’attuale Ospedale

Il richiamo a questi riferimenti ha lo scopo di inquadrare correttamente l’ospedale del futuro, il suo ruolo e i suoi compiti specialistici.
L’attuazione degli obiettivi indicati nel decreto ministeriale, se attuati correttamente ed in tempi ragionevolmente brevi, come sembra orientata a fare la nostra Azienda USL. Dovrebbe drenare in modo drastico una serie di interventi che oggi gravano impropriamente sull’ospedale (vedasi la denuncia del Responsabile del pronto soccorso che oltre alla cronica mancanza di personale, rileva che nei primi 4 mesi su 22.000 pazienti il 60% era a bassa intensità).
Quanto richiamato ha una sua logica, che deve essere attuata dalle varie realtà provinciali, l’obiettivo dichiarato e quello di predisporre una rete ben articolata di servizi assistenza alla persona che individua nell’ospedale un ruolo “residuo”, da riservare ai malati acuti, agli approfondimenti diagnostici, alle cure specialistiche, alla ricerca.
Venendo alla realtà piacentina chiamata ad attuare la riforma e con l’attuale tendenza ad avere sempre meno ricoveri, ad agire secondo le logiche dell’Hub and Spoke, delegando numerose funzioni ad ospedali provinciali come Castel San Giovanni e Fiorenzuola e, vista la tendenza a centralizzare altre funzioni di tipo non assistenziale diretto (farmacia ed il 118 ed in un futuro, probabilmente il laboratorio analisi) presso Altri ospedali dell’Emilia nell’ottica della
area vasta Emilia Nord-AVEN- non è da considerare come fondamentale la costruzione di un nuovo ospedale per avere, fra l’altro, circa gli stessi posti letto.
Alla luce dei fatti e delle considerazioni fin qui svolte, appare ragionevole valutare seriamente un’ipotesi di rigenerazione dell’attuale nosocomio, trovando in questa sede le risposte ai problemi oggettivi che più volte sono stati segnalati sia dagli operatori sanitari sia dai cittadini.
Avendo sempre presente come stella polare la qualità della prestazione medica da un lato e la centralità della persona/paziente dall’altro.
È quanto è avvenuto in altre realtà a noi vicine: Parma Modena, Bologna, in questi anni non hanno costruito nessun “nuovo ospedale”, ma hanno via via implementato ed aggiornato il nucleo storico, con ciò che serviva, evitando di sradicare l’ospedale dal cuore della Città.
Riteniamo che questo modo di procedere, possa essere valutato anche per Piacenza se si prende in esame un’area più vasta che lascia intravedere il possibile sviluppo di una Cittadella sanitaria che comprenda: l’area ex Acna, l’area di via Anguissola, aree recuperabili all’interno dell’arsenale.
Utilizzando le risorse stanziate per l’edilizia ospedaliera, che nessuno vuole perdere, oggi previste per la costruzione del nuovo ospedale.
Un progetto organico e ben articolato di tutta quest’area può dare risposta alla necessità di parcheggi divisi per personale interno e visitatori esterni, recuperando all’interno del “vecchio” aree edificabili per strutture moderne ed efficienti atte a risolvere le carenze di spazi spesso lamentate dai medici.
In una frase può rendere l’attuale ospedale al passo con i tempi e con le necessità moderne.
Avendo a mente che nell’arco di 50 km fortunatamente per Piacenza, esistono tre ospedali universitari Parma, Milano, Pavia.
E come si dice nel decreto citato avviando una collaborazione intraregionale virtuosa.
Questa ipotesi di lavoro da effettuarsi con la gradualità necessaria evita il degrado dell’attuale struttura (l’esempio della ex Clinica Belvedere dovrebbe far riflettere) che invece deve essere potenziata a partire innanzitutto dal personale medico e paramedico necessario, ed acquisendo le strutture e le attrezzature tecnologiche d’avanguardia che oggi sono disponibili, dando risposte oggi e non fra dieci anni alle necessità dei piacentini.
(Vogliamo sommessamente far notare che il “nuovo ospedale” di Ferrara analogo a quello che si prospetta per Piacenza è costato 500 milioni ed ha impiegato 20 anni per vedere la luce).
Questa ipotesi di lavoro, che va approfondita in tutti i suoi aspetti di fattibilità, evita lo spreco di nuovo territorio agricolo e l’ubicazione in area periferica una nuova struttura ospedaliera, con tutte le difficoltà di accessibilità che comporta in particolare per la popolazione anziana.
Lo stesso progetto di collocare nell’area dell’ex ospedale militare il corso di medicina e chirurgia in lingua inglese dell’Università di Parma, ne trarrebbe vantaggio vista la contiguità fra le due aree.
Sono questi in estrema sintesi le ragioni che hanno portato al promozione del Comitato Salviamospedale.
In questi primi mesi del 2022 è cambiato il mondo per cui non è utopia cambiare una decisone assunta, in modo estemporaneo ormai sette anni fa, e dare risposte oggi ai piacentini mantenendo efficiente e aggiornato l’attuale ospedale migliorandolo dove serve.




Katia Tarasconi prende le distanze da un video “virale”

Da alcuni giorni gira, sia su Instagram sia via WhatsApp, un video divenurto ormai virale e che vede protagonista un giovane di colore che, invitando al voto per la stessa candidata, lancia un messaggio da cui Tarasconi si dissocia in modo inequivocabile attraverso un comunicato.

«Da qualche giorno sta girando via whatsapp un video che riprende una storia Instagram in cui un giovane, che non conosco e con il quale non ho mai parlato in vita mia, fa il mio nome associato a un messaggio ambiguo che parla di soldi. Ci tengo a chiarire che né io personalmente né chiunque del mio gruppo di lavoro e dei candidati della coalizione che mi ha sostenuto e mi sostiene ha qualcosa a che fare con questa iniziativa. 

Il messaggio improvvisato in questo video-selfie invita a votarmi alludendo, a parole e a gesti, che in caso di mia vittoria Piacenza sarà “pieno di soldi”. E’ un messaggio che non mi piace, nel quale non mi riconosco: mi sono candidata a sindaco della mia città per guidare un’amministrazione seria e onesta che faccia il meglio per la nostra comunità con i mezzi che un’amministrazione ha a disposizione. Abbiamo offerto ai cittadini la nostra visione di città, abbiamo fatto proposte e illustrato idee e progetti e siamo stati molto attenti (era una nostra priorità fin dall’inizio della campagna) a non fare promesse campate in aria. Ecco perché un video con un giovane che parla di pioggia di denaro in caso di mia vittoria è un messaggio da cui voglio dissociarmi totalmente. 

Ho ritenuto di doverlo fare perché il video in questione sta diventando virale: a me e a tanti candidati della mia coalizione sta continuando ad arrivare via whatsapp soprattutto da persone che conosco come schierate per il centrodestra. E arriva con commenti che insinuano un nostro possibile coinvolgimento in questa iniziativa, quasi fosse una mossa comunicativa studiata. Ebbene, non la è. Non so chi sia questa persona e nessuno di noi ha mai “commissionato” questo contenuto. E aggiungo: mi dicono che il giovane in questione si è presentato alla nostra festa di chiusura campagna in piazza Cavalli e che in questi giorni si sta presentando ai banchetti e ai nostri Point elettorali. Non mi è ancora capitato di incontrarlo ma se e quando capiterà non mancherò di dire a lui quel che sto dicendo ora qui, ovvero che il suo messaggio non mi rappresenta, è fuorviante e addirittura dannoso. 

Vorrei aggiungere che mi stupisce che questo video giri così tanto tra le chat di conoscenti e amici del centrodestra, ma purtroppo non è così, non mi stupisce: un giovane di colore che canta di come Katia Tarasconi riempirà Piacenza di soldi è la classica trovata con cui una parte della destra (non tutta, lo so per certo) va a nozze. Sarà un caso che giri soprattutto nelle loro chat. A pensar male si fa peccato, però…»




“Oggi è come se Sonia nascesse una seconda volta”. Presentata l’associazione in ricordo delle vittime di omicidio stradale

Dieci mesi dopo il tragico incidente costato la vita ai due fidanzati, travolti in vespa da un giovane automobilista ubriaco, nasce l’Associazione Sonia Tosi, in ricordo di Sonia, Daniele e di tutte le vittime di omicidio stradale. La presentazione ufficiale si è tenuta questa mattina presso la sala Pierluigi Farnese, a Palazzo Farnese (Piacenza). Nonostante comprensibili momenti di commozione da parte di papà Danilo (presidente) – a cui hanno dato manforte la moglie Iole e la figlia Simona (vicepresidente) – è stato anche un momento di gioia perché ha segnato il concretizzarsi di una sorta di promessa morale fatta alla memoria di Sonia, darsi da fare perché simili tragedie non debbano ripetersi e nessuno si metta nuovamente al volante dopo aver fatto uso ed abuso di alcool (l’omicida dei fidanzati è stato trovato positivo all’etilometro con un tasso sei volta il consentito).

«E’ come se – hanno detto i famigliari –  Sonia oggi nascesse una seconda volta».

E’ stato anche spiegato il significato del logo dell’associazione, un abbraccio stilizzato che disegna un cuore bicolore.

Il sindaco Patrizia Barbieri, presente insieme all’assessore Jonathan Papamarenghi, ha sottolineato come non debbano essere i famigliari di Sonia a ringraziare per il doveroso patrocinio concesso dalla municipalità, ma “siamo noi tutti a ringraziare voi  per quello che state facendo. Pensare agli altri quando si vive un dolore come questo vuol dire avere un grande cuore».

Alberto Fermi, storico amico della famiglia e padrino di Sonia, oltre ad aver fatto da moderatore all’incontro nel suo ruolo di vicepresidente dell’Aci do Piacenza ha anche assicurato l’appoggio dell’Automobil Club  alle iniziative della neonata associazione e che potrebbe anche tradursi in iniziative “pratiche” come la distribuzione di alcool test fra i giovani, nei principali luoghi di aggregazione serale. «Se con l’associazione si riuscisse a salvare una sola vita, sarebbe un risultato straordinario» .

Scopi dell’associazione è saranno offrire assistenza socio-sanitaria e sostegno psicologico a coloro che sono sopravvissuti a incidenti stradali ed ai familiari delle vittime di incidenti stradali ma anche fornire un percorso riabilitativo e di recupero sociale a chi abbia causato incidenti stradali gravi e gravissimi dovuti all’assunzione di alcool o di sostanze stupefacenti o comunque dovuti al non rispetto delle regole di circolazione stradale.

Altro punto cardine sarà quello di sensibilizzare e promuovere iniziative formative ed educative legate alle tematiche del rispetto delle regole e alla sicurezza stradale, con un’attenzione particolare alla guida in stato di ebbrezza e alle disattenzioni alla guida. L’associazione Sonia Tosi collaborerà con istituzioni, enti di formazione pubblici e privati, e tutte le realtà che si occupano di sicurezza stradale e sensibilizzazione. Ci sarà anche una stretta collaborazione con l’Associazione Lorenzo Guarnieri, tra le più note e da anni punto di riferimento a livello nazionale tra le associazioni di questo settore a cui si deve in larga parte l’approvazione della legge che ha istituito il reato di omicidio stradale.

Dopo l’esperienza della prima campagna di comunicazione “Se hai bevuto non guidare” a breve sarà lanciata una seconda iniziativa di sensibilizzazione.




Completato il murales “Un po’ di colores” in via Radini Tedeschi

È stato completato in via Radini Tedeschi il murales “Un po’ di colores per Piacenza”, iniziativa di street art realizzata all’interno di Progetto “Hygge – Benessere al Centro” del Comune di Piacenza, finanziato da Regione Emilia-Romagna.

Dal 9 all’11 giugno Lucas Martins Job e Giulia Casana, fondatori del gruppo Unpodicolores, hanno coinvolto un gruppo di ragazze e ragazzi tra i 14 e i 25 anni, “agganciati” tramite l’attività di educativa di strada prevista nel progetto, ma anche cittadini di passaggio, di tutte le età.

La proposta è stata ispirata alla combinazione di varie parole suggerite dai ragazzi e dal concetto di Hygge: si scrive hygge, si pronuncia ügghe ed è il segreto della felicità in Danimarca. Una condizione di benessere psicologico, emotivo, ambientale, che rimanda alla felicità quotidiana: per essere “hyggeligt” bisogna concentrarsi sulle cose semplici, che fanno stare bene, ricreando un ambiente accogliente in cui godere a pieno dei piaceri quotidiani che la vita offre.

Il risultato è stato un insieme di forme geometriche che rafforzano il concetto dello “stare bene” in modo semplice, mentre i colori accesi rimandano a un pieno di vitalità.

“Riteniamo la Street Art – ha commentato Lorenzo De Carli di Educatori di Strada – una tecnica artistica importante dal punto di vista identitario, un’espressione personale proiettata volutamente all’esterno. Questa tecnica artistica è capace di comunicare efficacemente favorendo un contatto non formale con i gruppi, specialmente giovani, che esprimono sé stessi in differenti modalità, raccontando i propri vissuti quotidiani e le proprie idee, educando alla creatività e all’originalità.”

Il progetto è tutt’ora in corso, e prevede come prossimo appuntamento l’esperimento di cittadinanza attiva “AssembLamenti” con la compagnia teatrale milanese Generazione Disagio: l’appuntamento è per giovedì 16 alle 18 presso la Biblioteca di Strada dei Giardini di via Serravalle Libarna, nel cuore del quartiere Infrangibile.

Hygge è a cura di Laboratorio di Strada ODV, Educatori di Strada, Coop. L’Arco, Centro Sociale Papa Giovanni XXIII, Progetto OpS Piacenza, Fabbrica&Nuvole ODV, Associazione Genitori per Piacenza.




Morto don Guerrino Barbattini, parroco di Santa Teresa

E’ morto nel pomeriggio di oggi don Guerrino Barbattini, parroco della parrocchia di Santa Teresa a Piacenza. Era nato il 26 novembre 1948 a Piacenza ed era è stato ordinato sacerdote il 20 dicembre 1975.

Ha svolto il suo primo ministero pastorale come collaboratore presso la parrocchia cittadina del Preziosissimo Sangue. Nell’estate del 1989 era stato nominato parroco a Sarmato dove rimase 23 anni, fino al trasferimento, nel 2012, sempre come parroco, nella parrocchia cittadina di Santa Teresa. A lui si deve il recente restauro della grande tela attribuita al pittore napoletano Luca Giordano (1634-1705) raffigurante Santa monaca domenicana (concluso nel 2018). Nel 2019 gli fu conferito, a Sarmato, il premio “San Rocco”.

La salma è esposta nella camera mortuaria dell’Hospice “Casa di Iris”. Alle 15,00 di domani, giovedì 16, verrà traslata nella Chiesa di santa Teresa dove alle 20,30 si terrà la veglia funebre e alle 11,00 di venerdì le esequie, nella chiesa parrocchiale di Nostra Signora di Lourdes. Seguirà la sepoltura nel Cimitero Urbano di Piacenza.

(Le foto sono tratte dalla pagina Facebook del fratello Renzo Barbattini)