Asp Città di Piacenza, nel 2024 utile di oltre 405 mila euro

L’Assemblea dei Soci di Asp Città di Piacenza ha approvato, la scorsa settimana, il bilancio consuntivo relativo al 2024, esprimendo particolare soddisfazione per l’utile di 405.887 che, come rileva l’assessore alle Società Partecipate Gianluca Ceccarelli, “costituisce il primo risultato pienamente positivo conseguito dall’ente dal 2009 ad oggi, peraltro in un anno in cui non sono stati versati contributi economici da parte dell’Amministrazione comunale: è il frutto di componenti straordinarie, ma anche il segno di un lavoro importante, svolto con grande impegno e serietà dall’Azienda”. Già nel 2023, infatti, Asp aveva registrato un utile di 10.739 euro, ma su quel consuntivo aveva influito anche il contributo in conto esercizio del Comune, che nel corso dell’anno aveva erogato circa 488 mila euro a beneficio dell’ente. “L’esito del 2024 – ribadisce Ceccarelli – riportato a nuovo, ci permetterà inoltre di evitare lo stanziamento delle risorse comunali per i prossimi due anni, grazie alle stime positive sull’esercizio 2027 secondo il bilancio pluriennale di previsione 2025-2027 approvato dall’Assemblea”.

Un altro elemento significativo connesso all’esercizio positivo deriva anche dalla rinegoziazione del contratto di gestione calore che ha permesso ad Asp di ottenere risparmi considerevoli, migliorando la sostenibilità gestionale. Inoltre, a seguito della fusione con la Fondazione Pinazzi Caracciolo, il patrimonio dell’ente si è ampliato di circa 3 milioni di euro in termini di valore contabile, con l’acquisizione del palazzo affacciato su Stradone Farnese e del fondo agricolo “I tre rivi”: “Risorse preziose per il sistema del welfare cittadino”, rimarca Ceccarelli, evidenziando “il clima di reciproca collaborazione che senza dubbio va a vantaggio della collettività”.

L’Assemblea è stata occasione anche per fare il punto sui progetti principali realizzati nel corso del 2024, tra cui l’assessore al Welfare Nicoletta Corvi sottolinea “la creazione della terza comunità per minori stranieri, con una capacità ricettiva di 12 posti, oltre all’attivazione di un progetto abitativo per i neo-maggiorenni e al recupero a fini sociali di un appartamento che risultava sfitto da anni e all’avvio. Inoltre, grazie ai fondi Pnrr, sono stati avviati quattro interventi di recupero immobiliare che consentiranno di destinare spazi a nuovi, importanti servizi del Comune di Piacenza: progetti dell’Amministrazione come Housing First, la stazione di posta (punto di riferimento per le persone in condizioni di grave marginalità sociale), il percorso di autonomia per gli anziani non autosufficienti e i nuovi alloggi destinati all’autonomia abitativa delle persone adulte con disabilità, potranno trovare la propria sede definitiva, grazie ai finanziamenti Pnrr, in strutture di proprietà di Asp che sta portando avanti un intervento consistente di riqualificazione e rigenerazione urbana. L’obiettivo di fondo è unico: dare risposte concrete sia alle emergenze sociali, sia a una necessità di programmazione territoriale sempre più complessa”.

Tra i temi affrontati con lo sguardo rivolto al futuro, le politiche di gestione e tutela del personale: “La qualità dei servizi – spiega l’amministratore unico di Asp Andrea Chiozza – non può prescindere dal senso di appartenenza e dall’adesione dello staff al progetto dell’ente e ai principi che portiamo avanti: abbiamo scelto di dare priorità all’incremento delle componenti economiche della retribuzione, nell’ambito della contrattazione decentrata, nonché di investire sulle stabilizzazioni (privilegiando le assunzioni dirette rispetto agli appalti esterni) e su un percorso di costante aggiornamento e formazione, consapevoli che sebbene queste scelte comportino un aumento dei costi, dall’altra parte esprimono una strategia che valorizza il lavoro di squadra e le professionalità su cui possiamo contare”.

Non è mancato il confronto sul sistema tariffario: “Una questione nodale – chiosa l’assessore Ceccarelli – che continueremo ad approfondire, nell’impegno condiviso a favorire, anche attraverso un adeguato modello di remunerazione, la pianificazione e la gestione efficiente delle risorse”.




Piazza Cittadella: i chiarimenti della prefettura

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato della prefettura di Piacenza sulla vicenda di piazza Cittadella.
“In relazione all’adozione di provvedimenti nell’ambito della prevenzione di infiltrazioni della Criminalità Organizzata attinenti alla realizzazione del parcheggio interrato di Piazza Cittadella in Piacenza, corre l’obbligo di precisare che la Prefettura non ha proceduto ad alcun commissariamento o amministrazione controllata delle imprese coinvolte nel cantiere.

Le predette imprese non sono interdette ai fini antimafia e possono pertanto continuare la propria ordinaria attività.

Resta alta l’attenzione del Gruppo Interforze Antimafia per le attività nel predetto cantiere e in tutte le opere ed appalti pubblici del territorio piacentino.

Si precisa altresì che è stata già segnalata all’Autorità Giudiziaria la diffusione di notizie incontrollate sui provvedimenti a carattere riservato e si auspica, per il futuro, che l’opera di prevenzione svolta dalla Prefettura non venga ulteriormente strumentalizzata a livello locale per finalità estranee alla competenza degli organi statali che devono essere messi in grado di lavorare con la massima serenità e la consueta professionalità”.




Piazza Cittadella: Piacenza Parcheggi – GPS sottoposta a misure di prevenzione collaborativa

Si è chiuso uno dei capitoli legati alla tortuosa vicenda del cantiere per il parcheggio di piazza Cittadella. Alla fine del lungo procedimento la prefettura di Piacenza ha deciso che non vi fossero gli elementi per procedere con un’interdittiva antimafia nei confronti di GPS Parcheggi, società concessionaria dei lavori e che fa capo al principe siciliano Filippo Lodetti Alliata. La società sarebbe invece stata sottoposta a misure di prevenzione collaborativa per la durata di un anno, secondo quanto scrive il quotidiano Libertà.
Sulla vicenda mentre da parte sia della giunta Tarasconi sia della stessa prefettura non vi sono al momento comunicazioni ufficiali (contrariamente a quando avvenne con il super tempestivo comunicato del 25 febbraio 2025) interviene la minoranza di centro destra in consiglio comunale.
“Mai prima d’ora -scrivono – una misura di questo tipo era stata applicata dalla Prefettura su un cantiere pubblico a Piacenza.
Ci troviamo di fronte a un fatto grave, senza precedenti, che getta un’ombra pesante sulla gestione dell’intera operazione legata a Piazza Cittadella.

Ancora più grave, però, è che il centrodestra ha iniziato ad avvertire l’Amministrazione fin dal 2023, chiedendo maggiore prudenza, trasparenza e attenzione.
Non solo si è andati avanti, ma lo si è fatto con un’ostinazione tale da causare perfino le dimissioni dell’allora presidente della Commissione Legalità, evidentemente messo in difficoltà da scelte che non condivideva.

E si è proseguito anche nel 2024, nonostante le gravi e persistenti carenze sulle garanzie bancarie, nonostante la fideiussione falsa e nonostante vi fosse la concreta possibilità di uscire dal contratto a costo zero – anzi, con la possibilità di chiedere un risarcimento danni.

Nel 2025, poi, la doccia fredda: scopriamo dell’esistenza di un procedimento di interdittiva antimafia, che si chiude con un provvedimento di prevenzione collaborativa, misura che impone il controllo del concessionario da parte della Prefettura per un anno.
Una misura che, paradossalmente, rischia di essere ancora più problematica:
perché l’interdittiva avrebbe consentito di risolvere il contratto e sostituire il concessionario.
La prevenzione collaborativa, invece, non consente la sostituzione dell’attuale gestore, ma obbliga a una sorveglianza esterna che inevitabilmente allungherà ulteriormente i tempi del cantiere, lasciando tutto in una pericolosa situazione di sospensione e incertezza.
Un colpo ancora più duro per la città, per i cittadini e per l’Amministrazione stessa.

Auspichiamo che l’Amministrazione riconsideri seriamente il rapporto fiduciario con il concessionario e si attivi per approfondire ogni aspetto economico legato all’intervento su Piazza Cittadella, a partire dalla reale esistenza di una copertura finanziaria a carico del concessionario che, carte alla mano, non è mai stata confermata.
Il rischio, concreto, è di trovarci a breve con la piazza sventrata e il cantiere abbandonato.
La questione delle garanzie bancarie resta inoltre totalmente opaca.

Ci auguriamo che vengano rese pubbliche al più presto le prescrizioni imposte al concessionario, e che venga convocata immediatamente la commissione competente, con l’audizione del legale rappresentante di Piacenza Parcheggi, per fare luce piena su quanto accaduto.

Se oggi Piazza Cittadella è un cratere vuoto da mesi e mesi, la responsabilità è solo di chi – con ostinazione e arroganza – ha voluto portare avanti un’operazione che, fin dal 2023 e con ancora maggiore evidenza nel 2024, si mostrava per quello che era: inadeguata, insostenibile, inopportuna.

Il tempo delle scuse è finito. Ora servono risposte. E servono subito.”




Il nuovo elicottero della Guardia di finanza in sorvolo su Piacenza. Ospite a bordo il sindaco Tarasconi

Nel pomeriggio di ieri il sindaco di Piacenza, Katia Tarasconi, su invito del comandante provinciale della Guardia di Finanza di Piacenza, colonnello Massimo Amadori, ha avuto l’opportunità di salire a bordo di un elicottero delle Fiamme Gialle e sorvolare la città.
Prima e durante il volo, il tenente colonnello pilota Antonio Maggio, comandante della Sezione Aerea della Guardia di Finanza di Rimini, insieme agli altri operatori a bordo, ha illustrato le dotazioni tecnologiche e le relative possibilità di impiego.
Il decollo e l’atterraggio sono avvenuti nei pressi di Borgotrebbia e il volo ha avuto una durata di circa mezz’ora. A bordo con il sindaco era presente il colonnello Amadori.
Ad assistere alle operazioni anche un gruppo di bambine e bambini con le loro insegnanti: si tratta degli alunni della scuola primaria di Borgotrebbia, (classi prima e seconda).




Piazza Cittadella, le associazioni: “Cantiere fermo da mesi, ma il Comune promette tempi rispettati. È una presa in giro”

Piazza Cittadella continua a far discutere. Dopo le recenti dichiarazioni del vicesindaco Matteo Bongiorni e del direttore generale del Comune di Piacenza, che hanno assicurato il rispetto del cronoprogramma del cantiere, arriva la dura replica di quattro storiche associazioni cittadine: Legambiente, Italia Nostra, Archistorica e Piacenza Mosaico. In un comunicato congiunto, le realtà ambientaliste e culturali mettono in dubbio la credibilità delle rassicurazioni fornite, definendo “surreale” la gestione dei tempi e dei lavori.

“Da mesi – denunciano – il cantiere è praticamente fermo: pochi operai, nessuna attività visibile, totale incertezza. E intanto i disagi per la città crescono, tra carenza di parcheggi e traffico congestionato, anche per i mezzi pubblici”.

Le associazioni ricordano di essersi sempre opposte alla realizzazione del parcheggio interrato in Piazza Cittadella, sollevando nel tempo numerose critiche di tipo urbanistico e ambientale. “L’attuale amministrazione – scrivono – ha deciso di proseguire su questa strada, nonostante l’ampia contrarietà emersa sia tra i cittadini che all’interno del Consiglio Comunale. Anche di fronte a complicazioni legali e amministrative, non ha mai mostrato alcun ripensamento”.

Al centro della polemica, le spiegazioni fornite dal vicesindaco Bongiorni e dal direttore generale Canessa sulle cause dei ritardi. Il primo ha parlato della “scoperta di sottoservizi non segnalati nelle planimetrie”, mentre il secondo ha fatto riferimento a una procedura di interdittiva avviata dalla Prefettura. Tuttavia, entrambi hanno ribadito che i tempi previsti verranno rispettati.

“Ci chiediamo – attaccano le associazioni – come sia possibile parlare di rispetto del cronoprogramma, quando il cantiere è fermo da mesi. O il cronoprogramma era sin dall’inizio completamente irrealistico, oppure si sta prendendo in giro la cittadinanza”.

Nel mirino anche l’atteggiamento dell’amministrazione, accusata di difendere una posizione ormai insostenibile con una narrazione “politica” distante dalla realtà dei fatti. “Siamo di fronte a un imbarazzo sempre più diffuso tra i cittadini, che non comprendono come sia possibile continuare a fare promesse di completamento, mentre i lavori restano fermi. Servono rispetto per le istituzioni, a partire dal Consiglio Comunale, e soprattutto rispetto per i cittadini”.

Il messaggio finale è chiaro: “A fronte di una situazione oggettivamente problematica, sarebbe più onesto ammettere le difficoltà, invece di insistere su promesse che rischiano di tradursi in ulteriori delusioni”.




Via libera dalla Giunta Tarasconi al progetto definitivo di riqualificazione di piazza Casali

Passo avanti decisivo per un intervento che cambierà il volto dell’intera area: trasferimento del mercato coperto nelle Ex Scuderie, nuove alberature, nuova illuminazione e valorizzazione del patrimonio storico

La Giunta comunale di Piacenza ha approvato in linea tecnica il Progetto di Fattibilità Tecnico-Economica (Pfte) per la riqualificazione di Piazza Casali, intervento che rientra nel più ampio programma di valorizzazione delle Ex Scuderie di Maria Luigia e che prevede il trasferimento al loro interno del mercato coperto con la demolizione della struttura che lo ospita attualmente.

Il progetto, dal valore complessivo di 1,9 milioni di euro, è stato elaborato dallo studio Arteas Progetti Architetti Associati e rappresenta un passo decisivo nel ridisegno di un’area strategica a nord del centro storico, in continuità con gli interventi già avviati su Piazza Cittadella. L’obiettivo è creare uno spazio pubblico bello oltre che di elevata qualità ambientale e architettonica, che sia in grado di valorizzare al meglio Palazzo Farnese e di restituire piena visibilità al complesso storico della ex chiesa del Carmine e del chiostro, oggi penalizzati dalla presenza della struttura del mercato.

Il progetto prevede, infatti, la demolizione dell’attuale mercato coperto per liberare la vista sul patrimonio storico, la ripavimentazione dell’intera area con materiali in armonia con il luogo e l’utilizzo di superfici drenanti. È inoltre prevista la piantumazione di numerose alberature, disposte in filari paralleli, insieme alla creazione di spazi verdi pensati per offrire ambienti piacevoli e rigeneranti a disposizione della cittadinanza.

L’intervento comprende anche la completa riprogettazione dell’illuminazione pubblica, con elementi specifici per ogni ambito e coerenti con quelli adottati nella piazza adiacente.

La Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio ha espresso parere favorevole, e i verificatori incaricati hanno validato il progetto.

«Con l’approvazione di oggi – commenta l’assessore all’Urbanistica Adriana Fantini – si fa un altro decisivo passo avanti verso la realizzazione di un intervento che guarda alla qualità urbana e al rispetto della memoria storica dei luoghi, con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e al tessuto economico locale. Il nuovo assetto di Piazza Casali sarà non solo funzionale, ma anche bello da vivere».

All’approvazione in linea tecnica seguiranno le fasi successive di progettazione esecutiva in coerenza con gli obiettivi previsti dal Documento Unico di Programmazione 2025-2027 e dal Bando Periferie.




Linea ferroviaria Milano-Bologna: completati i lavori di manutenzione straordinaria tra Codogno e Piacenza

Si sono conclusi all’alba di oggi, come da programma, i lavori di manutenzione straordinaria realizzati da Rete ferroviaria italiana (Gruppo Fs) lungo la linea convenzionale Milano–Bologna, nel tratto compreso tra le stazioni di Codogno e Piacenza. La circolazione ferroviaria è ripresa regolarmente a partire dalle 4.00. Nei giorni scorsi sulla tratta erano funzionanti autobus sostitutivi.

L’intervento, avviato nella notte tra sabato 21 e domenica 22 maggio, ha previsto il varo di due nuove travate metalliche sul canale Mortizza, tra i comuni di Santo Stefano Lodigiano e San Rocco al Po. Le due strutture supportano rispettivamente i binari in direzione nord e in direzione sud.

Si è trattato di un’operazione complessa di potenziamento infrastrutturale, finalizzata alla completa sostituzione di un ponte ferroviario in ferro risalente al 1927.

A lavorare sul cantiere sono stati circa 60 tecnici di Rfi e delle imprese appaltatrici, supportati da numerosi mezzi d’opera. L’investimento complessivo è stato di circa 7 milioni di euro.




Bus urbani: rivoluzione a Piacenza. Meno passaggi in centro. In via Borghetto tagliato il 42% delle corse

Una vera e propria rivoluzione quella che attende il trasporto pubblico urbano di Piacenza a partire da sabato 7 giugno, con l’entrata in vigore dell’orario estivo. Il Comune, insieme a Seta e Tempi Agenzia, ha presentato un piano sperimentale che stravolge l’attuale rete, in particolare nel centro storico. Il cambiamento più impattante? Il drastico dimezzamento del numero di bus in via Borghetto e in altre vie centrali, per rispondere alle proteste dei residenti e rendere i collegamenti più razionali.

Il cuore della riorganizzazione – spiega l’assessore alla Viabilità Matteo Bongiorni – sta nell’eliminazione delle sovrapposizioni di linea che portavano a un affollamento eccessivo di bus su alcune strade. I dati parlano chiaro: in via Borghetto e via San Bartolomeo i passaggi giornalieri scendono da 288 a 167, pari a un calo del 42%. Stessa sorte per via Garibaldi (da 242 a 164), via Sant’Antonino (da 161 a 83) e via Scalabrini (da 206 a 130). Azzerato del tutto, invece, il transito in via Roma nel tratto tra la Lupa e via Alberoni.

«Si tratta di una risposta concreta – sottolinea Bongiorni – alle segnalazioni dei cittadini e ai rilievi di vari consiglieri comunali. Il nuovo assetto riduce l’impatto ambientale, migliora la sicurezza e rende più efficiente il collegamento tra periferie e centro».

Le sei linee che cambiano volto

Le modifiche coinvolgono le linee 1, 4, 6, 10, 17 e 19, per un totale di 3.679 utenti al giorno monitorati, il 94% dei quali – assicurano da Tempi Agenzia – non subirà disagi. Ecco le novità principali:

Linea 1 (Belvedere – Stazione FS): tagliato il passaggio da via Borghetto, San Bartolomeo, Garibaldi, Sant’Antonino, Giordani e Scalabrini. Corse ogni 15 minuti al mattino, 21 al pomeriggio.
Linea 4 (Borgotrebbia – Stazione FS): via Borghetto e via Roma eliminate. Frequenza ogni 25 minuti.
Linea 6 (Quartiere 2000 – Stazione FS): non passerà più in via Cavour, via Borghetto e via San Bartolomeo. Frequenza di 15-19 minuti.
Linea 10 (I Dossi – Stradone Farnese): eliminato il transito in via Giordani. Corse ogni ora.
Linea 17 (circolare FS-Ospedale-Boselli): non passerà più in via Taverna in uscita dal centro. Frequenza ogni 22 minuti.
Linea 19 (Le Mose – Stazione FS): fuori via Cavour, Romagnosi, Duomo, Legnano, Roma e Alberoni. Corse ogni 21 minuti.
Cantiere Cittadella e linee dirottate

La riorganizzazione coinvolge anche le linee 9, 11, 12 e 15, modificate temporaneamente a causa dei lavori in piazza Cittadella e delle difficoltà legate alla sosta irregolare. Il nuovo capolinea per tutte sarà piazzale Milano. I transiti in via Cavour e piazza Duomo saranno limitati agli orari scolastici.

Tuobus festivo al posto delle linee tradizionali

La domenica e nei festivi, quasi tutte le linee urbane saranno sostituite dal Tuobus, servizio a chiamata tramite App (attivo dalle 7.30 alle 19.30 e dalle 20.30 a mezzanotte), con le sole eccezioni delle linee MB, 8 e 16 che continueranno a circolare regolarmente. Il servizio è incluso negli abbonamenti senza costi aggiuntivi.

Inoltre, per tutta la durata dei lavori alla Lupa, il capolinea delle linee extraurbane verrà spostato in piazzale Marconi.

Da lunedì 9 attivato il nuovo semaforo alla stazione

Infine, nel quadro del miglioramento della sicurezza urbana, da lunedì 9 giugno entrerà in funzione il nuovo semaforo pedonale all’uscita della stazione ferroviaria, sul lato di piazzale Marconi.




Famiglie arcobaleno. La sentenza della Consulta spacca anche Piacenza

La sentenza n. 68/2025 della Corte Costituzionale, depositata il 22 maggio, ha aperto un nuovo capitolo nella lunga e controversa vicenda dei diritti delle famiglie omogenitoriali in Italia. Per alcuni si tratta di una svolta storica, per altri di una pericolosa distorsione del dettato costituzionale. Al centro della decisione c’è il riconoscimento della madre intenzionale, ovvero della partner non gestante in una coppia di donne, come genitore legale del figlio nato da fecondazione eterologa praticata all’estero.

Una pronuncia che ha acceso il dibattito, dividendo opinione pubblica e giuristi, come dimostrano due prese di posizione emblematiche, giunte entrambe da Piacenza, ma su fronti opposti. La Corte Costituzionale ha ritenuto incostituzionale l’art. 8 della legge 40/2004, nella parte in cui impedisce alla madre intenzionale di riconoscere il figlio nato in Italia da PMA eterologa effettuata all’estero. Una norma che, secondo i giudici, viola l’interesse superiore del minore, negandogli il diritto alla continuità affettiva e alla tutela giuridica da parte di entrambi i genitori sociali.

Le critiche: “Una sentenza aberrante”
Tra le voci più critiche c’è quella dell’avvocato Livio Podrecca, presidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani – Unione Locale di Piacenza, che in una nota ha definito la sentenza “aberrante”, accusando la Consulta di aver stravolto la Costituzione e aggirato due limiti chiari della legge italiana: il divieto della PMA eterologa (almeno per le coppie omosessuali) e la riserva dell’accesso alla PMA alle sole coppie eterosessuali.

Secondo Podrecca, la decisione mette sullo stesso piano la genitorialità biologica e quella intenzionale, aprendo la porta alla multigenitorialità e dissolvendo il modello costituzionale di famiglia, intesa come “società naturale fondata sul matrimonio” tra uomo e donna. Una deriva che, secondo il giurista, non può essere legittimata dal solo richiamo al benessere del minore: “La Corte ridefinisce surrettiziamente ciò che la Costituzione riconosce, ma non può modificare”. (sotto l’intervento integrale).

Le voci a favore: “Una svolta di civiltà”
Di segno opposto le parole di Samuele Raggi, presidente dell’associazione “Piacenza Oltre”, da anni attiva sul fronte dei diritti civili. “Una decisione giusta, coraggiosa e necessaria – scrive Raggi – che pone al centro i diritti dei bambini, garantendo loro stabilità e continuità all’interno del nucleo familiare in cui crescono, indipendentemente dal sesso dei genitori o dal metodo di concepimento”.

Per Raggi, parlare di “aberrante” è offensivo nei confronti delle famiglie arcobaleno che ogni giorno vivono con responsabilità e amore la propria genitorialità. La Corte, prosegue, ha semplicemente interpretato la Costituzione in senso evolutivo, come si conviene in una democrazia matura. “La famiglia è prima di tutto un luogo di cura, non può essere cristallizzata in un solo modello”. (sotto l’intervento integrale).

Due visioni inconciliabili
Lo scontro tra le due letture non è solo giuridico, ma anche culturale. Da un lato, una visione tradizionale, che fonda la genitorialità sulla biologia e sul matrimonio eterosessuale; dall’altro, una visione inclusiva, che attribuisce pieno valore giuridico ai legami affettivi e alle responsabilità condivise.

In mezzo resta il vuoto legislativo, su cui la Corte è intervenuta per garantire la tutela dei minori. Ma il confronto resta aperto. E destinato a protrarsi.

Gli interventi integrali

Avv. Livio Podrecca. La sentenza n. 68/2025 della Corte Costituzionale – una sentenza aberrante
Per la Consulta è illegittimo impedire alla madre intenzionale di una coppia omosessuale di riconoscere il figlio nato in Italia da PMA eterologa estera

Semplificando al massimo, la legge 40 dell’anno 2004 sulla c.d. PMA, procreazione medicalmente assistita, si proponeva di risolvere i problemi di comprovata infertilità di coppie eterosessuali, sposate o conviventi. All’art. 8, la legge diceva (e dice) che i figli nati da PMA hanno lo stato di figli nati nel matrimonio o comunque riconosciuti dalla coppia che ha fatto ricorso alla PMA. Sulla questione di sollevata dal Tribunale di Lucca, con sentenza n. 68 del 22 maggio scorso, la Corte Costituzionale ha dichiarato la incostituzionalità di questa norma nella parte in cui non ammette il riconoscimento di figlio anche della madre c.d. intenzionale (cioè della partner non gestante di una coppia di donne omosessuali, che ha però condiviso il progetto ‘genitoriale’) di una fecondazione eterologa (vietata in Italia) praticata dalle donne all’estero ed il cui figlio è nato in Italia. In questo modo la Corte legittima l’aggiramento di ben due divieti (che curiosamente fa peraltro salvi) previsti dalla legge italiana; quello della fecondazione assistita eterologa, dove il seme maschile è fornito da donatore esterno alla coppia; e quello relativo alla limitazione del ricorso alla PMA alle coppie eterosessuali. Il tutto nel supposto interesse del minore alla bigenitorialità. Cioè ad avere due genitori. Quest’ultimo concetto, peraltro, ha senso con riferimento a quanto accade in natura, dove i figli vengono dalla unione fisica di un uomo con una donna, il padre e la madre, per l’appunto, il primo dei quali, vero genitore biologico del figlio nato da PMA eterologa, è totalmente ignorato nella sentenza in esame. Ma in un contesto in cui la Corte equipara alla filiazione biologica quella intenzionale, dando valore alla assunzione di responsabilità della donna non gestante, definita genitore intenzionale, per l’appunto, per avere condiviso il progetto ‘genitoriale’, che senso ha la bigenitorialità? Perché, in altre parole, se vale la assunzione di responsabilità, non valorizzare la tri, la quadri o, in genere, la multigenitorialità? Sotto i profili garantistici valorizzati dai giudici della Consulta, l’interesse del minore all’accudimento ed alla educazione ne risulterebbe, infatti, ulteriormente rafforzato. In realtà questo tipo di realtà parafamiliari cerca, senza successo, di strutturarsi sul modello della famiglia che la Corte definisce ‘tradizionale’, cioè di quella generativa, formata da un uomo e da una donna, imitandola. Se la famiglia, per il Costituente, era la società naturale fondata sul matrimonio, occorre quindi chiedersi se questo nuovo tipo di famiglia, omosessuale, contraddistinta da una generatività necessariamente solo intenzionale, che anche la Consulta sta concorrendo a strutturare di fatto come famiglia assegnandole le medesime funzioni di cui all’art. 30 Cost. sulla base della semplice intenzione degli aspiranti genitori, corrisponda al modello costituzionale al quale si riferiscono gli artt. 29 e 30 Cost., o se invece non costituisca l’esito di una rivisitazione del concetto di famiglia e di genitorialità che ispirò i Padri Fondatori. Perché delle due l’una: o la società naturale fondata sul matrimonio esiste prima di ogni legge, Costituzione compresa, e può essere da questa solo riconosciuta, senza modifiche, come espressamente fa la Carta Costituzionale. Oppure siamo in presenza di una realtà che la stessa Consulta, salvando l’apparenza della forma, va sostanzialmente ridefinendo surrettiziamente, in senso progressista. In questo modo, però, i giudici della Consulta non solo non sono fedeli interpreti della Costituzione che dovrebbero difendere, ma anzi ne sono nemici, con decisioni che sono, in sé, contrarie al suo dettato. Cioè, paradossalmente, incostituzionali. Temo quindi che siamo quindi in presenza di una sentenza aberrante, segno di una società che ha perso la bussola del buon senso, prima che della correttezza giuridica. Si può certamente ritenere, come faranno molti, che questa sentenza sia un atto di civiltà, un progresso e una vittoria. Ma alla Verità, alla fine, nessuno può sfuggire.

Samuele Raggi – Presidente Associazione “Piacenza Oltre”. Una sentenza di civiltà, in linea con i tempi e con i diritti delle persone

Apprendiamo con soddisfazione la recente sentenza della Corte Costituzionale che consente il riconoscimento di due madri per i figli nati da procreazione medicalmente assistita (PMA) all’estero, con conseguente registrazione all’anagrafe come figli di entrambe. Una decisione che riteniamo giusta, coraggiosa e soprattutto necessaria per garantire tutela piena ai bambini e alle loro famiglie.

Si tratta di una svolta che pone al centro l’interesse superiore del minore, riconoscendogli il diritto alla continuità affettiva e alla sicurezza giuridica all’interno del nucleo familiare in cui cresce, indipendentemente dal genere dei genitori o dal modo in cui è venuto al mondo. Parlare di “aberrante” di fronte a un riconoscimento d’amore e responsabilità è, a nostro avviso, non solo sbagliato, ma anche offensivo nei confronti di tante famiglie che ogni giorno vivono con dignità, amore e impegno la propria genitorialità.

La Corte non ha violato la Costituzione, ma l’ha interpretata in modo evolutivo, come accade in ogni democrazia matura. La famiglia, lo ricordiamo, è prima di tutto un luogo di cura e amore, e non può essere cristallizzata in un solo modello. Il riconoscimento della genitorialità intenzionale, quando supportata da un progetto di vita condiviso e duraturo, rappresenta un progresso del diritto, non una sua distorsione.




Il primo raduno dei Lusardi: storia, radici e memoria di una delle famiglie più antiche dell’Appennino

Oltre ottanta persone, provenienti da tutta Italia e dall’estero, si sono riunite nei giorni scorsi a Bedonia, in provincia di Parma, per il primo raduno della famiglia Lusardi, una delle più antiche dell’Appennino emiliano-ligure, le cui origini documentate risalgono almeno al XIII secolo.
L’evento, ospitato negli spazi del Seminario Vescovile, è stato promosso dall’ingegner Marco Lusardi, piacentino di nascita e oggi residente a Milano, con l’obiettivo di riscoprire le radici comuni e rinsaldare legami familiari che attraversano i secoli. Ad aprire la giornata è stato Monsignor Lino Ferrari, rettore del Seminario, che ha sottolineato il valore umano e spirituale dell’iniziativa: «Un incontro tra generazioni, unito dal filo della memoria e dell’identità condivisa».
Presente anche il sindaco di Bedonia, Gianpaolo Serpagli, che ha portato il saluto della comunità locale, esprimendo l’orgoglio del territorio per aver accolto un appuntamento così significativo.
Momento centrale della mattinata è stata la conferenza del professor Corrado Truffelli, autore del volume Storia dei Lusardi e dei Granelli, delle valli del Taro e del Ceno, che ha ricostruito le vicende della famiglia Lusardi: dai legami medievali con Ubertino Landi e la causa ghibellina, alle migrazioni del XIX secolo, fino alla diffusione del cognome a Genova, Roma, in Liguria e nel Piacentino. Il racconto è stato arricchito da immagini d’epoca, documenti storici e testimonianze dirette.
Numerosa e attiva la delegazione piacentina, con partecipanti da Piacenza, Gossolengo, Morfasso e Rustigazzo. Proprio quest’ultimo borgo vanta uno degli insediamenti più antichi della famiglia, con figure storiche come Rusteghino Lusardi, vissuto nel XV secolo, che riuscì a porre fine a una cruenta faida familiare e ottenne nel 1451 il riconoscimento ufficiale della potente casa dei Landi, insieme a privilegi giuridici e fiscali sulle terre di Rustigazzo. Con lui, risultavano allora presenti anche Leone, Leonardino e Lorenzo Lusardi, a testimonianza di un nucleo familiare già strutturato in quella parte dell’Appennino piacentino.
Tra i primi Lusardi trasferitisi stabilmente a Piacenza, in via Santo Stefano, si ricordano Giulio, Antonio, Galeazzo, Francesco, Manfredo, Aluiggi, Zanetto e Giovanni. La famiglia piacentina possedeva anche una casa a Castell’Arquato e terreni di valore a Saliceto, San Lorenzo e San Cassano, questi ultimi entrambi nel territorio del comune di Castell’Arquato, a conferma di un solido radicamento nella vita economica e sociale del territorio. Di particolare fascino la figura di Marco Lusardi, gentiluomo piacentino che nel 1588 intraprese un viaggio a Gerusalemme, lasciando un prezioso manoscritto ricco di osservazioni su rotte commerciali, situazioni politiche e rapporti culturali nel Mediterraneo: una testimonianza precoce di apertura internazionale, di vivace curiosità intellettuale e di uno spirito diplomatico sorprendentemente moderno per l’epoca.
Nel pomeriggio, alcuni tra i partecipanti hanno visitato Montarsiccio, uno dei borghi originari del casato, dove tra racconti, fotografie e ricordi familiari, è emersa la volontà comune di continuare il cammino di riscoperta della memoria storica.
L’auspicio condiviso è che questo primo incontro diventi il punto di partenza per un percorso duraturo di ricerca genealogica e valorizzazione culturale, anche in dialogo con i tanti Lusardi emigrati nel mondo.




Farmacie Comunali, via al piano di sviluppo: nuovo punto vendita, assunzioni e locali rinnovati

Un nuovo presidio, assunzioni e interventi di ristrutturazione per ampliare e modernizzare l’offerta ai cittadini. Sono questi i capisaldi del piano di sviluppo approvato ieri durante l’assemblea dei soci di Farmacie Comunali Piacentine, svoltasi a Palazzo Mercanti con la partecipazione dell’assessore alle Società partecipate Gianluca Ceccarelli.

Tra le principali novità, lo sdoppiamento della storica sede di Roncaglia. I locali esistenti continueranno a garantire gli attuali servizi con lo stesso personale e orari, mentre un nuovo punto vendita sorgerà in via dell’Artigianato, per potenziare la copertura in tutta l’area est della città: dai quartieri come Capitolo, Gerbido e Mortizza fino alla zona industriale e artigianale della Caorsana. L’apertura è prevista entro fine anno.

Confermato il Consiglio d’Amministrazione: Giovanni Piazza alla presidenza, affiancato da Wally Salvagnini per la parte pubblica (Comune di Piacenza, socio di maggioranza con il 51%) e da Paola Cavalieri, rappresentante della parte privata (Fda srl, con il 48%) e confermata nel ruolo di amministratore delegato.

Il piano di investimenti condiviso guarda al futuro, con l’obiettivo di offrire servizi sempre più evoluti e accessibili. In corso anche i lavori nella sede di corso Europa, dove verranno attivati nuovi servizi sanitari come holter pressorio, holter cardiaco e autoanalisi: interventi che dovrebbero concludersi entro luglio.

Rientra nel progetto anche il potenziamento dell’organico: sono infatti in valutazione diversi curriculum per rafforzare il personale esistente e per garantire operatività nel nuovo punto vendita.

Infine, si studia la possibilità di automatizzare il magazzino della farmacia comunale di via Manfredi, seguendo il modello già sperimentato con successo nella sede di corso Europa.

L’assemblea ha approvato il bilancio 2024, che si è chiuso con un utile di 388.612 euro. Una cifra che, sommata ai fondi della riserva volontaria, ha permesso di erogare dividendi consistenti ai soci, tra cui 204mila euro al Comune di Piacenza.




Bonifica ex Acna. Parte la fase operativa: consegnata ufficialmente l’area

Ha preso ufficialmente il via nei giorni scorsi la fase operativa per la bonifica del sito ex Acna, un’area attesa da anni al centro di un articolato processo che ha coinvolto diverse amministrazioni e istituzioni. Con la consegna dell’area, il cantiere è stato formalmente avviato e affidato al raggruppamento temporaneo di imprese BSA Srl e Furia Srl, vincitrici dell’appalto. L’intervento, del valore complessivo di circa 10 milioni di euro, è finanziato nell’ambito della Missione 2 del PNRR, con fondi dell’Unione Europea destinati alla bonifica dei “siti orfani”, ovvero quelle aree abbandonate e contaminate da riqualificare.

Nelle fasi iniziali del cantiere, le imprese esecutrici procederanno con le attività preliminari, a partire dai monitoraggi ambientali: “Un passaggio indispensabile – sottolinea il vicesindaco Matteo Bongiorni – per garantire un controllo continuo dell’impatto dei lavori sul contesto circostante, in particolare su qualità dell’aria, inquinamento acustico, vibrazioni e condizioni delle falde sotterranee. In questi giorni – prosegue – sono in corso l’installazione delle centraline per la rilevazione della qualità dell’aria e del rumore; seguiranno poi le attività di monitoraggio delle vibrazioni e l’analisi delle acque: acquisire tutti i dati iniziali ci permetterà di seguire con precisione l’evoluzione del cantiere”.

Successivamente si procederà con la pulizia dell’area, la rimozione dei rifiuti abbandonati e della vegetazione spontanea, e la messa in sicurezza del perimetro interessato dagli scavi.
“Parliamo di un intervento complesso – evidenzia ancora Bongiorni – che inevitabilmente avrà qualche ripercussione sulla zona, ma è un passaggio fondamentale per il futuro dell’area. La nostra attenzione è massima sugli aspetti legati alla sicurezza ambientale, che restano centrali in ogni fase. Ringrazio chi sta contribuendo a questo percorso con competenza e senso di responsabilità: il lavoro congiunto tra più Enti e uffici comunali è ciò che sta permettendo di dare risposte concrete, anche per quanto riguarda le implicazioni sulla viabilità”.

Proprio in termini viabilistici, sarà necessario modificare temporaneamente la circolazione su via Cantarana e prevedere l’utilizzo di una corsia del tratto ciclopedonale di via Maculani per il passaggio dei mezzi del cantiere: “Una scelta – spiega l’assessore – pensata per evitare un ulteriore aggravio del traffico all’incrocio tra via Campagna e via XXI Aprile”.

I lavori, comprensivi di tutte le verifiche e collaudi, dovrebbero concludersi entro marzo 2026. “Ma il vero traguardo – conclude Bongiorni – sarà la successiva valorizzazione dell’area e la sua restituzione alla città. Il progetto di recupero prevede la creazione di una vasta area verde e di un parcheggio da circa 300 posti. Un piano articolato, che dovrà tenere conto delle indicazioni della Soprintendenza in merito alle mura storiche e delle criticità tecniche legate agli scavi e alla gestione delle acque piovane. Su questo torneremo presto, anche alla luce degli spunti emersi durante l’incontro pubblico già svolto sul tema”.