Via Bixio. Secondo il Comune aver perso l’asta “è irrilevante per il Masterplan di riqualificazione dell’intero comparto”

Come abbiamo riportato ieri il Comune di Piacenza non è riuscito ad aggiudicarsi all’asta l’area di via Nino che è andata ad un privato il cui nome non è al momento noto. Le opposizioni avevano aspramente criticato la gestione della vicenda da parte della Giunta Tarasconi che ora, attraverso una nota stampa, chiarisce la propria posizione e le proprie intenzioni.

“L’intenzione dell’Amministrazione è quella di iniziare un percorso che porti alla riqualificazione di un’area degradata della città. In altre parole, vogliamo sbloccare la situazione di via Nino Bixio che, da moltissimi anni, si trova in condizioni indecorose. E l’abbiamo fatto impostando fin dall’inizio una strategia che si basa su un Masterplan di riqualificazione dell’intero comparto e che, più di recente, ha visto la partecipazione dell’ente comunale all’asta. Il cui esito è irrilevante rispetto alla strategia complessiva.
Ora l’area in questione è stata aggiudicata. Non sappiamo chi sia l’aggiudicatario privato, che a partire da ora ha circa quattro mesi di tempo per saldare il totale dell’importo. Dopodiché saremo in grado di conoscere le intenzioni future del nuovo proprietario rispetto all’operazione immobiliare che ha appena concluso.
Ben vengano iniziative private che portino alla riqualificazione di un’area ad oggi abbandonata, naturalmente nel rispetto dei vincoli esistenti e tenendo conto che per poter intervenire su tale comparto è necessario presentare un progetto unitario che dovrà in ogni caso passare al vaglio del Consiglio comunale.
In buona sostanza, quel che potevamo fare, come amministrazione comunale, l’abbiamo fatto e il risultato ottenuto – come già detto – è stato quello di interrompere l’ennesima situazione di stallo in città.

Con riferimento alle fasi precedenti all’asta e alle soluzioni indicate come alternative da alcuni consiglieri comunali d’opposizione, ribadiamo che il Comune non poteva e non può espropriare un’area privata senza che sull’area in questione vi sia un progetto finalizzato alla realizzazione di un’opera di pubblica utilità; progetto per il quale devono essere stanziati i fondi necessari e che sia realizzabile nei cinque anni successivi”. 




Piacenza: rider che non pedalano, leggi che non valgono

A Piacenza via XX Settembre è, da parecchio tempo, il simbolo delle regole non rispettate. Dovrebbe essere una via pedonale, dove il transito di bici ed affini è vietato (e sanzionabile) ed invece, a qualunque ora, le due ruote si contano a decine. Filiberto Putzu, assessore della giunta Barbieri, ad inizio mandato, con solerzia, era sceso letteralmente in strada e nei panni di un “ghisa in salsa piacentina” aveva cercato di porre un freno al fenomeno. Tentativi che, nonostante la sua ammirevole solerzia, non sortirono alcun effetto. Sono passati gli anni e la situazione è addirittura peggiorata perché oggi la centralissima via pedonale ha aggiunto alle tradizionali due ruote anche bici elettriche e monopattini che sfrecciano impunemente. Il sindaco Katia Tarasconi ad inizio maggio, in consiglio comunale, rispondendo ad un’interrogazione di Gloria Zanardi, ha riconosciuto il problema, dichiarando l’intenzione di intensificare i controlli, soprattutto nei giorni di mercato, per garantire la sicurezza dei cittadini. Un’azione più che doverosa e la cui necessità è testimoniata dai dati forniti dallo stesso primo cittadino: nel 2024 sono state elevate 33 sanzioni ai velocipedi, 87 nel 2025, ma incredibilmente nessuna in via Venti, sintomo del fatto che la strada non è sufficientemente presidiata.

Oggi il consigliere comunale della Lega Luca Zandonella ha depositato una mozione che chiede di intervenire sulla sicurezza stradale nelle Aree pedonali urbane della città: “L’obiettivo è chiaro: bisogna intervenire sull’uso incontrollato di biciclette a pedalata assistita e monopattini elettrici nelle aree pedonali urbane – dichiara Zandonella -, perchè ormai è sotto l’occhio di tutti che, se utilizzate in modo non corretto, diventano un pericolo, in particolar modo per i pedoni. Chiedo quindi di emanare un’ordinanza per vietare la circolazione di questi mezzi nelle aree pedonali, con obbligo di condurli a mano. Ho ricevuto – continua il consigliere del Carroccio – numerose segnalazioni da parte di cittadini, residenti e commercianti, che evidenziano situazioni di pericolo e disagio causate dal transito di tali veicoli, spesso a velocità elevate e senza il rispetto delle regole. Insieme a questa ordinanza bisognerebbe contestualmente installare adeguata segnaletica con l’intensificazione dei controlli da parte della Polizia Locale”.

Bici elettriche e a pedalata assistita non sono la stessa cosa

Sia Zandonella sia il sindaco di Tarasconi cadono però in un errore abbastanza comune, quello di confondere le bici a pedalata assistita con mezzi a due ruote dotati di motore elettrico che non hanno bisogno di pedalare per muoversi. Esattamente quelli utilizzati da tanti fattorini incaricati della consegna di cibo a domicilio.

Quando, secondo la legge, una bicicletta puramente elettrica è illegale

La legge italiana definisce le biciclette a pedalata assistita (EPAC) come veicoli con motore elettrico di potenza massima di 250 watt, che si attiva solo durante la pedalata e si disattiva oltre i 25 km/h. Mezzi che si muovono senza la necessità di pedalare, o che superano questi limiti, che sono dotati di acelleratore, dovrebbero essere considerati ciclomotori con tanto di omologazione, targa, assicurazione e casco. Proprio basandosi su questo assunto, ad esempio, una quindicina di giorni fa, a Napoli la polizia locale ha sequestrato in centro 11 e-bike trasformate in motorini elettrici illegali e sequestri similari si ripetono un po’ in tutta Italia (non a Piacenza però) con sanzioni che possono arrivare anche a 6 mila euro.

Una consistente parte dei veicoli a due ruote utilizzati dai rider e che si vedono sfrecciare per le vie del centro di Piacenza probabilmente non rispetta questi criteri, quindi circola illegalmente. A memoria di cronista nella nostra città c’è stata una sola operazione condotta dai carabinieri nel marzo del 2023 per verificare lo sfruttamento dei rider con focus più sulle regolarità contributive e contrattuali che non sulle omologazioni dei mezzi utilizzati dai ciclo-fattorini. Eppure basta piazzarsi proprio in via XX fra le 19,30 e le 21,30 per assistere al passaggio ripetuto di rider che si muovono a forte velocità, senza pedalare, su biciclette elettriche che non dovrebbero circolare su nessuna strada (tantomeno in una via pedonale).

Ristabilire la legalità non richiede miracoli ma presidi costanti e pattugliamenti appiedati, anche in orari serali, festivi inclusi (non solo nei giorni di mercato). Perché la sicurezza e le leggi devono valere ovunque. Anche in via XX Settembre a Piacenza.




Il Comune di Piacenza perde l’asta per l’area di via Nino Bixio

Il comune di Piacenza ha perso l’asta per l’acquisizione dell’area di via Nino Bixio. Come è noto la zona prospiciente il Po è da tempo abbandonata e degradata. Vi era stato un incendio nel marzo 2018. Nel maggio 2022 l’allora candidato sindaco Corrado Sforza Foglia guidò i Liberali Piacentini in un sopralluogo per verificare lo stato delle cose. Infine nel gennaio dello scorso anno il Comune diede il via ad una vasta operazione di sgombero dei rifiuti, pur essendo l’area di 2500 metri quadri, di proprietà privata. Una pulizia costata alla casse del Municipio la considerevole cifra di 160 mila euro. Cifra per la quale – affermò  l’assessore alla valorizzazione del lungo Po Serena Groppelli – il comune si sarebbe rivalso nei confronti della proprietà. In seguito l’amministrazione guidata da Katia Tarasconi, anziché imboccare strade prodromiche  all’eventuale esproprio di quei terreni e caseggiati (attraverso cui avrebbe dovuto passare una ciclabile) ha scelto di prendere parte all’incanto che partiva da una base d’asta di 80 mila euro e lo ha perso. Ora bisognerà capire le intenzioni del privato che si è aggiudicato l’area e se sarà possibile un qualche dialogo.

Intanto l’opposizione di centro destra va all’attacco e critica pesantemente le scelte fatte dalla Giunta Tarasconi. Questa la nota firmata dai capigruppo Patrizia Barbieri (Barbieri Sindaco-Trespidi con Liberi), Sara Soresi (Fratelli d’Italia) e Luca Zandonezza (Lega).

“Ancora una volta l’opposizione di centrodestra aveva avvisato. Lo avevamo fatto con chiarezza, spiegando punto per punto perché la procedura scelta dall’amministrazione per l’area Lungo Po fosse rischiosa, poco trasparente e potenzialmente dannosa per le casse comunali. E ancora una volta, siamo stati ignorati.

Avevamo indicato come ricorrere all’asta per l’acquisizione di quell’area fosse una scelta sbagliata: se davvero si voleva tutelare l’interesse pubblico, era necessario muoversi molto prima, attivando le procedure corrette come il vincolo preordinato all’ esproprio. Invece si è deciso di partire tardi e male, con l’unico risultato che oggi l’Amministrazione si ritrova a mani vuote.

E non si tratta solo di una scelta sbagliata. È una beffa per tutta la città: solo un anno fa erano stati stanziati ben 170.000 euro di soldi pubblici per la bonifica di un’area privata,  quella stessa area che oggi è sfuggita al Comune. Non solo il danno economico, ma anche quello amministrativo e politico.

Ora che l’asta è  persa, il Comune dovrà  trattare con un soggetto privato, e probabilmente sostenere costi ancora maggiori per l’acquisizione o l’eventuale esproprio, visto che il bene non è più parte di una procedura, ma proprietà privata. Un paradosso evitabile, se solo si fosse ascoltato il nostro appello.

Non facciamo opposizione per partito preso. Siamo sempre intervenuti, anche con fermezza, per difendere l’interesse della città. Ma ogni volta che tentiamo di svolgere il nostro ruolo in modo responsabile, ci viene sbattuta la porta in faccia, e poi, puntualmente, si verifica  ciò che avevamo previsto.

È accaduto con questa pratica, come con il c.d. “appaltone” – dove i ricorsi sono ormai numerosi – e temiamo accadrà anche con Piazza Cittadella, dove il rischio, denunciato da tempo, è che resti un buco nel cuore di Piacenza. E quel buco, oggi, è realtà: il cantiere è fermo da mesi.

Questa Amministrazione si ostina a non ascoltare, procede per conto suo, e sbaglia. Ma chi paga le conseguenze, purtroppo, sono sempre i cittadini.”




Stop ai bivacchi sui gradini del Duomo e di S.Francesco

Preservare le scalinate del Duomo e della basilica di San Francesco dall’incuria e dall’inciviltà di chi non ha rispetto per questi luoghi. Il sindaco Katia Tarasconi ha emesso in queste ore un’ordinanza specifica con la quale intende porre un freno ai numerosi episodi che coinvolgono le pertinenze di due luoghi sacri tra i più importanti della città. Resti di cibo, lattine vuote, mozziconi di sigarette, cartacce: le scalinate delle due chiese del centro sono troppo spesso utilizzate per consumare cibi e bevande.
«Sedersi per riposare o fare merenda – dice la sindaca – non rappresenterebbe di per sé un problema se non fosse per la maleducazione di chi poi se ne va lasciando sul posto i propri rifiuti senza nemmeno prendersi il disturbo di utilizzare i cestini della spazzatura, che peraltro sono numerosi e ben visibili nei pressi delle due chiese in questione».
Episodi che purtroppo risultano essere sempre più frequenti soprattutto in questa stagione, come segnalato anche dalla Diocesi che è proprietaria delle chiese e che, peraltro, con particolare riferimento alla Cattedrale, ha di recente effettuato una importante opera di restauro della scalinata e del sagrato. La necessità, dunque, è prima di tutto preservare l’integrità di luoghi, antichi e storici oltre che sacri. Non solo: «Si tratta anche di decoro» precisa il sindaco. «Non è accettabile trovare ogni giorno cumuli di rifiuti e sporcizia sulle scalinate del nostro Duomo e della basilica di San Francesco. Un conto è il cono gelato che cade per sbaglio a un bimbo; altro conto sono bottiglie di birra, lattine, cartacce e mozziconi di sigaretta deliberatamente lasciati in bella vista sui gradini».
L’obiettivo dell’ordinanza, dunque, è proprio evitare questi comportamenti e le loro evidenti conseguenze.
«L’intento non è certo far cassa – afferma con chiarezza Tarasconi – ma semmai contrastare la maleducazione dannosa di chi se ne infischia dei nostri monumenti e del decoro della città, che è patrimonio di tutti i piacentini e di chi sceglie di visitarla»




Il sindaco Tarasconi agli industriali: “Crescere insieme. Con coraggio, visione e un po’ di sogno”

Pubblichiamo l’intervento del sindaco di Piacenza Katia Tarasconi all’assemblea di Confindustria.
“È un onore portare il saluto della città di Piacenza a questa Assemblea, che rappresenta un momento prezioso di confronto. Non solo per guardare ai risultati raggiunti, ma soprattutto per condividere la rotta da seguire.
Perché senza una strategia condivisa, nessun territorio può crescere davvero.
Le sfide che ci troviamo ad affrontare sono cruciali: dalla competitività industriale alla transizione ecologica, dalla semplificazione della burocrazia alla formazione.
Per non parlare del calo demografico. Sono sfide che richiedono una sinergia forte e reale tra istituzioni, imprese e territori.
Lo dico con pragmatismo e chiarezza: se ci sono le imprese, c’è il lavoro.
E dove c’è lavoro, la comunità cresce: diritti e opportunità viaggiano insieme, e aumentano il benessere, la coesione sociale e soprattutto la fiducia nel futuro.
A Piacenza questo lo sappiamo bene. Abbiamo lavorato per creare le condizioni affinché chi vuole investire trovi risposte.
Lo abbiamo fatto puntando sulla pianificazione strategica, sulla semplificazione amministrativa, sulla digitalizzazione, ma soprattutto sul dialogo continuo con il tessuto imprenditoriale.
Abbiamo attivato importanti percorsi di partenariato, a dimostrazione di quanto crediamo che lo sviluppo del territorio non possa che passare dalla collaborazione concreta tra Pubblica amministrazione e imprese.
Piacenza ha una posizione geografica favorevole, ma da sola non basta.
Attrarre investimenti è una responsabilità condivisa, e richiede una regia condivisa tra Enti locali, Regione, Governo e mondo produttivo.
Ecco perché oggi, con rispetto ma con fermezza, dico che serve una strategia nazionale per rendere attrattive le nostre città, in particolare quelle di media dimensione.
Perché sono proprio le città come la nostra che, oggi più che mai, soffrono di una condizione particolare, quasi fossero in una sorta di terra di mezzo: troppo grandi per certe agevolazioni, troppo piccole per certi strumenti di cui solo le città metropolitane possono beneficiare.
Servono infrastrutture efficienti, incentivi stabili, risposte rapide, certezza delle regole”.
Dal nostro osservatorio, che è il più vicino al tessuto produttivo del territorio, vediamo che gli imprenditori chiedono questo alle istituzioni.
E noi amministratori locali possiamo e vogliamo essere alleati.
Non ci tiriamo indietro: se ci vengono dati gli strumenti giusti, possiamo fare molto.

A Piacenza lo dimostrano i progetti attivati con il PNRR, le collaborazioni con il mondo della formazione, il lavoro di squadra che stiamo costruendo giorno dopo giorno.
Perché la competitività di un territorio non è mai il risultato di un singolo attore, ma il frutto di una strategia condivisa.
Attrarre investimenti non è solo una scelta economica: è una scelta politica, culturale, sociale. È decidere di costruire futuro, dignità, occasioni per le nuove generazioni.
È dire che sì, in Emilia-Romagna e in Italia, si può ancora investire, crescere, innovare.
Insieme. Con coraggio, visione e – perché no – anche un po’ di sogno.
Perché, come scriveva Alda Merini, “Il grado di libertà di un uomo si misura dall’intensità dei suoi sogni.”
E noi vogliamo essere liberi di sognare un’Italia che investe, lavora e cresce.
Tutta. Nessuno escluso”




Il Parco della Pertite: tra promesse disattese e richieste chiare alla politica

A quasi due decenni dalla chiusura dell’area militare della Pertite, il sogno di migliaia di cittadini piacentini di vederla trasformata in un grande parco urbano sembra sempre più lontano. È questa la denuncia di un gruppo di associazioni locali (Associazione Ambiente e Lavoro, Associazione Parco delle Mura, APS La Cura del bosco ETS, CAI Club Alpino Italiano – Piacenza, FIAB amolabici, Friday For Future – Piacenza, Italia Nostra sezione di Piacenza, Legambiente Piacenza Circolo “Emilio Politi”, Lipu Piacenza, Touring Club Italiano – Piacenza, Velolento Piacenza), che in un comunicato congiunto mette nero su bianco la delusione e le preoccupazioni per l’atteggiamento dell’amministrazione comunale nei confronti dell’area.

Secondo quanto riportato, negli ultimi anni l’obiettivo della realizzazione del parco è apparso progressivamente ostacolato da valutazioni economiche scoraggianti, proposte poco coerenti e un’apparente mancanza di chiarezza nelle strategie. Il Comune di Piacenza ha stimato cifre ingenti — tra i 50 e i 60 milioni di euro — per la demolizione degli immobili militari presenti, senza però presentare un progetto concreto che indichi quali edifici siano da recuperare e per quali scopi.

Un altro segnale d’allarme arriva dal nuovo Piano Urbanistico Generale (PUG), dove la Pertite è inserita tra le aree da rigenerare anche tramite investimenti privati. Una formula che, pur mantenendo formalmente la destinazione a verde pubblico, apre la porta a possibilità di edificazione parziale, contraddicendo la visione di un parco unitario, libero e interamente pubblico.

A peggiorare il quadro, l’Assessora all’Urbanistica, nel Consiglio Comunale del 5 maggio scorso, ha parlato di una bonifica dell’area che comporterebbe il “completo scorticamento del terreno” e l’abbattimento degli alberi esistenti. Una prospettiva che ha sollevato forti critiche: le associazioni ribadiscono che in una città con gravi problemi di inquinamento atmosferico, eliminare un patrimonio arboreo già maturo sia non solo insostenibile, ma addirittura dannoso. Meglio, propongono, vietare temporaneamente l’accesso ad alcune aree e procedere con bonifiche selettive e rispettose dell’ambiente.

Preoccupano anche le condizioni capestro ipotizzate per l’acquisizione dell’area da parte del Comune: solo 7 ettari, e a condizione che Stato e Demanio si assumano oneri come recinzione e illuminazione. In pratica, una trattativa quasi impossibile.

A tutto questo si aggiunge il recente accordo siglato tra Comune e Agenzia del Demanio, il 24 aprile 2024, nell’ambito del piano “Città di Piacenza”, che prevede la valorizzazione (cioè la possibile privatizzazione) di 11 aree demaniali, tra cui la Pertite. Nella scheda pubblicata inizialmente si faceva addirittura riferimento a un impianto fotovoltaico a terra — l’“Energy Park” — poi smentito e rimosso dopo l’intervento della stessa Assessora.

Il rischio concreto, denunciano le associazioni, è che le istituzioni stiano lavorando in modo disarticolato, confuso e non sufficientemente trasparente.

Per questo motivo, le 11 realtà associative piacentine  lanciano un appello deciso all’amministrazione: stralciare l’area Pertite dal piano di valorizzazione demaniale, confermare la sua destinazione integrale a parco nel PUG, avviare un tavolo tecnico-politico per definire costi e modalità di bonifica e avviare uno studio di fattibilità basato sulla conservazione del bosco esistente e dei fabbricati recuperabili.

Infine, le associazioni chiedono che il percorso sia trasparente e partecipato, coinvolgendo direttamente la cittadinanza, convinte che un parco non si imponga dall’alto, ma si costruisca insieme.

Una comunità attiva può trasformare un’area dismessa in un bene comune vivo, inclusivo e sostenibile. Il Parco della Pertite, insistono, è ancora possibile. Ma serve volontà politica, chiarezza e ascolto.

Questo il comunicato integrale

LA PERTITE CHE CI VUOLE…

Che il Parco della Pertite non rientri fra gli obiettivi prioritari di questa amministrazione risulta purtroppo evidente. Nel giro di un paio di anni, a seguito delle pressioni del Comitato della Pertite e delle associazioni ambientaliste per riuscire ad ottenere il Bosco in città, il Comune ha via via evidenziato una serie di intoppi tali da rappresentare l’obiettivo del parco come una vera e propria “missione impossibile”.

Dapprima ipotizzando una cifra incredibilmente alta (50 – 60 milioni di euro) per demolire e smaltire gli immobili presenti nell’area militare, senza avere un progetto e quindi una idea di quanti edifici e per quali funzioni sarebbe stato necessario recuperarli.

Successivamente la Pertite è stata inserita, nel Quadro Conoscitivo del PUG, fra le aree che andranno rigenerate “favorendo la concomitanza di iniziative pubbliche e dell’imprenditoria immobiliare privata”; formula decisamente poco felice e che male rappresenta la volontà di realizzare un parco pubblico. La destinazione urbanistica nelle norme del PUG rimane quella fondamentale di “verde pubblico”, ma con la precisazione che “l’area sarà trasformata a parco in tutto o in parte”.

Nel corso del Consiglio Comunale del 5 maggio scorso l’Assessora Fantini ha affermato che l’area, per essere fruibile come parco, va bonificata; precisando che tale “bonifica” comporterebbe lo scorticamento del terreno, quindi l’eliminazione degli alberi oggi esistenti e la successiva ripiantumazione. Affermazione che lascia davvero di stucco per almeno due motivi: primo perché è tutto da dimostrare che un’ulteriore bonifica, così radicale, sia necessaria; secondo perché la cancellazione integrale dei servizi ecosistemici che l’attuale bosco produce in una città inquinata come Piacenza suggerirebbe, senza alcun dubbio, soluzioni alternative. Piuttosto che tagliare le piante, per esempio, sarebbe preferibile interdire l’accesso al bosco, consentendo la bonifica solo nella radura. Infatti l’ipotesi del disboscamento è semplicemente impensabile e contraddittoria, per una comunità di migliaia di cittadini che da anni chiedono il parco, proprio per conservare il patrimonio arboreo esistente.

Nella stessa seduta di Consiglio Comunale è stato anche detto che l’Amministrazione è disponibile ad acquisire una parte dell’area di soli 7 ettari a condizione che la Difesa e il Demanio si facciano carico – oltre che della bonifica – anche delle spese per la recinzione e per l’impianto di illuminazione; condizioni che – di fatto – renderebbero impossibile la trattativa.

Ultimo intoppo l’accordo “Piano Città di Piacenza”, sottoscritto dall’Agenzia del Demanio e dal Comune di Piacenza il 24 aprile 2024 per “valorizzare”, mediante il ricorso ad investimenti privati, 11 aree demaniali inclusa l’area Pertite. Il Piano di valorizzazione della Pertite pubblicato sul sito dell’Agenzia del Demanio prevedeva un impianto fotovoltaico a terra “Energy Park”. Ipotesi che è stata prontamente smentita dall’Assessora Fantini sui giornali, tanto che dalla scheda presente – ne diamo atto – è stato tolto il riferimento. Ma dall’aprile 2024 non se n’era accorto nessuno?

Il minimo che si possa dire è che gli Enti coinvolti nel dossier Pertite non comunicano a sufficienza tra loro e che le idee per raggiungere l’obiettivo del parco sono ancora molto, troppo confuse.

A fronte di questa situazione, le sottoscritte associazioni di cittadini ritengono assolutamente necessario e urgente sostenere le proposte avanzate dal Comitato Pertite all’Amministrazione Comunale :

1) chiedere, per motivi d’interesse pubblico, lo stralcio dell’area Pertite dall’elenco delle aree demaniali di Piacenza che l’Agenzia del Demanio prevede di “valorizzare”, anche mediante l’alienazione a privati e con interventi immobiliari; in quanto l’area è interamente destinata dal PSC/RUE vigente a verde pubblico;

2) confermare nel PUG in corso di adozione, la destinazione urbanistica dell’intera area Pertite esclusivamente a parco pubblico urbano, rimuovendo le ipotesi che consentirebbero la parziale edificazione dell’area mediante interventi dell’imprenditoria privata;

3) costituire un tavolo tecnico-politico fra gli Enti competenti per

definire lo stato effettivo d’inquinamento dell’area, gli interventi di bonifica necessari, i relativi costi e i soggetti a cui compete l’obbligo di accollarsi le le eventuali operazioni e spese di bonifica;
stipulare un protocollo d’intesa ai sensi delle norme in materia di federalismo demaniale che preveda la cessione gratuita integrale e non parziale dell’area Pertite al Comune;
4) predisporre uno studio di fattibilità tecnico-economica che sviluppi la proposta del Comitato Pertite di parco naturale d’interesse storico-culturale-sociale, basata sulla conservazione della vegetazione e dei fabbricati esistenti recuperabili; e che preveda la possibilità di esecuzione dei lavori mediante stralci attuativi;

5) condurre l’intero processo tecnico-amministrativo sopra descritto in modo partecipato, informando e consultando in tempo reale la cittadinanza sulle problematiche e sulle ipotesi di scelte.

Come dimostrano decine di altri esempi in Italia, un parco pubblico non è un oggetto preconfezionato, che si acquista sugli scaffali del supermercato ma è un percorso vivo, le cui mete si conquistano a tappe, in base alle esigenze della città, delle persone che lo vivono e lo amano. Il parco è, e deve essere, l’espressione di una comunità che, se attivata, può produrre miracoli insperati, ben oltre l’ordinaria amministrazione.

Chiediamo alla Sindaca e al Consiglio Comunale un cambio di rotta e un impegno in questa direzione.

Piacenza, 16/5/2025

Associazione Ambiente e Lavoro

Associazione Parco delle Mura

APS La Cura del bosco ETS

CAI Club Alpino Italiano – Piacenza

FIAB amolabici

Friday For Future – Piacenza

Italia Nostra sezione di Piacenza

Legambiente Piacenza Circolo “Emilio Politi”

Lipu Piacenza

Touring Club Italiano – Piacenza

Velolento Piacenza




Nel romanzo di Lalatta la storia di un giovane Gallo tra guerra, identità e libertà

Nonostante come giornalista sia in pensione da alcuni anni, Ludovico Lalatta Costerbosa ha mantenuto intatta la passione per la scrittura che, unita a quella per la storia, lo ha portato ad 80 anni ad imboccare la strada del romanziere. Questo pomeriggio in un’affollatissima aula magna del seminario Vescovile è stata presentata la sua opera prima intitolata “Annibale deve morire” un viaggio nella storia di Piacenza tra realtà e immaginazione. Il libro di Lalatta racconta la storia di Luto, un giovane Gallo che vede in Annibale la speranza per liberarsi dai Romani. Deluso dal suo eroe, Luto intraprende un percorso di crescita interiore e vendetta, sullo sfondo di battaglie, drammi familiari e resistenza culturale. Il romanzo unisce storia e fiction con un forte legame al territorio piacentino, ed è nato come dono affettuoso ai nipoti dell’autore. L’incontro odierno moderato dalla giornalista Eleonona Bagarotti ha visto Ludovico Lalatta in dialogo con lo storico Paolo Storchi oltre alla lettura di alcuni brani da parte di attori.

Il ricavato delle vendite (tolte le spese di stampa) sarà devoluto alla Caritas di Piacenza.




Piazza Cittadella, cantiere fermo da un mese. Barbieri e Soresi: “Comune assente, serve chiarezza”

Il cantiere per la realizzazione del parcheggio interrato in Piazza Cittadella è completamente fermo da quasi un mese. A sollevare l’allarme è la capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale, Sara Soresi: “Da almeno una settimana i mezzi sono spariti, e nessuno sa cosa stia succedendo. Ho posto la questione in Consiglio senza ricevere alcuna risposta dal sindaco o dalla Giunta”.

Un silenzio che Soresi definisce “assordante”, a fronte di un’opera pubblica di grande impatto economico e urbanistico, già al centro di attenzioni giudiziarie. “Da un accesso agli atti – aggiunge – risulta che il Comune non ha mai chiesto formalmente spiegazioni al concessionario, né Piacenza Parcheggi ha fornito aggiornamenti. Non ci sono comunicazioni ufficiali tra le parti da febbraio. È inaccettabile”.

Sulla vicenda interviene anche l’ex sindaco Patrizia Barbieri (civica centrodestra), secondo cui lo stop del cantiere non sarebbe giustificato. “I sottoservizi erano conosciuti fin dalla progettazione. Le problematiche non possono essere una scusa per sospendere ancora una volta i lavori. I cittadini meritano chiarezza e il Comune ha il dovere di pretenderla da chi gestisce l’intervento”.

Entrambe chiedono trasparenza e risposte su tempi, cause dello stop e aggiornamenti sul cronoprogramma, a partire dagli esiti della prima riunione del tavolo tecnico. “Troppe domande – concludono – sono ancora senza risposta”.




«Impero americano in declino e crescita della Cina inesorabile: i rischi per l’Europa»

«La scelta di un Papa americano significa che l’impero Usa è in decadenza (gli States non ne hanno mai espresso uno fino ad ora perché avevano già troppo potere, militare e finanziario, ndr); di contro, la crescita della Cina è inesorabile. Sono pericolosi? Sì, anche perché la loro strategia (vincente) è “nascondi la tua forza”. L’Europa? Corre il pericolo di essere vaso di coccio tra vasi di ferro, perché comunque Washington se cade, cade in piedi. Trump, con il suo atteggiamento, potrebbe spingerci tra le braccia cinesi, con il rischio che l’abbraccio possa rivelarsi mortale. La vera domanda, però, è un’altra: ma l’Europa esiste davvero?». È tanto lucida quanto “spietata” l’analisi sui futuri scenari geopolitici e finanziari proposta dall’esperto Gabriele Pinosa, presidente della Go-Spa Consulting, nell’appuntamento di educazione finanziaria promosso dalla Banca di Piacenza in un’affollata Sala Corrado Sforza Fogliani del PalabancaEventi, avente come tema il “Disordine finanziario: guerra dei dazi o cambio di regime?”.

Dopo l’intervento di saluto del presidente dell’Istituto di credito Giuseppe Nenna (presenti anche il vicepresidente Domenico Capra e altri componenti del Consiglio di amministrazione, il direttore generale e a.d. Angelo Antoniazzi, il vicedirettore generale Pietro Boselli), l’analista è partito da una notizia dell’ultima ora – l’accordo di Ginevra sui dazi tra Usa e Cina (dopo quello con Londra) – per dimostrare quanto la guerra commerciale scatenata dal tycoon sia un’arma, una clave da usare per mettere le controparti al tavolo del negoziato e strappare intese che aiutino il sistema americano a cambiare regime.

Il dott. Pinosa ha illustrato, attraverso un grafico, lo sviluppo (e il declino) degli imperi nella storia, focalizzando l’attenzione sull’oggi, che vede appunto Washington declinante e Pechino in evoluzione e «quando c’è un passaggio di egemonia tra un impero e l’atro, questo non è mai avvenuto pacificamente e nella fase transitoria ciò che regna è il caos». L’impero americano si è basato sulla forza militare e sul dollaro (hard power), ma anche sull’aver rappresentato, nell’immaginario collettivo, un modello di democrazia da imitare (soft power), esercitando il controllo sul processo di globalizzazione attraverso il dominio dei mari («il traffico commerciale mondiale passa per il 95% dalle navi-cargo») nei punti di strozzatura dove una nave deve per forza passare. Un controllo che, ha osservato lo studioso, si sta allentando soprattutto dopo l’agosto 2021, con il ritiro americano dall’Afghanistan («ora il Canale di Panama è controllato dai cinesi e rappresenta per gli Usa una spina nel fianco»).

Passando all’aspetto finanziario, il relatore ha rimarcato «la situazione di debolezza del sistema americano caratterizzato da un debito pubblico di 37 trilioni di dollari, di gran lunga sopra il Pil. Con Washington che dipende da Pechino per i minerali strategici, comprese le terre rare, e con la Cina che è diventata la fabbrica del mondo. Ecco perché Trump vuole la Groenlandia».

L’abilità di Pechino è stata quella prima di copiare la tecnologia occidentale e poi di svilupparne una propria pari o superiore a quella americana e tedesca: «Il rischio – ha spiegato il dott. Pinosa – è che Washington cada nella trappola di Tucidide (Sparta e Atene insegnano) e muova una guerra preventiva, per paura, contro Pechino».

Detto che nel primo trimestre di quest’anno l’economia Usa si è contratta dello 0,3%, il presidente di Go-Spa Consulting ha evidenziato gli ingredienti della politica di Trump (taglio delle tasse, deregolamentazione, rimpatrio immigrati irregolari, imposizioni dazi/tariffe commerciali, smantellamento della macchina pubblica) e osservato come il vero problema del sistema americano siano gli interessi (nel 2024 schizzati a 1 trilione di dollari) su un debito che secondo Jarome Powell “è su una traiettoria insostenibile” ma non per responsabilità del nuovo presidente.

Tornando ai dazi, il dott. Pinosa ha osservato che questi «generano un rischio che ci sia un terribile incontro tra recessione e inflazione che possono andare di pari passo se l’inflazione è da offerta e non da domanda, creando un fenomeno stagflativo. Essendo la bilancia dei pagamenti Usa negativa, il loro sistema è sempre più dipendente dagli afflussi continui di capitali esteri».

Il consigliere economico della Casa Bianca Stephen Miran ha elaborato un piano per il salvataggio degli States con l’obiettivo di ridisegnare gli equilibri finanziari-commerciali globali per riportare il sistema Usa a una condizione di sostenibilità. Piano che si articola in tre mosse: la dominanza fiscale (sottomissione della Fed al Tesoro); la coercizione finanziaria internazionale (sottoscrizione di century bond dai Paesi terzi per congelare una parte del debito federale); il Mar-A-Lago accord per la svalutazione del dollaro, moneta americana che, a parere del dott. Pinosa, «va verso la fine della sua egemonia, ma è un processo che avverrà nel tempo; quindi per ora non perderà importanza e si aprirà comunque una fase di incertezza in attesa di un nuovo leader monetario. Da qui l’esigenza per gli investitori di mantenere un portafoglio finanziario diversificato, dove non possono mancare elementi azionari».




Piacenza ancora una volta capitale del podcast con l’Italian Podcast Awards

Sono state due giornate ricche di incontri, workshop e lezioni aperte quelle della IV edizione de Il Pod – Italian Podcast Awards, che conferma il suo successo anche quest’anno.
La seconda edizione piacentina de Il Pod, promossa da Rete Cultura Piacenza, con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, la collaborazione del Comune di Piacenza, e il supporto organizzativo della Fondazione Teatri di Piacenza, ha visto la nuova direzione artistica di Rossella Pivanti e l’introduzione del PodLab, il laboratorio intensivo di podcasting condotto da grandi addetti ai lavori, e ha ricevuto fin da subito un’ottima accoglienza da parte del pubblico di ascoltatori e ascoltatrici.
Entrambe le giornate, sabato 10 e domenica 11 maggio, hanno visto gli spazi della Sede CAI e di Giardini Sonori, nello storico complesso della Cavallerizza di Piacenza riempirsi di professionisti, appassionati e curiosi, e oltre 1000 spettatori hanno assistito alla serata conclusiva nello splendido Teatro Municipale. Prima della premiazione, il pubblico ha assistito all’esclusivo incontro tra i giornalisti Francesco Costa e Valerio Nicolosi, moderati da Maura Gancitano, su come raccontare le news oggi.
I numeri e la qualità di questa edizione sono stati importanti, a partire dalla premiazione, seguita da quasi 1000 spettatori che hanno gremito il Teatro Municipale di Piacenza nella serata di ieri, ma anche per ciò che concerne i laboratori di podcasting, che erano aperti a 85 studenti e sono andati rapidamente sold-out, registrando partecipanti da Piacenza (30), da varie parti d’Italia – Rovigo, Torino, Milano, Brescia, Parma, Roma, Napoli – e anche dall’estero. Particolarmente apprezzata la possibilità di confrontarsi con i migliori docenti del settore in Italia – Andrea Borgnino (Raiplay sound), Rossella Pivanti, Rossana De Michele (autrice e produttrice di Storie Libere), Valerio Nicolosi (Giornalista – Storytel), Paolo Buzzone (co-founder e responsabile delle produzioni di Audio Tales) – e a partner di rilevo internazionale come Audible e Spotify, che hanno realizzato una formazione di altissimo livello fatta di lezioni frontali e attività laboratoriali, per imparare a costruire podcast in autonomia.
Il premio Podcast dell’Anno è stato assegnato ieri sera a Borena / La terra senza pioggia di Valerio Nicolosi (LifeGate e Cesvi). Podcast Indie dell’Anno è stato proclamato Gianni di Caroline Baglioni e Michelangelo Bellani (Baby Hurricane). Il Miglior Podcast votato dal pubblico E poi il silenzio – Il disastro di Rigopiano di Pablo Trincia (Sky Italia, Sky TG24 e Chora Media), il Premio Piacenza è andato a Provincia Thriller di Nicoletta Marenghi (Libertà), mentre il Premio Storia del podcast è stato assegnato a La piena di Matteo Caccia e Mauro Pescio (Audible Original). (Tutti i dettagli sui podcast premiati sono disponibili nella seconda parte di questo comunicato).
Katia Tarasconi, sindaco di Piacenza, presente ieri in Teatro, si è espressa in termini di grande soddisfazione e orgoglio: «Credo che il successo di questa iniziativa dica molto su cosa può diventare Piacenza quando mette insieme persone, idee, passione. Una città viva, curiosa, fertile, capace di accogliere e far nascere nuove energie». «I podcast – prosegue la prima cittadina – rappresentano un nuovo modo di comunicare, di raccontare storie, di informare e informarsi, di approfondire, di pensare. E non è un caso, infatti, che Il Pod si inserisca nel più ampio contesto del “Festival del Pensare contemporaneo” di cui è una sorta di importante anticipazione in attesa della terza edizione che si terrà, sempre qui a Piacenza, il prossimo settembre».
«Il Pod è un’iniziativa prestigiosa – ha ricordato il vicepresidente di Fondazione di Piacenza e Vigevano Mario Magnelli durante la premiazione –, che ha portato a Piacenza tanti nomi importanti del pocasting italiano, facendo della nostra città, in questi giorni, il punto di riferimento nazionale per questa forma innovativa di informazione, intrattenimento e approfondimento. Al di là della cerimonia delle premiazioni, tengo a sottolineare in particolare il valore del PodLab, i laboratori molto partecipati anche da tante persone venute da fuori Piacenza, che si sono rivelati un’occasione di formazione qualificata e intensa per chi di desidera operare in questo settore».
I PODCAST PREMIATI
Premio Podcast dell’Anno a Borena / La terra senza pioggia di Valerio Nicolosi (prodotto da LifeGate e Cesvi), il podcast che ci fa scoprire l’omonima regione dell’Etiopia dove non piove da sei anni e ci racconta della siccità che sta vivendo il Corno d’Africa a causa dei cambiamenti climatici, lasciando vivere milioni di persone in condizioni di insicurezza alimentare o costringendole a emigrare.
Il Podcast dell’Anno è stato decretato sulla base dei vincitori delle 15 categorie in concorso: Benessere, Business, Comedy, Cultura, Diversity, Documentario, Indie-Formazione, Indie-Intrattenimento, Indie-Narrazione, News, Script, Sound Design, Talk, True Crime e Videopodcast [in calce al comunicato tutti i vincitori delle categorie].
Podcast Indie dell’Anno per Gianni di Caroline Baglioni e Michelangelo Bellani (prodotto da Baby Hurricane), un podcast che ha inizio con il ritrovamento da parte di Caroline, in un vecchio scatolone, di tre audiocassette registrate negli anni Ottanta da suo zio Gianni, un uomo psicologicamente fragile. Un viaggio all’interno del mondo interiore, intimo e visionario di un uomo, che ne restituiscono i passaggi più tortuosi della sua esistenza.
Oltre 20.000 i voti espressi dagli ascoltatori nella settimana dedicata a decretare il vincitore del Miglior Podcast Votato dal Pubblico che va per questo anno a E poi il silenzio – Il disastro di Rigopiano di Pablo Trincia (Sky Italia, Sky TG24 e Chora Media) che racconta la tragedia dell’hotel Rigopiano, colpito da una valanga il 18 gennaio 2017.
Premio Piacenza per il podcast rivelazione, assegnato dalla città emiliana che ospita la manifestazione, è stato vinto dal podcast Provincia Thriller di Nicoletta Marenghi (Libertà), trasmissione di Telelibertà, che scava nel passato del territorio piacentino per scoprire gli episodi inquietanti che lo hanno scosso dal Dopoguerra ai giorni nostri.
Premio Storia del Podcast, dedicato a un contenuto che ha fatto la storia, è stato assegnato a La piena. Il meccanico dei narcos di Matteo Caccia e Mauro Pescio (Audible Original). La piena racconta una storia di traffico di cocaina, che dal Sud America arriva a coinvolgere un meccanico nautico di La Spezia, Gianfranco Franciosi, il quale narra in prima persona gli incredibili eventi che lo hanno trascinato nel più importante sequestro di cocaina nella storia d’Europa. È la storia di una piena che, lenta e inesorabile, sale fino a travolgere, tra colpi di scena e svolte improvvise, la sua vita.
Infine è stata assegnata dal team de Il Pod – Italian Podcast Awards una Menzione speciale al podcast Ho conosciuto Kurt Cobain. La storia dei Nirvana in Italia di Paolo Maoret e Marco Degli Espositi (Piombo Podcast): degli estratti di questo podcast saranno inoltre mandati in onda all’interno del programma Matteo Caccia racconta in onda su Radio24.
«La voce non è solo un mezzo: è presenza performativa. Non dice soltanto, ma fa: crea vicinanza, costruisce fiducia, produce realtà. Il mondo che in questi quattro anni si è creato attorno a Il Pod – Italian Podcast Awards ce l’ha dimostrato anche in questa edizione con la grande partecipazione ai laboratori e la curiosità dimostrata nell’attesa dei vincitori. Non ci rimane che rimetterci ad ascoltare nell’attesa, nel 2026, della V edizione!» hanno detto i fondatori del premio Andrea Colamedici e Maura Gancitano.
«Queste due giornate ci hanno dato modo di capire come la qualità del settore si stia alzando continuamente, rendendolo i prodotti italiani competitivi sulla scala internazionale. Fare podcast è sempre più un lavoro di gruppo: questo garantisce maggiori possibilità di inserirsi in questo mondo per diverse professionalità. Siamo felici che questo premio continui a confermare i podcast già acclamati durante l’anno ma che riesca a mettere in luce progetti che diversamente avrebbero meno possibilità: è questa la magia de Il Pod» ha detto la direttrice artistica Rossella Pivanti.
Il Pod – Italian Podcast Awards dà appuntamento al 2026 per la V edizione del premio. Tutte le informazioni sull’edizione appena conclusa su ilpod.it
VINCITORI DELLE CATEGORIE IN CONCORSO
Benessere: Avati Veloce – Viaggio nell’ADHD di Gianpiero Kesten (Vois per Raiplay Sound)
Business: [Segreta] di Federica Manzitti (RSM Italia Corporate Finance S.r.L. – Forensic Investigations & Intelligence)
Comedy: Libri Brutti Podcast di Auroro Borealo (Boats Sound)
Cultura: La grande famiglia di Cristiano Barducci e con la direzione artistica di Andrea Borgnino (Raiplay Sound)
Diversity: Come una marea di Franco Mastrogiovanni (24Ore Podcast)
Documentario: E poi il silenzio – Il disastro di Rigopiano di Pablo Trincia (Sky Italia, Sky TG24 e Chora Media)
Indie – Informazione: 10 e 25 – La vera storia dietro la strage di Bologna di Gabriele Cruciata e Dario De Santis (Slow news)
Indie – Intrattenimento: Libri Brutti Podcast di Auroro Borealo (Boats Sound)
Indie – Narrazione: Gianni di Caroline Baglioni e Michelangelo Bellani (Baby Hurricane)
News: Borena / La terra senza pioggia di Valerio Nicolosi (LifeGate e Cesvi)
Script: Gianni di Caroline Baglioni e Michelangelo Bellani (Baby Hurricane)
Sound design: Sangue Loro – Il ragazzo mandato a uccidere di Pablo Trincia, da un’idea di Luca Lancise (Sky Italia, Sky TG24 e Chora Media)
Talk: In nome del figlio di Vincenzo Frenda (Raiplay Sound in collaborazione con il Tg2)
True Crime: Sangue Loro – Il ragazzo mandato a uccidere di Pablo Trincia, da un’idea di Luca Lancise (Sky Italia, Sky TG24 e Chora Media)
Videopodcast: My Zone di Ariam Tekle, Selam Tesfai e Ariman Scriba (Voice Over Foundation, Blackcoffee e Mun Magazine)




Benemerenza civica “Piacenza Primogenita” a Diego Maj

Questa mattina nel salone monumentale di Palazzo Gotico, si è tenuta la cerimonia pubblica di consegna della benemerenza civica “Piacenza Primogenita d’Italia”, quest’anno attribuita al direttore artistico di Teatro Gioco Vita Diego Maj. Accanto al sindaco Katia Tarasconi, ai componenti della Giunta e del Consiglio comunale sono intervenuti rappresentanti delle istituzioni e le personalità che, nel corso degli anni, hanno condiviso il proprio percorso professionale e umano con Diego Maj.
Queste le parole lette dal sindaco Katia Tarasconi “Attribuire la benemerenza civica “Piacenza Primogenita d’Italia” a Diego Maj
significa, oggi più che mai, abbracciare il concetto di cultura inteso come elemento di
coesione, riconoscendo la generosità, la sensibilità sociale e il senso di appartenenza
alla comunità che ha sempre contraddistinto il suo modo di vivere la propria
genialità creativa.
Desidero ringraziare la presidente Gazzolo e tutto il Consiglio comunale – a cominciare da Stefano Perrucci e Patrizia Barbieri, proponenti e primi firmatari della candidatura avallata da tanti colleghi – così come i componenti della Commissione valutatrice, Danilo Anelli e Robert Gionelli, per aver condiviso il valore di questa assegnazione.
E mi piace immaginare la cornice istituzionale in cui ci troviamo, il salone monumentale di Palazzo Gotico, come un sipario che oggi si apre e accende i riflettori su una persona che ha vissuto il proprio lavoro innanzitutto dietro le quinte, creando una grande impresa artistica che ha scelto di far progredire, passo dopo passo, con la collettività. Con le famiglie e le scuole che hanno avvicinato, grazie alle
rassegne di Teatro Gioco Vita, generazioni di bambini e ragazzi alla profondità delle
parole recitate, coltivando un pubblico appassionato e competente. Con le periferie e
i luoghi insoliti in cui ha saputo trasferire la magia di copioni e scenografie. Con le
realtà del territorio in prima linea nel supportare le fragilità, dando voce – ad
esempio attraverso la compagnia Diurni e Notturni avviata con il Dipartimento di Salute Mentale dell’Ausl o all’esperienza dello spazio culturale della Caritas
Diocesana – a chi più aveva bisogno di essere ascoltato, di esprimere la propria
identità e l’universo della propria anima.
Perché questo, ci ha insegnato Diego Maj in mezzo secolo di attività. Che il Teatro non è finzione, ma autenticità. Non è un mestiere, ma un percorso di vita. Non è astrazione, ma parla a ciascuno di noi toccando le corde più vere e profonde delle emozioni. E credo che il merito per il quale oggi gli viene consegnata l’onorificenza a nome dell’intera comunità piacentina stia proprio nella sua capacità di ridurre in ogni contesto la distanza tra il palco – e Teatro Gioco Vita ha calcato quelli di tutto il mondo, ottenendo premi prestigiosi che hanno fatto onore anche alla nostra città – e il
pubblico, accolto e rispettato ad ogni occasione come un protagonista.
Questo è il momento in cui possiamo finalmente restituire, a un concittadino che in
oltre cinquant’anni di impegno ha portato a Piacenza i più grandi nomi e – con il
costante coraggio di innovare – i talenti emergenti da valorizzare, gli applausi che
abbiamo tributato stagione dopo stagione ai suoi spettacoli. Oggi, Diego, questa
platea gremita è solo per te”.

Questo il testo presente sulla targa: Attestato di civica benemerenza
“Piacenza Primogenita d’Italia”
a Diego Maj
Per aver coltivato, sul palco, i sogni di intere generazioni,
in un percorso di costante ricerca artistica che ha dato lustro al territorio,
promuovendo la cultura e l’arte del Teatro ai più alti livelli,
valorizzandone sempre la dimensione umana e solidale.


Il discorso pronunciato da Diego Maj
Non immaginate quanto ho cercato le parole giuste per dire grazie per l’importante e prezioso riconoscimento, per me è un segno e un pensiero di affetto da parte di chi l’ha proposto e sostenuto. Ho ricevuto come direttore di Teatro Gioco Vita diversi riconoscimenti nazionali e internazionali, ma questo in verità è per me il più importante perché è della mia città, della mia Piacenza.
Ringrazio la sindaca Katia Tarasconi, i consiglieri comunali che hanno proposto la mia candidatura, i componenti la Giunta comunale, la commissione giudicatrice per il conferimento della benemerenza civica “Piacenza Primogenita d’Italia”. Grazie anche a SE il Prefetto Paolo Ponta e a tutte le autorità presenti.
Manifesto la mia gratitudine:
al Ministero per i beni culturali, alla Regione Emilia Romagna e alla Fondazione di Piacenza e Vigevano
a tutto il nostro pubblico, perché se sono qui lo devo anche al pubblico di Teatro Gioco Vita, quello di ieri e di oggi, di tutte le età, dai 2 ai 90 anni, che ha creduto in noi e che con gli applausi e con le critiche ci ha sempre sostenuto;
a tutte le scuole e le realtà socio-educative con cui abbiamo avuto modo di collaborare e che hanno creduto nelle nostre proposte;
a tutto il personale di Teatro Gioco Vita, presente e passato, che grazie alla sua professionalità, passione e dedizione ha contribuito a far crescere Teatro Gioco Vita;
all’Associazione Amici del Teatro Gioco Vita e al suo presidente Stefano Pareti;
a Patrizia Barbieri e Stefano Perrucci che hanno proposto il mio nominativo per la benemerenza.
Parlare di questa unica e confusa doppia anima che siamo io e Teatro Gioco Vita (che mi ricorda in una versione umana e benevola un po’ il dottor Jekyll e mr Hide) mi provoca una sensazione di smarrimento. Non mi sono mai reso veramente conto di quello che ho fatto. E credo che il non prendermi troppo sul serio sia stato come sempre la mia salvezza: non so davvero quale tempesta o fortunale mi abbia portato fino a qui. Sono stati anni ricchi di incontri, di emozioni, di piacevoli follie, e anche di crisi. Da subito consapevoli della precarietà, delle incertezze e delle difficoltà del viaggio che stavamo intraprendendo.
La nostra strada è stata segnata da tre momenti importanti.
L’animazione teatrale, movimento del quale siamo stati tra i fondatori. Esperienza grazie alla quale abbiamo saputo dare un contributo originale alla nascita del teatro ragazzi in Italia e portare nuove visioni e nuovi linguaggi, per stimolare la creatività, la spontaneità e la fantasia dei bambini e delle bambine nelle scuole e guidare gli insegnanti a utilizzare il fare teatro come strumento educativo e formativo.
Il teatro delle ombre, che abbiamo incontrato alla fine degli anni Settanta e nel quale abbiamo maturato un’esperienza unica nel suo genere che ci è valsa riconoscimenti e prestigiose collaborazioni in ogni parte del mondo. E siamo arrivati ad essere considerati i fondatori del teatro d’ombre contemporaneo occidentale. Coinvolgendo nel nostro lavoro fin dagli inizi un grande artista che ha messo a disposizione del mondo dell’infanzia la sua creatività attraverso libri, illustrazioni, film di animazione e tanto altro: parlo di Emanuele Luzzati.
I teatri. Il Teatro San Matteo, un teatro privato nato in una chiesa ormai vuota ristrutturata contando sulle nostre risorse. Poi il Teatro Filodrammatici e il Teatro Municipale, teatri pubblici la cui attività ci è stata assegnata a seguito di gare d’appalto. E ancora, il Teatro Gioia. La sfida era quella di far convivere due anime: quella privata e quella pubblica. L’apertura del Teatro San Matteo e successivamente gli altri teatri hanno cambiato il mio rapporto personale e il mio impegno in Teatro Gioco Vita: da allora sono stato sempre più presente nel lavoro nella città e sul territorio, allentando la mia presenza nella produzione e nell’attività della compagnia. Mi hanno portato tante domande, dubbi e incertezze, culturali, progettuali e anche economiche. Ansie artistiche e ansie depressive perché a volte mi sono trovato davvero a non sapere quale sarebbe stato il futuro e che cosa potevano pensare i cittadini di Piacenza di Teatro Gioco Vita se l’incarico non avesse portato frutti. Mi hanno portato a chiedermi che teatro volevo per Piacenza, e ho sempre pensato a un teatro che si apre al territorio: un teatro che entra nella città e un teatro che porta dentro la città. Un teatro fatto non di un luogo solo ma di tanti luoghi (pensiamo alle iniziative realizzate all’ex Macello, Cavallerizza, Ex Enel e altri spazi), capace di uscire dalla propria città per andare nel mondo e per portare un po’ di mondo nella propria città.
Piacenza negli anni Ottanta era ancora considerata una provincia di confine in senso culturale e teatrale. Aveva (e ha) un meraviglioso teatro storico con stagioni che ospitavano le grandi compagnie capocomicali e le eccellenze del teatro, ma mancava un luogo altro del fare teatro, che desse spazio alla ricerca, alle nuove tendenze della scena italiana e internazionale, a nuovi linguaggi e nuove figure artistiche, oltre la prosa istituzionale. E che si rivolgesse a pubblici diversi. I nostri teatri sono stati quell’altro luogo, ricco non solo di spettacoli, ma di tante occasioni e proposte: laboratori, incontri, produzioni, formazione, festival e feste.
A Piacenza fino a oggi abbiamo collaborato con 14 amministrazioni comunali e con altrettanti sindaci, da Felice Trabacchi a Katia Tarasconi (è proprio vero che il teatro è l’arte dell’impossibile, se in tutti questi anni abbiamo condiviso tanti progetti con sensibilità politiche diverse).
Un intellettuale del Novecento diceva che la cultura non è parlare di una cosa ma farla. Anche per noi teatro non significa parlarne, ma progettarlo, attuarlo, farlo. E ogni proposta è utopica, trascina altrove, è l’offerta di un nuovo punto di vista. Fin dagli anni dell’animazione teatrale abbiamo cercato di collaborare con artisti che potessero farci da maestri (Rodari, Lodi, Luzzati, Piovani, Albertazzi, Baj, Paolo Poli, Peppe Servillo ecc.) e ci siamo sempre confrontati con realtà di alto livello professionale.
Insieme alle nostre produzioni per l’infanzia abbiamo portato la città di Piacenza in 35 paesi del mondo. Nei più importanti teatri in Italia e all’estero, tra cui il Teatro alla Scala e il Piccolo Teatro di Milano con cui abbiamo coprodotto più di quattro spettacoli. A New York al New Victory Theatre di Broadway, alla Maison Théatre di Montreal, al Festival Mondiale di Charleville-Mézieres. In Cina, Giappone, Brasile e in tanti altri paesi europei ed extraeuropei.
Nella produzione ma anche nel lavoro con il pubblico, con le scuole, con i ragazzi e nell’area del disagio, così come nella direzione artistica delle stagioni per i giovani e gli adulti, abbiamo sempre pensato di offrire il meglio. Abbiamo cercato di inventare e pensare nuovi percorsi e nuovi linguaggi teatrali, nuove modalità: questa filosofia e pedagogia di vita ci ha sempre accompagnato, nei grandi progetti così come nei piccoli.
I risultati e la presenza del pubblico, adulti, giovani e bambini fin dalla prima infanzia, mi hanno rassicurato.
Sono certo che questo importante riconoscimento di cui la città di Piacenza mi ha fatto dono sarà uno stimolo anche per il futuro di Teatro Gioco Vita e ci darà la forza e ancora più coraggio per puntare a nuovi traguardi. Un desiderio molto personale è dedicare questo grande momento ai miei nipoti, Camilla il sapere, Petra la dolcezza, Leone il coraggio, Lorenzo il magnifico. E poi a Jacopo e Maddalena, il mio futuro. E a tutti voi, presenti e assenti.
Majakovskij diceva: «Il mondo non è stato attrezzato per l’allegria, la gioia va strappata a viva forza». E ricevere un riconoscimento così prestigioso dopo essermi divertito per tutti questi 54 anni passando tra tempeste e fortunali è davvero meraviglioso.
Grazie!




Riaperto il parco giochi del Facsal, totalmente rinnovato

“Oggi restituiamo alla città un parco giochi in perfetta efficienza, con attrezzature rinnovate e inclusive. Uno spazio da condividere in sicurezza per bambini e famiglie, reso più accessibile grazie agli interventi di abbattimento delle barriere architettoniche, più funzionale e accogliente con il rifacimento dei servizi igienici”.

Durante l’inaugurazione del parco giochi del Pubblico Passeggio, il vice sindaco Matteo Bongiorni ha fatto il punto sulla riqualificazione di questo spazio collocato nella cornice del Bastione Sant’Agostino, parte integrante delle mura rinascimentali cittadine. Per questo i lavori si sono svolti di concerto con la  Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, visto il contesto di grande rilievo storico e culturale.

Il taglio del nastro, cui era presente anche il sindaco Katia Tarasconi (che ha provato in prima persona uno dei giochi, la teleferica) segna la riconsegna alla collettività di un’area che da sempre rappresenta un punto di riferimento, ma i cui arredi vetusti, non sempre conformi ai più recenti adeguamenti normativi, richiedevano un significativo rinnovamento che l’Amministrazione comunale ha deliberato il 23 maggio 2023, approvando lo studio di fattibilità.  L’importo complessivo previsto era di 600 mila euro (di risorse comunali), di cui oltre 527 mila destinati all’area del Facsal (il resto per la  Baia del Re). Il consultivo dei lavori dovrebbe vedere un risparmio finale effettivo di circa 50 mila euro rispetto a quanto preventivato.

A spiegare nel dettaglio i lavori svolti nell’area di gioco è stato il responsabile dell’ufficio verde e decoro urbano del Comune Vittorio Omati.

L’intervento sul Pubblico Passeggio ha comportato la demolizione dei servizi igienici in muratura già esistenti, ormai inutilizzabili per le condizioni di fatiscenza: al loro posto, una struttura prefabbricata e completamente accessibile, rivestita in legno, priva di barriere architettoniche.

Si è inoltre provveduto alla rimozione degli arredi – gazebo, panchine e cestini portarifiuti – che ancora non erano stati tolti e alla demolizione delle pavimentazioni antitrauma,sostituite da una versione nuova con finitura in gomma colata per l’area gioco destinata ai più piccoli, anch’essa drenante come la soletta in cemento sottostante, mentre lo spazio con le attrezzature per i più grandi è stato dotato di una base antitrauma in ghiaino stondato.

Per quanto riguarda le attrezzature ludiche, nell’area gioco per i più piccoli sono stati installati:

– un castello adatto dai 3 anni in su, in acciaio e legno di robinia, con diverse torri, due scivoli, una parete di arrampicata, scala e rampa inclinata per la salita e “ponte levatoio”;

– un disco olandese in accio inox con pedana rotante, idoneo dagli 8 anni;

– 2 altalene in accio inox che possono accogliere i piccoli dall’età di 1 anno, con sistema di cuscinetti antiavvolgimento delle catene, che non hanno necessità di manutenzione e sono predisposte per prevenire atti vandalici;

– un trampolino circolare con perimetro portante in acciaio zincato e piano molleggiato ultraresistente, con superficie funzionale a tutte le direzioni di movimento e anti-scivolo, per i bambini dai 3 anni in su;

– una altalena inclusiva, pienamente fruibile anche dai bambini con disabilità, con gli stessi sistemi di prevenzione per le catene, idonea dai 3 anni in avanti.

Nella zona riservata ai più grandi, trovano collocazione:

– una struttura in acciaio zincato a caldo per arrampicata, dotata di scivolo, amaca e ponte tibetano in corda;

– un’altalena a due postazioni adatta ai bambini dagli 8 anni, con le stesse caratteristiche funzionali delle altre.

“Abbiamo scelto di investire su qualità e resistenza dei materiali, sulla funzionalità e l’accoglienza degli spazi – rimarca Bongiorni – perché è fondamentale che all’interno di un parco giochi le famiglie possano sentirsi sicure e vivere con serenità il proprio tempo libero. C’è stata un’attenzione particolare anche sui servizi igienici, finalmente adeguati agli standard di un servizio pubblico e alle esigenze di chi frequenta quest’area, così come alla dotazione di meccanismi che possano prevenire e contrastare atti vandalici sui giochi: in tal senso facciamo appello, però, al senso civico di tutti, perché ogni parco è un bene della nostra comunità e in primo luogo dei più piccoli”. L’appaltatore principale dei lavori è la ditta Nebrodinverde di Bronte. I giochi, di fabbricazione tedesca, sono stati installati da Tecnoverde e forniti da Italiangarden.