Una novantenne mette in fuga, a ciabattate, ladra

Nel corso di un pattugliamento a piedi nella zona di via Roma, nell’ambito delle consuete attività di presidio, gli agenti della Polizia Locale in servizio nei giorni scorsi sono stati attirati dalle urla inequivocabili di una donna anziana, provenienti da un appartamento: “Al ladro! Al ladro!”. Prontamente raggiunta l’abitazione, hanno scoperto che la cittadina, 90enne, aveva appena messo in fuga, a suon di grida e ciabattate, un’intrusa cui si era trovata di fronte in casa propria.
Nonostante il tempestivo intervento, non è stato possibile individuare la malintenzionata, ormai dileguatasi senza però riuscire, fortunatamente, a portare via nulla. La Polizia Locale ha avviato comunque subito gli accertamenti del caso, non prima di aver rassicurato e tranquillizzato la signora che li ha salutati definendoli “ufficiali gentiluomini”.

Nasce invece dalla segnalazione di un residente a Borghetto, l’intervento che sempre nei giorni scorsi ha portato una pattuglia della Polizia Locale nella frazione, per le verifiche su un’auto che il cittadino considerava sospetta. Il veicolo era effettivamente stato rubato pochi giorni prima a Villanova, come è emerso dalla denuncia di furto del proprietario che, contattato dal Comando, è potuto tornare in possesso del proprio mezzo, ringraziando sia gli operatori della Polizia Locale che l’autore della segnalazione per l’attenzione.




Finge di essere inviata del Tribunale: truffa un’anziana, ma i carabinieri la arrestano

Un piano studiato nei minimi dettagli, una voce rassicurante al telefono e una donna vestita di nero alla porta. Così una truffatrice ha tentato di sottrarre 1,2 kg di oro a un’anziana di Monticelli d’Ongina, nel Piacentino. Ma il colpo, da decine di migliaia di euro, è stato sventato grazie al tempestivo intervento dei carabinieri, che hanno arrestato in flagranza di reato una 43enne campana.
Il raggiro è andato in scena nel primo pomeriggio di martedì 14 maggio. La vittima, una donna di 80 anni, ha ricevuto una telefonata sul numero fisso di casa: all’altro capo, un uomo che si è spacciato per carabiniere di Cremona. Con tono allarmante, l’interlocutore ha raccontato che l’auto intestata al marito risultava coinvolta in una rapina e che, per escludere sospetti, era necessario far verificare tutti gli oggetti in oro presenti in casa.
Con abilità, l’uomo ha tenuto l’anziana al telefono per oltre mezz’ora, guidandola mentre sistemava i gioielli su un panno bianco. Poco dopo, secondo quanto preannunciato, alla porta si è presentata una donna che ha dichiarato di essere un’“incaricata del Tribunale di Piacenza”. Ha fotografato i preziosi e i documenti della coppia, poi ha riposto tutto in un sacchetto marrone che ha infilato nella borsa, allontanandosi a piedi.
Ma i carabinieri della Stazione di Monticelli erano già sulle tracce dei truffatori. Allertati dalla Centrale Operativa di Fiorenzuola per precedenti segnalazioni, i militari erano in pattuglia nel centro abitato quando hanno notato una donna sconosciuta con atteggiamento sospetto, intenta a parlare al telefono. Fermata per un controllo, ha mostrato nervosismo e non ha saputo spiegare la sua presenza in zona. Nella borsa, i carabinieri hanno trovato il bottino: circa 1,2 kg di gioielli in oro.
Pochi minuti dopo, è arrivata la telefonata dell’anziana: “Mi hanno appena truffata”. Recatasi in caserma con il marito, ha riconosciuto senza esitazione la donna arrestata. Anche il marito ha confermato l’identità.
La truffatrice, senza documenti, è stata identificata con rilievi foto-dattiloscopici e trattenuta nella camera di sicurezza del Comando di Fiorenzuola. Dopo aver manifestato sintomi d’ansia, è stata visitata al pronto soccorso e dimessa con una prescrizione di ansiolitici.
I preziosi, stimati tra gli 80mila e i 90mila euro, sono stati restituiti alla coppia nel pomeriggio stesso. I carabinieri proseguono le indagini per identificare il complice che ha agito al telefono.




Tenta di vendere Iphone contraffatti a San Giorgio: denunciato 29enne

È stato denunciato per ricettazione e commercio di prodotti con marchi contraffatti un giovane di 29 anni, originario della Campania e residente a Napoli, già noto alle forze dell’ordine. L’uomo è stato fermato nel primo pomeriggio del 13 maggio dai carabinieri della stazione di San Giorgio Piacentino, nei pressi di un’area aziendale situata lungo la strada provinciale tra Carpaneto e San Giorgio.

Il giovane, disoccupato, si trovava a bordo di un’auto a noleggio parcheggiata nel piazzale di una ditta di trasporti, quando è stato sottoposto a controllo. La perquisizione del veicolo ha portato al rinvenimento di diversi dispositivi elettronici, tra cui tre smartphone iPhone 16 Pro Max, tutti con marchi ritenuti contraffatti e verosimilmente destinati alla vendita sul mercato illegale. I dispositivi sono stati sequestrati e il 29enne è stato denunciato all’autorità giudiziaria.

Determinante per l’intervento è stata la segnalazione di un carabiniere libero dal servizio, che poco prima era stato avvicinato dal giovane proprio a San Giorgio Piacentino. Il 29enne gli aveva proposto l’acquisto di uno smartphone e alcuni accessori per iPhone, insospettendo l’appuntato, che ha immediatamente allertato i colleghi in servizio.

Le indagini proseguono per accertare l’origine dei prodotti e l’eventuale coinvolgimento di altre persone nel traffico di merce contraffatta.




Due giovani danno in escandescenza: intervengono i carabinieri

Una mattinata intensa quella di martedì 13 maggio 2025 per le pattuglie del Radiomobile dei carabinieri di Piacenza, intervenute in due distinti episodi legati a situazioni di disagio giovanile, entrambi nella zona di via Cornegliana.

Il primo allarme è scattato all’alba, intorno alle 6:20, presso una comunità di recupero della zona. A richiedere l’intervento dei militari è stato il personale sanitario del 118, che si è trovato in difficoltà nel gestire un giovane ospite in evidente stato di agitazione. Il ragazzo, un 16enne piacentino, aveva dato in escandescenza e non risultava contenibile con i mezzi ordinari. I carabinieri del Radiomobile, una volta giunti sul posto, sono riusciti a riportare il giovane alla calma. Dopo aver messo in sicurezza la situazione, si è proceduto con il suo trasferimento in ospedale per una valutazione sanitaria.

Poche ore più tardi, intorno alle 11:00, sempre in via Cornegliana, i militari sono intervenuti in un’abitazione privata in seguito alla richiesta d’aiuto di una madre preoccupata per le condizioni psicologiche del figlio ventenne. Il giovane, affetto da alcune patologie, era rimasto solo in casa e, in preda a un momento di crisi, aveva minacciato di incendiare l’appartamento se la madre non fosse rientrata immediatamente. Anche in questo caso, l’arrivo tempestivo della pattuglia ha permesso di evitare il peggio: i carabinieri hanno trovato il ragazzo tranquillo e collaborativo. Dopo una verifica dell’abitazione, risultata in ordine, non è stato necessario attivare ulteriori misure di sicurezza né procedimenti sanitari.

Entrambi gli episodi si sono conclusi senza conseguenze gravi, grazie alla prontezza degli operatori del 118 e all’efficace intervento dei militari, che hanno gestito con professionalità due situazioni potenzialmente critiche.




Fermato con attrezzi da scasso sull’auto: denunciato un 24enne straniero

Nella tarda serata di domenica 11 maggio 2025, i carabinieri della stazione di Villanova sull’Arda sono intervenuti in via Repubblica a seguito della segnalazione di un’autovettura sospetta in sosta da diverso tempo, con a bordo alcuni soggetti il cui comportamento aveva insospettito i residenti.
Giunti sul posto, i militari hanno identificato quattro uomini, tutti di origine straniera e con età comprese tra i 24 e i 42 anni. Due di loro sono risultati gravati da precedenti penali legati a furti e ricettazione. A insospettire ulteriormente i militari è stata l’ispezione del veicolo: nel bagagliaio dell’auto sono stati infatti rinvenuti numerosi attrezzi da scasso, tra cui otto cacciaviti, una chiave a cricchetto, una chiave esagonale, una torcia, una pinza artiglio in acciaio, una pinza a pappagallo e altri strumenti potenzialmente utilizzabili per effrazioni. Tutti gli oggetti sono stati sequestrati.
Sul posto è intervenuta anche una seconda pattuglia in supporto all’equipaggio di Villanova. Gli occupanti del mezzo sono stati condotti in caserma per accertamenti più approfonditi.
Al termine delle verifiche, il conducente, un 24enne, è stato denunciato per il reato di possesso ingiustificato di chiavi alterate o grimaldelli. Proseguono gli accertamenti per chiarire eventuali collegamenti con episodi di furto avvenuti nella zona.




Minaccia la moglie e scappa ubriaco in auto: denunciato 40enne a Borgonovo Val Tidone

Momenti di tensione a Borgonovo Val Tidone, dove la sera dell’11 maggio i carabinieri sono intervenuti per un grave episodio di violenza domestica culminato in plurime denunce a carico di un uomo di 40 anni, cittadino indiano residente in paese: è accusato di maltrattamenti in famiglia, guida in stato di ebbrezza e guida senza patente.
Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dai militari della locale Stazione, il 40enne avrebbe avuto un acceso litigio con la moglie convivente, una donna di 31 anni, alla presenza dei tre figli minori della coppia. Le minacce e gli insulti rivolti alla donna hanno segnato un’escalation che si è conclusa con l’uomo che, in evidente stato di alterazione, ha chiuso in casa la famiglia per poi allontanarsi alla guida di un’automobile.
L’intervento tempestivo dei carabinieri ha permesso di rintracciare il fuggitivo poco dopo. Fermato per un controllo, l’uomo presentava chiari segni di ubriachezza, ma ha rifiutato di sottoporsi all’alcoltest. Un rifiuto che, secondo la normativa vigente, è equiparato alla guida con un tasso alcolemico superiore ai limiti consentiti.
I controlli successivi hanno fatto emergere un altro dettaglio allarmante: l’uomo non ha mai conseguito la patente di guida, aggravando così ulteriormente la sua posizione. L’auto utilizzata non risulta intestata a lui.
Al termine degli accertamenti, l’uomo è stato denunciato in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Piacenza. I carabinieri stanno ora approfondendo la vicenda per verificare eventuali precedenti episodi di violenza e valutare misure di tutela per la donna e i bambini coinvolti.




Controlli dei carabinieri: lavoratori in nero e irregolarità varie. Tre aziende sospese

Controlli serrati e irregolarità diffuse: è questo il bilancio della settimana di verifiche condotte dal Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Piacenza, che ha passato al setaccio quattro aziende del territorio. Gli esiti parlano chiaro: tre attività sospese, quattro persone denunciate e sanzioni per oltre 39mila euro.
Il caso più grave è stato riscontrato a Caorso, dove i militari hanno ispezionato un’azienda che si occupa di vendita di prodotti antincendio e antinfortunistici. Due lavoratori su due sono risultati totalmente “in nero” e un tirocinio formativo si è rivelato un escamotage per mascherare un vero e proprio rapporto di lavoro. Le violazioni accertate sono numerose: dalla mancata nomina del medico competente, all’assenza di formazione e visite mediche, fino alla presenza di estintori nascosti e non raggiungibili. La titolare, una 57enne, è stata denunciata e l’attività sospesa. Ammende e sanzioni raggiungono i 21.500 euro.
A Pontenure, il 9 maggio i carabinieri sono intervenuti in un ristorante dove sono stati trovati quattro lavoratori occasionali non regolarmente assunti. Anche in questo caso è scattata la sospensione dell’attività e alla titolare, 50 anni, è stata comminata una multa da 6.000 euro.
Infine, a Piacenza, le ispezioni si sono concentrate su due aziende del comparto logistico. In una, con sede legale a Milano, i militari hanno denunciato il procuratore 54enne per segnaletica carente e deteriorata. Nell’altra, con sede legale a Vicenza, la presidente del CdA (37 anni) è stata denunciata per omessa redazione del Documento di Valutazione dei Rischi, estintori non accessibili e uscite di sicurezza ostruite. Anche qui, attività sospesa e sanzioni per un totale di 12.500 euro.
Le operazioni, spiegano i carabinieri, rientrano in un più ampio piano di contrasto al lavoro irregolare e alla violazione delle norme sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.




Castel San Giovanni: 15 migranti (fra cui donne e bambini) stipati nel rimorchio di un TIR

Quindici migranti stipati all’interno di un Tir adibito a trasporto merci, guidato da un 56enne autista di origini bielorusse. L’incredibile ritrovamento è avvenuto nella mattinata di ieri (giovedì 8 maggio 2025), verso le 10, quando un dipendente di una ditta di logistica ha sentito strani rumori provenire dall’interno di un container ed ha subito allertato i carabinieri. Il TIR era appena arrivato da Ventimiglia (IM). Quando gli uomini dell’Arma sono arrivati sul posto ed hanno aperto le porte del rimorchio si sono trovati davanti sei uomini, cinque donne e quattro bambini, tutti verosimilmente di nazionalità eritrea e privi di documenti, visibilmente provati ma fortunatamente non in condizioni critiche. I carabinieri delle stazioni di Borgonovo Val Tidone e Castel San Giovanni hanno subito soccorso i componenti del gruppo ed hanno attivato il servizio di emergenza sanitario 118, che ha inviato personale medico per prestare le prime cure e valutare le condizioni generali delle persone. Nessuno presentava sintomi gravi o situazioni sanitarie critiche, ma l’intervento dei militari e degli operatori è stato fondamentale per garantire un’assistenza immediata, soprattutto ai più piccoli.
I migranti, dopo essere stati rifocillati, intorno alle 13:30, sono stati trasferiti presso il comando provinciale dei carabinieri di Piacenza. Da lì, è stata organizzata la loro scorta fino alla questura, dove sono iniziate le procedure di fotosegnalamento e verifica dello status giuridico sul territorio nazionale.
Le indagini sono attualmente in corso per ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto e comprendere se il conducente del mezzo fosse a conoscenza della presenza dei migranti. L’ipotesi al vaglio dei carabinieri di Piacenza è quella di un possibile caso di immigrazione clandestina con infiltrazione dei migranti sul mezzo durante le tappe precedenti del tragitto.




Boscaiolo infortunato al passo della Cappelletta

Nella mattinata di oggi (poco dopo le 10) un boscaiolo di 70 anni, residente a Farini d’Olmo (PC), mentre stava lavorando al passo della Cappelletta é stato colpito di rimbalzo alle gambe, da un ramo che gli ha procurato un importante e doloroso trauma ad entrambi gli arti inferiori.
I suoi colleghi gli hanno prestato i primi soccorsi ed hanno immediatamente chiamato il numero d’emergenza.
La Centrale Operativa Emilia Ovest ha inviato sul posto
l’ambulanza infermieristica di Farini, la Squadra del Soccorso Alpino e Speleologico, stazione M.te Alfeo, l’elicottero 118 di Pavullo nel Frignano dotato di verricello con a bordo un tecnico di elisoccorso del CNSAS, i vigili del Fuoco i carabinieri Forestali e i carabinieri della locale stazione.
L’uomo è stato raggiunto in breve tempo da un Tecnico del CNSAS che ha confermato la necessità di un intervento
dell’elicottero. Il mezzo aereo arrivato sul posto ha sbarcato l’equipaggio con il verricello perché la
zona non era adatta all’atterraggio.
All’uomo, molto dolorante, sono stati somministrati analgesici ed intanto sono stati immobilizzati gli arti. Posizionato sulla barella è stato recuperato sempre con il verricello e
trasportato all’ospedale di Parma in codice di media gravità.




Abusi in corsia: arrestato primario dell’Ospedale di Piacenza per violenza sessuale e atti persecutori

Un noto primario dell’Ospedale Civile di Piacenza è stato arrestato nella mattinata di oggi dalla Polizia di Stato, su disposizione della Procura della Repubblica e in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Piacenza. Il medico è indagato per gravi reati: violenza sessuale aggravata e atti persecutori nei confronti di dottoresse e infermiere in servizio presso il reparto da lui diretto.
Contestualmente all’arresto, gli agenti della Squadra Mobile hanno eseguito anche una perquisizione nei luoghi di lavoro dell’indagato. L’inchiesta, condotta con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali, ha permesso di delineare un quadro inquietante: il primario avrebbe abusato sistematicamente del suo ruolo, compiendo atti sessuali, anche durante l’orario di servizio, ai danni delle sue collaboratrici.
L’indagine è partita dalla denuncia di una dottoressa, aggredita nello studio del medico durante un colloquio di lavoro. La donna ha raccontato di essere stata chiusa a chiave nella stanza, spinta contro un mobile e costretta a subire atti sessuali, interrotti solo dal provvidenziale arrivo di un collega.
In poche settimane di accertamenti, gli investigatori hanno raccolto gravi indizi anche su altri episodi analoghi. Le telecamere installate nello studio del medico, in un arco di tempo di circa 45 giorni, hanno documentato ben 32 episodi tra violenze, rapporti sessuali completi e atti orali, quasi tutti avvenuti in orario di lavoro. Le vittime, spesso in uno stato di soggezione, temevano ritorsioni sul piano professionale e personale, tanto da mostrarsi reticenti nelle prime fasi delle indagini.
In almeno due casi, i comportamenti del medico hanno assunto la forma di veri e propri atti persecutori, con episodi ripetuti e continui. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il primario si comportava come se le donne del reparto fossero a sua completa disposizione, anche dal punto di vista sessuale, arrivando a compiere atti intimi nel corso di normali conversazioni lavorative.
Alcuni episodi hanno visto coinvolte anche operatrici consenzienti, ma ciò – sottolineano gli inquirenti – non riduce la gravità del contesto, in cui il potere e la posizione dominante del primario esercitavano una pressione costante e pervasiva sul personale femminile.
Nonostante l’ambiente ospedaliero fosse a conoscenza delle condotte del medico – che arrivava persino a vantarsene con alcuni colleghi – è emersa una diffusa omertà. Il timore di ripercussioni ha impedito per lungo tempo la denuncia dei fatti, aggravando un clima lavorativo già fortemente compromesso. In un caso, una seconda dottoressa ha scelto di ritirare la denuncia appena presentata, spaventata dalle possibili conseguenze.
Le violenze non solo hanno colpito le vittime sul piano personale e professionale, ma hanno avuto anche un impatto sul servizio sanitario stesso: le operatrici, costantemente turbate, e un primario distratto dalle sue pulsioni, hanno inevitabilmente influito sulla qualità dell’assistenza fornita ai pazienti.
Le indagini proseguono, con l’obiettivo di fare piena luce su una vicenda che scuote profondamente l’ambiente sanitario piacentino.




Alimenti mal conservati sequestrati da Ausl e polizia locale

Nei giorni scorsi la Polizia Locale di Piacenza, nel corso di un servizio nella zona di via Roma, ha effettuato un controllo, insieme ad alcuni tecnici veterinari dell’Azienda Usl, in un esercizio commerciale etnico, terminato con il sequestro di oltre 600 prodotti alimentari e sanzioni a carico del titolare.

Il controllo è scaturito a seguito della vendita di alcolici al di fuori dagli orari consentiti dall’ordinanza sindacale, già in vigore da alcuni anni nel quartiere di via Roma, accertata il giorno prima nel corso di un servizio in abiti borghesi proprio in quella zona. Durante le verifiche da parte di agenti e ufficiali della Polizia Locale è stata riscontrata la vendita di alimenti senza etichettatura oltreché di dubbia provenienza, la non corretta conservazione dei surgelati e la mancata esposizione prezzi. I veterinari dell’Ausl, intervenuti a seguito dell’attivazione da parte della pattuglia, hanno proceduto al sequestro di circa 350 pezzi di prodotti alimentari tra carne congelata, pesce congelato e pesce essiccato. Le etichette apposte su tali prodotti – per un totale di circa 150 kg – non provenivano dal produttore originale, ma erano state create dal proprietario del negozio (e quindi prive dell’indispensabile requisito della rintracciabilità). Altri prodotti non erano stati conservati correttamente in quanto mantenuti a temperatura non conforme. Gli agenti hanno posto sotto sequestro circa 300 prodotti alimentari e non alimentari confezionati, in quanto o scaduti o mancanti di etichettatura riportante la traduzione in lingua italiana del tipo di prodotto e del contenuto. Gli accertamenti hanno portato gli operatori di Polizia Locale ad elevare sanzioni anche per la mancata esposizione dei prezzi. L’importo complessivo delle sanzioni per le violazioni commesse ammonta a oltre 3.500 euro.




Ristorante chiuso in Val Luretta: cibo scaduto, sporcizia e muffe in cucina

Gravi carenze igienico-sanitarie e prodotti alimentari scaduti: un ristorante della Val Luretta, in provincia di Piacenza, è stato chiuso dopo un’ispezione condotta dai carabinieri del Nas di Parma.
Nel locale, i militari hanno trovato una situazione decisamente fuori norma: 50 chili di alimenti tra pasta fresca, pesce e semilavorati sono stati sequestrati perché scaduti o privi delle indicazioni obbligatorie sulla tracciabilità. Il valore stimato dei prodotti ritirati sfiora i mille euro.
Ma a destare maggiore preoccupazione è stato lo stato dei locali: sporcizia vecchia sotto i piani di lavoro, grasso colato sulle pareti della cucina, ragnatele sopra i banchi di preparazione della pasta fresca. Nella dispensa, i carabinieri hanno trovato intonaco che cadeva a pezzi, muffa e perfino carcasse di insetti. Inoltre, alcune uova in giacenza erano completamente prive di documentazione sulla loro origine.
A seguito delle violazioni, al titolare sono state contestate sanzioni per un totale di 4.500 euro. L’Ausl di Piacenza, intervenuta su richiesta del Nas, ha disposto la sospensione immediata dell’attività fino al ripristino delle condizioni minime di igiene. È scattata anche una diffida per l’assenza del registro degli allergeni, documento obbligatorio da esibire alla clientela.