Maxi rapina “degna di un film” al magazzino DHL di Monticelli

Un colpo da professionisti degno di un film d’azione americano quello compiuto nella notte fra sabato 2 e domenica 3 novembre ai danni del magazzino DHL di Monticelli d’Ongina in provincia di Piacenza. I Banditi hanno cosparso la strada di chiodi a tre punte ed hanno dato fuoco ad una serie di veicoli messi di traverso sulla strada, creando una barriera di fuoco così da tener lontane le forze dell’ordine e poter far man bassa di prodotti tecnologici, in particolare smartphone. Il bottino potrebbe superare il milione di euro. Sulla rapina stanno indagando i carabinieri della Compagnia di Fiorenzuola insieme ai colleghi del Nucleo Investigativo di Piacenza.

Mentre alcuni malviventi hanno posizionato le auto rubate ed hanno dato fuoco alle stesse altri banditi hanno sfondato le barriere di ingresso e sono penetrati nel magazzino, minacciando, armi in pugno, le guardie giurate. Hanno arraffato merce di valore dai camion e dal capannone e poi si sono dati alla fuga a grande velocità probabilmente vesro Verona. Intanto, sul posto sono confluiti i carabinieri e le guardie giurate oltre ai vigili del fuoco che hanno provveduto a spegnere i veicoli in fiamme.

Gli investigatori hanno compiuto i rilievi scientifici nella speranza di raccogliere elementi utili ad individuare la banda.




Famigliola di cani messa in sicurezza dal’Enpa

Una cittadina della Val d’Arda ha contattato le Guardie zoofile Enpa, dopo che cinque cani si erano intrufolati nel suo giardino. Si trattava di due adulti, un maschio e una femmina, insieme a tre cuccioli di pochi mesi. Le guardie zoofile arrivate sul posto per il recupero, hanno notato che i cani erano in cattive condizioni con problemi dermatologici e una grave infestazione da pulci. La famigliola a 4 zampe è stata quindi recuperata e portata al canile di Fiorenzuola d’Arda ove l’Associazione Amici del Cane, gestore della struttura, ha subito richiesto l’intervento del veterinario per una visita accurata.
Nel frattempo le Guardie dell’Enpa hanno proceduto agli accertamenti del caso. Gli animali sono stati curati per un sospetto di malassezia e rogna. E’ emerso che  i cani erano già stati recuperati una decina di giorni prima mentre vagavano sul territorio e sul Facebook, appariva una foto della cagnolina con i cuccioli recuperata da un privato e poi – si suppone – dallo stesso restituita al proprietario (senza attivare l’iter preposto).

“Abbiamo cercato di contattare i proprietari – spiega il Capo Nucleo Enpa Michela Bravaccini – ma sono risultati irreperibili telefonicamente per quattro giorni e non si erano attivati per la ricerca dei loro cani, né avevano denunciato lo smarrimento degli stessi alle autorità preposte come da Normativa (L.R. Emilia Romagna 27/2000)”.

Le Guardie si sono quindi recate presso l’abitazione del proprietario, sia per avvertire che i loro cinque cani erano ricoverati in struttura da giorni, sia per procedere a un controllo sullo stato dei luoghi di detenzione dei cani, rivelatosi una sorta di pollaio maleodorante pieno di escrementi con a terra del cibo tra quale pane secco raffermo e marcio e mele putride, due bancali come giaciglio e residui di immondizia non meglio identificata, il tutto accompagnato da una quantità incredibile di mosche che si posavano sul “cibo” e sugli escrementi. Visti i precedenti, ovvero la mancanza di custodia di questi animali, le ripetute fughe,  la presenza di tre cuccioli ed i luoghi di detenzione gli animali, completamente inidonei a detenere qualsiasi tipo di forma di vita, le Guardie Enpa hanno proceduto al sequestro amministrativo (L.689/81) degli animali e la sanzione accessoria in base alla legge Regionale E.R. 27/2000 art. 12 per mancata palese custodia, la cui sanzione è pari a 1.721 euro.

“Ora l’intera famiglia sta molto meglio – riferisce Bravacini –  avendo avuto le preziose cure dell’Associazione Amici del cane e scaduti i tempi previsti dalla normativa, se i proprietari non ottempereranno agli oneri e agli obblighi previsti, gli animali verranno messi in adozione per trovare una nuova famiglia”.




Arrestati 6 spacciatori attivi nella bassa piacentina

I carabinieri della Compagnia di Fiorenzuola d’Arda, nelle prime ore del 29 ottobre 2024, hanno eseguito misure cautelari nei confronti di 6 indagati (4 italiani e 2 stranieri) per traffico di stupefacenti. Per quattro di loro si sono aperte le porte del carcere mentre due sono finiti ai domiciliari.

Le indagini, sono iniziate nel giugno 2023 ad opera della stazione di Monticelli d’Ongina e della Sezione Operativa della Compagnia, coordinate dalla Procura della Repubblica di Piacenza e si sono concluse nel dicembre 2023. Un  gruppo di spacciatori italiani, indiani ed albanesi si approvvigionava di cocaina, hashish e marijuana nelle piazze di spaccio gestite da magrebini situate nella campagna piacentina e poi smerciava la droga a consumatori del luogo o provenienti dalla vicina Cremona.

Sono state documentate numerosissime cessioni di stupefacente ed identificati altrettanti consumatori, di diverse età, sia uomini sia donne. Due pusher erano stati arrestati in fragranza nel dicembre del 2023, ed erano stati sequestrati circa 25 grammi di cocaina, 200 grammi di marijuana e circa 150 grammi di hashish oltre a quasi 10mila euro, ritenuti provento dell’attività illecita.




Operazione della polizia contro la criminalità giovanile. A Piacenza 2 arresti e 5 denunce

La Polizia di Stato di Piacenza ha partecipato alla vasta operazione della Polizia di Stato per il contrasto della criminalità minorile, coordinata dal Servizio Centrale Operativo e svolta dalle Squadre Mobili di 30 province italiane (nel periodo compreso tra il 25 il 30 ottobre).

La Squadra Mobile di Piacenza ha svolto (tra il 25 ed il 29 ottobre) indagini e approfondimenti specifici sul tema della criminalità giovanile locale, per poi organizzare servizi anche con il supporto delle Volanti e dell’Ufficio di Gabinetto della Questura, nonché del Reparto Prevenzione Crimine di Reggio Emilia e dell’Unità Cinofila della Guardia di Finanza di Piacenza.

Nel corso dei controlli sono state arrestate due persone maggiorenni, destinatarie di un ordine di carcerazione per rapina e di una custodia in carcere per maltrattamenti e lesioni, mentre cinque sono state le denunce in stato di libertà. Inoltre, sono stati identificate 121 persone (di cui 47 minorenni), controllati 30 i veicoli e 6 abitazioni.

Per quanto riguarda i sequestri, sono stati rinvenuti circa 3,5 kg di cannabinoidi (hashish, marijuana e piante) e 5 armi bianche, oltre ad una serra artigianale e dispositivi informatici.

Per quanto concerne i risultati più rilevanti nel tema del contrasto alla devianza giovanile, il 25 ottobre è stata eseguita una perquisizione alla ricerca di sostanza stupefacente a carico di un neo-maggiorenne ivoriano, sospettato di gestire un’attività di spaccio nella zona del Cheope a Piacenza, ove ogni mattina si radunano migliaia di studenti di scuole medie e superiori. Il ragazzo era stato monitorato nel corso di diversi appostamenti in quella zona, ma non era mai stato trovato in possesso di sostanza nonostante le segnalazioni dei cani antidroga. Si era verosimilmente disfatto della droga (trovata nei dintorni) approfittando della folla che lo circondava. Gli investigatori si sono appostati sotto la sua abitazione e lo hanno controllato, trovandolo in possesso di 35,1 g di hashish, un coltello ed il telefono cellulare, tutti sequestrati.

Lo stesso giorno, dopo prolungate ricerche pomeridiane e serali attraverso Squadra Mobile e Volanti, è stato rintracciato un  maggiorenne marocchino destinatario di ordine di carcerazione emesso dalla Procura di Milano per rapina.

Il 26 ottobre sono stati svolti approfonditi controlli nelle zone della città con maggiore concentrazione di giovani, nonché diversi controlli in abitazioni sospette ed a carico di persone sottoposte agli arresti domiciliari. Nel pomeriggio di sabato i poliziotti hanno cercato di rintracciare un maggiorenne italiano, già fermato in alcune occasioni in possesso di sostanza stupefacente, risultato anche destinatario di custodia in carcere per maltrattamenti e lesioni. Nella notte del 27 ottobre, dopo prolungate ricerche svolte da Squadra Mobile e U.P.G.S.P., è stato infine rintracciato. Era anche stato sanzionato ex art. 75 D.P.R. 309/1990 perché trovato in possesso di droga.

Il 28 ottobre è stata rivenuta e sequestrata una serra artigianale con 10 piante di marijuana, e due italiani maggiorenni sono stati denunciati per coltivazione di stupefacenti. Altra sostanza è stata sequestrata a carico di ignoti nello stesso  pomeriggio in piazzale Roma nel corso dei controlli ad un gruppo di giovani.

Nella mattinata del 29ottobre si è svolto un approfondito controllo di 4 comunità giovanili, grazie alla collaborazione dei servizi sociali, con l’impiego di personale della Mobile, dell’ R.P.C. di Reggio Emilia e dell’unità cinofila della Guardia di Finanza. In una comunità è stato posto sotto sequestro il quantitativo di 62,2 g di hashish, parzialmente in dosi, e 4 tra armi bianche e oggetti atti ad offendere.

Sono state anche controllate altre zone di interesse in città. Un minorenne è stato denunciato per spaccio di stupefacenti ed un maggiorenne segnalato quale assuntore.

Altri otto ragazzi neo-maggiorenni sono stati segnalati alla Divisione Anticrimine per l’avvio del procedimento volto all’applicazione di misure di prevenzione personali, anche al fine di limitare l’accesso a certe aree della città. I proposti sono stati individuati e denunciatii per vari delitti a seguito di indagini svolte nelle settimane precedenti.




Convalidato il fermo del quindicenne per omicidio volontario

E’ stata depositata questa mattina dal GIP presso il Tribunale per i minorenni di Bologna l’ordinanza di convalida del fermo dell’indagato disposto dal Pubblico Ministero il 28 ottobre a carico di un minore di quindici anni accusato dell’omicidio volontario di Aurora Tilla, la tredicenne precipitata venerdì mattina dal settimo piano di un palazzo in via IV Novembre a Piacenza. A renderlo con una nota stampa è il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna, il dott. Giuseppe Di Giorgio. Ieri si era tenuta l’udienza di convalida, previo interrogatorio dell’indagato.

“Il Giudice, rilevando la gravità dell’articolato compendio indiziario sin qui raccolto in merito alla causa della precipitazione che, allo stato delle indagini, appare riconducibile ad un’azione voluta dall’indagato, ha ritenuto sussistenti esigenze cautelari sufficienti per disporre la misura cautelare della custodia in Istituto Penale Minorile. Il procedimento seguirà il suo corso, potendo la difesa presentare richiesta di riesame della decisione al Tribunale per i Minorenni di Bologna. Le indagini continueranno, essendo in corso accertamenti medico legali ed informatici, nel contraddittorio con le parti, nonché incessante attività investigativa delegata al Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Piacenza”.

Nel comunicato il dottor Di Giorgio spiega le ragioni

“Ravvisato l’interesse pubblico alla comunicazione di informazioni in merito al procedimento – spiega il dottor Di Giorgio – rappresentato dall’esigenza di rassicurare i consociati in ordine al pronto intervento dell’Autorità finalizzato all’accertamento dei reati, all’individuazione dei responsabili ed alla salvaguardia dell’interesse generale alla legalità, nonché dall’esigenza di informare la collettività in ordine a tempestività ed efficacia delle indagini attivate dalle Forze dell’Ordine, nonché circa l’utilità investigativa dei contributi provenienti da denuncianti e da persone informate sui fatti”.




“I servizi sociali seguivano da tempo la situazione di Aurora”

Riceviamo e pubblichiamo qui di seguito una nota dell’Amministrazione comunale di Piacenza sulla tragedia di Aurora, nota che ha suscitato una immediata reazione da parte della sorella che ha affidato ad una storia Instagram un durissimo commento a quando diffuso dal Comune. Della vicenda si è occupata anche la puntata della trasmissione Chi l’ha Visto andata in onda quest sera, dove si è fatto cenno al ruolo dei servizi sociali.

Questo il testo del comunicato stampa.

“I Servizi sociali del Comune di Piacenza conoscono da tempo la situazione dell’intero nucleo familiare di Aurora e, come da disposizioni ricevute, la tengono monitorata congiuntamente agli operatori Asl.

Da parte della madre di Aurora, i Servizi avevano raccolto alcune comunicazioni riferite al ragazzo frequentato dalla stessa figlia minore; la signora lo riteneva una compagnia non gradita e riferiva una certa difficoltà a gestirne la presenza in casa, a volte anche notturna. Tuttavia la madre della 13enne non ha segnalato ai Servizi sociali comportamenti violenti da parte del ragazzo e non ha mai comunicato di aver sporto denuncia alle Forze di Polizia.

Da parte della ragazza, per tramite dell’educatrice che periodicamente la incontrava, i Servizi sociali erano a conoscenza del rapporto con il minorenne in questione; un rapporto personale che in un’occasione è stato descritto come segnato dalla gelosia da parte del 15enne ma senza che venisse fatto riferimento a suoi comportamenti minacciosi o violenti.

Si tenga conto che gli incontri tra la ragazza e l’educatrice professionale incaricata dai Servizi sociali del Comune inizialmente si svolgevano una volta alla settimana ma nell’ultimo mese la frequenza era salita a due volte alla settimana proprio per seguire maggiormente la giovane in una fase importante della sua vita, ovvero l’inizio del primo anno di Scuole superiori.

In nessun caso, comunque, segnalazioni di comportamenti violenti o anche solo minacciosi sono state fatte ai Servizi sociali né dai familiari di Aurora né da altre persone.

Se tali segnalazioni fossero state fatte, i Servizi sociali avrebbero di certo provveduto ad allertare le Forze dell’ordine, anche eventualmente sporgendo denuncia direttamente, come avviene di norma in caso di segnalazioni del genere e come infatti è avvenuto in numerose occasioni.

I Servizi sociali del Comune, i suoi dirigenti e i suoi operatori professionali, e naturalmente gli amministratori dell’Ente, si sono immediatamente messi a totale disposizione degli inquirenti per qualsiasi esigenza ritengano di avere nello svolgimento del proprio lavoro investigativo.

Un lavoro delicato che si spera possa far luce su un episodio che ha colpito tragicamente la famiglia e gli amici della giovane Aurora e che ha scosso nel profondo un’intera comunità. Al dolore di chi era legato alla ragazza partecipano anche gli operatori dei Servizi sociali comunali e gli educatori che con lei e con la sua famiglia avevano avuto contatti e hanno tutt’ora contatti nello svolgimento di un lavoro più complesso di quanto possa immaginare chi non ne conosce le dinamiche”.




Un testimone avrebbe visto l’ex fidanzato spingere Aurora oltre le ringhiere del terrazzo

Ci sarebbe un testimone chiave nella vicenda che ha visto la tredicenne Aurora Tilla precipitare dal settimo piano di un palazzo di via IV Novembre, a Piacenza, la mattinata di venerdì 25 ottobre. Secondo il suo racconto non si sarebbe dunque trattato di una disgrazia ma avrebbe visto l’ex fidanzato 15enne spingere la ragazzina oltre la ringhiera e colpirne ripetutamente le mani aggrappate disperatamente alla ringhiera del parapetto per farle lasciare la presa.

Il ragazzo ha sempre negato qualsiasi responsabilità e durante gli interrogatori ha raccontato essersi trattato di un gesto volontario di Aurora che si sarebbe buttata perchè depressa. Versione immediatamente smentita dalla madre e sorella della tredicenne. Lunedì pomeriggio il giovane era stato fermato dai carabinieri di Piacenza con l’accusa di omicidio volontario. Stamane a Bologna presso il tribunale per i minorenni si è svolta l’udienza di convalida. L’ex fidanzato di Aurora avrebbe risposto alle domande dei magistrati, assistito dall’avvocato Ettore Maini. Dopo circa un’ora e mezza è rientrato presso l’istituto penale di Bologna dove si trova detenuto.  Gli sarebbe anche stato cotestato il possesso di un’arma impropria, un cacciavite. Domani intanto verranno sottoposti da analisi tecnica i dispositivi informatici e i telefoni sequestrati durante l’indagine.




Plizia Postale: attenti alle truffe con i falsi trading online

Il falso trading online, la truffa informatica sulle attività di compravendita di azioni e titoli finanziari in rete, è un fenomeno criminale in espansione che produce un guadagno illecito di milioni di euro, rappresentando, nel panorama delle frodi online, la truffa che genera il profitto più cospicuo, alimentando peraltro l’interesse della criminalità organizzata

Nel 2023 la Polizia Postale ha ricevuto oltre 3400 denunce di truffe legate alle false proposte di investimenti online, con un incremento del 12% rispetto all’anno precedente, per un valore complessivo dei fondi sottratti di oltre 111 milioni di euro. I falsi investimenti finanziari vengono pubblicizzati con messaggi creati ad hoc, capaci di indurre gli utenti del web a fidarsi di proposte ingannevoli, grazie all’uso illecito di marchi e loghi di importanti aziende. Le potenzialità offerte dall’intelligenza artificiale rappresentano un prezioso strumento nelle mani dei cybercriminali: l’utilizzo di semplici software consente loro di realizzare video promozionali che riproducono voce e aspetto di amministratori delegati, politici, personalità amate dal pubblico, a cui vengono attribuite parole mai dette al fine di promuovere l’offerta.

La vittima dell’inganno viene “agganciata” al telefono, su social e siti d’incontri, indotta a comunicare i propri dati e infine persuasa a investire online, affidandosi ai consigli di un truffatore che si finge broker professionista con il versamento di una piccola somma iniziale. In un secondo momento, viene convinta a investire altro denaro, perché crede che il suo rendimento stia crescendo velocemente. L’ultima fase della truffa consiste nella richiesta del versamento di presunti “costi di sblocco” per recuperare il capitale investito, ma in nessun caso il denaro versato tornerà nella disponibilità della vittima.

L’arma più efficace per contrastare questo fenomeno criminale è la prevenzione. La realtà non è sempre quella che appare sulla Rete. Ecco i consigli della Polizia Postale

  • Non credere alla promessa di guadagni fuori mercato
  • Non condividere dati personali, bancari, credenziali di accesso con presunti agenti finanziari;
  • Verifica l’attendibilità chi ti propone l’investimento, visitando i siti della Consob e della Banca D’Italia;
  • Utilizza esclusivamente piattaforme ufficiali evitando di cliccare su banner pubblicitari;
  • La richiesta di un pagamento ulteriore, con il pretesto di sbloccare il capitale investito, è la modalità utilizzata dai cybercriminali per estorcere altro denaro che non verrà comunque restituito.
  • Se ti riconosci in questa tipologia di truffa, fai subito denuncia: la tempestività è fondamentale per attivare gli accertamenti volti all’identificazione degli autori e al possibile recupero delle somme.
  • Per informazioni e segnalazioni rivolgiti alla Polizia Postale tramite il sito ufficiale www.commissariatodips.it.
  • Qualunque cosa accada, hai diritto ad essere tutelato.



Il questore di Piacenza chiude per otto giorni un locale del centro

Continua l’attività di prevenzione della Polizia di Stato, e nello specifico della Divisione Polizia Amministrativa, che ha provveduto ad emettere e notificare nella giornata di ieri 29 ottobre 2024 un provvedimento di chiusura temporanea ai sensi dell’articolo 100 T.U.L.P.S. per otto giorni a firma del Questore, a carico del gestore di un locale del centro cittadino.

La sospensione dell’attività si è resa necessaria a seguito di un intervento del 27 ottobre della polizia e dei militari del nucleo Radiomobile dei Carabinieri per una segnalazione di rissa   nei pressi del locale. Gli operatori intervenuti hanno notato la presenza di diverse persone all’esterno del locale e tra questi una persona ferita in seguito ad una rissa; analogamente in data 6 ottobre personale della questura di Piacenza era intervenuto all’esterno del locale per una lite tra numerosi ragazzi, di cui alcuni poi identificati e denunciati per i reati di rissa e lesioni personali aggravate.

Per questo motivo, per impedire il protrarsi di una situazione di pericolosità sociale e di turbativa dell’ordine pubblico e prevenire ulteriori situazioni che potrebbero ancora nell’immediato rappresentare una minaccia   per l’ordine e la sicurezza pubblica, è stato adottato il provvedimento de quo della durata di 8 giorni.




Arrestato un altro medico: in manette un professionista del pronto soccorso

Questa mattina su disposizione della procura della Repubblica presso il tribunale di Piacenza, la polizia di Stato ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari a carico di un medico in servizio presso il Pronto Soccorso ed il servizio di Emergenza Territoriale 118 dell’Ospedale Civile di Piacenza. Il professionista è indagato per traffico di stupefacenti, falso in atto pubblico, peculato e truffa ai danni dello Stato. Contestualmente, è stata data esecuzione ad un decreto di perquisizione personale e locale esteso ai veicoli ed ai luoghi di lavoro a carico dell’arrestato e di altri quattro indagati, tra cui un ulteriore medico di medicina generale in servizio a Piacenza, tutti sottoposti a procedimento penale per spaccio di sostanze stupefacenti in concorso, nonché per ulteriori gravi fattispecie di reato tutte in via di accertamento e definizione.

L’indagine odierna nasce sulla scia dell’arresto in flagranza di reato per corruzione operato ad inizio agosto a carico di un medico di famiglia che dispensava ricette di farmaci oppiacei. A fine agosto la direzione sanitaria dell’Ausl aveva informato la procura della Repubblica di aver ricevuto una segnalazione da una farmacia piacentina relativa ad un abnorme quantitativo di confezioni di “morfina cloridrato da 10 MG in fiale” prescritte da un medico di medicina generale ad un collega medico in servizio presso l’Ospedale Civile di Piacenza, quantitativo superiore al migliaio di fiale. La farmacia, trovando sospetta la prescrizione, avrebbe contattato direttamente il medico prescrivente per chiederne conferma. Il medico a quel punto aveva subito smesso di prescrivere la morfina al collega. Quest’ultimo anzichè desistere ha iniziato direttamente a prescrivere la morfina a terza altra persona, sua conoscente e nota alle forze dell’ordine quale consumatrice di cocaina. Da approfondimenti della Squadra Mobileè emersa una situazione ben più grave come scrive la questura in una nota “In totale assenza di controlli interni, risultava perdurante quantomeno dall’inizio dell’anno, con plurime segnalazioni giunte dalle farmacie territoriali, tutte concordi nel descrivere una condotta degna di approfondimento e di sospetto circa la liceità del comportamento posto in essere dal medico di Pronto Soccorso 118 e meritevole di urgenti verifiche, stante anche il delicato compito svolto dall’esercente la professione sanitaria”.

E’ così emerso che il medico ospedaliero si approvvigionava quasi quotidianamente di enormi quantità di morfina attraverso varie farmacie. In almeno due circostanze le vittime di incidenti stradali alle quali il medico aveva dichiarato di aver somministrato morfina, erano invece risultate negative ai test per la ricerca di stupefacenti.

L’attività investigativa, supportata da moderni mezzi di sorveglianza audio/video anche a bordo di autoveicoli, ha fatto emergere come il medico oggi arrestato prescrivesse formalmente la morfina ad amici e conoscenti, per poi ritirare direttamente tali farmaci stupefacenti a mezzo di complici o direttamente in prima persona. Le ricette di morfina venivano intestate a terzi, così da eludere eventuali controlli ed in taluni casi anche con il benestare delle stesse persone.

Le ricette venivano formate indicando in calce direttamente il numero di telefono del medico prescrittore di modo che, eventuali rimostranze dei farmacisti, arrivassero direttamente al prescrittore stesso, il quale avrebbe potuto confermare la veridicità della ricetta senza causare interventi delle forze dell’ordine o della Direzione Sanitaria per il controllo della ricetta.  Particolare non da poco, visto che la prescrizione espletata da un medico del servizio di emergenza/urgenza 118 ad un paziente avrebbe comunque fatto scaturire controlli in quanto ricetta non prescritta dal medico di medicina generale.

Nell’ambiente ospedaliero era noto che il medico in questione potesse sottrarre morfina potenzialmente destinata ai pazienti, tanto che negli ultimi mesi erano state approntate procedure volte a garantire il controllo della morfina da parte degli infermieri professionali, ma anche queste iniziative si erano rivelate inidonee a fermare l’approvvigionamento del medico. “Nel corso dell’indagine – rende noto la questura – è emerso come alcuni sanitari avessero segnalato gravi perplessità sull’operato del collega, senza che però fossero stati adottati provvedimenti a carico del medico, nonostante l’elevato numero di prescrizioni superiori al migliaio tutte quantificate dalla stessa Direzione Sanitaria”.

Alla luce dell’enorme pericolo a cui venivano esposti sia i pazienti che i colleghi del medico indagato, dopo rapide indagini svolte anche con intercettazioni telefoniche ed ambientali, con sistemi di localizzazione satellitare gps, la Procura ha richiesto ed ottenuto dal Gip e l’emissione della misura cautelare dei domiciliari.

“Nel corso della presente indagine – conclude la questura – è emerso un grande spaccato di illegalità, con un’enorme mole di morfina che il medico infedele si procurava presso le farmacie ed anche tramite l’ospedale stesso durante il turno di lavoro, abusando della sua qualifica nell’esercizio delle sue funzioni. Quanto accertato avveniva anche grazie alla collaborazione di un altro medico di medicina generale e di poche altre conoscenze personali, il tutto agevolato non solo dall’assenza di controlli dal parte dell’Ausl., ma anche dall’assenza di personale sanitario disposto a formalizzare quanto succedesse ai  propri superiori, che avrebbero potuto attivare, di conseguenza, i dovuti  e necessari controlli ed adempimenti deontologico-disciplinari che avrebbero portato la situazione a non degenerare nel quadro criminale sopra descritto”.




Fermato l’ex fidanzato della tredicenne precipitata dal settimo piano

Si è aggravata la posizione del ragazzo già indagato per la morte della tredicenne precipitata dal settimo piano di un palazzo in via IV Novembre. La Procura per i minorenni di Bologna ha infatti deciso il fermo del quindicenne operato nel pomeriggio di oggi dai carabinieri di Piacenza. In una nota i magistrati informano che «Il fermo è stato eseguito dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Piacenza, che hanno condotto il ragazzo presso un Istituto Minorile, in attesa della convalida da parte del Giudice». Dopo il lungo interrogatorio di sabato, il giovane da ieri era indagato per omicidio volontario ma non erano in un primo momento state prese misure restrittive nei suoi confronti.

Nella tardo pomeriggio di oggi il medico legale Giovanni Cecchetto ha eseguito l’autopsia sul corpo della ragazza, presso l’Istituto di Medicina Legale di Pavia. Dall’esame autoptico potrebbero emergere ulteriori elementi utili per le indagini.




Tarasconi: “Vicinanza alla famiglia di Aurora, dolore che appartiene a tutta la comunità”

Il sindaco di Piacenza Katia Tarasconi interviene con un comunicato sulla tragedia avvenuta venerdì 25 ottobre a Piacenza, che ha causato la morte di una ragazza di 13 anni.

“Di fronte all’enormità indicibile di quanto è accaduto, credo che un silenzio carico di rispetto e di sincera vicinanza alla famiglia di Aurora, sia l’unica dichiarazione al momento possibile per esprimere il dolore della nostra comunità, che in questi giorni piange la scomparsa di una ragazza di 13 anni con un senso di profonda partecipazione e con la consapevolezza, al tempo stesso, di dover proteggere da ogni possibile strumentalizzazione e curiosità morbosa una vicenda su cui è in corso un’indagine giudiziaria.
I Servizi Sociali del Comune di Piacenza sono stati, sin dall’inizio, a disposizione degli inquirenti, con il doveroso riserbo nei confronti del loro lavoro e con la volontà, laddove possibile, di fornire qualsiasi elemento che possa essere ritenuto utile”.

Domani intanto a Pavia sarà effettuata l’autopsia che potrebbe fornire alcuni ulteriori elementi di indagine agli inquirenti. Come è noto ieri il ragazzo quindicenne, presente al momento del volo fatale, ha ricevuto un avviso di garanzia per omicidio. Un atto dovuto utile proprio allo svolgimento dell’esame autoptico. La procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Bologna non ha al momento ritenuto necessario prendere alcun provvedimento restrittivo nei suoi confronti. Da parte sua la sorella della vittima, attraverso i social, continua a postare “atti di accusa” nei confronti dell’ex fidanzatino della sorella e parla di femminicidio, annunciando l’organizzazione, dopo i funerali, di una fiaccolata.

Ieri intanto la Conferenza delle Donne Democratiche Piacenza aveva diffuso una nota stampa.

“Siamo state con il fiato sospeso fino ad ora. Volevamo sperare che l’incubo che ci terrorizzava non si affacciasse alla realtà. Stasera è stata reso pubblico che un adolescente di 15 anni è accusato di omicidio volontario di una ragazza di 13 anni. E abbiamo letto le dichiarazioni della sorella di Aurora.
Un abominio, una tragedia che ci obbliga a fermarci, ad interrogarci, ad agire per demolire quello che rende possibili i femminicidi: una sub cultura del possesso, o sei mia o non sei, e della disumana assenza del rispetto per la vita altrui (in questo purtroppo ci sono addirittura ministri che sono cattivi e crudeli maestri)!
Non facciamo abbastanza per proteggere le donne dall’istinto omicida di bestie armate dal patriarcato e di tutte le stupidaggini che si propinano ai maschi (il mito della forza, dell’onore, del cacciatore,…).
Noi vogliamo restare umane e cercare di salvare almeno le bimbe e le ragazze da questa macelleria. Abbracciamo con tenerezza la mamma e la sorella di Aurora.
A loro e alle amiche e compagne di classe di Aurora diciamo: non siete sole. Noi siamo al vostro fianco”.