Evade dai domiciliari e guida con la patente scaduta, senza assicurazione nè revisione
Un 41enne aveva l’obbligo degli arresti domiciliari, poteva uscire solo per andare a lavorare, ed invece era in strada, alla guida di un’auto senza revisione e senza copertura assicurativa e per di più con la patente scaduta. Una pattuglia dei carabinieri di Borgonovo Val Tidone, durante un servizio di controllo del territorio, si è imbattuta all’altezza della località Moffelona di Gragnano Trebbiense (PC) con l’autovettura condotta dal piacentino. L’uomo è subito apparso agitatoe e per questo i militari, con l’ausilio di un equipaggio del Radiomobile di Piacenza, hanno proceduto ad un controllo più approfondito ed alla perquisizione. Nel baule dell’auto i militari hanno trovato e sequestrato un bastone di oltre settanta centimetri, di cui non ha saputo giustificare la provenienza. Dagli accertamenti compiuti poi, è risultato agli arresti domiciliari. Per questo il 41enne è stato denunciato per evasione e porto di oggetti atti ad offendere e sanzionato per guida con patente scaduta, con auto senza revisione e senza copertura assicurativa.
Maxi operazione antidroga: coinvolta anche Piacenza
Dalle prime ore di questa mattina è in corso un’importante operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Milano, che ha portato all’arresto di 20 persone coinvolte in un vasto traffico di stupefacenti e che ha visto coinvolta anche Piacenza. L’operazione, condotta in sinergia tra il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Pavia e il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (SCICO), ha interessato le province di Milano, Reggio Calabria, Lecco e, appunto, Piacenza.
L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Milano, ha portato 15 persone in carcere e 5 agli arresti domiciliari. I soggetti arrestati sono sospettati di far parte di una complessa organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di stupefacenti. L’organizzazione, ben strutturata e suddivisa in cellule operative, aveva come obiettivo l’importazione e la distribuzione di ingenti quantitativi di droga, tra cui cocaina, hashish ed eroina, destinata principalmente al mercato milanese ma con ramificazioni anche in altre città.
L’attività ha rivelato come il terminale delle varie organizzazioni è in colui che ha sostituito i Flachi della Comasina godendo della consolidata vicinanza con i Barbaro di Platì, attivi nella zona di Cologno Monzese, ed i gruppi criminali albanesi e sudamericani che, da basi strategiche in Sudamerica controllano le spedizioni della cocaina verso le più importanti piazze intercontinentali.
Dagli approfondimenti investigativi condotti è emerso come l’organizzazione indagata abbia importato ingentissimi quantitativi di cocaina, grazie anche al rapporto privilegiato di un organizzatore del gruppo associativo con i nuclei di criminalità organizzata stanziali in Calabria. Allo stesso tempo l’organizzazione ha anche distribuito grossi quantitativi di hashish provenienti dal Marocco e dalla Spagna grazie all’opera di un narcotrafficante di altissimo livello, tratto in arresto nel corso di recenti operazioni condotte nella città di Milano, che conta su solidi rapporti instaurati nel tempo con i più grossi produttori e fornitori magrebini. Parte dello stupefacente è stato commercializzato da noti elementi della malavita milanese legati in affari ai vertici del gruppo criminale imperante nel quartiere Barona di Milano.
Come emerge in maniera precisa e dettagliata dalle risultanze investigative, attraverso la contabilità rinvenuta, la componente criminale, con la vendita degli ingenti quantitativi di narcotico, ha generato una ingentissima massa di denaro contante, pari a circa 11 Milioni di euro, utilizzando sistemi di occultamento finalizzati a sottrarre i profitti illeciti alla tracciabilità ed ai sequestri da parte delle Autorità dello Stato. Gli stessi, quindi, hanno fatto ricorso, sistematicamente, ad organizzazioni strutturate, operanti sul suolo italiano, gestite da collettori di etnia cinese detentori, ormai in via esclusiva, dei canali bancari sommersi (cd. underground banking) per trasferire il denaro all’estero secondo il sistema del fei eh ‘ien – circuito finanziario finalizzato al trasferimento di soldi con completa garanzia di anonimato.
Le attività investigative hanno permesso di ricostruire importazione e distribuzione di 1.000 chili di cocaina; 1.000 chili di hashish; 173 chili di eroina. Sono stati sottoposti a sequestro circa 250 chili di droga destinati all’organizzazione e la somma di 800 mila euro contanti (durante la fase di trasferimento all’estero).
Esercitazione del Soccorso Alpino e Speleologico Emilia Romagna a Ferriere
Nella giornata odierna (17 novembre 2024) nel comune di Ferriere (PC) si è svolta un’importante esercitazione da parte del Soccorso Alpino e Speleologico Emilia Romagna che ha coinvolto 15 tecnici della stazione monte Alfeo e circa 70 operatori della Protezione Civile provenienti da differenti realtà, tra cui le Unità Cinofile.
Scenario delle esercitazioni volte al ritrovamento di presunti scomparsi sono state le zone boschive impervie della Valnure nei pressi dello Chalet Rocca dei Folli mentre il CCR (Centro Coordinamento e Ricerca) è stato posizionato a Ferriere.
La giornata si è svolta mettendo in condivisione le tante competenze degli enti presenti: da un lato quelle tecniche e altamente qualificate del Soccorso Alpino, specializzato in recupero e ricerca in ambiente impervio; dall’altro le competenze in ambito di ricerca della Protezione Civile che può vantare l’usilio di sistemi tecnologici di ricerca assai specifici.
L’esercitazione è stata voluta ed organizzata con lo scopo di conoscere al meglio le reciproche realtà e apprendere il modus operandi di entrambe in modo da poter collaborare al meglio in futuro nel caso in cui si presentino situazioni di emergenza o ricerca di persone scomparse.
L’evento, estremamente proficuo e collaborativo, si è concluso al meglio condividendo il terzo tempo offerto dalla Protezione Civile.
Sfrecciano sul Facsal in due, sul monopattino elettrico, a 65 km/h.
La Polizia di Stato ha effettuato nella giornata di giovedì 14 novembre, diversi interventi nel corso dei quali gli operatori della Squadra Volante hanno denunciato e sanzionato amministrativamente alcune persone.
Nel primo pomeriggio la Volante ha fermato e controllato sullo Stradone Farnese un monopattino elettrico con a bordo due cittadini extracomunitari di 27 e 24 anni. Dal controllo è emerso che il mezzo aveva superato la velocità prevista di 20 km/h, rilevando sul display una velocità di 63/65 km/h. Il proprietario è stato sanzionato, con il conseguente sequestro amministrativo del mezzo ai fini della confisca, inoltre è stato multato poichè viaggiavano in due su un mezzo omologato per una sola persona.
Nella tarda serata personale della Squadra Volante è intervenuto presso il pronto soccorso del locale Ospedale Civile poichè era stata segnalata la presenza di un soggetto in attesa di cure che minacciava il personale infermieristico. I poliziotti hanno identificato un cittadino italiano di 35 anni,che ha continuato a minacciare i sanitari senza un valido motivo, come già aveva fatto in precedenza. E’ stato accompagnato in questura e denunciato alla Procura della Repubblica di Piacenza per i reati di minaccia a pubblico ufficiale ed interruzione di un servizio pubblico.
Sempre nella tarda serata la Squadra Volante è intervenuta presso un ristorante in viale S. Ambrogio, dove una donna dopo aver consumato la cena, riferiva di essere impossibilitata a pagare i 70 euro del conto in quanto aveva smarrito il portafoglio. La donna, un’ italiana di 55 anni, , residente in un’altra Regione, già nota alle forze dell’ordine non ha voluto saldare il conto ed è stata accompagnata in questura e denunciata alla Procura della Repubblica di Piacenza per il reato di insolvenza fraudolenta.
Ieri all’interno del parco Baia del Re, gli agenti della polizia hanno sottoposto a controllo un cittadino stranierodi 29 anni , in regola col permesso di soggiorno, originario del Bangladesh, che è stato trovato in possesso di un frammento di hashish. E’ stato segnalato al prefetto come consumatore.
Ricattano piacentino “pescato” attraverso un sito di escort
Nel corso delle ultime settimane, la Squadra Mobile della Questura di Piacenza ha svolto un’indagine per un’estorsione online commessa attraverso il metodo del “finto boss delle escort”, un reato in espansione parallelamente alla diffusione online di siti per la ricerca di prestazioni sessuali a pagamento.
I criminali attraverso annunci ad hoc sui siti dedicati, riescono ad ottenere i numeri di telefono di possibili clienti che cercano di contattare le escort, e da quel momento iniziano a mandare messaggi fortemente intimidatori, chiedendo denaro per il “disturbo” arrecato alle prostitute contattate. I contenuti dei messaggi sono particolarmente violenti, e spesso mostrano l’uso di armi o addirittura cruente esecuzioni, tanto da intimidire profondamente le vittime.
È successo recentemente anche ad un piacentino, che dopo aver navigato su diversi siti d’incontri e contattato alcune escort utilizzando la propria utenza telefonica, ha iniziato a ricevere messaggi minatori da un soggetto che riferiva di essere il boss delle prostitute ed un mafioso e che gli intimava di pagare per il “disturbo”
Dopo aver pagato 1000 euro al sedicente boss ha però ricevuto un’ulteriore richiesta di pagare altri mille euro. Avendo capito che le richieste di denaro non sarebbero cessate, si è recato in Questura e ha denunciato l’accaduto. La Squadra Mobile, attraverso l’analisi dei movimenti bancari, ha individuatodue soggetti, un cittadino italiano trentacinquenne ed una cittadina domenicana cinquantenne, residenti in un’altra regione, che sono stati denunciati per estorsione. Nessuno dei due era legato né al mondo della prostituzione né a quello della criminalità organizzata.
Un arresto a Piacenza nell’ambito di un’indagine della polizia di Gela
Un arresto a anche a Piacenza nell’ambito dell’operazione di polizia denominata “H24 Store” e svolta dagli agenti della questura di Gela che hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari custodiali, tre in carcere e due agli arresti domiciliari, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Gela, su richiesta della Procura della Repubblica, per il reato di porto e detenzione illegale di armi. All’esecuzione dei provvedimenti ha partecipato anche la squadra mobile della nostra città che ha tratto in arresto un indagato, che si trovava in zona per motivi di lavoro. Nei confronti di diciotto persone, indagate per detenzione e traffico illeciti di sostanze stupefacenti, è in corso, invece, la notifica dell’avviso di interrogatorio preventivo di garanzia. Le indagini hanno consentito di accertare un’articolata attività di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti svolta a Gela, tra giugno 2022 e gennaio 2023, la disponibilità di armi e il compimento di diversi reati predatori, anche particolarmente violenti, da parte degli indagati.
Tutto era partito da una rapina consumata ai danni di un commerciante ittico gelese. Nel corso delle indagini, sono stati effettuati da parte dei poliziotti diversi sequestri di cocaina.
Polizia: un arresto e tre denunce
Nei giorni scorsi la Squadra Mobile della Questura di Piacenza ha arrestato e condotto in carcere un ventisettenne albanese, condannato ad un anno e sette mesi di reclusione per delitti in materia di spaccio di stupefacenti commessi nella nostra provincia negli scorsi anni. Si tratta dell’undicesimo arresto eseguito dalla Squadra Mobile nelle ultime due settimane.
Nell’ambito dell’attività di contrasto alla criminalità predatoria, è stata denunciata dagli investigatori della Squadra Mobile per inottemperanza al foglio di via obbligatorio da Piacenza una ventunenne proveniente da Milano e da poco scesa alla stazione di Piacenza, pluripregiudicata per reati contro la persona ed il patrimonio, colpita da misura di prevenzione dopo che nelle ultime settimane aveva altresì posto in essere condotte aggressive contro poliziotti e personale sanitario a Piacenza nel corso di due distinti episodi
Nell’ambito del contrasto alle truffe a mezzo Internet, sono stati denunciati due cittadini italiani residenti in Calabria per truffa. I due soggetti sono indagati per aver truffato un automobilista, convinto di aver rinnovato la sua assicurazione auto a seguito di telefonata dell’agenzia, quando in realtà dall’altra parte del telefono c’erano i truffatori, che gli inviavano un QRcode attraverso il quale l’ignaro truffato ha effettuato il pagamento.
(Foto di repertorio)
Controlli dei carabinieri in bassa Val Trebbia
Tre giovani segnalati quali assuntori di droga, eseguite sei perquisizioni personali, elevate alcune contravvenzioni per violazioni al codice della strada, ritirata una patente di guida e sequestrati quasi dieci grammi di hashish.
E’ il bilancio del servizio di controllo del territorio effettuato dei carabinieri della Compagnia di Bobbio.venerdì 8 novembre, in particolare nella “bassa Val Trebbia”.
Un operaio 20enne e due studenti di 16 e 19 anni, sono stati sorpresi con addosso delle modiche quantità di hashish per uso personale e sono stati segnalati alla Prefettura quali assuntori di droga. Nei posti di blocco e di controllo eseguiti lungo la statale 45 e nelle strade di maggior traffico, le quattro pattuglie hanno controllato 69 veicoli e 103 persone, elevando alcune contravvenzioni al codice della strada in prevalenza per violazioni delle norme di sicurezza stradale e ritirato ad un automobilista la patente di guida scaduta.
Una pattuglia che era impegnata in un posto di controllo rafforzato, è dovuta accorrere a Niviano dove erano stati segnalati dei rumori sospetti ed un uomo con una torcia accesa che si allontanava da un’abitazione disabitata. I militari giunti sul posto, dopo una attenta ispezione, hanno accertato che non vi erano segni di effrazione.
Corteo in memoria di Aurora per le vie del centro di Piacenza
La sorella Vicki l’aveva annunciata attraverso i social e stasera si è tenuta la fiaccolata in memoria di Aurora Tila, la tredicenne morta precipitando dal settimo piano del palazzo di via IV Novembre, spinta – secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – dall’ex fidanzatino di due anni più grande. Domani Aurora avrebbe compiuto 14 anni, un’età che le è stata negata per sempre.
Ci si poteva forse aspettare una partecipazione più massiccia a questa manifestazione organizzata dal collettivo femminista Resisto ed invece per le vie del centro di Piacenza, scandendo slogan e mostrando cartelli e striscioni, hanno sfilato alcune centinaia di persone. Complice un battage non particolarmente capillare la partecipazione ha deluso la stessa famiglia, come ha confessato la madre Morena parlando con i giornalisti. Assenti le istituzioni, i rappresentanti politici, presenti invece tanti giovani.
Partito da piazza Duomo, scortato da un ingente servizio di polizia, il corteo si è concluso nel tratto finale del Facsal, davanti al Respighi, dove era stato allestito un maxi schermo su cui scorrevano foto ed immagini di Aurora, accompagnate dalla musica e chiuse da una frase “La Principessa più bella del paradiso. Ti amiamo Aurora.
La sorella Viktoria in testa alla fiaccolata portava con sé un mazzo di fiori mentre la mamma Morena al guinzaglio conduceva il cane di famiglia. Uno sprazzo di normale vita quotidiana in una vicenda assurda che si fatica a comprendere ed accettare. A testimoniare la loro vicinanza sono intervenute anche Maria Cristina Del Capo e Debora Pomarelli, rispettivamente mamma e sorella di Elisa, assassinata nel 2019 da quello che riteneva essere un amico.
Su 23 veicoli controllati 21 piacentini erano senza cinture di sicurezza
La legge è in vigore dall’11 aprile 1988. Eppure nonostante siano passati 36 anni sono ancora tanti gli italiani, ed i piacentini, che non indossano le cinture. Lo dimostrano i controlli svolti nei giorni scorsi dalla polizia Stradale di Piacenza che ha intensificato i controlli sulle strade del territorio per garantire la sicurezza stradale e verificare l’uso corretto delle cinture di sicurezza e dei sistemi di ritenuti per bambini. Per trasportarli in sicurezza all’interno di un’auto, devono essere utilizzati speciali dispositivi di ritenuta riconducibili a due tipi: seggiolini e adattatori delle normali cinture di sicurezza, che devono essere omologati secondo la normativa di settore. Entrambi hanno lo scopo di ridurre i rischi di lesione del bambino limitandone lo spostamento del corpo in caso di incidente.
Nella sola giornata del 6 novembre sono stati controllati 25 veicoli e sono state rilevate 23 violazioni di cui 21 per mancato utilizzo delle cinture di sicurezza; ad un conducente recidivo, già pizzicato in passato alla guida senza cinture di sicurezza indossate, è stata anche ritirata aa patente di guida in vista della sospensione che potrà durare fino a due mesi.
La normativa italiana prevede l’obbligo di indossare le cinture di sicurezza per tutti i passeggeri, sia sui sedili anteriori sia su quelli posteriori, su tutti i tipi di veicoli. Chi non le indossa, oltre alla sanzione amministrativa (nei casi più gravi, come per i neopatentati o per chi viene sorpreso più volte nel biennio, possono scattare ulteriori provvedimenti come la sospensione della patente), in caso di incidente rischia di riportare gravi lesioni dovute all’impatto con il parabrezza o i montanti dell’abitacolo, senza contare la possibilità di essere sbalzati fuori dall’abitacolo come un proiettile.
Non bisogna dimenticare inoltre che l’airbag è studiato per funzionare in “tandem” con le cinture: se non sono indossate correttamente, tutto il corpo si scaglia verso l’airbag che, pur aprendosi, non può fare molto per attutire l’impatto.
La campagna di prevenzione proseguirà nelle prossime settimane, con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini e migliorare la sicurezza stradale per tutti gli utenti della strada.
Sgombrate dalla polizia le palazzine in via Menicanti, angolo Via Musso
Nella mattina del 5 novembre 2024 la Questura di Piacenza, insieme alla Polizia Locale e all’unità cinofila della Guardia di Finanza, e con l’ausilio delle pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine Emilia- Romagna, ha proceduto allo sgombero ed alla successiva chiusura e messa in sicurezza delle palazzine in stato di abbandono site in Via Menicanti.
La ditta edile proprietaria degli edifici in questione aveva presentato formale querela per l’occupazione abusiva degli immobili. L’intera area da diversi anni era in stato di abbandono e degrado ed era diventata luogo di ritrovo, bivacco o, ancora, di appoggio per persone senza fissa dimora.
Si tratta di un’area particolarmente ampia in quanto comprende un elevato numero di box e tre palazzine di diversi piani con locali che sarebbero stati destinati ad abitazioni private.
La polizia ha compiuto una approfondita ispezione accedendo, con le chiavi a disposizione della ditta, o con l’ausilio di un fabbro, agli interni dei box e delle abitazioni per verificare la presenza di occupanti abusivi ed al contempo di eventuali armi, oggetti atti ad offendere o sostanze stupefacenti.
Alla fine in diversi box e appartamenti sono state trovate 10 persone, di cui 8 stranieri, che sono stati accompagnati in Questura per essere identificati e, successivamente, denunciati in stato di libertà per il reato di invasione di edifici (art. 633 del codice penale) .
In seguito, l’area, sgomberato è bsttaa formalmente restituita all’avente diritto che si è impegnato a ripristinare le recinzioni laterali per evitare ulteriori accessi illegittimi e a garantire maggiore vigilanza sull’intera area.
L’Ufficio Immigrazione ha provveduto alla verifica della regolarità dei cittadini stranieri sul Territorio Nazionale.
Tra questi è stato identificato un pluripregiudicato di origine senegalese, con a carico diversi procedimenti per reati contro la persona e il patrimonio.Essendo irregolare ha ricevuto un provvedimento di espulsione ed è stato accompagnato da personale della Questura di Piacenza presso il CPR di Milano ove sarà trattenuto al fine di completare le procedure di rimpatrio nel paese di origine.
Sono anche stati emessi due ulteriori provvedimenti di espulsione con ordine del Questore ad allontanarsi dal Territorio Nazionale nei confronti di due cittadini stranieri irregolari di origine marocchina.
«Vai Aurora, vai». Così, con quello che è suonato quasi come un grido di incitamento a correre verso la vita eterna, le amiche più intime della tredicenne morta precipitando dal settimo piano del suo palazzo (spinta dall’ex ragazzo, accusato di omicidio) hanno voluto salutarla per l’ultima volta davanti alla cattedrale di Piacenza, dove questo pomeriggio si sono tenuti i funerali presieduti dal vescovo mons. Adriano Cevolotto. Un Duomo gremito di persone e soprattutto di tantissimi giovani e giovanissimi ha accolto la bara bianca arrivata pochi minuti prima delle 15 ed accompagnata dal papà e dalla mamma di Aurora. Proprio il bianco, simbolo di purezza, è stato il colore che ha contraddistinto l’intera cerimonia. Bianca era la croce di palloncini che, alla fine della cerimonia, è stata liberata in cielo, così come i palloncini posizionati sul banchetto per le firme. Bianche le decine di rose che tanti amici della tredicenne hanno voluto posare davanti alla bara dell’amica. Bianca la corona floreale con cui i suoi compagni di classe hanno voluto omaggiare la memoria di questa vita assurdamente strappata alla quotidianità, come ha ricordato il vescovo della sua omelia (sotto l’intera omelia).
«Aurora, basta ormai chiamarla per nome, è diventata figlia, sorella, nipote, amica… di tutti e di ciascuno. C’è una profonda partecipazione ad una vicenda assurda, che ha lasciato e lascia senza parole. Attoniti. Con una domanda che passa di bocca in bocca: Cosa sta succedendo? C’è un verbo che esprime efficacemente la sensazione rispetto a ciò che è accaduto: ‘strappare’. Aurora è stata strappata. Dalla vita. Dai suoi cari. Dagli amici… è stata strappata una piantina piena di boccioli. Che erano le sue speranze. È stata strappata dalle nostre mani impotenti».
Tanto il dolore, tante le lacrime in particolare da parte della sorella ma anche degli altri famigliari e di molti fra gli intervenuti.
Accompagnata da monsignor Cevolotto lungo la navata della cattedrale la bara di Aurora, terminata la messa, è tornata sul sagrato della chiesa accolta da un lungo applauso dei numerosi presenti in piazza Duomo. Riposta la cassa nel carro funebre, e simbolicamente benedetta dal vescovo, la chiusura del portellone ha segnato il momento del distacco definitivo, sottolineato dal librarsi dei palloncini verso l’angelo dorato del Duomo. «Vai Aurora, vai».
Omelia del vescovo di Piacenza Adriano Cevolotto in occasione delle esequie di Aurora Tila
“Quello che stiamo vivendo è uno di quegli eventi che accorciano le distanze e ci fanno sentire parte gli uni degli altri. Aurora, basta ormai chiamarla per nome, è diventata figlia, sorella, nipote, amica… di tutti e di ciascuno. C’è una profonda partecipazione ad una vicenda assurda, che ha lasciato e lascia senza parole. Attoniti. Con una domanda che passa di bocca in bocca: Cosa sta succedendo? C’è un verbo che esprime efficacemente la sensazione rispetto a ciò che è accaduto: ‘strappare’. Aurora è stata strappata. Dalla vita. Dai suoi cari. Dagli amici… è stata strappata una piantina piena di boccioli. Che erano le sue speranze. È stata strappata dalle nostre mani impotenti.
Di fronte al dolore e allo sconcerto è diffuso il tentativo di fuggire. In vari modi: cercando di non farsi toccare simuliamo o attuiamo una presa di distanza emotiva. O, al contrario, ci trasformiamo in investigatori morbosi di particolari che riducono un dramma a noi vicino in un fatto di cronaca.
Ma noi vogliamo lasciarci toccare. Interrogare. Proprio perché non è un brutto sogno vogliamo metterci alla scuola di ciò che provoca sofferenza e rispetto al quale si fa strada la domanda: Perché? Quando emerge questa domanda, spesso senza risposta, significa che è stato toccato un nervo sensibile, che interroga il senso delle cose e della vita. È doveroso cercare di capire cosa è successo, è fuorviante la ricerca di colpevoli su cui scaricare ogni responsabilità. Allora lasciamoci interpellare.
Aurora, come ogni adolescente, si alimentava di sogni, di progetti, di desideri. Si apriva al mondo degli affetti. Non possiamo, né tantomeno dobbiamo spegnere i sogni di un o di una adolescente. Né tantomeno permettere che vengano spenti da altri. Ma ci è chiesto di evitare, direi proprio di censurare, l’uso di termini impropri come relazione, fidanzamento. Chiamiamo ogni cosa con il proprio nome. L’affascinante relazione tra uomo e donna è una delle cose più complicate che ci sia. Perché realizza qualcosa di arduo: mettere insieme due differenti e complementari modi di pensare, due mondi emotivi, affettivi e sessuali diversi. È solo in un cammino di maturazione personale e relazionale che si giunge ad una scelta d’amore. La ‘patente affettiva’ non ci viene dallo sviluppo fisico e dalle pulsioni, né è sufficiente il dato anagrafico. Ci viene da una paziente capacità di tenere insieme la propria felicità con quella dell’altro/a.
Il realizzarsi dei sogni dei nostri giovani richiede accompagnamento di adulti (non solo genitori), attraverso alleanze educative che facciano intravvedere orizzonti comuni. Come è stato ricordato ci vuole un villaggio per dare forza all’educazione. I nostri ragazzi si incuneano immediatamente nelle crepe delle nostre divisioni, della sfiducia che respirano tra le diverse figure adulte con cui hanno a che fare. C’è spazio di crescita nella stima, nelle convergenze di comportamenti, nel vivere la responsabilità non solo verso i propri figli ma anche verso gli altri. Le relazioni e i confronti tra loro pesa molto nella crescita degli adolescenti. Quando accade questa sintonia tra adulti oltre a beneficiarne loro, si alleggerisce il peso che noi adulti portiamo per il compito educativo che ci è affidato. Abbiamo bisogno di sostenerci perché da soli sarà sempre più difficile. Ognuno metta la sua parte: parrocchie, oratori offriamo la nostra parte, con ciò che ci è proprio. Promuovendo rete con le famiglie e le altre agenzie educative.
Alla fine di ogni considerazione dobbiamo riconoscere che le nostre mani non sono comunque in grado di custodire. Sono piccole e deboli. La parola di Gesù appena ascoltata ci parla proprio di mani forti che non si fanno sottrarre ciò che è loro consegnato. Sono le mani di Dio Padre che opera per le mani di Gesù. Nessuno, niente, neanche la morte riuscirà a strapparle via (“non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano”). La mamma di Aurora si augurava: “spero che ora sia in pace”. Ce l’ha promesso Gesù: siamo in mani sicure. Potenti e tenere allo stesso tempo. È motivo di consolazione e di speranza sentire che se delle mani possono averci strappato Aurora, le mani che l’hanno plasmata, tessuto nel grembo della madre, ora tengono saldi i sogni di futuro, il desiderio di vita e la sete di amore che Lui ha messo nel suo cuore.
Tale certezza di eternità porta con sé il compito che il nostro Dio ci affida: mette nelle nostre mani i sogni che continua a suscitare nel cuore dei suoi figli e delle sue figlie. È il loro futuro immaginato, desiderato, cercato. Lo dobbiamo condividere, custodire e alimentare perché nel loro futuro c’è anche il nostro. Voler bene, il bene delle nuove generazioni richiede di essere al servizio della fiducia. Una comunità che non combatte la paura e la sfiducia verso il domani e verso l’altro che incontra, che non riesce a custodire il futuro dei propri figli è destinata a non averne.
Nel racconto del profeta Elia, in fuga perché succube della delusione verso la vita, rifugiato dentro una caverna, ci è descritto un Signore che lo rincorre, lo cerca oltre il deserto, sul monte. E gli si manifesta non nella potenza del terremoto o del fuoco, né nell’impeto del vento, ma in una brezza leggera. Nel nostro dolore e disorientamento in questo modo il Signore si avvicina noi. Usciamo dal buio della caverna nel quale la morte ci ha rinchiusi per stare davanti al Signore che ci raggiunge per farci ritornare sui nostri passi rinnovati nella speranza, per non lasciare nel freddo dell’assurdità e della paura i nostri figli e le nostre figlie”.