Piacenza, quattro rimpatri e trenta espulsioni: stretta dell’ufficio immigrazione sui clandestini

Nel mese di maggio, la questura di Piacenza ha intensificato i controlli sui cittadini stranieri presenti sul territorio e ha avviato una serie di operazioni mirate contro l’immigrazione irregolare. Il bilancio: quattro rimpatri eseguiti nei paesi d’origine – Albania, Marocco e Tunisia – e una trentina di provvedimenti di espulsione notificati.

Uno dei casi più rilevanti ha riguardato un cittadino marocchino di 25 anni, già destinatario di un ordine di espulsione e inottemperante all’obbligo di lasciare l’Italia entro sette giorni. Rintracciato dagli agenti delle Volanti, è stato preso in carico dall’Ufficio Immigrazione e rimpatriato dopo la convalida del provvedimento da parte dell’autorità giudiziaria.

Rimpatriato anche un cittadino tunisino detenuto alle Novate, dove stava scontando una pena di oltre due anni per reati legati agli stupefacenti. L’espulsione è stata eseguita subito dopo la scarcerazione, grazie a un’attenta attività preventiva di identificazione e verifica dei requisiti per il rimpatrio. Sorte simile per un cittadino albanese condannato a 4 anni e 8 mesi per furto in abitazione e spaccio: è stato accompagnato direttamente alla frontiera, in esecuzione di un provvedimento disposto come misura alternativa al carcere.

Ma l’attività dell’ufficio immigrazione non si è fermata ai soli rimpatri. Nel corso del mese sono stati firmati 30 provvedimenti di espulsione nei confronti di stranieri irregolari con precedenti penali, soprattutto per reati contro il patrimonio, droga e violenza sessuale. Sette persone sono state trasferite in centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) a Milano, Gorizia, Bari e Torino, dove verranno completate le procedure di identificazione prima del definitivo allontanamento dall’Italia.




Aggressione a Carpaneto piacentino: due carabinieri feriti mentre difendono un cittadino indiano

Nella serata dell’8 giugno 2025, due militari della Stazione Carabinieri di Lugagnano Val d’Arda sono stati aggrediti mentre intervenivano nel Comune di Carpaneto Piacentino (PC), al di fuori del proprio territorio di competenza, per sedare una lite tra un cittadino di nazionalità marocchina e uno di nazionalità indiana. A riferirlo è la Segreteria Regionale Emilia-Romagna del Nuovo Sindacato Carabinieri (NSC) che ricostruisce l’accaduto.
“A seguito della chiamata per una rissa degenerata in aggressione, i due carabinieri – primi e unici a poter intervenire, vista l’indisponibilità di altre pattuglie sul territorio – sono giunti
sul posto trovando il cittadino indiano vittima di un attacco da parte di un gruppo di cittadini marocchini. I militari si sono immediatamente frapposti per proteggerlo ma sono stati a loro volta colpiti con violenza. I due carabinieri hanno riportato lesioni agli arti superiori nel corso dell’intervento, ma l’azione coraggiosa ha evitato conseguenze
peggiori per la vittima dell’aggressione”.
“La Segreteria Regionale Emilia-Romagna del Nuovo Sindacato Carabinieri (NSC) esprime la propria piena vicinanza ai colleghi feriti e ribadisce con forza la necessità di un intervento strutturale per garantire la sicurezza degli operatori delle forze dell’ordine.
Da tempo – sottolineano Giovanni Morgese, Segretario Generale Regionale Emilia-Romagna, e Luca Poggi, dirigente regionale su Piacenza – il sindacato richiama l’attenzione su una prassi operativa inaccettabile: interventi ad alto rischio, come quelli per risse, violenze domestiche o liti familiari, non possono e non devono essere affidati a una sola pattuglia. Una tale esposizione del personale è non solo inefficace sotto il profilo operativo, ma pericolosa per l’incolumità degli operatori e dei cittadini coinvolti.
La cronica carenza di organico nelle Stazioni Territoriali, unita a turni estenuanti che spesso si protraggono oltre il previsto, espone quotidianamente i militari a gravi rischi. Non è più accettabile che il personale venga lasciato solo ad affrontare situazioni ad alto rischio, senza un adeguato supporto operativo. NSC Emilia-Romagna lancia un appello deciso all’Esecutivo affinché si attivi con misure concrete e tempestive per rafforzare gli organici e tutelare chi ogni giorno lavora per la sicurezza del Paese, anche nei territori più periferici e complessi”.




Inchiesta Ausl Piacenza. L’assessore Fabi: “Agiremo duramente qualora venissero accertate responsabilità penali o comportamenti non corretti”

Davanti a varie prese di posizione politiche conseguenti alla nuova inchiesta giudiziaria che coinvolge l’Ausl di Piacenza arriva da parte dell’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Massimo Fabi  una risposta per ora molto interlocutoria che lascia intendere come non sarebbe all’orizzonte alcuna azione immediata nei confronti dei vertici dell’azienda sanitaria piacentina. Fabi commentando la notizia ha detto: “Prendiamo atto della conclusione delle indagini della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica su irregolarità riscontrate negli appalti dell’Ausl di Piacenza che riguardano anche dipendenti dell’Azienda stessa. Ribadiamo il pieno rispetto dell’operato della magistratura e confermiamo la doverosa piena collaborazione con gli organi competenti. A maggior ragione, la cura delle persone deve avere come prerequisiti fondamentali trasparenza, legalità e qualità dell’assistenza, né può essere la salute, bene pubblico, oggetto di frode e interesse”.

“Nell’ovvio rispetto del principio di presunzione di innocenza e delle tutele previste dall’ordinamento – conclude l’assessore -, la Regione agirà duramente e con fermezza qualora venissero accertate responsabilità penali o comportamenti non corretti a esito degli accertamenti giudiziari”.

 

 




Ausl di Piacenza. Appalti truccati per oltre 7 milioni: 20 indagati tra funzionari pubblici e manager di multinazionali

Una nuova, grossa, tegola si abbatte sulla Ausl di Piacenza al termine di una articolata indagine della Guardia di finanza. Dopo i medici arrestati per droga, il primario arrestato per violenza sessuale ora venti persone, tra dirigenti, funzionari e dipendenti pubblici dell’azienda sanitaria di Piacenza, oltre a manager di società private – anche multinazionali attive nel settore delle forniture medico-diagnostiche e ortopediche – sono state raggiunte da un avviso di conclusione delle indagini preliminari da parte della Procura di Piacenza.

L’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza, ha portato alla contestazione, a vario titolo, di reati gravi come peculato, turbativa d’asta, abuso d’ufficio, esercizio abusivo della professione e falso ideologico in atti pubblici.

Le indagini, sviluppate dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, hanno riguardato appalti pubblici per un valore di oltre 7 milioni di euro e l’impiego di fondi PNRR pari a 17 milioni, destinati alla realizzazione e all’ammodernamento di strutture sanitarie territoriali.

Attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, analisi dei tabulati, pedinamenti, perquisizioni e l’esame di testimoni, è emerso un quadro articolato di irregolarità nella gestione degli appalti. Le anomalie riguardano l’adozione sistematica di procedure inadeguate – come affidamenti diretti reiterati, proroghe ingiustificate e acquisti in economia – con l’obiettivo di eludere le regolari gare pubbliche, favorendo fornitori prestabiliti.

I finanzieri hanno accertato anche numerosi incontri tra dirigenti pubblici e rappresentanti delle aziende fornitrici, finalizzati a orientare le procedure di acquisto di apparecchiature sanitarie di elevato valore. Un modus operandi che ha sollevato pesanti dubbi sulla correttezza delle assegnazioni.

Particolarmente gravi anche le irregolarità riscontrate nella gestione di quattro progetti finanziati con fondi PNRR, per un totale di 17 milioni di euro. In alcuni casi, per non perdere il finanziamento, i responsabili avrebbero firmato verbali attestanti falsamente la conformità tra i progetti definitivi e quelli di fattibilità, pur in presenza di criticità tecniche ed economiche.

Intanto il consigliere regionale Giancarlo Tagliaferri (FdI) chiede di commissariare subito l’Ausl di Piacenza e sospendere la direttrice Paola Bardasi.

Questa la risposta dell’assessore regionale Massimo Fabi.

Il comunicato della Ausl di Piacenza.

 

 




Il Genio Pontieri di Piacenza domenica impegnato nel disinnesco di due bombe a Parma

L’Esercito Italiano sarà impegnato nel Comune di Parma nell’attività di bonifica di due bombe d’aereo da 500 libbre ciascuna, di fabbricazione americana e risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. Il ritrovamento degli ordigni è avvenuto all’interno di un cantiere situato in una ex area militare, durante le operazioni di bonifica sistematica condotte da una ditta specializzata nel rilevamento di ordigni bellici.

In particolare, gli artificieri dell’Esercito del 2° Reggimento Genio Pontieri di stanza a Piacenza entreranno in azione, attraverso il coordinamento dalla Prefettura di Parma e del Comando Forze Operative Nord di Padova, domenica 15 giugno per neutralizzare le due bombe d’aereo. L’operazione prevede la rimozione in sito dei sistemi d’innesco dai due ordigni e successivamente il trasporto dei residuati bellici privi di spolette presso la cava “Laterlite” in località Rubbiano di Solignano dove saranno successivamente fatti brillare. Per far questo gli artificieri dell’Esercito utilizzeranno speciali attrezzature ad alta connotazione tecnologica

In considerazione della complessità dell’intervento e della densità di urbanizzazione dell’aerea interessata, al fine di contenere i disagi alla collettività i militari del Genio dell’Esercito hanno realizzato intorno a ciascun ordigno una speciale struttura protettiva in terra rinforzata (camera di espansione), progettata per contenere gli effetti di un’eventuale esplosione accidentale durante la delicata fase di disinnesco. Questa mitigazione ha consentito di ridurre sensibilmente il raggio della zona di sicurezza (detta “zona rossa”), riducendo a 470 metri di raggio la zona di sgombero. Durante le operazioni di bonifica saranno evacuate circa 6.000 persone.

Dall’inizio dell’anno, gli artificieri del Genio Pontieri hanno distrutto 2 bombe d’aereo, 1 bomba navale di profondità e oltre 150 ordigni bellici di varie dimensioni e tipologie nelle 13 province di competenza tra l’Emilia e la Toscana.

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Castel San Giovanni: minorenne sorpreso con katana fuori da una sala slot: denunciato

Momenti di tensione nella notte fra domenica e lunedì, quando poco dopo le 2:50 una guardia giurata ha segnalato alla centrale operativa dei carabinieri di Piacenza la presenza di un giovane armato nei pressi di una sala slot. Secondo la testimonianza, il ragazzo impugnava una spada e inseguiva un altro giovane a piedi.
Sul posto è intervenuta prontamente una pattuglia della stazione carabinieri di Borgonovo Val Tidone, che ha trovato la situazione apparentemente tranquilla. All’esterno del locale erano presenti cinque giovani, tra cui un minorenne in possesso dell’arma segnalata: una riproduzione di katana con lama in acciaio lunga circa 60 centimetri, priva di anima, considerata idonea a offendere.
L’arma è stata sequestrata durante l’identificazione dei presenti. Il ragazzo, un 17enne residente in provincia di Lodi, ha dichiarato che la katana era utilizzata solo per un gioco tra amici, senza alcuna intenzione aggressiva. Le immagini della videosorveglianza della sala slot sembrano confermare questa versione, escludendo l’ipotesi di una lite reale.
Nonostante ciò, in base alle normative vigenti, il minorenne è stato denunciato per porto abusivo di armi o oggetti atti ad offendere, un reato previsto dal codice penale anche per riproduzioni di armi in grado di causare danni.




Incendio Borgoforte. Il Comune: “Allo stato attuale nessuna comunicazione di rischi per la popolazione”

In relazione all’incendio di Borgoforte il Comune di Piacenza ha diffuso un comunicato con cui, oltre a ricostruire l’accaduto rende noto che “Allo stato attuale, il Comune non ha ricevuto comunicazioni dalle autorità competenti in merito a eventuali rischi per la popolazione.
La situazione è in corso di aggiornamento ed eventuali sviluppi rilevanti per la cittadinanza saranno immediatamente comunicati”.

Dai primi rilievi ambientali sembra non siano coinvolti nell’incendio rifiuti pericolosi. I primi campioni di Arpae non hanno rilevato sostanze pericolose per la salute.
In attesa della relazione definitiva di Arpae, per precauzione, si raccomanda comunque di non raccogliere e consumare i prodotti dell’orto e di svuotare le ciotole d’acqua per gli animali.




Maxi incendio nella notte alla discarica Iren di Borgoforte

Un vasto incendio è divampato nella notte tra sabato 7 e domenica 8 giugno presso l’impianto di smaltimento rifiuti di Iren a Borgoforte, alla periferia di Piacenza. L’allarme è scattato poco dopo la mezzanotte, quando una gigantesca nube di fumo si è alzata sopra l’area della discarica, rendendo subito evidente la gravità del rogo.
I vigili del fuoco sono intervenuti tempestivamente con numerosi mezzi da Piacenza e Fiorenzuola, supportati durante la notte da due unità provenienti dal distaccamento volontario di Sant’Angelo Lodigiano. In tutto sono stati impiegati almeno quattro mezzi operativi e diverse squadre, che hanno lavorato ininterrottamente per contenere le fiamme e arginare la situazione.
Secondo le prime ricostruzioni, a prendere fuoco sono stati quintali di rifiuti, ma le cause precise del rogo restano ancora da accertare. L’incendio ha generato un’enorme colonna di fumo visibile anche a grande distanza, destando preoccupazione tra i residenti della zona.
Presente anche il personale di Iren in servizio presso l’impianto, impegnato a supportare le operazioni di contenimento.
Le attività di spegnimento, smassamento e messa in sicurezza sono tuttora in corso e si prevede che proseguiranno per l’intera giornata di domenica, con la completa bonifica dell’area che potrebbe richiedere ancora diverse ore.
Sul posto, oltre ai vigili del fuoco e al personale sanitario, sono attesi anche i tecnici di Arpae per monitorare la qualità dell’aria e l’eventuale impatto ambientale del rogo.
Qui gli aggiornamenti dal Comune.





Controlli straordinari in viale Dante a Piacenza

Controlli straordinari del territorio sono stati effettuati nella giornata di giovedì 6 giugno a Piacenza, con un’attenzione particolare rivolta alla zona di viale Dante e agli esercizi commerciali presenti. L’operazione, disposta dal Questore e condivisa nell’ultima riunione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica presieduto dal Prefetto Paolo Ponta, ha visto il coinvolgimento di numerose forze dell’ordine e enti preposti ai controlli.
L’obiettivo dell’attività era duplice: da un lato la prevenzione e la repressione dei reati, dall’altro l’innalzamento della percezione di sicurezza da parte dei cittadini. Le forze impiegate – Polizia di Stato con il supporto del Reparto Prevenzione Crimine di Reggio Emilia, Carabinieri con i nuclei speciali NAS e NIL, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Ispettorato del Lavoro, Polizia Locale e AUSL – hanno effettuato verifiche su diversi fronti, dal rispetto delle normative igienico-sanitarie e del lavoro, fino ai controlli su strada.
In una macelleria con annesso mini market sono emerse gravi irregolarità: igiene carente, presenza di un lavoratore in nero e anomalie tali da comportare la sospensione immediata dell’attività. Sono stati sequestrati circa 240 chilogrammi di carne. Ulteriori controlli hanno interessato bar, sale slot e i relativi avventori, con riscontro di alcune infrazioni al Codice della Strada. Particolarmente critiche le situazioni riscontrate in due barberie, per le quali sarà proposta un’ordinanza di chiusura a seguito delle numerose irregolarità riscontrate.
Le autorità hanno sottolineato come situazioni di illegalità nella gestione delle attività commerciali possano costituire terreno fertile per la presenza di soggetti malavitosi o comunque inclini a comportamenti contrari alla civile convivenza.
L’operazione ha confermato l’efficacia della collaborazione tra i vari enti che compongono il sistema provinciale della sicurezza, e che continueranno ad agire in sinergia con azioni cicliche nelle aree considerate più sensibili della città. L’obiettivo resta quello di rafforzare il presidio del territorio e garantire ai cittadini una maggiore sicurezza.




Operazione antidroga nel piacentino: otto indagati, quattro arresti

Otto persone indagate, quattro arresti eseguiti e una fitta rete di spaccio di cocaina ed eroina smantellata tra la città e la Val Tidone: è questo il bilancio dell’indagine condotta dai carabinieri della stazione di Rivergaro, sotto il coordinamento della procura della Repubblica di Piacenza, che ha portato all’emissione di misure cautelari da parte del Gip del Tribunale.
L’operazione è il risultato di un’articolata attività investigativa sviluppata nel corso del 2024 su due distinti fronti, che ha permesso di individuare un sistema di spaccio strutturato, ramificato e difficilmente tracciabile. La droga veniva ceduta in modo continuativo attraverso un’organizzazione “itinerante”, che sfruttava luoghi appartati ma facilmente accessibili come parcheggi di supermercati, piazzali periferici e strade secondarie.
Gli indagati sono un cittadino albanese di 28 anni e sette cittadini marocchini di età compresa tra i 23 e i 34 anni, perlopiù senza fissa dimora, con due eccezioni domiciliati in provincia di Modena e Milano. Alcuni di loro avevano compiti logistici, altri curavano la gestione della clientela. L’intera rete agiva secondo modalità simili: contatti via social – spesso protetti da app crittografate –, uso di veicoli a noleggio e spostamenti rapidi per eludere i controlli.
Le indagini, supportate da intercettazioni, pedinamenti e appostamenti, hanno documentato almeno 700 episodi di cessione di droga, con sequestri che includono 10 dosi di cocaina pronte allo smercio, circa 20 grammi di cocaina, 30 grammi di eroina e 5.400 euro in contanti, ritenuti provento dell’attività illecita.
Quattro degli indagati sono stati rintracciati e arrestati – uno di loro a Milano, nei pressi di piazza Sempione – mentre gli altri quattro, tutti privi di un domicilio stabile, risultano attualmente irreperibili e sono ricercati in tutto il territorio nazionale.




Bobbio, tragedia in Trebbia: uomo annega alla Berlina

Nel pomeriggio di venerdì 6 giugno, una giornata di svago sul fiume Trebbia si è trasformata in tragedia alla spiaggia della Berlina di Bobbio. Un uomo di 33 anni, di nazionalità tunisina e residente nella provincia di Rovigo, è annegato dopo essere entrato
in acqua, senza più riemergere. Si trovava in compagnia di alcuni amici, giunti in Val Trebbia per un momento di relax, probabilmente durante una pausa da impegni lavorativi nella zona.
È stato proprio uno degli amici, non vedendolo tornare a galla, a lanciare immediatamente l’allarme. Sul posto sono intervenuti con prontezza i vigili del fuoco del distaccamento di Bobbio, coadiuvati da una squadra specializzata in soccorso fluviale arrivata da Piacenza con attrezzature idonee e un natante per le ricerche in acqua. Le operazioni di individuazione e recupero del corpo si sono concluse poco dopo, purtroppo con esito tragico: il cadavere è stato rinvenuto sul fondo del fiume.
In volo da Parma è arrivato anche l’elisoccorso, con a bordo un medico del 118 che, una volta recuperato il corpo, non ha potuto fare altro che constatare il decesso del 33enne. Presenti sul posto anche i carabinieri per i rilievi del caso.
Secondo una prima ricostruzione, l’uomo potrebbe essere stato colto da un malore subito dopo il tuffo, ma non si escludono altre ipotesi. L’area della Berlina, molto frequentata nei mesi estivi per la bellezza del paesaggio e le acque limpide del Trebbia, è purtroppo nota anche per episodi simili, complice la corrente spesso sottovalutata e i fondali irregolari.
Il corpo della vittima è stato trasportato all’obitorio in attesa delle decisioni dell’autorità giudiziaria.




Vandalizzata la casetta di legno al parco della Galleana

Vandalizzata la casetta in legno che si trova all’interno del parco della Galleana. Come ci ha segnalato una nostra lettrice qualcuno ha forzato la porta di ingresso spaccandone lo stipite. La struttura è poi stata utilizzata come giaciglio di fortuna e probabilmente anche come luogo per assumere stupefacenti. Un atto di inciviltà ed un brutto spettacolo per alcune scolaresche che questa mattina si sono recate nel parco per una lezione a cielo aperto.  C’è da augurarsi che il Comune intervenga il prima possibile per il ripristino della casetta danneggiata e che aumenti la sorveglianza per evitare il ripetersi di situazioni come questa.

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