Piacenza in vetrina al MIPIM di Cannes

Si è conclusa ieri, giovedì 12 marzo 2025, la missione piacentina al MIPIM di Cannes. La fiera di riferimento a livello internazionale per gli investimenti sui territori ha visto la partecipazione di oltre 20mila operatori provenienti da novanta diverse nazioni.

Per il terzo anno consecutivo Piacenza si è messa in mostra all’interno dello stand di Art-ER e Regione Emilia-Romagna grazie a Confindustria Piacenza: nella delegazione, con il presidente di Confindustria Nicola Parenti, anche la sindaca Katia Tarasconi e l’assessore all’Urbanistica Adriana Fantini in rappresentanza dell’amministrazione comunale. Insieme a Confindustria Piacenza anche i presidenti provinciali e regionali di Ance Alessandro Losi e Maurizio Croci, accompagnati da Matteo Raffi.

In evidenza diverse aree rigenerabili ad alto potenziale nel Comune di Piacenza, in attesa di investitori con risorse e visione che possano dare loro una seconda vita. Tra le altre: Bastione Borghetto, l’ex Ospedale Militare, Cascina San Savino e l’Albergo San Marco.

La partecipazione Piacentina conferma l’approccio vincente delle precedenti edizioni con un fronte comune tra il mondo delle imprese (Confindustria e Ance) e l’amministrazione locale, approcciandosi agli investitori come territorio coeso e dalle visioni condivise.

Il presidente di Confindustria Piacenza Nicola Parenti esprime soddisfazione: «Piacenza conferma la partecipazione a MIPIM, interfacciandosi con importanti investitori internazionali. La soddisfazione è esserci non solo come Confindustria ma come “sistema Piacenza”, insieme ad amministrazione comunale, Ance e Regione. Ringrazio le istituzioni e gli imprenditori che ci hanno accompagnato in questa fondamentale tre giorni. La nostra presenza a Cannes con Invest in Piacenza, la vetrina delle aree rigenerabili e disponibili per gli investimenti nella nostra provincia, già nelle scorse edizioni ha permesso di aprire interlocuzioni preziose con soggetti strategici internazionali. Per noi è fondamentale incontrare investitori di qualità e attirarli a Piacenza dove c’è il saper fare combinato con una posizione strategica. La competizione tra i territori è notevole, bisogna esserci e collocare la nostra città sulla mappa: lo sviluppo di Piacenza non va dato per scontato ma coltivato in ogni occasione disponibile»

«La partecipazione della nostra città al MIPIM di Cannes rappresenta un’opportunità strategica per promuovere Piacenza sulla scena internazionale, valorizzando il suo potenziale di investimento e sviluppo», commenta la sindaca Katia Tarasconi. «Grazie all’impegno di Confindustria Piacenza, abbiamo dialogato con importanti interlocutori del settore immobiliare e promosso i nostri punti di forza a potenziali investitori da ogni parte del mondo, un passo fondamentale per lo sviluppo e la riqualificazione della nostra città. In un contesto in continua evoluzione, città come la nostra stanno emergendo come destinazioni sempre più attrattive per investimenti qualificati e sostenibili. Siamo consapevoli che i risultati di questo lavoro si manifesteranno nel tempo, ma siamo altrettanto certi che il cammino intrapreso darà i suoi frutti, contribuendo alla riqualificazione e allo sviluppo del nostro territorio. Piacenza ha tutte le carte in regola per essere protagonista».




Da Summer Cult un’occasione per gli esercizi di piazza Cittadella

Il cartellone di spettacoli e concerti della rassegna Summer Cult, che animerà Palazzo Farnese dal 19 giugno al 15 luglio, come volano per la promozione delle attività commerciali e degli esercizi di ristorazione di piazza Cittadella. Questo l’obiettivo condiviso dai titolari delle attività in un incontro con l’assessore alla Cultura Christian Fiazza e l’organizzatore della kermesse, Lorenzo Pronti di Com.Unica, mirato proprio a confrontarsi sulle opportunità di coinvolgimento in occasione delle serate estive che richiameranno una platea potenziale di migliaia di spettatori.

Durante la riunione, cui era presente anche la consigliera comunale Angela Fugazza, in particolare è emersa sia la proposta di includere l’elenco delle attività commerciali del settore alimentare e pubblici esercizi di piazza Cittadella sulle locandine, i biglietti di ingresso, le pagine web e i banner dedicati alla manifestazione, sia la possibilità di far partecipare attivamente gli esercenti al servizio di bar e ristorazione che sarà operativo in occasione degli eventi.

“L’intento – sottolinea l’assessore Fiazza – è quello di valorizzare l’offerta di qualità e le proposte di queste attività, sulle quali il cantiere in corso ha inevitabilmente un impatto che ne limita la visibilità e l’accesso, cogliendo l’occasione di un appuntamento di successo, particolarmente atteso non solo dalla città ma capace di portare a Piacenza un pubblico in buona parte proveniente anche da fuori. In questi anni Summer Cult si è consolidato, si è radicato nel territorio e intendiamo metterlo in sinergia con le realtà cittadine. L’iniziativa ha una forza in grado di porsi in un ambito più vasto per fare squadra e per fare sistema. Da parte del’Amministrazione comunale c’è la massima disponibilità e l’impegno a lavorare insieme ai commercianti per far sì che porti vantaggi e opportunità di crescita per tutti. Presto annunceremo anche i nuovi grandi nomi che andranno a comporre il calendario completo della rassegna che sarà al centro dell’estate piacentina”.




Disparità di genere nel mercato del lavoro piacentino: una realtà ancora da superare

L’analisi condotta dalla Provincia di Piacenza sui microdati ISTAT relativi al mercato del lavoro della provincia di Piacenza del 2023 offre un quadro approfondito sulle differenze di genere che continuano a caratterizzare il contesto occupazionale locale. Nonostante i progressi, le donne restano svantaggiate rispetto agli uomini in vari aspetti cruciali.

Uno dei principali punti di disuguaglianza riscontrati riguarda la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Secondo l’indagine, solo il 68,1% delle donne della provincia è attivo, una percentuale inferiore di quasi 15 punti rispetto agli uomini. Il divario si amplia ulteriormente quando si analizzano i tassi di occupazione: solo il 62,6% delle donne è occupato, con una differenza di quasi 16 punti rispetto agli uomini. Inoltre, il tasso di disoccupazione femminile (8%) è superiore di quasi 3 punti percentuali rispetto a quello maschile.

Un altro aspetto che emerge dall’analisi è la tipologia di occupazione che le donne ricoprono. Sono più spesso impiegate con contratti a tempo determinato e a part-time. Il 30% delle donne lavora part-time, contro solo il 6% degli uomini, e c’è una maggiore presenza di lavoro dipendente tra le donne (85% contro il 74% degli uomini). Questa precarietà lavorativa, combinata alla natura temporanea di molti contratti, è una delle cause principali della disoccupazione femminile. Non a caso, molte donne dichiarano di aver perso il lavoro per la scadenza di contratti a termine o a causa di licenziamenti.

Nonostante la maggiore precarietà, le donne piacentine risultano mediamente più istruite rispetto agli uomini. Presentano infatti una percentuale più bassa di basse qualifiche e una quota maggiore di laureate. Tuttavia, nonostante questo vantaggio in termini di istruzione, rimangono sottorappresentate nei ruoli direttivi. Solo il 4% delle donne ricopre posizioni di comando, contro il 6% degli uomini. Le donne sono anche meno rappresentate tra i lavoratori autonomi, con solo l’8% che sceglie questa strada, contro il 18% degli uomini.

Nonostante le difficoltà, il livello di soddisfazione per il lavoro svolto è sorprendentemente alto per entrambi i generi. Più del 60% delle donne e degli uomini si dichiara soddisfatto della propria condizione lavorativa, un dato che testimonia forse una maggiore accettazione delle condizioni esistenti, sebbene non giustifichi la persistenza delle disuguaglianze.




Un altro anno record per la Banca di Piacenza

“La Banca di Piacenza e i suoi territori”: proseguono gli incontri per illustrare in anteprima i risultati di bilancio 2024. Dopo Fiorenzuola e Cortemaggiore, i prossimi appuntamenti sono programmati per mercoledì 12 marzo a Pianello (sala comunale); giovedì 20 marzo a Piacenza (PalabancaEventi); giovedì 27 marzo a Pontedellolio (sala comunale); giovedì 3 aprile a Lodi (Ristorante La Pergola).

Il primo incontro si è dunque tenuto a Fiorenzuola. I dati sono stati presentati dal presidente Giuseppe Nenna coadiuvato dalla Direzione (Angelo Antoniazzi, direttore generale e Pietro Boselli, vicedirettore generale), davanti a un pubblico formato da rappresentanti delle istituzioni (tra gli altri, il consigliere regionale Giancarlo Tagliaferri, il vicesindaco di Fiorenzuola Paola Pizzelli, i sindaci di Carpaneto, Pontenure e San Giorgio: rispettivamente Andrea Arfani, Giuseppe Carini e Donatella Alberoni) da soci e clienti che hanno affollato la platea e i palchi dell’accogliente Teatro Verdi.

Dopo i saluti da parte dell’Amministrazione fiorenzuolana portati da Paola Pizzelli («Grazie alla Banca di Piacenza per la continua azione di sostegno al territorio e grazie a Corrado Sforza Fogliani per tutto quello che ha dato a questa provincia»), ha preso la parola il presidente Nenna per illustrare i dati principali del bilancio 2024. «La Banca è andata molto bene e questo ci consente di portare avanti il disegno del presidente Sforza Fogliani di essere indipendenti». Nuovo record per l’utile netto, che chiude a 34,5 milioni di euro (dopo i 29,9 del 2023); in crescita patrimonio (339 milioni contro i 315 del precedente esercizio), l’indice di solidità patrimoniale Cet1 (19,62%, era il 18,20), la raccolta diretta (+7,9, il sistema cresce del 2,4), gli impieghi (+2,6, in controtendenza rispetto al sistema che perde l’1,9%). «Dati che ci dicono due cose: che abbiamo la fiducia della clientela e che siamo punto di riferimento costante per famiglie e imprese», ha commentato il presidente Nenna aggiungendo che la Banca continuerà a investire: nell’apertura di nuovi sportelli, nel potenziamento delle attività (Private, Bancassicurazione, Imprese, con particolare attenzione al settore agricoltura e agrifood), nell’intelligenza artificiale per digitalizzare alcuni processi interni e acquisire clientela tramite canali digitali. Il presidente ha quindi accennato alle azioni messe in atto dall’Istituto per rinnovarsi (estensione impianto fotovoltaico all’Agenzia 2-Veggioletta, impianto fotovoltaico a Fiorenzuola centro e Pianello, impianto di illuminazione della sede centrale da convertire con luci a led, ristrutturazione delle filiali di Pianello, San Nicolò e Bobbio, dove la filiale si è trasferita in locali di proprietà). Il dott. Nenna ha poi sottolineato i successi conseguiti con le attività culturali: anche nel 2024 si sono organizzati più di 100 eventi; due su tutti: la mostra immersiva Icônes, con circa 5mila visitatori e la rassegna Atlas Maior, con oltre 7mila presenze. «Chiudiamo un 2024 da ricordare – ha concluso il presidente – e i risultati positivi non sono solo frutto della salita dei tassi, che ora stanno scendendo, ma di molto altro: la nostra continua crescita, con prudenza e tenacia, assicura l’indipendenza di poter fare scelte libere nell’interesse di soci e clienti, che da sempre hanno fiducia nella Banca».

Il direttore generale Antoniazzi ha presentato i risultati dell’ultimo triennio, evidenziando la progressione dell’utile netto (passato dai 20,6 milioni del 2022 ai 34,5 del 2024) e del ROE (l’indice di redditività del capitale proprio) che ha raggiunto il +10,2% (+7,1 nel 2022). Per quanto riguarda la qualità dell’attivo, l’obiettivo è quello di restare, con le sofferenze lorde, sotto al 5% come chiede la Banca d’Italia (nel 2024 la percentuale è del 4,1). Cresciuti gli impieghi a 2 miliardi e 403 milioni «a testimonianza di quanto siamo attenti alle richieste dei clienti e del recupero di quote di mercato nei territori dove abbiamo aperto le nuove filiali». Notizie positive anche dalla raccolta (vicina ai 7 miliardi; +4,2 la diretta e +3,3 l’indiretta negli ultimi tre anni). In salita anche il numero dei soci e dei conti correnti.

Il vicedirettore generale Boselli ha invece affrontato il tema della desertificazione bancaria: «La continua fusione tra banche porta alla riduzione di personale e sportelli (in Emilia Romagna sono 38mila le persone – e 2.600 le imprese – che risiedono in comuni dove non c’è più nessuna banca, mentre in Lombardia sono 724mila le persone e 48mila le imprese nelle stesse condizioni). Come risponde la Banca di Piacenza? Non abbandonando i territori dove è già presente e aprendo in altre zone con l’intento di rimanere». Sono 56 gli sportelli attivi, con un costo superiore a un’App, ma con il vantaggio – è stato sottolineato – di potersi relazionare con i clienti; e 14 i punti Bancomat Atm di presidio, con un ruolo sociale di servizio. Il vicedirettore generale ha infine compiuto una carrellata sui principali prodotti della Banca, a partire dai quattro nuovi conti correnti (Valore giovani, Valore BPC, Valore Smart e Valore impresa) e dalle varie tipologie di carte di credito, oltre a prodotti ad alto contenuto di innovazione tecnologica, come i nuovi Pos Android e l’ultima versione dell’App della Banca.

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Imprese femminili in lieve calo in provincia di Piacenza (-0,3%)

Sono scese di 16 unità, alla fine del 2024, le imprese femminili attive in provincia di Piacenza; un lievissimo calo (-0,3% rispetto al -1% regionale e nazionale) che ha portato le imprese “in rosa” piacentine a 5.545, con un’incidenza del 21,7% sul totale delle imprese attive nel territorio.

I dati – diffusi in occasione della “Festa della donna” – sono frutto delle analisi e delle elaborazioni dell’Ufficio Studi della Camera di commercio dell’Emilia.

All’interno dell’universo delle imprese femminili attive analizzato dall’Ente camerale, la graduatoria relativa alla maggior presenza di aziende “in rosa” assegna il primato al commercio, con 1.371 unità (in calo del 2,8%, con 40 unità in meno) e una quota del 24,7% sul totale delle imprese femminili.

Segue il comparto dei servizi alle imprese che, con 1.069 unità, incide per il 19,3% sul totale ed è risultato in crescita dell’1,0% (+11 imprese).

In aumento anche le imprese femminili nell’ambito dei servizi alla persona (930 unità, con un +1,2% in un anno e una quota del 16,8% sul totale), nelle costruzioni (199 unità, quota del 3,6% sul totale e aumento della consistenza dell’1,0%) e nei servizi di alloggio e ristorazione (674 unità, quota del 12,2%, in aumento del 2,4%).

In calo, invece, dell’1,3% le imprese femminili del settore primario, scese a 931 unità (16,8% del totale), e quelle della manifattura, che hanno scontato un calo dell’1,7% e si sono attestate a 351 (6,3% del totale).

Le imprese femminili con la qualifica di artigiane sono 1.248 (il 22,5% del totale), quelle anche giovanili 514 (il 9,3%), mentre le femminili a guida straniera sono 836 (il 15,1%).

Per quanto riguarda la natura giuridica delle imprese femminili, prevalgono le imprese individuali (3.835 unità che rappresentano il 69,2% del totale, in lievissimo calo a -0,2%), seguite dalle società di capitale (1.017 unità, 18,3% del totale e in crescita dell’1,5%) e dalle società di persone (606 unità, 10,9% del totale e in calo del 3,2%).

La classifica dei Comuni piacentini che presentano la maggior incidenza di imprese femminili sul totale delle aziende attive localmente è guidata da Travo, all’interno del quale le 86 imprese femminili rappresentano il 29,5% del totale.

Seguono Ponte dell’Olio (119 imprese femminili, cioè il 29,2% sul totale delle attive), Vigolzone  (92 unità, 28,6% sul totale), Bobbio (132 unità, 28,3%), Cerignale  (7 unità, 25,9%), Pianello Val Tidone (65 unità, 24,6%) e Rottofreno (172 unità, 24,2% sul totale delle aziende locali attive).

In termini assoluti, il più alto numero di imprese femminili si ritrova, ovviamente, nel Comune capoluogo; a Piacenza, infatti, si contano 2.060 imprese guidate da donne che rappresentano il 21,9% delle imprese attive.

Numeri rilevanti anche per Fiorenzuola d’Arda, che conta 319 imprese femminili (23,5%), seguito da Castel San Giovanni (229 unità, 21,5%), il citato Rottofreno, Carpaneto Piacentino (156 unità, 22,6%) e Podenzano (140 unità, 19,3%).




A Piacenza aumentano i nuovi contratti:previsto un +14,1% tra febbraio e aprile

I nuovi contratti che le imprese della provincia di Piacenza intendono attivare nel mese di febbraio risultano in aumento del 3,1% rispetto allo stesso mese del 2024, con un dato complessivo di 2.310 attivazioni. In crescita ancora più marcata i dati relativi al trimestre febbraio-aprile, con previsioni di nuovi contratti pari a 7.280 unità rispetto alle 6.380 dello stesso trimestre 2024 (+14,1%).
I dati, elaborati dal sistema informativo Excelsior – gestito da Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, in collaborazione con l’Ufficio Studi della Camera di commercio dell’Emilia, registrano quindi un netto miglioramento rispetto ad un anno fa.
Tuttavia, rispetto al quadro generale positivo, spiccano settori che, in febbraio, dovrebbero registrare cali molto marcati, tra cui l’industria manifatturiera e le public utilities, che passano dai 620 nuovi contratti del 2024 agli attuali 510 (-17,7%) e le costruzioni le cui previsioni nel febbraio 2024 erano di 190 nuove entrate, mentre adesso si attestano a 180 (-5,3%).
Bene i servizi, che assorbono il 70% di tutti i nuovi ingressi nel mercato del lavoro piacentino, nei quali è previsto un dato complessivo di crescita del 13,3% rispetto a febbraio 2024, con dinamiche molto diverse tra i singoli comparti: è in fortissimo aumento il commercio (+58,8%), mentre i servizi alla persona calano del 25,0% con ben 60 unità in meno rispetto allo scorso anno, così come registrano un -12,0% i servizi di alloggio e ristorazione. A completare il quadro arrivano buoni dati dei servizi alle imprese che, con 670 nuovi contratti, si confermano il comparto numericamente più importante (+8,1%).
Così come era accaduto nel febbraio 2024, i contratti stabili (tempo indeterminato o apprendistato) rappresenteranno il 27% del totale, mentre quelli a termine (tempo determinato o altri contratti con durata predefinita) si attesteranno al 73%.
Tra gli elementi più significativi dell’indagine spicca la quota di nuovi contratti che in febbraio è riservata ai giovani con meno di 30 anni, che si attesta al 31%. Questi, nell’ambito dirigenziale e delle professioni con elevata specializzazione e competenza tecnica, sono particolarmente richiesti in qualità di specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie (48,7% delle nuove attivazioni previste), di tecnici della salute (36,1%) e tecnici in campo ingegneristico (33,3%) al pari dei tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni. Invece nell’ambito delle professioni impiegatizie, commerciali e dei servizi, gli under 30 sono molto richiesti nelle cure estetiche con il 66,7%, come addetti alla segreteria e affari generali (59,1%) e addetti alle vendite (53,1%). Da ultimo, tra gli operai specializzati e conduttori di impianti e macchine, si prevede che molte delle nuove attivazioni verranno riservate ai giovani fabbri, ferrai, costruttori di utensili (47,8%), agli operai addetti all’assemblaggio di prodotti industriali (42,5%) e a quelli addetti alle rifiniture delle costruzioni (30,2%).
Febbraio 2025 è ancora caratterizzato dal fenomeno dei candidati considerati introvabili da parte delle imprese piacentine, che dichiarano di avere difficoltà a reperire i profili ricercati nel 57,4% dei casi, di cui il 35,1% per mancanza di candidati e il 15,8% per inadeguata preparazione degli stessi. Tra i profili più difficili da reperire, nell’ambito dirigenziale e con elevata specializzazione tecnica troviamo i tecnici della salute, quelli della gestione dei processi produttivi di beni e servizi e specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie. Nell’ambito degli impiegati e delle professioni commerciali e nei servizi, di difficile reperimento sono, soprattutto, gli addetti alle professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali, gli operatori della cura estetica e gli esercenti ed addetti nelle attività di ristorazione. Nel segmento degli operai specializzati le difficoltà si incontrano soprattutto nella ricerca di degli addetti alle rifiniture delle costruzioni, di quelli specializzati in installazione manutenzione di attrezzature elettriche/elettroniche, nonché fabbri ferrai costruttori di utensili.




Industria piacentina: bene l’alimentare, in calo la meccanica

Confindustria Piacenza si avvia verso la propria ottantesima Assemblea che sarà un momento importante di celebrazione e forse anche l’occasione per dare notizia di nuovi importanti investimenti che potrebbero concretizzarsi, tra le altre cose, in un rafforzamento del polo universitario piacentino. Anche perché i verici dell’associazione industriali sono convinti del fatto rendere la nostra una città sempre più universitaria sia la strada giusta e da perseguire con la massima determinazione.
È questo uno degli elementi emersi oggi a margine della conferenza stampa indetta per presentare l’indagine congiunturale relativa al secondo semestre 2024. Il presidente Nicola Parenti, affiancato dal direttore Luca Groppi, ha risposto alle svariate domande dei giornalisti. Parenti ha sottolineato i problemi che derivano da costi dell’energia ancora troppo elevato e che rischiamo di spingere in altro l’inflazione, ostacolando gli investimenti delle imprese. Sul pericolo dei dazi americani è stata espressa preoccupazione ed attesa. Sarebbe un ulteriore ostacolo che si andrebbe ad aggiungere a quello causato dalle sanzioni alla Russia che hanno chiuso un mercato un tempo importante per il nostro export. Parenti si è augurato che si arrivo presto alla fine del conflitto in Ucraina non tanto per gli aspetti economici ma per l’enorme perdita di vite umane che ha fin qui comportato.
Si è anche parlato del PNNR. L’Italia è certamente il paese che ne ha maggiormente usufruito ma purtroppo per goderne appieno i benefici sono mancate due riforme, quella della giustizia e quella fiscale. Fortunatamente invece si è potuto porre rimedio ad una situazione di inciviltà che riguardava le scuole, molte delle quali sono state messe a norma sotto il profilo antisismico.
I dati dell’osservatorio congiunturali relativi al secondo semestre 2024 sono stati illustrati da Giulia Silva dell’Ufficio Studi
L’industria piacentina mostra una buona capacità di risposta al complesso contesto economico globale, chiudendo il 2024 con dati complessivamente ancora positivi, nonostante l’esposizione a diversi
fattori di incertezza.
La consueta Indagine Congiunturale condotta dall’ufficio studi di Confindustria Piacenza ha analizzato vari indicatori economici tra le imprese manifatturiere associate, confrontando l’andamento di fatturato, occupazione, ordini e giacenze nel secondo semestre 2024 rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente, nonché l’andamento degli investimenti nell’anno. Sono state altresì rilevate le previsioni degli stessi indicatori per il primo semestre 2025.
Nel secondo semestre del 2024, il fatturato complessivo delle aziende manifatturiere è rimasto
sostanzialmente stabile rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, registrando una lieve crescita dello 0,48%. Tuttavia, si riscontrano alcune difficoltà sul mercato domestico, dove l’intero comparto manifatturiero ha visto un calo del fatturato interno dello -0,36%, il primo dato negativo dal 2020.

Le esportazioni mostrano un andamento particolarmente positivo, soprattutto nel settore alimentare (+15,46%) e nella meccanica (+4,29%). Quest’ultimo settore evidenzia però una forte eterogeneità nelle performance delle diverse filiere. Le aziende attive nell’oil&gas e nelle infrastrutture energetiche stanno ottenendo risultati positivi, trainate da una domanda in forte crescita. Al contrario, il comparto delle
macchine utensili sta risentendo della contrazione di alcuni mercati chiave, in particolare la filiera automotive e il mercato tedesco, che tradizionalmente assorbe una quota significativa della produzione piacentina. Le aziende che hanno potuto diversificare i mercati di sbocco, orientandosi ad esempio verso altre aree geografiche, come gli Stati Uniti, o verso altri settori in espansione, come la difesa e l’aerospazio,
stanno beneficiando della crescita economica in queste aree e filiere.
L’occupazione si conferma in crescita (+1,63%); anche per questo dato, il settore meccanico risulta quello più prudente (+0,11%).
La variazione degli investimenti nel 2024 risulta nel complesso positiva (+3,09%), con particolare dinamismo nel settore alimentare (+7,70%). Le imprese hanno investito principalmente in impianti,
macchinari e formazione del personale, con una crescente attenzione alla digitalizzazione e alla sostenibilità. Tra i principali ostacoli agli investimenti emergono la carenza di personale qualificato (37%) e un livello di domanda atteso insufficiente (35%).
Per il primo semestre del 2025 le previsioni sono più caute rispetto a sei mesi fa e vedono diminuire la percentuale di chi si aspetta un aumento del fatturato e degli ordini nel semestre in corso.
Nonostante le incertezze economiche, l’occupazione mostra segnali positivi: il 18% degli imprenditori prevede un aumento del personale. Come evidenziato in questa indagine, la difficoltà nel reperire risorse umane resta uno dei principali ostacoli agli investimenti. Allo stesso tempo, il capitale umano si conferma
un elemento strategico per la crescita aziendale. Per mantenere competitività e innovazione, le imprese scelgono di investire nel personale, puntando su competenze e professionalità come leve fondamentali per affrontare le sfide del mercato.
Gli investimenti continueranno a concentrarsi nel 2025 su digitalizzazione, software, IT e formazione del personale, con una crescente attenzione alla sostenibilità ambientale. Nonostante le difficoltà globali e le
incertezze derivanti dalle politiche commerciali internazionali, la transizione digitale e l’innovazione
sembrano essere considerati strumenti chiave per sostenere la competitività e il futuro delle imprese manifatturiere.
Il contesto globale e nazionale in cui si inserisce la congiuntura piacentina è rappresentato nell’ultima edizione della Congiuntura Flash, elaborata dal Centro Studi Confindustria.

Ripartenza stentata

A inizio 2025, il sostegno all’economia viene dal proseguire del taglio dei tassi anche
se l’inflazione sta risalendo alimentata dai rincari di gas e elettricità. L’industria è in crisi e i servizi trainano poco. Il PIL italiano, fermo nel 3° e 4° trimestre 2024, è atteso in lieve crescita. Sulle prospettive pesa l’incertezza sui possibili dazi USA, che rischia di frenare scambi e investimenti.
Prezzo del gas più che raddoppiato. Prosegue senza sosta l’aumento del prezzo del gas in Europa: 53
€/mwh a febbraio il TTF, da 49 a gennaio (26 un anno fa). Imprese e famiglie pagheranno di più anche per l’elettricità, visto che il prezzo in Italia rimane legato strettamente al gas: PUN a 155 €/mwh a febbraio,
da 143 (88 un anno fa). La quotazione del petrolio, invece, è in calo (76 $/barile, da 79).
Aumenta l’inflazione. Nell’Eurozona i prezzi al consumo dell’energia sono ormai in rialzo (+1,8% annuo a
gennaio) e la core alta e stabile (+2,7%): perciò l’inflazione è in aumento (+2,5%). In Italia, i prezzi
dell’energia sono risaliti quasi allo zero (-0,7% annuo) e la core è ferma su valori più bassi (+1,6%):
l’inflazione è pian piano cresciuta a +1,5% a inizio 2025, da un minimo di +0,7% nel corso del 2024.
Tassi: continua il taglio. A fine gennaio la BCE ha tagliato i tassi di un altro quarto di punto (2,75%, dal
4,00% iniziale), perché guarda all’inflazione sul medio termine, prevista in moderazione; secondo i
mercati, ci saranno altri due tagli nel 2025. In Italia, il tasso per le imprese è sceso finora di oltre un punto (4,40% a dicembre, da un picco di 5,59%), ma il credito resta in calo (-2,3% annuo).

Gli investimenti faticano a ripartire. La fiducia delle imprese a gennaio sale di poco (95,7 da 95,3), su valori vicini alla media 2024, e l’incertezza si riduce appena. Lato domanda, a inizio 2025 i giudizi sugli ordini recuperano di poco nella manifattura, un po’ di più nei servizi. Nel complesso, gli investimenti delle imprese non sembrano ancora beneficiare della politica monetaria meno restrittiva.

Consumi: crescita incerta. A dicembre si è avuto un recupero delle vendite al dettaglio (+0,8%), che ha limitato il calo nel 4° trimestre a -0,2%. A gennaio, la fiducia dei consumatori risale, pur su valori contenuti (98,2, da 96,3). L’ulteriore allentamento di politica monetaria stimola il canale del credito e il reddito totale è cresciuto nel 2024. In contrasto, l’indicatore ICC suggerisce una frenata a inizio 2025.

Servizi: crescita modesta. La spesa dei turisti stranieri si è assestata su un’espansione moderata (+1,3% annuo a dicembre). A gennaio, l’indice RTT (CSC-TeamSystem) segnala un calo del fatturato dei servizi; il PMI scende e resta appena in area espansiva (50,4 da 50,7), indicando una crescita striminzita; anche la fiducia delle imprese del settore si è ridotta a inizio anno (99,0 da 99,6).

Industria in affanno. La produzione è scesa a dicembre (-3,1%) dopo il marginale recupero a novembre: -1,1% nel 4° trimestre, il 7° consecutivo in calo: l’automotive segna un -36,6% su dicembre 2023. A gennaio, l’HCOB PMI è rimasto su valori recessivi (46,3 da 46,2) e l’RTT industria indica un fatturato in calo; la fiducia rimane su livelli bassi, le attese di produzione migliorano ma restano modeste.

Export debole. L’export di beni italiano ha mostrato una moderata risalita a dicembre (+1,9%), ma nel complesso del 2024 resta di poco negativo (-0,4% a prezzi correnti), a causa del calo delle vendite intra-UE (-1,9%), solo in parte bilanciato da un aumento extra-UE (+1,2%). Tra i settori, positive le dinamiche di farmaceutico e alimentari, negative quelle di automotive e pelletteria. Tra i paesi, calo nei primi mercati (Germania, USA, Francia), crescita in altre importanti destinazioni (Spagna, UK, Turchia).

Eurozona: l’industria non riparte. Secondo i PMI manifatturieri, a gennaio le principali economie dell’Eurozona sono sotto la soglia di espansione, esclusa solo la Spagna. Non cambia dunque il quadro offerto dai dati sulla produzione industriale di dicembre: Spagna in aumento (+1,4%), Germania in forte calo (-2,9%) e Francia in lieve flessione (-0,4%); anche il 4° trimestre 2024 si è chiuso bene solo in Spagna (+0,9%) mentre è stato negativo per Germania e Francia (-1,2% e -0,7%).

USA: domanda interna fiacca. L’industria a gennaio è salita oltre le aspettative (+0,5% la produzione), delineando un 1° trimestre 2025 positivo (+1,1% acquisito, dopo -0,3% nel 4° 2024). Le vendite al dettaglio, invece, sono scese in modo rilevante (-0,9%) per la prima volta da agosto, ma l’acquisito nel 1° trimestre rimane positivo (+0,2%). Rallenta anche la dinamica degli occupati (+143mila unità).

Cina: frenata dei consumi. La produzione industriale accelera di poco a novembre (+5,4% annuo, da +5,3%), trainata da high-tech (+8,7%) e attrezzature industriali (+7,8%); gli indicatori PMI suggeriscono che la manifattura rallenti a gennaio, pur restando in area espansiva. Intanto, frena la crescita dei consumi (+3,0% annuo a novembre, da +4,8%) e resta bassa la dinamica dei prezzi: al consumo è a +0,5% annuo in gennaio (da +0,1%), alla produzione è a -2,3% per il secondo mese consecutivo.
 
L’indagine dell’ufficio studi di Confindustria Piacenza ha rilevato le variazioni di
diversi indicatori economici tra le imprese manifatturiere (escluse le imprese
edili) associate. In particolare, sono stati indagate le variazioni di fatturato e
occupazione del secondo semestre 2024 e l’andamento della variazione degli
investimenti effettuati nel 2024; sono state inoltre registrate le previsioni
relative al primo semestre 2025. I dati sono stati raccolti mediante la
somministrazione di un questionario, effettuata a gennaio 2025.
Il fatturato nel secondo semestre 2024 ha registrato una variazione nel complesso ancora positiva, seppur
con alcune criticità e differenze tra settori. La variazione per l’intero comparto manifatturiero si attesta
a +0,48% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A differenza dell’indagine precedente,
l’andamento dei prezzi non ha avuto un impatto significativo sulla crescita, ma permangono incertezze
legate principalmente alla domanda interna.
Il fatturato estero continua infatti a essere il principale traino della crescita, con un incremento del
+4,00%, mentre il fatturato interno, per la prima volta dal 2020, segna un dato negativo (-0,36%),
suggerendo una domanda interna meno dinamica.
Guardando ai settori, il miglior risultato è quello del settore dei materiali edili (+7,32%), La buona
performance continua ad essere sostenuta da due importanti driver di sviluppo: gli incentivi fiscali per la
riqualificazione del patrimonio immobiliare, seppur depotenziati, e il piano di investimenti infrastrutturali
previsti dal PNRR. L’incremento appare però influenzato anche dall’aumento dei prezzi, che rimane
significativo (+4,67%).
Anche il settore alimentare continua, nel complesso, a mantenere un buon risultato (+3,30%), sostenuto
da un exploit del fatturato estero (+15.46%), a compensare il dato negativo del fatturato interno (-
1,15%).
Il settore meccanico, centrale per l’economia provinciale, registra una diminuzione del fatturato pari a –
0,66%. Sebbene le vendite estere abbiano segnato un incremento del +4,29%, il calo del mercato
domestico (-2,57%) ha impedito una crescita complessiva positiva. All’interno del settore meccanico, le
performance risultano eterogenee: le aziende legate all’oil&gas e alle infrastrutture energetiche registrano
dati positivi, mentre il comparto delle macchine utensili risente del ridimensionamento di alcuni mercati,
in particolare della filiera automotive e del mercato tedesco, tradizionale sbocco delle produzioni
piacentine. Al contrario, le imprese che intrattengono rapporti commerciali con gli Stati Uniti beneficiano
del buon ritmo di crescita del mercato statunitense.
Le industrie varie (tessile, arredamento, legno, chimica/plastica e altri) registrano invece una flessione
del fatturato del -5,32%. La riduzione riguarda sia il mercato estero (-19,70%) che quello interno (-2,17%).




A Piacenza aumentano le aziende guidate da stranieri

E’ risultato in aumento, alla fine del 2024, il numero delle imprese guidate da stranieri presenti in provincia di Piacenza.

Secondo le analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio dell’Emilia su dati Infocamere, infatti, le imprese guidate da stranieri sono salite a 3.980 unità, con un aumento del 4,9% rispetto al 2023.

Piacenza, con una quota che sale al 15,6%, si pone così al secondo posto regionale per l’incidenza di queste imprese sul totale delle attività imprenditoriali.

La classifica relativa alla presenza settoriale pone al primo posto l’edilizia, con un numero di imprese guidate da stranieri pari a 1.700 unità (il 42,7% sul totale) e un aumento del 3,0%.

Non dissimile è il trend delle attività afferenti al commercio (770 imprese guidate da stranieri, pari al 19,3% sul totale), che hanno chiuso il 2024 con 35 unità in più rispetto a quello precedente e con una crescita del 4,8%.

Seguono i servizi rivolti alle imprese, che, con 494 unità attive contro le 458 del 2023, aumentano del 7,9% e rappresentano il 12,4% del totale a delle aziende a guida straniera.

Sono poi in forte aumento altri tre comparti: quello delle attività dei servizi di alloggio e di ristorazione con 379 unità (9,5% del totale) e +7,4% rispetto al 2023; quello del manifatturiero (6,8% del totale) che, con un +6,7%, segna il passaggio da 255 a 272 unità, e quello dei servizi alla persona con 267 imprese straniere attive (il 6,7% del totale a guida straniera), in aumento del 6,4%.

Infine risultano in aumento (+6,6%) anche le imprese a guida straniera presenti in agricoltura, attestate a 97 unità (2,4% del totale).

L’analisi relativa alla natura giuridica delle imprese guidate da stranieri evidenzia che, per la maggior parte, sono imprese individuali, con 3.226 unità che incidono per l’81,1% sul totale delle imprese guidate da stranieri in provincia di Piacenza. Seguono le società di capitale con 553 unità (13,9%), le società di persone con 178 unità (4,5%), le cooperative -consorzi e altre forme con 23 unità.

Tra i Paesi di provenienza degli imprenditori stranieri (con riferimento alle sole 3.226 imprese individuali, le uniche per cui è possibile associare la nazionalità al titolare), quello più rappresentato è l’Albania, con 561 imprese individuali e una quota del 17,4% sul totale delle imprese a guida straniera in provincia di Piacenza.

Seguono poi gli imprenditori di diversi Paesi Extra-UE che contano una presenza rilevante tra le imprese piacentine: Marocco con 377, Macedonia con 259, Cina con 208, Ucraina con 135 e Bosnia ed Erzegovina con 121.

Il primo Paese comunitario presente in graduatoria è la Romania con 303 imprese individuali guidate da cittadini provenienti dal Paese dei Carpazi.




Montagna. Appennino Piacentino-Parmense, oltre 10 milioni di euro per contrastare il declino demografico

Accrescere il benessere dei residenti e attrarre nuovi abitanti, per contrastare il declino demografico e dare futuro alla montagna. È l’obiettivo dei 42 progetti previsti per i 19 comuni compresi nella Stami (Strategie territoriali integrate per le aree montane e interne) “Appennino Piacentino-Parmense”, con un investimento complessivo di oltre 10 milioni di euro.

Il dettaglio delle azioni previste è stato al centro dell’incontro che si è svolto oggi a Bedonia (Pr) tra l’assessore regionale alla Montagna e aree interne, Davide Baruffi, e i sindaci dei diciannove comuni della Stami locale: Bettola, Farini, Ferriere, Ponte dell’Olio, Morfasso, Vernasca, Bedonia, Bore, Borgo Val di Taro, Compiano, Pellegrino Parmense, Tornolo, Varsi, Albareto, Bardi, Solignano, Terenzo, Valmozzola e Varano de’ Melegari. 

“Ai territori montani della nostra Regione va garantita la possibilità di trattenere le persone dando loro servizi e attrattività turistica. Le strategie Stami vanno esattamente in questa direzione- afferma Baruffi-. Anche per l’Appennino Piacentino-Parmense, come per le altre aree Stami regionali, è fondamentale il lavoro di relazione con le amministrazioni locali, perché è attraverso il confronto quotidiano che si possono definire le strategie per frenare lo spopolamento e investire per assicurare uno sviluppo sostenibile. Proprio per questo, a livello complessivo regionale, i fondi per le strategie delle aree interne superano i 100 milioni di euro, un volume di investimento che permette di lavorare con determinazione per questi obiettivi”. 

I progetti  

Le risorse Stami permetteranno di attivare 42 progetti, di cui 10 cantieri per la riqualificazione di edifici e spazi pubblici, 8 progetti in ambito dello sport, 7 per il turismo, 6 per l’energia, 4 nel settore infrastrutture sociali, 4 nei servizi sociali e 3 per la digitalizzazione.

I 42 progetti si sviluppano su due direttrici principali. La prima, indirizzata ai residenti, punta a rafforzare le condizioni di benessere locale, con l’attenzione ai bisogni di anziani, minori e disabili con progetti sociosanitari di riqualificazione delle Cra, di housing sociale, di conciliazione lavoro-famiglia e di contrasto alle povertà educative anche in chiave di sviluppo delle competenze digitali della popolazione. La seconda ha invece l’obiettivo di aumentare gli elementi di attrattività territoriale per turisti e residenti temporanei puntando al miglioramento della sentieristica, alla creazione e riqualificazione di ricettività extralberghiera, alla promozione turistica e alla valorizzazione di risorse culturali e degli spazi e infrastrutture pubblici. L’attrazione di nuovi residenti, anche temporanei, è evidente nel numero significativo di interventi di rigenerazione urbana (19) e di riqualificazione di infrastrutture sportive (8), ad uso sia della popolazione locale che dei turisti e residenti temporanei.

Scendendo nel dettaglio, sono cinque gli ambiti di intervento.

Appennino digitale: Azioni per la transizione digitale, promuovendo l’alfabetizzazione dei soggetti che hanno poca dimestichezza con le nuove tecnologie (bambini in età scolare, anziani) e opportunità per lo smart-working e luoghi per attività lavorative a misura d’uomo.

Appennino accogliente: Creare le condizioni per l’insediamento di microimprese, liberi professionisti e per l’ospitalità di associazioni sportive; riqualificare aree verdi e infrastrutture per la fruizione sportiva, prevedendo un’offerta per periodi di permanenza temporanea.

Appennino in salute: Fare della qualità territoriale e della presa in carico una leva di attrazione e sviluppo locale; attivare e rinnovare la rete di strutture e servizi per presa in carico delle fragilità (anziani, disabili e minori), così da valorizzare la dimensione di cura e ristoro.

Appennino rinnovabile: Promuovere la transizione energetica, politiche di risparmio ed efficientamento energetico, produzione ed autoconsumo da fonti rinnovabili.

Appennino attrattivo: Migliorare l’offerta di turismo slow e culturale in diverse stagioni dell’anno attraverso sia la dotazione infrastrutturale di cammini, percorsi, ostelli e luoghi di sosta, sia con la valorizzazione delle emergenze ambientali, geologiche e culturali, rifunzionalizzando il patrimonio esistente.




Accordo tra giovani imprenditori di Confindustria e giovani avvocati per il supporto alle imprese

Il Gruppo giovani imprenditori di Confindustria Piacenza (GGI Piacenza) e l’Associazione italiana giovani avvocati – Sezione di Piacenza (AIGA Piacenza) hanno siglato un protocollo d’intesa per rafforzare la collaborazione tra il mondo imprenditoriale e quello legale, rafforzando il dialogo tra le due realtà e creando occasioni di incontro tra aziende e professionisti.

L’accordo firmato dalla presidente dei giovani imprenditori Greta Gatti e dalla presidente dei giovani avvocati Claudia Parenti prevede l’organizzazione di eventi formativi e informativi su tematiche di interesse comune con il coinvolgimento di esperti del settore. Gli incontri tratteranno argomenti di rilevanza per le aziende, per illustrare significative novità legislative ed approfondire istituti di specifico impatto sulla gestione delle imprese. L’obiettivo è fornire strumenti concreti per affrontare le sfide normative e operative che le aziende incontrano quotidianamente.

Confindustria Piacenza metterà a disposizione i propri spazi per l’organizzazione di eventi di approfondimento dell’AIGA di Piacenza, garantendo un contesto adeguato al confronto tra imprenditori e professionisti del diritto. AIGA Piacenza contribuirà con il know-how dei propri associati e con l’intervento di relatori qualificati per offrire approfondimenti specialistici.

Questo protocollo rappresenta un’importante opportunità per costruire un network di conoscenze e competenze tra il mondo imprenditoriale e quello legale, favorendo un dialogo costruttivo e un miglioramento della competitività delle imprese locali.




Aumentano i morti sul lavoro in Emilia Romagna nel 2024 (+5,5%). A Piacenza 8 come nel 2023

Con i dati resi disponibili da INAIL nella giornata di oggi, l’Osservatorio permanente sugli infortuni e sulle malattie professionali in Emilia Romagna costituito dalla CGIL Emilia Romagna è in grado di fornire un quadro completo dell’andamento infortunistico nel 2024 nella nostra regione.

Nel 2024 in Emilia-Romagna si sono registrati:

•      75.868 infortuni denunciati (-1,1% rispetto ai 76.687 del 2023);
•      96 denunce di infortunio con esito mortale (+5,5% rispetto alle 91 del 2023);
•      7.543 malattie professionali denunciate (+15,8% rispetto alle 6.516 del 2023).

In provincia di Piacenza i morti sul lavoro nel 2024 sono stati 8, lo stesso numero dell’anno precedente. Sostanzialmente invariato anche il numero di infortuni denunciato che cala a 4.465 da 4.467 con una variazione di 2 unità, statisticamente pari allo 0%.

Record negativo a livello regionale invece sul fronte delle malattie professionali che a Piacenza schizzano a 217 nel 2024 contro le 164 del 2013 con un aumento percentuale del +32,2%, il più alto in Emilia Romagna.

I settori che nel 2024 hanno registrato il numero maggiore di morti sul lavoro in Emilia-Romagna sono:
• trasporto e magazzinaggio (23 infortuni mortali denunciati);
• agricoltura (15);
• costruzioni (11);
• noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (5);
• fabbricazione di macchinari e apparecchiature (4);
• commercio e riparazione (3); metallurgia (3); industrie alimentari (3); servizi di alloggio e ristorazione (3); sanità e assistenza sociale (3).

A livello nazionale, parliamo di 589.571 infortuni di cui 1.090 infortuni mortali nel 2024. Questo vuol dire che ogni giorno in Italia si verificano 3 morti sul lavoro e 1.610 infortuni.

In cinque anni, dal 2020 al 2024, in Emilia-Romagna hanno perso la vita sul lavoro 576 lavoratrici e lavoratori: 69 nell’agricoltura, 90 nell’edilizia e 117 nel trasporto e magazzinaggio.

Nel 2024 crescono in Emilia-Romagna gli infortuni mortali delle lavoratrici donne (11, +57,1% rispetto al 2023), dei lavoratori nati all’estero (23, +21,1% rispetto al 2023) e dei lavoratori over 65 anni (15, +50% rispetto al 2023).

Come dimostrato dai dati nazionali relativi al periodo 2002-2022, il 55,8% degli infortuni mortali riguarda lavoratrici e lavoratori con contratti non standard, il 54,7% si verifica in aziende con meno di 10 addetti. Esattamente come 60 anni fa, il 33% degli infortuni mortali è causato da cadute dall’alto, il 15,7% dallo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti.

“Negli ultimi anni – commenta il Segretario Generale della CGIL Emilia Romagna Massimo Bussandri – si sono moltiplicate vere e proprie stragi del lavoro: Brandizzo, Esselunga di Firenze, Suviana, Casteldaccia di Palermo, Toyota di Bologna, Eni di Calenzano, Ercolano. Fa impressione constatare come protagoniste siano spesso e volentieri grandi imprese e aziende partecipate dallo Stato. È inaccettabile che 3 lavoratrici e lavoratori al giorno in Italia siano vittime dell’esasperazione del profitto, del disinteresse per i diritti e la sicurezza di chi lavora. In un paese civile questa sarebbe la priorità di qualsiasi Governo: mettere in sicurezza i luoghi di lavoro, aumentare i controlli e sanzionare con durezza chi non rispetta le regole, sostenere il ruolo e il lavoro fondamentale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, investire in formazione. Queste dovrebbero essere le priorità del Governo, che invece – seguendo la retorica del “non disturbare chi produce” – appare assente e disinteressato.”

“Dalle analisi del nostro Osservatorio (che saranno approfondite nel Rapporto annuale di prossima pubblicazione) – continua Paride Amanti della Segreteria regionale -, emerge una realtà chiara: c’è un fortissimo legame tra qualità del lavoro, sicurezza sul lavoro e legalità. Sono evidenti i fattori che incidono sul rischio di infortunarsi sul lavoro: i settori più esposti (a partire da agricoltura, logistica e edilizia) sono quelli caratterizzati da maggiore precarietà del lavoro, dalla frammentazione del sistema delle imprese e quindi da una minore dimensione aziendale, dalla maggior presenza di fenomeni di illegalità e sfruttamento fino alle vere e proprie infiltrazioni della criminalità organizzata. E poi, emerge con forza il tema degli appalti e dei subappalti che intreccia tutti questi fenomeni: più si allungano le filiere dei subappalti a cascata più crescono i rischi per lavoratrici e lavoratori. Bisogna cambiare il modo di fare impresa: massimo ribasso, subappalti a cascata, mancanza di controlli, precarietà del lavoro sono scelte ben precise, non sono una fatalità. Scelte che possono e devono essere cambiate e su questo serve che tutti si assumano le proprie responsabilità: Governo, Istituzioni, Associazioni di impresa e singole aziende.”

“La sicurezza sul lavoro – conclude Bussandri – è al centro della battaglia referendaria della CGIL e chiediamo al Governo risposte sulle proposte chiare e concrete che abbiamo avanzato a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. E la sicurezza sarà al centro anche delle nostre proposte per la manutenzione del Patto per il Lavoro e per il Clima regionale. Il Patto per la Tutela della Salute e della Sicurezza sul lavoro condiviso nello scorso mandato è stato un punto di partenza significativo ma deve essere attuato in tutte le sue parti: la priorità è estendere le tutele conquistate negli appalti pubblici a tutto il sistema degli appalti privati, consolidare i Tavoli provinciali, realizzare un maggior coinvolgimento degli organismi ispettivi, attuare la formazione obbligatoria prima di cominciare l’attività lavorativa, stabilire procedure da seguire per gli eventi estremi e allargare l’Ordinanza caldo, finanziare progetti per l’introduzione delle tecnologie salvavita nei luoghi di lavoro. E poi, a partire dal 2025, anche con le Associazioni di impresa occorre fare un patto: almeno 1 ora di assemblea sindacale all’anno, anche aggiuntiva, deve essere dedicata in ogni luogo di lavoro ai temi della salute e della sicurezza sul lavoro.

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I dazi di Trump preoccupano gli imprenditori piacentini

Aumentano le preoccupazioni del sistema imprenditoriale piacentino alla luce delle azioni adottate dal governo statunitense nei confronti di Canada, Messico e Cina.

“Una serie di dazi – sottolinea il vicepresidente vicario della Camera di Commercio dell’Emilia, Filippo Cella – che, come paventavamo già all’inizio del dicembre scorso, rischiano ora di estendersi anche all’Unione Europea, con conseguenze che potrebbero essere particolarmente pesanti anche per la nostra economia provinciale”.

I dati, al proposito, sono eloquenti: le esportazioni piacentine verso gli Usa valgono poco meno di 300 milioni di euro, e il saldo commerciale con gli States è positivo per oltre 250 milioni di euro, considerando il fatto che le importazioni locali valgono 43 milioni. La graduatoria dei beni maggiormente esportati negli Stati Uniti è guidata da macchinari e apparecchiature (prevalentemente di impiego generale e speciale), con un’incidenza del 43%; rilevanti, poi, le quote detenute da metalli e prodotti in metallo (14,7%), dai mezzi di trasporto (13,5%) e da un sistema agroalimentare che vale il 13,1% delle esportazioni piacentine e si colloca tra i settori che in questi anni sono stati contrassegnati dalla maggiore crescita.

“Ora – sottolinea Cella – rischia di scattare una conflittualità fatta di azioni e ritorsioni che frenerebbero tutte le economie, compresa quella statunitense”. “La competitività dei sistemi produttivi – osserva il vicepresidente vicario della Camera di Commercio dell’Emilia – fa leva su investimenti, ricerca e innovazione, mentre le misure che vengono definite protezionistiche, in una stagione di globalizzazione e di forte interdipendenza tra Paesi, rischiano di avere ripercussioni negative generalizzate”.

“Per questo – conclude Cella – è fondamentale che l’Unione Europea, che pur si dice pronta a ritorsioni nel caso in cui i dazi americani colpissero i Paesi membri, deve innanzitutto trovare la massima coesione per evitare che si scateni un conflitto sui dazi e, al contempo, predisporre misure adeguate di sostegno alle imprese che siano immediatamente applicabili qualora l’azione diplomatica non avesse successo”.