Economia a Piacenza. Le tre sfide per il futuro: pianificazione, turismo e giovani

“La resilienza del sistema Piacenza si è manifestata anche nel 2024, anno di progressivo rallentamento della crescita economica occidentale anche per l’instabilità politica e le conseguenze dei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente. Le nuove politiche protezionistiche americane e le tensioni geopolitiche sembrano prefigurare ulteriori shock negativi, anche se i negoziati in corso a livello internazionale lasciano ampi margini di incertezza e imprevedibilità. Il Pil piacentino è così cresciuto solo dello 0,5% nel 2024, raggiungendo i 10,4 miliardi di euro a prezzi correnti, grazie all’aumento lieve del valore aggiunto in agricoltura, nell’industria e nei servizi, a fronte del calo significativo nel settore delle costruzioni. I primi tre mesi del 2025, però, testimoniano un rallentamento economico con un aumento del 143% di ore di cassa integrazione autorizzate rispetto al primo trimestre 2024”.

Questo – in sintesi – il quadro che emerge dal Report 2025 sull’economia locale (curato dal Laboratorio LEL della Cattolica, sotto la responsabilità scientifica di Paolo Rizzi), presentato oggi, lunedì 26 maggio, nel corso della quarta edizione della “Giornata dell’economia piacentina”, svoltasi al PalabancaEventi in una Sala Corrado Sforza Fogliani gremita di autorità civili e militari e di addetti ai lavori con una nutrita rappresentanza delle Associazioni di categoria piacentine.

Dopo sette anni di interruzione – ha ricordato Eduardo Paradiso, che ha coordinato la Giornata -, dal 2022 – su iniziativa della Banca di Piacenza, dell’Università Cattolica e della Camera di Commercio (dallo scorso anno tra i protagonisti dell’iniziativa come Camera di Commercio dell’Emilia, nata nel 2023 dall’integrazione degli Enti camerali di Piacenza, Parma e Reggio Emilia) – è dunque ripresa la pubblicazione del Rapporto annuale sul sistema economico piacentino, distribuito a tutti gli intervenuti al termine dell’incontro.

I SALUTI. Il presidente della Banca Giuseppe Nenna (autore della prefazione al Report) ha portato i saluti dell’Istituto di credito (presente anche con il vicepresidente Domenico Capra, il direttore generale e a.d. Angelo Antoniazzi e il vicedirettore generale Pietro Boselli) ricordando come la Banca sia in controtendenza rispetto alla riduzione generalizzata degli sportelli («noi li apriamo») e alla decrescita degli impieghi («noi li abbiamo aumentati»). Filippo Cella, vicepresidente della Camera di Commercio dell’Emilia, ha indicato come «una scelta vincente» per il nostro territorio «l’unione delle forze che ha portato al ritorno di questa giornata»; fatta una veloce disamina dei principali dati sull’andamento dell’economia, ha poi anticipato le proiezioni camerali sul ’26 e ’26 che indicano una crescita del Pil.

Il direttore dell’Ufficio studi di Unioncamere Emilia Romagna, Guido Caselli ha posto l’accento sull’importanza delle relazioni per le quali va ricercato un nuovo equilibrio tra crescita economica e coesione sociale. «Non possiamo certo eliminare instabilità e incertezza – ha chiarito – ma possiamo muoverci all’interno di esse cercando una nuova stabilità». Lorenzo Turci del LEL ha illustrato alcuni dati presi in esame dal Report (andamento popolazione, imprese attive, depositi e prestiti, export), mentre il prof. Rizzi, direttore del LEL, ha sottolineato altri aspetti del Report riguardanti la sostenibilità e la qualità della vita, le presenze turistiche, il numero di laureati («dato negativo»), la transizione ecologica («siamo indietro»).

In fase di commento Gioacchino Garolfi dell’Università dell’Insubria, ha parlato dello sviluppo territoriale («che non si stabilisce per decreto») che si alimenta portando competenze in collina e montagna («mantenendo le scuole in montagna si attraggono le aziende grazie alla presenza di giovani istruiti»).

La voce delle imprese è stata affidata a Anna Paola Cavanna, presidente della Laminati Cavanna Spa, che, dopo aver portato al prof. Enrico Ciciotti la sua tesi di laurea di cui era stato relatore, ha ripercorso la storia dell’impresa che dirige (festeggiati i 56 anni di attività nel settore delle lavorazioni conto terzi per il packaging flessibile), un’eccellenza del made in Italy con 60 addetti («tutti a tempo indeterminato»), età media 40 anni, e lavorazione di 50 tonnellate al giorno. La dott. Cavanna ha ringraziato la Banca di Piacenza per il sostegno nella realizzazione di un impianto di recupero di residui chimici della lavorazione e spiegato come «un’azienda per crescere debba comportarsi come una grande squadra».

Oltre alla leggera crescita del Pil citata all’inizio, da registrare la crescita dell’occupazione, con un incremento di oltre 4.000 unità, raggiungendo le 133mila unità nel 2024, migliorando ulteriormente il tasso di occupazione che con il 72,2% ha superato la quota regionale, ben al di sopra della media nazionale (62,2%). Di conseguenza il tasso di disoccupazione è sceso al 5,1%, livello più elevato della media regionale (4,1%) ma considerabile quasi “frizionale”, anche se le 7.400 persone senza lavoro (e i 4.500 ragazzi Neet) rappresentano comunque un problema sociale a cui dare risposte in forma collettiva e partecipata. Anche i tassi di disoccupazione femminile (6,5%) e giovanile (10,8%) si sono ridotti in modo sensibile su livelli lontani da quelli delle aree meno ricche del paese. In questo scenario molto positivo del mercato del lavoro locale, va tuttavia ricordato come questi dati derivano da una quota molto elevata di contratti a tempo determinato (quasi 44 mila nel 2024), che hanno raggiunto il 58,1% del totale delle attivazioni di lavoro, laddove solo il 12% è costituito da contratti a tempo indeterminato (circa 8 mila). Dal 2008 i primi crescono dell’87%, i secondi calano del 20% (mentre il lavoro somministrato è salito anch’esso dell’83%, con conseguenze evidenti sul nuovo fenomeno dei working poor).

Il numero di imprese attive, dopo la modesta crescita del 2022, ha ripreso il proprio andamento di declino ormai decennale con la perdita di 16 unità, con il segno negativo soprattutto nel commercio ma anche nell’agricoltura e nell’industria, a fronte della crescita delle attività professionali e tecniche e delle imprese dei settori dell’intrattenimento, dello spettacolo e dello sport, dei servizi di alloggio e ristorazione e del settore della sanità e dell’assistenza sociale. Prosegue in positivo il rafforzamento del tessuto imprenditoriale in termini di forma giuridica, con le società di capitale che crescono del 2% nell’ultimo anno (+33% negli ultimi quindici anni) e si conferma importante il contributo delle imprese straniere (quasi 4.000) che crescono del 41% nell’ultimo decennio compensando il calo continuo delle imprese autoctone (-11% dal 2014).

Sul fronte dei rapporti con l’estero, si registra un anno positivo, con le esportazioni che segnano un altro record, salendo a 6,9 miliardi di euro con un balzo dell’6,4%, soprattutto grazie all’incremento di vendite in Cina (+20%) e in Europa (+3%), in particolare verso la Germania, la Spagna e la Polonia. Occorre sempre ricordare come il dato debba essere depurato dai flussi attivati dalle piattaforme logistiche del territorio (Piacenza, Castel San Giovanni, Monticelli, Pontenure e Cortemaggiore) che portano all’estero prodotti non locali, ma la crescita delle vendite internazionali dei nostri settori di punta è comunque ragguardevole, a partire dai macchinari (1,3 miliardi di euro), dall’alimentare (650 milioni) e dei mezzi di trasporto merci (350 milioni). Il livello più elevato delle importazioni (rimaste stabili a 7,2 miliardi di euro nel 2024) determina un saldo commerciale negativo nella provincia, a differenza di altre aree della regione, come Parma, Reggio Emilia e Modena. Piacenza ha tuttavia cambiato pelle nei rapporti commerciali con l’estero, perché ormai da un decennio è diventata tra le prime esportatrici del paese, con una propensione internazionale pari al 60% del PIL locale (31% in Italia).

Per quanto riguarda la demografia, anche il 2024 ha registrato la tradizionale dinamica ambivalente: da un lato il totale dei residenti ha continuato a salire (+1.350) fino a 287 mila unità; così il tasso di natalità del 6,6 per mille abitanti e il tasso di fecondità di 1,27 figli per donna risultano superiori sia alla media regionale che a quella nazionale, grazie alla continuità dei flussi di immigrazione in entrata con la popolazione straniera arrivata a oltre 43mila persone e ad un saldo migratorio pari al 10,1 per 1000 residenti (4,1 in Italia). Il rovescio della medaglia rivela indicatori demografici strutturali sempre peggiori che nel resto del Paese (indice di dipendenza e indice di vecchiaia), determinando un quadro futuro molto preoccupante: le proiezioni al 2043 prospettano una perdita di 1.500 persone con meno di 20 anni nel caso dello scenario tendenziale e di circa 14mila nel caso peggiore senza immigrazione.

Per comprendere lo stato di salute del sistema Piacenza, non possiamo fermarci solo all’analisi dei dati economici, produttivi e demografici, ma dobbiamo leggere e interpretare anche le componenti sociali ad ambientali dello sviluppo locale, come evidenziati dai rapporti sulla qualità della vita del Sole 24 Ore e sull’ecosistema di Legambiente. Da queste analisi, emergono indicatori e dimensioni dove Piacenza registra ritardi e criticità. In primis le presenze turistiche per Kmq (94° posto nel ranking nazionale) e la loro variazione recente (82°), testimoniando come l’attrattività territoriale non sia ancora sufficientemente premiata da flussi consistenti di visitatori esterni e esteri. L’indice del clima, per il quale il territorio si pone al 102° posto nella graduatoria nazionale, rimanda alla gravità della situazione ecologica della Pianura Padana in generale, ma anche al ritardo delle politiche ambientali locali, con il 93° posto per energia prodotta da fonti rinnovabili (eolico, idroelettrico, solare e geotermico), l’80° per densità di aree protette, il 77° per il numero di giorni di superamento dei limiti delle PM10 (47 a Piacenza su una media nazionale di 25) e l’80° per il quoziente di mortalità (che non deriva necessariamente dalla cattiva situazione ambientale ma ne è comunque fortemente correlato). Anche alcuni indicatori dell’area “giustizia e sicurezza” penalizzano Piacenza, che risulta 80° nell’indice generale di criminalità, 87° nella classifica per furti con destrezza e 95° per altri reati denunciati. Altri posizionamenti negativi sono attesi, come l’emigrazione ospedaliera (89°) – per la vicinanza con i presidi sanitari lombardi – o l’81° posto per il numero di pensioni di vecchiaia – dato il profondo invecchiamento riscontrato negli ultimi decenni. Ancora molto insufficiente il numero di laureati (91° con solo il 20% della fascia di età 25-39 anni), che appare lontano dalla media nazionale (28%) o delle città con più forte tradizione accademica come Bologna (42,3%) e Trieste (39,7%), nonostante la presenza in crescita di cinque poli universitari (Università Cattolica, Politecnico, Conservatorio, Università di Parma sia con Medicina che per Infermieristica).

Nel settore del credito si inverte il trend negativo dei depositi bancari che salgono a 10,8 miliardi di euro, al contrario dei prestiti ancora in frenata (6,2 miliardi), facendo scendere ulteriormente il rapporto prestiti-depositi a 57,6, dato penalizzante per il territorio perché indica la fuoriuscita dei risparmi raccolti dalle famiglie verso altre aree del Paese dove gli investimenti appaiono più dinamici (il dato regionale è infatti pari a 83). Alcuni cambiamenti degli ultimi anni nel settore creditizio hanno causato la diminuzione del numero di sportelli bancari per numero di abitanti: in particolare riduzione dell’uso del contante e crescita del digitale. Questa riduzione è continuata anche nel 2024 (Fig. 32). A livello nazionale si è passati da 56,1 sportelli ogni 100.000 abitanti nel 2011 a 33,3 nel 2024 (-40,5%), mentre a livello regionale da 80,6 a 47,0 (-41,6%). In provincia di Piacenza questa decrescita è stata molto più lenta, assestandosi a -31,0% (da 76,2 a 52,6). Questo risultato positivo per Piacenza è merito anche della politica di sostegno al territorio portata avanti dalla banca locale (Banca di Piacenza). Tra le province considerate, solamente Cremona è a un livello simile a quello di Piacenza (52), seppur inferiore, mentre le altre province registrano valori che variano dal massimo di Parma di 44,5 al minimo di Pavia di 35,1. In termini relativi il calo più forte è stato a Parma (-46,1%), Lodi (-45,0%) e Pavia (-43,3%).

Il rapporto ha anche integrato le analisi socioeconomiche con nuovi approfondimenti. Il primo ha riguardato il processo delle imprese piacentine nella transizione ecologica, attraverso un’indagine campionaria per verificare la conoscenza dei regolamenti europei sulla tassonomia delle attività sostenibili e l’attuazione di azioni specifiche a livello aziendale per rispettare questi vincoli e sviluppare forme concrete di economia circolare. Emerge un sostanziale ritardo delle imprese piacentine e emiliano-romagnole, con una quota ancora minoritaria di aziende capaci di investire significativamente nelle pratiche dell’economia circolare e della sostenibilità, ma anche nelle nuove forme di rendicontazione ambientale, sociale e non finanziaria.

Nell’ultimo periodo emergono tre tematiche rilevanti per lo sviluppo futuro del sistema Piacenza: la nuova fase di pianificazione urbanistica con l’elaborazione e l’assunzione del nuovo PUG del Comune capoluogo; i nuovi interventi di promozione territoriale relativi all’attrazione di turisti e investimenti esterni; lo sviluppo di politiche giovanili che intervengano sia sul fronte dell’orientamento al lavoro e del loro ingresso nel mercato del lavoro sia in materia di prevenzione al disagio sociale ed educativo.




Parenti all’80° Assemblea: “Confindustria Piacenza motore di sviluppo del nostro territorio”

L’ottantesima assemblea di Confindustria, in corso presso il teatro Municipale di Piacenza, è incominciata con una doppia sorpresa. Rispondendo alle domande dei giornalisti, appena prima dell’inizio ufficiale della cerimonia ufficiale, il presidente Nicola Parenti ha annunciato la nascita di una nuova cittadella degli imprenditori. Confindustria si sposterà dalla ormai storica sede del Cheope a via della Bosella dove già si trova Forpin.
Il vero colpo di tetro è però arrivato dal palcoscenico del Municipale su cui è salito Stefano Accorsi che ha letto un brano di Adriano Olivetti sullo sviluppo industriale. È seguito l’inno nazionale e quello europeo cantati dal coro del Nicolini.
https://youtu.be/qRFXExOiQjg?si=7EonZHpHgmHQ8x-U

Dopo i saluti istituzionali di prefetto, sindaco, presidente della provincia la parola è passata al presidente Nicola Parenti.
di cui pubblichiamo il discorso integrale.
“Colleghi, autorità, gentili ospiti, benvenuti.
È un onore per me essere qui oggi a celebrare gli 80 anni di Confindustria Piacenza.
Anzitutto, vorrei aprire con un ringraziamento ai nostri associati.
Siete voi l’anima di Confindustria. Grazie a voi possiamo oggi tagliare un traguardo così importante.
Un ringraziamento va anche a tutti i presidenti e direttori che hanno guidato l’associazione sin dalla nascita e ce l’hanno consegnata così forte nel presente.
Oggi celebriamo la nostra storia partendo da chi siamo e chi vogliamo essere: un motore di sviluppo del nostro territorio.
Questa è la responsabilità che ci contraddistingue. Il nostro ruolo.
Riteniamo che Piacenza abbia ancora grandi potenzialità da sviluppare. È compito e dovere di tutte le istituzioni locali lavorare insieme per valorizzarle.
Guardando al mondo di oggi, l’unica certezza è l’assenza di certezze.
Lo scenario è complesso e cambia ormai di giorno in giorno. È bravo chi riesce ad adattarsi, fissando obiettivi e lavorando per realizzarli nel lungo termine.
Per farlo bisogna avere le idee chiare e operare insieme come sistema.
Lavorare. Pensare. Programmare.
Ancor più in una stagione di pianificazioni territoriali come quella attuale. Penso ai Piani urbanistici generali che tutti i Comuni piacentini in questi mesi stanno elaborando. I PUG avranno un impatto diretto sullo sviluppo delle imprese. Lo stiamo monitorando con attenzione.
Essere imprenditori non è semplicemente un mestiere, è una vocazione. E’ una scelta fatta con amore, visione e fatica. È impegno quotidiano.
Chi è l’imprenditore? Un sognatore con i piedi per terra,
capace di trasformare un’idea in realtà.
Ogni traguardo è il frutto di intuizioni, errori, cadute e ripartenze, che lasciano in dono esperienza e consapevolezza.
È spesso solo nelle decisioni, portando sulle spalle il peso delle responsabilità
– verso il territorio,
– verso le persone che lavorano con passione con lui condividendone quotidianità e obiettivi,
– verso stakeholder e istituzioni.
Un senso di responsabilità che nasce anche dall’amore per la propria terra.
A volte ci si sente soli, è vero. Ma è proprio in quei momenti che prende forza il valore dello stare insieme. È successo ottant’anni fa, e oggi continuiamo a camminare su quel sentiero uniti.
Grazie all’Associazione, ai nostri colleghi ed a chi opera nella nostra organizzazione oggi i nostri imprenditori possono sentirsi meno soli e più forti.
L’imprenditore è per sua natura sempre positivo e ottimista.
Tuttavia, non posso non condividere e sottolinearvi le tante criticità che devono affrontare le imprese per investire in produttività e competitività. Alla produttività pensiamo noi insieme ai nostri collaboratori, migliorando ogni giorno i nostri processi.
Per la competitività serve la collaborazione di Stato, Regione e Comuni.
Il mondo di oggi viaggia alla velocità della luce e vorremmo sempre poter realizzare in tempi rapidi le intuizioni che abbiamo in testa.
Se non sblocchiamo le procedure rischiamo di giungere ad un punto di non ritorno.
Ho un esempio che cito spesso, perché dice molto:
Abbiamo aziende – magari presenti sul territorio da decenni – che vorrebbero ampliarsi, creando posti di lavoro e indotto.
Quando si rivolgono alle istituzioni spesso incontrano amministratori che devono districarsi in una selva di norme e regolamenti che rendono tempi e procedure infinite.
Questi muri portano le aziende a desistere o, peggio, a guardarsi attorno in cerca di aree più accoglienti in cui investire. Anche fuori dal nostro Paese.
Le imprese sono frenate, proprio come le grandi opere.
Nel nostro territorio sembra ormai impossibile realizzare in tempi brevi nuove infrastrutture. Progetti che sarebbero utili a tutta la comunità.
Ad esempio, Per la Val Nure c’è un invaso pensato ormai più di 10 anni fa. Un’opera che d’estate garantirebbe l’acqua ad una valle che spesso fatica a trovarla. Nel resto dell’anno farebbe da scudo contro le alluvioni, proteggendo i paesi più esposti. Avrebbe un valore inestimabile per la comunità, ma trovare nuovi e fantasiosi modi per dire NO è una disciplina che piace molto di questi tempi.
Alle istituzioni chiediamo anche una sana e prudente gestione delle risorse pubbliche. Conosciamo la situazione delle casse regionali in ambito sanitario e l’ingombrante debito pubblico. Vorrei ricordare a tutti che a febbraio abbiamo superato i 3.000 miliardi di euro.
L’Italia è l’unico Paese dell’Unione europea che spende più soldi in interessi sul debito rispetto all’istruzione.
Ma vi sembra possibile? !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Tutti a parlare del futuro e di cosa fare, ma le nuove generazioni finiscono sempre più in secondo piano.
È questa la nostra idea di paese? !!!!!!!!!!!!!!!!
Che Stato potremo mai diventare?
Poi ci sono le aziende. Bisogna tornare ad avere una politica industriale definita. Serve anche una politica energetica che alimenti le industrie senza affossarle con costi insostenibili.
All’estero lo stanno facendo da decenni. Lo Stato capisce le esigenze dell’industria e crea un ambiente favorevole al loro sviluppo.
Da noi le imprese sono state invece lasciate spesso sole.
La burocrazia non è a servizio di chi genera valore.
Sono le aziende ad essere rallentate dal sistema.
Attenzione però.
È solo con aziende in salute che potremo ripagare il debito pubblico e investire sui giovani.
Come vi dicevo in apertura… Abbiamo chiara la nostra storia e chi siamo. Ma, ancor più, sappiamo chi vogliamo essere.
Tagliamo il traguardo degli 80 anni con lo sguardo rivolto ai 100 anni, al secolo di storia di Confindustria Piacenza.
Guardiamo avanti con consapevolezza delle nostre capacità. L’associazione continua a crescere.
Ogni anno accoglie nuove aziende e contribuisce alla continuità e allo sviluppo di quelle che sono già nella sua rete.
Confindustria Piacenza, attraverso le aziende associate, rappresenta qualcosa come 25mila addetti nella nostra provincia. Un numero importante. Ci rende orgogliosi e impone responsabilità. Tra le quali, la responsabilità di continuare a migliorarsi”
.

Parenti ha quindi annunciato pubblicamente il progetto di costruzione della futura, nuova sede di Confindustria.

“Dopo aver parlato del futuro, torniamo al presente. Oggi siamo qui per una riflessione sull’attualità e sulle sfide che le nostre imprese si trovano a dover affrontare quotidianamente.
Il tema della nostra assemblea ruota attorno a un legame indissolubile: quello tra le aziende, patrimonio delle loro comunità, e il territorio, patrimonio insostituibile per le aziende. Due mondi che sono fortemente interdipendenti.
Troppo spesso abbiamo dato per scontato questo concetto, sia nei confronti dell’opinione pubblica, sia tra noi imprenditori, abituati a fare tanto e dire poco.
Impegniamoci a ricordare quanto sia fondamentale per Piacenza restare un territorio industrializzato.
Perché, se non siamo noi i primi a dirlo, nessun altro lo farà al nostro posto.
Quando una azienda chiude, non riapre più. Quando decide di andarsene lascia Piacenza alle sue spalle. Facciamo in modo che non accada.
Solo la presenza di industrie permette di generare valore e aggiungerlo al sistema, distribuendolo e garantendo welfare e servizi alla comunità.
È una realtà che non dobbiamo mai dimenticare perché la ricchezza può essere distribuita solo dopo averla prodotta.
I fatti contano più di mille parole. Per questo oggi, insieme al primo bilancio di sostenibilità redatto dalla nostra associazione, trovate tra i materiali anche un booklet sociale. È una pubblicazione a cui teniamo molto, all’interno della quale vengono riportate le attività di carattere sociale realizzate dalle imprese associate negli ultimi tre anni per il territorio piacentino.
Sfogliando la rivista vi meraviglierete di tutto ciò che le imprese hanno contribuito a realizzare nel mondo dello sport, della cultura, della scuola e del sociale nella nostra provincia. L’iniziativa si inserisce in una delle nostre linee di mandato, nelle quali abbiamo istituito per la prima volta una delega dedicata proprio alla responsabilità sociale dell’impresa.
È anche nel titolo dell’assemblea: il territorio è un patrimonio per le aziende e le aziende sono un patrimonio del territorio.
Un patrimonio di benessere economico e capacità di intervenire in innumerevoli ambiti che rendono migliore la nostra vita quotidiana e vanno oltre al lavoro.
Vi invito a sfogliare la pubblicazione per scoprire tutte le attività messe in campo dagli associati.
Una delle nostre priorità rimane poi quella di poter assistere le imprese nelle sfide strategiche oggi imprescindibili. Grazie al lavoro dei vicepresidenti abbiamo avviato e stiamo progettando alcuni servizi speciali con cui possiamo essere primo interlocutore degli imprenditori per avere un confronto sulle strade da intraprendere.
Le vedrete nei prossimi mesi.
Dall’internazionalizzazione alla finanza agevolata, passando per innovazione e digitale.
Con le radici nel territorio, volgeremo oggi però lo sguardo anche alle sfide del nostro tempo. Chi meglio del premio Nobel per l’Economia in carica per illuminarci su ciò che ci aspetta e fornirci un quadro totale?
Partendo dai suoi spunti, saranno le istituzioni a proseguire il confronto.
Dal governo alla Regione, fino a Piacenza, per focalizzare l’attenzione sulle politiche di sviluppo territoriale che ci riguarderanno da vicino nei prossimi anni.
Dalla voce dei nostri ospiti potremo capire una volta di più quanto Piacenza sia ancora un luogo ideale dove fare manifattura.
Il programma è ricco, quindi non prenderò altro tempo.
Chiudo soltanto con un pensiero che vorrei lasciare a tutti voi:
La forza delle imprese è in grado di unire e dare linfa vitale al territorio.
Ed è con questa forza che dobbiamo affrontare le sfide di oggi e di domani.
Come abbiamo sempre fatto, guardando avanti, con la spinta del nostro passato.
Perché SIAMO CAPACI DI FARE.
Grazie per l’attenzione e buona Assemblea a tutti.




«Impero americano in declino e crescita della Cina inesorabile: i rischi per l’Europa»

«La scelta di un Papa americano significa che l’impero Usa è in decadenza (gli States non ne hanno mai espresso uno fino ad ora perché avevano già troppo potere, militare e finanziario, ndr); di contro, la crescita della Cina è inesorabile. Sono pericolosi? Sì, anche perché la loro strategia (vincente) è “nascondi la tua forza”. L’Europa? Corre il pericolo di essere vaso di coccio tra vasi di ferro, perché comunque Washington se cade, cade in piedi. Trump, con il suo atteggiamento, potrebbe spingerci tra le braccia cinesi, con il rischio che l’abbraccio possa rivelarsi mortale. La vera domanda, però, è un’altra: ma l’Europa esiste davvero?». È tanto lucida quanto “spietata” l’analisi sui futuri scenari geopolitici e finanziari proposta dall’esperto Gabriele Pinosa, presidente della Go-Spa Consulting, nell’appuntamento di educazione finanziaria promosso dalla Banca di Piacenza in un’affollata Sala Corrado Sforza Fogliani del PalabancaEventi, avente come tema il “Disordine finanziario: guerra dei dazi o cambio di regime?”.

Dopo l’intervento di saluto del presidente dell’Istituto di credito Giuseppe Nenna (presenti anche il vicepresidente Domenico Capra e altri componenti del Consiglio di amministrazione, il direttore generale e a.d. Angelo Antoniazzi, il vicedirettore generale Pietro Boselli), l’analista è partito da una notizia dell’ultima ora – l’accordo di Ginevra sui dazi tra Usa e Cina (dopo quello con Londra) – per dimostrare quanto la guerra commerciale scatenata dal tycoon sia un’arma, una clave da usare per mettere le controparti al tavolo del negoziato e strappare intese che aiutino il sistema americano a cambiare regime.

Il dott. Pinosa ha illustrato, attraverso un grafico, lo sviluppo (e il declino) degli imperi nella storia, focalizzando l’attenzione sull’oggi, che vede appunto Washington declinante e Pechino in evoluzione e «quando c’è un passaggio di egemonia tra un impero e l’atro, questo non è mai avvenuto pacificamente e nella fase transitoria ciò che regna è il caos». L’impero americano si è basato sulla forza militare e sul dollaro (hard power), ma anche sull’aver rappresentato, nell’immaginario collettivo, un modello di democrazia da imitare (soft power), esercitando il controllo sul processo di globalizzazione attraverso il dominio dei mari («il traffico commerciale mondiale passa per il 95% dalle navi-cargo») nei punti di strozzatura dove una nave deve per forza passare. Un controllo che, ha osservato lo studioso, si sta allentando soprattutto dopo l’agosto 2021, con il ritiro americano dall’Afghanistan («ora il Canale di Panama è controllato dai cinesi e rappresenta per gli Usa una spina nel fianco»).

Passando all’aspetto finanziario, il relatore ha rimarcato «la situazione di debolezza del sistema americano caratterizzato da un debito pubblico di 37 trilioni di dollari, di gran lunga sopra il Pil. Con Washington che dipende da Pechino per i minerali strategici, comprese le terre rare, e con la Cina che è diventata la fabbrica del mondo. Ecco perché Trump vuole la Groenlandia».

L’abilità di Pechino è stata quella prima di copiare la tecnologia occidentale e poi di svilupparne una propria pari o superiore a quella americana e tedesca: «Il rischio – ha spiegato il dott. Pinosa – è che Washington cada nella trappola di Tucidide (Sparta e Atene insegnano) e muova una guerra preventiva, per paura, contro Pechino».

Detto che nel primo trimestre di quest’anno l’economia Usa si è contratta dello 0,3%, il presidente di Go-Spa Consulting ha evidenziato gli ingredienti della politica di Trump (taglio delle tasse, deregolamentazione, rimpatrio immigrati irregolari, imposizioni dazi/tariffe commerciali, smantellamento della macchina pubblica) e osservato come il vero problema del sistema americano siano gli interessi (nel 2024 schizzati a 1 trilione di dollari) su un debito che secondo Jarome Powell “è su una traiettoria insostenibile” ma non per responsabilità del nuovo presidente.

Tornando ai dazi, il dott. Pinosa ha osservato che questi «generano un rischio che ci sia un terribile incontro tra recessione e inflazione che possono andare di pari passo se l’inflazione è da offerta e non da domanda, creando un fenomeno stagflativo. Essendo la bilancia dei pagamenti Usa negativa, il loro sistema è sempre più dipendente dagli afflussi continui di capitali esteri».

Il consigliere economico della Casa Bianca Stephen Miran ha elaborato un piano per il salvataggio degli States con l’obiettivo di ridisegnare gli equilibri finanziari-commerciali globali per riportare il sistema Usa a una condizione di sostenibilità. Piano che si articola in tre mosse: la dominanza fiscale (sottomissione della Fed al Tesoro); la coercizione finanziaria internazionale (sottoscrizione di century bond dai Paesi terzi per congelare una parte del debito federale); il Mar-A-Lago accord per la svalutazione del dollaro, moneta americana che, a parere del dott. Pinosa, «va verso la fine della sua egemonia, ma è un processo che avverrà nel tempo; quindi per ora non perderà importanza e si aprirà comunque una fase di incertezza in attesa di un nuovo leader monetario. Da qui l’esigenza per gli investitori di mantenere un portafoglio finanziario diversificato, dove non possono mancare elementi azionari».




Una bussola per scoprire il vino piacentino: nasce la Guida alle cantine dei Colli

Centosettanta cantine, duecentodieci pagine, un solo territorio.
Sono i numeri che sintetizzano la Guida alle cantine dei Colli Piacentini, nuova pubblicazione edita da GM Editore e presentata ufficialmente questa mattina presso la sede della Provincia di Piacenza. Il volume – patrocinato dal Consorzio di tutela vini Doc Colli Piacentini, dalla Strada dei vini e dei sapori dei Colli Piacentini, dal Gal del Ducato ma anche dai Comuni di Ziano Piacentino e di Alta Val Tidone – è stato concepito non solo per dare il giusto e doveroso risalto al competente e appassionato lavoro dei tanti viticoltori disseminati un po’ ovunque sul nostro territorio provinciale, ma anche per fornire ai turisti e agli appassionati della cultura del vino un’agile bussola per meglio orientarsi in questo mondo affascinante e sempre più vasto.
Al tavolo dei relatori, a presentare la Guida, i Sindaci di Alta Val Tidone e di Ziano Piacentino, Franco Albertini e Manuel Ghilardelli, il Presidente del Consorzio vini Doc Colli Piacentini, Marco Profumo, l’editore Giovanni Marchesi, il giornalista Robert Gionelli, copywriter della Guida, e il responsabile commerciale dell’iniziativa, Riccardo Palmerini.
“In questo prodotto editoriale, ben progettato ed esteticamente piacevole – ha evidenziato il Presidente Profumo – trovano voce i produttori e i vini tipici del nostro territorio, presentati ciascuno con la propria peculiare identità e vocazione specifica. Attraverso diverse proposte di accoglienza enoturistica, inoltre, la guida si configura come un supporto utile per quei viaggiatori, sempre più numerosi, in cerca di esperienze slow e sostenibili, in cui la degustazione di un vino diventa l’occasione per scoprire e rispettare l’anima più autentica di un territorio, fatta di ospitalità, eccellenze enogastronomiche e culturali, relazioni umane e valorizzazione delle risorse locali”.
Concetti rimarcati anche dall’editore Marchesi, che ha posto l’accento proprio sul territorio e sul gioco di squadra che ha permesso di dare alle stampe la Guida, che verrà distribuita in ambito nazionale.
“Abbiamo voluto offrire ai nostri vignaioli e al territorio un ulteriore strumento di promozione e di comunicazione, in grado di mettere in risalto sia l’impegno, il lavoro e la professionalità di chi opera in questo mondo, sia questo straordinario valore aggiunto dei Colli Piacentini rappresentato appunto dalle nostre produzioni vitivinicole. Doveroso un ringraziamento alla Banca di Piacenza, alle Istituzioni, agli Enti e alle Associazioni di categoria che hanno patrocinato e sostenuto questa iniziativa editoriale, ma anche a tutto il gruppo di lavoro che ci ha permesso di realizzare questo progetto”.
La Guida alle cantine dei Colli Piacentini si apre con una ricca parte introduttiva dedicata alla storia e alle peculiarità della viticoltura piacentina, ai vini prodotti sul territorio e alla classificazione delle tipologie di terreni.
“Ci siamo basati su un criterio di natura geografica – ha aggiunto Gionelli – con la suddivisione del territorio nelle quattro principali vallate, inserendo le cantine in rigoroso ordine alfabetico. Il tutto, senza ergerci a giudici o esaminatori, senza voti, giudizi o commenti personali ma limitandoci a presentare ogni cantina con la propria storia, il proprio territorio e i vini prodotti”.
La Guida alle cantine dei Colli Piacentini è stata realizzata con il sostegno di Banca di Piacenza, Condifesa, Confagricoltura, Coldiretti, Cia, Confapi, CNA, Piacenza Expo, Confesercenti, Unione Commercianti e Federalberghi Piacenza.




Fondazione, nel nuovo CdA entrano Giovanna Palladini, Enrica De Micheli e Luigi Salice

Saranno in tutto otto – cinque uomini e tre donne – i componenti del Consiglio d’Amministrazione della Fondazione di Piacenza e Vigevano per il mandato 2025-2029. La squadra, proposta dal presidente Roberto Reggi, è stata nominata oggi pomeriggio dal Consiglio Generale.
Investito del compito di coordinare e dare impulso all’attività dell’ente, il nuovo CdA nasce nel segno della continuità, in linea con quanto preannunciato nelle scorse settimane. Alcuni nuovi ingressi si sono comunque resi necessari per potenziarne l’azione e sostituire i componenti non più rieleggibili.
Nome inedito per la Fondazione è quello di Giovanna Palladini, classe ‘56, giornalista professionista ora a riposo, che ha svolto servizio come addetta stampa della Provincia di Piacenza, dell’Agenzia Arpae e presso un assessorato della Regione Emilia-Romagna. Palladini entra in CdA per la sua solida esperienza nel sociale, maturata in relazione alla propria attività professionale e come amministratrice pubblica in ambito Welfare.
Gli altri due nuovi ingressi provengono invece dal Consiglio Generale appena costituito e sono la gallerista e antiquaria Enrica De Micheli, direttrice dello spazio espositivo Volumnia chiamata allo scopo di consolidare l’azione del settore Arte e Cultura, e l’avvocato Luigi Salice, forte di una solida specializzazione nell’assistere enti pubblici e privati per ciò che concerne le controversie di diritto amministrativo e civile.
Gli altri cinque membri del nuovo Cda erano già presenti nel primo mandato: Mario Magnelli, riconfermato vicepresidente vicario, già dirigente scolastico presso il Liceo Gioia e assessore provinciale alla Cultura; l’altro vicepresidente Luigi Grechi, imprenditore artigiano nell’ambito calzaturiero e presidente di Confartigianato Lomellina; Robert Gionelli, di recente confermato anche nel ruolo di Delegato provinciale del Coni; il direttore di Confindustria Piacenza Luca Groppi; Elena Uber, Direttora dell’Unità operativa Dipendenze patologiche del Dipartimento Salute mentale Ausl di Piacenza.
Nel corso della seduta odierna, il Consiglio Generale ha inoltre nominato i tre membri del Collegio sindacale, l’organo di controllo chiamato a vigilare sull’osservanza della legge, dello Statuto, dei principi di corretta amministrazione e ad esporre il proprio parere sui documenti programmatici annuali e pluriennali. Per il prossimo triennio ne faranno parte i commercialisti Antonella Gasparini (nominata presidente), Stefano Seclì e Luciano Egalini.
«Con questo passaggio restituiamo la piena operatività all’ente – è il commento del presidente Reggi -, che entra in un quadriennio caratterizzato da sfide particolarmente impegnative. Ringrazio i consiglieri riconfermati, per essersi messi ancora a disposizione della Fondazione, e i nuovi ingressi per aver accettato questo impegno. Dal canto mio, sono molto soddisfatto del gruppo di lavoro che si è costituito oggi: tutte persone estremamente competenti, disponibili a interpretare il proprio ruolo a servizio delle comunità di Piacenza e Vigevano e animati da uno spiccato spirito di squadra senza il quale, lo dico sempre, è impossibile raggiungere risultati davvero significativi».
L’iter di rinnovo degli organi della Fondazione non è del tutto concluso. Nelle prossime settimane sarà necessario nominare i due membri del Consiglio Generale che sostituiranno Enrica De Micheli e Luigi Salice. Sarà ridefinita anche la composizione delle Commissioni consultive, vale a dire quei gruppi di lavoro che periodicamente si riuniscono per valutare nel dettaglio attività erogativa e progettualità nei diversi ambiti di intervento della Fondazione (Welfare, Ricerca e Istruzione, Arte e Cultura e la Commissione Attività Istituzionale per Vigevano) a cui si aggiunge la Commissione Investimenti.




Piacenza aderisce all’Ente Bilaterale della Panificazione della Lombardia

Giornata storica per il settore della panificazione piacentina. Presso la sede di Confcommercio Piacenza si è tenuto un importante incontro tra le principali sigle sindacali e datoriali del comparto, culminato con la sottoscrizione della modifica del contratto integrativo provinciale dei panificatori. L’accordo sancisce l’adesione dell’Associazione Panificatori di Piacenza e Provincia all’Ente Bilaterale della Panificazione della Lombardia (EBIPAL), tramite l’Unione Regionale Panificatori della Lombardia.

Si tratta della prima esperienza di questo tipo in Emilia-Romagna: un passaggio che permetterà anche alle aziende e ai lavoratori piacentini di usufruire di una rete di servizi già consolidata, che spazia dalla formazione alla sicurezza, dal welfare aziendale alle integrazioni per malattia e infortuni.

All’incontro erano presenti: l’Associazione Panificatori di Piacenza e Provincia, l’Unione Panificatori Lombardia, EBIPAL, la FLAI CGIL di Piacenza e Provincia (con il segretario provinciale Fiorenzo Molinari e il funzionario sindacale Gerta Maksuti), la FAI CISL di Parma e Piacenza (con il segretario provinciale Roberto Frigatti), la UILA UIL di Parma e Piacenza (con la segretaria provinciale Laura Pagliari), Alberto Sala (presidente dei Panificatori Piacenza), Gian Luca Barbieri (direttore Confcommercio Piacenza), Roberto Capello (presidente Unione Panificatori Lombardia), Maurizio Vezzani (presidente EBIPAL e dirigente Uila Lombardia), e Claudio Salluzzo (direttore dell’Ente Bilaterale).

«L’adesione all’Ente Bilaterale Panificazione della Lombardia – ha dichiarato Roberto Capello, presidente dell’Unione Panificatori Lombardia – significa welfare reale per i lavoratori e sostegno concreto per le imprese. L’integrazione al 100% per malattia fino a 180 giorni, il contributo per asili nido, libri scolastici, abbonamenti ai mezzi pubblici e tante altre prestazioni sono già operative e consultabili sul sito www.ebipal.it. È stato necessario modificare il contratto provinciale e territoriale, prevedendo l’impegno a versare i contributi all’ente: un passo che dà dignità e riconoscimento ai lavoratori».

Alberto Sala, presidente dell’Associazione Panificatori di Piacenza, ha commentato: «È una giornata storica. Dopo vari tentativi a livello regionale, siamo riusciti a costruire finalmente una bilateralità efficace. Grazie al supporto fondamentale del presidente Capello e alla collaborazione con l’ente lombardo, anche Piacenza può offrire nuovi strumenti ai propri panificatori».

Per Maurizio Vezzani, presidente di EBIPAL, «questa adesione rappresenta un’evoluzione nei rapporti sindacali: l’ente bilaterale promuove sicurezza, formazione, valorizzazione delle risorse umane e, di conseguenza, qualità del prodotto. In Lombardia, EBIPAL esiste dal 1981 e oggi offre numerosi servizi. L’ingresso di Piacenza è un seme importante che potrà portare alla nascita, in futuro, di un ente bilaterale regionale anche in Emilia-Romagna».

L’accordo segna un punto di svolta per il comparto della panificazione piacentina, aprendo la strada a una nuova stagione di tutele e servizi, con l’auspicio che anche altre province dell’Emilia-Romagna seguano l’esempio.

 




Il terziario piacentino tiene, ma frena il credito: bene la nascita di nuove imprese, saldo ancora negativo

Il terziario si conferma pilastro dell’economia piacentina: rappresenta il 63% delle oltre 19.000 imprese attive extra-agricole a fine 2024 e dà lavoro a oltre 49.000 persone, pari al 59% degli occupati della provincia. È quanto emerge dal nuovo “Diario Economico” semestrale realizzato da Format Research per conto di Confcommercio Piacenza, che analizza l’andamento dell’economia locale tra ottobre 2024 e marzo 2025.

L’indagine, basata su dati Istat, Infocamere, Banca d’Italia e INPS, restituisce un quadro in cui convivono segnali positivi e criticità persistenti. Tra i segnali incoraggianti spicca l’aumento delle nuove iscrizioni di imprese del terziario, salite a 488 nel 2024 rispetto alle 421 dell’anno precedente. Le nuove iniziative imprenditoriali si concentrano in particolare nei settori dei servizi (227), del commercio (176) e del turismo (85).

Parallelamente, però, si registra anche un aumento delle cessazioni: 895 contro le 798 del 2023. Il saldo complessivo tra nuove aperture e chiusure resta dunque negativo (-310), sebbene in miglioramento rispetto al -474 del 2023. In particolare, il comparto del turismo mostra la ripresa più marcata, con una riduzione del saldo negativo da -116 a -46.

«Questo studio conferma la vitalità del nostro terziario, un comparto che continua a generare nuove iniziative imprenditoriali – commenta il presidente di Confcommercio Piacenza Raffaele Chiappa –. Tuttavia, il significativo numero di cessazioni ci spinge a riflettere sulle sfide che le nostre imprese si trovano ad affrontare. È fondamentale un impegno congiunto per sostenere la crescita e la solidità del nostro tessuto economico».

L’analisi settoriale del commercio mostra una netta prevalenza del dettaglio (50,8%), seguito dal commercio all’ingrosso (34,9%) e dall’ingrosso auto (14,3%). Nel turismo, i pubblici esercizi rappresentano la quasi totalità delle attività (94,4%), mentre nel comparto dei servizi si distinguono le attività immobiliari (23,4%), le professioni tecniche (20,3%) e i trasporti (16,9%).

Anche sul fronte occupazionale il terziario si conferma trainante: dei circa 81.000 lavoratori impiegati nelle imprese extra-agricole piacentine, 49.685 sono occupati nel commercio, turismo e servizi. Tuttavia, si segnala un calo delle assunzioni a tempo indeterminato, scese del 4% rispetto al periodo pre-Covid. Una dinamica che, secondo Chiappa, non va sottovalutata: «Dobbiamo investire sulla formazione e sulle competenze per favorire l’occupazione di qualità. Il calo delle assunzioni stabili è un campanello d’allarme che non possiamo ignorare».

Un’ulteriore criticità riguarda il credito. Alla fine del 2024, l’ammontare complessivo dei prestiti richiesti dalle imprese del terziario piacentino è calato a 1,3 milioni di euro, in diminuzione rispetto sia al 2023 che ai livelli pre-pandemici. Una tendenza opposta a quella nazionale, dove i prestiti alle imprese dei servizi si mantengono su livelli superiori al pre-Covid.

«L’accesso al credito è fondamentale per sostenere gli investimenti e la crescita delle imprese – conclude Chiappa – e la contrazione registrata a Piacenza è un segnale preoccupante, che richiede un’azione congiunta da parte delle istituzioni e del sistema bancario per invertire la tendenza. Occorre rafforzare i canali di finanziamento e mettere le imprese nella condizione di investire e innovare. Solo così potremo consolidare i segnali di ripresa che oggi, seppur timidamente, iniziano ad affiorare».

Nel complesso, dunque, lo studio disegna un terziario piacentino dinamico ma fragile: saldo negativo in attenuazione, vitalità imprenditoriale nei servizi e nel turismo, tenuta occupazionale, ma anche difficoltà nell’accesso al credito e nella stabilizzazione dei rapporti di lavoro. Per Confcommercio, è il momento di accompagnare questa ripresa con strategie mirate e misure strutturali.




Piacenza Expo: bilancio in utile anche grazie al fotovoltaico

L’assemblea dei Soci di Piacenza Expo, svoltasi questa mattina al quartiere fieristico di Le Mose, ha approvato all’unanimità il bilancio 2024.
I dati del conto economico – illustrati in assemblea del Presidente Giuseppe Cavalli, presente al tavolo dei relatori con la Vicepresidente Elisabetta Montesissa e il Consigliere Davide Villa – hanno evidenziato per la produzione un valore complessivo di 2.296.585,00 euro (1.820.150,00 nel 2022, anno preso come riferimento in quanto senza Geofluid), a fronte di un costo della produzione di 2.113.661,00 euro; numeri che, al netto delle imposte, hanno generato un utile di esercizio pari a 3.035,00 euro dovuto non solo all’attività fieristica ma anche ai ricavi per gli anni 2023 e 2024 dovuti a Piacenza Expo dal GSE per l’impianto fotovoltaico.
L’illustrazione del bilancio è stata completata con la presentazione, da parte del Presidente Cavalli, dell’attività svolta nel 2024: 18 eventi fieristici, tra manifestazioni organizzate direttamente da Piacenza Expo e ospitate, per un totale di oltre 2.000 espositori e più di 110.000 visitatori.
“Una stagione fieristica positiva – ha detto il Presidente Cavalli – non solo per gli ottimi risultati registrati in tutti gli eventi organizzati nel corso dell’anno, capaci di generare un importante e consistente indotto a favore del territorio, ma anche perché per la prima volta siamo riusciti a chiudere il bilancio in positivo pur non avendo avuto Geofluid in calendario. Merito soprattutto della nostra struttura operativa, che ancora una volta ha dimostrato grande professionalità lavorando in perfetta sinergia con tutto il Consiglio di amministrazione. Ringrazio quindi tutti i dipendenti di Piacenza Expo, così come tutti i soci che hanno dimostrato di apprezzare il nostro lavoro al di là dei positivi risultati”.
I lavori dell’assemblea sono proseguiti con la presentazione del budget 2025-2027, approvato all’unanimità, e con l’illustrazione dei nuovi eventi fieristici organizzati e gestiti direttamente da Piacenza Expo: Metal Materia, per il settore metallurgico e metalmeccanico, Tecnovitis, sulla digitalizzazione in viticoltura che sarà abbinato da quest’anno alla Fiera dei Vini, e Aquawatt, dedicata al mondo dell’energia idroelettrica e delle fonti energetiche alternative.
Voto unanime dell’assemblea anche per la conferma in seno al CdA di Davide Villa, che era stato cooptato come da statuto per la sostituzione della dimissionaria Erika Colla, per il nuovo componente del Collegio sindacale Paolo Marchi, in sostituzione del dimissionario Paolo Rezoagli, e per il Sindaco supplente Gian Marco Fugazza.
Il Presidente Cavalli ha quindi relazionato l’assemblea sull’andamento dei lavori relativi al piano industriale approvato tre anni fa, mentre il nuovo piano industriale, in fase di stesura, sarà sottoposto a un’assemblea di prossima convocazione. Gli interventi finora effettuati, nell’ambito dei tre specifici lotti di lavori, ammontano a oltre ottocentomila euro. Il Presidente di Piacenza Expo si è soffermato sulla possibilità di realizzare la galleria di collegamento tra i padiglioni 1 e 2, per ricavare nuovi spazi espositivi, commerciali e di servizio, illustrando anche un progetto preliminare per la razionalizzazione delle aree esterne di parcheggio.




Continua il risanamento di Coop Alleanza 3.0. Utile da 18 milioni per il Gruppo

Coop Alleanza 3.0 consolida il percorso di risanamento e chiude il bilancio 2024 con risultati positivi: 18 milioni di euro di utile per il Gruppo e 11 milioni per la Cooperativa. Un segnale forte dopo il ritorno all’utile nel 2023, raggiunto con un anno di anticipo rispetto al piano strategico 2023-2027. Le vendite a insegna raggiungono quota 5.736 milioni (+130 milioni a parità di perimetro) e l’Ebitda si attesta a 184 milioni.

Determinante l’investimento straordinario di 80 milioni in “convenienza”, che ha inciso sulla gestione caratteristica, chiusa a -45,6 milioni, ma ha permesso di sostenere il potere d’acquisto dei soci e favorire il rilancio delle vendite. “Siamo soddisfatti di poter comunicare un risultato in utile – ha dichiarato il presidente Domenico Trombone – anche se resta da lavorare sulla gestione caratteristica. Possiamo dire che la Cooperativa sta consolidando il suo risanamento”.
Nel 2024 Coop Alleanza ha accelerato anche sul fronte degli investimenti, passati da 93 a 130 milioni di euro: risorse destinate all’innovazione, alla rete di vendita e alla logistica. Sono stati aperti tre nuovi punti vendita (Bologna, Ferrara e Trieste) e riqualificati 47 negozi. Altri 50 interventi sono previsti per il 2025. “Investiamo per semplificare l’esperienza d’acquisto e renderla più sostenibile – ha sottolineato la direttrice generale Milva Carletti – ma l’innovazione deve andare di pari passo con l’efficienza e la competitività”.
Positivi anche i risultati delle gestioni non-retail (finanziaria, immobiliare, partecipate), con un attivo di 83 milioni. Il patrimonio netto della Cooperativa si attesta a 1.590 milioni, mentre l’indebitamento resta stabile sotto quota 1.890 milioni.

Resta centrale il ruolo della base sociale, con oltre 2,2 milioni di soci attivi, che hanno generato l’80,8% delle vendite totali. A loro sono stati destinati vantaggi esclusivi per 173 milioni di euro, in crescita del 5% rispetto al 2023. “I soci sono i nostri proprietari e i nostri clienti più fedeli – ha concluso Trombone – per questo continueremo a investire in loro, nella governance e nella nostra missione mutualistica”.




Il mercato del lavoro piacentino continua a crescere

Nel 2024 il mercato del lavoro in provincia di Piacenza ha registrato un’ulteriore fase di crescita, consolidando il trend positivo avviato l’anno precedente. I dati elaborati dall’Ufficio Statistica della Provincia su base ISTAT indicano un significativo aumento dell’occupazione, una riduzione del tasso di disoccupazione e un’espansione complessiva delle forze di lavoro.

Il numero di occupati ha raggiunto quota 134mila, con un incremento di 4mila unità rispetto al 2023, equamente distribuito tra uomini (76mila) e donne (58mila). Il tasso di occupazione per la fascia 15-64 anni è salito al 72,2%, in aumento di 1,6 punti percentuali. Contestualmente, le persone in cerca di lavoro sono scese a 7mila (-2mila), portando il tasso di disoccupazione al 5,3% (-1,1 p.p.), con un miglioramento rilevante sia per gli uomini (4,1%) che per le donne (6,7%).

Il tasso di attività ha raggiunto il 76,2%, valore che posiziona Piacenza al terzo posto a livello nazionale, dietro solo a Trieste e Firenze. La performance positiva è trainata in particolare dal settore terziario — trasporti, logistica, servizi alla persona, alberghi e ristorazione — che nel solo 2024 ha visto crescere l’occupazione di oltre 5mila unità. Stabili invece industria e costruzioni, mentre calano agricoltura e commercio.

Dal punto di vista contrattuale, cresce il numero di lavoratori dipendenti (108mila, +6mila rispetto al 2023), mentre calano ancora gli autonomi, scesi a 25.600 (-1.900).

Anche in confronto al contesto nazionale e regionale, Piacenza si distingue: è quinta in Italia per tasso di occupazione totale (72,2%) e presenta un tasso di attività superiore di quasi 10 punti percentuali rispetto alla media nazionale. Nel confronto con le province confinanti, Piacenza supera Milano, Parma, Lodi, Pavia e Cremona in quasi tutti gli indicatori principali.

Rimangono, tuttavia, differenze significative di genere. Gli uomini mostrano livelli occupazionali e di partecipazione al lavoro tra i più alti d’Italia (80,2% il tasso di occupazione, secondo solo a Parma), mentre il mercato del lavoro femminile, seppur in crescita, risente ancora di un tasso di disoccupazione più elevato (6,7%), superiore a quello delle province vicine.

Il bilancio complessivo per il 2024 è dunque fortemente positivo: Piacenza si conferma territorio dinamico e attrattivo, con un mercato del lavoro in salute, trainato da un settore dei servizi in continua espansione e da una partecipazione sempre più estesa della popolazione attiva.




A Piacenza aumentano i nuovi contratti: previsto un +7,4% ad aprile

I nuovi contratti che le imprese della provincia di Piacenza intendono attivare nel mese di aprile risultano in aumento del 7,4% rispetto allo stesso mese del 2024, con un dato complessivo di 2.190 attivazioni. In crescita meno marcata i dati relativi al trimestre aprile-giugno, con previsioni di nuovi contratti pari a 7.200 unità rispetto alle 7.100 dello stesso trimestre 2024 (+1,4%).

Viene pertanto confermata la tendenza positiva dei mesi scorsi, con una previsione di aumento dei nuovi contratti che vede la provincia di Piacenza tra le più performanti dell’Emilia-Romagna.

I dati, elaborati dal sistema informativo Excelsior, gestito da Unioncamere, Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali in collaborazione con l’Ufficio Studi della Camera di Commercio dell’Emilia,

evidenziano, a proposito dei singoli settori, il buon andamento del commercio e dei servizi alla persona: il primo, con 520 nuove attivazioni contro le 280 dello stesso periodo del 2024, prevede una crescita dell’85,7%, mentre il secondo comparto, con 230 unità (70 in più del periodo di confronto) aumenta del 50,0%. A completamento del quadro di crescita dei nuovi contratti, restano da menzionare i servizi di alloggio e ristorazione (+4,5%) e l’industria manifatturiera (+4,3%). Di segno opposto, invece, le previsioni espresse per i servizi alle imprese (180 nuovi contratti in meno, con un calo del 23,4%) e le costruzioni, per le quali è prevista una flessione del 5,9%.

Rispetto ad aprile 2024, i contratti stabili (tempo indeterminato e apprendistato) scendono dal 31,0% al 25,0%, mentre di converso quelli a termine (tempo determinato o altri contratti con durata predefinita) salgono dal 69,0% al 75,0%.

Tra gli elementi più significativi dell’indagine spicca, anche in aprile, la quota di nuovi contratti che ad aprile è riservata ai giovani con meno di 30 anni, che si attesta al 33,7%. Questi, nell’ambito dirigenziale e delle professioni con elevata specializzazione e competenza tecnica, sono particolarmente richiesti in qualità di tecnici della distribuzione commerciale (42,9%), di ingegneri (20,8%) e tecnici in campo ingegneristico (20,5%). Invece nell’ambito delle professioni impiegatizie, commerciali e dei servizi, gli under 30 sono molto richiesti come addetti all’accoglienza e all’informazione della clientela (65,1%), come operatori della cura estetica (61,9%) e addetti alle vendite (57,6%). Da ultimo, tra gli operai specializzati e conduttori di impianti e macchine, si prevede che il 67,4% dei nuovi contratti sarà riservato agli under 30 fabbri ferrai costruttori di utensili, il 55,4% agli operai specializzati nelle rifiniture delle costruzioni ed agli operai specializzati nell’installazione e manutenzione di attrezzature elettriche/elettroniche per il 54,9% dei casi.

Aprile 2025 è ancora caratterizzato dal fenomeno dei candidati considerati introvabili da parte delle imprese piacentine, che dichiarano di avere difficoltà a reperire i profili ricercati nel 52,8% dei casi, di cui il 36,3% per mancanza di candidati e il 12,4% per inadeguata preparazione degli stessi. Tra i profili più difficili da reperire, nell’ambito dirigenziale e con elevata specializzazione tecnica troviamo i tecnici della salute (92,3%) ed entrambi con il 66,7% i tecnici dei rapporti con i mercati e quelli informatici, telematici e delle telecomunicazioni. Nell’ambito degli impiegati e delle professioni commerciali e nei servizi, di difficile reperimento sono, soprattutto, gli addetti alle professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (66,7%) e con una percentuale analoga gli addetti alla gestione economica, contabile e finanziaria. Seguono con il 54,2% gli esercenti ed addetti nelle attività di ristorazione. Nel segmento degli operai con elevata qualificazione, le difficoltà si incontrano soprattutto nella ricerca degli operai specializzati nell’installazione e manutenzione di attrezzature elettroniche/elettriche (90,2%), di meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori di macchine fisse e mobili (89,5%) e di conduttori di veicoli a motore e a trazione animale (71,0%).




Banca di Piacenza, il direttore generale Antoniazzi nominato amministratore delegato

Il Consiglio di amministrazione della Banca di Piacenza – riunitosi nella tarda serata di sabato, al termine dell’Assemblea che ha approvato il miglior Bilancio di sempre con un utile netto di 34,5 milioni, in crescita del 15% – ha confermato Giuseppe Nenna nella carica di presidente ed ha esercitato la facoltà, prevista dallo Statuto, di nominare l’amministratore delegato, chiamando a tale carica Angelo Antoniazzi, ferma restando la coincidenza – statutariamente prevista – di detta figura con quella di direttore generale, ruolo che Antoniazzi continuerà a svolgere. Tale scelta è volta ad assicurare sempre maggior organicità alla gestione aziendale attraverso un sempre più stretto raccordo tra l’Organo di amministrazione e le strutture operative della Banca.
Angelo Antoniazzi aveva assunto la direzione generale dell’Istituto di credito di via Mazzini nel 2020. In banca fin da giovanissimo, il nuovo a.d. della Banca di Piacenza ha debuttato al Banco Ambrosiano Veneto per poi passare al Banco Desio, dove nel tempo ha assunto importanti incarichi in banche territoriali nonché in società dalle stesse partecipate. Banco Desio (una banca con più di 2.500 dipendenti e 250 sportelli circa, in 10 regioni) di cui era poi diventato direttore generale.
Come già riferito, l’Assemblea aveva eletto i consiglieri proposti dal Consiglio di amministrazione: Angelo Antoniazzi, Giuseppe Nenna e Antonio Rebecchi e pure eletto alla carica di presidente del Collegio sindacale Maria Luisa Maini, quali sindaci effettivi Cristina Fenudi e Cristiano Guidotti e quali sindaci supplenti Claudio Carpanini e Valentina Visconti.