A Piacenza aumentano i nuovi contratti:previsto un +14,1% tra febbraio e aprile

I nuovi contratti che le imprese della provincia di Piacenza intendono attivare nel mese di febbraio risultano in aumento del 3,1% rispetto allo stesso mese del 2024, con un dato complessivo di 2.310 attivazioni. In crescita ancora più marcata i dati relativi al trimestre febbraio-aprile, con previsioni di nuovi contratti pari a 7.280 unità rispetto alle 6.380 dello stesso trimestre 2024 (+14,1%).
I dati, elaborati dal sistema informativo Excelsior – gestito da Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, in collaborazione con l’Ufficio Studi della Camera di commercio dell’Emilia, registrano quindi un netto miglioramento rispetto ad un anno fa.
Tuttavia, rispetto al quadro generale positivo, spiccano settori che, in febbraio, dovrebbero registrare cali molto marcati, tra cui l’industria manifatturiera e le public utilities, che passano dai 620 nuovi contratti del 2024 agli attuali 510 (-17,7%) e le costruzioni le cui previsioni nel febbraio 2024 erano di 190 nuove entrate, mentre adesso si attestano a 180 (-5,3%).
Bene i servizi, che assorbono il 70% di tutti i nuovi ingressi nel mercato del lavoro piacentino, nei quali è previsto un dato complessivo di crescita del 13,3% rispetto a febbraio 2024, con dinamiche molto diverse tra i singoli comparti: è in fortissimo aumento il commercio (+58,8%), mentre i servizi alla persona calano del 25,0% con ben 60 unità in meno rispetto allo scorso anno, così come registrano un -12,0% i servizi di alloggio e ristorazione. A completare il quadro arrivano buoni dati dei servizi alle imprese che, con 670 nuovi contratti, si confermano il comparto numericamente più importante (+8,1%).
Così come era accaduto nel febbraio 2024, i contratti stabili (tempo indeterminato o apprendistato) rappresenteranno il 27% del totale, mentre quelli a termine (tempo determinato o altri contratti con durata predefinita) si attesteranno al 73%.
Tra gli elementi più significativi dell’indagine spicca la quota di nuovi contratti che in febbraio è riservata ai giovani con meno di 30 anni, che si attesta al 31%. Questi, nell’ambito dirigenziale e delle professioni con elevata specializzazione e competenza tecnica, sono particolarmente richiesti in qualità di specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie (48,7% delle nuove attivazioni previste), di tecnici della salute (36,1%) e tecnici in campo ingegneristico (33,3%) al pari dei tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni. Invece nell’ambito delle professioni impiegatizie, commerciali e dei servizi, gli under 30 sono molto richiesti nelle cure estetiche con il 66,7%, come addetti alla segreteria e affari generali (59,1%) e addetti alle vendite (53,1%). Da ultimo, tra gli operai specializzati e conduttori di impianti e macchine, si prevede che molte delle nuove attivazioni verranno riservate ai giovani fabbri, ferrai, costruttori di utensili (47,8%), agli operai addetti all’assemblaggio di prodotti industriali (42,5%) e a quelli addetti alle rifiniture delle costruzioni (30,2%).
Febbraio 2025 è ancora caratterizzato dal fenomeno dei candidati considerati introvabili da parte delle imprese piacentine, che dichiarano di avere difficoltà a reperire i profili ricercati nel 57,4% dei casi, di cui il 35,1% per mancanza di candidati e il 15,8% per inadeguata preparazione degli stessi. Tra i profili più difficili da reperire, nell’ambito dirigenziale e con elevata specializzazione tecnica troviamo i tecnici della salute, quelli della gestione dei processi produttivi di beni e servizi e specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie. Nell’ambito degli impiegati e delle professioni commerciali e nei servizi, di difficile reperimento sono, soprattutto, gli addetti alle professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali, gli operatori della cura estetica e gli esercenti ed addetti nelle attività di ristorazione. Nel segmento degli operai specializzati le difficoltà si incontrano soprattutto nella ricerca di degli addetti alle rifiniture delle costruzioni, di quelli specializzati in installazione manutenzione di attrezzature elettriche/elettroniche, nonché fabbri ferrai costruttori di utensili.




Industria piacentina: bene l’alimentare, in calo la meccanica

Confindustria Piacenza si avvia verso la propria ottantesima Assemblea che sarà un momento importante di celebrazione e forse anche l’occasione per dare notizia di nuovi importanti investimenti che potrebbero concretizzarsi, tra le altre cose, in un rafforzamento del polo universitario piacentino. Anche perché i verici dell’associazione industriali sono convinti del fatto rendere la nostra una città sempre più universitaria sia la strada giusta e da perseguire con la massima determinazione.
È questo uno degli elementi emersi oggi a margine della conferenza stampa indetta per presentare l’indagine congiunturale relativa al secondo semestre 2024. Il presidente Nicola Parenti, affiancato dal direttore Luca Groppi, ha risposto alle svariate domande dei giornalisti. Parenti ha sottolineato i problemi che derivano da costi dell’energia ancora troppo elevato e che rischiamo di spingere in altro l’inflazione, ostacolando gli investimenti delle imprese. Sul pericolo dei dazi americani è stata espressa preoccupazione ed attesa. Sarebbe un ulteriore ostacolo che si andrebbe ad aggiungere a quello causato dalle sanzioni alla Russia che hanno chiuso un mercato un tempo importante per il nostro export. Parenti si è augurato che si arrivo presto alla fine del conflitto in Ucraina non tanto per gli aspetti economici ma per l’enorme perdita di vite umane che ha fin qui comportato.
Si è anche parlato del PNNR. L’Italia è certamente il paese che ne ha maggiormente usufruito ma purtroppo per goderne appieno i benefici sono mancate due riforme, quella della giustizia e quella fiscale. Fortunatamente invece si è potuto porre rimedio ad una situazione di inciviltà che riguardava le scuole, molte delle quali sono state messe a norma sotto il profilo antisismico.
I dati dell’osservatorio congiunturali relativi al secondo semestre 2024 sono stati illustrati da Giulia Silva dell’Ufficio Studi
L’industria piacentina mostra una buona capacità di risposta al complesso contesto economico globale, chiudendo il 2024 con dati complessivamente ancora positivi, nonostante l’esposizione a diversi
fattori di incertezza.
La consueta Indagine Congiunturale condotta dall’ufficio studi di Confindustria Piacenza ha analizzato vari indicatori economici tra le imprese manifatturiere associate, confrontando l’andamento di fatturato, occupazione, ordini e giacenze nel secondo semestre 2024 rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente, nonché l’andamento degli investimenti nell’anno. Sono state altresì rilevate le previsioni degli stessi indicatori per il primo semestre 2025.
Nel secondo semestre del 2024, il fatturato complessivo delle aziende manifatturiere è rimasto
sostanzialmente stabile rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, registrando una lieve crescita dello 0,48%. Tuttavia, si riscontrano alcune difficoltà sul mercato domestico, dove l’intero comparto manifatturiero ha visto un calo del fatturato interno dello -0,36%, il primo dato negativo dal 2020.

Le esportazioni mostrano un andamento particolarmente positivo, soprattutto nel settore alimentare (+15,46%) e nella meccanica (+4,29%). Quest’ultimo settore evidenzia però una forte eterogeneità nelle performance delle diverse filiere. Le aziende attive nell’oil&gas e nelle infrastrutture energetiche stanno ottenendo risultati positivi, trainate da una domanda in forte crescita. Al contrario, il comparto delle
macchine utensili sta risentendo della contrazione di alcuni mercati chiave, in particolare la filiera automotive e il mercato tedesco, che tradizionalmente assorbe una quota significativa della produzione piacentina. Le aziende che hanno potuto diversificare i mercati di sbocco, orientandosi ad esempio verso altre aree geografiche, come gli Stati Uniti, o verso altri settori in espansione, come la difesa e l’aerospazio,
stanno beneficiando della crescita economica in queste aree e filiere.
L’occupazione si conferma in crescita (+1,63%); anche per questo dato, il settore meccanico risulta quello più prudente (+0,11%).
La variazione degli investimenti nel 2024 risulta nel complesso positiva (+3,09%), con particolare dinamismo nel settore alimentare (+7,70%). Le imprese hanno investito principalmente in impianti,
macchinari e formazione del personale, con una crescente attenzione alla digitalizzazione e alla sostenibilità. Tra i principali ostacoli agli investimenti emergono la carenza di personale qualificato (37%) e un livello di domanda atteso insufficiente (35%).
Per il primo semestre del 2025 le previsioni sono più caute rispetto a sei mesi fa e vedono diminuire la percentuale di chi si aspetta un aumento del fatturato e degli ordini nel semestre in corso.
Nonostante le incertezze economiche, l’occupazione mostra segnali positivi: il 18% degli imprenditori prevede un aumento del personale. Come evidenziato in questa indagine, la difficoltà nel reperire risorse umane resta uno dei principali ostacoli agli investimenti. Allo stesso tempo, il capitale umano si conferma
un elemento strategico per la crescita aziendale. Per mantenere competitività e innovazione, le imprese scelgono di investire nel personale, puntando su competenze e professionalità come leve fondamentali per affrontare le sfide del mercato.
Gli investimenti continueranno a concentrarsi nel 2025 su digitalizzazione, software, IT e formazione del personale, con una crescente attenzione alla sostenibilità ambientale. Nonostante le difficoltà globali e le
incertezze derivanti dalle politiche commerciali internazionali, la transizione digitale e l’innovazione
sembrano essere considerati strumenti chiave per sostenere la competitività e il futuro delle imprese manifatturiere.
Il contesto globale e nazionale in cui si inserisce la congiuntura piacentina è rappresentato nell’ultima edizione della Congiuntura Flash, elaborata dal Centro Studi Confindustria.

Ripartenza stentata

A inizio 2025, il sostegno all’economia viene dal proseguire del taglio dei tassi anche
se l’inflazione sta risalendo alimentata dai rincari di gas e elettricità. L’industria è in crisi e i servizi trainano poco. Il PIL italiano, fermo nel 3° e 4° trimestre 2024, è atteso in lieve crescita. Sulle prospettive pesa l’incertezza sui possibili dazi USA, che rischia di frenare scambi e investimenti.
Prezzo del gas più che raddoppiato. Prosegue senza sosta l’aumento del prezzo del gas in Europa: 53
€/mwh a febbraio il TTF, da 49 a gennaio (26 un anno fa). Imprese e famiglie pagheranno di più anche per l’elettricità, visto che il prezzo in Italia rimane legato strettamente al gas: PUN a 155 €/mwh a febbraio,
da 143 (88 un anno fa). La quotazione del petrolio, invece, è in calo (76 $/barile, da 79).
Aumenta l’inflazione. Nell’Eurozona i prezzi al consumo dell’energia sono ormai in rialzo (+1,8% annuo a
gennaio) e la core alta e stabile (+2,7%): perciò l’inflazione è in aumento (+2,5%). In Italia, i prezzi
dell’energia sono risaliti quasi allo zero (-0,7% annuo) e la core è ferma su valori più bassi (+1,6%):
l’inflazione è pian piano cresciuta a +1,5% a inizio 2025, da un minimo di +0,7% nel corso del 2024.
Tassi: continua il taglio. A fine gennaio la BCE ha tagliato i tassi di un altro quarto di punto (2,75%, dal
4,00% iniziale), perché guarda all’inflazione sul medio termine, prevista in moderazione; secondo i
mercati, ci saranno altri due tagli nel 2025. In Italia, il tasso per le imprese è sceso finora di oltre un punto (4,40% a dicembre, da un picco di 5,59%), ma il credito resta in calo (-2,3% annuo).

Gli investimenti faticano a ripartire. La fiducia delle imprese a gennaio sale di poco (95,7 da 95,3), su valori vicini alla media 2024, e l’incertezza si riduce appena. Lato domanda, a inizio 2025 i giudizi sugli ordini recuperano di poco nella manifattura, un po’ di più nei servizi. Nel complesso, gli investimenti delle imprese non sembrano ancora beneficiare della politica monetaria meno restrittiva.

Consumi: crescita incerta. A dicembre si è avuto un recupero delle vendite al dettaglio (+0,8%), che ha limitato il calo nel 4° trimestre a -0,2%. A gennaio, la fiducia dei consumatori risale, pur su valori contenuti (98,2, da 96,3). L’ulteriore allentamento di politica monetaria stimola il canale del credito e il reddito totale è cresciuto nel 2024. In contrasto, l’indicatore ICC suggerisce una frenata a inizio 2025.

Servizi: crescita modesta. La spesa dei turisti stranieri si è assestata su un’espansione moderata (+1,3% annuo a dicembre). A gennaio, l’indice RTT (CSC-TeamSystem) segnala un calo del fatturato dei servizi; il PMI scende e resta appena in area espansiva (50,4 da 50,7), indicando una crescita striminzita; anche la fiducia delle imprese del settore si è ridotta a inizio anno (99,0 da 99,6).

Industria in affanno. La produzione è scesa a dicembre (-3,1%) dopo il marginale recupero a novembre: -1,1% nel 4° trimestre, il 7° consecutivo in calo: l’automotive segna un -36,6% su dicembre 2023. A gennaio, l’HCOB PMI è rimasto su valori recessivi (46,3 da 46,2) e l’RTT industria indica un fatturato in calo; la fiducia rimane su livelli bassi, le attese di produzione migliorano ma restano modeste.

Export debole. L’export di beni italiano ha mostrato una moderata risalita a dicembre (+1,9%), ma nel complesso del 2024 resta di poco negativo (-0,4% a prezzi correnti), a causa del calo delle vendite intra-UE (-1,9%), solo in parte bilanciato da un aumento extra-UE (+1,2%). Tra i settori, positive le dinamiche di farmaceutico e alimentari, negative quelle di automotive e pelletteria. Tra i paesi, calo nei primi mercati (Germania, USA, Francia), crescita in altre importanti destinazioni (Spagna, UK, Turchia).

Eurozona: l’industria non riparte. Secondo i PMI manifatturieri, a gennaio le principali economie dell’Eurozona sono sotto la soglia di espansione, esclusa solo la Spagna. Non cambia dunque il quadro offerto dai dati sulla produzione industriale di dicembre: Spagna in aumento (+1,4%), Germania in forte calo (-2,9%) e Francia in lieve flessione (-0,4%); anche il 4° trimestre 2024 si è chiuso bene solo in Spagna (+0,9%) mentre è stato negativo per Germania e Francia (-1,2% e -0,7%).

USA: domanda interna fiacca. L’industria a gennaio è salita oltre le aspettative (+0,5% la produzione), delineando un 1° trimestre 2025 positivo (+1,1% acquisito, dopo -0,3% nel 4° 2024). Le vendite al dettaglio, invece, sono scese in modo rilevante (-0,9%) per la prima volta da agosto, ma l’acquisito nel 1° trimestre rimane positivo (+0,2%). Rallenta anche la dinamica degli occupati (+143mila unità).

Cina: frenata dei consumi. La produzione industriale accelera di poco a novembre (+5,4% annuo, da +5,3%), trainata da high-tech (+8,7%) e attrezzature industriali (+7,8%); gli indicatori PMI suggeriscono che la manifattura rallenti a gennaio, pur restando in area espansiva. Intanto, frena la crescita dei consumi (+3,0% annuo a novembre, da +4,8%) e resta bassa la dinamica dei prezzi: al consumo è a +0,5% annuo in gennaio (da +0,1%), alla produzione è a -2,3% per il secondo mese consecutivo.
 
L’indagine dell’ufficio studi di Confindustria Piacenza ha rilevato le variazioni di
diversi indicatori economici tra le imprese manifatturiere (escluse le imprese
edili) associate. In particolare, sono stati indagate le variazioni di fatturato e
occupazione del secondo semestre 2024 e l’andamento della variazione degli
investimenti effettuati nel 2024; sono state inoltre registrate le previsioni
relative al primo semestre 2025. I dati sono stati raccolti mediante la
somministrazione di un questionario, effettuata a gennaio 2025.
Il fatturato nel secondo semestre 2024 ha registrato una variazione nel complesso ancora positiva, seppur
con alcune criticità e differenze tra settori. La variazione per l’intero comparto manifatturiero si attesta
a +0,48% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A differenza dell’indagine precedente,
l’andamento dei prezzi non ha avuto un impatto significativo sulla crescita, ma permangono incertezze
legate principalmente alla domanda interna.
Il fatturato estero continua infatti a essere il principale traino della crescita, con un incremento del
+4,00%, mentre il fatturato interno, per la prima volta dal 2020, segna un dato negativo (-0,36%),
suggerendo una domanda interna meno dinamica.
Guardando ai settori, il miglior risultato è quello del settore dei materiali edili (+7,32%), La buona
performance continua ad essere sostenuta da due importanti driver di sviluppo: gli incentivi fiscali per la
riqualificazione del patrimonio immobiliare, seppur depotenziati, e il piano di investimenti infrastrutturali
previsti dal PNRR. L’incremento appare però influenzato anche dall’aumento dei prezzi, che rimane
significativo (+4,67%).
Anche il settore alimentare continua, nel complesso, a mantenere un buon risultato (+3,30%), sostenuto
da un exploit del fatturato estero (+15.46%), a compensare il dato negativo del fatturato interno (-
1,15%).
Il settore meccanico, centrale per l’economia provinciale, registra una diminuzione del fatturato pari a –
0,66%. Sebbene le vendite estere abbiano segnato un incremento del +4,29%, il calo del mercato
domestico (-2,57%) ha impedito una crescita complessiva positiva. All’interno del settore meccanico, le
performance risultano eterogenee: le aziende legate all’oil&gas e alle infrastrutture energetiche registrano
dati positivi, mentre il comparto delle macchine utensili risente del ridimensionamento di alcuni mercati,
in particolare della filiera automotive e del mercato tedesco, tradizionale sbocco delle produzioni
piacentine. Al contrario, le imprese che intrattengono rapporti commerciali con gli Stati Uniti beneficiano
del buon ritmo di crescita del mercato statunitense.
Le industrie varie (tessile, arredamento, legno, chimica/plastica e altri) registrano invece una flessione
del fatturato del -5,32%. La riduzione riguarda sia il mercato estero (-19,70%) che quello interno (-2,17%).




A Piacenza aumentano le aziende guidate da stranieri

E’ risultato in aumento, alla fine del 2024, il numero delle imprese guidate da stranieri presenti in provincia di Piacenza.

Secondo le analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio dell’Emilia su dati Infocamere, infatti, le imprese guidate da stranieri sono salite a 3.980 unità, con un aumento del 4,9% rispetto al 2023.

Piacenza, con una quota che sale al 15,6%, si pone così al secondo posto regionale per l’incidenza di queste imprese sul totale delle attività imprenditoriali.

La classifica relativa alla presenza settoriale pone al primo posto l’edilizia, con un numero di imprese guidate da stranieri pari a 1.700 unità (il 42,7% sul totale) e un aumento del 3,0%.

Non dissimile è il trend delle attività afferenti al commercio (770 imprese guidate da stranieri, pari al 19,3% sul totale), che hanno chiuso il 2024 con 35 unità in più rispetto a quello precedente e con una crescita del 4,8%.

Seguono i servizi rivolti alle imprese, che, con 494 unità attive contro le 458 del 2023, aumentano del 7,9% e rappresentano il 12,4% del totale a delle aziende a guida straniera.

Sono poi in forte aumento altri tre comparti: quello delle attività dei servizi di alloggio e di ristorazione con 379 unità (9,5% del totale) e +7,4% rispetto al 2023; quello del manifatturiero (6,8% del totale) che, con un +6,7%, segna il passaggio da 255 a 272 unità, e quello dei servizi alla persona con 267 imprese straniere attive (il 6,7% del totale a guida straniera), in aumento del 6,4%.

Infine risultano in aumento (+6,6%) anche le imprese a guida straniera presenti in agricoltura, attestate a 97 unità (2,4% del totale).

L’analisi relativa alla natura giuridica delle imprese guidate da stranieri evidenzia che, per la maggior parte, sono imprese individuali, con 3.226 unità che incidono per l’81,1% sul totale delle imprese guidate da stranieri in provincia di Piacenza. Seguono le società di capitale con 553 unità (13,9%), le società di persone con 178 unità (4,5%), le cooperative -consorzi e altre forme con 23 unità.

Tra i Paesi di provenienza degli imprenditori stranieri (con riferimento alle sole 3.226 imprese individuali, le uniche per cui è possibile associare la nazionalità al titolare), quello più rappresentato è l’Albania, con 561 imprese individuali e una quota del 17,4% sul totale delle imprese a guida straniera in provincia di Piacenza.

Seguono poi gli imprenditori di diversi Paesi Extra-UE che contano una presenza rilevante tra le imprese piacentine: Marocco con 377, Macedonia con 259, Cina con 208, Ucraina con 135 e Bosnia ed Erzegovina con 121.

Il primo Paese comunitario presente in graduatoria è la Romania con 303 imprese individuali guidate da cittadini provenienti dal Paese dei Carpazi.




Montagna. Appennino Piacentino-Parmense, oltre 10 milioni di euro per contrastare il declino demografico

Accrescere il benessere dei residenti e attrarre nuovi abitanti, per contrastare il declino demografico e dare futuro alla montagna. È l’obiettivo dei 42 progetti previsti per i 19 comuni compresi nella Stami (Strategie territoriali integrate per le aree montane e interne) “Appennino Piacentino-Parmense”, con un investimento complessivo di oltre 10 milioni di euro.

Il dettaglio delle azioni previste è stato al centro dell’incontro che si è svolto oggi a Bedonia (Pr) tra l’assessore regionale alla Montagna e aree interne, Davide Baruffi, e i sindaci dei diciannove comuni della Stami locale: Bettola, Farini, Ferriere, Ponte dell’Olio, Morfasso, Vernasca, Bedonia, Bore, Borgo Val di Taro, Compiano, Pellegrino Parmense, Tornolo, Varsi, Albareto, Bardi, Solignano, Terenzo, Valmozzola e Varano de’ Melegari. 

“Ai territori montani della nostra Regione va garantita la possibilità di trattenere le persone dando loro servizi e attrattività turistica. Le strategie Stami vanno esattamente in questa direzione- afferma Baruffi-. Anche per l’Appennino Piacentino-Parmense, come per le altre aree Stami regionali, è fondamentale il lavoro di relazione con le amministrazioni locali, perché è attraverso il confronto quotidiano che si possono definire le strategie per frenare lo spopolamento e investire per assicurare uno sviluppo sostenibile. Proprio per questo, a livello complessivo regionale, i fondi per le strategie delle aree interne superano i 100 milioni di euro, un volume di investimento che permette di lavorare con determinazione per questi obiettivi”. 

I progetti  

Le risorse Stami permetteranno di attivare 42 progetti, di cui 10 cantieri per la riqualificazione di edifici e spazi pubblici, 8 progetti in ambito dello sport, 7 per il turismo, 6 per l’energia, 4 nel settore infrastrutture sociali, 4 nei servizi sociali e 3 per la digitalizzazione.

I 42 progetti si sviluppano su due direttrici principali. La prima, indirizzata ai residenti, punta a rafforzare le condizioni di benessere locale, con l’attenzione ai bisogni di anziani, minori e disabili con progetti sociosanitari di riqualificazione delle Cra, di housing sociale, di conciliazione lavoro-famiglia e di contrasto alle povertà educative anche in chiave di sviluppo delle competenze digitali della popolazione. La seconda ha invece l’obiettivo di aumentare gli elementi di attrattività territoriale per turisti e residenti temporanei puntando al miglioramento della sentieristica, alla creazione e riqualificazione di ricettività extralberghiera, alla promozione turistica e alla valorizzazione di risorse culturali e degli spazi e infrastrutture pubblici. L’attrazione di nuovi residenti, anche temporanei, è evidente nel numero significativo di interventi di rigenerazione urbana (19) e di riqualificazione di infrastrutture sportive (8), ad uso sia della popolazione locale che dei turisti e residenti temporanei.

Scendendo nel dettaglio, sono cinque gli ambiti di intervento.

Appennino digitale: Azioni per la transizione digitale, promuovendo l’alfabetizzazione dei soggetti che hanno poca dimestichezza con le nuove tecnologie (bambini in età scolare, anziani) e opportunità per lo smart-working e luoghi per attività lavorative a misura d’uomo.

Appennino accogliente: Creare le condizioni per l’insediamento di microimprese, liberi professionisti e per l’ospitalità di associazioni sportive; riqualificare aree verdi e infrastrutture per la fruizione sportiva, prevedendo un’offerta per periodi di permanenza temporanea.

Appennino in salute: Fare della qualità territoriale e della presa in carico una leva di attrazione e sviluppo locale; attivare e rinnovare la rete di strutture e servizi per presa in carico delle fragilità (anziani, disabili e minori), così da valorizzare la dimensione di cura e ristoro.

Appennino rinnovabile: Promuovere la transizione energetica, politiche di risparmio ed efficientamento energetico, produzione ed autoconsumo da fonti rinnovabili.

Appennino attrattivo: Migliorare l’offerta di turismo slow e culturale in diverse stagioni dell’anno attraverso sia la dotazione infrastrutturale di cammini, percorsi, ostelli e luoghi di sosta, sia con la valorizzazione delle emergenze ambientali, geologiche e culturali, rifunzionalizzando il patrimonio esistente.




Accordo tra giovani imprenditori di Confindustria e giovani avvocati per il supporto alle imprese

Il Gruppo giovani imprenditori di Confindustria Piacenza (GGI Piacenza) e l’Associazione italiana giovani avvocati – Sezione di Piacenza (AIGA Piacenza) hanno siglato un protocollo d’intesa per rafforzare la collaborazione tra il mondo imprenditoriale e quello legale, rafforzando il dialogo tra le due realtà e creando occasioni di incontro tra aziende e professionisti.

L’accordo firmato dalla presidente dei giovani imprenditori Greta Gatti e dalla presidente dei giovani avvocati Claudia Parenti prevede l’organizzazione di eventi formativi e informativi su tematiche di interesse comune con il coinvolgimento di esperti del settore. Gli incontri tratteranno argomenti di rilevanza per le aziende, per illustrare significative novità legislative ed approfondire istituti di specifico impatto sulla gestione delle imprese. L’obiettivo è fornire strumenti concreti per affrontare le sfide normative e operative che le aziende incontrano quotidianamente.

Confindustria Piacenza metterà a disposizione i propri spazi per l’organizzazione di eventi di approfondimento dell’AIGA di Piacenza, garantendo un contesto adeguato al confronto tra imprenditori e professionisti del diritto. AIGA Piacenza contribuirà con il know-how dei propri associati e con l’intervento di relatori qualificati per offrire approfondimenti specialistici.

Questo protocollo rappresenta un’importante opportunità per costruire un network di conoscenze e competenze tra il mondo imprenditoriale e quello legale, favorendo un dialogo costruttivo e un miglioramento della competitività delle imprese locali.




Aumentano i morti sul lavoro in Emilia Romagna nel 2024 (+5,5%). A Piacenza 8 come nel 2023

Con i dati resi disponibili da INAIL nella giornata di oggi, l’Osservatorio permanente sugli infortuni e sulle malattie professionali in Emilia Romagna costituito dalla CGIL Emilia Romagna è in grado di fornire un quadro completo dell’andamento infortunistico nel 2024 nella nostra regione.

Nel 2024 in Emilia-Romagna si sono registrati:

•      75.868 infortuni denunciati (-1,1% rispetto ai 76.687 del 2023);
•      96 denunce di infortunio con esito mortale (+5,5% rispetto alle 91 del 2023);
•      7.543 malattie professionali denunciate (+15,8% rispetto alle 6.516 del 2023).

In provincia di Piacenza i morti sul lavoro nel 2024 sono stati 8, lo stesso numero dell’anno precedente. Sostanzialmente invariato anche il numero di infortuni denunciato che cala a 4.465 da 4.467 con una variazione di 2 unità, statisticamente pari allo 0%.

Record negativo a livello regionale invece sul fronte delle malattie professionali che a Piacenza schizzano a 217 nel 2024 contro le 164 del 2013 con un aumento percentuale del +32,2%, il più alto in Emilia Romagna.

I settori che nel 2024 hanno registrato il numero maggiore di morti sul lavoro in Emilia-Romagna sono:
• trasporto e magazzinaggio (23 infortuni mortali denunciati);
• agricoltura (15);
• costruzioni (11);
• noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (5);
• fabbricazione di macchinari e apparecchiature (4);
• commercio e riparazione (3); metallurgia (3); industrie alimentari (3); servizi di alloggio e ristorazione (3); sanità e assistenza sociale (3).

A livello nazionale, parliamo di 589.571 infortuni di cui 1.090 infortuni mortali nel 2024. Questo vuol dire che ogni giorno in Italia si verificano 3 morti sul lavoro e 1.610 infortuni.

In cinque anni, dal 2020 al 2024, in Emilia-Romagna hanno perso la vita sul lavoro 576 lavoratrici e lavoratori: 69 nell’agricoltura, 90 nell’edilizia e 117 nel trasporto e magazzinaggio.

Nel 2024 crescono in Emilia-Romagna gli infortuni mortali delle lavoratrici donne (11, +57,1% rispetto al 2023), dei lavoratori nati all’estero (23, +21,1% rispetto al 2023) e dei lavoratori over 65 anni (15, +50% rispetto al 2023).

Come dimostrato dai dati nazionali relativi al periodo 2002-2022, il 55,8% degli infortuni mortali riguarda lavoratrici e lavoratori con contratti non standard, il 54,7% si verifica in aziende con meno di 10 addetti. Esattamente come 60 anni fa, il 33% degli infortuni mortali è causato da cadute dall’alto, il 15,7% dallo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti.

“Negli ultimi anni – commenta il Segretario Generale della CGIL Emilia Romagna Massimo Bussandri – si sono moltiplicate vere e proprie stragi del lavoro: Brandizzo, Esselunga di Firenze, Suviana, Casteldaccia di Palermo, Toyota di Bologna, Eni di Calenzano, Ercolano. Fa impressione constatare come protagoniste siano spesso e volentieri grandi imprese e aziende partecipate dallo Stato. È inaccettabile che 3 lavoratrici e lavoratori al giorno in Italia siano vittime dell’esasperazione del profitto, del disinteresse per i diritti e la sicurezza di chi lavora. In un paese civile questa sarebbe la priorità di qualsiasi Governo: mettere in sicurezza i luoghi di lavoro, aumentare i controlli e sanzionare con durezza chi non rispetta le regole, sostenere il ruolo e il lavoro fondamentale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, investire in formazione. Queste dovrebbero essere le priorità del Governo, che invece – seguendo la retorica del “non disturbare chi produce” – appare assente e disinteressato.”

“Dalle analisi del nostro Osservatorio (che saranno approfondite nel Rapporto annuale di prossima pubblicazione) – continua Paride Amanti della Segreteria regionale -, emerge una realtà chiara: c’è un fortissimo legame tra qualità del lavoro, sicurezza sul lavoro e legalità. Sono evidenti i fattori che incidono sul rischio di infortunarsi sul lavoro: i settori più esposti (a partire da agricoltura, logistica e edilizia) sono quelli caratterizzati da maggiore precarietà del lavoro, dalla frammentazione del sistema delle imprese e quindi da una minore dimensione aziendale, dalla maggior presenza di fenomeni di illegalità e sfruttamento fino alle vere e proprie infiltrazioni della criminalità organizzata. E poi, emerge con forza il tema degli appalti e dei subappalti che intreccia tutti questi fenomeni: più si allungano le filiere dei subappalti a cascata più crescono i rischi per lavoratrici e lavoratori. Bisogna cambiare il modo di fare impresa: massimo ribasso, subappalti a cascata, mancanza di controlli, precarietà del lavoro sono scelte ben precise, non sono una fatalità. Scelte che possono e devono essere cambiate e su questo serve che tutti si assumano le proprie responsabilità: Governo, Istituzioni, Associazioni di impresa e singole aziende.”

“La sicurezza sul lavoro – conclude Bussandri – è al centro della battaglia referendaria della CGIL e chiediamo al Governo risposte sulle proposte chiare e concrete che abbiamo avanzato a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. E la sicurezza sarà al centro anche delle nostre proposte per la manutenzione del Patto per il Lavoro e per il Clima regionale. Il Patto per la Tutela della Salute e della Sicurezza sul lavoro condiviso nello scorso mandato è stato un punto di partenza significativo ma deve essere attuato in tutte le sue parti: la priorità è estendere le tutele conquistate negli appalti pubblici a tutto il sistema degli appalti privati, consolidare i Tavoli provinciali, realizzare un maggior coinvolgimento degli organismi ispettivi, attuare la formazione obbligatoria prima di cominciare l’attività lavorativa, stabilire procedure da seguire per gli eventi estremi e allargare l’Ordinanza caldo, finanziare progetti per l’introduzione delle tecnologie salvavita nei luoghi di lavoro. E poi, a partire dal 2025, anche con le Associazioni di impresa occorre fare un patto: almeno 1 ora di assemblea sindacale all’anno, anche aggiuntiva, deve essere dedicata in ogni luogo di lavoro ai temi della salute e della sicurezza sul lavoro.

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I dazi di Trump preoccupano gli imprenditori piacentini

Aumentano le preoccupazioni del sistema imprenditoriale piacentino alla luce delle azioni adottate dal governo statunitense nei confronti di Canada, Messico e Cina.

“Una serie di dazi – sottolinea il vicepresidente vicario della Camera di Commercio dell’Emilia, Filippo Cella – che, come paventavamo già all’inizio del dicembre scorso, rischiano ora di estendersi anche all’Unione Europea, con conseguenze che potrebbero essere particolarmente pesanti anche per la nostra economia provinciale”.

I dati, al proposito, sono eloquenti: le esportazioni piacentine verso gli Usa valgono poco meno di 300 milioni di euro, e il saldo commerciale con gli States è positivo per oltre 250 milioni di euro, considerando il fatto che le importazioni locali valgono 43 milioni. La graduatoria dei beni maggiormente esportati negli Stati Uniti è guidata da macchinari e apparecchiature (prevalentemente di impiego generale e speciale), con un’incidenza del 43%; rilevanti, poi, le quote detenute da metalli e prodotti in metallo (14,7%), dai mezzi di trasporto (13,5%) e da un sistema agroalimentare che vale il 13,1% delle esportazioni piacentine e si colloca tra i settori che in questi anni sono stati contrassegnati dalla maggiore crescita.

“Ora – sottolinea Cella – rischia di scattare una conflittualità fatta di azioni e ritorsioni che frenerebbero tutte le economie, compresa quella statunitense”. “La competitività dei sistemi produttivi – osserva il vicepresidente vicario della Camera di Commercio dell’Emilia – fa leva su investimenti, ricerca e innovazione, mentre le misure che vengono definite protezionistiche, in una stagione di globalizzazione e di forte interdipendenza tra Paesi, rischiano di avere ripercussioni negative generalizzate”.

“Per questo – conclude Cella – è fondamentale che l’Unione Europea, che pur si dice pronta a ritorsioni nel caso in cui i dazi americani colpissero i Paesi membri, deve innanzitutto trovare la massima coesione per evitare che si scateni un conflitto sui dazi e, al contempo, predisporre misure adeguate di sostegno alle imprese che siano immediatamente applicabili qualora l’azione diplomatica non avesse successo”.




Scelte di investimento: meglio affidarsi agli intermediari classici per prevenire frodi

Sono stati innumerevoli gli spunti offerti da Claudio Cacciamani in tema di scelte consapevoli sul risparmio e sulle decisioni di investimento per “cercare di vivere tutti meglio con quello che abbiamo”, come si trova scritto sul pamphlet (“Zibaldone di pensieri economici, finanziari e assicurativi”, edizioni Giappichelli) realizzato dal docente di Economia degli intermediari finanziari presso il Dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Università di Parma e presentato al PalabancaEventi di via Mazzini per iniziativa della Banca di Piacenza. Il volume raccoglie articoli “didascalici” (dall’autore definiti “didascalie sparse”) pubblicati dal 2017 al 2024 come pezzi di fondo dell’inserto economico del lunedì della Gazzetta di Parma.

Il prof. Cacciamani ha fatto notare come in campo finanziario «molti fenomeni sfuggono alla vigilanza o non sono regolamentati», come nel caso in cui alla cassa del supermercato ti viene chiesto se vuoi lasciare il resto per un piano di accumulo («è regolamentata quella roba lì?», si è chiesto il relatore) e consigliato agli intermediari di dare «poche informazioni e serie» usando «parole semplici ma efficaci». L’autore ha quindi fatto cenno agli investimenti alternativi («cose allucinanti») che hanno fatto la loro comparsa appena prima e subito dopo il Covid, «fenomeni che rischiano di provocare serie disuguaglianze».

Nella finanza, nelle banche e nelle assicurazioni «non esiste un modello imprenditoriale a cui ispirarsi perché – ha spiegato il prof. Cacciamani – ci sono istituti di piccole dimensioni che vanno bene, grandi banche che se la passano male e viceversa». E nel dibattito sulle concentrazioni bancarie «sentiamo spesso i manager di importanti gruppi dire che l’obiettivo è creare valore per gli azionisti. E il cliente?».

Il docente ha espresso perplessità sui sempre maggiori obblighi informativi e sulla eccessiva standardizzazione dell’informativa. Dubbi anche sull’intelligenza artificiale: «Può essere usata per discriminare a monte la clientela; esiste un tema etico; la vigilanza bancaria si sta già interrogando in merito».

«L’accesso a transazioni sicure e decentralizzate – ha concluso il prof. Cacciamani – fornisce una base solida per prevenire le frodi, per garantire una maggiore governance, per avere dati e reportistiche migliori. Gli intermediari finanziari e bancari possono avere notifiche aggiornate e accurate in relazione ai cambiamenti. Ciò permette loro di migliorare la gestione del rischio e massimizzare le opportunità di capitali e fondi». Ultimo consiglio: «Investire in competenze, perché è su quelle che si gioca il futuro».




Strategie per rilanciare il turismo piacentino “vero volano economico”

Piacenza è di fronte a una sfida cruciale: rinnovare la propria attrattività turistica in un contesto globale complesso. Le chiavi per il successo sono diversificazione, collaborazione e innovazione. Ludovica Cella, presidente di Federalberghi Piacenza, sottolinea come le recenti crisi, dalla pandemia ai conflitti internazionali, abbiano cambiato profondamente le abitudini, colpendo soprattutto il turismo legato al business. A suo giudizio è necessario ripensare le strategie promozionali, non limitandosi alle eccellenze enogastronomiche, ma puntando su esperienze coinvolgenti e su una cooperazione tra enti pubblici, università, società sportive e istituzioni culturali per promuovere tutte le sfaccettature del territorio.

Raffaele Chiappa, presidente di Confcommercio Piacenza, condivide questa visione, evidenziando come il turismo sia una risorsa fondamentale. «Confcommercio è sempre stata un interlocutore centrale nello sviluppo turistico e ha creato un consorzio di promozione che ha portato manifestazioni come i Campionati Nazionali di Scherma, utili a promuovere il territorio e attirare investimenti».

L’architetto Giuseppina Maestri, che ha guidato il consorzio di promozione turistica, fin dalla sua fondazione, sottolinea il ruolo cruciale degli eventi come catalizzatori turistici. «I Wine Days di due anni fa, organizzati in collaborazione con l’Università Cattolica, come il Congresso dei giovani dottori commercialisti sono due esempi virtuosi di come Piacenza possa candidarsi ad essere luogo ideale per ospitare prestigiosi convegni nazionali ed anche internazionali. Abbiamo una posizione geografica perfetta e spazi unici e ricchi di storia come il Municipale, I Teatini, l’ex chiesa del Carmine a cui si affiancano strutture moderne e flessibili quali Palazzo XNL e Piacenza Expo. Grazie alla sinergia tra diversi settori, possiamo offrire esperienze complete ai turisti, che vadano oltre il semplice pernottamento».

Anche Roberto Carbonetti, presidente provinciale di FIPE, concorda sull’importanza del turismo per l’economia locale. «Dobbiamo lavorare insieme per sviluppare il turismo spirituale, il cicloturismo e altri segmenti. Piacenza, tappa della via Francigena, ha un grande potenziale, anche in vista del Giubileo. Eventi come il Tour de France, al pari dei percorsi mistici, possono generare non solo un incremento delle stanze vendute ma anche benefici diretti per la ristorazione e per il commercio locale».

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Secondo Ludovica Cella è fondamentale puntare sugli incontri sportivi, sul congressuale, sulle Fiere di Piacenza Expo per attirare flussi costanti e diversificati di visitatori e poi vanno ampliate le proposte adatte alle scolaresche, offrendo storia, cultura, sport ed esperienze. «I Campionati Nazionali di Scherma che a Piacenza saranno presenti per il quarto anno consecutivo sono un superlativo veicolo di promozione del territorio. Non solo portano nella nostra provincia quasi duemila persone per l’evento in sé, riempiendo alberghi, negozi, bar e ristoranti, ma sono anche un modo per far conoscere ciò che abbiamo da offrire, convincendo tanti a tornare. Questa è la strada da seguire».

Raffaele Chiappa assicura che Confcommercio è attivamente impegnata nel rendere Piacenza una città più attrattiva, collaborando con enti locali e organizzando manifestazioni di rilievo. Nonostante il contesto macroeconomico sfidante, si dice fiducioso: «Piacenza ha un enorme potenziale, dobbiamo solo saper cogliere i cambiamenti e trasformarli in opportunità reali. Noi siamo pronti ed aperti a collaborazioni. Ci auguriamo che anche altre associazioni e realtà del territorio vogliano affiancarci in questo cammino di sviluppo». Anche Chiappa ribadisce l’importanza del settore per il territorio «Siamo così convinti della centralità del turismo nello sviluppo della nostra provincia, che lo abbiamo scelto come tema centrale della nostra 80° Assemblea, che si svolgerà in forma pubblica la prossima primavera».




Piacenza, nuovi contratti  in calo a gennaio ma in lieve aumento nel primo trimestre 2025

Dopo la “ripresina” del dicembre scorso (un +0,6% che non ha comunque modificato granché il bilancio di un anno chiuso con un calo del 2,5%), il numero dei nuovi contratti che le imprese della provincia di Piacenza intendono attivare nel mese di gennaio 2025 risulta nuovamente in flessione.

I dati, elaborati dal Sistema informativo Excelsior, gestito da Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in collaborazione con l’Ufficio Studi della Camera di commercio dell’Emilia, indicano, infatti, un -3,5%, per un totale di 2.760 nuovi contratti.

Lo sguardo rivolto al primo trimestre di quest’anno, al contrario, fa invece emergere un dato leggermente positivo (+0,3%), che porterà il numero delle attivazioni a quota 7.340.

parla registrano quindi una calo del 3,5% nel primo mese dell’anno e un lieve aumento (+0,3%) nel primo trimestre.

In dettaglio, per quanto riguarda il mese di gennaio l’industria manifatturiera e le public utilities, seppur mostrando un calo nel numero dei nuovi contratti (680 contro gli 820 del gennaio 2024), mantiene la quota più alta sul totale (24,6%); in calo anche le costruzioni, settore in cui sono  previsti 160 nuovi contratti, con una diminuzione del 20,0% rispetto al gennaio 2024.

Per i servizi, che assorbono il 69,6% dei nuovi contratti del mercato del lavoro piacentino, è previsto un aumento del 3,8% rispetto al gennaio 2024, con dinamiche molto diverse tra i singoli comparti: sono in forte crescita il commercio (+63,2%) e i servizi di alloggio e ristorazione (+31,6%), mentre i servizi alle persone mostrano un dato stabile (290 nuovi contratti come nel gennaio 2024) e i servizi alle imprese, infine, registrano un calo del 22,2%.

Tra i nuovi contratti prevarranno, come di consueto, quelli a tempo determinato (34%), seguiti da quelli di somministrazione (27%), le assunzioni a tempo indeterminato (24%), altre forme conmtrattuali (11%) e, infine, i contratti di apprendistato (4%).

Tra gli elementi più significativi dell’indagine spicca la rilevante quota di nuovi contratti riservata ai giovani con meno di 30 anni, che arriva al 35,2%. I giovani sono particolarmente richiesti in qualità di tecnici informatici, telematici e delle comunicazioni (per una quota del 48,1% del comparto) e di insegnanti nella formazione professionale; istruttori, allenatori (35,7% dei nuovi contratti nel comparto), tecnici in campo ingegneristico (37,5%), operatori della cura estetica (54,2%), addetti alla segreteria ed agli affari generali (46,9%), addetti alle vendite (57,9%), operai specializzati nelle lavorazioni alimentari (90,6%), operai specializzati macchine automatiche e semiautomatiche per lavorazioni metalliche (42,2%), operai addetti all’assemblaggio di prodotti industriali (58,2%).

L’avvio del 2025 è segnato anche da un ulteriore aumento dei candidati considerati introvabili da parte delle imprese della provincia piacentina, che dichiarano di avere difficoltà a reperire i profili ricercati nel 56,9% dei casi, equivalenti a 1.570 profili per il solo mese di gennaio.

Le cause all’origine della difficoltà di reperimento sono riconducibili in parte alla mancanza di candidati (nel 36,1% dei casi) e, in parte, all’insufficiente preparazione degli stessi (13,9% dei casi). Difficile anche  trovare profili che abbiano già maturato esperienze specifiche nei diversi ambiti di attività. Tra i profili più difficili da reperire, per gennaio emergono, nell’ambito dirigenziale e con elevata specializzazione tecnica, le figure dei tecnici della salute, dei tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni e dei tecnici dell’organizzazione e dell’amministrazione delle attività produttive. Nell’ambito degli impiegati e delle professioni commerciali e nei servizi: gli operatori della cura estetica, gli esercenti e addetti nelle attività di ristorazione e gli addetti alle vendite. Nel segmento degli operai: fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria meccanica, operai specializzati in macchine automatiche e semiautomatiche per lavorazioni metalliche, fabbri, ferrai, costruttori di utensili.




Piacenza: valore aggiunto 2023 a 10,3 miliardi di euro (+6,6%)

Con un valore aggiunto di 10.312,04 milioni di euro, nel 2023 Piacenza si è posizionata al 53° posto nella classifica delle province italiane, contribuendo con lo 0,5% al valore aggiunto nazionale e con il 6% a quello regionale. Rispetto al 2022, l’aumento è stato del 6,6%, il più alto tra le province dell’Emilia-Romagna, in linea con l’andamento nazionale e superiore alla crescita regionale (+6,1%).

Sono questi i risultati che emergono dall’elaborazione della Camera di Commercio dell’Emilia basata sui dati di Unioncamere e del Centro Studi Tagliacarne, che hanno analizzato il valore aggiunto a prezzi base e correnti delle province italiane. Questo indicatore quantifica la crescita economica in termini di nuovi beni e servizi messi a disposizione della comunità per impieghi finali.

La ricchezza prodotta a Piacenza è stata principalmente generata dal settore del commercio e dei servizi, che rappresentano il 68,6% del valore aggiunto provinciale. L’industria ha contribuito con il 22,7%, seguita dalle costruzioni (5,4%) e dall’agricoltura (3,3%).

Nel confronto annuale sul 2022, tutti i settori hanno mostrato un incremento: il settore delle costruzioni ha registrato il maggiore aumento con un +9,7%, il macrosettore dei servizi è cresciuto del 7,4%, con un’ottima performance del comparto commercio all’ingrosso e al dettaglio, trasporto e magazzinaggio, servizi di alloggio e ristorazione, e comunicazione, che segna un incremento dell’8,5%; l’agricoltura, infine, ha registrato un aumento del 5,7%, mentre l’industria è cresciuta del 3,7%.

Il valore aggiunto pro capite ha raggiunto i 36.178,67 euro, portando la provincia al 19° posto nella classifica nazionale. Rispetto al 2022, l’aumento è del 6,1%. Il dato piacentino, tra l’altro, è risultato superiore alla media nazionale (32.377,41 euro).

“I dati riferiti allo scorso anno – sottolinea il vicepresidente vicario della Camera di Commercio dell’Emilia, l’imprenditore piacentino Filippo Cella – attestano con evidenza la solidità del nostro tessuto imprenditoriale e la sua capacità competitiva”.

“Oggi – prosegue Cella – l’industria in senso stretto sta vivendo una fase congiunturale non favorevole, attestata dal calo della produzione che abbiamo registrato nel terzo trimestre del 2024, ma i fondamentali del nostro sistema economico sono ben saldi”. “Proprio per questo – conclude il vicepresidente vicario della Camera di Commercio dell’Emilia – occorre continuare a sostenere un tessuto imprenditoriale la cui capacità di investimento e di innovazione non è in discussione, ed è un patrimonio che continua a generare ricchezza, lavoro e opportunità nelle comunità locali”.




Livio Trombone nominato presidente di Coop Alleanza 3.0

Questo pomeriggio, il Consiglio di Amministrazione di Coop Alleanza 3.0 ha deliberato l’avvicendamento alla Presidenza della Cooperativa tra Mario Cifiello e Domenico Livio Trombone.

Il Presidente uscente Mario Cifiello, che ha guidato Coop Alleanza 3.0 dal 2020 ad oggi, ha deciso di rimettere le deleghe dopo aver raggiunto, con un anno di anticipo, gli obiettivi previsti nel suo mandato. Cifiello continuerà a fornire il proprio contributo al rilancio di Coop Alleanza 3.0 come membro del Consiglio di Amministrazione.

“Nel 2023, un anno prima rispetto a quanto avevamo indicato nel Piano Industriale, Coop Alleanza 3.0 ha chiuso il bilancio in utile – osserva Mario Cifiello – e questo risultato è stato possibile grazie al contributo dei validi collaboratori che da anni lavorano per la Cooperativa e alla sinergia che abbiamo saputo costruire con i manager che si sono uniti a noi in tempi più recenti, a partire dalla Direttrice Generale Milva Carletti, alla quale vanno la mia gratitudine e la mia stima”.

“Il neo eletto Presidente Domenico Livio Trombone è un professionista preparato, autorevole e stimato a livello nazionale e conosce perfettamente la Cooperativa, avendone ricoperto per anni il ruolo di Presidente del Collegio Sindacale”, conclude Cifiello.

Nato nel 1960, Domenico Livio Trombone è commercialista esperto del mondo finanziario e revisore legale, ha ricoperto e ricopre da anni incarichi di spicco in società ed enti di rilievo nazionale, come Eni, il Gruppo Pirelli, Prelios, il Gruppo Italgas e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Ha conseguito la laurea in Economia e Commercio all’Università degli Studi di Modena e nella città emiliana tutt’ora vive e lavora.

Nell’assumere le deleghe, il neo Presidente di Coop Alleanza 3.0, Domenico Livio Trombone ha dichiarato: “È un incarico che mi onora, e ringrazio tutto il Consiglio di Amministrazione e, in particolare, il mio predecessore Mario Cifiello per la fiducia che mi hanno accordato. Il mio impegno sarà principalmente rivolto a proseguire nel percorso di risanamento e rilancio già avviato, avvalendomi delle qualità del Personale tutto – a partire dalla Direttrice Generale Milva Carletti – e confidando nel sostegno unanime del Consiglio di Amministrazione”.

Al termine della seduta, il Consiglio di Amministrazione e la Direttrice Generale hanno esteso al nuovo Presidente i migliori auguri di buon lavoro, assieme ai più sentiti ringraziamenti a Mario Cifiello per il grande lavoro svolto.

Chi è Domenico Livio Trombone neo Presidente di Coop Alleanza 3.0

Domenico Livio Trombone, classe 1960, ha conseguito la laurea in Economia e Commercio all’Università degli Studi di Modena, dove vive e lavora.

È Dottore Commercialista e Revisore Legale e vanta una lunga esperienza nella gestione strategica di aziende nazionali di primo livello.

Attualmente, ricopre la carica di Presidente di Focus Investments S.p.A, Consorzio Cooperative Costruzioni e Società Gestione Crediti Delta S.p.A.

Ricopre la carica di Sindaco Effettivo in Italgas Newco S.p.A. ed è Presidente del Collegio Sindacale di Pirelli Digital Solutions S.r.l, Acimac Associazione Costruttori Italiani Macchine Attrezzature per Ceramica.

È stato inoltre Consigliere indipendente di Eni S.p.A., Consigliere e Presidente in Prelios Credit Servicing S.p.A. e Presidente del Collegio Sindacale dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., nonché Presidente del Collegio Sindacale di Coop Alleanza 3.0.

È consulente tecnico in procedimenti giudiziari, coadiutore di procedure fallimentari, liquidatore, curatore fallimentare e commissario giudiziale.