«Togliere agli Stati il potere di legiferare per tornare a essere cittadini e non sudditi»

Più diritto che viene dal basso, meno leggi prodotte dall’alto. Questo, in estrema sintesi, il “Modello Leoni” di organizzazione sociale di cui si è trattato al PalabancaEventi di via Mazzini dove, in Sala Panini, è stato presentato il volume “La libertà e il diritto” di Bruno Leoni e a cura di Carlo Lottieri (edizioni liberilibri, saggio introduttivo del prof. Raimondo Cubeddu, realizzato con la partecipazione di Confedilizia) per iniziativa dell’Associazione culturale Luigi Einaudi in collaborazione con la Banca di Piacenza, ringraziata nei saluti introduttivi del presidente dell’Associazione Einaudi Danilo Anelli. La pubblicazione è stata illustrata dal curatore, filosofo del diritto, in dialogo con Antonino Coppolino, presidente di Confedilizia Piacenza, e con Giorgio Spaziani Testa, presidente nazionale della Confedilizia (in collegamento da Roma).

Il libro (titolo originale Freedom and the law) è il frutto di lezioni tenute da Leoni in California nel 1958, pubblicato negli Stati Uniti nel 1961 e poi anche in Italia, dove uscì soltanto nel 1995.

Il prof. Lottieri ha definito Bruno Leoni «uno dei più grandi maestri della scienza politica del dopoguerra, molto appassionato di questioni economiche». E con economisti del calibro di von Hayek, Friedman e von Mises si confrontava alla Mont Pelerin Society, circolo liberale internazionale contro i totalitarismi. «Aveva capito – ha spiegato il curatore – che gli economisti liberali non avevano compreso alcune questioni fondamentali legate al diritto. Sosteneva la necessità di meno leggi e di un nuovo modo di pensarle: non come “comandi” ma come frutto di ciò che emerge dai tribunali, un diritto giudiziario sul modello anglosassone». Sì alla Common law dunque (il sistema giuridico dei Paesi anglo-americani basato su precedenti giurisprudenziali) e no alla codificazione prodotta dagli organi politici (su tutti, il Parlamento). Leoni sottolineava che se le leggi nascono dai tribunali “nessuno è padrone del diritto” che nasce invece dal consenso sociale ed è indipendente. «Bruno Leoni – ha proseguito il prof. Lottieri – ha teorizzato la destatizzazione del diritto: dove c’è un legislatore, questo vuole legiferare di continuo provocando un’instabilità normativa che porta assoluta incertezza». E qui l’avv. Coppolino ha posto il tema della burocrazia che limita la libertà individuale. «Vero – ha affermato il relatore – perché la burocrazia è autoreferenziale e crea cittadini-sudditi». Il prof. Lottieri ha a questo proposito citato un esempio che amava fare Einaudi: nel ‘700, in Piemonte, c’era il problema della moltiplicazione delle volpi; fu formato un Corpo di cadetti con il compito di cacciare questi animali; il loro numero inizialmente diminuì, poi si stabilizzò. Il motivo? Se fossero state debellate, la ragion d’essere di questo Corpo sarebbe venuto meno. Ecco perché la burocrazia non risolve, ma complica: per sopravvivere.

Sull’eccesso di norme è intervenuto Giorgio Spaziani Testa: «La nostra principale “fabbrica” del diritto, il Parlamento, si sta espandendo provocando molti danni. Poi abbiamo anche tante “succursali”: le Regioni, i Comuni e via elencando. Leoni combatteva il diritto che proveniva dall’alto e noi come Confedilizia tutti i giorni siamo alle prese con continui attacchi alla proprietà. Non parliamo poi della “fabbrica” del diritto della Commissione europea, che produce cose come il green deal che, oltre a minacciare la proprietà, lede anche la capacità di libera iniziativa. Rispetto alla realtà di tutti i giorni, il Modello Leoni è purtroppo un’utopia».

«Bruno Leoni – ha concluso il prof. Lottieri – aveva una sua filosofia di società basata su regole, diritto ed economia derivanti da azioni individuali. Lasciando spazio a queste, le norme nascerebbero in un clima corrispondente al bene comune. Credeva nel mercato, nella concorrenza come motore di una vita spontanea che definisse la società. In questo modo, il senso comune sarebbe elemento fondamentale nella formazione della giurisprudenza. In un sistema aperto e competitivo saremmo più tutelati. Il Modello Leoni risocializza il diritto riportandolo ai nostri comportamenti».




Emozione e applausi al PalabancaEventi con Manzoni in ricordo di Corrado Sforza Fogliani

«Grazie alla Banca di Piacenza che tiene vivo il ricordo di mio marito, che riteneva I Promessi Sposi un’opera molto importante, un trattato di economia quando parla del giusto prezzo del pane. Grazie a tutti voi per la presenza, al maestro Beretta che con le sue musiche ci ha commosso e a Ettore Bassi per l’impeccabile interpretazione». Con queste parole Maria Antonietta De Micheli ha concluso la serata in memoria di Corrado Sforza Fogliani, nel giorno dell’onomastico, che si è tenuta al PalabancaEventi, dove nella Sala a lui dedicata è andato in scena il melologo Questo matrimonio non s’ha da fare, romanzo in musica per voce recitante e orchestra sull’opera di Alessandro Manzoni con adattamento del testo e musica a cura di Marco Beretta, voce recitante dell’attore Ettore Bassi e accompagnamento musicale della 15Orchesta Ensemble – Federico Silvestro (violino primo), Davide Scognamiglio (violino secondo), Nicola Sanguinetti (viola), Giulio Richini (violoncello), Alberto Boffelli (contrabbasso), Denise Fagiani (flauto), Federico Allegro (oboe), Davide Cattaneo (clarinetto), Fausto Polloni (fagotto), Lara Eccher (corno) – diretta dallo stesso maestro Beretta (al pianoforte).
Lo spettacolo (presentato da Lavinia Curtoni dell’Ufficio Relazioni esterne della Banca) è stato seguito da un numeroso pubblico. Tra le autorità presenti, il prefetto Paolo Ponta, il sindaco Katia Tarasconi, il questore Ivo Morelli, il comandante provinciale dei Carabinieri col. Pierantonio Breda, il direttore del Polo Nazionale Rifornimenti brig. gen. Daniele Durante, il comandante della Polizia Municipale Mirko Mussi, il direttore della Banca d’Italia Massimo Calvisi, il vicepresidente della Fondazione Mario Magnelli.
Nell’intervento di saluto, il presidente della Banca di Piacenza Giuseppe Nenna (l’Istituto era rappresentato anche dai componenti del Consiglio di Amministrazione, dal direttore generale Angelo Antoniazzi e dal vicedirettore generale Pietro Boselli) ha spiegato le ragioni del doppio omaggio al Presidente Sforza Fogliani, che era stato ricordato a dicembre, mese della sua scomparsa e del suo compleanno: «A fine anno, per ragioni tecniche, non possiamo ospitare la giornata a lui dedicata in questa Sala che gli abbiamo intitolato, ed è per questo che abbiamo pensato di ricordarlo anche nel giorno del suo onomastico».
I passaggi più significativi del romanzo, letti dal noto attore Ettore Bassi, hanno dunque incontrato i suoni del pianoforte, del doppio quintetto di archi e fiati e la musica originale che Marco Beretta ha composto allo scopo di anticipare e sottolineare il contenuto emotivo del testo grazie anche alla regia di Alberto Oliva. L’attore barese ha dato il là allo spettacolo entrando in scena con sottobraccio un libro dei Promessi Sposi il cui giallo delle pagine testimoniava quanto fosse un’edizione “vissuta”. Da quel libro ha quindi letto l’inizio del primo capitolo (“Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno…”) per proseguire – questa volta dal leggìo – con l’incontro tra don Abbondio e i Bravi, tra il curato e Renzo, tra don Rodrigo e fra Cristoforo e con tutti i principali passaggi del romanzo dove viene descritto il dramma vissuto da Renzo e Lucia (musica incalzante e alti toni della recitazione nella rappresentazione del rapimento della giovane) con il lieto fine di un matrimonio che non s’aveva da fare, ma che poi si è fatto (con tanti bambini a suggellare l’amore tra Renzo e Lucia, più forte dell’arroganza dei potenti).
Lungo applauso finale per tutti i protagonisti, con coda di selfie per Ettore Bassi, il cui fascino non ha lasciato indifferente il pubblico femminile. Molto simpatico anche il siparietto con il comandante dell’Arma col. Breda, che si è così rivolto all’attore: «Posso salutare un collega?», riferendosi al ruolo del maresciallo Andrea Ferri interpretato da Ettore Bassi dal 2002 al 2005 per la serie Tv di Canale 5 “Carabinieri”.




A XNL in mostra il genio dei Macchiaioli Giovanni Fattori

Si è tenuta questa presso XNL Piacenza la presentazione della mostra Giovanni Fattori 1825-1908. Il ‘genio’ dei Macchiaioli, a cura di Fernando Mazzocca, Giorgio Marini ed Elisabetta Matteucci. Un grande progetto espositivo che celebra il bicentenario della nascita di uno dei protagonisti del grande naturalismo europeo della seconda metà dell’Ottocento, promossa da Rete Cultura Piacenza, che comprende Fondazione di Piacenza e Vigevano, Comune di Piacenza, Provincia di Piacenza, Regione Emilia-Romagna, Camera di Commercio dell’Emilia e Diocesi di Piacenza-Bobbio.
La mostra, prodotta da Dario Cimorelli Editore, è realizzata con il prezioso sostegno della Banca di Piacenza, e grazie alla fattiva collaborazione con la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, il Comune di Livorno e la Fondazione Livorno.
Alla presentazione, condotta dalla direttrice di XNL Arte Paola Nicolin, sono intervenuti:
Roberto Reggi, Presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Katia Tarasconi, Sindaco di Piacenza, Filippo Cella, vicepresidente vicario della Camera di Commercio dell’Emilia, Massimo Toscani, presidente Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, Roberta Valla, consigliera della Provincia di Piacenza con delega al Turismo, marketing territoriale, rapporti con DTE,
Pietro Boselli, vicedirettore Banca di Piacenza e i curatori della mostra: Fernando Mazzocca ed Elisabetta Matteucci.

Giovanni Fattori 1825-1908
Il ‘genio’ dei Macchiaioli
29 marzo – 29 giugno 2025
XNL Piacenza via Santa Franca 36, Piacenza

Giovanni Fattori (Livorno 1825 – Firenze 1908), protagonista indiscusso del movimento dei Macchiaioli, è stato uno degli artisti più significativi del panorama figurativo europeo dell’Ottocento che ha saputo dominare tutti i generi pittorici. Dalle prime ricerche sulla macchia, che condurranno ad una vera e propria rivoluzione del tradizionale concetto di estetica ottocentesca, agli intensi ritratti, dai paesaggi en plein air ai soggetti di vita rurale e alle scene che esaltano la Maremma, simbolo di quel mondo contadino che Fattori amava e che contrapponeva alla disorientante modernità urbana. Su questi campeggia la straordinaria interpretazione dei soggetti militari, indagati sia nelle manifestazioni più solenni ed epiche delle grandi campagne delle Guerre d’Indipendenza, sia nei momenti più intimi della vita di guarnigione. Di fronte al crollo di tutte le aspirazioni e gli ideali riposti nell’Unità, la sua produzione, mai scontata e sempre distante da una retorica celebrativa, è stata accompagnata da una personale riflessione etica, al punto da rappresentare una delle testimonianze più autentiche e coerenti del nostro Risorgimento. A lui XNL Piacenza, centro per le arti contemporanee della Fondazione di Piacenza e Vigevano, dedica, dal 29 marzo al 29 giugno 2025, la mostra Giovanni Fattori 1825-1908. Il genio dei Macchiaioli a cura di Fernando Mazzocca, Giorgio Marini ed Elisabetta Matteucci.

La mostra – organizzata in occasione del bicentenario della nascita e della prossima uscita del catalogo ragionato, a cura di Giuliano Matteucci – si propone di rinnovare la memoria di Fattori offrendo una nuova interpretazione della sua figura e della sua opera, concentrandosi sulle peculiarità e l’unicità dell’artista e dell’uomo in rapporto al panorama dell’arte italiana del XIX secolo.

Una particolare attenzione viene dedicata alla produzione grafica dell’artista, composta da acqueforti di straordinaria bellezza, che rivelano la sua capacità di rinnovare il linguaggio attraverso una tecnica nuova, complementare alla pittura. Grazie alla collaborazione con l’Istituto Centrale per la Grafica di Roma, in mostra vengono esposti disegni e acqueforti inedite che testimoniano l’evoluzione stilistica dell’artista e il suo impatto sulla grafica italiana del Novecento.
Tale antologica si avvale, inoltre, della collaborazione dell’Istituto Matteucci di Viareggio e Milano, che in questa occasione mette a disposizione una selezione di opere che documentano la complessità artistica di Fattori, dal periodo della “macchia” fino a sviluppi che anticipano tendenze del Novecento.

L’arte di Fattori ha lasciato un’impronta indelebile anche sulla cultura del XX secolo, come documentano saggi critici e opere di artisti contemporanei come Ugo Ojetti, Emilio Cecchi e Giorgio de Chirico. Le sue opere hanno ispirato anche importanti registi italiani tra cui Luchino Visconti, che ha utilizzato le atmosfere fattoriane nei suoi film sul Risorgimento, come Senso (1954) e Il Gattopardo (1963).

La mostra si conclude con un’area dedicata al contemporaneo, dove l’arte di Elger Esser offrirà una riflessione visiva unica. Le sue fotografie, caratterizzate da un affascinante equilibrio tra paesaggio e memoria storica, introducono una dimensione contemporanea che dialoga in modo intenso con il naturalismo ottocentesco di Fattori. Questo incontro tra epoche distanti arricchisce la mostra di una nuova prospettiva, creando un ponte tra il passato e il presente che amplifica il valore dell’esperienza artistica proposta da XNL. Un contrasto stimolante che invita il visitatore a riflettere sul continuo e dinamico sviluppo dell’arte, offrendo uno spunto di riflessione su come la memoria storica possa essere reinterpretata e attivata oggi.

“Nell’anno del bicentenario della nascita di Giovanni Fattori – ha detto Roberto Reggi Presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano – la nostra Fondazione, insieme a tutta la Rete Cultura Piacenza, celebra uno dei maggiori pittori italiani dell’Ottocento che, con la sua opera, tra realismo e naturalismo, ha saputo raccontare e rinnovare il tema del paesaggio, registrandone la bellezza fra luci e ombre, ma anche aprire riflessioni profonde e attuali sul rapporto fra vita rurale e modernità urbana, sulla guerra, sulla natura.
L’esposizione trova la sua sede naturale in XNL Piacenza, uno spazio che in poco tempo ha saputo integrarsi nel sistema della cultura a Piacenza, svolgendo fin da subito una funzione di crocevia fra i diversi linguaggi artistici della contemporaneità, le epoche e le istituzioni culturali.
In questo solco nasce la mostra Giovanni Fattori (1825-1908). Il ‘genio’ dei macchiaioli, un progetto di respiro nazionale frutto del lavoro di squadra fra istituzioni che, ancora una volta, insieme, promuovono la valorizzazione turistica e culturale del territorio, guardando a un pubblico ampio, oltre i confini di Piacenza. Una mostra importante, che presenta una ricchissima selezione di capolavori e che, è il nostro augurio, sorprenderà i visitatori. Ringrazio tutte le persone che stanno lavorando in queste settimane al progetto – i curatori, la casa di produzione, lo staff di XNL e della Fondazione – e ringrazio la Banca di Piacenza, partner prestigioso e affidabile che ancora una volta è a fianco di Rete Cultura Piacenza”.

“Con l’organizzazione di questa mostra-evento, XNL Piacenza – ha affermato Katia Tarasconi, sindaco di Piacenza – si conferma più che mai come polo di riferimento culturale e artistico sul territorio, in sinergia con la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi e con tutte le componenti di Rete Cultura Piacenza, in un impegno corale e di reciproca valorizzazione che ambisce a dare al nostro territorio un respiro sempre più alto in termini di qualità dell’offerta e attrattività. Nella figura di Giovanni Fattori si celebra un Maestro che ha caratterizzato, con la sua impronta, uno dei Movimenti più significativi della pittura italiana del XIX secolo, ripercorrendo la storia e l’evoluzione dell’artista con profondità e dinamismo che culminano, non a caso, nel dialogo con la contemporaneità. Grazie alla collaborazione e al lavoro di squadra tra le istituzioni, Piacenza ha intrapreso un percorso che sta dando risultati importanti: la mostra che ci accompagnerà nei prossimi mesi ne è un esempio ed è motivo non solo di orgoglio, così come di riconoscenza nei confronti di tutte le realtà che vi hanno contribuito, ma rappresenta uno stimolo ulteriore a proseguire, insieme, in questa direzione, investendo in bellezza, arte e cultura come elementi chiave di sviluppo”.




Gli anni Settanta a Piacenza e nel mondo

«L’obiettivo della mia attività editoriale è di scrivere tante cose per regalarvele. Anche questo mio ultimo lavoro è stato scritto con il cuore. Spero di averlo fatto bene». Così un emozionato Mauro Molinaroli si è rivolto al numeroso pubblico presente al PalabancaEventi (Sala Panini) alla presentazione del suo libro “Un lungo incanto”, dove vengono raccontati gli anni Settanta sia dal punto di vista personale, sia con riferimenti a ciò che è avvenuto a Piacenza e nel mondo.
Dopo gli interventi di saluto del vicedirettore della Banca di Piacenza Pietro Boselli e dell’assessore alla Cultura del Comune di Piacenza Christian Fiazza («Mauro è una persona coraggiosa che con questo libro si è messo a nudo, ha fatto i conti con il passato e questo gli dà maggiori potenzialità per il futuro»), hanno preso la parola – coordinati dal giornalista Robert Gionelli («nel volume c’è un affresco sentimentale della nostra città») – il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Roberto Reggi (che ha scritto la Prefazione), lo psicoterapeuta Stefano Sartori (autore della Presentazione) e il giornalista Giorgio Lambri.
Reggi ha riconosciuto all’autore «la capacità di raccontare, di portarti in mezzo agli eventi» e il merito di aver, libro dopo libro, «creato un mosaico emotivo che ricostruisce la storia della nostra comunità». Il presidente della Fondazione degli anni Settanta recupererebbe i cantautori («allora straordinari») e il Piacenza Calcio («che svolse una potentissima azione di marketing territoriale»); non ha invece nostalgia alcuna del traffico «pesantissimo a quei tempi» e dell’inquinamento («elevatissimo»).
Lo psicologo Sartori ha ripreso il concetto del coraggio dimostrato dall’autore nell’affrontare le cose che ci hanno fatto più male nella vita (come la prematura morte del padre) definendo la lettura del libro («piccolo ma denso») una lunga seduta di psicoanalisi.
A parere del giornalista Lambri il volume «non è un amarcord» di un periodo «che ci ha formato», ma un «ritrovarsi con se stessi, le proprie inquietudini, la propria anima: leggetelo pensando all’aspetto emotivo e vi darà delle belle sensazioni arricchendovi».
L’autore ha ringraziato la Banca di Piacenza («fortemente identitaria») e citato «tre grandi sindaci» con i quali ha lavorato: Felice Trabacchi, Stefano Pareti, Roberto Reggi. Ha poi ricordato i cantautori (Guccini, De Gregori, Vecchioni, Lauzi e tanti altri) che lo hanno aiutato a crescere. Molto formativa anche l’esperienza da studente lavoratore alla Libreria Bellardo («dove avevo modo di confrontarmi con il titolare Italo e con un giovane Gianni D’Amo, allora leader del movimento studentesco»). «Ho cercato – ha concluso Molinaroli – di tirar fuori le cose che abbiamo dentro».




Pilota militare, a causa di un malore passeggero, fu sostituito in un volo, salvandosi la vita

In occasione del 52° anniversario si è tenuta nei giorni scorsi, a Mandrola, nel comune di Rivergaro (PC), la cerimonia commemorativa al monumento costruito in memoria dei piloti dell’aeronautica militare tenente Gianni Cademartori e sottotenente Piergiorgio Zanovello, deceduti nell’incidente di volo del 14 febbraio 1973.
Nell’occasione é stata inaugurata e benedetta la “Croce dei Venti” a Perenne Memoria del Sacrificio dei Piloti Deceduti. Sono anche state scoperte le foto dei due piloti e la targa a ricordo di tutti gli Ufficiali e Sottufficiali del 155° Gruppo di ieri e di oggi.
Motore di questa momento dedicato alla memoria dei due ufficiali é stato ancora una volta Nemo Russo, già sottufficiale a San Damiano ed autore dello stesso monumento. Con la sua tenacia ed instancabile voglia di fare ha portato a termine anche queste ulteriori migliorie ed ha coinvolto nella cerimonia gli amici dell’assicurazione aeronautica con rappresentanze provenienti non solo da varie zone della provincia ma anche dalla Lombardia e dall’Emilia. La benedizione é stata affidata al cappellano militare don Luigi Marchesi. Il comandante del distaccamento aeroportuale di San Damiano, il ten. col. Salvatore Occini, con un breve discorso ha sottolineato l’importanza di trasmettere la storia di questa tragedia alle generazioni future. È un monito – ha detto – per non dare mai per scontato il fatto che senza memoria non vi è la storia, senza il ricordo sincero, attivo e motivato non vi sarà progresso”. Il maggiore Massimo Fantigrossi ha invece letto la preghiera dell’aviatore.
Presente fra gli altri il generale dell’aeronautica in pensione Roberto Bordigato, pilota di grande esperienza che nella sua carriera ha formato tante generazioni di top gun italiani. Padovano, ha prestato servizio presso la base di Istrana ed anche a San Damiano. A Piacenza ha conosciuto sua moglie ed una volta ritiratosi é rimasto a vivere nella nostra provincia, a Carpaneto. A 83 anni é una fonte inesauribile di anettodi nonché memoria storica dell’aeronautica. Il racconto più incredibile che emerge chiacchierando con lui riguarda proprio la tragedia dei due piloti morti a Mandrola. Perché Bordigato avrebbe dovuto essere al comando del secondo aereo, con capoformazione il tenente Cademartori. A causa di un malore passeggero rimase a terra e fu sostituito dal parigrado sottotenente Zanovato. Un evento fortuito che gli salvó la vita.




Scelte di investimento: meglio affidarsi agli intermediari classici per prevenire frodi

Sono stati innumerevoli gli spunti offerti da Claudio Cacciamani in tema di scelte consapevoli sul risparmio e sulle decisioni di investimento per “cercare di vivere tutti meglio con quello che abbiamo”, come si trova scritto sul pamphlet (“Zibaldone di pensieri economici, finanziari e assicurativi”, edizioni Giappichelli) realizzato dal docente di Economia degli intermediari finanziari presso il Dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Università di Parma e presentato al PalabancaEventi di via Mazzini per iniziativa della Banca di Piacenza. Il volume raccoglie articoli “didascalici” (dall’autore definiti “didascalie sparse”) pubblicati dal 2017 al 2024 come pezzi di fondo dell’inserto economico del lunedì della Gazzetta di Parma.

Il prof. Cacciamani ha fatto notare come in campo finanziario «molti fenomeni sfuggono alla vigilanza o non sono regolamentati», come nel caso in cui alla cassa del supermercato ti viene chiesto se vuoi lasciare il resto per un piano di accumulo («è regolamentata quella roba lì?», si è chiesto il relatore) e consigliato agli intermediari di dare «poche informazioni e serie» usando «parole semplici ma efficaci». L’autore ha quindi fatto cenno agli investimenti alternativi («cose allucinanti») che hanno fatto la loro comparsa appena prima e subito dopo il Covid, «fenomeni che rischiano di provocare serie disuguaglianze».

Nella finanza, nelle banche e nelle assicurazioni «non esiste un modello imprenditoriale a cui ispirarsi perché – ha spiegato il prof. Cacciamani – ci sono istituti di piccole dimensioni che vanno bene, grandi banche che se la passano male e viceversa». E nel dibattito sulle concentrazioni bancarie «sentiamo spesso i manager di importanti gruppi dire che l’obiettivo è creare valore per gli azionisti. E il cliente?».

Il docente ha espresso perplessità sui sempre maggiori obblighi informativi e sulla eccessiva standardizzazione dell’informativa. Dubbi anche sull’intelligenza artificiale: «Può essere usata per discriminare a monte la clientela; esiste un tema etico; la vigilanza bancaria si sta già interrogando in merito».

«L’accesso a transazioni sicure e decentralizzate – ha concluso il prof. Cacciamani – fornisce una base solida per prevenire le frodi, per garantire una maggiore governance, per avere dati e reportistiche migliori. Gli intermediari finanziari e bancari possono avere notifiche aggiornate e accurate in relazione ai cambiamenti. Ciò permette loro di migliorare la gestione del rischio e massimizzare le opportunità di capitali e fondi». Ultimo consiglio: «Investire in competenze, perché è su quelle che si gioca il futuro».




«Scuola italiana prigioniera di sindacati e pedagogisti»

I rapporti tra Europa e America dopo i risultati delle elezioni presidenziali negli Usa: questo il prossimo tema del Festival della cultura della libertà nell’anno del decennale (2026). L’anticipazione arriva dal curatore scientifico Carlo Lottieri, che ha svolto le considerazioni finali dell’edizione numero nove, conclusasi oggi e organizzata al PalabancaEventi di via Mazzini dall’Associazione culturale Luigi Einaudi in collaborazione con Confedilizia, Banca di Piacenza, European students for liberty, Fondazione di Piacenza e Vigevano, Liberali Piacentini, Comitato nazionale per i 150 anni dalla nascita di Luigi Einaudi. «Ci siamo trovati qui a Piacenza – ha osservato – per riflettere, ragionare e capire meglio perché è importante la libertà di educazione. Spero che ognuno di noi torni a casa con un’idea che lo abbia arricchito. Io ne porto con me due: in presenza di istituzioni sovrane che pretendono di essere sopra tutto, non c’è spazio per la libertà educativa; ogni libertà in meno dissolve anche le altre libertà». Per i saluti finali è intervenuto anche il presidente nazionale di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, che ha ringraziato (ringraziamenti a cui si è unito Antonino Coppolino, presidente dei Liberali Piacentini) Carlo Lottieri e tutti coloro che hanno contribuito all’ottima riuscita del Festival e ha ricordato l’attività culturale della Confedilizia per diffondere il pensiero liberale, anche oltre i temi che riguardano più direttamente la proprietà immobiliare.

La mattinata della seconda giornata (tema del Festival, “Libertà educativa, meno Stato, più società”), moderata da Emanuele Galba, aveva preso il via con la IV sessione che ha trattato di “Imprese e istruzione: un rapporto da costruire”, con Roberto Brazzale (imprenditore), Cesare Galli (professore di diritto industriale all’Università di Parma, in collegamento) e Pierluigi Magnaschi (direttore di Italia Oggi). L’avv. Brazzale ha individuato negli anni ‘70 l’inizio della parabola discendente della qualità formativa, con riforme continue che hanno burocratizzato la scuola dove, ha sostenuto, «ci sono ottimi insegnanti che non sono messi in condizione di lavorare come sanno». L’imprenditore veneto ha quindi stigmatizzato «l’ideologizzazione della scuola che produce il “perfetto cittadino”, vale a dire un imbecille». Il prof. Galli ha sostenuto che per migliorare la collaborazione tra imprese e sistema scolastico bisognerebbe dare impulso alle agenzie private del lavoro, perché l’Agenzia nazionale dell’occupazione «ha fallito». Il docente universitario ha poi auspicato maggiore concorrenza tra sistemi scolastici «non per creare scuole di serie A e di serie B, ma per avere scuole diverse per esigenze diverse».

Il direttore Magnaschi ha sentenziato la crisi della scuola italiana, dove troviamo «punti di eccellenza e qualità media molto bassa». Una crisi che secondo il giornalista piacentino deriva dal fatto che «i processi educativi sono governati da Roma, dove abbiamo burocrati prigionieri dei sindacati. Altro grande problema della scuola italiana, a parere di Magnaschi, «l’affidamento dei programmi ministeriali ai pedagogisti, che li rendono ideologici». Il direttore di Italia Oggi ha quindi fatto cenno a un altro grande problema del nostro livello di istruzione: la scarsa conoscenza dell’inglese dovuta al fatto che per troppi anni nelle nostre scuole si è insegnato come prima lingua straniera il francese «per una sorta di sudditanza verso la Francia». L’oratore ha concluso auspicando «una più forte presenza del settore privato al ministero della Pubblica istruzione».

Nella V sessione il filosofo del diritto Carlo Lottieri e lo storico delle dottrine politiche Diana Thermes hanno affrontato il tema del finanziamento dell’istruzione in una società libera. «L’istruzione – ha argomentato il direttore scientifico del Festival – è finanziata dal contribuente, spesso senza saperlo e senza avere qualcosa in cambio. Il nostro è un sistema educativo socialista basato sulla coercizione e che punta all’egualitarismo piuttosto che credere in una società dinamica che possa dare opportunità con finanziamenti volontari e privati». La prof. Thermes ha illustrato il pensiero della scrittrice statunitense di origini russe Ayn Rand, che ha sempre sostenuto come la libertà d’istruzione sia l’unico mezzo per formare uomini liberi e che ha sempre lottato con i suoi romanzi contro gli educatori progressisti.

Nel pomeriggio la VI sessione ha visto al tavolo dei relatori Raimondo Cubeddu, Gabriele Marmonti e Alessandro Vitale che hanno parlato di “Università contemporanee e dogmatismo dominante”, mentre nell’ultima sessione (tema, “L’accademia in un mondo in trasformazione”) sono intervenuti Sergio Belardinelli, Paolo Miccoli e Andrea Simoncini. Le sessioni pomeridiane sono state moderate da Antonino Coppolino.




Alessandro Seggio vince il concorso del CPAE. Il suo dipinto sarà in manifesto della Vernasca Silver Flag 2025

Gli ultimi ritocchi tra la luce soffusa della Galleria della Borsa tra prospettive e scelte stilistiche diverse ed auto, che su tela o incollate all’asfalto, hanno tracciato la storia dell’automobilismo italiano ed internazionale. A vincere il concorso estemporaneo di pittura organizzato dal CPAE in collaborazione con il Liceo Artistico “Bruno Cassinari” l’opera di Alessandro Seggio, studente del terzo anno Achitettura dell’istituto piacentino, che diventerà così manifesto della ventinovesima edizione della Vernasca Silver Flag.

Alessandro ha immortalato nel suo lavoro il tema portante della prossima edizione rappresentando un mondo dal quale prorompono le scie di tre auto capaci di vincere ed incantare migliaia di appassionati in tutto il globo e che sono fulcro di quanto si consumerà in Val d’Arda il fine settimana del 13 giugno: un 1975 storico nel quale Ferrari vinceva con Lauda e la 312 B il Campionato del Mondo di Formula 1, Alfa Romeo conquistava il Campionato del Mondo Marche con le 33 TT12 mentre Lancia completava il tris di Mondiali con la vittoria del Campionato del Mondo Rally con la Stratos.

La giuria del concorso ha discusso e dibattuto prima di decretare il vincitore, segno che gli altri quattro finalisti – selezionati tra i trentadue partecipanti complessivi – erano distanti per questione di pochi voti, di centesimi sulla linea del traguardo. Secondo posto per Marta Cattaneo, terzo gradino del podio per Luka Angelov (stesso risultato della precedente edizione del concorso), quarta piazza per Aaron Lee e quinto posto per Aurora Toscano: gli studenti si sono suddivisi equamente anche l’indirizzo di provenienza, segno che le proposte pur di stampo diverso sono state apprezzate in egual misura.

«Un concorso di pittura può essere occasione di avvicinarsi al mondo delle auto d’epoca – ha commentato così il professor Massimo Grandi (ex direttore Laboratorio di Car Design, Dipartimento Architettura UNIFI), membro della giuria – Gli studenti sono stati invitati ad affrontare una tematica particolare in un contesto dove il design automobilistico ha come propulsore il marketing che opera in base a principi i quali limitano la libertà: è necessario affidare questo manifesto a ragazzi giovani, per evitare il rischio che si perda interesse per l’auto storica». A sottolineare le parole dello storico designer fiorentino la vice presidente di ASI, Agnese Di Matteo. «Partecipando alle ultime edizioni della Silver sono sempre rimasta affascinata dalla organizzazione del club (CPAE, NdR) capace di fare squadra: l’idea di coinvolgere i giovani può essere stimolo per ritrovare interesse verso auto e viaggi. È difficile trovare l’argomento giusto per avvicinare i ragazzi: ASI Giovani, al suo secondo mandato, sta lavorando anche su questo fronte».

Oltre a Grandi e Di Matteo in giuria erano presenti Lorenzo Boscarelli (Presidente AISA), Claudio Casali (Presidente CPAE) e Giovanni Groppi (Vicepresidente CPAE e membro Commissione cultura ASI). Assente per indisposizione Andrea Vetrucci (Interior Designer Automobili Lamborghini, vincitore concorso nel 2015), ex studente del Cassinari.

Le premiazioni finali si sono svolte di fronte a Palazzo Mercanti alla presenza dell’assessore Mario Dadati, dei docenti del liceo Cassinari che hanno seguito gli studenti nella fase di preparazione al concorso insieme alla dirigente scolastica, Sabrina Mantini.

LA CLASSIFICA DEI FINALISTI

1.   Alessandro Seggio (III Architettura)

2.   Marta Cattaneo (V Grafica)

3.   Luka Angelov (IV Figurativo)

4.   Aaron Lee (IV Architettura)

5.   Aurora Toscano (IV Design)




«La scuola di oggi è un disastro e non è in grado di trasmettere ai giovani il desiderio di sapere»

«La scuola di oggi è un disastro perché non è in grado di formare giovani dotati di spirito critico. Manca il desiderio di sapere. La scuola dovrebbe tenere vivo il desiderio di conoscenza, perché senza conoscenza non c’è libertà». Questo il giudizio, severo ma del tutto condivisibile, dato da Maria Antonietta De Micheli Sforza Fogliani, che nella scuola ha insegnato per tanti anni e che ha suggerito il tema di quest’anno, intervenuta alla prima giornata della nona edizione del Festival della cultura della libertà (organizzato dall’Associazione culturale Luigi Einaudi in collaborazione con Confedilizia, Banca di Piacenza, European students for liberty, Fondazione di Piacenza e Vigevano, Liberali Piacentini, Comitato nazionale per i 150 anni dalla nascita di Luigi Einaudi) in corso al PalabancaEventi di via Mazzini a Piacenza e intitolato al marito Corrado Sforza Fogliani, ideatore della kermesse liberale ricordato da tutti gli intervenuti, in modo particolare dal sindaco. «È stata una figura straordinaria per la nostra città e nel panorama nazionale – ha affermato Katia Tarasconi -. La sua scomparsa ha rappresentato una profonda perdita per Piacenza, città che ha amato e che ha servito fino all’ultimo».

La prima sessione (moderata da Emanuele Galba) ha trattato di “Luigi Einaudi e la scuola libera”, con a Roberta Modugno (storica delle dottrine politiche), Vincenzo Nasini (avvocato e vicepresidente di Confedilizia), Paolo Silvestri (professore di filosofia del diritto Università di Catania) e Giuseppe Vegas (presidente del Comitato nazionale per i 150 anni dalla nascita di Luigi Einaudi, che ha portato un saluto a nome del Comitato, la cui funzione è stata quella di «riportare in primo piano una persona, Einaudi, che ha dato tanto al nostro Paese ma che è ricordato molto meno di chi fa più chiasso»). «Einaudi – ha argomentato la prof. Modugno – aveva definito il valore legale del titolo di studio la peggior peste che potesse capitare, perché il valore legale uniforma, di fatto, gli insegnamenti in tutte le scuole ai programmi decisi dallo Stato». La relatrice ha quindi spiegato la differenza che l’economista di Dogliani faceva tra due modelli di scuola: quello napoleonico franco-italiano, con criteri formativi stabiliti dallo Stato, e modello anglosassone, simbolo di libertà.

L’avv. Nasini ha dal canto suo trattato dell’educazione dei giovani al rispetto del valore della proprietà privata attraverso la scuola, lamentando che questo rispetto non venga insegnato. «Anzi – ha osservato – gli studenti si convincono a disprezzare tutto quello che è privato dimenticando che senza libertà economica non esiste libertà politica».

Il prof. Silvestri ha approfondito il tema della libertà educativa e dell’educazione alla libertà che ritroviamo nel pensiero einaudiano. «L’uomo è al centro del pensiero di Einaudi – ha sostenuto l’oratore – uomo che definiva non perfetto, bensì perfettibile, nel senso che si può sbagliare, l’importante è però sapere che la libertà è fatta di lotta per migliorarsi. Per il Nostro l’uomo non nasce libero ma lo diventa con lo sforzo continuo e la libertà è un qualcosa che si nutre di diversità. E nemici della libertà sono coloro disposti a barattarla con la sicurezza, come è avvenuto con il fascismo».

Il Festival si era aperto con gli interventi di saluto (introdotti da Danilo Anelli) del presidente dei Liberali Piacentini Antonino Coppolino («Il Festival è stata una grande intuizione di Corrado Sforza Fogliani, che ha sempre vissuto questa due giorni come una ventata di libertà»), del presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa («Grazie alla Banca di Piacenza che ci ospita in questo bellissimo posto, a Carlo Lottieri che ogni anno sviluppa i temi e coinvolge i relatori, al presidente Sforza Fogliani per aver avuto la splendida idea di questa iniziativa; e grazie a Danilo Anelli; riguardo al tema di quest’anno, vorrei segnalare che il ministro Valditara ha inserito nelle indicazioni del programma di educazione civica il concetto dell’importanza della proprietà privata, che va rispettata e incoraggiata»), del presidente della Banca di Piacenza Giuseppe Nenna («Corrado Sforza Fogliani ha sempre sviluppato idee che hanno avuto un successo duraturo nel tempo. È stata una grande perdita per la città e per la Banca, dove ha seminato bene, lasciandoci una realtà autonoma e indipendente; il nostro impegno quotidiano è di mantenerla tale») e di Antonietta De Micheli Sforza Fogliani (del suo intervento abbiamo riferito all’inizio.

Il deputato svizzero e insegnante all’ETH di Zurigo Paolo Pamini ha tenuto una stimolante lectio magistralis su “La Svizzera è un modello?”, illustrando il funzionamento delle istituzioni svizzere e spiegando che quel modello ci può aiutare a comprendere certi meccanismi ma non è esportabile in Italia.

La giornata – seguita anche in diretta streaming (liberalipiacentini.com, culturadellaliberta.com, confedilizia.it) – è proseguita nel pomeriggio (gli incontri sono stati moderati dal giornalista Carlandrea Triscornia) con la II sessione (“Le ragioni della scuola parentale”), che ha visto confrontarsi lo storico Eugenio Capozzi, il filosofo del diritto Andrea Favaro e il libero professionista Matteo Piazza, che ha raccontato la sua personale esperienza dell’aver tentato di mettere in piedi una scuola parentale. Il filosofo politico Raimondo Cubeddu ha ricordato il prof. Lorenzo Infantino, mancato nei giorni scorsi e più volte ospite al Festival: «Tra di noi si era sviluppata una bella amicizia. Era un calabrese molto orgoglioso e un po’ permaloso, ammiratore dei grandi classici del liberalismo austriaco, ma che si sentiva inglese dopo aver studiato a Oxford. Era uno studioso formidabile. Ci mancherà».

Nella III sessione (“Le scuole libere in Italia: quali prospettive”) sono invece intervenuti suor Anna Monia Alfieri (religiosa, ed esperta in educazione), Tiziana Marzaroli (professore di filosofia e padagogia Liceo artistico Cassinari Piacenza) e Sandro Scoppa (avvocato e presidente Confedilizia Calabria). La prima giornata si è conclusa con un momento musicale che ha visto protagonisti Elisabetta Viviani e Claudio Damiani.




Numeri da record per la mostra “Atlas Maior”

Chiusura col botto per la mostra “Atlas Maior – Un universo senza confini – La cartografia, il viaggio e l’arte” sulla quale è calato il sipario ieri, domenica 19 gennaio, dopo una settimana di proroga che era stata decisa valutato il crescente apprezzamento dei piacentini per la rassegna. Nell’ultimo weekend sono stati infatti circa un migliaio di visitatori che non hanno voluto farsi scappare l’occasione di osservare da vicino il capolavoro della cartografia del ‘600 realizzato da Joan Blaeu, un atlante in dieci volumi (di proprietà della Banca di Piacenza) assoluto protagonista della rassegna che si è tenuta al PalabancaEventi di via Mazzini a partire dal 14 dicembre.

«Grande soddisfazione» è stata espressa da Giuseppe Nenna per il successo della mostra. «Le migliaia di persone che in queste settimane sono venute al PalabancaEventi – ha osservato il presidente della Bancahanno apprezzato soprattutto la scelta di proseguire con allestimenti che prevedono la tecnica immersiva (quella già utilizzata per “Icônes”, il viaggio multimediale nei tre capolavori di Piacenza – Ecce Homo, Tondo di Botticelli e Signora di Klimt) rispetto alle esposizioni tradizionali. Un’ulteriore prova che al pubblico piacciono le novità. Grazie a tutti coloro che hanno contribuito con la loro competenza e il loro lavoro al buon esito di questa iniziativa».

Allestita da NEO (Narrative Environments Operas), rientrante nelle iniziative di Rete Cultura Piacenza e promossa dal popolare Istituto di credito su progetto scientifico di Antonio Iommelli, direttore dei Musei Civici di Palazzo Farnese, la mostra ha offerto a oltre settemila visitatori l’opportunità di esplorare il mondo della cartografia storica attraverso un percorso suddiviso in quattro sezioni tematiche, in cui si sono potute ammirare mappe dettagliate, dipinti e strumenti scientifici dell’epoca. Quattro le sale del PalabancaEventi coinvolte: Sala Corrado Sforza Fogliani, il Cuore dell’Atlas, con al centro una sfera luminosa, un mappamondo tridimensionale ispirato ai disegni originali di Willem Blaeu, padre di Joan; Sala Carnovali (Abissi senza fine); Sala Raineri (Tra pennello e compasso) e Sala Douglas Scotti (Farnese Mundi); della curatela di quest’ultimo ambiente si è occupato Graziano Tonelli, già direttore dell’Archivio di Stato di Parma.

VISITE GUIDATE. Molto intenso è stato il programma di visite guidate. L’ultimo venerdì di apertura, il curatore scientifico della mostra Antonio Iommelli (presentato dal presidente Nenna) ha curato una visita guidata nel corso della quale ha sfogliato alcuni dei dieci libri dell’Atlas Maior catturando l’attenzione dei presenti su molti particolari che solo uno sguardo esperto poteva cogliere. Le altre visite guidate sono state tenute dalla storica dell’arte Laura Bonfanti, molto apprezzata per la sua chiarezza espositiva, e hanno coinvolto – oltre al Consiglio di Amministrazione, ai soci e ai clienti private della Banca – scuole (terza A e B turistico dell’Istituto Romagnosi) e associazioni (Inner Wheel, Società Dante Alighieri, Maria Cristina di Savoia, Pittori Csi, Cra Banca d’Italia, Amici della lirica).

MANIFESTAZIONI COLLATERALI. Quattro gli eventi collaterali organizzati durante il periodo di svolgimento della mostra. Protagonisti Luigi Rizzi (“Atlas Maior: 360 anni di un capolavoro cartografico”), Graziano Tonelli (“Piacenza e il viaggio in Italia tra ‘600 e ‘700”), Valeria Poli (“La cartografia tra scienza e politica. Città e territorio in età farnesiana”) e Antonio Iommelli (“Tra pennello e compasso. Arte e scienza nel XVII secolo”).




Arte (pennello) e scienza (compasso) strettamente legate per diffondere il sapere

Pubblico numeroso in Sala Panini del PalabancaEventi per il quarto appuntamento (dopo quelli con Luigi Rizzi, Graziano Tonelli e Valeria Poli) con le manifestazioni collaterali alla mostra “Atlas Maior – Un universo senza confini – La cartografia, il viaggio e l’arte”, promossa dalla Banca di Piacenza e aperta fino a domenica 19 gennaio dopo la proroga decisa dall’Istituto di credito valutato il successo della rassegna.

Il curatore scientifico della mostra Antonio Iommelli (direttore dei Musei Civici di Palazzo Farnese) – introdotto da Roberto Tagliaferri, responsabile dell’Ufficio Economato e Sicurezza della Banca – ha con grande maestria portato i presenti dentro il 1600 (periodo a cui risale la realizzazione dell’Atlas Maior), un secolo tra luci e ombre dove arte e scienza avevano «un rapporto stretto» (da qui il titolo della conferenza, “Tra pennello e compasso”).

Il viaggio del dott. Iommelli è iniziato dall’Olanda di Willem Beau, padre di Joan autore dell’Atlas. Figura di spicco nella storia della cartografia e dell’astronomia, è il classico esempio, ha rimarcato il relatore, di come attraverso la scienza si potessero raggiungere posizioni di agiatezza pur non essendo di nobili origini. L’Olanda a quel tempo era una terra «in bilico tra cattolicesimo e protestantesimo», dove gli artisti erano più liberi, rispetto all’Italia, di rappresentare le scoperte scientifiche nelle loro opere. Terra che si arricchisce attraverso il commercio alimentato dal desiderio di viaggiare verso l’ignoto alla scoperta di nuovi mondi, da dove arrivavano poi spezie, ceramiche, tessuti. E le case olandesi erano ricche di ceramiche e opere d’arte, opere dove venivano spesso rappresentati carte geografiche e oggetti legati alla geografia (globi celesti e terrestri, la sfera armillare). Il direttore dei Musei Civici ha quindi mostrato diverse opere di Jan Vermeer (Donna in azzurro che legge una lettera, Donna con brocca d’acqua, Allegoria della pittura, Allegoria della Fede) nelle quali sono dipinte in modo dettagliato mappe e simboli della scienza in maniera diretta. In Italia, invece, fortemente influenzata dalla regole della Chiesa, gli artisti erano costretti a rappresentare il legame tra arte e scienza “nascondendo”, per esempio, la luna cinerea teorizzata da Leonardo da Vinci o quella dove si vedevano i crateri, a dimostrazione che non era piatta come si sosteneva all’epoca; o il cannocchiale, che per primo Galileo puntò verso il cielo allo scoperta dei pianeti e che diventò emblema del sapere. «Gli scienziati – ha spiegato il dott. Iommelli – ruppero gli schemi e per questo furono messi al rogo. Ricordo che Galilei fu riabilitato solo nel 1992 da Papa Giovanni Paolo II».

A tutti gli intervenuti è stata consegnata copia del catalogo della mostra.

 

ORARI DELLA MOSTRA

Da martedì a venerdì: 16 – 19

Sabato e domenica: 10 – 13 / 16 – 19

L’ingresso alla mostra è libero.




Teatro Duse di Cortemaggiore. Serata dedicata a Gian Luca Vialli “Le cose importanti”

La figura non solo sportiva, ma soprattutto umana di Gianluca Vialli è la protagonista dell’appuntamento previsto domenica 12 gennaio alle ore 21 al Teatro Duse di Cortemaggiore con il regista Marco Ponti e lo scrittore Pierdomenico Baccalario che presentano Gian Luca Vialli “Le cose importanti”. Un appuntamento letterario nell’ambito della stagione del Duse in collaborazione con Fedro Cooperativa e grazie al sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano.

Marco Ponti, il regista di “Santa Maradona” ha avuto la fortuna di poter raccogliere le parole del calciatore durante le riprese del docufilm “La bella stagione”.  «Ci sono un po’ di cose in più che vorrei raccontarvi. Cose importanti, per me, che voglio che voi ascoltiate e che restino. Ci tengo molto.» Le cose importanti che Gianluca Vialli ha voluto dire durante la registrazione del docufilm La bella stagione sono racchiuse nel libro che verrà presentato a Cortemaggiore. E sono importanti perché sono proprio le sue e sprigionano la magica energia delle parole definitive. Dopo la clamorosa e vincente carriera da calciatore professionista, Gianluca Vialli si è reinventato molte volte: prima come commentatore televisivo, poi public speaker, quindi capo delegazione della Nazionale italiana di calcio, quella che sollevò il trofeo nel 2021. L’ultima reinvenzione è stata quella di condivisione pubblica della sua personalissima esperienza di resilienza di fronte alla malattia incurabile. In questo libro Vialli parla di sé, delle persone che ha incontrato, delle esperienze che lo hanno migliorato, dei valori che ha incarnato, della consapevolezza della propria fragilità, della forza delle relazioni vere, del rigore nel fare le cose ben fatte, della serietà e dell’impegno con cui ci si deve offrire al mondo. Parte dei proventi del libro vanno a sostenere la ricerca sulla SLA tramite la Fondazione Vialli e Mauro.

Davide Rossi, Presidente Fedro Cooperativa: “Sono davvero felice di poter ospitare il regista Marco Ponti e lo scrittore Pierdomenico Baccalario che ci guideranno alla scoperta di alcuni aneddoti tratti dal libro “Gianluca Vialli, le cose importanti”. Un omaggio alla figura umana di un grande leader del calcio venuto a mancare proprio il 6 gennaio 2023. Sarà l’occasione per scoprire le tante sfumature di un uomo che è diventato un esempio per molti”.

PROSSIMO APPUNTAMENTO

12 gennaio ore 21 –  Marco Ponti e Pierdomenico Baccalario

“Gianluca Vialli – Le cose importanti”

Incontro letterario

BIGLIETTERIA

Biglietteria locale presso Associazione turistica, via Boni Brighenti 2/a – Cortemaggiore

Info +39 366 3065722 e dusecortemaggiore@gmail.com

Biglietto intero 20€