Felice Cavallotti e san Gaspare Del Bufalo: i legami piacentini di due paladini della libertà

Felice Carlo Emanuele Cavallotti e San Gaspare Melchiorre Baldassarre del Bufalo: due personaggi poco conosciuti ma che hanno avuto un ruolo importante nella storia risorgimentale. Le due figure e i loro legami con la nostra città sono state al centro della conferenza che si è tenuta al PalabancaEventi (Sala Panini) per iniziativa dell’Associazione Piacenza Città Primogenita in collaborazione con Banca di Piacenza e Famiglia Piasinteina. Un incontro promosso per ricordare l’anniversario della ritirata austriaca da Piacenza (1859) e che ha concluso l’anno sociale del sodalizio culturale. «È stata per noi la seconda stagione – ha sottolineato il presidente Danilo Anelli – caratterizzata da ben 12 iniziative. Un grazie alla Banca di Piacenza sempre disponibile ad ospitarci e un pensiero a Corrado Sforza Fogliani che tanto ha fatto per tenere vivi nella nostra città i valori del Risorgimento».

Carlo Giarelli ha definito Felice Cavallotti «un grandissimo» dal punto di vista letterario (poeta, drammaturgo), politico (giovane garibaldino volontario all’epoca risorgimentale, era considerato sicuramente tra gli eredi politici di Garibaldi e di Mazzini), e come comunicatore nella sua attività di giornalista. «Era una persona che voleva bene all’Italia – ha ricordato il prof. Giarelli – e faceva parte della scapigliatura milanese. Aveva frequentato il liceo classico a Pavia e conosceva benissimo il latino e il greco; poi si laureò in giurisprudenza». Molto stretto il rapporto che ebbe con il giornalista piacentino Francesco Giarelli: «Nel mio studio conservo i ritratti di entrambi – ha confidato il relatore, avo del precursore del giornalismo moderno – e mi illudo che si parlino ancora». Il prof. Giarelli ha quindi accennato al Cavallotti privato («non conobbe agiatezza pur scrivendo tantissimo; la sua vita fu funestata dalla morte della figlia Mariuccia a 29 anni; non si sposò, anche se era adorato dalle donne») e al Cavallotti politico («nel 1873 venne eletto parlamentare nel collegio di Corteolona a 31 anni e si confermò per ben 10 legislature; nel 1883 vinse in modo plebiscitario nel collegio di Piacenza; nel suo primo discorso da deputato, affermò di avere una sola parola d’ordine, l’onestà, accompagnata dal senso di giustizia e dal concetto di libertà»). «Usava spesso un’espressione – ha concluso il prof. Giarelli – utilizzata anche da Corrado Sforza Fogliani in una sintonia fra “grandi”: “Mai fare il passo più lungo della gamba” ovvero, come diceva sempre Corrado, “fare il passo che gamba consente”».

Robert Gionelli ha invece tracciato il profilo di San Gaspare Melchiorre Baldassarre del Bufalo, un presbitero italiano fondatore della congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue; beatificato nel 1904 da Papa Pio X e proclamato santo da Papa Pio XII nel 1954. «Fin da bambino sviluppò un forte senso religioso frequentando la chiesa del Gesù a Roma – ha spiegato l’oratore – e a soli 22 anni fu ordinato sacerdote». In quell’epoca Roma e lo Stato Pontificio erano occupati dalle truppe napoleoniche. La notte tra il 5 e il 6 luglio 1809 la situazione precipitò e Papa Pio VII venne imprigionato e deportato perché si rifiutò di giurare fedeltà all’imperatore. Contemporaneamente Napoleone impose anche a vescovi e parroci della città di firmare un giuramento di fedeltà al nuovo regime. Il 13 giugno 1810 il giuramento venne imposto anche a don Gaspare, che però rifiutò pronunciando le famose parole: “Non debbo, non posso, non voglio”. A questo punto venne imprigionato e condotto in esilio. «La prima città dove venne confinato fu Piacenza – ha raccontato Gionelli – e siccome le carceri non erano considerate idonee a ospitare un sacerdote, fu alloggiato in una piccola stanzetta annessa alla chiesa di San Matteo (ora trasformata in teatro). Il suo periodo piacentino fu difficile, viveva in mezzo a topi e scarafaggi e per questo si ammalò, ma poi miracolosamente guarì. La sua è una figura importante e significativo fu il gesto di ribellione al regime: nessun altro sacerdote ebbe il suo coraggio».

L’INTERVENTO DELLA PRESIDENTE ONORARIA

La conferenza si è conclusa con l’intervento della presidente onoraria del sodalizio culturale Maria Antonietta De Micheli. «Come nasce l’Associazione Piacenza Città Primogenita?», si è chiesta la moglie di Corrado Sforza Fogliani, scomparso nel dicembre del 2022, dando un’articolata risposta che riportiamo integralmente.

«Nasce dalla volontà di sottolineare l’apporto fondamentale che Piacenza diede al moto risorgimentale. Nasce dalla volontà di tenere vivo nella memoria soprattutto dei giovani che nostra (e dobbiamo esserne orgogliosi) è la terra nella quale l’Italia nacque prima che in ogni altro territorio annesso. Un’Italia libera e indipendente, così l’intesero i figli della “Primogenita”. Piacenza non vanta personaggi storici come Cavour, ma vanta gente che è stata capace di capire il momento politico e fare della nostra città, appunto, la “Primogenita”. Nell’aprile del 1979 Corrado scriveva al presidente dell’Istituto del Risorgimento Italiano Alberto Ghisarberti che gli istituti del Risorgimento sparsi in tante città italiane svolgono un ruolo prezioso, ma Piacenza è città unica perché è la “Primogenita” appunto e questo (permettetemi la ripetizione) va ricordato ai nostri giovani perché ne siano orgogliosi. Il 13 marzo del 1992 il Presidente della Repubblica Cossiga scriveva a mio marito: “Lei ben sa che considero Piacenza un esempio insigne dell’Italia delle cento città”. “Primogenita” non è un episodio del passato, è stimolo per un presente che ci deve vedere protagonisti sempre. Piacenza, diceva mio marito, può contare solo su se stessa. L’ha dimostrato in passato. Tante iniziative sono nate da noi e poi ce le hanno portate via (come la Federconsorzi), ma tra i valori che non ci potranno scippare c’è la “Primogenita”; e la Banca di Piacenza, “La mosca bianca”».




Inaugurazione e open day per la nuova piscina comunale di San Nicolò

Il sindaco di Rottofreno Paola Galvani, con i suoi assessori, ha annunciato l’inaugurazione della piscina comunale in programma per domani venerdì 30 maggio alle 18.00 con invito a tutti i cittadini ad intervenire.

“Era attesa da tanto ma ora finalmente tutta la cittadinanza potrà usufruire di questa struttura non solo nuova ma anche innovativa vista la conformazione delle varie vasche che presentano caratteristiche diversificate per rispondere alle aspettative di tutti i bambini e gli adulti. C’è una bella vasca per i più piccoli attrezzata con giochi, una da 25 metri per nuotare e una ulteriore area benessere con idromassaggi e getti d’acqua. L’accesso potrà essere effettuato con biglietto giornaliero oppure con abbonamento cumulativo o stagionale, con costi calmierati per i residenti nel Comune nel Rottofreno. Invito tutti i cittadini all’inaugurazione per condividere con gioia questa iniziativa”.

La piscina comunale si trova a San Nicolò in Via Aldo Serena, nella stessa zona in cui è già presente il nuovo Palazzetto dello sport annesso alla Scuola elementare.

L’associazione Activa che gestisce la piscina ha indetto un Open Day per sabato 31 maggio con ingresso gratuito per tutti.

Vedi il link https://www.activapiacenza.it/open-day-piscina-san-nicolo/




Piacenza e Cascia unite da fede e amicizia nel nome di Santa Rita

«Un’esperienza straordinaria che ha toccato profondamente i nostri cuori e che resterà indelebile nella memoria. A Cascia ci siamo sentiti accolti come in famiglia, e questo ha reso ancora più intensa la nostra partecipazione alle celebrazioni in onore di santa Rita, rappresentando l’intera comunità di Piacenza. La nostra città, quest’anno, ha l’onore di essere gemellata proprio con Cascia. Un gemellaggio fondato sulla fede, nel nome di Rita e dei suoi valori universali di pace e perdono, ma anche un legame laico, fatto di amicizia, vicinanza e condivisione umana».

È il primo commento del sindaco Katia Tarasconi al termine della suggestiva benedizione delle rose che si è tenuta nella tarda mattinata di oggi di fronte alla basilica di santa Rita, a Cascia, in provincia di Perugia. La cerimonia, presieduta dal cardinale Baldassarre Reina, ha visto la partecipazione di una folla di fedeli e pellegrini provenienti da tutta Italia e dall’estero. Insieme a lui, a impartire la benedizione a migliaia di rose rosse alzate al cielo, erano presenti anche il vescovo della diocesi di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo, padre Giustino Casciano, rettore della basilica, e don Giuseppe Basini, vicario del vescovo di Piacenza-Bobbio. Non è mancato padre Jarbson Batista, rettore del santuario di santa Rita a Piacenza: proprio lui, in accordo con il sindaco Tarasconi, ha promosso la richiesta di riconoscimento formale del santuario cittadino come luogo di devozione ufficiale e avviato l’iter per il gemellaggio.

La cerimonia si è svolta al termine della messa solenne celebrata dal cardinale Reina, recentemente nominato gran cancelliere del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia. E oggi, a Cascia, le famiglie e le coppie di sposi erano davvero numerose. A sottolinearlo sono stati gli assessori Nicoletta Corvi e Adriana Fantini che, insieme al sindaco Tarasconi, componevano la delegazione ufficiale di Piacenza. «È emozionante – hanno detto – vedere arrivare persone di ogni età e da ogni angolo del mondo, perfino da oltreoceano, in questo piccolo borgo tra le montagne umbre. Qui si respira una fede intensa ma composta. È bello essere presenti».

Alle celebrazioni in onore di santa Rita – iniziate già martedì 20 maggio con la salita notturna allo “Scoglio” di Roccaporena, luogo natale della santa – hanno preso parte numerose autorità, tra cui Stefania Proietti, presidente della regione Umbria ed ex sindaco di Assisi, e i rappresentanti di oltre venti comuni umbri.

La giornata di oggi è stata il momento culminante, in ricordo della morte di santa Rita avvenuta il 22 maggio 1457. Il corteo storico, snodatosi per le vie del borgo fino al santuario, ha ripercorso le tappe principali della sua vita. Il gonfalone della città di Piacenza, in testa al corteo, ha fatto il suo ingresso nella piazza gremita antistante la basilica.

Già ieri, però, era stata una giornata intensa per la delegazione piacentina. In mattinata, a Palazzo Frenfanelli – sede del Comune di Cascia – si è tenuta la cerimonia ufficiale della firma del gemellaggio, alla presenza del sindaco di Cascia Mario De Carolis, del vicesindaco Marco Emili e della presidente del consiglio comunale Luisa Di Curzio.

La firma ha coinciso anche con la riapertura della sede comunale, rimasta chiusa per anni a causa dei danni provocati dal terremoto del 2016.

Nel corso della stessa giornata, il sindaco Tarasconi ha vissuto un momento particolarmente toccante entrando nella stanza – solitamente chiusa al pubblico – che custodisce le spoglie di santa Rita. Ad accoglierla, suor Maria Grazia Cossu, priora del monastero.

La serata di mercoledì 21 è stata invece dedicata alla tradizionale fiaccolata, molto sentita dai pellegrini e dai cittadini. Il corteo con sbandieratori e tamburini si è concluso con l’accensione del tripode votivo davanti alla basilica da parte del sindaco Tarasconi, che poco prima aveva ricevuto la “Fiaccola della Pace e del Perdono” dalle mani di Thomas Sassi, giovane promessa piacentina del judo, campione nazionale e medaglia di bronzo ai mondiali under 21 in Perù. Una grande emozione anche per lui, applaudito da una piazza gremita.




Forza, potenza e bellezza: Manni e Ossoli conquistano il pubblico con i Canti di Leopardi

“Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna?” È iniziato con il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia e si è concluso con L’Infinito (“Naufragar m’è dolce in questo mare”) il recital dedicato al grande poeta Giacomo Leopardi messo in scena dalla Compagnia Manni-Ossoli al PalabancaEventi di via Mazzini (Sala Corrado Sforza Fogliani) per iniziativa della Banca di Piacenza (presenti il vicepresidente Domenico Capra, il vicedirettore generale Pietro Boselli e il responsabile della Sede centrale Paolo Marzaroli); e che ha visto protagonisti Mino Manni (regista e voce recitante), Marta Ossoli (voce recitante e canto), Angela Lazzaroni (pianoforte) e Camilla Squassina (violino).
Nel mezzo delle citate liriche iniziale e finale, altri sei canti del poeta di Recanati (Alla luna, La quiete dopo la tempesta, La sera del dì di festa, Il passero solitario, A Silvia, Il sabato del villaggio) per un totale di otto tra i più significativi, 8 come il simbolo dell’infinito, a richiamare il titolo dello spettacolo, “Infinito Leopardi”. Un’esibizione salutata alla fine da convinti applausi da parte del numeroso pubblico che ha apprezzato la grande abilità di attori e musicisti di creare un’atmosfera capace di toccare anime e cuori, «come solo Leopardi sa fare con la forza, la potenza e la bellezza ancora struggente e attuale dei suoi versi immortali», ha sottolineato Mino Manni ringraziando il pubblico «per l’ascolto così silenzioso, segno di attenzione e rispetto» e la Banca di Piacenza per l’opportunità offerta di essere ancora una volta al PalabancaEventi a proporre cultura.
La bellezza dei canti leopardiani è stata espressa anche attraverso la voce e il canto di Marta Ossoli che ha proposto alcune delle arie più famose dell’epoca (alcune liriche ispirate a Verdi, ma anche ad opere del poeta stesso). Lo spettacolo è stato accompagnato da musiche romantiche ottocentesche (per pianoforte e violino) coeve al periodo di Leopardi e tratte da famose composizioni: Chiaro di luna di Vivaldi, Il temporale e l’Inno alla gioia di Beethoven, Notturno di Chopin.
Per ringraziare il pubblico, gli attori e i musicisti hanno offerto un piccolo bis.




Luna Park, nel pomeriggio di mercoledì 21 maggio ingresso gratuito per bambini e ragazzi con disabilità

Anche quest’anno, grazie alla generosa disponibilità dei gestori del Luna Park si rinnova, in sinergia con il Comune di Piacenza e Confesercenti, l’iniziativa dedicata a bambini e ragazzi con disabilità che mercoledì 21 maggio, dalle 17 alle 20, potranno accedere gratuitamente alle numerose attrazioni che dall’inizio del mese, sino al 2 giugno prossimo, sono collocate nell’area di parcheggio del centro commerciale Gotico.
A illustrare i dettagli, nell’aula consiliare del Municipio, gli organizzatori Carlo Manucci ed Erol Granata, intervenuti accanto all’assessore al Welfare e alle Politiche per l’Infanzia Nicoletta Corvi – che ha seguito l’iniziativa con il collega di Giunta Simone Fornasari – e al vice direttore di Confesercenti Giorgio Bonoli. Presente anche Valter Bulla, con il cui supporto l’opportunità della fruizione gratuita per bambini e ragazzi con disabilità si rivolge non solo alle famiglie residenti in città, ma in tutta la provincia. Sarà sufficiente presentarsi al punto informativo all’ingresso per ricevere il braccialetto identificativo che consentirà di salire su tutte le giostre senza dover acquistare alcun tagliando.
“Nei giorni scorsi – spiega l’assessore Corvi – abbiamo già informato, con la preghiera di massima divulgazione, i componenti del Tavolo Disabilità, ma la conferenza stampa odierna vuol essere l’occasione in cui rinnovare l’invito ufficiale a tutte le persone interessate. Per il terzo anno consecutivo, ormai, grazie alla preziosa collaborazione instauratasi tra l’Amministrazione, Confesercenti e i gestori del Luna Park, proponiamo questo momento di condivisione e accoglienza, molto importante anche in termini di sensibilizzazione, perché ci ricorda anche l’impegno per garantire la piena accessibilità e fruibilità di luoghi e strutture di aggregazione. E’ anche un segno prezioso di inclusività e di incontro, perché il tutto si svolge in una fascia oraria in cui il Luna Park è aperto a chiunque, a maggior ragione in una giornata, quella del mercoledì, che tradizionalmente è proprio dedicata alle famiglie”.
Gli organizzatori hanno anche ricordato la facilità di accesso della location di quest’anno nei pressi del centro commerciale Gotico, rimarcando “la funzione sociale degli spettacoli viaggianti” sintetizzata, nel ricordo del signor Manucci, da una citazione di Federico Fellini: “Finché ci sarà un bambino, ci sarà una giostra che gira per lui”.




Il Polo di Mantenimento Pesante Nord diventa socio onorario dell’Istituto per la Storia del Risorgimento

Il Polo di Mantenimento Pesante Nord di Piacenza è socio onorario del Comitato di Piacenza dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano; il riconoscimento è stato conferito sabato 10 nel corso della manifestazione tenutasi presso il Museo del Risorgimento per la presentazione della pubblicazione che raccoglie gli atti del convegno tenuto dall’Istituto nel novembre scorso.
Il direttore dell’Istituto Pietro Coppelli ha consegnato al Generale Roberto Cernuzzi, attuale direttore del Polo, la targa con la motivazione del titolo di socio onorario “in riconoscimento del costante impegno finalizzato alla tutela, conservazione, valorizzazione nonché per la lodevole disponibilità a consentire la visita da parte di cittadini, scuole e studiosi degli imponenti resti del Castello di Pier Luigi Farnese, situato all’interno del Polo di Mantenimento. Proprio dal Castello il 26 marzo del 1848 uscì per la prima volta la guarnigione austriaca segnando l’inizio del riscatto di Piacenza dal giogo straniero e per l’Italia il percorso verso l’unità nazionale. Per il Comitato di Piacenza dell’Istituto storico del Risorgimento è motivo di orgoglio annoverare fra i propri soci il prestigioso Ente militare che oltre ai compiti istituzionali provvede meritoriamente affinché quanto resta del Castello non sia destinato all’incuria e al progressivo degrado”.
L’evento ha richiamato un pubblico numeroso, a testimonianza del forte interesse per la storia e le radici identitarie del nostro Paese ed in particolare delle vicende che hanno caratterizzato il territorio piacentino. Dopo i saluti di rito introdotti dal direttore Pietro Coppelli, dell’Assessore alla Cultura del Comune di Piacenza, Christian Fiazza, e del direttore dei Musei Civici di Palazzo Farnese, Antonio Iommelli, (entrambi hanno sottolineando l’importanza della sinergia tra le istituzioni culturali locali per la promozione della storia e del patrimonio condiviso) il giornalista Ippolito Negri ha guidato i presenti in un percorso di approfondimento sui contenuti del volume, che ha raccolto le nove relazioni presentate durante il convegno storico. Raccogliendo alcune curiosità presenti e riunendo in un disegno complessivo è stato così ricostruito il particolare momento vissuto dalla città in occasione della grande esposizione che nel 1908 ha accompagnato l’inaugurazione del ponte stradale sul Po.
Al termine della cerimonia, a tutti i partecipanti è stato consegnato un volume contenente gli atti del convegno “Piacenza dal Risorgimento al futuro: l’Esposizione del 1908” a testimonianza della volontà dell’Istituto di diffondere sempre più la conoscenza storica degli importanti eventi risorgimentali che hanno interessato il nostro territorio dando continuità anche alla pubblicazione degli atti del convegno annuale che prosegue dagli anni Settanta.




Fernando Manzotti e il vescovo Scalabrini: due modi originali di studiare l’emigrazione

«L’emigrazione non è guerra tra popoli, è unità del genere umano». Con questa frase – che ben riassume il pensiero del vescovo Scalabrini – padre Mario Toffari ha concluso il convegno “L’emigrazione nell’Italia unita” che si è tenuto al PalabancaEventi (Sala Panini), promosso dall’Associazione Piacenza Città Primogenita d’Italia in collaborazione con la Banca Piacenza (rappresentata dal presidente Giuseppe Nenna, dal vicepresidente Domenico Capra, dal direttore generale e a.d. Angelo Antoniazzi, dal vicedirettore generale Pietro Boselli) e con il patrocinio della Fondazione Spadolini Nuova Antologia.
Andrea Manzotti, presidente del Patronato pei Figli del Popolo e Fondazione San Paolo e San Geminiano di Modena, che ha moderato l’incontro, ha in primo luogo ringraziato l’Istituto di credito di via Mazzini («squisita la sua vocazione di banca del territorio molto attenta alla cultura») per l’accoglienza e il supporto, l’Associazione Piacenza Primogenita, rappresentata dal presidente Danilo Anelli (che ha portato un saluto) e da Maria Antonietta De Micheli e la Fondazione Spadolini (in collegamento è intervenuto per un saluto il suo presidente Cosimo Ceccuti). Il moderatore ha quindi ricordato la figura del padre Fernando Manzotti (Correggio, 1923 – Reggio Emilia, 1970), argomento della prima relazione, insegnante di Storia e filosofia nella scuole superiori e poi docente universitario di Storia del Risorgimento, Storia moderna e Storia dei partiti e dei movimenti politici. I suoi lavori maggiori riguardano La polemica sull’emigrazione nell’Italia unita (1962 e 1969) e Il socialismo riformista in Italia (1965). Collaborò con saggi e recensioni a varie riviste (“Nuova rivista storica”, “Il Mulino”, “Il Ponte”, “Nuova Antologia”) e alla stampa quotidiana (Il Resto del Carlino e, dal 1968, il Corriere della sera) e strinse un sodalizio culturale con Giovanni Spadolini. Il figlio Andrea ha anche raccontato la genesi di questo appuntamento «nato da un’idea di Corrado Sforza Fogliani, a cui mandai gli atti di un convegno dedicato a mio padre a 40 anni dalla morte. Lui questo volume lo recensì su Bancaflash e mi colpì la sua abilità nel trovare agganci piacentini: il primo, il legame di parentela con i Manzotti fotografi storici a Piacenza (Gino, Eugenio ed Erminio) e il secondo il vescovo Scalabrini per il tema delle migrazioni, religioso che non a caso è il protagonista della seconda relazione di questo convegno».
Sandro Rogari, docente di Storia contemporanea all’Università di Firenze, ha fatto cenno all’incontro con Fernando Manzotti nel 1969, «tanto breve quanto intenso, io studente e lui giovane professore chiamato a Firenze da Spadolini; purtroppo morì l’anno successivo». Il prof. Rogari ha quindi distinto il contesto nel quale il prof. Manzotti scrisse il libro sull’emigrazione («fine anni ’50, quando era in atto la grande migrazione interna dal Sud alle industrie del Nord in pieno boom economico») e i movimenti migratori di fine ‘800 («rivolti verso le Americhe e l’Europa, Manzotti studiò il fenomeno del ritorno in patria che spesso si rivelava un fallimento»). Il docente ha sottolineato l’impostazione «originale» degli studi di Manzotti sull’emigrazione derivante dal fatto che era uno storico-politico «che affrontò due discorsi paralleli: le politiche pubbliche da un lato e il dibattito fuori dalle istituzioni dall’altro». Studi che nel libro si concentrano soprattutto sul primo decennio unitario, caratterizzato dalla trascuratezza dei governanti di allora verso il fenomeno. «Il primo provvedimento a tutela degli emigranti – ha spiegato il prof. Rogari – lo si deve a Crispi nel 1889; due anni prima mons. Scalabrini fondò la Congregazione per l’assistenza degli emigrati italiani in America, collaborando in seguito al miglioramento di quella prima legge e delle successive».
Del vescovo di Piacenza esperto di migranti si è occupato padre Mario Toffari, missionario scalabriniano, direttore dell’Ufficio pastorale per i migranti della Diocesi di Piacenza. Dopo aver rilevato che dal 1875 al 1913 gli emigrati italiani furono 9 milioni, il relatore ha definito la conoscenza del fenomeno migratorio da parte di Giovanni Battista Scalabrini «molto pratica e frutto di esperienza personale» derivante dalle visite pastorali (dove constatava il vuoto delle vallate piacentine), dai viaggi in America e in Brasile, da quello che vedeva nelle stazioni di Milano e Piacenza da dove i migranti partivano. «Scalabrini pose domande di fondo – ha sottolineato padre Mario – come perché esiste l’emigrazione (o emigrare o rubare) proponendo ricerca scientifica, lavoro politico, culturale e sociale, interventi del governo, sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Poi passò all’azione: con congregazioni religiose, contro quelli che definì “sensali di carne umana” riferendosi ai mediatori che sfruttavano la disperazione di chi voleva emigrare. Scalabrini sosteneva il diritto ad emigrare ma anche a “non” emigrare, migliorando le condizioni di vita in patria». Il missionario ha quindi citato alcuni capisaldi del pensiero del vescovo piacentino: è sbagliato ostacolare l’emigrazione e lasciarla a se stessa; è necessario l’intervento legislativo; l’emigrazione è strutturale e non è un fatto passeggero; no all’assimilazione, sì all’integrazione nel rispetto delle identità. «Più che di integrazione – ha concluso padre Mario – io preferisco parlare di comunione tra i popoli».
Agli intervenuti la Banca di Piacenza ha distribuito il volume “Via Francigena Italia e Vie Romee nella tratta Piacenza”.




L’Angil d’Or della Famiglia Piasinteina a Fausto Frontini

Martedì 6 maggio 2025 alle ore 17 si terrà la Cerimonia di consegna dell’Angil d’Or della Famiglia Piasinteina che il Consiglio direttivo del sodalizio ha conferito a Fausto Frontini.
Nel corso della manifestazione verrà consegnato a Fausto Frontini l’Angil d’Or della Famiglia Piasinteina, che il Consiglio direttivo ha pensato di conferire, con la lettura della pergamena recante la motivazione dell’importante riconoscimento attribuito, per l’impegno nel sostenere le attività dell’associazione e per la nostra città.
Attività che Fausto Frontini si è impegnato in ambito culturale, musicale, artistico e letterario. Ideatore e regista di innumerevoli eventi che rimarranno in modo indelebile nel ricordo delle persone che hanno vissuto quei eccezionali momenti.
“Un impegno costante svolto con straordinaria passione e di estrema qualità, con il quale Fausto Frontini ha saputo costruire relazioni e legami nello “spirito” di famiglia, – ha commentato il razdur Danilo Anelli – con le tante persone che si sono entusiasmate assistendo a tutte le sue iniziative. Un ruolo che ha richiesto a Fausto anche spirito di servizio, sacrificio e dono di sé per gli altri. Del resto Fausto è figlio di Virgilio Frontini, socio fondatore della Famiglia Piasinteina”.
Interverranno alla cerimonia Milly Morsia, Mario Schiavi e Fabrizio Solenghi.
Al termine aperitivo in onore del premiato a cura dei Rüscadür.
La partecipazione è libera




Euroflora 2025: Genova fiorisce tra innovazione, bellezza e sostenibilità

Genova rifiorisce. Dal 24 aprile al 4 maggio, Euroflora torna a incantare il pubblico trasformando il nuovo Waterfront di Levante in un’esplosione di colori e profumi. Con oltre 154 giardini allestiti da più di 400 espositori provenienti da tutto il mondo, la rassegna florovivaistica internazionale si conferma un appuntamento imperdibile, tra arte, scienza, paesaggio e cultura del verde.

Per la prima volta fuori dai Parchi di Nervi, l’evento si appropria di un’area portuale completamente riqualificata, simbolo di rinascita e visione urbana, con una superficie espositiva triplicata e suddivisa in cinque macro-aree tematiche. Dalle installazioni artistiche ai giardini galleggianti, dalle arene fiorite ai percorsi sensoriali, passando per origami vegetali, serre spaziali e biosfere sottomarine, Euroflora si presenta come un’esperienza immersiva e spettacolare.

“Un ritorno al futuro”, ha detto il presidente di Porto Antico Mauro Ferrando, “per una manifestazione che guarda lontano, tra sostenibilità, turismo e innovazione”.

Al centro dell’evento anche la riflessione sulla funzione del verde urbano. La ricerca “Dal bosco alla città: il verde che cura”, promossa da Coldiretti in collaborazione con il CNR e presentata nel corso dell’inaugurazione, evidenzia come gli spazi verdi non siano solo belli, ma anche fondamentali per il benessere fisico e mentale delle persone. Più natura nei contesti urbani significa meno stress, meno inquinamento, più salute e maggiore qualità della vita. Un’opportunità concreta anche per l’occupazione giovanile, la ricerca scientifica e la valorizzazione del paesaggio italiano.

In parallelo, il nuovo Rapporto ANVE-ICE snocciola numeri importanti: il florovivaismo italiano è un comparto in crescita, con 17.490 imprese attive e un export da 1,2 miliardi di euro (+5,4% rispetto al 2022). Tuttavia, resta ancora indietro sulla digitalizzazione e sull’accesso ai fondi per la transizione green, anche se il 70% delle imprese ha già investito in tecnologie per l’efficienza idrica ed energetica.

Ampio spazio anche al business: sono in programma incontri B2B con oltre 60 buyer internazionali grazie alla collaborazione con ICE e Camera di Commercio di Genova, mentre il 28 aprile sarà una giornata interamente dedicata agli operatori professionali, con focus anche sull’agroalimentare ligure e una missione commerciale di buyer francesi.

Ma Euroflora è anche cultura e spettacolo. Il tema “La natura si fa spazio” si declina in mostre, concerti e incontri con nomi come Stefano Mancuso, Mario Tozzi, Peppe Vessicchio e Federico Quaranta. Il coinvolgimento della città è totale, con sinergie d’eccellenza: dal Museo Egizio di Torino al Parco delle Cinque Terre, dall’Istituto Italiano di Tecnologia alla biosfera subacquea Nemo’s Garden, fino alla serra orbitale di Space V.

Non mancano le iniziative per i bambini, i laboratori per le scuole e la collaborazione con i Rolli Days, che in contemporanea aprono al pubblico i palazzi storici patrimonio UNESCO.

Euroflora 2025: Info pratiche

Date: 24 aprile – 4 maggio 2025
Luogo: Waterfront di Levante, Genova (accesso da Piazzale Kennedy)
Orari: tutti i giorni dalle 9:00 alle 19:00
Biglietti: Intero: €23
Ridotto (under 26, over 65, disabili): €19
Gratuito: bambini sotto i 6 anni
Disponibili online su euroflora.genova.it e nei punti autorizzati

Come arrivare:

Navette gratuite da stazioni ferroviarie e parcheggi
Fermata Metro Brignole a 10 minuti a piedi
Parcheggi convenzionati nella zona fieristica
Consigliato prenotare in anticipo, vista la grande affluenza attesa

Con Euroflora 2025, Genova si propone come laboratorio vivente di bellezza, sostenibilità e futuro, tra fiori, idee e paesaggi che raccontano un’Italia che sa innovare partendo dalla natura.




Daniele Benedetti con Ravioli di cotechino e Re Storione è il vincitore della 31° edizione della Süppéra d’Argint

Daniele Benedetti è il vincitore della 31° edizione della Süppéra d’Argint 2024/’25, concorso indetto dall’Accademia della cucina piacentina. E’ stato premiato dal presidente della Banca di Piacenza Giuseppe Nenna nel corso della serata che si è svolta nella Sala Corrado Sforza-Fogliani del PalabancaEventi di via Mazzini. Bendetti si è aggiudicato il prestigioso riconoscimento grazie alle due ricette presentate, ovvero Ravioli di cotechino piacentino su fonduta di padano, lenticchie e zafferano e Re Storione.
Seconda classificata – premiata con il Miscül d’argint – è stata Martina Fantini con i suoi due piatti, ovvero La zucca attacca bottone e Merluzzo in giardino, mentre terzi classificati a pari merito, che si sono aggiudicati il Piatt d’argint, sono stati Massimo Biagioni con Tagliolino della Marchesa Viola e Coniglio lardellato “martundirodirundello” e Gianmarco Lupi con il Risotto verza e porcini e Costine di maiale in bassa temperatura su riduzione al gutturnio.
Inoltre, la giuria del concorso ha deliberato di assegnare un riconoscimento a Giovanna Vegezzi per la realizzazione del miglior piatto della tradizione antica piacentina e ad Augusto Ridella per la valorizzazione dei prodotti e delle tradizioni del territorio di alta collina.
Dopo il saluto del presidente Nenna («La Banca di Piacenza, che quando serve c’è, è lieta – e lo sarà anche in futuro – di sostenere questa bella manifestazione che valorizza il territorio e ci fa scoprire chef molto validi») e del consigliere della Fondazione di Piacenza e Vigevano Robert Gionelli («Un piacere anche per noi contribuire alla realizzazione di questo concorso che cementa tra l’altro la collaborazione con Banca di Piacenza e Camera di Commercio dell’Emilia»), il presidente dell’Accademia Alberto Paganuzzi ha rivolto anzitutto un sentito ringraziamento a tutti gli sponsor, «senza i quali non avremmo potuto affrontare un percorso così suggestivo ma molto impegnativo, ovvero la Banca di Piacenza, Camera di Commercio, Fondazione di Piacenza e Vigevano, con il supporto di Padana Impianti, RG Commerciale e la Cantina di Vicobarone che ha fornito lo spumante Iridium per l’aperitivo prima di ogni gara e che ha concorso a rendere sempre ogni serata serena, in un clima amichevole, con concorrenti che sovente si aiutavano tra loro. Un altro dato che vorrei sottolineare – ha aggiunto – è il buon livello qualitativo mostrato da tutti i concorrenti, la ricerca delle materie prime così come le accattivanti preparazioni da un punto di vista estetico. Grazie anche a tutti gli chef che di volta in volta hanno fatto parte della giuria, ai sommelier di Ais e Fisar, a Filippo Lindi per l’impeccabile e puntale servizio, al segretario Matteo Balderacchi per la perfetta organizzazione e a tutti coloro che si sono adoperati per diffondere al meglio il concorso. Non è stato semplice selezionare i quattro finalisti; i punteggi erano differenziati
solo di poco, quindi onore a tutti coloro che si sono cimentati nella gara. Vorremmo che ora facessero parte della nostra associazione e partecipassero alle tante iniziative che portiamo avanti per valorizzare le tradizioni enogastronomiche. Per il prossimo anno, con l’auspicio che gli sponsor possano ancora supportarci, oltre alla Süppéra d’Argint 2025-’26, vorremmo ripristinare il concorso “Padellino d’oro”, riservato agli studenti degli Istituti Alberghieri, perché è giusto valorizzare i giovani che rappresentano il nostro futuro. Inoltre, all’interno della Süppéra 2025/’26 contiamo di riservare una menzione speciale per i concorrenti che avranno presentato una ricetta che meglio risponda alla tradizione piacentina. Lo abbiamo già previsto per quest’anno».
Infine, il vicepresidente Mauro Sangermani ha consegnato gli attestati di partecipazione ai concorrenti Monica Trioli, Corrado Piazzi, Gianluca Dallospedale, Annamaria Losi, Augusto Ridella, Alessandro Zanella, Giuliana Biagiotti, Alessia Juszczysky, Federico Link, Alberta Calissardi e Giovanna Vegezzi.
Un riconoscimento “per la sensibilità dimostrata nei confronti dell’Accademia della cucina piacentina” è andato a Banca di Piacenza, Fondazione di Piacenza e Vigevano e Camera di Commercio dell’Emilia (Filippo Cella, assente per un piccolo problema di salute, ha inviato i suoi saluti complimentandosi con tutti i partecipanti).




Valeria Poli ricostruisce la mappa del potere nella Piacenza del medioevo

Sala Panini del PalabancaEventi esaurita in ogni ordine di posti per la storica dell’arte Valeria Poli, che ha presentato il suo ultimo studio dedicato ai castelli del Piacentino (Il sistema castellano nel Piacentino. Criteri insediativi e tipologie architettoniche), pubblicato dalla casa editrice Lir.
«Questo incontro è un’ulteriore testimonianza dell’attenzione della Banca di Piacenza per la conoscenza del patrimonio storico del territorio», ha sottolineato l’autrice aprendo la conferenza con i ringraziamenti all’Istituto di credito di via Mazzini, rappresentato nell’occasione dal presidente Giuseppe Nenna, dal direttore generale Angelo Antoniazzi e dal vicedirettore generale Pietro Boselli. «Il primo libro pubblicato con la Banca – ha ricordato la studiosa – risale ormai al 1995 e in generale la mia produzione editoriale ha raggiunto la trentina di opere».
Il volume arricchisce gli studi dedicati dalla prof. Poli alla ricostruzione della storia dell’architettura piacentina dal punto di vista tipologico, alla luce dell’approccio metodologico e disciplinare della storia della città e del territorio.
«L’indagine, condotta dal punto di vista politico e amministrativo, permette – ha spiegato l’autrice – di identificare la motivazione della ricchezza nell’ambito dell’architettura castellana, che non ha eguali nei territori limitrofi, nelle dinamiche sociali che permettono di identificare il patrimonio architettonico come la testimonianza della promozione sociale che vedrà la trasformazione del ceto mercantile in ceto aristocratico passando dal feudalesimo al neofeudalesimo, testimoniato dalla trasformazione della torre in castello e quindi in villa».
La ricostruzione del processo di nobilitazione, alle differenti soglie storiche, permette poi l’identificazione nel territorio di veri e propri scacchieri, che confermano le dinamiche di controllo, già verificate in sede urbana, da parte delle consorterie gentilizie.
La prof. Poli ha quindi illustrato il funzionamento della società piacentina nel medioevo, con la presenza di quattro “squadre”: due guelfe (gli Scotti e i Fontana) e due ghibelline (i Landi e gli Anguissola), famiglie che ebbero il controllo della città per molti secoli.
Le schede monografiche del libro, 35, sono state selezionate in virtù dell’identificazione della rilevanza ai fini della ricostruzione della storia e della trasformazione del sistema castellano nel territorio storico piacentino. Sono corredate, quando possibile, dalla planimetria e da alcune fotografie storiche dell’inizio del XX secolo.




Sabato 5 aprile la maxi esercitazione di ANPAS Piacenza all’ex Manifattura Tabacchi

Si terrà sabato 5 aprile la maxi esercitazione organizzata da ANPAS Piacenza presso il cantiere all’ex Manifattura Tabacchi.
Nell’area è in corso un importante progetto di rigenerazione urbana e welfare cittadino, con l’obiettivo di
rispondere al fabbisogno abitativo esistente, grazie alla costruzione di circa 260 residenze (che saranno sia
in locazione che in vendita), oltre ad un parco urbano ed una scuola. L’intervento immobiliare si sta realizzando attraverso il Fondo Estia Social Housing, gestito da Prelios SGR, che ha concesso l’autorizzazione
allo svolgimento della simulazione “SISMANPAS25”.
L’attività formativa e di esercitazione, che si svolgerà principalmente tra le Vie Montebello e Strada Raffalda,
avrà luogo a partire dalle ore 08:00 e terminerà alle ore 12:00 circa. E’ prevista la simulazione di un
terremoto a cui seguirà la simulazione dell’evacuazione dal luogo di lavoro per i lavoratori‐attori collocati
all’interno della struttura edilizia. Lo scenario si evolverà step by step, con imprevisti e variabili che
renderanno l’esercitazione il più possibile vicina alla realtà.
Novità di “SISMANPAS25” saranno i suoi protagonisti. I figuranti saranno le più alte cariche istituzionali del
territorio piacentino: “Credo sia la prima volta che si svolge una simulazione di maxi emergenza in cui i
“feriti” non saranno volontari ma bensì principalmente personalità pubbliche ben conosciute alla
popolazione piacentina, perché appartenenti al contesto istituzionale locale e regionale”, afferma il
coordinatore provinciale Paolo Rebecchi, che aggiunge: “Le autorità locali hanno dato immediata disponibilità a partecipare all’attività formativa, dando valore al lavoro svolto quotidianamente da ANPAS Piacenza.”
Accanto al sindaco di Piacenza, Katia Tarasconi, parteciperanno la presidente della Provincia di Piacenza, Monica Patelli, il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Roberto Reggi e il responsabile Fund Management di Prelios SGR, Alessandro Busci.   
Verranno coinvolti nell’esercitazione numerosi sindaci del territorio provinciale e i consiglieri piacentini recentemente eletti nel Consiglio
regionale dell’Emilia Romagna, Lodovico Albasi, Luca Quintavalla e Giancarlo Tagliaferri.  
Molto soddisfatto dell’iniziativa anche Mario Spezia, Presidente di CONCOPAR, appaltatore delle opere edili
dell’area in questione, che ha evidenziato l’impegno sociale costante e quotidiano delle Pubbliche
Assistenze ANPAS sul territorio provinciale.
Per rendere lo scenario veritiero, ANPAS PIACENZA coinvolgerà il Gruppo Truccatori specializzato nella
creazione di simulazioni ad alto impatto scenico ed emotivo. I volontari sono addestrati per ricreare
situazioni anche particolarmente complesse, role play, condizionamento figuranti e trucco. I ruoli e gli
scenari di soccorso non verranno divulgati e saranno resi noti solamente al momento dell’esercitazione, del
5 aprile 2025.
“Sarà una giornata di formazione e di esercitazione molto importante per i volontari delle Pubbliche
Assistenze di ANPAS PIACENZA, che sono chiamati a confrontarsi con situazioni complesse che fanno parte
dell’addestramento di ciascun soccorritore”, afferma il coordinatore provinciale, Paolo Rebecchi che
aggiunge: “Gli equipaggi non saranno al corrente degli scenari che si presenteranno durante l’esercitazione
“SISMANPAS25” e delle conseguenti tipologie di soccorso che verranno richieste.
La maxi emergenza è una attività a carattere formativo ed esercitativo avente l’obiettivo di testare il
personale operativo che lavorerà in sinergia con gli enti che interverranno operativamente alla maxi
emergenza. L’esercitazione “SISMANPAS25” avverrà in collaborazione con AUSL, 118, Comando Provinciale
dei Vigili del Fuoco di Piacenza e con le Forze dell’Ordine del territorio piacentino.  
L’esercitazione di maxi emergenza del 5 aprile avrà una doppia valenza: all’interno di “SISMANPAS25” si
terrà l’esercitazione del “comparto sanitario”, mentre nell’area esterna al cantiere, verranno montate le
strutture impiegate nei contesti di emergenza e saranno esposti i mezzi operativi. “Compiremo verifiche
delle attrezzature in dotazione alla Protezione Civile ANPAS PIACENZA, e testeremo l’organizzazione e le
capacità operative dei volontari rispetto al complesso scenario logistico in cui agiremo. Si tratterà di
“un’esercitazione nell’esercitazione”, avente come obiettivo la verifica delle effettive tempistiche di
montaggio e di funzionalità delle strutture di cui disponiamo e l’operatività dei volontari in un contesto di
simulazione di emergenza sismica”, ha aggiunto Rebecchi.
Tutti i reparti del coordinamento provinciale di ANPAS PIACENZA verranno coinvolti in “SISMANPAS25”:
Fondamentale per lo studio dei casi di soccorso è stato il coordinamento con il Comando dei Vigili del Fuoco
di Piacenza e con il personale AUSL 118”.