Quasi 300 iscritti a Cicogni per la Marcia dell’Alta Val Tidone

Una domenica sui monti dell’Alta Val Tidone tra sport, natura e voglia di stare insieme per la 54° edizione della storica marcia. Giovani e meno giovani, famiglie e tanti animali da compagnia hanno percorso i tre cammini – da 6, 12 e 19 chilometri – intorno all’abitato di Cicogni. Partenza alla mattina presto e ritrovo al punto di arrivo dove ad accogliere gli atleti, 296 gli sicritti ufficiali, sono state non solo le docce campali e i banchi di hobbisti, ma soprattutto i ristori e il pranzo preparato dalla Pro Loco locale guidata dal presidente Francesco Pozzi.
Alla presenza dei rappresentanti dell’Amministrazione comunale e dell’Associazione Marciatori Alta Val Tidone sono stati simpaticamente premiati Nina Pozzi come marciatrice più giovane, Maria Pia Follini come più esperta del gruppo, Massimo Galli detto Peker per l’abbigliamento più originale e la JMG srl di Sarmato per il gruppo più numeroso. Da non dimenticare anche il primo cane iscritto, Tommy di Mauro Presta Asciutto.
“Il numero degli atleti – commentano amministratori e organizzatori – sta diventando davvero importante, ritornando a quello delle prime edizioni. Un ringraziamento particolare va a tutti i partecipanti, alla Pro Loco e ai suoi volontari, alla Croce Rossa di Pianello, alla Protezione Civile Alta Val Tidone e a tutti gli sponsor”. Tra questi ultimi la JMP srl e la famiglia Manzini come partner principale, oltre ai vari produttori locali che hanno offerto i premi in palio: Salumeria Trattoria Alpina, l’Azienda Agricola Martino Artevi, il cascinale di Alessandro Bertola, la Cantina Albasi e la Cantina Carlo Albertini, la Società agricola Faunamoro, Pierluigi Malchiodi, l’azienda agricola Monte Osero e Terra Antica di Stefano Giusivi.

Il prossimo appuntamento con le marce di Alta Val Tidone con l’organizzazione dell’Asd Marciatori Alta Val Tidone e sotto l’egida del CSI è in programma domenica 3 agosto con la 14esima edizione della Marcia con le Lanterne da Montemartino a Pecorara.




Il piacentino Federico Arcuri in mostra a Trieste

E’ stata inaugurata la scorsa settimana la personale dell’artista piacentino Federico Arcuri. Intitolata la Solitudine delle Attese resterà aperta fino al 31 agosto presso il Grand Hotel Duchi d’Aosta a Trieste. Francesca Schillaci, nel contributo che pubblichiamo qui sotto, descrive la mostra.

L’arte urbana di Federico Arcuri
Flussi di persone in movimento. Si incrociano, alcune si conoscono, altre si ignorano.
Un fluire continuo di masse scandisce un tempo dentro uno spazio, la città, che diventa la cornice di un racconto. Immobilizzare un attimo fuggente, un frammento di transitorietà è uno dei talenti di Federico Arcuri.
La mostra è curata da Barbara Fogar, presenta Paolo Cervi Kervischer e sarà visitabile fino al 31 agosto. Opere di medio e grande formato, principalmente in bianco e nero con giochi di sfumature in grigio dipinti in acrilico, rappresentano la visione della realtà dell’artista che si dipana tra la città, come spazio della “fissazione”.
Flussi di persone in movimento. Partendo dalle fotografie che Arcuri scatta in diversi momenti della sua vita, inizia un processo di osservazione dell’immagine nella sua totalità, per traslarla e reintepretarla sulla tela.
La città diventa il luogo dell’appartenenza, una sorta di teatro nel quale nutrire l’ossessione dell’osservazione. Le persone vengono interiorizzate come esseri fluttuanti e allo stesso tempo decadenti, desiderosi di andare ovunque e in nessun luogo allo stesso tempo. L’artista ne fissa il movimento, rende immutabile la loro transitorietà. Non manca Trieste negli scorci dell’artista che nei suoi viaggi ha scelto anche i palazzi austroungarici tracciandone i lineamenti nei minimi dettagli.
Le geometrie e le architetture urbane fissano lo spazio e il tempo amplificando la sensazione della solitudine e dell’inquietudine che diventano, sulla tela, una visione universale in cui lo sguardo dell’osservatore si specchia e si riconosce. Il gioco delle contraddizioni e degli opposti diventa necessario per accogliere l’altro da sé, in quella forma di osservazione che scava e ama, tanto quanto rigetta e rinnega, portando l’artista a raggiungere il suo personale equlibrio pittorico. Arcuri si muove attraverso differenti stili e necessarie contaminazioni partendo dall’illustrazione per passare all’Art director e alla pittura in bianco e nero, fatti di gesso, carta, scritte a plotter e segni graffianti.
Arcuri è un artista in costante movimento che traduce il suo pensiero nel segno dell’erranza e della falsa apparenza.




Il Premio Solidarietà per la vita Santa Maria del Monte per migliorare il dispensario di Dondi, in Congo

«Mi è arrivata con sorpresa a Dondi la notizia dell’attribuzione di questo Premio. Con sorpresa perché il mio servizio nell’est della Repubblica Democratica del Congo non è per me nulla di eroico o straordinario, ma semplicemente la risposta ad una chiamata del Signore che ho vissuto e continuo a vivere come parte integrante del mio essere sacerdote». Queste le prime parole di padre Romano Segalini, vincitore della trentacinquesima edizione del “Premio Solidarietà per la vita Santa Maria del Monte”, promosso dalla Banca di Piacenza e consegnato, come da tradizione, l’ultima domenica di giugno nel corso di una partecipata cerimonia nel suggestivo contesto del piccolo santuario mariano. Parole scritte in una lettera di cui ha dato lettura il nipote Gabriele Segalini.
«Sono grato alla Banca e alla Commissione giudicatrice – prosegue la missiva – per aver voluto accendere l’attenzione non tanto sulla mia persona, ma su questa regione così travagliata da guerre e tensioni, troppo spesso ignorata dai media e sfruttata per le sue enormi ricchezze».
«Nello spirito che ha animato il fondatore della mia Congregazione, San Daniele Comboni, ovvero “Salvare l’Africa con gli africani”, qui a Dondi – racconta il religioso piacentino – attraverso scuole, ospedali, occasioni di formazione per gli operatori pastorali lavoriamo come missionari insieme alla gente per la promozione della persona a 360 gradi. Proprio questa domenica, festa dei Santi Pietro e Paolo, avremo l’onore di ospitare il vescovo della diocesi di Isiro, mons. Dieudonné Madrapile Tanz, per illustrargli il cammino della nostra comunità».
La lettera così conclude: «Il premio Solidarietà per la Vita è un grande aiuto per continuare i progetti, sia nel campo dell’istruzione che soprattutto del dispensario intitolato a Madre Teresa di Calcutta, un piccolo fiore all’occhiello in una zona dove la sanità pubblica è allo sbando. Potremo investire sul personale, migliorare le attrezzature e l’accoglienza. Qui la connessione Internet non è delle migliori e io non sono un grande esperto, chiedo scusa quindi se arrivo a voi solo attraverso queste poche parole. Grazie di cuore a tutti da parte mia e da parte delle persone della comunità. Grazie agli amici della parrocchia di Podenzano che da sempre mi accompagnano e che si sono prodigati anche stavolta, ho saputo, per la segnalazione per questo riconoscimento. Vi aspettiamo a Dondi e, come dico sempre, restiamo uniti nella preghiera. Noi certamente da qui pregheremo per tutti voi».
Questa la motivazione del Premio letta dall’ispettrice volontaria della Croce Rossa Giuliana Ceriati: “Fin dal 1976 padre Romano Segalini opera come missionario comboniano nel nord-est del Congo, un’area a lungo presa di mira dai ribelli che con le loro truppe hanno devastato villaggi, rapito donne e bambini, ucciso senza pietà. Lo stesso missionario piacentino ha rischiato la vita, ma non ha mai voluto abbandonare quella che considera la sua gente. Padre Romano è partito ogni volta da aree in cui non esisteva nulla, lasciandole poi dotate di ospedali, scuole di ogni ordine e grado, chiese e centri educativi affidati a personale locale appositamente istruito. Nonostante le precarie condizioni di salute e l’avanzare dell’età, padre Romano continua la sua missione in Africa con accanto le persone che lui stesso ha formato”.
Il viceprefetto vicario Attilio Ubaldi ha spiegato le ragioni della scelta fatta dalla Commissione giudicatrice del Premio: «Il riconoscimento va a un grande uomo di fede che ben rappresenta la grandezza del padre fondatore della Congregazione di cui fa parte, Daniele Comboni. Grazie alla Banca di Piacenza e a questa comunità così coesa».
Un ringraziamento all’Istituto di credito arrivato anche da Franco Albertini, sindaco del Comune Alta Val Tidone (rappresentato anche dall’assessore Giovanni Dotti e dai consiglieri delegati Alessandro Buroni e Carlo Fontana) che ha ricordato «colui che questa festa della vita ha fortemente voluto e sostenuto negli anni, Corrado Sforza Fogliani». Il primo cittadino ha espresso un ringraziamento anche al presidente della Banca dott. Nenna, al vescovo emerito mons. Gianni Ambrosio, al viceprefetto vicario, alle autorità politiche, militari, civili, ai colleghi sindaci e ai loro rappresentanti, ai sacerdoti, al Coro, alla Polizia municipale, alla Pro loco di Strà-Trevozzo (associazione che ha allestito l’apprezzato buffet campagnolo), e al Gruppo volontari della Protezione civile Alta Val Tidone. «Dal Monte si stacca un messaggio che vola in Africa – ha concluso il sindaco Albertini – per accendere nuove luci nel buio della povertà».
Giuseppe Nenna, presidente della Banca di Piacenza (presente anche il vicepresidente Domenico Capra, il direttore generale e a.d. Angelo Antoniazzi, il vicedirettore generale Pietro Boselli e altri dirigenti), ha ricordato l’avv. Sforza Fogliani e mons. Ponzini, ideatori del Premio, che ha rappresentato «trentacinque anni di belle storie», un’iniziativa di cui la Banca «è orgogliosa» e che «continuerà a portare avanti».
Alla cerimonia era presente anche il nuovo parroco di Trevozzo (insediatosi proprio domenica mattina) don François Kitenge Owandji, che ha portato un saluto esprimendo ammirazione per padre Romano, «un figlio della nostra terra che ha consegnato la sua vita per la mia nazione d’origine e di questo lo ringrazio».
Alla manifestazione (condotta da Lavinia Curtoni dell’Ufficio Relazioni esterne dell’Istituto di credito) hanno assistito il tradizionale numeroso pubblico e, oltre a quelli già citati, diversi altri amministratori, tra i quali la senatrice Elena Murelli, il sindaco di Pianello Mauro Lodigiani e il vicesindaco Piacenza Matteo Bongiorni (in rappresentanza del sindaco Katia Tarasconi), il consigliere provinciale Massimiliano Morganti e l’assessore del Comune di Ziano Micaela Manara. Tra le autorità, il comandante dei Carabinieri di Bobbio, Maurizio Piccioni e il presidente della Croce Rossa Giuseppe Colla.
Il premio (oltre alla pergamena con la motivazione, un assegno di 3.500 euro) è stato consegnato al fratello di padre Segalini, Aldo di 91 anni, al termine della messa celebrata dal vescovo emerito della Diocesi di Piacenza-Bobbio mons. Gianni Ambrosio, coadiuvato da don Davide Maloberti.




Dal 18 al 20 luglio a San Damiano arriva Fly&Fun, fiera aeronautica internazionale

Vorrei che la Fiera Aeronautica Fly&Fun diventi per l’aviazione l’equivalente del Salone di Genova per la nautica. Così si è espresso Roberto Gianaroli, presidente dell’Aero Club Pavullo durante la presentazione della manifestazione nata e cresciuta presso l’aeroporto di Pavullo e che da questo luglio traslocherà a San Damiano.  La conferenza stampa si è tenuta questa mattina in Municipio a Piacenza alla presenza del sindaco di Piacenza, Katia Tarasconi, del sindaco di San Giorgio Piacentino, Donatella Alberoni, del vicepresidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, Giancarlo Tagliaferri. Per l’Aeronautica Militare, sono intervenuti il Generale di Brigata Aerea Urbano Floreani, Capo del 5° Reparto “Comunicazione” dello Stato Maggiore, e il Tenente Colonnello Salvatore Occini, Comandante del Distaccamento Aeroportuale di Piacenza. Tra gli altri presenti, figuravano il viceprefetto aggiunto Claudio Giordano, il direttore del Polo di Mantenimento Pesante Nord Roberto Cernuzzi, il vicedirettore del Polo Nazionale Rifornimenti Francesco Martone, il direttore della Scuola Allievi Agenti di Polizia Francesco Anelli, il Tenente Colonnello dei Carabinieri Michele Laghi, il sostituto commissario della Polizia di Stato Fausto Gaudenzi e rappresentanti della Croce Rossa Italiana di Piacenza, Stefano Travina e Romina Viano.

Come dicevamo Roberto Gianaroli, presidente dell’Aero Club Pavullo, ha espresso un’ambiziosa visione per la Fiera Aeronautica Fly&Fun. Il suo desiderio è che questo evento si affermi come un punto di riferimento primario per il settore aeronautico. In sostanza, Gianaroli mira a elevare la fiera a un appuntamento imprescindibile, un vero e proprio epicentro per l’innovazione e le relazioni nel mondo dell’aviazione.

Un evento di riferimento per il settore aeronautico Fly&Fun, dopo sei edizioni di successo a Pavullo nel Frignano, si sposta per la prima volta a Piacenza, presso l’Aeroporto militare di San Damiano (LIMS), con l’obiettivo di elevare ulteriormente il suo livello e affermarsi nel panorama europeo. La scelta di questa storica base militare a San Giorgio Piacentino, a circa 15 km da Piacenza, è strategica grazie alla sua pista asfaltata di 2.500 metri, ideale per operazioni di volo sicure e per ospitare un evento di grandi dimensioni. L’aeroporto si trova in una posizione vantaggiosa, ben collegato con il nord e il centro Italia.
Fly&Fun 2025 si terrà dal 18 al 20 luglio
L’ingresso per il pubblico è gratuito, ma è richiesta la registrazione tramite il sito ufficiale www.flynfun.it.
L’evento è progettato per coinvolgere non solo gli appassionati ma anche un pubblico più ampio, in particolare i giovani, con l’obiettivo di valorizzare le competenze, le tradizioni e la passione per il volo.

Fly&Fun si distingue per la sua formula innovativa che combina quattro pilastri fondamentali:
Fly-in: Un momento di incontro e socializzazione per i piloti
Fiera aeronautica dinamica: Con esposizioni statiche e dimostrazioni di volo, offrendo ai visitatori e ai piloti la possibilità di provare direttamente i velivoli esposti
Meeting point: Convegni e dibattiti con esperti, professionisti e istituzioni per approfondire temi tecnici e culturali
Piloti del futuro: Aree dedicate ai più piccoli con attività ludiche e laboratori per avvicinarli al mondo del volo e accendere la passione per l’aviazione.

Attività per Piloti e Pubblico

I piloti potranno atterrare sull’aeroporto di Piacenza, visitare gli stand dei produttori aeronautici e, su richiesta e disponibilità del produttore, avere la possibilità di provare i velivoli, in modo simile a una prova su strada di un’automobile.

L’aeroporto militare è raggiungibile sia via terra, sia da piloti che desiderano atterrare con i propri aeromobili, grazie a procedure di volo ben organizzate supervisionate dal “Flight Operation Board”.
Saranno disponibili attività di intrattenimento come simulatori ludici, laser game e metal detector ludico, e visori per la realtà virtuale. Sarà possibile visitare aeroplani storici e prendere contatto con droni e aeromodelli, osservandone aspetti tecnici e costruttivi.
Infrastrutture e Sicurezza L’aeroporto offre oltre 5.000 metri quadrati di area espositiva, ampie zone per il parcheggio di velivoli e veicoli, una sala conferenze attrezzata e la possibilità di rifornimento carburanti (Avgas, Mogas, Jet A1).

La sicurezza è una priorità, con un piano operativo che garantisce la massima sicurezza per le attività di volo, procedure rigorose per l’arrivo e la gestione del traffico aereo, e un sistema di check-in e controllo accurato gestito con il personale dell’Aeronautica Militare. Ai piloti viene chiesto di rispettare orari prestabiliti e le linee guida dell'”In-flight Guide”.
La collaborazione con l’Aeronautica Militare è un valore aggiunto fondamentale, che garantisce autorevolezza e sicurezza, e promuove la cultura aeronautica, la formazione e la sicurezza del volo. L’Aeronautica Militare contribuirà con l’esposizione statica di velivoli come F2000, NH500, 208, e mock-up/cockpit display di aerei come 339 PAN, AM-X, Tornado, AB 212, G 91 PAN e Tornado special color.

Saranno presenti anche simulatori ludici, stand editoriali e un motore dimostrativo con personale tecnico per spiegazioni al pubblico.

Presso il Distaccamento Aeroportuale di Piacenza è attivo anche il Nucleo Valorizzazione Patrimonio Storico Aeronautico, che si occupa del restauro e della conservazione in condizioni di volo di velivoli storici, aggiungendo un legame concreto con la tradizione e la storia dell’aviazione.
L’evento è aperto a tutte le sfaccettature del settore aeronautico, dai costruttori di velivoli e avionica ai fornitori di servizi di manutenzione, formazione (scuole di volo), flight planning, assicurazioni, servizi legali e qualsiasi altra attività che opera nel settore.È un’occasione unica per entrare in contatto con la community aeronautica, presentare novità e dare slancio al proprio business. Sono attesi vari tipi di aeromobili, inclusi ultraleggeri, VLA, LSA, aerei a pistoni, turboprop, autogiri, business aviation, elicotteri, eVTOL, droni e aerei elettrici.




Felice Cavallotti e san Gaspare Del Bufalo: i legami piacentini di due paladini della libertà

Felice Carlo Emanuele Cavallotti e San Gaspare Melchiorre Baldassarre del Bufalo: due personaggi poco conosciuti ma che hanno avuto un ruolo importante nella storia risorgimentale. Le due figure e i loro legami con la nostra città sono state al centro della conferenza che si è tenuta al PalabancaEventi (Sala Panini) per iniziativa dell’Associazione Piacenza Città Primogenita in collaborazione con Banca di Piacenza e Famiglia Piasinteina. Un incontro promosso per ricordare l’anniversario della ritirata austriaca da Piacenza (1859) e che ha concluso l’anno sociale del sodalizio culturale. «È stata per noi la seconda stagione – ha sottolineato il presidente Danilo Anelli – caratterizzata da ben 12 iniziative. Un grazie alla Banca di Piacenza sempre disponibile ad ospitarci e un pensiero a Corrado Sforza Fogliani che tanto ha fatto per tenere vivi nella nostra città i valori del Risorgimento».

Carlo Giarelli ha definito Felice Cavallotti «un grandissimo» dal punto di vista letterario (poeta, drammaturgo), politico (giovane garibaldino volontario all’epoca risorgimentale, era considerato sicuramente tra gli eredi politici di Garibaldi e di Mazzini), e come comunicatore nella sua attività di giornalista. «Era una persona che voleva bene all’Italia – ha ricordato il prof. Giarelli – e faceva parte della scapigliatura milanese. Aveva frequentato il liceo classico a Pavia e conosceva benissimo il latino e il greco; poi si laureò in giurisprudenza». Molto stretto il rapporto che ebbe con il giornalista piacentino Francesco Giarelli: «Nel mio studio conservo i ritratti di entrambi – ha confidato il relatore, avo del precursore del giornalismo moderno – e mi illudo che si parlino ancora». Il prof. Giarelli ha quindi accennato al Cavallotti privato («non conobbe agiatezza pur scrivendo tantissimo; la sua vita fu funestata dalla morte della figlia Mariuccia a 29 anni; non si sposò, anche se era adorato dalle donne») e al Cavallotti politico («nel 1873 venne eletto parlamentare nel collegio di Corteolona a 31 anni e si confermò per ben 10 legislature; nel 1883 vinse in modo plebiscitario nel collegio di Piacenza; nel suo primo discorso da deputato, affermò di avere una sola parola d’ordine, l’onestà, accompagnata dal senso di giustizia e dal concetto di libertà»). «Usava spesso un’espressione – ha concluso il prof. Giarelli – utilizzata anche da Corrado Sforza Fogliani in una sintonia fra “grandi”: “Mai fare il passo più lungo della gamba” ovvero, come diceva sempre Corrado, “fare il passo che gamba consente”».

Robert Gionelli ha invece tracciato il profilo di San Gaspare Melchiorre Baldassarre del Bufalo, un presbitero italiano fondatore della congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue; beatificato nel 1904 da Papa Pio X e proclamato santo da Papa Pio XII nel 1954. «Fin da bambino sviluppò un forte senso religioso frequentando la chiesa del Gesù a Roma – ha spiegato l’oratore – e a soli 22 anni fu ordinato sacerdote». In quell’epoca Roma e lo Stato Pontificio erano occupati dalle truppe napoleoniche. La notte tra il 5 e il 6 luglio 1809 la situazione precipitò e Papa Pio VII venne imprigionato e deportato perché si rifiutò di giurare fedeltà all’imperatore. Contemporaneamente Napoleone impose anche a vescovi e parroci della città di firmare un giuramento di fedeltà al nuovo regime. Il 13 giugno 1810 il giuramento venne imposto anche a don Gaspare, che però rifiutò pronunciando le famose parole: “Non debbo, non posso, non voglio”. A questo punto venne imprigionato e condotto in esilio. «La prima città dove venne confinato fu Piacenza – ha raccontato Gionelli – e siccome le carceri non erano considerate idonee a ospitare un sacerdote, fu alloggiato in una piccola stanzetta annessa alla chiesa di San Matteo (ora trasformata in teatro). Il suo periodo piacentino fu difficile, viveva in mezzo a topi e scarafaggi e per questo si ammalò, ma poi miracolosamente guarì. La sua è una figura importante e significativo fu il gesto di ribellione al regime: nessun altro sacerdote ebbe il suo coraggio».

L’INTERVENTO DELLA PRESIDENTE ONORARIA

La conferenza si è conclusa con l’intervento della presidente onoraria del sodalizio culturale Maria Antonietta De Micheli. «Come nasce l’Associazione Piacenza Città Primogenita?», si è chiesta la moglie di Corrado Sforza Fogliani, scomparso nel dicembre del 2022, dando un’articolata risposta che riportiamo integralmente.

«Nasce dalla volontà di sottolineare l’apporto fondamentale che Piacenza diede al moto risorgimentale. Nasce dalla volontà di tenere vivo nella memoria soprattutto dei giovani che nostra (e dobbiamo esserne orgogliosi) è la terra nella quale l’Italia nacque prima che in ogni altro territorio annesso. Un’Italia libera e indipendente, così l’intesero i figli della “Primogenita”. Piacenza non vanta personaggi storici come Cavour, ma vanta gente che è stata capace di capire il momento politico e fare della nostra città, appunto, la “Primogenita”. Nell’aprile del 1979 Corrado scriveva al presidente dell’Istituto del Risorgimento Italiano Alberto Ghisarberti che gli istituti del Risorgimento sparsi in tante città italiane svolgono un ruolo prezioso, ma Piacenza è città unica perché è la “Primogenita” appunto e questo (permettetemi la ripetizione) va ricordato ai nostri giovani perché ne siano orgogliosi. Il 13 marzo del 1992 il Presidente della Repubblica Cossiga scriveva a mio marito: “Lei ben sa che considero Piacenza un esempio insigne dell’Italia delle cento città”. “Primogenita” non è un episodio del passato, è stimolo per un presente che ci deve vedere protagonisti sempre. Piacenza, diceva mio marito, può contare solo su se stessa. L’ha dimostrato in passato. Tante iniziative sono nate da noi e poi ce le hanno portate via (come la Federconsorzi), ma tra i valori che non ci potranno scippare c’è la “Primogenita”; e la Banca di Piacenza, “La mosca bianca”».




Inaugurazione e open day per la nuova piscina comunale di San Nicolò

Il sindaco di Rottofreno Paola Galvani, con i suoi assessori, ha annunciato l’inaugurazione della piscina comunale in programma per domani venerdì 30 maggio alle 18.00 con invito a tutti i cittadini ad intervenire.

“Era attesa da tanto ma ora finalmente tutta la cittadinanza potrà usufruire di questa struttura non solo nuova ma anche innovativa vista la conformazione delle varie vasche che presentano caratteristiche diversificate per rispondere alle aspettative di tutti i bambini e gli adulti. C’è una bella vasca per i più piccoli attrezzata con giochi, una da 25 metri per nuotare e una ulteriore area benessere con idromassaggi e getti d’acqua. L’accesso potrà essere effettuato con biglietto giornaliero oppure con abbonamento cumulativo o stagionale, con costi calmierati per i residenti nel Comune nel Rottofreno. Invito tutti i cittadini all’inaugurazione per condividere con gioia questa iniziativa”.

La piscina comunale si trova a San Nicolò in Via Aldo Serena, nella stessa zona in cui è già presente il nuovo Palazzetto dello sport annesso alla Scuola elementare.

L’associazione Activa che gestisce la piscina ha indetto un Open Day per sabato 31 maggio con ingresso gratuito per tutti.

Vedi il link https://www.activapiacenza.it/open-day-piscina-san-nicolo/




Piacenza e Cascia unite da fede e amicizia nel nome di Santa Rita

«Un’esperienza straordinaria che ha toccato profondamente i nostri cuori e che resterà indelebile nella memoria. A Cascia ci siamo sentiti accolti come in famiglia, e questo ha reso ancora più intensa la nostra partecipazione alle celebrazioni in onore di santa Rita, rappresentando l’intera comunità di Piacenza. La nostra città, quest’anno, ha l’onore di essere gemellata proprio con Cascia. Un gemellaggio fondato sulla fede, nel nome di Rita e dei suoi valori universali di pace e perdono, ma anche un legame laico, fatto di amicizia, vicinanza e condivisione umana».

È il primo commento del sindaco Katia Tarasconi al termine della suggestiva benedizione delle rose che si è tenuta nella tarda mattinata di oggi di fronte alla basilica di santa Rita, a Cascia, in provincia di Perugia. La cerimonia, presieduta dal cardinale Baldassarre Reina, ha visto la partecipazione di una folla di fedeli e pellegrini provenienti da tutta Italia e dall’estero. Insieme a lui, a impartire la benedizione a migliaia di rose rosse alzate al cielo, erano presenti anche il vescovo della diocesi di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo, padre Giustino Casciano, rettore della basilica, e don Giuseppe Basini, vicario del vescovo di Piacenza-Bobbio. Non è mancato padre Jarbson Batista, rettore del santuario di santa Rita a Piacenza: proprio lui, in accordo con il sindaco Tarasconi, ha promosso la richiesta di riconoscimento formale del santuario cittadino come luogo di devozione ufficiale e avviato l’iter per il gemellaggio.

La cerimonia si è svolta al termine della messa solenne celebrata dal cardinale Reina, recentemente nominato gran cancelliere del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia. E oggi, a Cascia, le famiglie e le coppie di sposi erano davvero numerose. A sottolinearlo sono stati gli assessori Nicoletta Corvi e Adriana Fantini che, insieme al sindaco Tarasconi, componevano la delegazione ufficiale di Piacenza. «È emozionante – hanno detto – vedere arrivare persone di ogni età e da ogni angolo del mondo, perfino da oltreoceano, in questo piccolo borgo tra le montagne umbre. Qui si respira una fede intensa ma composta. È bello essere presenti».

Alle celebrazioni in onore di santa Rita – iniziate già martedì 20 maggio con la salita notturna allo “Scoglio” di Roccaporena, luogo natale della santa – hanno preso parte numerose autorità, tra cui Stefania Proietti, presidente della regione Umbria ed ex sindaco di Assisi, e i rappresentanti di oltre venti comuni umbri.

La giornata di oggi è stata il momento culminante, in ricordo della morte di santa Rita avvenuta il 22 maggio 1457. Il corteo storico, snodatosi per le vie del borgo fino al santuario, ha ripercorso le tappe principali della sua vita. Il gonfalone della città di Piacenza, in testa al corteo, ha fatto il suo ingresso nella piazza gremita antistante la basilica.

Già ieri, però, era stata una giornata intensa per la delegazione piacentina. In mattinata, a Palazzo Frenfanelli – sede del Comune di Cascia – si è tenuta la cerimonia ufficiale della firma del gemellaggio, alla presenza del sindaco di Cascia Mario De Carolis, del vicesindaco Marco Emili e della presidente del consiglio comunale Luisa Di Curzio.

La firma ha coinciso anche con la riapertura della sede comunale, rimasta chiusa per anni a causa dei danni provocati dal terremoto del 2016.

Nel corso della stessa giornata, il sindaco Tarasconi ha vissuto un momento particolarmente toccante entrando nella stanza – solitamente chiusa al pubblico – che custodisce le spoglie di santa Rita. Ad accoglierla, suor Maria Grazia Cossu, priora del monastero.

La serata di mercoledì 21 è stata invece dedicata alla tradizionale fiaccolata, molto sentita dai pellegrini e dai cittadini. Il corteo con sbandieratori e tamburini si è concluso con l’accensione del tripode votivo davanti alla basilica da parte del sindaco Tarasconi, che poco prima aveva ricevuto la “Fiaccola della Pace e del Perdono” dalle mani di Thomas Sassi, giovane promessa piacentina del judo, campione nazionale e medaglia di bronzo ai mondiali under 21 in Perù. Una grande emozione anche per lui, applaudito da una piazza gremita.




Forza, potenza e bellezza: Manni e Ossoli conquistano il pubblico con i Canti di Leopardi

“Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna?” È iniziato con il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia e si è concluso con L’Infinito (“Naufragar m’è dolce in questo mare”) il recital dedicato al grande poeta Giacomo Leopardi messo in scena dalla Compagnia Manni-Ossoli al PalabancaEventi di via Mazzini (Sala Corrado Sforza Fogliani) per iniziativa della Banca di Piacenza (presenti il vicepresidente Domenico Capra, il vicedirettore generale Pietro Boselli e il responsabile della Sede centrale Paolo Marzaroli); e che ha visto protagonisti Mino Manni (regista e voce recitante), Marta Ossoli (voce recitante e canto), Angela Lazzaroni (pianoforte) e Camilla Squassina (violino).
Nel mezzo delle citate liriche iniziale e finale, altri sei canti del poeta di Recanati (Alla luna, La quiete dopo la tempesta, La sera del dì di festa, Il passero solitario, A Silvia, Il sabato del villaggio) per un totale di otto tra i più significativi, 8 come il simbolo dell’infinito, a richiamare il titolo dello spettacolo, “Infinito Leopardi”. Un’esibizione salutata alla fine da convinti applausi da parte del numeroso pubblico che ha apprezzato la grande abilità di attori e musicisti di creare un’atmosfera capace di toccare anime e cuori, «come solo Leopardi sa fare con la forza, la potenza e la bellezza ancora struggente e attuale dei suoi versi immortali», ha sottolineato Mino Manni ringraziando il pubblico «per l’ascolto così silenzioso, segno di attenzione e rispetto» e la Banca di Piacenza per l’opportunità offerta di essere ancora una volta al PalabancaEventi a proporre cultura.
La bellezza dei canti leopardiani è stata espressa anche attraverso la voce e il canto di Marta Ossoli che ha proposto alcune delle arie più famose dell’epoca (alcune liriche ispirate a Verdi, ma anche ad opere del poeta stesso). Lo spettacolo è stato accompagnato da musiche romantiche ottocentesche (per pianoforte e violino) coeve al periodo di Leopardi e tratte da famose composizioni: Chiaro di luna di Vivaldi, Il temporale e l’Inno alla gioia di Beethoven, Notturno di Chopin.
Per ringraziare il pubblico, gli attori e i musicisti hanno offerto un piccolo bis.




Luna Park, nel pomeriggio di mercoledì 21 maggio ingresso gratuito per bambini e ragazzi con disabilità

Anche quest’anno, grazie alla generosa disponibilità dei gestori del Luna Park si rinnova, in sinergia con il Comune di Piacenza e Confesercenti, l’iniziativa dedicata a bambini e ragazzi con disabilità che mercoledì 21 maggio, dalle 17 alle 20, potranno accedere gratuitamente alle numerose attrazioni che dall’inizio del mese, sino al 2 giugno prossimo, sono collocate nell’area di parcheggio del centro commerciale Gotico.
A illustrare i dettagli, nell’aula consiliare del Municipio, gli organizzatori Carlo Manucci ed Erol Granata, intervenuti accanto all’assessore al Welfare e alle Politiche per l’Infanzia Nicoletta Corvi – che ha seguito l’iniziativa con il collega di Giunta Simone Fornasari – e al vice direttore di Confesercenti Giorgio Bonoli. Presente anche Valter Bulla, con il cui supporto l’opportunità della fruizione gratuita per bambini e ragazzi con disabilità si rivolge non solo alle famiglie residenti in città, ma in tutta la provincia. Sarà sufficiente presentarsi al punto informativo all’ingresso per ricevere il braccialetto identificativo che consentirà di salire su tutte le giostre senza dover acquistare alcun tagliando.
“Nei giorni scorsi – spiega l’assessore Corvi – abbiamo già informato, con la preghiera di massima divulgazione, i componenti del Tavolo Disabilità, ma la conferenza stampa odierna vuol essere l’occasione in cui rinnovare l’invito ufficiale a tutte le persone interessate. Per il terzo anno consecutivo, ormai, grazie alla preziosa collaborazione instauratasi tra l’Amministrazione, Confesercenti e i gestori del Luna Park, proponiamo questo momento di condivisione e accoglienza, molto importante anche in termini di sensibilizzazione, perché ci ricorda anche l’impegno per garantire la piena accessibilità e fruibilità di luoghi e strutture di aggregazione. E’ anche un segno prezioso di inclusività e di incontro, perché il tutto si svolge in una fascia oraria in cui il Luna Park è aperto a chiunque, a maggior ragione in una giornata, quella del mercoledì, che tradizionalmente è proprio dedicata alle famiglie”.
Gli organizzatori hanno anche ricordato la facilità di accesso della location di quest’anno nei pressi del centro commerciale Gotico, rimarcando “la funzione sociale degli spettacoli viaggianti” sintetizzata, nel ricordo del signor Manucci, da una citazione di Federico Fellini: “Finché ci sarà un bambino, ci sarà una giostra che gira per lui”.




Il Polo di Mantenimento Pesante Nord diventa socio onorario dell’Istituto per la Storia del Risorgimento

Il Polo di Mantenimento Pesante Nord di Piacenza è socio onorario del Comitato di Piacenza dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano; il riconoscimento è stato conferito sabato 10 nel corso della manifestazione tenutasi presso il Museo del Risorgimento per la presentazione della pubblicazione che raccoglie gli atti del convegno tenuto dall’Istituto nel novembre scorso.
Il direttore dell’Istituto Pietro Coppelli ha consegnato al Generale Roberto Cernuzzi, attuale direttore del Polo, la targa con la motivazione del titolo di socio onorario “in riconoscimento del costante impegno finalizzato alla tutela, conservazione, valorizzazione nonché per la lodevole disponibilità a consentire la visita da parte di cittadini, scuole e studiosi degli imponenti resti del Castello di Pier Luigi Farnese, situato all’interno del Polo di Mantenimento. Proprio dal Castello il 26 marzo del 1848 uscì per la prima volta la guarnigione austriaca segnando l’inizio del riscatto di Piacenza dal giogo straniero e per l’Italia il percorso verso l’unità nazionale. Per il Comitato di Piacenza dell’Istituto storico del Risorgimento è motivo di orgoglio annoverare fra i propri soci il prestigioso Ente militare che oltre ai compiti istituzionali provvede meritoriamente affinché quanto resta del Castello non sia destinato all’incuria e al progressivo degrado”.
L’evento ha richiamato un pubblico numeroso, a testimonianza del forte interesse per la storia e le radici identitarie del nostro Paese ed in particolare delle vicende che hanno caratterizzato il territorio piacentino. Dopo i saluti di rito introdotti dal direttore Pietro Coppelli, dell’Assessore alla Cultura del Comune di Piacenza, Christian Fiazza, e del direttore dei Musei Civici di Palazzo Farnese, Antonio Iommelli, (entrambi hanno sottolineando l’importanza della sinergia tra le istituzioni culturali locali per la promozione della storia e del patrimonio condiviso) il giornalista Ippolito Negri ha guidato i presenti in un percorso di approfondimento sui contenuti del volume, che ha raccolto le nove relazioni presentate durante il convegno storico. Raccogliendo alcune curiosità presenti e riunendo in un disegno complessivo è stato così ricostruito il particolare momento vissuto dalla città in occasione della grande esposizione che nel 1908 ha accompagnato l’inaugurazione del ponte stradale sul Po.
Al termine della cerimonia, a tutti i partecipanti è stato consegnato un volume contenente gli atti del convegno “Piacenza dal Risorgimento al futuro: l’Esposizione del 1908” a testimonianza della volontà dell’Istituto di diffondere sempre più la conoscenza storica degli importanti eventi risorgimentali che hanno interessato il nostro territorio dando continuità anche alla pubblicazione degli atti del convegno annuale che prosegue dagli anni Settanta.




Fernando Manzotti e il vescovo Scalabrini: due modi originali di studiare l’emigrazione

«L’emigrazione non è guerra tra popoli, è unità del genere umano». Con questa frase – che ben riassume il pensiero del vescovo Scalabrini – padre Mario Toffari ha concluso il convegno “L’emigrazione nell’Italia unita” che si è tenuto al PalabancaEventi (Sala Panini), promosso dall’Associazione Piacenza Città Primogenita d’Italia in collaborazione con la Banca Piacenza (rappresentata dal presidente Giuseppe Nenna, dal vicepresidente Domenico Capra, dal direttore generale e a.d. Angelo Antoniazzi, dal vicedirettore generale Pietro Boselli) e con il patrocinio della Fondazione Spadolini Nuova Antologia.
Andrea Manzotti, presidente del Patronato pei Figli del Popolo e Fondazione San Paolo e San Geminiano di Modena, che ha moderato l’incontro, ha in primo luogo ringraziato l’Istituto di credito di via Mazzini («squisita la sua vocazione di banca del territorio molto attenta alla cultura») per l’accoglienza e il supporto, l’Associazione Piacenza Primogenita, rappresentata dal presidente Danilo Anelli (che ha portato un saluto) e da Maria Antonietta De Micheli e la Fondazione Spadolini (in collegamento è intervenuto per un saluto il suo presidente Cosimo Ceccuti). Il moderatore ha quindi ricordato la figura del padre Fernando Manzotti (Correggio, 1923 – Reggio Emilia, 1970), argomento della prima relazione, insegnante di Storia e filosofia nella scuole superiori e poi docente universitario di Storia del Risorgimento, Storia moderna e Storia dei partiti e dei movimenti politici. I suoi lavori maggiori riguardano La polemica sull’emigrazione nell’Italia unita (1962 e 1969) e Il socialismo riformista in Italia (1965). Collaborò con saggi e recensioni a varie riviste (“Nuova rivista storica”, “Il Mulino”, “Il Ponte”, “Nuova Antologia”) e alla stampa quotidiana (Il Resto del Carlino e, dal 1968, il Corriere della sera) e strinse un sodalizio culturale con Giovanni Spadolini. Il figlio Andrea ha anche raccontato la genesi di questo appuntamento «nato da un’idea di Corrado Sforza Fogliani, a cui mandai gli atti di un convegno dedicato a mio padre a 40 anni dalla morte. Lui questo volume lo recensì su Bancaflash e mi colpì la sua abilità nel trovare agganci piacentini: il primo, il legame di parentela con i Manzotti fotografi storici a Piacenza (Gino, Eugenio ed Erminio) e il secondo il vescovo Scalabrini per il tema delle migrazioni, religioso che non a caso è il protagonista della seconda relazione di questo convegno».
Sandro Rogari, docente di Storia contemporanea all’Università di Firenze, ha fatto cenno all’incontro con Fernando Manzotti nel 1969, «tanto breve quanto intenso, io studente e lui giovane professore chiamato a Firenze da Spadolini; purtroppo morì l’anno successivo». Il prof. Rogari ha quindi distinto il contesto nel quale il prof. Manzotti scrisse il libro sull’emigrazione («fine anni ’50, quando era in atto la grande migrazione interna dal Sud alle industrie del Nord in pieno boom economico») e i movimenti migratori di fine ‘800 («rivolti verso le Americhe e l’Europa, Manzotti studiò il fenomeno del ritorno in patria che spesso si rivelava un fallimento»). Il docente ha sottolineato l’impostazione «originale» degli studi di Manzotti sull’emigrazione derivante dal fatto che era uno storico-politico «che affrontò due discorsi paralleli: le politiche pubbliche da un lato e il dibattito fuori dalle istituzioni dall’altro». Studi che nel libro si concentrano soprattutto sul primo decennio unitario, caratterizzato dalla trascuratezza dei governanti di allora verso il fenomeno. «Il primo provvedimento a tutela degli emigranti – ha spiegato il prof. Rogari – lo si deve a Crispi nel 1889; due anni prima mons. Scalabrini fondò la Congregazione per l’assistenza degli emigrati italiani in America, collaborando in seguito al miglioramento di quella prima legge e delle successive».
Del vescovo di Piacenza esperto di migranti si è occupato padre Mario Toffari, missionario scalabriniano, direttore dell’Ufficio pastorale per i migranti della Diocesi di Piacenza. Dopo aver rilevato che dal 1875 al 1913 gli emigrati italiani furono 9 milioni, il relatore ha definito la conoscenza del fenomeno migratorio da parte di Giovanni Battista Scalabrini «molto pratica e frutto di esperienza personale» derivante dalle visite pastorali (dove constatava il vuoto delle vallate piacentine), dai viaggi in America e in Brasile, da quello che vedeva nelle stazioni di Milano e Piacenza da dove i migranti partivano. «Scalabrini pose domande di fondo – ha sottolineato padre Mario – come perché esiste l’emigrazione (o emigrare o rubare) proponendo ricerca scientifica, lavoro politico, culturale e sociale, interventi del governo, sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Poi passò all’azione: con congregazioni religiose, contro quelli che definì “sensali di carne umana” riferendosi ai mediatori che sfruttavano la disperazione di chi voleva emigrare. Scalabrini sosteneva il diritto ad emigrare ma anche a “non” emigrare, migliorando le condizioni di vita in patria». Il missionario ha quindi citato alcuni capisaldi del pensiero del vescovo piacentino: è sbagliato ostacolare l’emigrazione e lasciarla a se stessa; è necessario l’intervento legislativo; l’emigrazione è strutturale e non è un fatto passeggero; no all’assimilazione, sì all’integrazione nel rispetto delle identità. «Più che di integrazione – ha concluso padre Mario – io preferisco parlare di comunione tra i popoli».
Agli intervenuti la Banca di Piacenza ha distribuito il volume “Via Francigena Italia e Vie Romee nella tratta Piacenza”.




L’Angil d’Or della Famiglia Piasinteina a Fausto Frontini

Martedì 6 maggio 2025 alle ore 17 si terrà la Cerimonia di consegna dell’Angil d’Or della Famiglia Piasinteina che il Consiglio direttivo del sodalizio ha conferito a Fausto Frontini.
Nel corso della manifestazione verrà consegnato a Fausto Frontini l’Angil d’Or della Famiglia Piasinteina, che il Consiglio direttivo ha pensato di conferire, con la lettura della pergamena recante la motivazione dell’importante riconoscimento attribuito, per l’impegno nel sostenere le attività dell’associazione e per la nostra città.
Attività che Fausto Frontini si è impegnato in ambito culturale, musicale, artistico e letterario. Ideatore e regista di innumerevoli eventi che rimarranno in modo indelebile nel ricordo delle persone che hanno vissuto quei eccezionali momenti.
“Un impegno costante svolto con straordinaria passione e di estrema qualità, con il quale Fausto Frontini ha saputo costruire relazioni e legami nello “spirito” di famiglia, – ha commentato il razdur Danilo Anelli – con le tante persone che si sono entusiasmate assistendo a tutte le sue iniziative. Un ruolo che ha richiesto a Fausto anche spirito di servizio, sacrificio e dono di sé per gli altri. Del resto Fausto è figlio di Virgilio Frontini, socio fondatore della Famiglia Piasinteina”.
Interverranno alla cerimonia Milly Morsia, Mario Schiavi e Fabrizio Solenghi.
Al termine aperitivo in onore del premiato a cura dei Rüscadür.
La partecipazione è libera