La grande Esposizione di Piacenza del 1908 al centro di un convegno

Bilancio estremamente positivo per il convegno del Comitato di Piacenza dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, tenuto sabato 9 ottobre presso Palazzo Rota Pisaroni, messo a disposizione dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano.

Un pubblico numeroso ha seguito e ascoltato con interesse una numerosa messe di ricerche dedicate alla grande Esposizione di Piacenza del 1908, la manifestazione tenuta per festeggiare l’inaugurazione del nuovo ponte stradale sul Po.

È l’occasione per approfondire quella che fu la transizione fra Ottocento e Novecento nelle sue implicazioni sociali, politiche ed economiche: per questo il titolo del convegno è appunto “Piacenza dal Risorgimento al futuro: l’Esposizione del 1908”.

Dopo i saluti del presidente ISRI Pietro Coppelli e del direttore dei Musei Civici Antonio Jommelli, coordinati dal giornalista Ippolito Negri si sono susseguiti ben nove relatori. Il prof. Matteo Sozzi, docente del Liceo “Gioia”, ha illustrato in modo approfondito il quadro culturale e sociale nel quale si inseriva la manifestazione; la dr.ssa Anna Riva, direttrice dell’Archivio di Stato, ha riferito sulle fonti d’archivio mentre l’architetto Marcello Spigaroli ha indagato le modifiche urbanistiche conseguenti alla inaugurazione del ponte.

Successivamente la prof.ssa Maria Giovanna Forlani sul tenore Tamagno e il suo rapporto con Piacenza, l’ing. Augusto Bottioni sulle manifestazioni sportive dell’epoca, il dr. Filippo Lombardi sulle medaglie e i distintivi commemorativi emessi per l’occasione, la dr.ssa Isabella Dordoni sulla partecipazione della Croce Rossa, il colonnello Massimo Moreni sulle attività dei Pontieri nel 1908 e infine il colonnello David Vanucci con quello che fu il “prequel” dell’apertura di Piacenza al mondo moderno, la venuta di Buffalo Bill e del suo famoso circo nel 1906.

La pubblicazione e la presentazione degli atti è prevista in un prossimo incontro nei primi mesi del 2025.




La storia di Piacenza raccontata attraverso le targhe pubbliche del centro storico

Pubblico delle grandi occasioni al PalabancaEventi (Sala Corrado Sforza Fogliani), per la presentazione del libro “SCRIPTA MANENT. La storia di Piacenza raccontata dalle targhe pubbliche della città”. Il testo, curato dall’arch. Manrico Bissi e pubblicato dalla Banca di Piacenza, offre una puntuale rassegna di tutte le iscrizioni affisse dall’età romana fino ad oggi sui muri e sui monumenti onorari della nostra città. La descrizione delle targhe, fotografate da Maria Paola Sforza Fogliani, non è soltanto tecnico-materica, ma soprattutto storica: il libro, ampiamente documentato, restituisce infatti l’inquadramento delle epoche e delle soglie culturali nelle quali fiorirono i personaggi celebrati nelle diverse iscrizioni. Di fatto, il libro di Bissi si configura come una vera e propria “Storia di Piacenza”, raccontata tuttavia in modo originale e inedito: quasi una sorta di “Spoon River”, nella quale la narrazione della comunità è affidata alla voce di lapidi, targhe e iscrizioni ancora oggi visibili nelle vie della città.

Testimonianze concrete, che tuttavia – ha sottolineato l’autore – subiscono ogni giorno silenziose minacce alla loro integrità. Tra queste si deve considerare in primis l’esposizione secolare alle intemperie, che lentamente corrodono le pietre rendendone illeggibili le iscrizioni: è questo il caso, ad esempio, di una data medievale originariamente incisa sulle pietre cantonali di Palazzo Landi (Tribunale), ormai illeggibile ma di cui Bissi ha recuperato e pubblicato una fotografia risalente agli anni Sessanta, nella quale il testo era ancora distinguibile.

Altro nemico delle memorie epigrafiche – ha osservato il relatore, presentato da Emanuele Galba dell’Ufficio Relazioni esterne della Banca – è il deficit di conoscenza della lingua latina (ormai dilagante anche nelle scuole liceali), dal quale dipende l’incapacità di leggere anche solo sommariamente la quasi totalità delle epigrafi onorarie realizzate dall’età romana fino al pieno Settecento: si pensi, nel merito, alla grande lapide napoleonica sotto al Palazzo del Governatore, oppure alle iscrizioni poste alla base delle statue equestri farnesiane di piazza Cavalli.

Il libro di Manrico Bissi costituisce una sorta di antidoto culturale alle minacce di oblio: grazie alla sua pubblicazione, le future generazioni potranno infatti leggere i testi delle oltre cento iscrizioni che vi sono catalogate, anche se queste fossero state nel frattempo aggredite dal passare del tempo. L’obbiettivo di fondo di questo libro è quindi la costruzione di una memoria civica condivisa, che sappia indicare alla comunità del presente gli esempi positivi dei predecessori divenuti celebri per i loro meriti culturali, sociali e patriottici. Il tutto in piena coerenza con la famosa lezione ciceroniana, secondo la quale la “Storia è maestra di vita”.

«Non è quindi un caso – ha concluso l’arch. Bissi – che il promotore e ispiratore di questo libro sia stato proprio l’indimenticato presidente Corrado Sforza Fogliani, che per primo ebbe l’idea di una rassegna storica di tutte le targhe onorarie di Piacenza: città che egli amava dal profondo del cuore, e verso la quale sentiva un fortissimo impegno e senso di responsabilità culturale. Salvaguardare la memoria storica di Piacenza era, per il Presidente, un dovere irrinunciabile al quale non si è mai sottratto, e questo libro è stato il suo ennesimo contributo al patrimonio della nostra città».

In apertura di serata il giornalista Emanuele Galba ha ricostruito la genesi del volume. «Un giorno – ha raccontato – il presidente Sforza mi chiamò nel suo ufficio e mi mostrò la stampa di una serie di fotografie delle iscrizioni che ancora oggi possiamo leggere sui muri del nostro centro storico scattate dalla figlia Maria Paola. “Si potrebbe fare un libro”, mi disse. Chi ha collaborato con lui sapeva che il ‘potrebbe’ corrispondeva a ‘dobbiamo’. Convenimmo che la persone più indicata per realizzare un volume di quel genere fosse appunto l’arch. Bissi, a cui affidammo il compito. Il presidente di Archistorica accettò con entusiasmo che si è tradotto in questo che è un vero e proprio libro di storia di Piacenza raccontata in modo inedito, con l’ambizioso obiettivo – raggiunto – di scongiurare il rischio della perdita della memoria storica collettiva rendendo molto più agevoli e immediate la conoscenza e la trasmissione di quei ricordi che sono patrimonio dell’intera comunità».

A tutti gli intervenuti è stata riservata copia del volume.

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Successo per la festa dell’anolino di Trevozzo

Grande successo per la terza edizione della Festa dell’Anolino di Trevozzo che ha sfidato il tempo avverso e ha riunito in due giorni sotto il tendone del centro polivalente della frazione di Alta Val Tidone oltre 2000 persone, tra buon cibo, musica e solidarietà. Con l’organizzazione della Pro Loco d Strà e Trevozzo guidata dal presidente Luca Cassi, la riuscita manifestazione ha messo in tavola oltre due quintali del re della tavola piacentina, l’anolino, ma anche tante altre prelibatezze ed eccellenze culinarie. “Voglio ringraziare tutti i nostri volontari che hanno messo cuore e passione nella preparazione di questo evento” sottolinea Luca Cassi che ha consegnato, a nome del sodalizio, una targa “al volontario Stefano Fulgoni, ideatore e motore di questa festa”.
Una due giorni di buona, ottima cucina, di musica e convivialità ma nella quale non è mancata la solidarietà. Su iniziativa della Pro Loco di Strà e Trevozzo, infatti, è stata organizzata una raccolta fondi a favore dell’Hospice di Borgonovo a cui hanno aderito tante realtà associative del territorio, permettendo di raggiungere il contributo di 5000 euro. Oltre alla Pro Loco di Strà Trevozzo, hanno partecipato alla raccolta quelle di Sala Mandelli, Curte Neblani, di Pecorara, di Busseto, di Cicogni, l’Associazione Asd Marciatori Alta Val Tidone, il Mulino Lentino, il Sentiero del Tidone, la pro loco di Trebecco e di Montemartino.
“Grazie allo straordinario impegno e alla passione dei volontari, che nel nostro Comune sono oltre 500, in questi due anni sono stati raccolti oltre 20mila euro per attività e progetti sociali, oltre a quelli generosamente donati da privati. E’ sintomo di una comunità coesa e solidale, pronta ad aiutare il prossimo. Non posso che ringraziare Luca Cassi e la Pro Loco di Strà Trevozzo come tutte le altre associazioni e pro loco che hanno voluto partecipare, alle quali indistintamente l’Amministrazione comunale fornirà sempre il massimo supporto possibile”. Così è intervenuto durante la festa Carlo Fontana, consigliere comunale delegato al rapporto con le associazioni che ha ricordato come il contributo di 5000 euro servirà all’Hospice per implementare il servizio di supporto psicologico ai pazienti, passando da due a tre giorni a settimana.




«Troppo potere ai Governi. In Parlamento si ha la sensazione di essere lì a scaldare la sedia»

Descrivere dal di dentro il funzionamento del nostro Parlamento, o meglio il malfunzionamento dello stesso e della politica in generale. È l’obiettivo che si è dato Carlo Cottarelli con la sua ultima fatica editoriale “Dentro il Palazzo, cosa accade davvero nelle stanze del potere” (Mondadori), presentato al PalabancaEventi per iniziativa della Banca di Piacenza e di Arca Fondi SGR.

In una Sala Corrado Sforza Fogliani gremita, l’illustre ospite ha raccontato la sua esperienza da senatore (eletto con il Partito democratico nell’ultima tornata elettorale) durata solo otto mesi e ha ricordato i giorni passati al Quirinale da Presidente del Consiglio incaricato per risolvere una crisi istituzionale senza precedenti dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018: argomenti che formano le due parti nelle quali è diviso il libro.

A fare gli onori di casa il direttore generale della Banca Angelo Antoniazzi, che ha introdotto gli ospiti (il vicedirettore di Arca Fondi SGR Simone Bini Smaghi e l’economista cremonese, di cui ha ricordato le esperienze al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca d’Italia; attualmente dirige l’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica, dove insegna) e concluso con una domanda al prof. Cottarelli relativamente al fatto che i programmi presentati dai partiti quando ci sono le elezioni sembrano più suggeriti da esperti di marketing piuttosto che da visioni di uno statista. «I programmi elettorali – ha risposto l’ex senatore – sono pieni di promesse che poi non possono essere mantenute, e questo toglie interesse ai programmi stessi. Chi vince le elezioni, infatti, poi si accorge che i soldi non ci sono; ma non è complicato vedere prima che spazi ti concede la finanza pubblica. L’unico disegno di legge che ho presentato durante i miei otto mesi al Senato riguardava proprio l’introduzione dell’obbligo per i partiti di indicare dove prendevano i soldi. Una proposta di cui non è stata avviata nemmeno la discussione».

Attraverso le domande del dott. Bini Smaghi, l’autore ha illustrato la prima parte del volume. Perché si è dimesso? «Non ero molto felice per quello che stavo facendo. Avevo l’impressione di essere lì a scaldare la sedia. Nel Pd, poi, la situazione era cambiata. Ero stato eletto come indipendente e avevo scelto quel partito sulla base di un documento sui valori del 2018 che nel 2023 sono cambiati, spostandosi a sinistra. Mi è stato proposto di cambiare casacca, ma non mi è sembrato giusto e ho lasciato il posto al primo dei non eletti. Abbandonare il Parlamento non è però così semplice: devi dimostrare di andare a fare qualcosa di rilevante, altrimenti le dimissioni non te le accettano. Allora con la Cattolica abbiamo studiato il progetto PESES (Programma di Educazione per le Scienze Economiche e Sociali); nel primo anno siamo andati in 165 scuole a ridare fiducia a insegnanti e studenti attraverso la partecipazione di personaggi di primo piano, tra i quali cinque ex Presidenti del Consiglio, da Amato e Monti, a Draghi; abbiamo ora aperto il secondo anno e le domande sono già arrivate a 200».

Un’esperienza, quella a Palazzo Madama, archiviata dunque da Cottarelli come non esaltante: «L’unica cosa buona è lo stipendio – ha rimarcato -. Il problema fondamentale è che nel corso degli ultimi 15 anni il potere del Parlamento si è ridotto rispetto a quello del Governo. E se il Parlamento perde peso, se sei in maggioranza sei lì a prendere ordini dai tuoi capi-partito a cui devi la tua elezione, con la legge elettorale attuale senza preferenze; se sei in minoranza, fai opposizione per partito preso. Capite che la demotivazione è massima». I segnali principali della sempre maggior prevalenza del potere esecutivo? Per l’autore di “Dentro il Palazzo”, l’abuso nell’utilizzo dei decreti legge, l’eccessivo ricorso al voto di fiducia, l’uso della legge delega, l’atto in cui il Parlamento delega appunto il Governo a scrivere le leggi («prassi pericolosa anche perché i principi entro i quali muoversi che detta il Parlamento sono sempre più vaghi, come è capitato sulla legge delega sul Fisco che ha permesso al Governo di emanare 10 decreti legge»).

Tornando ai costi della politica sollecitato dal dott. Bini Smaghi, il prof. Cottarelli ha snocciolato qualche cifra: i nostri parlamentari guadagnano circa 3-4mila euro in più dei colleghi francesi, tedeschi e spagnoli e se è vero che il cedolino dello stipendio base è di 4.500 euro netti al mese (come dichiarato da Fassino) a entrarti in tasca – considerando le varie indennità – sono in realtà 12mila euro netti al mese, senza contare i vari benefit come i viaggi gratis in treno e in aereo (anche non per motivi di lavoro) o la carta di credito che come la inserisci avvia il pagamento senza chiederti nessun codice («la cosa che mi manca di più», ha scherzato l’ex senatore).

Altro argomento toccato, l’astensionismo. «Problema molto serio – ha sottolineato l’economista – perché denota il senso di sfiducia generalizzato nei cittadini. Nel libro ci sono 14 proposte di riforma del sistema politico-parlamentare che potrebbero attenuare questa sfiducia. L’importanza di andare a votare, che ricordo è un obbligo, andrebbe insegnata nelle scuole».

Nella seconda parte del volume, come già accennato, si racconta l’esperienza di presidente del Consiglio incaricato vissuta da Cottarelli nel 2018. Dopo il voto (nessuno aveva vinto) Lega e 5Stelle si accordarono per formare un governo. Sorse però un problema sulla scelta del ministro dell’Economia nella persona di Paolo Savona, considerato a capo dei no-euro. Un nome sul quale Mattarella mise il veto. Si aprì quindi una crisi istituzionale senza precedenti e il Presidente della Repubblica diede l’incarico a un tecnico di formare un Governo che portasse il Paese a nuove elezioni: Carlo Cottarelli. «Una sera ero a casa e mi accingevo a prepararmi un piatto di lenticchie, quando squillò il telefono: “Buonasera prof. Cottarelli, le posso passare il presidente Mattarella? Tutto iniziò così. L’indomani presi il treno per Roma. Al mio arrivo alla stazione constatai che non c’erano auto blu ad attendermi (forse perché qualche tempo prima avevo chiesto la loro abolizione?); presi allora un taxi che mi portò al Quirinale. Per quello che mi presentai con il trolley (un’immagine che ha fatto il giro del mondo, ndr), mica potevo lasciarlo al taxista. Dopo il primo colloquio con il Presidente accettai con riserva e il giorno successivo ero pronto con la lista dei ministri, leggendo la quale avrei sciolto la riserva stessa. Ma era successo che i mercati finanziari, nel timore di nuove elezioni, erano impazziti e lo spread era salito di 100 punti toccando quota 300. Mattarella mi domandò se era il caso di andare avanti; gli risposi di no, perché non avrei mai ottenuto la fiducia del Parlamento e il mio Governo avrebbe potuto gestire solo l’ordinaria amministrazione e in quelle condizioni non si può gestire una crisi finanziaria. Dissi al Presidente che era necessario convincere i giallo-verdi a scendere a un compromesso, abbandonando il nome di Savona. La mattina del 31 maggio il Quirinale mi chiamò: si era aperto uno spiraglio, Conte stava arrivando a Roma. Tornai quindi al Colle a restituire l’incarico per far partire il Governo Conte. Mattarella mi ringraziò con queste parole: “La Repubblica è in debito verso di lei”».

L’incontro si è concluso dopo un ampio dibattito nel quale si è dato spazio alle domande degli intervenuti ai quali – fino ad esaurimento – è stata consegnata copia del volume con precedenza ai Soci e ai Clienti prenotati.




Anche a Piacenza sbarca #SicurezzaVera, un progetto di Fipe Confcommercio che promuove la sicurezza delle donne

E’ stato presentato questa mattina Piacenza, nella suggestiva cornice della Cappella Ducale di Palazzo Farnese, il progetto #SicurezzaVera, un’iniziativa di Fipe Confcommercio, in collaborazione con la Polizia di Stato, che mira a diffondere la cultura di genere e a promuovere la sicurezza delle donne attraverso una rete capillare di pubblici esercizi. L’idea alla base del progetto è quella di trasformare bar, ristoranti e altri locali pubblici in veri e propri presidi di sicurezza per le donne, offrendo supporto alle vittime di violenza di genere e contribuendo alla prevenzione.

Dopo i saluti istituzionali portati dal sindaco di Piacenza Katia Tarasconi e quelli di Raffaele Chiappa, presidente di Confcommercio Piacenza Roberto Carbonetti, presidente di Fipe provinciale ha introdotto il tema dell’incontro che ha visto gli interventi di  Simona Marinai, vicepresidente del Gruppo Donne Imprenditrici di Fipe-Confcommercio, Donatella Bertolone, presidente del Gruppo Donne Imprenditrici di Fipe-Confcommercio Vercelli, Paolo Ferri, commissario capo della questura di Piacenza, divisione anticrimine, Alberto Mariani, preside dell’Istituto Raineri Marcora e Nicoletta Mazzari, Gruppo Donne Fipe Piacenza.

Come già avvenuto in altre città si vorrebbe fare in modo che i pubblici esercizi divengano luoghi sicuri, dove il personale, formato adeguatamente, sia in grado di riconoscere situazioni di pericolo e offrire un primo supporto a donne vittime di violenza, attivando, se necessario, l’intervento delle forze dell’ordine.

Questo approccio, che punta a una diffusione capillare della cultura di genere, non è un caso isolato. In altre città italiane il progetto ha già preso piede con risultati incoraggianti e gli esercenti stanno seguendo corsi di formazione specifici per diventare “sentinelle” contro la violenza sulle donne, unendo le forze con la Polizia di Stato. #SicurezzaVera rappresenta un passo concreto verso una rete di protezione più ampia, che coinvolge tutte le realtà locali per garantire maggior sicurezza e sostegno alle donne, mettendo a frutto la collaborazione tra istituzioni, forze dell’ordine e attività commerciali nel contrastare la violenza di genere, facendo sì che ogni angolo delle città diventi un luogo sicuro.




Lo stilista Ettore Bilotta ha scelto Piacenza come sede del suo nuovo atelier

Si è recentemente svolto nella meravigliosa cornice di Palazzo Anguissola da Grazzano l’evento di inaugurazione del nuovo atelier di Ettore Bilotta, fashion designer con esperienze internazionali, che ha scelto di proseguire la sua attività proprio tra le stanze di questa prestigiosa dimora storica di Piacenza.

Gli ospiti, eleganti signori e signore di Piacenza, oltre ad appassionati di moda, operatori del settore, amici ed estimatori di Ettore Bilotta, hanno avuto l’opportunità di ripercorre la carriera dello stilista vedendo esposta, sulla meravigliosa scalinata del palazzo, una selezione di abiti rappresentativi di decenni della sua attività creativa.

Durante l’esclusivo evento, accompagnato dalle note magistralmente eseguite da Carmine Padula, compositore e direttore d’orchestra ed Eduardo Caiazzo, violinista, hanno sfilato i capi dell’ultima collezione di Ettore Bilotta, ispirata proprio alla città di Piacenza, da lui paragonata a Roma e che sente maestosa come una capitale.

Raffinate modelle hanno indossato abiti per occasioni speciali, realizzati con tessuti pregiati e rigorosamente su misura. Sete, tulle, velluti, chiffon, opulenti ricami, pizzi chantilly, impreziosiscono i capi, sapientemente modellati per valorizzare la femminilità e l’eleganza della donna.

Non sono mancati gli abiti da sposa, tra le prime passioni dello stilista e ancora oggi parte integrante della sua produzione.

L’emozione e l’entusiasmo di tutti hanno accolto Ettore Bilotta alla fine del defilé, che ha ringraziato di nuovo la città di Piacenza, nuova casa e fonte d’ispirazione.

Chi è Ettore Bilotta

Dopo la maturità, inizia nel 1984 gli studi di fashion design presso lo IED di Roma. Dal dicembre 1984 al novembre 1988 inizia la sua prima collaborazione come stilista in un’azienda di abiti da sposa, la “Radiosa”. Nell’ottobre 1988 si trasferisce a Zurigo, lavora per la GVL, prêt-à-porter, e nel 1992 a Milano da Raffaela Curiel dove inizia ad apprendere la “Haute Couture”. Torna poi a Roma e collabora con “ Pino Lancetti “. Contattato da una Buyer del mondo arabo si dedica alle creazioni di collezioni Haute Couture e Sposa per la maggior parte degli anni ’90 e i primi anni 2000. L’esperienza con il mondo arabo gli permette di essere selezionato nel 2003 come designer dell’immagine delle divise per la prima compagnia di bandiera degli Emirati Arabi Uniti “ Etihad Airways “, che inizia a volare per la prima volta nel novembre 2003. Nel 2004 crea la sua prima collezione di Haute Couture ispirata allo “Jugendstil”, poi seguiranno le “Ninfe”, la collezione dedicata a “Maria Antonietta” e ancora la collezione “Acqua”. Seguiranno molte altre collezioni che hanno sfilato nel calendario romano. Nel 2006 la prima collezione di abiti da Sposa “ Shewhite ” proposta a Milano alla fiera di settore “Si Sposa Italia”. Nel 2008 firma il restyling delle Uniformi Storiche della Guardia di Finanza. Insegnante dal 1999 al 2003 di illustrazione e fashion designer presso lo IED di Roma e l’Istituto di Design di Napoli.

Nel 2013 viene richiamato da Etihad Airways per ridisegnare la nuova immagine delle divise della compagnia aerea. Seguiranno Alitalia nel 2015, Turkish Airlines 2017 e nel 2023 Kuwait Airways. Oggi disegna collezioni di Haute Couture, collezioni Sposa e Prêt-à-porter.

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Spettacolari mongolfiere a San Damiano

Bel tempo e buon pubblico per la prima giornata della Aeronautica Militare Balloon Cup in corso a San Damiano (PC) fino a domenica 13 ottobre. Nei cieli sopra l’aeroporto c’è stata una vera e propria invasione colorata con i palloni ad aria calda e  quelli a gas che si sono sfidati nelle rispettive prove di specialità. C’è stata anche la possibilità per il pubblico di provare l’emozione del volo salendo nel cestello delle mongolfiere. Nel tardo pomeriggio sono atterrati sulla pista i dieci componenti della Pattuglia Acrobatica Nazionale che domani mattina alle 11,45 saranno protagonisti di uno dei momenti clou di questa tre giorni: l’esibizione delle Frecce Tricolori. Alle 10:00 ci sarà invece l’incontro con gli Astronauti di Axiom3. Nel pomeriggio dalle 14:00 alle 15:00 ci sarà il sorvolo Formazione Legend – SPAD – G.91.

In serata i componenti della Pattuglia Acrobatica sono intervenuti a palazzo Farnese dove hanno incontrato alcuni studenti. Ad accoglierli il sindaco Katia Tarasconi, il prefetto Paolo Ponta oltre ad autorità militari e civili. E’ intervenuto anche il capo di stato maggiore dell’aeronautica, generale di squadra aerea Luca Goretti.

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Il comandante delle Frecce, il tenente colonnello Massimiliano Salvatore, ha raccontato il tour compiuto questa estate dalla Pattuglia Acrobatica Nazionale in nord America, fra Stati Uniti e Canada. Apprezzatissime le esibizioni che hanno toccato svariate città con grande gioia della numerosa comunità italo-americana. Quasi tre mesi trascorsi oltre oceano con un’imponente macchina organizzativa che ha coinvolto cento persone dell’Aeronautica Militare e due C130 a supporto. Il viaggio partito dalla base di Rivolto ha toccato Olanda, Inghilterra, Islanda, Groenlandia, Canada e Usa.

I piloti hanno risposto alle domande dei rappresentanti degli studenti a cui è seguito uno scambio di doni fra il sindaco Tarasconi, il generale Goretti e il comandante Salvatore che ha contraccambiato donando al primo cittadino un quadro della Pattuglia Acrobatica.

Ricordiamo che l’accesso alla Balloon Cup è gratuito ma occorre prenotarsi sul sito della manifestazione.

 

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