Confermato un caso di chikungunya a Castel San Giovanni (PC)

Oggi è stato confermato un caso verosimilmente autoctono di chikungunya in provincia di Piacenza.
Si tratta di un uomo italiano, residente a Castel San Giovanni, in località Pievetta, over 65, che nei giorni scorsi ha manifestato febbre, dolori osteomuscolari e congiuntivite.
Il paziente non ha effettuato viaggi in zone endemiche per la malattia: la diagnosi è stata possibile grazie alla segnalazione del medico di famiglia e alla conferma di laboratorio su prelievo ematico.

Cos’è la chikungunya
La chikungunya è causata da un virus trasmesso all’uomo dalla puntura di zanzare infette, in particolare la zanzara tigre (Aedes albopictus).
Non si trasmette direttamente da persona a persona. Durante la fase acuta (3–7 giorni), una zanzara può pungere una persona malata e trasmettere poi il virus ad altri.
I sintomi più comuni sono:
•     febbre improvvisa
•     forti dolori articolari e muscolari
•     mal di testa, congiuntivite, affaticamento, rash cutaneo.
I dolori possono essere così intensi da costringere la persona a rimanere immobile in posizioni antalgiche: il termine chikungunya deriva proprio da una parola swahili che significa “ciò che curva” o “contorce”.
Nella maggior parte dei casi la guarigione è spontanea e completa, con cure di supporto (riposo, antipiretici, liquidi), ma negli anziani e nei fragili può portare a complicanze.

Sorveglianza sanitaria
Per individuare tempestivamente eventuali altri casi, i professionisti di Igiene e Sanità pubblica saranno presenti domani, lunedì 14 luglio, dalle 15 alle 17, nella frazione di Pievetta con un’ambulanza del 118 per effettuare prelievi ematici.

Sono invitati a presentarsi:
•     i cittadini che vivono o lavorano nella zona e che negli ultimi 15 giorni hanno avuto febbre o dolori muscolari/articolari
•     chi, sempre nelle ultime due settimane, è tornato da viaggi in aree a rischio

In alternativa, è possibile rivolgersi anche al proprio medico di famiglia per segnalare eventuali sintomi e ricevere indicazioni sui successivi accertamenti.

Misure di prevenzione
Dalla segnalazione del caso sospetto (11 luglio), a scopo precauzionale sono stati effettuati già tre interventi di disinfestazione nelle aree pubbliche e private della zona interessata. Con la conferma ufficiale, le operazioni proseguiranno e saranno ampliate.

Per contenere la diffusione del virus, è fondamentale ridurre il contatto con le zanzare.
Il sindaco di Castel San Giovanni, Valentina Stragliati, ha emesso un’ordinanza che invita i cittadini che abitano nella zona oggetto dei trattamenti a:
•     lavare accuratamente le verdure e frutta degli orti prima del consumo
•     svuotare e pulire frequentemente le ciotole degli animali
•     tenere le finestre chiuse, soprattutto nelle ore di maggiore attività delle zanzare (mattino e tardo pomeriggio).

Inoltre, si raccomanda di:
•     installare zanzariere alle finestre e, se possibile, usare il condizionatore
•     indossare abiti chiari e coprenti (maniche lunghe e pantaloni)
•     applicare repellenti sulle parti scoperte della pelle, seguendo le indicazioni per bambini e donne in gravidanza
•     eliminare ogni raccolta d’acqua (es. sottovasi) e utilizzare larvicidi per quelle non eliminabili (es. tombini, pozzetti).
Ricordiamo che le zanzare vettori della malattia sono attive soprattutto di giorno, in particolare nelle ore del mattino e del tardo pomeriggio.

Per saperne di più
Ulteriori informazioni sulla malattia e sulla prevenzione sono disponibili su:
•     Zanzara Tigre Online – Chikungunya
La collaborazione dei cittadini è fondamentale per proteggere la salute di tutti. Invitiamo chiunque presenti sintomi compatibili a contattare tempestivamente il proprio medico.




Cambio al vertice dell’Ortopedia e Traumatologia: Maniscalco lascia Piacenza per Chieti, nominato Quattrini

Cambio al vertice dell’Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale di Piacenza. Dal 1 luglio, il professor Pietro Maniscalco lascerà la direzione della struttura, incarico ricoperto per 16 anni, per assumere un nuovo prestigioso ruolo come professore ordinario all’Università di Chieti.
D’intesa con l’Università di Parma, in attesa del completamento delle procedure accademiche, la direzione aziendale ha designato come facente funzione il professor Fabrizio Quattrini, attuale responsabile della struttura semplice di Traumatologia dello sport.
“La nostra è una scelta di prospettiva, con l’incarico a professionista giovane e di comprovata esperienza – evidenzia il direttore generale Paola Bardasi – che vanta una piena padronanza clinica in tutti gli ambiti della specialistica”.

“Al professor Maniscalco – aggiunge – va il nostro ringraziamento per il lungo e proficuo impegno professionale e umano al servizio dei pazienti e della comunità piacentina. Non possiamo che augurargli un brillante futuro accademico. Non escludiamo anche in futuro di poter collaborare ancora con lui”.
“Non vado via a cuor leggero. A Piacenza – commenta il professor Maniscalco – ho vissuto sedici anni meravigliosi: intensi, difficili, ma anche ricchi di soddisfazioni, per me e per tutto il gruppo (medici, infermieri, operatori socio sanitari, fisioterapisti…) che ho avuto il privilegio di dirigere. Ringrazio tutti per la fiducia, il supporto e l’affetto. È stato un onore essere il primo professore ordinario in servizio all’ospedale di Piacenza. Vado a Chieti a lavorare ma rimarrò a vivere qui con la mia famiglia. Non è quindi il tempo dei rimpianti, né delle polemiche. È invece quello di ripartire, con quell’entusiasmo, grinta e determinazione che credo mi abbiano contraddistinto in 60 anni”.

“Il reparto di Ortopedia e Traumatologia – evidenzia il direttore sanitario Andrea Magnacavallo – è a direzione universitaria. D’intesa con il rettore, abbiamo affidato la guida al professor Quattrini, professionista stimato, conosciuto e competente. Il suo profilo clinico e scientifico è solido, con un’esperienza che gli consente di proseguire con autorevolezza nel percorso di sviluppo del servizio”.
Quarantaquattro anni, originario di Legnano (Milano), Quattrini è in servizio a Piacenza dal 2017.
Specialista in Ortopedia e Traumatologia, Quattrini ha costruito il proprio percorso formativo e professionale in contesti di alto livello, trascorrendo sette anni alla Clinica ortopedica e traumatologica universitaria dell’IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, sotto la direzione del professor Francesco Benazzo, tra i massimi esperti del settore a livello nazionale. A completamento della propria preparazione, ha conseguito un master in patologia del ginocchio.
A Piacenza dal 2022 è alla guida della struttura semplice di Traumatologia dello sport, distinguendosi per un approccio clinico completo e aggiornato. È membro e istruttore per società scientifiche nazionali e internazionali, tra cui AO Trauma – fondazione internazionale di riferimento per la ricerca e la formazione in traumatologia – e SIAGASCOT, società scientifica italiana di riferimento per la chirurgia del ginocchio.
Ricercatore universitario all’Università di Parma dal 2022, insegna nei corsi di laurea in Medicine & Surgery e Fisioterapia con sede a Piacenza. Il passaggio al ruolo di professore associato, previsto per il 1 settembre 2025, segna una nuova tappa in un percorso accademico e professionale coerente e solido.
A 44 anni, il professor Quattrini assume la guida dell’unità operativa con un profilo già maturo e pienamente competente, pronto a dare continuità e sviluppo al progetto di crescita del reparto (dove in questi mesi si stanno inserendo tre nuovi professionisti) integrando l’attività clinica con la didattica e la ricerca, in una prospettiva sempre più orientata all’innovazione e alla qualità delle cure.

Nella foto, da sinistra: il direttore sanitario Andrea Magnacavallo, il direttore uscente Pietro Maniscalco, il direttore facente funzioni Fabrizio Quattrini e il direttore generale Paola Bardasi.




Inchiesta Ausl Piacenza. ApP, AVS e Rifondazione chiedono subito la convocazione della Commissione 5 “Prevenzione e contrasto delle mafie e della corruzione”

Alternativa per Piacenza, Alleanza Verdi e Sinistra [AVS] e prendono posizione sull’inchiesta della magistratura che ha investiti (nuovamente) l’Ausl di Piacenza

“Alla luce dell’inchiesta giudiziaria che coinvolge i vertici dell’Azienda Sanitaria Locale, riteniamo di estrema urgenza la convocazione immediata della Commissione 5 “Prevenzione e contrasto delle mafie e della corruzione, promozione della cultura della legalità” del Consiglio Comunale di Piacenza.
È necessario aprire uno spazio di maggiore confronto sulla situazione nella quale attualmente versa la gestione della nostra Azienda Sanitaria Locale e il suo sistema di controllo. Ciò non solo in seguito ai più recenti fatti che l’hanno coinvolta, ma soprattutto in vista della costruzione del Nuovo Ospedale attraverso un partenariato pubblico-privato, che in assenza di un robusto sistema di controllo interno potrebbe esporre ad ulteriori criticità. Un’opera che, ricordiamo, prevede un investimento complessivo superiore ai 300 milioni di euro.

Riteniamo che, in questo difficile e critico momento, il Consiglio Comunale abbia il dovere, oltre che il diritto, di essere coinvolto in ogni fase dell’iter con tempestività e che un confronto nel merito delle decisioni sia non più rimandabile.
Vorremmo evitare il ripetersi di situazioni che hanno visto il nostro Consigliere Luigi Rabuffi di fatto costretto ad abbandonare la Presidenza della Commissione 5 ad Agosto 2023, in aperta polemica con l’Amministrazione, a poche ore di distanza dal voto del Consiglio comunale sul piano di riequilibrio di piazza Cittadella laddove era stato impedita la convocazione e calendarizzazione della Commissione stessa.

La guida della Commissione è oggi presieduta da esponenti dell’opposizione di destra ma l’operato degli ultimi mesi risulta quanto meno discutibile, e soprattutto non ha prodotto alcun passo avanti concreto né sul piano della sua efficacia né su quello del controllo democratico delle scelte strategiche.

Per questo motivo chiediamo con urgenza al Presidente del Consiglio Comunale e alla nuova Presidenza della Commissione 5 di procedere immediatamente alla convocazione di una seduta straordinaria aperta, nella quale si definisca un percorso condiviso per ristabilire il pieno esercizio del ruolo di controllo dei consiglieri comunali, e dunque dei cittadini da essi rappresentati, sulle principali scelte strategiche per la città”.

 

 




FdI: “Sanità piacentina: basta ambiguità. Serve un cambio di passo per tutelare i cittadini”

Continuano le prese di posizione in seguito all’ennesima inchiesta della magistratura che vede l’Ausl e suoi dipendenti sotto la lente degli inquirenti. Se la sinistra di governo (a livello comunale e regionale) si è spesa fin qui con una sorta di difesa d’ufficio dei vertici dell’Ausl, in attesa di risultanze processuali, di segno opposto sono conclusioni a cui è giunto il centrodestra. Nel pomeriggio è arrivato un comunicato a firma del Coordinamento Provinciale di Fratelli d’Italia – Piacenza.

“Le inchieste che stanno scuotendo la sanità pubblica piacentina non possono lasciarci indifferenti. Da tempo denunciamo l’esistenza di un modello gestionale opaco, inefficiente e ormai distante dai bisogni reali della popolazione. Oggi, con l’emergere di fatti gravi e preoccupanti, diventa ancora più evidente quanto fosse fondata la nostra preoccupazione.

Come Coordinamento Provinciale di Fratelli d’Italia, vogliamo innanzitutto esprimere la nostra vicinanza ai cittadini, che si ritrovano a subire disservizi, ritardi e una generale sfiducia in un sistema che dovrebbe proteggerli e curarli, non abbandonarli.

È giunto il momento di cambiare rotta. La sanità piacentina ha bisogno di una svolta profonda, fondata su valori chiari: legalità, competenza, trasparenza e responsabilità. Non servono più promesse o slogan: serve un nuovo modello di governo del servizio sanitario locale, più vicino alle persone e più libero da logiche di potere.

Siamo consapevoli che i problemi che stiamo affrontando sono complessi e non si risolvono con polemiche. Per questo, Fratelli d’Italia si rende disponibile a collaborare con l’attuale amministrazione regionale, senza preclusioni e nell’unico interesse del bene comune. Se c’è un terreno sul quale le differenze ideologiche devono sapersi fermare, è quello della salute dei cittadini.

Non faremo sconti a chi ha governato male, ma siamo pronti a contribuire, con spirito costruttivo, a tutte quelle scelte che possano migliorare realmente la sanità piacentina, valorizzando i professionisti del settore e restituendo dignità ai servizi sul territorio.

Chiediamo un patto di responsabilità verso Piacenza, verso chi ogni giorno si affida al sistema sanitario e verso chi ci lavora con serietà. La buona amministrazione non è né di destra né di sinistra: è semplicemente doverosa.

Fratelli d’Italia continuerà a vigilare, proporre e lottare affinché la nostra provincia abbia una sanità all’altezza della sua comunità.




Murelli (Lega): «Ora la Regione commissari l’Azienda sanitaria»

«Avevo già chiesto, in Senato, il commissariamento dell’Ausl. Ritengo ora che, da parte della Regione, sia un passo doveroso per fare chiarezza, per consentire agli indagati di difendersi nel migliore dei modi, per tutelare le centinaia di dipendenti che lavorano ogni giorno con impegno e correttezza».

Lo afferma la senatrice Elena Murelli, capogruppo della Lega in commissione Sanità, lavoro e affari sociali. Il Carroccio era già intervenuto all’inizio di maggio sui diversi casi che hanno visto quattro medici protagonisti di vicende giudiziarie, di cui l’ultimo è stato un medico, ex primario di Radiologia, arrestato per violenza sessuale e stalking verso alcune dipendenti.

«Il sospetto che qualcosa non andasse nel management dell’Ausl era sotto gli occhi di tutti. Qui, però, ci troviamo davanti – prosegue la senatrice – a un provvedimento di chiusura indagini dove vengono contestati reati gravissimi per una pubblica amministrazione: dal peculato, al falso, alla turbata libertà degli incanti. Le persone coinvolte hanno venti giorni di tempo per presentare memorie o chiedere di essere sentite, poi la procura potrebbe chiedere il loro rinvio a giudizio. E se avvenisse sarebbe complicato spiegare ai cittadini perché i vertici Ausl restino al loro posto». Murelli, che sottolinea l’importante e complessa indagine coordinata dalla Procura e svolta dalla Guardia di finanza, riflette sulle ipotesi di denaro pubblico che sarebbe stato usato in modo illecito – oltre venti milioni di euro – «più del disavanzo di bilancio 2024 che è di 12 milioni».




Katia Tarasconi: “Massima fiducia nella magistratura e altrettanta fiducia e stima nei confronti dei vertici Ausl e del personale”

Anche Katia Tarasconi, sindaco di Piacenza, interviene sull’ennesima inchiesta della magistratura che coinvolge l’Ausl di Piacenza e scrive: “Viviamo in uno Stato di diritto nel quale le Istituzioni si prendono cura di sé stesse, controllando, indagando, intervenendo. Funziona così, ed è un bene per tutti noi. Di fronte all’avviso di chiusura di una complessa indagine condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura della Repubblica in merito a presunte attività illecite che coinvolgono, tra gli altri, funzionari, dirigenti e dipendenti dell’Azienda Usl di Piacenza, prendo atto e resto in attesa degli sviluppi con la massima fiducia nei confronti della Magistratura, certa che il prosieguo delle attività giudiziarie e gli eventuali processi in tutti i gradi di giudizio consentiranno di far piena luce sull’intera vicenda in ogni suo aspetto. E se verranno riconosciute responsabilità, confido che vengano presi provvedimenti adeguati, e così sarà senza dubbio. 

Colgo l’occasione per ribadire altrettanta fiducia e stima nei confronti dei vertici Ausl, del personale, sanitario e non, e dei professionisti che ogni giorno e ogni notte lavorano con onestà e fanno del loro meglio per prendersi cura di tutti noi. A loro, che rappresentano la stragrande maggioranza di chi opera nella sanità piacentina, va tutta la mia vicinanza in un periodo particolarmente complicato”.

 




Zandonella (Lega): “Cosa deve ancora succedere per commissariare l’Ausl di Piacenza?”

“Era il 2 giugno 2023 e come segreteria provinciale della Lega organizzammo una conferenza stampa per denunciare problemi di malagestione nella sanità piacentina. Oggi, dopo l’ennesimo scandalo che ha colpito l’AUSL di Piacenza, si conferma quanto la Lega piacentina denuncia da tempo: nella gestione della sanità locale ci sono gravi criticità, spesso insabbiate o ignorate. Le nostre denunce già ampiamente rese note arrivavano sia da cittadini stanchi di disservizi, sia da dipendenti esasperati da situazioni ormai inaccettabili”. A dichiararlo è Luca Zandonella, consigliere comunale e segretario provinciale della Lega a Piacenza.

“La misura è colma: la Regione Emilia-Romagna non può continuare a mettere la testa sotto la sabbia fingendo che tutto vada bene. I fatti dimostrano il contrario. È tempo che si assuma la responsabilità politica e istituzionale di quanto sta accadendo, procedendo con il commissariamento dell’AUSL di Piacenza. Serve un cambio netto per restituire fiducia ai cittadini e dignità al personale sanitario. Tanti professionisti che lavorano con impegno meritano rispetto”.

“Nel 2025 – conclude Zandonella – i piacentini meritano una sanità efficiente, trasparente e realmente al servizio delle persone. La Lega continuerà a battersi per questo obiettivo, senza sconti e senza far finta di niente come qualcuno sta facendo da tempo immemore per difendere i propri centri di potere”.




Ausl di Piacenza. “Fiducia nell’operato della Magistratura. Continuiamo a collaborare, come abbiamo sempre fatto”

Riceviamo e pubblichiamo la nota ufficiale dell’Ausl di Piacenza.

“L’Azienda Usl di Piacenza, in merito alle notizie diffuse oggi dalla Guardia di Finanza e dalla Procura della Repubblica, prende atto della conclusione delle indagini preliminari che riguardano anche propri dipendenti.
L’Azienda ribadisce la propria fiducia nell’operato della Magistratura e conferma la piena collaborazione con gli organi competenti, come sempre fatto”.




Inchiesta Ausl Piacenza. L’assessore Fabi: “Agiremo duramente qualora venissero accertate responsabilità penali o comportamenti non corretti”

Davanti a varie prese di posizione politiche conseguenti alla nuova inchiesta giudiziaria che coinvolge l’Ausl di Piacenza arriva da parte dell’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Massimo Fabi  una risposta per ora molto interlocutoria che lascia intendere come non sarebbe all’orizzonte alcuna azione immediata nei confronti dei vertici dell’azienda sanitaria piacentina. Fabi commentando la notizia ha detto: “Prendiamo atto della conclusione delle indagini della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica su irregolarità riscontrate negli appalti dell’Ausl di Piacenza che riguardano anche dipendenti dell’Azienda stessa. Ribadiamo il pieno rispetto dell’operato della magistratura e confermiamo la doverosa piena collaborazione con gli organi competenti. A maggior ragione, la cura delle persone deve avere come prerequisiti fondamentali trasparenza, legalità e qualità dell’assistenza, né può essere la salute, bene pubblico, oggetto di frode e interesse”.

“Nell’ovvio rispetto del principio di presunzione di innocenza e delle tutele previste dall’ordinamento – conclude l’assessore -, la Regione agirà duramente e con fermezza qualora venissero accertate responsabilità penali o comportamenti non corretti a esito degli accertamenti giudiziari”.

 

 




Vasculiti e malattie rare: a Piacenza un nuovo centro di riferimento per diagnosi, esenzione, presa in carico e terapia

Da oggi, anche a Piacenza, i pazienti affetti da vasculiti sistemiche e malattie autoimmuni rare possono contare su un centro di riferimento regionale in grado di offrire diagnosi, esenzione, presa in carico specialistica e terapia. Il servizio è attivo in ospedale e rappresenta una svolta concreta per il territorio.
Le patologie coinvolte, pur essendo poco frequenti, presentano un’elevata complessità clinica e richiedono un approccio multidisciplinare e tempestivo. Tra le più comuni rientrano il lupus eritematoso sistemico, la sindrome di Sjogren, la sclerosi sistemica, così come l’arterite gigantocellulare e la granulomatosi con poliangioite.
Il riconoscimento da parte della Regione Emilia-Romagna premia un lavoro di squadra durato un anno, nel corso del quale l’Azienda Usl di Piacenza ha strutturato un percorso dedicato, dimostrando – evidenzia Marco Sebastiani, professore associato in Reumatologia all’Università degli studi di Parma, che svolge la sua attività assistenziale nel reparto dell’ospedale di Piacenza – competenze specialistiche e prendendo in carico, solo negli ultimi dodici mesi, circa trenta pazienti.
In questo modo le persone in cura non devono più spostarsi verso altri centri interni o fuori regione per accedere ai trattamenti. La struttura è infatti abilitata a rilasciare la certificazione necessaria per l’esenzione, prescrivere farmaci – inclusi quelli ospedalieri o ad alto costo – e seguire l’evoluzione clinica nel tempo.
Il nuovo servizio nasce dalla collaborazione tra più unità operative, in particolare Reumatologia e Pneumologia, che da tempo lavorano insieme nella gestione di patologie sistemiche con coinvolgimento polmonare. «Oggi anche a Piacenza c’è un’équipe strutturata, capace di offrire competenze avanzate», sottolinea Cosimo Franco, direttore della Pneumologia.
«La gestione del percorso terapeutico – evidenzia Eugenio Arrigoni, responsabile della Reumatologia – avviene attraverso il portale regionale dedicato, strumento indispensabile per garantire l’erogazione gratuita dei farmaci e l’accesso alla distribuzione, sia diretta sia tramite le farmacie convenzionate».
Per i cittadini si tratta di una importante novità: diagnosi più rapide, accesso semplificato a terapie innovative, meno spostamenti e una presa in carico costante e vicina a casa.

 




Gli italiani si fidano della scienza: 7 su 10 positivi sul lavoro e sull’onestà dei ricercatori

Gli italiani si fidano della scienza, infatti poco più di 7 italiani su 10 si dicono d’accordo con l’affermazione “ci si deve fidare del lavoro degli scienziati”; percentuali simili si registrano anche per dichiarazioni come “ci si deve fidare dell’onestà degli scienziati” e “ci si deve fidare che gli scienziati rispettino valori etici”, su cui concordano poco meno di 7 italiani su 10. Tuttavia, emergono anche segnali di scetticismo: quasi 5 italiani su 10 credono che gli scienziati tendano a mantenere intenzionalmente segreto il proprio lavoro, e 3 su 10 ritengono che si proteggano a vicenda anche quando sbagliano. In modo più rassicurante, solo 2 italiani su 10 pensano che le teorie scientifiche siano spiegazioni deboli della realtà.

Sono i primi risultati del monitor continuativo di EngageMinds Hub* – Consumer, Food & Health Engagement Research Center, Centro di ricerca in psicologia dei consumi e della salute dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che evidenziano un atteggiamento complesso e ambivalente nei confronti della scienza: prevale sì un consenso generale, ma non mancano riserve, che suggeriscono la presenza di una certa diffidenza nei confronti della comunità scientifica, influenzata molto probabilmente da fattori culturali, sociali e dalla qualità della comunicazione scientifica. Non da ultimo, anche le recenti esperienze legate all’emergenza sanitaria pandemica hanno contribuito a esporre al grande pubblico le contraddizioni, i tempi e la natura stessa della scienza in azione.

Le differenze riguardo la fiducia appaiono significativamente associate al titolo di studio, alla situazione economica dichiarata, all’orientamento politico degli italiani e all’engagement individuale.

A ogni modo solo 3 italiani su 10 (30%) dichiarano di avere molta fiducia nella scienza. Tuttavia, questa percentuale aumenta sensibilmente tra alcuni gruppi: sale al 40% tra i laureati, al 39% tra chi ha un reddito alto, al 54% tra coloro che si collocano politicamente a sinistra, al 42% tra chi ha un’elevata attitudine nella ricerca di informazioni e al 38% tra chi dimostra un alto livello di proattività, intesa come senso di padronanza e autoefficacia.

Guardando invece il profilo di chi ha poca fiducia nella scienza, quasi 4 italiani su 10 (36%), si nota che questo atteggiamento è più diffuso tra specifici segmenti: chi non ha un diploma (43%), coloro che hanno un reddito basso (47%), chi ha un orientamento politico a destra (46%) o non ha nessun orientamento (47%), chi ha una scarsa attitudine nel cercare informazioni (il 45%) e ha poca proattività (il 41%).

“Quando il sapere scientifico non viene spiegato con chiarezza o appare distante dai problemi quotidiani delle persone il rischio è che si generi sfiducia o, peggio, la percezione di una élite chiusa

e autoreferenziale”, dichiara Guendalina Graffigna, direttore del Centro di Ricerca EngageMinds HUB dell’Università Cattolica e responsabile scientifico dell’indagine. “Per rafforzare il rapporto tra il mondo scientifico e la società diventa quindi prioritario investire in una comunicazione trasparente, accessibile e partecipativa, capace di valorizzare non solo i risultati, ma anche i processi, i dubbi e i limiti della ricerca; una comunicazione che si apre all’ascolto delle istanze e preoccupazioni della società e si metta in dialogo. Solo così possiamo pensare di stimolare e ingaggiare le persone a dialogare con la scienza, promuovendo una cittadinanza informata, consapevole e critica sulle sfide del nostro tempo.”

Continuando nell’analisi si può notare come il livello di fiducia nella scienza risulti correlato anche alla fiducia riposta nelle istituzioni e nel sistema sanitario nazionale. Infatti, tra coloro che si fidano delle istituzioni, il 43% dichiara anche un’elevata fiducia nella scienza; una percentuale simile (42%) si riscontra tra chi ha fiducia nel SSN.

Al contrario, tra gli sfiduciati nei confronti del SSN sono di più quelli che hanno scarsa fiducia nella scienza (46%). Infine, un elemento di particolare interesse riguarda gli italiani che esprimono un’elevata mentalità complottista: tra di loro sono addirittura il 61% (quasi il doppio rispetto al totale degli italiani) ad avere scarsa fiducia nella scienza.

In chiusura il report indaga il rapporto strettamente connesso tra fiducia nella scienza e salute. Questo legame suggerisce che la credibilità della scienza non si gioca solo sul terreno della ricerca, ma anche nella quotidianità dell’esperienza sanitaria: dal medico di base alle campagne di prevenzione, fino alla gestione delle emergenze sanitarie con i vaccini. I dati emersi sottolineano infatti che livelli alti di fiducia nella scienza si osservano tra coloro che dichiarano una buona relazione con il medico un buono stato di salute percepito e una maggiore aderenza alle indicazioni ricevute. Mentre una cattiva relazione con il medico curante e una scarsa aderenza alle indicazioni mediche si associano a una maggiore incidenza di livelli ridotti di fiducia.

“La connessione tra il livello di fiducia nella scienza e quella nelle istituzioni e nel sistema sanitario nazionale è un indicatore chiave del rapporto dei cittadini con le istituzioni stesse, un rapporto che suggerisce l’esistenza di un ecosistema della fiducia – afferma Guendalina Graffigna. Dove vacilla la scienza attecchiscono il sospetto e le teorie del complotto aprendo spazio a narrazioni alternative a volte fantasiose. Lo abbiamo visto, per esempio, di recente con il vaccino covid-19 che qualcuno addirittura ha pensato potesse contenere microchip per controllare le persone. Un evidente segnale – conclude – di quanto la sfiducia nella scienza alimenti derive irrazionali compromettendo anche l’adesione a comportamenti fondamentali per la salute pubblica”.




FNP Cisl e Uil Pensionati: “Cau, punto dolente dell’assistenza sanitaria”

I sindacati dei pensionati intervengono sui CAU, i pronto soccorso light che a loro giudizio non stanno funzionando come avrebbero dovuto. La riforma dei servizi territoriali, voluta con il Decreto Ministeriale 77/2022 (DM 77) e concretizzata nell’istituzione dei Centri Assistenziali Unitari (CAU), doveva rappresentare uno snodo fondamentale per garantire cure primarie integrate e coordinate. Tuttavia le promesse sembrano disattese, almeno in parte.

Nonostante la Direzione Generale della AUSL possa formalmente dimostrare di rispettare le norme, emerge chiaramente che, nella sostanza, lo spirito del DM 77 viene ignorato, compromettendo l’efficienza e la qualità della medicina territoriale.

“I cittadini, in particolare pensionate e pensionati, esprimono insoddisfazione e ce lo riferiscono – affermano Aldo Baldini e Pasquale Negro di FNP Cisl e Uil Pensionati. I CAU, pur rispettando apparentemente la cornice normativa, dotandosi ad esempio di sedi adeguate, mancano spesso delle figure sanitarie necessarie a garantirne il funzionamento effettivo”. Alcuni centri risultano privi di personale specializzato, come infermieri dedicati alla continuità assistenziale o operatori socio-sanitari formati per gestire patologie complesse. In alcuni casi, persino la figura del coordinatore del CAU viene affidata a professionisti già oberati da impegni clinici, senza tempo né risorse per supervisionare le attività. La composizione stessa del personale medico presenta fragilità, sollevando interrogativi sulla continuità e qualità dell’assistenza.

Questa carenza di personale adeguatamente qualificato e dedicato, ha inevitabili ripercussioni sull’efficienza della medicina territoriale. Senza un team multidisciplinare capace di collaborare in modo sinergico, i CAU rischiano di diventare poco più che “contenitori vuoti”, incapaci di rispondere alle esigenze dei cittadini. I pazienti si ritrovano ad affrontare lunghe attese e visite frammentate. La situazione penalizza in modo particolare le fasce più vulnerabili della popolazione, come gli anziani, i malati cronici e i pazienti con bisogni socio-sanitari complessi. L’assenza di figure specifiche, quali assistenti sociali o psicologi, rende difficile gestire casi che richiedono un approccio globale.

Un’altra criticità preoccupante è l’assenza di un vero triage infermieristico. I pazienti vengono gestiti secondo l’ordine di arrivo anziché in base alla priorità clinica, una modalità che espone a rischio sia i pazienti che i professionisti sanitari. Il sistema di triage telefonico del numero unico 116-117, che dovrebbe fornire un filtro preventivo, non è ancora pienamente operativo. La valutazione dei pazienti è affidata sporadicamente a infermieri senza un protocollo sistematico.

Le criticità non sono casuali: i centri rimangono sotto-organizzati e non pienamente efficienti, vanificando gli obiettivi della riforma. Persino l’uso di strumenti digitali appare inadeguato.

Per garantire il successo dei CAU e un’assistenza efficace, è necessario un cambiamento d’approccio.

Senza questi interventi urgenti, i CAU rischiano di rimanere un progetto incompiuto. “Non è possibile, sottolineano le categorie dei pensionati, che i nostri associati ci riportino di essere continuamente sollecitati a recare con sé documentazione cartacea anche se i dati si trovano in un pc della stessa sede. È tempo che la AUSL dimostri con i fatti di avere a cuore il benessere dei propri assistiti, traducendo finalmente in azioni concrete gli obiettivi del DM 77”.