Nel nome di Elisa e Costantino: un dono, a pediatria, che aiuta a crescere

Sono trascorsi tre anni dalla tragica scomparsa di Elisa e Costantino, annegati nel Trebbia a Calendasco nel gennaio 2022 insieme agli amici Domenico e William. Ma il loro ricordo continua a vivere, giorno dopo giorno, attraverso gesti concreti che trasformano il dolore in speranza.

In questi anni, in memoria di Elisa e Costantino, sono nate iniziative cariche di significato: un libro pubblicato da Mondadori, un’etichetta discografica, album musicali, concerti, e una borsa di studio dedicata a Elisa per gli studenti di Calendasco. L’ultima, in ordine di tempo ma non certo per importanza, è la donazione di un monitor multiparametrico al reparto di Pediatria dell’ospedale di Piacenza, diretto dal professor Giacomo Biasucci.

Il dispositivo, fondamentale per la valutazione clinica dei pazienti più piccoli, consente di rilevare in tempo reale variazioni nei parametri vitali, segnalando eventuali peggioramenti in modo tempestivo e discreto. Viene posizionato accanto al letto e collegato alla guardiola infermieristica, permettendo un controllo costante senza disturbare i bambini ricoverati.

A ricevere la donazione sono stati il direttore generale dell’Ausl di Piacenza Paola Bardasi, il professor Biasucci e la coordinatrice Eliana Tripolini.

«Mantenere vivo il ricordo di Elisa e Costantino, del loro amore e delle loro passioni, è ciò che ci dà la forza per portare avanti queste iniziative e per immaginarne di nuove – ha spiegato Antonella Grandini, mamma di Elisa, accompagnata dal marito Giovanni Bricchi e da Sabrina Rizzi, madre di Costantino –. Abbiamo scelto di destinare alla comunità ciò che avremmo speso in un anno per i fiori al cimitero, trasformandolo in un gesto concreto di aiuto. Con i mille euro raccolti, abbiamo donato questo monitor alla Pediatria, perché possa essere utile nei momenti più difficili. Ma non ci fermeremo: abbiamo tante idee e questa sarà solo la prima di una serie di donazioni per la città».

Parole di profonda gratitudine sono arrivate da Paola Bardasi: «Ringrazio di cuore i genitori di Elisa e Costantino per la loro straordinaria generosità. Il nostro Servizio Sanitario regionale punta a superare un approccio puramente prestazionale, mettendo al centro il benessere del paziente anche dal punto di vista emotivo. L’umanizzazione delle cure è la nostra stella polare, e la Pediatria di Piacenza incarna questo principio con passione e competenza».

Il professor Biasucci, visibilmente commosso, ha aggiunto: «Offrire la migliore assistenza possibile ai nostri piccoli pazienti è la nostra missione quotidiana. Il monitor multiparametrico donato ci permette di monitorare costantemente e con delicatezza lo stato di salute dei bambini. Una volta completata la ristrutturazione del reparto, vorremmo arrivare ad averne uno in ogni stanza. Perché anche questo è parte della cura: ridurre il disagio, trasmettere serenità, favorire la guarigione».




Ferriere: torna il secondo autista soccorritore

Grazie alla sinergia tra Azienda Usl di Piacenza e Amministrazione comunale di Ferriere la postazione della Pubblica Assistenza Valnure di Ferriere non ha mai interrotto la sua attività, continuando a garantire il servizio nel comune più vasto della provincia piacentina.

Avviato con successo nel 2021, nell’ambito del sostegno alle attività di pubblica assistenza che operano in montagna con un contributo economico della Regione Emilia-Romagna, il progetto ha garantito la presenza fissa di due autisti soccorritori in seno alla associazione con sede a Ferriere fino a novembre 2024. Alla scadenza del finanziamento regionale, l’Azienda Usl di Piacenza, ha garantito continuità all’attività assicurando la copertura economica della presenza di un operatore. Per il secondo operatore, da subito, è stata messa in atto in via sperimentale una collaborazione con l’Amministrazione comunale di Ferriere per la compartecipazione alle spese, sperimentazione che ha avuto particolare successo. L’Amministrazione diretta da Carlotta Oppizzi si è resa disponibile coprendo in parte la spesa per il secondo operatore che prenderà servizio dal 14 aprile 2025.

L’importante risultato raggiunto è stato presentato dal direttore generale Paola Bardasi affiancata da Evelina Cattadori, direttore del distretto di Levante, dal sindaco di Ferriere Carlotta Oppizzi, Giorgio Villa presidente della Pubblica Assistenza Valnure e Sandro Zanelli responsabile della sede di Ferriere, Paolo Rebecchi coordinatore provinciale Anpas della Provincia di Piacenza e Stefano Nani, dirigente delle Professioni sanitarie al fianco di Enrica Rossi, direttore Emergenza territoriale 118.

“Si tratta di una prima sperimentazione di collaborazione che si è dimostrata vincente e rinsalda la sinergia già consolidata tra Azienda e Amministrazioni territoriali nell’ottica del benessere della comunità al fine di garantire e mantenere i servizi sul territorio – sottolinea Evelina Cattadori, direttore del distretto di Levante, che ha seguito le operazioni con il direttore amministrativo Marco Chiari – Come Azienda è sempre alta l’attenzione sulla Pubblica Assistenza, sul ruolo chiave che svolge e sul supporto che garantisce alla popolazione”.

“L’Azienda Usl di Piacenza ha sempre lavorato con impegno per garantire servizi essenziali nelle aree più periferiche del nostro territorio. La collaborazione con l’Amministrazione comunale di Ferriere e con la Pubblica Assistenza Valnure rappresenta un modello virtuoso che valorizza il ruolo del volontariato e delle istituzioni locali nella tutela della salute dei cittadini. Questa sperimentazione, che ha dato ottimi risultati, conferma l’importanza di una rete solida e collaborativa per rispondere in modo efficace alle esigenze della popolazione”, dichiara Paola Bardasi, direttore generale dell’Azienda Usl di Piacenza.

“Si tratta di un servizio di grande importanza per Ferriere e le zone limitrofe – sottolinea Stefano Nani dirigente delle Professioni sanitarie al fianco di Enrica Rossi, direttore Emergenza territoriale 118 – Il nostro impegno è stato fin da subito massimo per garantire la presenza di una postazione attiva con personale presente. Ritengo che sulle zone di montagna, con tutte le criticità ad esse annesse, sia indispensabile investire su servizi e persone. Per questo mi sono attivato per cercare una soluzione che, grazie alla disponibilità e la sinergia di tutti gli elementi coinvolti ha trovato una felice soluzione”.

“Siamo soddisfatti e rincuorati dalla soluzione individuata che consente di mantenere sul nostro territorio un servizio essenziale, presente sin dal 1983, sul quale tutta la comunità ha tanto investito – sottolinea il sindaco Carlotta Oppizzi – Siamo consapevoli e convinti che i servizi socio sanitari esistenti, sui quali possiamo contare siano vitali per il paese e dedichiamo il massimo impegno per il loro mantenimento e, ove possibile, potenziamento. Preso atto delle difficoltà che rischiavano di mettere in discussione la prosecuzione del servizio, abbiamo avviato un proficuo confronto con l’Azienda, che ha consentito il raggiungimento del risultato auspicato. Ringraziamo l’Azienda per l’impegno e il supporto messi in campo e tutti i militi per la loro preziosa attività”.

Grande soddisfazione anche da parte della Pubblica Assistenza Valnure. Il presidente Giorgio Villa ha voluto ringraziare l’impegno e la disponibilità dimostrata dall’Azienda Usl e dall’Amministrazione comunale, impegnate a garantire il corretto funzionamento del sistema di emergenza e urgenza sul territorio di Ferriere, ambito in cui si registra una carenza di volontari. La Pubblica Assistenza Valnure conta 225 volontari tra Ponte dell’Olio, Rivergaro e Ferriere, che ne annovera una decina. “In questi mesi – sottolinea Giorgio Villa – grazie a Ausl e all’impegno di Stefano Nani abbiamo lavorato per trovare soluzione alla situazione e abbiamo potuto garantire il servizio con continuità. Oggi siamo molto felici che si vada verso questa soluzione che vede la sinergia tra associazione, Ausl e Comune. Un grazie di cuore va anche al referente della sezione di Ferriere, Sandro Zanelli, che ha sempre lavorato per far crescere la sezione locale e reclutare i volontari”.

Un modello vincete che dovrebbe essere esportato anche a livello regionale se non nazionale per Paolo Rebecchi di Anpas che, ringraziando tutti per l’impegno dimostrato nel trovare una soluzione alla problematica, ha evidenziato “la grande lungimiranza con cui tutti i soggetti interessati hanno cooperato attivamente per arrivare a garantire il proseguo di un servizio così importante per il territorio di Ferriere. Un lavoro di rete virtuoso che, a mio parere, può rappresentare il futuro non solo per la provincia di Piacenza, per sua natura complessa, ma anche per l’intera Regione Emilia-Romagna e la nazione”.




L’Ausl di Piacenza nomina 4 dirigenti: Maurizio Bianco primario di diabetologia, Roberto Antenucci dell’Unità spinale di Fiorenzuola

Quattro nomine per altrettante unità operative: il direttore generale dell’Ausl di Piacenza ha ufficializzato, dopo la firma dei relativi contratti, alcuni importanti incarichi, nell’ambito del significativo percorso di riorganizzazione aziendale in atto in questi mesi.
Roberto Antenucci è il nuovo direttore dell’Unità spinale e Gracer dell’ospedale di Fiorenzuola, reparto che si occupa della riabilitazione e assistenza di gravi mielo e cerebrolesioni Il professionista ha il mandato di potenziare le attività di presa in carico e gestione multidisciplinare dei pazienti; l’obiettivo è assicurare loro un percorso assistenziale altamente qualificato, basato su un approccio innovativo e personalizzato.
Maurizio Bianco ha ricevuto l’incarico di direttore della Diabetologia. La sua comprovata professionalità e competenza garantiranno un ulteriore sviluppo dei percorsi assistenziali dedicati ai pazienti diabetici, con particolare attenzione all’innovazione terapeutica e alla continuità delle cure, per migliorare la qualità di vita dei pazienti.
Antonio Manucra è stato nominato direttore della Medicina e lungodegenza dell’ospedale di montagna e dei processi di integrazione territoriale a valenza provinciale dell’ospedale di Bobbio. La sua consolidata esperienza e il suo impegno nell’ambito della medicina interna e della gestione delle cure prolungate saranno determinanti per il miglioramento dell’assistenza sanitaria nelle aree montane e per l’ottimizzazione dei processi di integrazione territoriale a livello provinciale.
Quello di Teresa Palladino è un nuovo ingresso in Azienda. La professionista ha assunto il ruolo di responsabile del Risk management, una funzione strategica per la sicurezza e la qualità delle cure erogate. La sua esperienza nella gestione del rischio clinico contribuirà a rafforzare le strategie di prevenzione degli eventi avversi, migliorando ulteriormente la sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari, in un’ottica di eccellenza e responsabilità.
Ai quattro nominati dedicheremo specifici approfondimenti nei prossimi giorni, per informare la cittadinanza sulle attività che sono chiamati a svolgere e per presentare l’esperienza già maturata.
“Auguro a questi professionisti un percorso di lavoro proficuo – ha commentato il direttore generale Paola Bardasi – Sono certa che ognuno di loro metterà al servizio dell’intera comunità la proprio competenza e dedizione, elementi che rappresentano un valore aggiunto essenziale per il nostro sistema sanitario, che ogni giorno si impegna per offrire cure di alta qualità ai cittadini”.




Liste di attesa in sanità: a Piacenza aprono due sportelli per affiancare i cittadini e far valere i loro diritti

Le lunghe liste di attesa per visite specialistiche, esami, od interventi sono purtroppo diventate una costante anche in Emilia-Romagna. La Regione ha recentemente varato nuove norme nel tentativo di risolvere questo problema ma, secondo il Coordinamento piacentino salute e medicina territoriale, si tratta più che altro di un escamotage per sgonfiare le liste ma solo su carta, travasando i pazienti in “pre-liste” senza però cambiare la situazione. Come ha spiegato Lino Anelli rimane comunque “inalterato ed esigibile il diritto costituzionale alla presa in cura nei tempi previsti dalla prescrizione medica” (vedi in fondo a questo articolo quali sono i tempi massimi previsti).

Il coordinamento scende ora in campo a fianco dei cittadini, con rinnovato vigore, per essere da pungolo all’Ausl di Piacenza. Dalla prossima settimana entreranno infatti in funzione due Sportelli Tutela Salute a cui ci si potrà rivolgere per informazioni o per far valere i propri diritti.

Il primo sarà aperto il martedì dalle 10.00 alle 11.30 presso la sede di Legambiente, in via Giordani 2 a Piacenza (negli stessi orari di apertura sarà anche possibile parlare con l’addetto chiamando il numero 0523 332 666).

Il secondo sportello sarà invece operativo il giovedì dalle 17.00 alle 18.00 presso la Coop Infrangibile, in via Alessandria 19 a Piacenza, Spazio banchetto GAP, Tel. 350 1967 317.  Si devono portare con sé  portare con sé la prescrizione del medico di bas, un documento di identità, la tessera sanitaria e l’eventuale risposta del CUP. Nel caso in cui si abiti in provincia e non si abbia la possibilità di raggiungere fisicamente uno dei due sportelli si può prendere contatto con gli stessi via telefono o ancora meglio scrivendo una email all’indirizzo Per informazioni scrivere a: coordinamentosanita.pc@gmail.com.

Lo sportello, gratuitamente, si occuperà di scrivere all’Ausl di Piacenza per sollecitare il rispetto delle tempistiche previste e nel caso in cui queste sollecitazioni non abbiano effetto anche di presentare ricorso (sempre gratuitamente) grazie ad un pool di avvocati che mettono a disposizione il proprio tempo.

Il Coordinamento ha già vinto alcune battaglie contro il servizio pubblico e, lo scorso dicembre, è riuscita – ad esempio –  a far riaprire il centro per le cure odontoiatriche di Castel San Giovanni. Attualmente sta seguendo alcuni casi legati a tempistiche troppo lunghe ad esempio per operazioni di ernia, di prostata e per visite allergologiche. L’esempio piacentino intanto fa scuola e sono state aperti sportelli anche a Parma, Reggio Emilia, Bologna, Ferrara e altre sono in arrivo.

Sotto la lente del comitato anche il fenomeno delle cosiddette dimissioni selvagge, ossia la troppa fretta che hanno alcuni ospedali di dimettere i pazienti dopo le operazioni, con un occhio più alla carenza di letti che non al sereno decorso dei malati.

Il diritto alle prestazioni sanitarie e i tempi d’attesa

Il Servizio Sanitario Nazionale ha tra i suoi principi fondamentali quello di tutelare la salute dei cittadini, garantendo l’equità di accesso in base ai bisogni di salute e fornendo prestazioni efficaci.

Nel rispetto delle risorse disponibili e a fronte di una sempre crescente domanda di prestazioni da parte dei cittadini, è stato adottato in tutto il Paese un metodo che, utilizzando le classi di priorità, è in grado di garantire che vengano visti per primi i pazienti con problemi più seri e poi tutti gli altri.

Le classi di priorità e i tempi massimi da garantire Le classi di priorità sono uno strumento per differenziare il tempo di accesso alle visite specialistiche e alle prestazioni, regolandolo in base al quadro clinico e al rischio per la salute.

Da sempre i medici analizzano i problemi dei loro pazienti e consigliano o meno l’approfondimento diagnostico, decidendone la maggiore o minore urgenza. Questo comportamento è ora standardizzato; viene utilizzato anche per regolare il tempo di attesa per le prestazioni sanitarie e le nuove impegnative sono predisposte a questo scopo. Il medico curante assegna pertanto alla richiesta di visita o prestazione specialistica la classe di priorità a seconda di quanto precoce dovrà essere, a suo avviso, la loro esecuzione.

Sono state definite 4 classi di priorità, corrispondenti a 4 tempi massimi di attesa.

Per le visite e gli esami di primo accesso, il medico di base e lo specialista, sono tenuti ad indicare sulla prescrizione una classe di priorità con i seguenti standard temporali:

U – URGENTE con attesa massima 72 ore;
B – BREVE con attesa massima 10 giorni;
D – DIFFERIBILE con attesa massima 30 giorni per le visite e 60 giorni per le prestazioni diagnostico strumentali;
P – con attesa massima 120 giorni.
Per visite ed esami di controllo o comunque non relativi ad un primo accesso, il medico indica sulla ricetta la tempistica entro cui il cittadino deve effettuare le prestazioni a fianco della dicitura “accesso successivo”.

Vi è inoltre l’obbligo, da parte dello specialista, in caso di necessità di eventuali approfondimenti o di controlli, di provvedere alla presa in carico del cittadino effettuando la prescrizione e la prenotazione attraverso il sistema CUP nei tempi che ritiene necessari, evitando al cittadino di recarsi dal suo medico di base e al CUP.

Il rispetto dei tempi di attesa, indicati in ricetta, è previsto per tutte le prestazioni erogate dal SSR.




L’appello dell’ordine dei medici: “Salvare il Servizio Sanitario Nazionale”

Salvare il Servizio Sanitario Nazionale: un tema di grande attualità e sempre più pressante, su cui da anni il Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici di Piacenza ha ripetutamente espresso le proprie preoccupazioni riguardo le difficoltà del SSN e la urgente necessità di adeguati finanziamenti per metterlo in sicurezza e garantire ai cittadini i servizi di cui hanno bisogno.

Già nella riunione del 21 marzo 2017, aveva condiviso infatti il Documento “In difesa del Servizio Sanitario Nazionale”, elaborato dal Comitato Nazionale per la Bioetica, e si era impegnato per creare le condizioni necessarie alla sua realizzazione in ambito locale, ritenendo che la crisi del sistema meritasse una particolare attenzione ed un grande impegno.

Nel documento venivano identificate numerose cause alla base della crisi più grave dal momento della fondazione del SSN:

  • l’invecchiamento della popolazione e l’incremento delle persone affette da patologie multiple, da malattie croniche e da disabilità, situazioni tutte che necessitano di terapie sempre più costose;
  • la insufficiente attenzione alla prevenzione;
  • il ritardo nella digitalizzazione della Sanità:
  • la necessità di rivedere ed aggiornare i Livelli Essenziali di Assistenza sulla base di criteri di evidenza e del rapporto costi-efficacia;
  • la necessità di investire sulla formazione professionale e interprofessionale e sulla ricerca.

All’epoca si evidenziava come “il finanziamento del SSN era simile a quello di Spagna, Portogallo e Grecia e ben al di sotto dei livelli di Francia e Germania; lo status della spesa sanitaria del nostro paese era frutto di diversi tagli al SSN avviati da diversi anni con il chiaro obiettivo di allinearci ai parametri richiesti dal pareggio dei bilanci degli Stati imposti dal patto di bilancio europeo.”

Da allora poco è cambiato, nonostante le raccomandazioni del Comitato Nazionale della Bioetica e del documento “Non possiamo fare a meno del Servizio Sanitario Pubblico, elaborato da un Gruppo di medici e scienziati il 2 aprile 2024, che “rilevava un grave sottofinanziamento del SSN e sosteneva che il servizio sanitario è sostenibile se i cittadini lo vogliono. Il che significa che i cittadini ne riconoscono l’importanza, lo sostengono con le loro contribuzioni e lo utilizzano in maniera appropriata”.

Anche la Fondazione GIMBE da anni è impegnata nella difesa del SSN, pubblica un rapporto sulla situazione sanitaria italiana ogni 12 mesi, e sostiene la necessità di potenziarla rilanciando il SSN. Oggi nel suo sito pubblica questo testuale avvertimento: “Siamo di fronte ad una crisi di sostenibilità senza precedenti di un Servizio Sanitario Nazionale, ormai vicino al punto di non ritorno. Il diritto costituzionale alla tutela della salute si sta trasformando in un privilegio per pochi, lasciando indietro le persone più fragili e svantaggiate, in particolare nel Sud del Paese.”

Ultima occasione, in ordine di tempo, in cui è stato lanciato l’allarme in modo perentorio su questo tema, la Manifestazione unitaria “Investire sui Medici per salvare il Servizio Sanitario Nazionale”, organizzata il 25 gennaio 2025 a Roma dai Sindacati medici, con il sostegno della Federazione Nazionale Ordine Medici e Odontoiatri, per chiedere “la definizione di atto medico, una revisione della responsabilità medica, l’adozione di misure volte a rendere attrattiva ed a riqualificare la professione, sicurezza sui luoghi di lavoro, un rapporto medico paziente rinsaldato, la definizione di un nuovo patto per la salute e l’adozione di un approccio “One Health”.

Il Consiglio Direttivo dell’OMCeO di Piacenza, nella riunione del 18 febbraio 2025, nella piena condivisione delle valutazioni e delle proposte contenute nei documenti sopra ricordati, nella unanime convinzione che la salvaguardia del Servizio Sanitario Nazionale sia una assoluta priorità per la nostra società e che la informazione e la responsabilizzazione dei cittadini, al pari di quella degli amministratori e degli operatori sanitari siano le condizioni imprescindibili per riuscire nella impresa, si impegnerà per tutta la durata del suo mandato 2025-2028 per favorire la conoscenza, la consapevolezza e la responsabilità della comunità piacentina riguardo i problemi del SSN e per sollecitare tutti, nessuno escluso, a mettere in atto, fin da subito, le necessarie azioni di tutela e di sostegno.
Amministratori, professionisti sanitari e cittadini devono agire insieme per salvare il Servizio Sanitario Nazionale, ciascuno per la propria parte di responsabilità.




Quando cani e gatti diventano una efficace medicina per i pazienti neurologici

L’Azienda Usl di Piacenza ha avviato un innovativo progetto di Attività assistita con animali (AAA), rivolto ai pazienti ricoverati in Neurologia dell’ospedale di Piacenza. Questa iniziativa promuove un approccio olistico al percorso di cura, mirando a migliorare il benessere emotivo, fisico e sociale dei degenti attraverso l’interazione amorevole con cani e gatti nelle loro terapie riabilitative. Sostenuto dall’associazione A.L.I.Ce. Piacenza, che da anni dedica i suoi sforzi al supporto delle persone colpite da ictus, il progetto vede la partnership con l’associazione La collina dei ciuchini, esperta in pet therapy. L’obiettivo principale è arricchire l’esperienza emotiva durante il processo di cura per i pazienti neurologici, integrando i trattamenti tradizionali con attività che stimolano i sensi e le capacità cognitive, promuovendo così un recupero globale.
“Questa attività – evidenzia il direttore generale Ausl Paola Bardasi – è un valore aggiunto. Il nostro impegno è quello di vedere i pazienti in tutti i loro aspetti di persona e favorire un recupero completo, senza tralasciare anche la sfera psicologica. La cura non è solo terapia, ma a 360 gradi”.
“I benefici dell’attività assistita con animali – aggiunge Paolo Immovilli, direttore di Neurologia – hanno un solido fondamento scientifico- Abbiamo voluto creare un ambiente che possa favorire il recupero non solo fisico, ma anche psicologico e sociale. L’introduzione della pet therapy nel reparto di Neurologia rappresenta una nuova frontiera nell’approccio all’integrazione delle cure, dimostrando come l’interazione con gli animali possa essere fondamentale per stimolare le capacità motorie e cognitive, oltre a contribuire al benessere emotivo. Colgo inoltre l’occasione per ringraziare la coordinatrice Maria Lara Lombardelli e la responsabile assistenziale del dipartimento Emergenza Urgenza Roberta Barbieri, per il loro preziosissimo lavoro e per la dedizione con cui si sono occupate dell’organizzazione di questa importante iniziativa”.

Terapia assistita con animali: un sorriso per i pazienti
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato quanto sia significativo il contributo degli animali nel ridurre lo stress, migliorare la socializzazione, attivare stimoli cognitivi e motori e promuovere un benessere psicofisico complessivo. In particolare, per i pazienti neurologici, l ‘attività assistita con gli animali rappresenta un complemento valido ai trattamenti tradizionali, creando un ambiente stimolante e rilassante che può accelerare il recupero e migliorare la qualità della vita. Gli operatori impegnati nel progetto di Attività assistita con animali provengono dall’associazione La Collina dei Ciuchini, da anni impegnata in pedagogia, ricerca e formazione con gli animali. “Collaborando strettamente con il personale sanitario – spiega la responsabile assistenziale del reparto Roberta Barbieri – garantiscono ai pazienti il massimo beneficio da questa pratica innovativa e coinvolgente. La relazione con l’animale costituisce fonte di conoscenza, stimoli sensoriali ed emozionali, contribuendo a ridurre stress e ansia, migliorare l’umore, aumentare la motivazione nella cura e promuovere la socializzazione. Ne traggono beneficio anche i professionisti stessi, che aspettano le attività con entusiasmo”.

“Le attività nel reparto di Neurologia – racconta la coordinatrice Maria Lara Lombardelli – sono iniziate a dicembre 2024 e hanno luogo due volte la settimana, al mercoledì e al sabato pomeriggio. A seconda della condizione dei diversi pazienti, il coinvolgimento degli stessi può avvenire in modi differenti. In stanza, il degente può entrare in contatto con l’animale, accarezzarlo, spazzolarlo, pulirlo, fornirgli acqua e cibo. Queste attività mirano a mantenere la calma e la disciplina, e sono volte a limitare i comportamenti ossessivi, sviluppando l’autocontrollo, in particolare per coloro che sono affetti da disturbi dell’umore e ansia. In corridoio si svolgono invece giochi interattivi come il lancio della palla, giochi di riporto o creazione di percorsi motori, che coinvolgono le persone autonome. Sono previste anche sessioni di gruppo dove i pazienti possono interagire con gli animali, migliorando le abilità sociali e promuovendo un senso di comunità o attività autobiografiche, per stimolare il ricordo delle esperienze attraverso la vicinanza dell’animale”.
“Al momento in ospedale a Piacenza svolgiamo attività con cani e gatti – aggiunge Francesca Ronchetti, de La collina dei ciuchini – e possiamo davvero dire che gli animali fanno la differenza. Stabiliscono una relazione diretta con le persone, comunicano oltre la parola”.
“Per Ametista, Miura, Anastasia, Shira, Agata, Camilla, Artù e Ophelia – evidenzia la coadiutrice di cani Monica Morelli – è un piacere stare con le persone. Non è una relazione a senso unico, loro ricercano il contatto umano e si approcciano alle persone, anche sofferenti, con empatia e in modo naturale. È impossibile rimanere tristi di fronte alla carica simpatica dei nostri 4 zampe, come Miura”.
“Entri in stanza e magari incroci uno sguardo che si alza a fatica – è la testimonianza di Irene Ghiadoni, coadiutrice di gatti – ma poi quando vedono il nostro quattrozampe, le persone ricoverate non riescono a trattenere un sorriso”.

L’attività, che si sta dimostrando molto apprezzata dai pazienti, è stata realizzata grazie all’associazione Alice. “Da sempre – conclude la presidente Anna Maria Barbieri – cerchiamo di sostenere i pazienti colpiti da ictus e il personale, sia per la prevenzione, sia per tutte le attività di reparto e sia per le esigenze dei cronici, per i quali abbiamo attività settimanali”.

Questa iniziativa è complementare alle attività assistite con animali già intraprese dall’Ausl di Piacenza, come il progetto di pet therapy attuato al Polo riabilitativo di Fiorenzuola d’Arda, che ha dimostrato notevoli risultati nel miglioramento del benessere dei pazienti.

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Luca Baldino lascia la direzione regionale della sanità e “trasloca” all’azienda ospedaliera di Modena

L’ex direttore generale dell’Ausl di Piacenza Luca Baldino lascia la guida operativa della sanità emiliana romagnola. Nel 2022 era stato chiamato dall’allora assessore regionale Raffaele Donini a ricoprire il ruolo di direttore generale pro-tempore dell’assessorato Cura della Persona, Salute e Welfare dell’Emilia Romagna.

Il manager della salute pubblica aveva dunque lasciato la nostra città per prendere il posto di Licia Petropulacos che si era duramente scontrata con l’assessore Donini sul tema dei tamponi Covid ai sanitari.

Donini non è stato confermato nel suo ruolo e nella nuova giunta è stato sostituito da Massimo Fabi, medico e direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Nell’ambito del giro di valzer delle poltrone della sanità regionale, annunciato oggi, il neo assessore Fabi ha evidentemente fatto una netta scelta di discontinuità ed ha optato per spostare Baldino dalla tolda di comando della salute regionale alla direzione dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena. Resta ora da capire chi prenderà il suo posto in viale Aldo Moro a Bologna.

Le nomine non hanno riguardato invece l’Ausl di Piacenza e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna (guidate rispettivamente da Paola Bardasi e da Chiara Gibertoni) le cui direzioni erano già state rinnovate.




“L’Ospedale di Bobbio: una risorsa indispensabile per la sopravvivenza della Valtrebbia”

Riceviamo e pubblichiamo una lettera firmata da due nostri lettori, Patrizia Sartori e Paolo Olivieri, relativa all’ospedale di Bobbio, una missiva in cui viene espresso il forte attaccamento verso il nosocomio della Val Trebbia.

«Con spirito costruttivo scriviamo per associarci alle considerazioni critiche fatte lo scorso 15 gennaio dal Coordinamento Provinciale sulla Sanità in merito alle troppe incertezze sul destino dell’Ospedale di Bobbio dopo anni di promesse disattese sul suo rilancio e potenziamento.
Durante la sua attività più che centenaria l’Ospedale è stato il punto di riferimento socio-sanitario per migliaia di persone ed ha permesso all’intera vallata di avere pieno supporto alle sue principali esigenze: nel reparto di ostetricia sono nate tutte le generazioni almeno fino a fine anni ’70, nelle sue sale operatorie si sono avvicendati molti chirurghi per intervenire e risolvere numerose problematiche (appendiciti, ossa rotte e suture, ma anche infarti e problemi altrettanto seri), il reparto di medicina era una confortante sicurezza per la competenza di dottori ed infermieri, il Pronto Soccorso era l’ angelo custode di tutti, la presenza della radiologia e del laboratorio di analisi consentivano alla struttura di essere pienamente autonoma.
La sicurezza che l’Ospedale infondeva in Valtrebbia era una spinta per rimanere a vivere in zone penalizzate sia da collegamenti complicati non solo nella parte collinare e montuosa ma anche verso la città, sia da aree agricole e rese produttive ben distanti da quelle della pianura, sia dalla difficoltà di impiantare e trattenere stabili attività manifatturiere.
Nel tempo è però cambiato tutto e le esigenze sanitarie sono state sempre più sacrificate a favore di una visione puramente finanziaria: la sanità non ha più guardato alle Persone ma solo ai soldi, e lasciamo che ogni lettore giudichi da sé quale delle due cose sia più importante.
Man mano che i tagli venivano portati avanti, la vallata si spopolava: non vogliamo dire che il primo fenomeno abbia scatenato il secondo, ma è evidente che l’assenza di servizi rappresenta un ulteriore disagio che si somma a quelli già citati e mai risolti, accentuati da una popolazione via via sempre più anziana e bisognosa di cure ed assistenza.
Da qui è iniziata una spirale senza fine: il calo demografico rendeva più “costoso” il mantenimento della struttura, su cui si interveniva con nuovi tagli che disincentivavano a restare, e così via.
Siamo tutti consapevoli che il rapporto tra le spese per mantenere efficiente l’Ospedale di Bobbio e la popolazione residente è (forse?) superiore a quello di altre strutture dove l’utenza è più numerosa, ma non dobbiamo mai dimenticare che questa presenza è a servizio di BAMBINI, ADULTI ed ANZIANI, DONNE e UOMINI che tengono viva (ma ancora per quanto?) una parte fondamentale, se non indispensabile, del territorio Piacentino.
Nonostante tutti i tagli economici e funzionali, apportati a nostro avviso con il probabile intento di arrivare a chiudere definitivamente la struttura, l’Ospedale è ancora ben vivo e vegeto e mantiene il suo ruolo di “perla” della Valtrebbia seppur fortemente rimaneggiato nelle sue mansioni e nelle sue attività.
Sicuramente il fatto che sia ancora aperto è merito di decisioni “politiche” della dirigenza ASL, ma siamo convinti che queste decisioni siano state fortemente condizionate dalla presenza di medici e di personale che si sono spesi fortemente e costantemente per mantenere la struttura vivace ed efficiente, facendosi apprezzare dalla gente del posto non solo per competenza e professionalità ma anche per l’ascolto dei bisogni e l’attenzione per il paziente non visto come un numero o un budget di spesa ma come amico da aiutare e guarire più in fretta possibile: come sempre, sono le Persone a fare grande una realtà.
Più volte abbiamo pubblicamente espresso i nostri apprezzamenti a tutte le persone che operano nella struttura retta dal Dottor Manucra, instancabile primario testardamente attaccato a Bobbio, ma sentiamo il bisogno di rivolgere nuovamente il nostro elogio a tutti i dipendenti ed i medici che stabilmente si occupano dei reparti di Medicina e Lungodegenza, Dialisi e CAU e che periodicamente presidiano gli ambulatori di Cardiologia, Pneumologia, Oculistica, Terapia del Dolore, Oncologia, Diabetologia, Osteoporosi, Fisiatria, Otorino: il loro lavoro è silenzioso e spesso poco apparente ma paziente, costante ed essenziale.
Ci sembra utile mettere in evidenza anche una funzione poco citata ma insostituibile come il Day Service, che prende in carico i pazienti bisognosi di assistenza continuativa e li accompagna con passione e dedizione nei vari percorsi terapeutici, programmando le visite ed i trattamenti di cui ogni paziente ha bisogno grazie ad un’organizzazione perfetta ed un efficiente coordinamento di tutti gli ambulatori che assicurano tempi di attesa ridotti al minimo.
La certezza di poter contare su un affidabile punto di riferimento a cui rivolgersi per ricevere cure immediate è una tranquillità di cui tutti hanno bisogno, specialmente chi abita in Valtrebbia: la distanza dall’Ospedale della città, peggiorata dalla presenza di lavori sulla Statale 45, spaventa chiunque ed in particolare le persone anziane sempre più numerose e bisognose».




In pensione “storici” medici di famiglia di Piacenza: Michele Argenti, Francesco Cavanna, Filiberto Putzu e Paolo Vecchia

Alcuni fra loro avevano chiesto di poter prolungare l’attività di altri due anni ma questa volta l’Ausl di Piacenza non ha ritenuto di accogliere la domanda presentata dai medici di famiglia e dunque, con molto dispiacere dei professionisti e soprattutto dei loro pazienti, si chiudono ultra decennali rapporti di fiducia.

La normativa nazionale prevede infatti che i medici, raggiunti i 70 anni di età, possano proseguire l’attività fino i 70. L’azienda sanitaria ha però deciso di imboccare una strada diversa ed ha fatto inserire Piacenza nelle cosiddette zone carenti. Sono quindi stati emanati i relativi bandi regionali ed alcuni giovani medici hanno accettato gli incarichi.

Dunque dal 1 febbraio 2025, come ha ufficializzato l’Azienda Usl di Piacenza,  saranno in pensione i medici di famiglia Michele Argenti, Francesco Cavanna, Filiberto Putzu e Paolo Vecchia di Piacenza e Anna Buonaditta di Carpaneto.

La comunicazione normalmente inviata agli assistiti via SMS, con le istruzioni e l’invito a scegliere un nuovo professionista, non ha raggiunto i cittadini per problemi tecnici della piattaforma informatica dedicata. L’avviso è stato invece regolarmente pubblicato sul Fascicolo sanitario elettronico delle persone interessate.

L’Azienda ricorda che è già possibile richiedere un nuovo medico attraverso:

– il portale dedicato Cambio medico (https://gp.ausl.pc.it/pratica-selmd) che permette di fare la scelta comodamente da casa, dal pc o dal cellulare, senza spostarsi né fare code agli sportelli. La pratica può essere gestita anche per un familiare, per favorire il più possibile le persone che non hanno specifiche competenze digitali. Qui https://www.ausl.pc.it/it/evidenza/cambio-medico sono indicate le modalità di accesso e di compilazione della richiesta on line. La pratica viene presa in carico nella giornata stessa di inoltro.

Tutte le informazioni utili sono consultabili qui: https://www.ausl.pc.it/it/come-fare-per/scelta-cambio-medico-o-pediatra.

I Servizi per l’accesso e relazioni con l’utenza hanno intanto potenziato il personale in servizio negli sportelli di Piacenza e dei comuni limitrofi al capoluogo e quelli della Casa della Comunità di Carpaneto.

Non appena il problema tecnico sarà risolto, gli assistiti dei medici Argenti, Francesco Cavanna, Putzu, Vecchia e Buonaditta riceveranno anche l’SMS sul numero di cellulare rilasciato all’Azienda.

Si ricorda che i cittadini possono scegliere un medico di famiglia nel proprio comune di residenza o in uno dei comuni confinanti; solo in quest’ultimo caso, previa accettazione scritta del professionista da caricare sul portale insieme al resto della documentazione. In questa pagina dedicata (https://www.ausl.pc.it/it/strutture-e-territorio/medici-famiglia/medici-di-famiglia-per-comune) è possibile trovare l’elenco dei medici di famiglia suddivisi per comune.

Il pensionamento comporta la fine della convenzione con l’azienda Usl di Piacenza come medici di famiglia ma non necessariamente la cessazione dell’attività. Per fare un esempio il dottor Francesco Cavanna, che è specializzato in urologia ed andrologia ed ha uno studio dotato di svariate apparecchiature (Moc, Eco color doppler carotideo TSA etc.), continuerà ad esercitare come libero professionista nel suo ambulatorio.

Il dottor Filiberto Putzu a sua volta proseguirà la libera professione (in medicina e chirurgia estetica) e continuerà a prestare la sua attività presso il CAU al Polichirurgico.

 




Anche a Piacenza da martedì 21 gennaio sarà attivo il 112, il Numero Unico Europeo per le emergenze

Seconda tappa per il Numero Unico Europeo di Emergenza 112: da martedì 21 gennaio sarà attivo nei distretti telefonici di Parma, Fidenza, Fornovo di Taro (PR) e Piacenza.

Dopo l’avvio, lo scorso 3 dicembre, per i distretti telefonici con prefisso 051, che coinvolge prevalentemente la parte settentrionale della Città metropolitana di Bologna e il comune di Cento (FE), e 0534, che interessa per lo più l’area di Porretta Terme, sempre nel bolognese, prosegue il percorso di attivazione del Numero Unico Europeo di Emergenza 112, che sarà completato in tutta l’Emilia-Romagna entro il 1° aprile 2025.

Nei primi 40 giorni di operatività, nei due distretti telefonici dove è già attivo sono quasi 62mila, esattamente 61.950, le telefonate complessive ricevute, con una media giornaliera di 1.549, e un tempo medio di risposta al cittadino di 2,6 secondi.  Il 37% (23.220), hanno riguardato attività ed eventi non inerenti ad emergenze: gli operatori hanno così liberato le centrali di secondo livello da chiamate che non richiedevano interventi urgenti. 38.735 telefonate, invece, sono state inoltrate alle centrali di secondo livello: di queste, 17.521 riguardavano emergenze sanitarie, 11.337 i Carabinieri, 7.224 la Polizia e 2.653 i Vigili del Fuoco.

Il NUE, infatti, è il numero di telefono che permette, componendo il 112, di richiedere l’intervento della Polizia, dei Carabinieri, dei Vigili del fuoco, del Soccorso sanitario e del Soccorso in mare. La sua introduzione, con tempi diversi sull’intero territorio nazionale, recepisce la direttiva dell’Unione europea finalizzata ad armonizzare i servizi di emergenza e a permettere a chiunque si trovi sul suolo europeo di effettuare chiamate di emergenza componendo un unico numero di telefono valido in tutti gli Stati membri.

“Per il complesso sistema dell’emergenza- sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Massimo Fabi- il Numero Unico Europeo 112 è un passo avanti a servizio dei cittadini. L’attivazione in Emilia-Romagna sta procedendo secondo il cronoprogramma previsto, e i primi risultati sono positivi: le risposte sono ancora più veloci e precise e il sistema permette di migliorare il lavoro degli operatori. Ciò grazie all’ottimo lavoro di squadra portato avanti da tutte le istituzioni coinvolte nel progetto: Regione, Prefettura di Bologna, Prefetture e Questure regionali, articolazioni regionali e provinciali dei Carabinieri, dei Vigili del Fuoco, della Polizia Stradale, della Capitaneria di Porto e il Servizio 118, che ringraziamo”.

I primi risultati del Numero Unico Europeo di Emergenza 112

Esaminando ulteriormente i numeri dei primi 40 giorni di attività nei due distretti telefonici dove è attivo – che contano circa un milione di persone presenti sul territorio nelle ventiquattro ore tra residenti, lavoratori e persone di passaggio – nei momenti di picco, tra le 18 e le 19, il 112 ha ricevuto mediamente 110 chiamate all’ora, mentre tra le 3 e le 4 di notte, fascia oraria con meno richieste, le telefonate sono state 30 all’ora. Dati che generano circa 1.600 chiamate al giorno: quando il numero sarà a regime su tutto il territorio regionale, saranno circa 7mila le telefonate giornaliere, come era stato preventivato in fase di progettazione.

Il calendario delle prossime attivazioni

Entro il 1°^ aprile 2025 il Numero Unico Europeo di Emergenza sarà attivo su tutto il territorio regionale. Dal 4 febbraio 2025 sarà attivato nei distretti telefonici di Rimini, Forlì e Cesena; dal 18 febbraio 2025 nel distretto telefonico di Reggio Emilia; dal 4 marzo 2025 nei distretti telefonici di Ferrara, Comacchio (FE) e Lugo (RA); dal 18 marzo 2025 nei distretti telefonici di Modena, Mirandola e Sassuolo (MO); infine, a partire dal 1° aprile 2025 il servizio sarà attivo nei distretti telefonici di Imola (BO), Ravenna e Faenza (RA).

Cos’è il NUE

Il NUE 112 non sostituisce, ma si affianca e si integra con gli attuali numeri di emergenza nazionali (112, 113, 115, 118 e 1530), che continuano a restare attivi: i cittadini possono chiamare il 112 per qualsiasi tipo di emergenza, oppure continuare a comporre i diversi numeri abituali.

La centralizzazione delle chiamate assicura, dal punto di vista organizzativo e operativo, una gestione coordinata e integrata tra le diverse forze coinvolte, la tracciabilità della chiamata, la risposta multilingue e l’accesso alle persone con disabilità, anche dell’udito.

Il modello organizzativo messo a punto dalla Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con il Ministero dell’Interno e i vertici delle Forze dell’ordine e dei Servizi di emergenza coinvolti, prevede che tutte le chiamate effettuate ai tradizionali numeri di emergenza nazionali (112, 113, 115, 118 e 1530) siano convogliate e prese in carico dalle due Centrali Uniche di Risposta (CUR), collocate una a Bologna e una a Parma, a seconda della provenienza della chiamata. Ogni CUR prevede 24 postazioni di lavoro, più 8 di riserva, sulle quali si alterneranno in più turni un totale di 90 operatori tecnici.

Il nuovo sistema di gestione delle chiamate permette alle CUR di ricevere in tempo reale l’identificativo e di localizzare in maniera rapida ed immediata la posizione geografica dell’utente, riducendo il tempo di intervista di chi chiama.




Il presidente de Pascale conferma l’impegno della Regione per il nuovo ospedale di Piacenza

“L’ospedale di Piacenza si farà e sarà un’eccellenza, per la città e per l’Emilia-Romagna. Chi nutre ancora dubbi stia certo: siamo impegnati al massimo perché il ‘quando’ sia il prima possibile, non è più in discussione il ‘se’”.

Il presidente Michele de Pascale, in visita ieri nella nostra città, ha confermato, alla presenza del sindaco, Katia Tarasconi, l’impegno della Regione ad affiancare il Comune per realizzare la nuova struttura ospedaliera. Durante la mattinata, al fianco dell’assessore alle Politiche per la salute, Massimo Fabi, ha anche incontrato gli operatori sanitari: il primo di una serie di appuntamenti previsti nelle strutture sanitarie del territorio per rafforzare la rete di relazioni con le realtà locali.

“La decisione sulla costruzione dell’ospedale è già stata presa, non è un tema di dibattito, c’è l’impegno di Regione e Comune- ha rassicurato de Pascale-. Negli anni scorsi si è giustamente discusso tanto, poi si è fatta una scelta. Tutti i costi saranno coperti”.

Per realizzare il nuovo polo ospedaliero si investiranno complessivamente 296 milioni di euro: 129 di risorse statali, 6,7 di risorse regionali e 160,3 milioni derivanti dal partenariato pubblico privato. De Pascale ha motivato la decisione di coinvolgere i privati nel progetto da un lato con l’esigenza di individuare i finanziamenti necessari a realizzare una struttura all’avanguardia, integrando le risorse pubbliche, dall’altro con la possibilità di responsabilizzare i costruttori. L’operazione economica prevede infatti che chi si aggiudicherà il Ppi realizzi la struttura impiegando anche proprie risorse; il pubblico si impegna ad affidargli la manutenzione della stessa, in modo da retribuire l’investimento iniziale. Nel caso in questione, l’impegno durerà trent’anni.

Chiuso intanto l’avviso pubblico per raccogliere le candidature dei soggetti interessati a partecipare al percorso: il partner sarà individuato entro l’anno, poi si procederà alla progettazione per iniziare i lavori entro il 2029 e concluderli entro il 2032.

Il nuovo ospedale di Piacenza: un’eccellenza per tutta la regione

Il presidente ha chiarito anche le ragioni che hanno portato la Giunta Tarasconi, sostenuta dalla Regione, a modificare il progetto iniziale cambiando anche l’area dove verrà costruito l’immobile: “La pandemia ha indotto a rivedere i modelli di costruzione degli ospedali, preferendo lo sviluppo orizzontale, su più padiglioni, rispetto alle strutture a più piani cui eravamo abituati. Questo semplifica la divisione in compartimenti e l’eventuale isolamento dei reparti. È stato necessario rivedere il progetto anche per l’aumento dei costi delle materie prime, causato dalla pandemia e dai conflitti bellici. Questa logica non vale solo per Piacenza, ma anche per i nuovi ospedali che costruiremo a Cesena e Carpi e per quelli che verranno dopo”.

La Regione ha l’obiettivo di consentire che il 95% delle cure dei cittadini avvenga all’interno di strutture presenti nel territorio provinciale di residenza: tuttavia, ha dichiarato de Pascale, “per il restante 5% di interventi molto specialistici, occorre fare gioco di squadra: perciò ci saranno ambiti in cui Piacenza sarà il centro di riferimento per tutta l’area vasta, così come ci saranno ambiti per i quali saranno specializzati Parma o altri ospedali emiliani”.

Il presidente ha infine evidenziato come sia più facile costruire nuovi ospedali che modernizzare quelli vecchi per ragioni di sicurezza sismica e di efficienza energetica. Per quanto si possa investire, infatti, le strutture con più anni difficilmente potranno essere rese completamente sicure ed efficienti. Le nuove tecnologie con cui si realizzano i nuovi immobili, invece, a fronte di un cospicuo investimento iniziale prevedono risparmi nel lungo periodo sulle spese di gestione.

“I nuovi ospedali sono investimento di lungo periodo per rendere sostenibile e sicuro il sistema sanitario” ha concluso de Pascale.




Influenza aviaria: risultato positivo un gatto a Valsamoggia (Bo)

A Valsamoggia (Bo) è stato riscontrato un caso di influenza aviaria in un gatto. L’animale viveva a stretto contatto con il pollame di un piccolo allevamento familiare in cui era già stata individuata l’infezione aviaria che aveva comportato, come previsto dalla normativa, la soppressione di tutto il pollame presente.

La positività nel gatto è stata diagnosticata dalla sede di Forlì dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna e confermata dal Centro di Referenza Nazionale per l’influenza aviaria.

“Nessuna novità e nessun allarme- ha commentato Pierluigi Viale, professore di Malattie Infettive del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università degli studi di Bologna e direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive del Policlinico Sant’Orsola-. La circolazione dell’influenza aviaria è nota. I gatti sono già descritti dalla letteratura scientifica come animali abbastanza proni a contrarre la ‘bird flu’ e sono diversi i casi registrati di gatti deceduti per l’influenza aviaria negli Usa, in Canada e in Europa. Ma si tratta di gatti soprattutto randagi, da strada, che vivono in contesti rurali e che possono entrare in contatto con materiale organico infetto. Una situazione che non riguarda quindi i nostri gatti domestici che vivono in città o in appartamento”.

Il dott. Giovanni Tosi, direttore della sede dello Zooprofilattico di Forlì, conferma che esistono virus influenzali aviari che possono adattarsi anche ai mammiferi (uomo compreso), ma il rischio di contrarre l’infezione è molto basso ed è legato ad uno stretto e prolungato contatto con volatili infetti. Una situazione che non riguarda quindi gli animali domestici che vivono in città o in appartamento.

Anche per quanto riguarda la sicurezza alimentare, non vi è alcun rischio collegato al consumo di carni avicole e non vi è rischio di infezione per l’uomo, se non in condizioni di stretto contatto con gli animali infetti.

Vista l’eccezionalità dei casi la normativa comunitaria non prevede misure di controllo specifiche per i gatti positivi all’influenza aviaria, ma per la tutela degli animali stessi è raccomandato che siano tenuti isolati sotto il controllo del servizio veterinario della Ausl che effettua la sorveglianza per valutare l’andamento clinico della malattia e seguire il decorso dell’infezione.

Per circoscrivere il virus e impedirne la diffusione sono quindi in corso da parte del servizio veterinario della Azienda Usl di Bologna esami preliminari su prelievi di sangue e tamponi su un altro gatto che conviveva con quello risultato positivo.