FdI: “Sanità piacentina: basta ambiguità. Serve un cambio di passo per tutelare i cittadini”

Continuano le prese di posizione in seguito all’ennesima inchiesta della magistratura che vede l’Ausl e suoi dipendenti sotto la lente degli inquirenti. Se la sinistra di governo (a livello comunale e regionale) si è spesa fin qui con una sorta di difesa d’ufficio dei vertici dell’Ausl, in attesa di risultanze processuali, di segno opposto sono conclusioni a cui è giunto il centrodestra. Nel pomeriggio è arrivato un comunicato a firma del Coordinamento Provinciale di Fratelli d’Italia – Piacenza.

“Le inchieste che stanno scuotendo la sanità pubblica piacentina non possono lasciarci indifferenti. Da tempo denunciamo l’esistenza di un modello gestionale opaco, inefficiente e ormai distante dai bisogni reali della popolazione. Oggi, con l’emergere di fatti gravi e preoccupanti, diventa ancora più evidente quanto fosse fondata la nostra preoccupazione.

Come Coordinamento Provinciale di Fratelli d’Italia, vogliamo innanzitutto esprimere la nostra vicinanza ai cittadini, che si ritrovano a subire disservizi, ritardi e una generale sfiducia in un sistema che dovrebbe proteggerli e curarli, non abbandonarli.

È giunto il momento di cambiare rotta. La sanità piacentina ha bisogno di una svolta profonda, fondata su valori chiari: legalità, competenza, trasparenza e responsabilità. Non servono più promesse o slogan: serve un nuovo modello di governo del servizio sanitario locale, più vicino alle persone e più libero da logiche di potere.

Siamo consapevoli che i problemi che stiamo affrontando sono complessi e non si risolvono con polemiche. Per questo, Fratelli d’Italia si rende disponibile a collaborare con l’attuale amministrazione regionale, senza preclusioni e nell’unico interesse del bene comune. Se c’è un terreno sul quale le differenze ideologiche devono sapersi fermare, è quello della salute dei cittadini.

Non faremo sconti a chi ha governato male, ma siamo pronti a contribuire, con spirito costruttivo, a tutte quelle scelte che possano migliorare realmente la sanità piacentina, valorizzando i professionisti del settore e restituendo dignità ai servizi sul territorio.

Chiediamo un patto di responsabilità verso Piacenza, verso chi ogni giorno si affida al sistema sanitario e verso chi ci lavora con serietà. La buona amministrazione non è né di destra né di sinistra: è semplicemente doverosa.

Fratelli d’Italia continuerà a vigilare, proporre e lottare affinché la nostra provincia abbia una sanità all’altezza della sua comunità.




Murelli (Lega): «Ora la Regione commissari l’Azienda sanitaria»

«Avevo già chiesto, in Senato, il commissariamento dell’Ausl. Ritengo ora che, da parte della Regione, sia un passo doveroso per fare chiarezza, per consentire agli indagati di difendersi nel migliore dei modi, per tutelare le centinaia di dipendenti che lavorano ogni giorno con impegno e correttezza».

Lo afferma la senatrice Elena Murelli, capogruppo della Lega in commissione Sanità, lavoro e affari sociali. Il Carroccio era già intervenuto all’inizio di maggio sui diversi casi che hanno visto quattro medici protagonisti di vicende giudiziarie, di cui l’ultimo è stato un medico, ex primario di Radiologia, arrestato per violenza sessuale e stalking verso alcune dipendenti.

«Il sospetto che qualcosa non andasse nel management dell’Ausl era sotto gli occhi di tutti. Qui, però, ci troviamo davanti – prosegue la senatrice – a un provvedimento di chiusura indagini dove vengono contestati reati gravissimi per una pubblica amministrazione: dal peculato, al falso, alla turbata libertà degli incanti. Le persone coinvolte hanno venti giorni di tempo per presentare memorie o chiedere di essere sentite, poi la procura potrebbe chiedere il loro rinvio a giudizio. E se avvenisse sarebbe complicato spiegare ai cittadini perché i vertici Ausl restino al loro posto». Murelli, che sottolinea l’importante e complessa indagine coordinata dalla Procura e svolta dalla Guardia di finanza, riflette sulle ipotesi di denaro pubblico che sarebbe stato usato in modo illecito – oltre venti milioni di euro – «più del disavanzo di bilancio 2024 che è di 12 milioni».




Katia Tarasconi: “Massima fiducia nella magistratura e altrettanta fiducia e stima nei confronti dei vertici Ausl e del personale”

Anche Katia Tarasconi, sindaco di Piacenza, interviene sull’ennesima inchiesta della magistratura che coinvolge l’Ausl di Piacenza e scrive: “Viviamo in uno Stato di diritto nel quale le Istituzioni si prendono cura di sé stesse, controllando, indagando, intervenendo. Funziona così, ed è un bene per tutti noi. Di fronte all’avviso di chiusura di una complessa indagine condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura della Repubblica in merito a presunte attività illecite che coinvolgono, tra gli altri, funzionari, dirigenti e dipendenti dell’Azienda Usl di Piacenza, prendo atto e resto in attesa degli sviluppi con la massima fiducia nei confronti della Magistratura, certa che il prosieguo delle attività giudiziarie e gli eventuali processi in tutti i gradi di giudizio consentiranno di far piena luce sull’intera vicenda in ogni suo aspetto. E se verranno riconosciute responsabilità, confido che vengano presi provvedimenti adeguati, e così sarà senza dubbio. 

Colgo l’occasione per ribadire altrettanta fiducia e stima nei confronti dei vertici Ausl, del personale, sanitario e non, e dei professionisti che ogni giorno e ogni notte lavorano con onestà e fanno del loro meglio per prendersi cura di tutti noi. A loro, che rappresentano la stragrande maggioranza di chi opera nella sanità piacentina, va tutta la mia vicinanza in un periodo particolarmente complicato”.

 




Zandonella (Lega): “Cosa deve ancora succedere per commissariare l’Ausl di Piacenza?”

“Era il 2 giugno 2023 e come segreteria provinciale della Lega organizzammo una conferenza stampa per denunciare problemi di malagestione nella sanità piacentina. Oggi, dopo l’ennesimo scandalo che ha colpito l’AUSL di Piacenza, si conferma quanto la Lega piacentina denuncia da tempo: nella gestione della sanità locale ci sono gravi criticità, spesso insabbiate o ignorate. Le nostre denunce già ampiamente rese note arrivavano sia da cittadini stanchi di disservizi, sia da dipendenti esasperati da situazioni ormai inaccettabili”. A dichiararlo è Luca Zandonella, consigliere comunale e segretario provinciale della Lega a Piacenza.

“La misura è colma: la Regione Emilia-Romagna non può continuare a mettere la testa sotto la sabbia fingendo che tutto vada bene. I fatti dimostrano il contrario. È tempo che si assuma la responsabilità politica e istituzionale di quanto sta accadendo, procedendo con il commissariamento dell’AUSL di Piacenza. Serve un cambio netto per restituire fiducia ai cittadini e dignità al personale sanitario. Tanti professionisti che lavorano con impegno meritano rispetto”.

“Nel 2025 – conclude Zandonella – i piacentini meritano una sanità efficiente, trasparente e realmente al servizio delle persone. La Lega continuerà a battersi per questo obiettivo, senza sconti e senza far finta di niente come qualcuno sta facendo da tempo immemore per difendere i propri centri di potere”.




Ausl di Piacenza. “Fiducia nell’operato della Magistratura. Continuiamo a collaborare, come abbiamo sempre fatto”

Riceviamo e pubblichiamo la nota ufficiale dell’Ausl di Piacenza.

“L’Azienda Usl di Piacenza, in merito alle notizie diffuse oggi dalla Guardia di Finanza e dalla Procura della Repubblica, prende atto della conclusione delle indagini preliminari che riguardano anche propri dipendenti.
L’Azienda ribadisce la propria fiducia nell’operato della Magistratura e conferma la piena collaborazione con gli organi competenti, come sempre fatto”.




Inchiesta Ausl Piacenza. L’assessore Fabi: “Agiremo duramente qualora venissero accertate responsabilità penali o comportamenti non corretti”

Davanti a varie prese di posizione politiche conseguenti alla nuova inchiesta giudiziaria che coinvolge l’Ausl di Piacenza arriva da parte dell’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Massimo Fabi  una risposta per ora molto interlocutoria che lascia intendere come non sarebbe all’orizzonte alcuna azione immediata nei confronti dei vertici dell’azienda sanitaria piacentina. Fabi commentando la notizia ha detto: “Prendiamo atto della conclusione delle indagini della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica su irregolarità riscontrate negli appalti dell’Ausl di Piacenza che riguardano anche dipendenti dell’Azienda stessa. Ribadiamo il pieno rispetto dell’operato della magistratura e confermiamo la doverosa piena collaborazione con gli organi competenti. A maggior ragione, la cura delle persone deve avere come prerequisiti fondamentali trasparenza, legalità e qualità dell’assistenza, né può essere la salute, bene pubblico, oggetto di frode e interesse”.

“Nell’ovvio rispetto del principio di presunzione di innocenza e delle tutele previste dall’ordinamento – conclude l’assessore -, la Regione agirà duramente e con fermezza qualora venissero accertate responsabilità penali o comportamenti non corretti a esito degli accertamenti giudiziari”.

 

 




Vasculiti e malattie rare: a Piacenza un nuovo centro di riferimento per diagnosi, esenzione, presa in carico e terapia

Da oggi, anche a Piacenza, i pazienti affetti da vasculiti sistemiche e malattie autoimmuni rare possono contare su un centro di riferimento regionale in grado di offrire diagnosi, esenzione, presa in carico specialistica e terapia. Il servizio è attivo in ospedale e rappresenta una svolta concreta per il territorio.
Le patologie coinvolte, pur essendo poco frequenti, presentano un’elevata complessità clinica e richiedono un approccio multidisciplinare e tempestivo. Tra le più comuni rientrano il lupus eritematoso sistemico, la sindrome di Sjogren, la sclerosi sistemica, così come l’arterite gigantocellulare e la granulomatosi con poliangioite.
Il riconoscimento da parte della Regione Emilia-Romagna premia un lavoro di squadra durato un anno, nel corso del quale l’Azienda Usl di Piacenza ha strutturato un percorso dedicato, dimostrando – evidenzia Marco Sebastiani, professore associato in Reumatologia all’Università degli studi di Parma, che svolge la sua attività assistenziale nel reparto dell’ospedale di Piacenza – competenze specialistiche e prendendo in carico, solo negli ultimi dodici mesi, circa trenta pazienti.
In questo modo le persone in cura non devono più spostarsi verso altri centri interni o fuori regione per accedere ai trattamenti. La struttura è infatti abilitata a rilasciare la certificazione necessaria per l’esenzione, prescrivere farmaci – inclusi quelli ospedalieri o ad alto costo – e seguire l’evoluzione clinica nel tempo.
Il nuovo servizio nasce dalla collaborazione tra più unità operative, in particolare Reumatologia e Pneumologia, che da tempo lavorano insieme nella gestione di patologie sistemiche con coinvolgimento polmonare. «Oggi anche a Piacenza c’è un’équipe strutturata, capace di offrire competenze avanzate», sottolinea Cosimo Franco, direttore della Pneumologia.
«La gestione del percorso terapeutico – evidenzia Eugenio Arrigoni, responsabile della Reumatologia – avviene attraverso il portale regionale dedicato, strumento indispensabile per garantire l’erogazione gratuita dei farmaci e l’accesso alla distribuzione, sia diretta sia tramite le farmacie convenzionate».
Per i cittadini si tratta di una importante novità: diagnosi più rapide, accesso semplificato a terapie innovative, meno spostamenti e una presa in carico costante e vicina a casa.

 




Gli italiani si fidano della scienza: 7 su 10 positivi sul lavoro e sull’onestà dei ricercatori

Gli italiani si fidano della scienza, infatti poco più di 7 italiani su 10 si dicono d’accordo con l’affermazione “ci si deve fidare del lavoro degli scienziati”; percentuali simili si registrano anche per dichiarazioni come “ci si deve fidare dell’onestà degli scienziati” e “ci si deve fidare che gli scienziati rispettino valori etici”, su cui concordano poco meno di 7 italiani su 10. Tuttavia, emergono anche segnali di scetticismo: quasi 5 italiani su 10 credono che gli scienziati tendano a mantenere intenzionalmente segreto il proprio lavoro, e 3 su 10 ritengono che si proteggano a vicenda anche quando sbagliano. In modo più rassicurante, solo 2 italiani su 10 pensano che le teorie scientifiche siano spiegazioni deboli della realtà.

Sono i primi risultati del monitor continuativo di EngageMinds Hub* – Consumer, Food & Health Engagement Research Center, Centro di ricerca in psicologia dei consumi e della salute dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che evidenziano un atteggiamento complesso e ambivalente nei confronti della scienza: prevale sì un consenso generale, ma non mancano riserve, che suggeriscono la presenza di una certa diffidenza nei confronti della comunità scientifica, influenzata molto probabilmente da fattori culturali, sociali e dalla qualità della comunicazione scientifica. Non da ultimo, anche le recenti esperienze legate all’emergenza sanitaria pandemica hanno contribuito a esporre al grande pubblico le contraddizioni, i tempi e la natura stessa della scienza in azione.

Le differenze riguardo la fiducia appaiono significativamente associate al titolo di studio, alla situazione economica dichiarata, all’orientamento politico degli italiani e all’engagement individuale.

A ogni modo solo 3 italiani su 10 (30%) dichiarano di avere molta fiducia nella scienza. Tuttavia, questa percentuale aumenta sensibilmente tra alcuni gruppi: sale al 40% tra i laureati, al 39% tra chi ha un reddito alto, al 54% tra coloro che si collocano politicamente a sinistra, al 42% tra chi ha un’elevata attitudine nella ricerca di informazioni e al 38% tra chi dimostra un alto livello di proattività, intesa come senso di padronanza e autoefficacia.

Guardando invece il profilo di chi ha poca fiducia nella scienza, quasi 4 italiani su 10 (36%), si nota che questo atteggiamento è più diffuso tra specifici segmenti: chi non ha un diploma (43%), coloro che hanno un reddito basso (47%), chi ha un orientamento politico a destra (46%) o non ha nessun orientamento (47%), chi ha una scarsa attitudine nel cercare informazioni (il 45%) e ha poca proattività (il 41%).

“Quando il sapere scientifico non viene spiegato con chiarezza o appare distante dai problemi quotidiani delle persone il rischio è che si generi sfiducia o, peggio, la percezione di una élite chiusa

e autoreferenziale”, dichiara Guendalina Graffigna, direttore del Centro di Ricerca EngageMinds HUB dell’Università Cattolica e responsabile scientifico dell’indagine. “Per rafforzare il rapporto tra il mondo scientifico e la società diventa quindi prioritario investire in una comunicazione trasparente, accessibile e partecipativa, capace di valorizzare non solo i risultati, ma anche i processi, i dubbi e i limiti della ricerca; una comunicazione che si apre all’ascolto delle istanze e preoccupazioni della società e si metta in dialogo. Solo così possiamo pensare di stimolare e ingaggiare le persone a dialogare con la scienza, promuovendo una cittadinanza informata, consapevole e critica sulle sfide del nostro tempo.”

Continuando nell’analisi si può notare come il livello di fiducia nella scienza risulti correlato anche alla fiducia riposta nelle istituzioni e nel sistema sanitario nazionale. Infatti, tra coloro che si fidano delle istituzioni, il 43% dichiara anche un’elevata fiducia nella scienza; una percentuale simile (42%) si riscontra tra chi ha fiducia nel SSN.

Al contrario, tra gli sfiduciati nei confronti del SSN sono di più quelli che hanno scarsa fiducia nella scienza (46%). Infine, un elemento di particolare interesse riguarda gli italiani che esprimono un’elevata mentalità complottista: tra di loro sono addirittura il 61% (quasi il doppio rispetto al totale degli italiani) ad avere scarsa fiducia nella scienza.

In chiusura il report indaga il rapporto strettamente connesso tra fiducia nella scienza e salute. Questo legame suggerisce che la credibilità della scienza non si gioca solo sul terreno della ricerca, ma anche nella quotidianità dell’esperienza sanitaria: dal medico di base alle campagne di prevenzione, fino alla gestione delle emergenze sanitarie con i vaccini. I dati emersi sottolineano infatti che livelli alti di fiducia nella scienza si osservano tra coloro che dichiarano una buona relazione con il medico un buono stato di salute percepito e una maggiore aderenza alle indicazioni ricevute. Mentre una cattiva relazione con il medico curante e una scarsa aderenza alle indicazioni mediche si associano a una maggiore incidenza di livelli ridotti di fiducia.

“La connessione tra il livello di fiducia nella scienza e quella nelle istituzioni e nel sistema sanitario nazionale è un indicatore chiave del rapporto dei cittadini con le istituzioni stesse, un rapporto che suggerisce l’esistenza di un ecosistema della fiducia – afferma Guendalina Graffigna. Dove vacilla la scienza attecchiscono il sospetto e le teorie del complotto aprendo spazio a narrazioni alternative a volte fantasiose. Lo abbiamo visto, per esempio, di recente con il vaccino covid-19 che qualcuno addirittura ha pensato potesse contenere microchip per controllare le persone. Un evidente segnale – conclude – di quanto la sfiducia nella scienza alimenti derive irrazionali compromettendo anche l’adesione a comportamenti fondamentali per la salute pubblica”.




FNP Cisl e Uil Pensionati: “Cau, punto dolente dell’assistenza sanitaria”

I sindacati dei pensionati intervengono sui CAU, i pronto soccorso light che a loro giudizio non stanno funzionando come avrebbero dovuto. La riforma dei servizi territoriali, voluta con il Decreto Ministeriale 77/2022 (DM 77) e concretizzata nell’istituzione dei Centri Assistenziali Unitari (CAU), doveva rappresentare uno snodo fondamentale per garantire cure primarie integrate e coordinate. Tuttavia le promesse sembrano disattese, almeno in parte.

Nonostante la Direzione Generale della AUSL possa formalmente dimostrare di rispettare le norme, emerge chiaramente che, nella sostanza, lo spirito del DM 77 viene ignorato, compromettendo l’efficienza e la qualità della medicina territoriale.

“I cittadini, in particolare pensionate e pensionati, esprimono insoddisfazione e ce lo riferiscono – affermano Aldo Baldini e Pasquale Negro di FNP Cisl e Uil Pensionati. I CAU, pur rispettando apparentemente la cornice normativa, dotandosi ad esempio di sedi adeguate, mancano spesso delle figure sanitarie necessarie a garantirne il funzionamento effettivo”. Alcuni centri risultano privi di personale specializzato, come infermieri dedicati alla continuità assistenziale o operatori socio-sanitari formati per gestire patologie complesse. In alcuni casi, persino la figura del coordinatore del CAU viene affidata a professionisti già oberati da impegni clinici, senza tempo né risorse per supervisionare le attività. La composizione stessa del personale medico presenta fragilità, sollevando interrogativi sulla continuità e qualità dell’assistenza.

Questa carenza di personale adeguatamente qualificato e dedicato, ha inevitabili ripercussioni sull’efficienza della medicina territoriale. Senza un team multidisciplinare capace di collaborare in modo sinergico, i CAU rischiano di diventare poco più che “contenitori vuoti”, incapaci di rispondere alle esigenze dei cittadini. I pazienti si ritrovano ad affrontare lunghe attese e visite frammentate. La situazione penalizza in modo particolare le fasce più vulnerabili della popolazione, come gli anziani, i malati cronici e i pazienti con bisogni socio-sanitari complessi. L’assenza di figure specifiche, quali assistenti sociali o psicologi, rende difficile gestire casi che richiedono un approccio globale.

Un’altra criticità preoccupante è l’assenza di un vero triage infermieristico. I pazienti vengono gestiti secondo l’ordine di arrivo anziché in base alla priorità clinica, una modalità che espone a rischio sia i pazienti che i professionisti sanitari. Il sistema di triage telefonico del numero unico 116-117, che dovrebbe fornire un filtro preventivo, non è ancora pienamente operativo. La valutazione dei pazienti è affidata sporadicamente a infermieri senza un protocollo sistematico.

Le criticità non sono casuali: i centri rimangono sotto-organizzati e non pienamente efficienti, vanificando gli obiettivi della riforma. Persino l’uso di strumenti digitali appare inadeguato.

Per garantire il successo dei CAU e un’assistenza efficace, è necessario un cambiamento d’approccio.

Senza questi interventi urgenti, i CAU rischiano di rimanere un progetto incompiuto. “Non è possibile, sottolineano le categorie dei pensionati, che i nostri associati ci riportino di essere continuamente sollecitati a recare con sé documentazione cartacea anche se i dati si trovano in un pc della stessa sede. È tempo che la AUSL dimostri con i fatti di avere a cuore il benessere dei propri assistiti, traducendo finalmente in azioni concrete gli obiettivi del DM 77”.




Primario arrestato: arriva la sospensione dell’Ordine

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dell’ordine dei medici di Piacenza sulla vicenda del primario arrestato.

“Il Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Piacenza è stato convocato con urgenza in riunione straordinaria in data odierna per adottare i provvedimenti di propria competenza rispetto a quanto emerso negli ultimi giorni a carico del Dott. Emanuele Michieletti, iscritto all’Albo dei Medici Chirurghi tenuto da quest’Ordine, che a seguito delle indagini e verifiche effettuate dall’autorità giudiziaria inquirente è stato posto agli arresti domiciliari essendogli stato contestato di aver usato violenza sessuale e concretato atti persecutori nei confronti di dottoresse e infermiere del reparto da lui stesso diretto, provvedimento convalidato dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Piacenza.
Preso atto delle evidenze e dei richiesti riscontri confermativi circa l’adozione delle misure cautelari riportate dalla cronaca giornalistica, il Consiglio Direttivo ha deliberato di sospendere il Dott. Emanuele Michieletti dall’esercizio della professione anche in applicazione di specifiche disposizioni normative che autorizzano l’applicazione di detta misura cautelare fino a quando avrà effetto il provvedimento da cui è stata determinata, senza pregiudizio delle successive sanzioni disciplinari di stretta competenza Ordinistica.
In considerazione della gravità degli addebiti mossi a carico dell’iscritto per comportamenti che risultano compromettere dignità e decoro della professione medica e di questo Ordine professionale, si è inoltre deciso di costituirsi parte civile nel procedimento penale che dovesse essere celebrato a carico del Dott. Michieletti”.




Primario di Piacenza arrestato: la lettera aperta dei direttori di dipartimento dell’Ausl

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta che ci è stata trasmessa dai direttori di dipartimento dell’Ausl di Piacenza, relativa al caso del primario arrestato per presunte violenze sessuali. La missiva è firmata da: Antonella Antonioni, Daniela Aschieri, Raffaella Bertè, Giacomo Biasucci, Gaetano Maria Cattaneo, Filippo Celaschi, Ruggero Massimo Corso, Rino Frisina, Giuliana Lo Cascio, Lucio Luchetti, Giuseppe Marchesi, Fabrizio Micheli
Marco Maserati, Massimo Rossetti, Giampietro Scaglione, Daniele Vallisa.

“In queste ore difficili, come dirigenti dell’Azienda sanitaria di Piacenza, sentiamo il dovere di ribadire con fermezza la nostra posizione e la nostra vicinanza a chi è stato colpito da una vicenda dolorosa e inaccettabile.

Siamo profondamente scossi da quanto emerso dalla ricostruzione delle indagini: fatti gravissimi che ci lasciano attoniti, come persone prima ancora che come professionisti. La nostra solidarietà va innanzitutto alle colleghe che hanno subito violenze e soprusi e a tutti i colleghi del reparto che sono finiti loro malgrado alla ribalta delle cronache.

Sappiamo che il dolore e lo sconcerto sono condivisi da molti: tra i quasi 4.000 dipendenti che ogni giorno lavorano con dedizione nella nostra Azienda, oggi prevale un senso di sgomento e ci chiediamo come sia potuto succedere tutto questo.  Questi atti non rappresentano chi siamo e come operiamo ogni giorno al servizio della comunità. Né tantomeno come collaboriamo tra noi quotidianamente.

La responsabilità dei fatti gravissimi emersi è in capo a chi ha sbagliato e non devono degenerare in giudizi sommari.

L’Azienda è fatta da migliaia di donne e uomini per bene, che si prendono cura, ogni giorno, di questa comunità. Che si riconoscono nei valori di rispetto, responsabilità e dedizione. Che vogliono dissociarsi da ogni comportamento che tradisce la fiducia delle persone e danneggia la dignità della nostra professione.

Non vogliamo che questo impegno venga oscurato da un caso isolato e gravissimo.
Siamo consapevoli che la fiducia si costruisce lentamente e si può perdere in un attimo. Per questo, oggi più che mai, dobbiamo ribadire chi siamo.

Va detto, con altrettanta forza, che la direzione in questi anni ha agito con determinazione, assumendosi la responsabilità di cambiare assetti consolidati, anche con fatica. Proprio a loro dobbiamo dare atto di aver avuto il merito di aver innescato un percorso di riorganizzazione profonda, un cambio di rotta che ha permesso di far emergere situazioni che preesistevano. Come dirigenti, ci impegniamo a proseguire nella strada della trasparenza, del rispetto e della cura. È nostro dovere vigilare, tutelare e reagire, affinché episodi come questi non abbiano più spazio.

Non vogliamo che l’intera comunità sanitaria piacentina venga confusa con chi ha tradito i propri doveri più elementari. Essere un’Azienda pubblica significa anche questo: non nascondere, ma agire. Non difendersi, ma migliorare. Non lasciare sole le persone.
Continueremo a lavorare con coscienza e responsabilità, insieme a una direzione medica e generale che ha accolto le denunce e si è attivata per sradicare comportamenti e reati nel segno della fiducia che i cittadini ci affidano ogni giorno”.

 




Medico arrestato per violenza sessuale aggravata e atti persecutori: le reazioni della politica

Sanità. Piacenza, primario arrestato per violenza sessuale e stalking sulle colleghe e le infermiere del reparto, il presidente della Regione Michele de Pascale: “Un quadro gravissimo denunciato con coraggio da una dottoressa. Avvieremo tutte le verifiche disciplinari su eventuali comportamenti collegati per garantire piena chiarezza e trasparenza”

“Ringrazio la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Piacenza e la Squadra mobile della Questura di Piacenza per l’accurato lavoro di indagine svolto, che, al netto delle valutazioni che competeranno all’autorità giudiziaria, fa emergere un quadro gravissimo all’interno dell’ospedale di Piacenza. Riconosco con la medesima gratitudine il coraggio con il quale la dottoressa ha deciso di denunciare l’accaduto rivolgendosi alla direzione aziendale dell’Ausl di Piacenza, la quale poi ha cooperato affinché la notizia entrasse immediatamente nella conoscenza della Questura e della Procura della Repubblica. Già nella giornata di ieri l’Ausl ha proceduto al licenziamento del primario coinvolto”.

 

Così il presidente della Regione, Michele de Pascale, commenta la notizia del primario dell’Ospedale di Piacenza agli arresti domiciliari per violenza sessuale e stalking sulle colleghe e le infermiere del reparto.

 

“Indipendentemente dagli esiti del procedimento penale- prosegue il presidente-, sul piano del diritto del lavoro il quadro emerso è di per sé ampiamente sufficiente a giustificare provvedimenti immediati e inequivocabili. Ho inoltre richiesto di avviare ulteriori verifiche disciplinari su eventuali comportamenti collegati meritevoli di attenzione, per garantire piena chiarezza e trasparenza sull’intera situazione”.

 

“Il sistema sanitario dell’Emilia-Romagna, a partire dall’Ausl di Piacenza, ha attivato negli anni diversi strumenti sia per sostenere denunce e segnalazioni che di prevenzione. Tuttavia- aggiunge de Pascale- un episodio di questa gravità ci impone di andare oltre. Dobbiamo rafforzare ogni azione volta a sostenere chi trova il coraggio di denunciare, promuovendo un clima di ancora maggiore fiducia verso le istituzioni, ma ancora di più non possiamo accettare un persistente clima culturale nel quale una persona possa anche solo pensare di attuare condotte come quelle contestate, immaginando di avere il diritto di uscirne impunito per via della sua posizione o del ruolo che ricopre all’interno della nostra società”.

 

“È evidente che alla base di simili condotte- conclude- ci sono certamente comportamenti individuali, ma c’è anche un clima maschilista e patriarcale che dobbiamo aggredire in radice anche dentro le nostre organizzazioni e istituzioni, affinché non si possa nemmeno ipotizzare il verificarsi di fenomeni di questo tipo”.

La nota del sindaco Katia Tarasconi sull’arresto del primario piacentino

“E’ un momento difficile per Piacenza, scossa dalla notizia dell’arresto di un medico che dovrebbe rappresentare un punto di riferimento per i malati, per i colleghi e i collaboratori, per la sanità del nostro territorio e per tutta la comunità piacentina. Il quadro che invece emerge dalle accuse su cui si basa l’arresto è sconcertante e tocca un nervo ancora troppo scoperto nel 2025. Un quadro fatto di abusi costanti, reiterati, esercitati grazie anche al ruolo e alla posizione di potere, e circondati da uno strano silenzio che lascia senza parole.

Ecco perché il Comune di Piacenza si costituirà parte civile in un eventuale processo per il caso in questione: certi atti, se accertati, è come se fossero stati compiuti contro tutte le donne di Piacenza, contro la nostra comunità nel suo insieme. E ci tengo che la stessa comunità si stringa, anche formalmente, attorno a chi ha dovuto subire abusi del genere.

Muovere accuse, provarle ed emettere una sentenza non è compito mio così come non è compito di nessuno al di fuori dell’autorità giudiziaria, sulla cui azione – come sindaca e come cittadina – ripongo la mia più totale fiducia.

Ma se tutto ciò che stiamo leggendo in queste ore dovesse rivelarsi vero, anche solo in parte, saremmo di fronte a fatti inqualificabili sotto ogni punto di vista possibile.

Dico di più: indipendentemente dagli aspetti penali, che sono di competenza della magistratura, ritengo che siamo già di fronte a condotte inaccettabili, anche in considerazione che – stando a quanto già accertato – si sono svolte in un luogo di lavoro, perdipiù in una struttura pubblica, aperta ai cittadini, ai pazienti del nostro sistema sanitario. Quel che è emerso è già molto grave, tant’è che la direzione generale dell’Ausl ha preso provvedimenti interrompendo per giusta causa il rapporto di lavoro con il medico indagato.

Ora però il mio pensiero, da donna prima ancora che da rappresentante delle istituzioni, va alle vittime che ogni giorno purtroppo subiscono atti del genere. Un pensiero che vuole essere un abbraccio sincero: non sentitevi sole, non vergognatevi, non abbiate paura; chiedete aiuto, denunciate. E’ necessario, ancora una volta, spezzare il silenzio colpevole che troppo spesso accompagna fatti di questo genere perché c’è ancora una parte di mondo che associa la violenza sessuale a un’azione esercitata con la forza bruta, la sopraffazione muscolare, la costrizione fisica, le botte. Come se, in assenza di lividi sul corpo della vittima, uno stupro non fosse in realtà uno stupro ma fosse qualcos’altro; qualcosa in cui, puntualmente, sembra quasi legittimo insinuare un dubbio subdolo: magari la vittima non è proprio una vittima, magari “ci stava”, magari è quello che voleva. Ed ecco lo stigma, il giudizio pronunciato a mezza bocca oppure ridacchiando, scherzando, schernendo.

Questa dinamica maschilista è atroce, ingiusta, pericolosa, inaccettabile. La violenza sessuale è tanto altro, è anche soggezione, sudditanza, paura. Una donna che subisce abusi di questo tipo, di qualsiasi natura essi siano, entra automaticamente in uno stato di fragilità assoluta; subentra la vergogna, il dubbio, il timore del giudizio, del fraintendimento, della condanna sociale.

E’ fondamentale trovare il coraggio di parlare, dunque, come ha fatto la dottoressa dell’ospedale di Piacenza rivolgendosi alla direzione generale dell’Ausl e dando il via all’indagine in questione.

Sono ben consapevole che la stragrande maggioranza delle donne e degli uomini della nostra comunità sono persone per bene, lontane anni luce anche solo dall’idea di mettere in pratica o dal voler giustificare certi comportamenti, e sono altrettanto consapevole di quanto sia ingiusto e fuorviante fare di tutta l’erba un fascio: i casi singoli sono da considerare come tali e, si sa, la responsabilità penale – quando c’è – è personale.

Ma il problema esiste, il tema è reale. Come sindaca dunque sento il dovere di non fermarmi alla solidarietà alle vittime ma intendo mettere in campo ogni azione possibile per far sì che non si abbassi la guardia su una piaga che, purtroppo, è ancora presente ai giorni nostri, in una realtà occidentale teoricamente evoluta come la nostra. E mi riferisco al maschilismo strisciante e diffuso che porta a sottovalutare certe condotte ai danni delle donne, anche quando non sfociano in reati ma si limitano all’approvazione, al plauso; un maschilismo che non così di rado, incredibilmente, sembra appartenere anche ad alcune donne che puntano il dito e giudicano invece che essere solidali.

Ci tengo a ringraziare la Procura della Repubblica e la Questura di Piacenza per lo spirito di servizio e l’impegno che mettono nell’affrontare un lavoro spesso difficile, pieno di risvolti e implicazioni delicate, più che mai in questo caso.

Ci tengo anche a rinnovare la mia vicinanza alle migliaia di ottimi dipendenti, professionisti e dirigenti dell’Ausl di Piacenza che oggi vedono il loro nome associato a quello di chi sembrerebbe aver contravvenuto ad ogni principio su cui deve basarsi la professione medica. Non è un caso singolo che può minare la credibilità e la serietà di un’intera struttura e delle persone che ci lavorano con dedizione e impegno”.

I capogruppo di minoranza in comune chiedono al presidente della regione e all’assessore di prendere provvedimenti sull’Ausl

Gli scriventi capigruppo di minoranza al Consiglio Comunale di Piacenza, Patrizia Barbieri (lista Barbieri Sindaco – Trespidi con Liberi), Sara Soresi (FDI), Luca Zandonella (Lega) hanno scritto al Presidente della Regione Emilia Romagna De Pascale e all’assessore alla Sanità Massimo Fabi chiedendo provvedimenti.
Nell’arco degli ultimi mesi, personale dell’AUSL di Piacenza è stato a vario titolo protagonista di gravi vicende giudiziarie. 
Ricordiamo le indagini sui “regali” in cambio di certificazioni di sicurezza sul lavoro alle imprese, l’arresto della dottoressa del Pronto Soccorso che avrebbe sottratto e assunto per anni la morfina, il medico di famiglia che ha fornito dietro pagamento ricette per medicinali contenenti oppioidi, lo psichiatra accusato di peculato e truffa, e da ieri il primario che avrebbe abusato di dottoresse e infermiere del suo reparto. 
Senza entrare nel merito di questioni che attengono solo alla Magistratura, e non permettendoci di emettere giudizi nei confronti di chicchessia esprimendo nel contempo la solidarietà a chi risulta vittima, non possiamo non rilevare la totale inadeguatezza della Dirigenza AUSL quantomeno sotto il profilo del controllo e della conoscenza di quanto avviene e sta avvenendo nella sanità piacentina. 
Non a caso riportiamo uno stralcio di quanto si legge nei resoconti delle testate giornalistiche con riferimento all’ultimo episodio di ieri quando si cita l’aver “permesso di cristallizzare un inquietante scenario all’interno dell’Ospedale di Piacenza” o ancora: “l’ambiente ospedaliero si è dimostrato gravemente omertoso ed autoreferenziale in quanto le condotte prevaricatrici del primario erano da tempo note a gran parte del personale …”. 
Alla luce di quanto sopra, e di tutti gli episodi che ormai con cadenza bimestrale vedono arresti e/o indagini riguardanti personale dell’azienda, è evidente che il Direttore Generale e i vertici AUSL non paiono avere posto la minima attenzione su ciò che da tempo li circonda, e conseguentemente pari “attenzione”, anzi disattenzione, si ritiene che possa essere tenuta anche con riguardo ai Servizi Sanitari a cui i cittadini hanno diritto. 
Fatte queste doverose premesse, nella nostra qualità di capigruppo, ci saremmo aspettati le
dimissioni da parte della Dirigenza e del Direttore Sanitario. Poiché questo non è avvenuto, chiediamo al Presidente della Regione e all’Assessore alla Sanità che si attivino immediatamente perché venga adottata ogni e più opportuna iniziativa a salvaguardia della Sanità Piacentina, con ogni conseguente utile provvedimento che porti ad un doveroso cambio dei vertici dell’AUSL a garanzia e a tutela della comunità”.

Alternativa per Piacenza, Alleanza Verdi e Sinistra e Rifondazione Comunista esprimono profondo sdegno per quanto accaduto. Le lavoratrici non devono più essere ricattabili. Serve una svolta etica e politica.”

ApP, AVS e PRC esprimono sdegno, rabbia e dolore di fronte a quanto emerso ieri dalla cronaca cittadina: l’arresto di un primario dell’Ospedale di Piacenza per 32 episodi accertati di violenza sessuale, commessi – secondo le accuse – approfittando del proprio ruolo di potere su dottoresse e infermiere.

Questa vicenda non è un “caso isolato”. È il frutto marcio di un sistema in cui la gerarchia si trasforma in abuso, il potere si traveste da prestigio, e le donne continuano a essere esposte a forme di ricatto, molestie e intimidazioni. Un sistema in cui, troppo spesso, chi ha potere conosce le regole per proteggersi, mentre chi lo subisce è costretta a difendersi, giustificarsi, pagare il prezzo del coraggio. Chiediamo che la città intera, a partire dalle istituzioni e dai vertici dell’Ausl, reagisca con fermezza, trasparenza e rispetto per chi ha denunciato. Non bastano asettici e generici comunicati di collaborazione alle autorità. Ci mancherebbe altro! Chiediamo soprattutto che si apra una riflessione collettiva: quante lavoratrici vivono oggi sotto ricatto nei luoghi in cui dovrebbero essere sicure? Quanti ambienti professionali sono ancora modellati da logiche patriarcali, dove il silenzio è premiato e la denuncia punita?

Prendiamone atto, prevale ancora una visione maschilista della società, per cui tante donne non si espongono per la vergogna di confessare pubblicamente e in famiglia gli abusi subiti. È il paradosso del senso di umiliazione che, nella vittima, prevale sul dovere di denunciare la violenza. Siamo un po’ tutti responsabili se in mezzo a noi vivono persone adulte, istruite e competenti a cui è mancato il coraggio di far subito fronte comune e ribellarsi.

Insieme proponiamo:

– una più capillare pubblicizzazione dello strumento di “Segnalazione condotte illecite (whistleblowing)” già a disposizione di dipendenti, collaboratori e di chiunque svolge, ha svolto o dovrà svolgere un’attività lavorativa o professionale in favore dell’Azienda Usl di Piacenza;

– ⁠l’immediata costituzione di uno sportello indipendente per l’ascolto e la tutela delle lavoratrici del comparto sanitario;

– ⁠la revisione delle procedure di valutazione dei dirigenti, con particolare attenzione individuare indicatori più stringenti per garantire ambienti di lavoro sicuri e rispettosi. La nostra vicinanza va alle vittime di questa scioccante vicenda e ai loro affetti, oltre alla famiglia della persona arrestata, a sua volta vittima, travolta da un dramma umano difficile da immaginare. Non accetteremo che questa storia venga archiviata come l’ennesima anomalia. È ora di spezzare il silenzio, cambiare le regole per difendere davvero chi lavora, cura e denuncia”.

De Micheli (Pd): “No alle strumentalizzazioni politiche di una vicenda gravissima, solidarietà alle vittime e vicinanza ai lavoratori della sanità”

“Di fronte alla vicenda del primario arrestato dell’ospedale di Piacenza, la solidarietà alle donne che hanno subito abusi precede ogni considerazione sul merito di una vicenda che mi ha profondamente turbata. Voglio esprimere la mia vicinanza alle professioniste che hanno subito violenza e a tutte quelle che si sono ritrovate nell’intollerabile condizione di sudditanza e prevaricazione sul posto di lavoro. Dobbiamo ringraziare chi ha avuto la forza di denunciare e incoraggiare tutte le donne a farlo in qualsiasi circostanza, ogni volta che qualcuno approffita della propria posizione di potere per esercitare un abuso”. Lo affema la parlamentare piacentina del Partito Democratico Paola De Micheli.
   
“Spetta al lavoro dei magistrati stabilire la gravità dei reati e le responsabilità di quanto avvenuto, – prosegue – riconoscendo sempre la presunzione di innocenza, tuttavia quello che è già emerso dalle indagini svolte dalla Polizia di Stato compone un quadro gravissimo. Per questo occorre ringraziare il lavoro svolto dalla Procura della Repubblica e proseguire nell’azione per fare piena chiarezza. Non è il momento della becera strumentalizzazione politica che altri hanno già iniziato a esercitare senza alcun freno, ma di stringersi a fianco degli operatori della sanità pubblica, che ogni giorno lavorano con dedizione e impegno in un settore fondamentale per la nostra comunità. In questo senso voglio manifestare il mio apprezzamento alla collaborazione fornita dall’Ausl agli inquirenti e desidero confermare la stima e la gratitudine a tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori della sanità, a partire dalla direttrice generale Bardasi che in questa fase delicata li rappresenta”.

Lega: “Dimissioni e commissariamento della Direzione sanitaria”

Dopo l’arresto di un primario, la Lega si rivolge all’assessore regionale alla Sanità: «L’Asl sta cercando di nascondere le omissioni. Vanno tutelati i tanti lavoratori che operano in modo corretto»

La Lega chiede le dimissioni del direttore sanitario dell’Ausl, e il commissariamento di quella Direzione, e lo fa rivolgendosi all’assessorato regionale alla Sanità. Dopo l’arresto di un primario dell’ospedale posto ai domiciliari, il Carroccio chiede provvedimenti immediati per fronteggiare una situazione preoccupante a causa delle tante carenze dell’Azienda sanitaria, ma anche per tutelare le centinaia di dipendenti che lavorano in modo corretto.

«Il caso di Piacenza – afferma la Lega – che ha visto l’arresto di un primario accusato di violenza sessuale aggravata e stalking nei confronti di alcune dottoresse e infermiere sta tenendo banco su tutti i mezzi d’informazione nazionale. Non certo un bel biglietto da visita per la nostra Ausl».

Il Carroccio, in una nota della senatrice Elena Murelli e del segretario provinciale Luca Zandonella, con il Direttivo provinciale sottolinea come «l’immagine e la serietà di tanti professionisti ne risulti ingiustamente infangata. C’è un punto nell’ordinanza su cui urge una riflessione. L’indagato viene definito da polizia e procura “un uomo” potente sia per il ruolo all’interno dell’Ausl sia per le sue “conoscenze”, e tale posizione determinava nel personale sanitario una forte soggezione».

“Esprimiamo prima di tutto la vicinanza a tutte le donne che hanno subito violenza o stalking sottomesse a forte pressioni. Ora – continua il Carroccio – «i termini “conoscenze” e “potere” significano evidentemente che questi gli derivano da altri. E’, così, inevitabile guardare in alto. Ma l’intenzione della Direzione aziendale, come emerge dal comunicato di ieri, è di insabbiare qualunque ricerca di omissioni o complicità di fatto. Sembra di assistere a una catena di omertà sullo stile “niente vidi”, atteggiamento noto in ben altri contesti».

Sindacati: “Primario arrestato. Aspettiamo il corso della giustizia”

Questa la nota di Cgil Piacenza – Ivo Bussacchini, Fp Cgil Piacenza – Melissa Toscani, Coordinamento Donne  Cgil Piacenza – Stefania Pisaroni.

“La notizia dell’arresto del primario ospedaliero con l’accusa di avere commesso reati di natura sessuale nei confronti di sue collaboratrici ci ha profondamente scosso.

Riteniamo che non sia nostro compito esprimere giudizi di merito su una vicenda così dolorosa, che colpisce nel profondo il lavoro, i corpi, i sentimenti e la sensibilità di tutte le persone e le famiglie coinvolte, vittime comunque di questa vicenda. Per questo riteniamo sia giusto in questo momento aspettare il corso della giustizia, evitando di alimentare il clamore e la morbosità mediatica che la notizia sta suscitando.

Allo stesso modo però non ci sottraiamo al nostro ruolo di rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori attorno ai temi della sicurezza e del benessere organizzitavo. Pretendiamo che i luoghi di lavoro siano liberi da ogni forma di abuso, discriminazione ed intimidazione di qualsiasi natura, sollecitando politiche aziendali attente e che garantiscano tutele di genere, soprattutto di valutare con grande attenzione ogni denuncia e manifestazioni di disagio soprattutto della parte femminile, la più esposta a questo genere di criticità in una società profondamente patriarcale dentro e fuori luoghi di lavoro. Crediamo che su questi temi ci sia ancora tanta strada da percorrere e siamo pronti a lavorare con l’Azienda, ad esempio, ad un miglioramento del sistema di comunicazione, perché sia – e sia percepito – pienamente tutelante nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori che, purtroppo, in diverse occasioni non si sentono di esporre criticità di alcun tipo perché temono ritorsioni”.