Ausl Piacenza. Tagliaferri (FdI): “Commissariare subito l’Ausl di Piacenza e sospendere la direttrice Bardasi”

Il Vicepresidente dell’Assemblea legislativa Giancarlo Tagliaferri (FdI) attende ulteriori sviluppi nell’inchiesta per peculato, ed altri gravi reati, condotta dalla Procura e dalla Guardia di Finanza di Piacenza con riferimento alla gestione di procedure ed appalti contestata a numerose figure della locale Ausl, ricordando altresì i recenti eventi di cronaca giudiziaria che hanno dominato sui media locali e regionali in materia sanitaria.

“Commissariare immediatamente l’Ausl di Piacenza e sospendere la Direttrice Generale Bardasi – rimarca il Consigliere regionale di Fratelli d’Italia – rappresenterebbe un gesto a tutela del buon nome della sanità piacentina, nonché una attività di garanzia nei confronti della dirigente stessa in attesa di nuovi sviluppi”.

E’ particolarmente chiaro il giudizio del consigliere Giancarlo Tagliaferri (FdI) nell’apprendere dell’ulteriore scandalo che riguarda l’Ausl diretta da Paola Bardasi.

“Non voglio assolutamente esprimere ulteriori commenti mentre l’inchiesta della Procura che unitamente alla Guardia di Finanza è nel pieno del suo svolgimento, ma credo che il Commissario potrebbe portare serenità in un ambito ancora scosso dalle precedenti vicende di cronaca giudiziaria, mentre la sospensione della dottoressa Bardasi potrebbe aiutare a chiarire responsabilità e omissioni di un sistema evidentemente tossico per tutti: per i lavoratori onesti, per i pazienti e per la collettività intera”.

Dal tono interlocutorio la risposta arrivata dall’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Massimo Fabi davanti a varie prese di posizione politiche. Fabi commentando la notizia ha detto “Ribadiamo il pieno rispetto dell’operato della magistratura e confermiamo la doverosa piena collaborazione con gli organi competenti”, aggiungendo “qualora venissero accertate responsabilità penali o comportamenti non corretti la Regione agirà duramente e con fermezza a esito degli accertamenti giudiziari”.

Non sembrerebbe dunque essere all’orizzonte alcuna azione immediata.




Ausl di Piacenza. Appalti truccati per oltre 7 milioni: 20 indagati tra funzionari pubblici e manager di multinazionali

Una nuova, grossa, tegola si abbatte sulla Ausl di Piacenza al termine di una articolata indagine della Guardia di finanza. Dopo i medici arrestati per droga, il primario arrestato per violenza sessuale ora venti persone, tra dirigenti, funzionari e dipendenti pubblici dell’azienda sanitaria di Piacenza, oltre a manager di società private – anche multinazionali attive nel settore delle forniture medico-diagnostiche e ortopediche – sono state raggiunte da un avviso di conclusione delle indagini preliminari da parte della Procura di Piacenza.

L’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza, ha portato alla contestazione, a vario titolo, di reati gravi come peculato, turbativa d’asta, abuso d’ufficio, esercizio abusivo della professione e falso ideologico in atti pubblici.

Le indagini, sviluppate dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, hanno riguardato appalti pubblici per un valore di oltre 7 milioni di euro e l’impiego di fondi PNRR pari a 17 milioni, destinati alla realizzazione e all’ammodernamento di strutture sanitarie territoriali.

Attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, analisi dei tabulati, pedinamenti, perquisizioni e l’esame di testimoni, è emerso un quadro articolato di irregolarità nella gestione degli appalti. Le anomalie riguardano l’adozione sistematica di procedure inadeguate – come affidamenti diretti reiterati, proroghe ingiustificate e acquisti in economia – con l’obiettivo di eludere le regolari gare pubbliche, favorendo fornitori prestabiliti.

I finanzieri hanno accertato anche numerosi incontri tra dirigenti pubblici e rappresentanti delle aziende fornitrici, finalizzati a orientare le procedure di acquisto di apparecchiature sanitarie di elevato valore. Un modus operandi che ha sollevato pesanti dubbi sulla correttezza delle assegnazioni.

Particolarmente gravi anche le irregolarità riscontrate nella gestione di quattro progetti finanziati con fondi PNRR, per un totale di 17 milioni di euro. In alcuni casi, per non perdere il finanziamento, i responsabili avrebbero firmato verbali attestanti falsamente la conformità tra i progetti definitivi e quelli di fattibilità, pur in presenza di criticità tecniche ed economiche.

Intanto il consigliere regionale Giancarlo Tagliaferri (FdI) chiede di commissariare subito l’Ausl di Piacenza e sospendere la direttrice Paola Bardasi.

Questa la risposta dell’assessore regionale Massimo Fabi.

Il comunicato della Ausl di Piacenza.

 

 




Soresi (FdI): “Le modifiche ai percorsi dei bus creano disagi concreti”

Quotidiano Piacenza Online ieri, in un articolo dedicato all’argomento, aveva raccolto alcune voci di cittadini fortemente scontenti per le modifiche sperimentali apportate ai percorsi dei bus, con sostanziali tagli in centro storico. Oggi sull’argomento interviene – dopo aver ricevuto diverse segnalazioni di disagio da parte dei cittadini – anche Sara Soresi, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale a Piacenza:

“Le modifiche sperimentali alla rete del trasporto pubblico urbano, recentemente entrate in vigore, stanno creando disagi concreti ai residenti di diverse zone della città”. 

“A segnalarmelo – afferma la capogruppo – sono principalmente i residenti di Borgotrebbia, ma non solo: anche cittadini di altri quartieri, come il Capitolo, che lamentano difficoltà negli spostamenti quotidiani, soprattutto per chi deve raggiungere il centro o rientrare a casa in orari serali”.

“Nel caso di Borgotrebbia – spiega Soresi – molti utenti hanno evidenziato come le nuove fermate più prossime al centro, come quella di Via Castello, siano troppo distanti, specialmente per anziani, persone con difficoltà motorie o semplicemente per chi si sposta con carichi pesanti. Altre criticità riguardano il percorso di rientro verso il quartiere e la soppressione totale delle corse festive, che penalizza ulteriormente chi non dispone di mezzi propri nei giorni di festa”.

“A ciò si aggiunga – considera l’esponente di Fratelli d’Italia – che il quartiere era già stato penalizzato, negli anni, dal taglio di alcune corse nella zona di campo Santo Vecchio”.

«Problemi simili – osserva Soresi – stanno emergendo anche in altre aree della città: è chiaro che questa riorganizzazione, seppur indiscutibilmente necessaria e nata con l’obiettivo di razionalizzare il servizio, rischia di penalizzare fasce fragili della popolazione ed interi quartieri e frazioni. Ecco perché ritengo fondamentale che, prima di procedere alla definizione del piano definitivo, l’Amministrazione comunale apra un confronto reale e concreto con i cittadini, coinvolgendo direttamente residenti, comitati di quartiere e rappresentanti delle frazioni. Servono incontri pubblici dedicati, per ascoltare le esigenze dei vari territori e correggere le criticità emerse da questa prima fase sperimentale».

La capogruppo ha quindi depositato un’interrogazione per chiedere se siano stati organizzati incontri informativi nei quartieri e nelle frazioni interessate prima dell’entrata in vigore delle modifiche; se, nello studio che ha portato a questa riorganizzazione, sia stata valutata non solo la quantità di utenti ma anche la tipologia di utenza, considerando le necessità di anziani, persone con difficoltà motorie o lavoratori con orari particolari; e se l’Amministrazione intenda rivedere questo piano sperimentale tenendo conto delle criticità emerse e delle segnalazioni raccolte dai residenti.

«Il trasporto pubblico è un servizio essenziale, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione: ogni modifica deve tenere conto non solo dei numeri e dei flussi generali, ma anche della qualità della vita delle persone e della loro effettiva possibilità di spostarsi agevolmente nella città», conclude Soresi.




Piacenza: meno bus in centro, più disagi per gli utenti

Prima giornata lavorativa (ma non scolastica) dopo la rivoluzione dei bus piacentini che ha portato a drastici tagli delle corse.

La “ghigliottina” dei passaggi ha incontrato il grande favore di alcuni fra gli abitanti di via Sant’Antonino, via Garibaldi, via San Bartolomeo che mal sopportavano l’inquinante e rumoroso andirivieni dei grossi pullman arancioni, ora ridotti fino al 42% e del tutto eliminati nel tratto di via Roma tra la Lupa e via Alberoni.
Durante la presentazione del nuovo orario sperimentale era stato assicurato che questo assetto non avrebbe comportato “disagi”.

Un rapido giro fra alcune delle fermate coinvolte ci ha permesso di raccogliere sensazioni ed opinioni di tutt’altro tenore da parte degli utenti. Siamo partiti da via Romagnosi dove, contrariamente al passato, nessun bus porta più alla stazione ferroviaria.
«Per me è un enorme disagio» – ci ha fatto presente una giovane universitaria con un handicap motorio.

«Dovrò organizzarmi in maniera diversa – ci ha raccontato – facendomi accompagnare in auto dai miei famigliari. Ho infatti scoperto che il bus ora si ferma davanti alla scuola Alberoni e non porta più in piazzale Marconi. Per una persona normodotata fa poca differenza ma per me …. quelle centinaia di metri in più sono una montagna da scalare. Peccato perché io sono una sostenitrice della mobilità sostenibile. Non credo che la strada scelta sia quella giusta. Tagliare le corse mi sembra una soluzione semplicistica».
Alla fermata poco distante di via Borghetto abbiamo raccolto svariate lamentele sia per le conseguenze di questo nuovo orario e dei relativi tagli di corse sia per la scarsa informazione.

«Possibile che nessuno abbia pensato di appendere grossi cartelli esplicativi sulle pensiline» hanno sottolineano alcuni utenti.

«Abbiamo aiutato anziani spaesati perché non hanno più trovato linee storiche che erano abituati a prendere da anni, come la 4 e la 6 e non c’era nemmeno un avviso esplicito. Non è che tutti leggono ii giornali».

Scene similari anche in stazione dove a lamentarsi e trovarsi spaesati sono stati questa volta alcuni lavoratori e pendolari che non hanno più trovato in pensilina le usuali corse.
«E’ stata una caccia non al tesoro … ma al bus» – ci ha spiegato un giovane lavoratore, rientrato a Piacenza dopo un week-end a casa.

«Con i bagagli al seguito farsela a piedi è scomodo e così sono solito prendere l’autobus. Oggi non ho trovato quasi nessuna fra le linee che normalmente uso con fermata in via Borghetto. Mi chiedo chi possa aver concepito questa nuova pianificazione. Togliere l’inquinamento dalle strade è lodevole ma non si fa a discapito dell’utenza. Anziché avvicinare nuovi utenti al trasporto pubblico qui si allontanano quelli che ci sono. Considerando tra l’altro che il centro è abituato soprattutto da anziani per cui le distanze fanno la differenza. Spero ci ripensino».

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Attivati i semafori per l’attraversamento … ma pochi li rispettano

Quella dei bus non è l’unica novità entrata in vigore con questo inizio di giugno. Dopo mesi e mesi di sperimentazione, da ieri, sono stati attivati i due semafori per l’attraversamento fra i giardini Margherita e piazzale Marconi. Sono bastate poche ore dal debutto perché emergessero due criticità. La prima la racconta benissimo la foto pubblicata qui sopra e che coglie un anziano mentre attraversa la strada, rigorosamente sulle strisce, davanti al semaforo, ignorandone però il fiammante colore rosso. Una scena che si ripete con costanza e con tutte le fasce di età. La colpa qui è certamente dei cittadini indisciplinati. Resta da capire come farà un’amministrazione che non riesce a far rispettare divieti come quello dell’uso di bici in via XX Settembre a far si ché l’attraversamento sia realmente regolato dalla sequenza verde, arancione, rosso.
Ben più grave invece il tempo scelto per permettere ai pedoni di attraversare, una manciata di secondi a nostro giudizio assolutamente insufficiente per permettere ad una persona anziana o con mobilità ridotta di effettuare il passaggio in sicurezza una volta premuto il tasto arancione. Colpisce che dopo mesi di calcoli e prove questo aspetto sia passato inosservato.




L’assessore Bongiorni: “Ex Acna, impossibile salvare gli alberi: lo impongono le regole della bonifica”

Negli ultimi giorni, attorno ai lavori di bonifica dell’area ex Acna, si sono levate numerose voci da parte di cittadini e residenti, preoccupati per l’abbattimento di alcune alberature presenti da decenni. Una sensibilità comprensibile a cui risponde l’amministrazione comunale, che chiarisce le ragioni tecniche e normative alla base delle scelte compiute.

“Ex Acna è un’area inquinata che deve essere bonificata”. E’ la premessa su cui si basa l’assessore ai Lavori pubblici e vicesindaco Matteo Bongiorni nell’inquadrare le dinamiche specifiche che accompagnano, per l’appunto, un intervento di bonifica.

Si tratta di dinamiche nelle quali – precisa – non si può confondere la volontà di un’Amministrazione comunale con i vincoli e le possibilità di azione che un intervento di bonifica consente”.

E’ necessario tener presente – aggiunge Bongiorni – che ci si sta occupando di un sito attualmente inquinato per contaminazione di suolo da sostanze chimiche e che, attraverso la sua piena messa in sicurezza e riqualificazione, lo si intende riportare in funzionalità e fruizione pubblica”.
E’ un’opera importante sia per complessità sia per valore; un’opera che, oltre al Comune – in qualità di soggetto attuatore esterno -, coinvolge enti sovraordinati quali Arpae per competenza, la Regione Emilia-Romagna come soggetto attuatore e il Ministero che eroga il finanziamento PNRR.
Nell’area in oggetto, il progetto prevede sia scavi sia la messa in sicurezza permanente che viene realizzata con posa di tessuto non tessuto e riporto di terreno vegetale sovrastante, per tutta l’area senza soluzione di continuità. Progetto che viene collaudato alla quota di scavo e alla quota di riporto, e che è soggetto a tre livelli di approvazione da parte degli enti sopra citati.

“Il progetto di bonifica iniziale non contemplava alcuna possibilità di mantenimento di alcun tipo di vegetazione – spiega l’assessore – La qual cosa era stata peraltro chiarita anche in occasione dell’assemblea pubblica tenutasi sul tema nel marzo scorso. Come ulteriore approfondimento, la ditta esecutrice ha prodotto uno studio relativo alle alberature presenti nell’area finalizzato ad analizzare la possibilità del mantenimento in loco di alcune essenze. Una possibilità che naturalmente sarebbe stata preferibile”.

Bongiorni prosegue: “L’ipotesi di conservazione si è rivelata però impraticabile a causa delle prescrizioni stesse della bonifica che, visto l’obbligo di non generare discontinuità tramite posa del tessuto sottostante e di uno stato sovrastante di circa 60 centimetri di terreno, avrebbe provocato in adiacenza agli alberi un alto rischio di insorgenza di patologie compromettendone lo stato di salute e accelerandone i problemi di stabilità.”
Per poter mantenere la vegetazione si sono anche valutate altre soluzioni tecniche, in modo da isolare l’area interessata dagli alberi non ricoprendone il colletto e rispettandone l’apparato radicale. Tale soluzione avrebbe comunque contravvenuto alla continuità di bonifica dell’intera area, nonché previsto a protezione una trincea o cerchiature di cemento alte 70-80 cm e con necessità di fondazione, e con conseguente rischio per l’apparato radicale e creazione di una zona interclusa a livello inferiore.

Una questione tecnica, dunque, che si intreccia però con la questione amministrativa. E lo spiega ancora Matteo Bongiorni: “Tale iniziativa, rappresentando una discontinuità nella messa in sicurezza permanente, avrebbe comportato una richiesta di variante sostanziale agli enti sovraordinati, con necessaria sospensione e notevole ritardo delle opere. Peraltro senza la certezza che tale richiesta fosse accolta, vista la predominanza e priorità della bonifica rispetto a ogni altro aspetto. Compresa la conservazione degli alberi”.

C’è un esempio recente che chiarisce come, spesso, certe scelte vengano determinate da priorità chiare e precise che scavalcano le varie sensibilità: la bonifica bellica che si è conclusa da poco presso il parco della Galleana. In quel caso, per esigenze realizzative, si è dovuti intervenire necessariamente e massivamente su tutta vegetazione nel tempo cresciuta in loco. Non c’era altra possibilità, e di conseguenza si è proceduto in quel senso.

Alla Galleana, come anche all’ex Acna, si procederà con nuove piantumazioni. 




Castel San Giovanni: minorenne sorpreso con katana fuori da una sala slot: denunciato

Momenti di tensione nella notte fra domenica e lunedì, quando poco dopo le 2:50 una guardia giurata ha segnalato alla centrale operativa dei carabinieri di Piacenza la presenza di un giovane armato nei pressi di una sala slot. Secondo la testimonianza, il ragazzo impugnava una spada e inseguiva un altro giovane a piedi.
Sul posto è intervenuta prontamente una pattuglia della stazione carabinieri di Borgonovo Val Tidone, che ha trovato la situazione apparentemente tranquilla. All’esterno del locale erano presenti cinque giovani, tra cui un minorenne in possesso dell’arma segnalata: una riproduzione di katana con lama in acciaio lunga circa 60 centimetri, priva di anima, considerata idonea a offendere.
L’arma è stata sequestrata durante l’identificazione dei presenti. Il ragazzo, un 17enne residente in provincia di Lodi, ha dichiarato che la katana era utilizzata solo per un gioco tra amici, senza alcuna intenzione aggressiva. Le immagini della videosorveglianza della sala slot sembrano confermare questa versione, escludendo l’ipotesi di una lite reale.
Nonostante ciò, in base alle normative vigenti, il minorenne è stato denunciato per porto abusivo di armi o oggetti atti ad offendere, un reato previsto dal codice penale anche per riproduzioni di armi in grado di causare danni.




Edilizia piacentina in difficoltà: fatturato giù del 5,3% nel primo trimestre

Nel primo trimestre del 2025, quasi un’impresa edile su tre a Piacenza ha registrato una contrazione dell’attività. Sebbene prevalga una generale stabilità, il 30% delle aziende segnala un calo della produzione rispetto allo stesso periodo del 2024, contro un 7% che evidenzia invece una crescita. La maggioranza, pari al 63%, parla di una situazione invariata.

Il quadro tracciato dall’Ufficio studi della Camera di commercio dell’Emilia rispecchia l’andamento regionale, ma con una nota più critica per il territorio piacentino: qui, infatti, la quota di imprese che denuncia difficoltà è superiore di cinque punti percentuali rispetto alla media emiliano-romagnola.

Particolarmente delicata risulta la condizione dell’artigianato, dove solo il 2% delle imprese segnala un miglioramento e oltre un terzo (36%) registra una flessione dell’attività.

Guardando al fatturato, il comparto edile piacentino mostra una contrazione del 5,3% rispetto ai primi tre mesi del 2024, a fronte di un calo medio regionale molto più contenuto (-0,2%). Peggiora ulteriormente il dato nel solo comparto artigiano, che perde il 6,8%. Le difficoltà colpiscono soprattutto le realtà di piccole dimensioni: nelle aziende con 1-9 addetti la flessione raggiunge il 7,4%, mentre si ferma al 3% nelle imprese con 10 o più dipendenti.

Per il secondo trimestre dell’anno, le previsioni suggeriscono una certa prudenza: il 68% delle imprese (69% nell’artigianato) prevede una situazione stabile, mentre il 16% (11% artigianato) ipotizza un aumento dell’attività e il 15% (20% artigianato) teme ulteriori cali. Tra le imprese più strutturate (10 addetti e oltre), le attese sono più ottimistiche: il 26% prevede una crescita, contro solo l’8% delle più piccole (1-9 dipendenti), dove invece il 28% teme un peggioramento.

Infine, se si guarda alle prospettive su un orizzonte di dodici mesi, il 44% delle aziende prevede stabilità (41% nell’artigianato), il 46% ipotizza uno sviluppo (49% artigianato) e solo il 10% prevede un calo.

 




Incendio Borgoforte. Il Comune: “Allo stato attuale nessuna comunicazione di rischi per la popolazione”

In relazione all’incendio di Borgoforte il Comune di Piacenza ha diffuso un comunicato con cui, oltre a ricostruire l’accaduto rende noto che “Allo stato attuale, il Comune non ha ricevuto comunicazioni dalle autorità competenti in merito a eventuali rischi per la popolazione.
La situazione è in corso di aggiornamento ed eventuali sviluppi rilevanti per la cittadinanza saranno immediatamente comunicati”.

Dai primi rilievi ambientali sembra non siano coinvolti nell’incendio rifiuti pericolosi. I primi campioni di Arpae non hanno rilevato sostanze pericolose per la salute.
In attesa della relazione definitiva di Arpae, per precauzione, si raccomanda comunque di non raccogliere e consumare i prodotti dell’orto e di svuotare le ciotole d’acqua per gli animali.




Maxi incendio nella notte alla discarica Iren di Borgoforte

Un vasto incendio è divampato nella notte tra sabato 7 e domenica 8 giugno presso l’impianto di smaltimento rifiuti di Iren a Borgoforte, alla periferia di Piacenza. L’allarme è scattato poco dopo la mezzanotte, quando una gigantesca nube di fumo si è alzata sopra l’area della discarica, rendendo subito evidente la gravità del rogo.
I vigili del fuoco sono intervenuti tempestivamente con numerosi mezzi da Piacenza e Fiorenzuola, supportati durante la notte da due unità provenienti dal distaccamento volontario di Sant’Angelo Lodigiano. In tutto sono stati impiegati almeno quattro mezzi operativi e diverse squadre, che hanno lavorato ininterrottamente per contenere le fiamme e arginare la situazione.
Secondo le prime ricostruzioni, a prendere fuoco sono stati quintali di rifiuti, ma le cause precise del rogo restano ancora da accertare. L’incendio ha generato un’enorme colonna di fumo visibile anche a grande distanza, destando preoccupazione tra i residenti della zona.
Presente anche il personale di Iren in servizio presso l’impianto, impegnato a supportare le operazioni di contenimento.
Le attività di spegnimento, smassamento e messa in sicurezza sono tuttora in corso e si prevede che proseguiranno per l’intera giornata di domenica, con la completa bonifica dell’area che potrebbe richiedere ancora diverse ore.
Sul posto, oltre ai vigili del fuoco e al personale sanitario, sono attesi anche i tecnici di Arpae per monitorare la qualità dell’aria e l’eventuale impatto ambientale del rogo.
Qui gli aggiornamenti dal Comune.





Controlli straordinari in viale Dante a Piacenza

Controlli straordinari del territorio sono stati effettuati nella giornata di giovedì 6 giugno a Piacenza, con un’attenzione particolare rivolta alla zona di viale Dante e agli esercizi commerciali presenti. L’operazione, disposta dal Questore e condivisa nell’ultima riunione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica presieduto dal Prefetto Paolo Ponta, ha visto il coinvolgimento di numerose forze dell’ordine e enti preposti ai controlli.
L’obiettivo dell’attività era duplice: da un lato la prevenzione e la repressione dei reati, dall’altro l’innalzamento della percezione di sicurezza da parte dei cittadini. Le forze impiegate – Polizia di Stato con il supporto del Reparto Prevenzione Crimine di Reggio Emilia, Carabinieri con i nuclei speciali NAS e NIL, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Ispettorato del Lavoro, Polizia Locale e AUSL – hanno effettuato verifiche su diversi fronti, dal rispetto delle normative igienico-sanitarie e del lavoro, fino ai controlli su strada.
In una macelleria con annesso mini market sono emerse gravi irregolarità: igiene carente, presenza di un lavoratore in nero e anomalie tali da comportare la sospensione immediata dell’attività. Sono stati sequestrati circa 240 chilogrammi di carne. Ulteriori controlli hanno interessato bar, sale slot e i relativi avventori, con riscontro di alcune infrazioni al Codice della Strada. Particolarmente critiche le situazioni riscontrate in due barberie, per le quali sarà proposta un’ordinanza di chiusura a seguito delle numerose irregolarità riscontrate.
Le autorità hanno sottolineato come situazioni di illegalità nella gestione delle attività commerciali possano costituire terreno fertile per la presenza di soggetti malavitosi o comunque inclini a comportamenti contrari alla civile convivenza.
L’operazione ha confermato l’efficacia della collaborazione tra i vari enti che compongono il sistema provinciale della sicurezza, e che continueranno ad agire in sinergia con azioni cicliche nelle aree considerate più sensibili della città. L’obiettivo resta quello di rafforzare il presidio del territorio e garantire ai cittadini una maggiore sicurezza.




Operazione antidroga nel piacentino: otto indagati, quattro arresti

Otto persone indagate, quattro arresti eseguiti e una fitta rete di spaccio di cocaina ed eroina smantellata tra la città e la Val Tidone: è questo il bilancio dell’indagine condotta dai carabinieri della stazione di Rivergaro, sotto il coordinamento della procura della Repubblica di Piacenza, che ha portato all’emissione di misure cautelari da parte del Gip del Tribunale.
L’operazione è il risultato di un’articolata attività investigativa sviluppata nel corso del 2024 su due distinti fronti, che ha permesso di individuare un sistema di spaccio strutturato, ramificato e difficilmente tracciabile. La droga veniva ceduta in modo continuativo attraverso un’organizzazione “itinerante”, che sfruttava luoghi appartati ma facilmente accessibili come parcheggi di supermercati, piazzali periferici e strade secondarie.
Gli indagati sono un cittadino albanese di 28 anni e sette cittadini marocchini di età compresa tra i 23 e i 34 anni, perlopiù senza fissa dimora, con due eccezioni domiciliati in provincia di Modena e Milano. Alcuni di loro avevano compiti logistici, altri curavano la gestione della clientela. L’intera rete agiva secondo modalità simili: contatti via social – spesso protetti da app crittografate –, uso di veicoli a noleggio e spostamenti rapidi per eludere i controlli.
Le indagini, supportate da intercettazioni, pedinamenti e appostamenti, hanno documentato almeno 700 episodi di cessione di droga, con sequestri che includono 10 dosi di cocaina pronte allo smercio, circa 20 grammi di cocaina, 30 grammi di eroina e 5.400 euro in contanti, ritenuti provento dell’attività illecita.
Quattro degli indagati sono stati rintracciati e arrestati – uno di loro a Milano, nei pressi di piazza Sempione – mentre gli altri quattro, tutti privi di un domicilio stabile, risultano attualmente irreperibili e sono ricercati in tutto il territorio nazionale.




Bobbio, tragedia in Trebbia: uomo annega alla Berlina

Nel pomeriggio di venerdì 6 giugno, una giornata di svago sul fiume Trebbia si è trasformata in tragedia alla spiaggia della Berlina di Bobbio. Un uomo di 33 anni, di nazionalità tunisina e residente nella provincia di Rovigo, è annegato dopo essere entrato
in acqua, senza più riemergere. Si trovava in compagnia di alcuni amici, giunti in Val Trebbia per un momento di relax, probabilmente durante una pausa da impegni lavorativi nella zona.
È stato proprio uno degli amici, non vedendolo tornare a galla, a lanciare immediatamente l’allarme. Sul posto sono intervenuti con prontezza i vigili del fuoco del distaccamento di Bobbio, coadiuvati da una squadra specializzata in soccorso fluviale arrivata da Piacenza con attrezzature idonee e un natante per le ricerche in acqua. Le operazioni di individuazione e recupero del corpo si sono concluse poco dopo, purtroppo con esito tragico: il cadavere è stato rinvenuto sul fondo del fiume.
In volo da Parma è arrivato anche l’elisoccorso, con a bordo un medico del 118 che, una volta recuperato il corpo, non ha potuto fare altro che constatare il decesso del 33enne. Presenti sul posto anche i carabinieri per i rilievi del caso.
Secondo una prima ricostruzione, l’uomo potrebbe essere stato colto da un malore subito dopo il tuffo, ma non si escludono altre ipotesi. L’area della Berlina, molto frequentata nei mesi estivi per la bellezza del paesaggio e le acque limpide del Trebbia, è purtroppo nota anche per episodi simili, complice la corrente spesso sottovalutata e i fondali irregolari.
Il corpo della vittima è stato trasportato all’obitorio in attesa delle decisioni dell’autorità giudiziaria.