Carabinieri fermano furgone con 500 chili di rame in cavi

Ieri pomeriggio, 11febbraio 2025, i carabinieri del Radiomobile di Fiorenzuola d’Arda, insieme ai colleghi di Lugagnano Val d’Arda, hanno bloccato un furgone e recuperato 500 kg di cavi di rame e attrezzatura da scasso.

L’uomo, 32 anni, straniero, senza fissa dimora, circolava per Fiorenzuola d’Arda con il suo camioncino finchè è stato fermato dai militari. Aprendo il portellone del mezzo sono comparsi 500 chili di cavi di rame riguardo ai quali il conducente non ha saputo fornire alcuna spiegazione. Sono in corso indagini per verificare se i cavi di rame fossero stati rubati da qualche impianto o azienda della provincia e sul proprietario del furgone.

Lo straniero, una volta identificato e perquisito, è stato denunciato per ricettazione. Il mezzo è stato sequestrato così come gli attrezzi da scasso e due coltelli a serramanico che aveva addosso.

Il mezzo era già stato notato in sosta in via Roma a Fiorenzuola d’Arda, sin dalla notte precedente, ed era stato segnalato ai militari. E’ possibile che si tratti di un carico accumulato per giorni che il 32enne avrebbe portato successivamente in un posto sicuro al fine di “spellare” o incendiare i cavi per estrarre il rame.

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Valter Arianti e la sua trattoria di Pigazzano «Non mollo nonostante le difficoltà»

Nuova puntata della rubrica l’Azienda del mese nata dalla collaborazione editoriale fra QuotidianoPiacenzaOnline e Confcommercio Piacenza. Come sempre il nostro giornale cerca di farvi conoscere più da vicino realtà storiche o di particolare interesse fra quelle iscritte all’associazione di strada Bobbiese.

Valter Arianti oste e negoziante a Pigazzano, in provincia di Piacenza è – come tanti suoi colleghi sparsi per l’Italia – il simbolo di una categoria che non vuole arrendersi allo spopolamento delle nostre bellissime colline, alla “modernità” che avanza travolgendo tradizioni ed abitudini. La trattoria di cui è proprietario e gestore venne fondata ufficialmente dal nonno Cleante nel 1933, dopo un periodo di “rodaggio” durato tre anni «Allora qui c’erano circa 500 abitanti. C’erano tante famiglie numerose di agricoltori, con tanti figli. Mio nonno era postino, mestiere che ha svolto per quarant’anni. Insieme con la moglie Maria decise di avviare quest’attività. La nonna preparava da magiare alla sera e poi il nonno, finito il giro di consegne delle lettere, indossava il grembiule da oste e serviva i clienti. Nel 1965 presero le redini mio padre Italo e mia madre Iva Costa, portando avanti sia il negozio di alimentari sia la trattoria. Dopo vent’anni, nel 1985, subentrò nella gestione Emilia Conti che restò fino al 1991. L’anno successivo entrai io con l’aiuto di mia madre che mi affiancò fino al 2011».
Anche quando è mancata sua mamma lei ha deciso di proseguire da solo?
«Si, trovare un cuoco è quasi impossibile, così ho deciso di fare tutto da solo. Ho ridotto molto il menù, l’ho semplificato. Ora propongo solo due primi della tradizione, tortelli e pisarei, oltre a salumi e formaggi. In parallelo porto avanti anche il negozio. La trattoria, pur essendo sempre aperta, lavora soprattutto nei week-end con le famiglie, le coppie e qualche compagnia».
Come è cambiato Pigazzano in questi anni?
«A parte la parentesi della nascita, avvenuta a Piacenza, qui ci vivo da 59 anni. Non ho mai visto i tanti abitanti di cui mi parlavano i nonni, però ho vissuto il boom turistico degli anni 70, quando il paese si riempiva di villeggianti. Oggi non è più così, sono cambiate le abitudini, i luoghi di villeggiatura, il modo di fare le vacanze. I residenti rimasti saranno una cinquantina, ma non si fa più vita di paese, l’osteria non è più luogo di aggregazione, di socializzazione, ciascuno se ne sta a casa sua, preferisce social alla vita reale. Anche dal punto di vista economico è cambiato tutto ed è rimasto un solo agricoltore, un giovane che ha una stalla».
Con uno scenario così mutato portare aventi un’attività come la sua non deve essere semplice.
«Non è facile per niente. Per fortuna la struttura è mia e non devo pagare un affitto. Ma far quadrare i conti resta complicato. E’ cambiato il mondo però non voglio rassegnarmi».
Non immagina per sé un futuro diverso?
«Mi piacerebbe andare in pensione, prima o poi. Non sono sposato e non ho figli. Sono molto legato a questo posto, a questo lavoro. Porto avanti le tradizioni: io i salumi li stagiono ancora come faceva mio nonno, nella cantina con il pavimento di terra».
Salumi piacentini immaginiamo?
«Certo, coppa, salame e pancetta. L’unico intruso è la culaccia che arriva dai cugini parmigiani».
Ha subito contraccolpi in seguito alla stretta imposta dal nuovo codice della strada sul tema dell’alcool.
«Forse le sanzioni ora in vigore sono un po’ troppo elevate, però resto della mia idea, cioè che chi guida non debba bere. E’ così in qualunque altro paese europeo».
Torniamo alle difficoltà di lavorare fuori dai centri urbani, in collina, in montagna. A suo giudizio è possibile fare qualcosa per salvare attività come la sua, per impedire che scompaiano presidi fondamentali della nostra cultura eno-gastronomica.
«Si è perso troppo tempo! La politica se ne è sempre fregata, a tutti i livelli, dai governi ai comuni. Spero di sbagliarmi ma temo che sia molto difficile tornare indietro».

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Incontro romantico in hotel finisce con l’arresto per uno spacciatore

Nel pomeriggio di venerdì 7 febbraio le Volanti della questura di Piacenza hanno rintracciato a Piacenza un quarantenne nigeriano, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa per spaccio di sostanza stupefacente (eroina), reato commesso a Palermo lo scorso mese di gennaio.
L’ordinanza era stata emessa martedì 4 febbraio, ma il ricercato aveva lasciato la Sicilia ed era tornato nella nostra provincia, dove già in passato aveva dimorato.
L’uomo però, aveva conosciuto tramite social network una coetanea abitante negli U.S.A., che aveva deciso di raggiungerlo a Piacenza per stare con lui, incontrandosi in un albergo cittadino.
Grazie al controllo effettuato nel sistema alloggiatiweb, le Volanti con il supporto del Reparto Prevenzione Crimine di Reggio Emilia, hanno raggiunto l’hotel dove hanno trovato il nigeriano, all’interno di una stanza, in compagnia della donna.
I due sono stati perquisiti per la ricerca di droga e armi, con esito negativo, quindi sono stati accompagnati presso gli uffici della Questura, e fotosegnalati. L’uomo è stato portato in carcere.
Proseguono le indagini per delineare la rete di contatti del ricercato nel piacentino, comprese le eventuali reti di approvvigionamento della droga.
L’Ufficio Immigrazione della Questura valuterà invece la sua posizione sul territorio nazionale, per adottare gli opportuni provvedimenti allorquando sarà scarcerato.




Spacciatore diciottenne arrestato dalla polizia in via Taverna a Piacenza

Un diciottenne di nazionalità nord africana é stato arrestato, nel pomeriggio di ieri, dagli investigatori della Squadra mobile di Piacenza. Il pusher 18 è stato notato dagl agenti in borghese mentre effettuava un sospetto scambio di droga in via Taverna. I poliziotti sono subito intervenuti, lo hanno lo hanno bloccato e sottoposto a controllo. Il ragazzo ha però opposto una strenua resistenza, scalciando, colpendo gli investigatori con le mani e tentando di morderne uno, il tutto con l’intenzione di divincolarsi per guadagnare la fuga.
Durante la perquisizione personale, all’interno di una sigaretta elettronica, sono state trovate tre dosi di cocaina pronte per la vendita, nonché la somma di 150 euro, verosimilmente provento di spaccio.
Il diciottenne é stato arrestato in flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale, è portato presso le celle di sicurezza della questura, in attesa di processo per direttissima.
Da successivi controlli é emerso controlli che l’arrestato, risultava ricercato da sei mesi, in quanto destinatario di custodia cautelare in carcere, emessa dall’A.G. minorile, per spaccio di sostanze stupefacenti. I fatti erano avvenuti prima del raggiungimento della maggiore età ed erano stati rilevati dalla polizia locale di Piacenza.
Al termine delle pendenze con l’autorità giudiziaria piacentina, sarà quindi condotto in carcere minorile a Bologna.
L’arrestato era già conosciuto alla polizia, in quanto era uno dei soggetti coinvolti nell’operazione denominata Streetbullying effettuata dalla questura di Piacenza lo scorso anno, nel corso della quale era stato denunciato per rissa e possesso di armi da taglio, in seguito al violento scontro avvenuto in Corso Vittorio Emanuele II la sera del 19.11.2023. Era stato sottoposto alla Misura di Prevenzione dal Questore di Piacenza.
La sua posizione sarà vagliata dal locale ufficio immigrazione per i provvedimenti di competenza, vista la sua posizione irregolare sul territorio nazionale.




65 nuove lampade a led colorano Palazzo Farnese

Attivazione definitiva, dopo un mese di prova, per il nuovo impianto di illuminazione esterna di Palazzo Farnese. Ad accenderlo ufficialmente, durante l’inaugurazione di questa sera, la sindaca Katia Tarasconi, affiancata dagli assessori Christian Fiazza e Matteo Bongiorni, dalle consigliere comunali Patrizia Barbieri e Federica Sgorbati -sindaca e assessora della precedente Amministrazione – e dai tecnici che hanno curato l’intervento di “relamping”, nell’ambito del progetto di efficientamento energetico, sviluppo territoriale e sostenibile 2024 finanziato con risorse ex Pnrr (Missione 2, Componente 4, Investimento 2.2), per complessivi 210 mila euro.

L’intervento consegue un duplice risultato: sia in termini di miglioramento delle prestazioni energetiche, riducendo i consumi e i costi di gestione, sia per quanto riguarda il calo delle emissioni di Co2. L’impianto originale, ormai obsoleto, presentava un consumo annuo pari a 64.676 KW/h, laddove il nuovo sistema non supera i 29.012 KW/h all’anno, con un risparmio energetico del 55% calcolato analizzando le potenze installate in precedenze e quelle attuali, sulla base dello stesso numero di ore di funzionamento. Il tutto migliorando i valori di illuminamento e la qualità della luce sia sulle facciate di Palazzo Farnese che nelle aree esterne della Cittadella Viscontea.

I lavori eseguiti non hanno comportato variazioni nel numero di lampade, ma sono stati spostati alcuni proiettori per dare maggiore risalto ai dettagli architettonici del complesso monumentale, installando Led di diverse tipologie per valorizzare le caratteristiche più rappresentative dello storico edificio. In particolare, sulla facciata prospiciente viale Risorgimento sono stati utilizzati apparecchi RGBW, composti da Led monocromatici di colore rosso, verde e blu, nonché Led bianchi, per creare effetti luminosi e atmosfere diverse in base alle esigenze.

L’utilizzo di proiettori Led RGBW consente inoltre un ulteriore risparmio, permettendo di attivare diverse configurazioni cromatiche da remoto anziché apponendo manualmente, di volta in volta, dei filtri variamente colorati. Grazie alla maggior durata dei fari Led, si ridurranno inoltre i costi di manutenzione rispetto alle precedenti esigenze di sostituzione delle lampade a ioduri metallici dei vecchi proiettori.

Il progetto illuminotecnico di relamping è stato curato e diretto dalla ditta COSTEL PROGETTAZIONI di Parma, rappresentata da Massimiliano Schianchi. L’intervento, appaltato alla Ditta MAZZOCCHI ELETTRICA di Piacenza, per l’importo contrattuale di 133.507,62 euro (+IVA 10%), è stato ultimato il 5 gennaio scorso, entro i termini fissati in 70 giorni consecutivi.




Piacenza: arrestata stalker seriale. Aveva stilato un quaderno dei nemici

Aveva stilato un vero e proprio quaderno dei nemici, la stalker seriale arrestata dalla polizia della questura di Piacenza in seguito ad un’indagine coordinata dalla procura della Repubblica. La donna è indagata per atti persecutori, possesso di oggetti atti ad offendere e calunnia, commessi ai danni di una giovane coppia piacentina. L’indagata ha diversi precedenti penali per fatti simili e, secondo quanto ricostruito dalla Squadra mobile, nell’ottobre 2024 avrebbe cominciato a perseguitare i giovani, peraltro da poco genitori, per screzi avvenuti con la famiglia dell’uomo oltre vent’anni fa.
La stalker agiva principalmente con un telefonino intestato ad un prestanome.
Le vittime vivevano un vero e proprio incubo e si sentivano costantemente seguite ed osservate, senza capire cosa stesse realmente accadendo, né chi le avesse presi di mira. Ricevevano continue minacce, con l’invio di fotografie scattate nei pressi della loro abitazione.

Quando, dopo un incontro in città, hanno intuito che alla base di questa persecuzione poteva esserci una lontana conoscente, hanno sporto denuncia. Durante una perquisizione sull’auto della donna la polizia ha trovato e sequestrato, il cellulare da cui venivano effettuate le chiamate ma anche altro materiale allarmante: due martelli, un coltello, una scatola di fiammiferi, un accendino ed una confezione di prodotto disgorgante contenente acido. Già in passato l’indagata aveva minacciato un’altra vittima di utilizzare l’acido nei confronti del figlio.
Nell’abitazione della donna, invece è stato rinvenuto un quaderno denominato “Elenco dei nemici” contenente, tra gli altri, le foto dell’uomo principale vittima delle persecuzioni, nonché una foto scattata al cortile interno della Questura da un balcone limitrofo, struttura verso la quale la donna proverebbe astio per una precedente indagine per minacce aggravate (ed altrettanto immotivate) ai danni di altra persona, per la quale era stata da poco condannata in via definitiva.

Una volta venuta a conoscenza dell’indagine a suo carico, la pregiudicata, ha pensato bene di tentare di sviare le indagini, presentando una calunniosa denuncia nei confronti proprio della principale vittima degli atti persecutori. Visto il quadro probatorio il gip ha accolto la richiesta dei pm ed emesso la misura cautelare degli arresti domiciliari, immediatamente eseguita dalla Squadra mobile.




Due interventi della polizia locale nati da segnalazioni dei cittadini

Perde l’orientamento e non ricorda più la strada per fare ritorno a casa. Così un uomo di 89 anni è stato soccorso dalla polizia locale di Piacenza, dopo che la centrale operativa del Comando di via Rogerio aveva ricevuto la richiesta di aiuto da parte di un cittadino, residente nella zona di via Cella, che segnalava la presenza nel proprio cortile di una persona apparentemente disorientata.

Il fatto risale al pomeriggio di mercoledì 5 febbraio. Gli agenti intervenuti sul posto hanno subito accertato le condizioni di salute dell’anziano e, colloquiando con lui, son riusciti ad ottenere informazioni sull’indirizzo della sua abitazione. L’uomo è stato accolto sull’auto di servizio e riaccompagnato a casa, alla Besurica, dove è stato affidato alle cure dei parenti.

Nella stessa giornata, una pattuglia ha riconsegnato alla legittima proprietaria un’auto di cui, nell’ottobre scorso, era stato denunciato il furto. Il veicolo aveva destato sospetti in un cittadino che ha contattato il comando di polizia locale per segnalarne la sosta, da diverso tempo, nella medesima posizione, in via Guglielmo da Saliceto. Gli agenti intervenuti sul posto, al termine dei dovuti accertamenti, hanno scoperto che sul mezzo pendeva una denuncia per furto presentata lo scorso ottobre da una piacentina, alla quale l’auto è stata riconsegnata.

Il comando di polizia locale di Piacenza ricorda “l’importanza delle segnalazioni che ogni giorno provengono dai cittadini alla centrale operativa, che risponde tutti i giorni, dalle 6.30 all’1.30, al numero 0523.7171. Nel corso del 2024 sono state 26.314 le richieste di intervento ricevute, con conseguenti iniziative messe in atto dalle pattuglie e dai nuclei specialistici, mentre superano già quota 2000 quelle pervenute nel primo mese del 2025. Gran parte di queste provengono quotidianamente da 34 Gruppi di vicinato attivi su tutto il territorio comunale e coordinati dal Nucleo frazionale e di vicinato, impegnato nell’ultimo anno a gestire 730 segnalazioni, garantendo anche 182 interventi grazie alla chat dedicata ai commercianti del centro storico”.




La Guardia di finanza di Reggio Emilia scopre maxi giro di fatture false

Oltre 200 finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia e di altri Reparti della Guardia di finanza, su delega della locale Procura della Repubblica e sotto la direzione del Procuratore Capo, Calogero Gaetano Paci, hanno dato esecuzione, su tutto il territorio nazionale, ad un’articolata operazione di polizia giudiziaria mirata ad interrompere le attività illecite di un’associazione a delinquere finalizzata ad imponenti frodi fiscali.
Sono state eseguite perquisizioni locali e personali, finalizzate all’esecuzione di un provvedimento di sequestro preventivo di beni mobili, immobili, crediti per quasi 70 milioni di euro, con contestuale notifica agli indagati degli avvisi di garanzia.
Il Provvedimento del GIP di Reggio Emilia è stato emesso nei confronti di 87 persone fisiche tra i 179 indagati, di cui 40 residenti in Emilia Romagna (21 in provincia di Reggio Emilia), e 4 soggetti giuridici
(due aziende reggiane, una di diritto tedesco e una con sede a Milano, tutte società a disposizione del gruppo).
Le attività di indagine hanno fatto emergere un sodalizio criminale i cui principali capi erano di base a Reggio Emilia. Attraverso la costituzione di società cartiere e l’utilizzo di fatture false, venivano effettuate indebite compensazioni di crediti fittizi – creati ad hoc – con debiti tributari reali verso aziende individuate, che, a fronte del credito inesistente ceduto, pagavano una percentuale all’organizzazione. I crediti venivano in parte compensati attraverso l’istituto dell’accollo e parte ceduti attraverso la simulazione della cessione di un ramo d’azienda.
Gli ingenti introiti ricevuti per circa 70 milioni venivano prelevati in contanti – grazie al ruolo di veri e
propri “prelevatori” ed in parte bonificati su conti di società estere.
Questo schema fraudolento ha coinvolto circa 400 aziende, di cui 40 fittizie con il ruolo di “cartiere” per l’emissione delle fatture false e 369 beneficiarie delle indebite compensazioni, ed ha visto anche il concorso esterno di professionisti appartenenti a diversi ordini (commercialisti e notai, che al momento non sono interessati da alcuna misura).
Tra i destinatari dell’Ordinanza del GIP eseguita in data odierna, figura uno dei soggetti già sottoposti a misura cautelare nell’ambito di un’operazione eseguita il 14 gennaio scorso e legata ad un’indagine sul narcotraffico internazionale.
Le attività sono state condotte con l’ausilio di 38 Reparti del Corpo competenti per territorio, in 28 province italiane (Reggio Emilia, Bologna, Piacenza, Parma, Modena, Rimini, Bolzano, Torino, Asti, Milano, Pavia, Monza, Verona, Perugia, Terni, Firenze, Pisa, Pesaro, Roma, Rieti, Frosinone, Pescara, Napoli, Caserta, Benevento, Taranto, Crotone, Trapani).
Le indagini, supportate oltre che da una complessa opera di disamina documentale e di analisi di ingenti
movimentazioni bancarie, anche da intercettazioni telefoniche, hanno consentito di ricostruire la
fitta rete di rapporti personali e commerciali tra i soggetti coinvolti, e diretti dall’amministrazione occulta reggiana.

 




Banda di ladri d’appartamento reinvestiva gli utili in cocaina

Alle prime luci dell’alba i carabinieri del comando provinciale di Rimini hanno dato esecuzione a una ordinanza di applicazione di misure cautelari, emesse dal gip su richiesta della procura della Repubblica di Rimini, nei confronti di 39 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di rapina, furti in abitazione, traffico, detenzione e spaccio di quantità ingenti di stupefacenti, cocaina in particolare. I provvedimenti sono stati eseguiti, oltre che nella provincia di Rimini, anche in quelle di Bologna, Campobasso, Cagliari, Forlì-Cesena, Imperia, Milano, Monza, Parma, Piacenza, Pesaro e Ravenna, con il supporto dei Reparti Anticrimine di Bologna e Padova, della componente aerea del 13º Nucleo Elicotteri Carabinieri di Forlì, dei Nucleo Carabinieri Cinofili di Pesaro e delle Polizie Locali di Rimini e Riccione.

L’operazione eseguita oggi, ha visto la partecipazione di oltre 200 Carabinieri, è l’epilogo di una complessa e articolata attività investigativa condotta dai carabinieri della Sezione Operativa di Riccione, avviata a seguito di una serie di furti in abitazione consumati durante lo scorso inverno nel comune rivierasco ed in quelli limitrofi.

Le indagini, hanno consentito di risalire a una serie di soggetti, tutti di nazionalità albanese ma domiciliati in Emilia Romagna che, di volta in volta, reclutavano connazionali fatti appositamente giungere in Italia per commettere  reati contro il patrimonio. Dopo una breve permanenza in Italia venivano fatti rientrare nel paese d’origine e rimpiazzati con nuove figure criminali.

Oltre ai reati predatori, gli indagati erano attivi anche nel fiorente settore degli stupefacenti, acquistati da connazionali appartenenti ad altra struttura criminale operante anch’essa in Riviera.

Anche in questo caso veniva utilizzato utilizzavano un rigido turnover di spacciatori. Nonostante tutte le accortezze poste in essere, i Carabinieri riuscivano comunque ad individuare i luoghi ritenuti essere le basi operative e a delineare così il modus operandi utilizzato.

Rilevante anche il ruolo delle compagne italiane dei cittadini albanesi tratti in arresto, destinatarie anch’esse di misure cautelari detentive: il loro compito era quello di trasportare la droga che in precedenza avevano concorso a suddividere in dosi.

I proventi dei furti venivano reinvestiti nell’acquisto di grossi quantitativi di cocaina. In totale sono stati effettuati 30 arresti in flagranza di reato e sequestrati 253 kg di cocaina e 40 di hashish. Il sequestro più grande era stato effettuato il 27 settembre dai carabinieri di Riccione, in collaborazione con i militari dei comandi Arma di Milano e Vimercate (MB): in due distinte perquisizioni eseguite contestualmente erano stati trovati 203 kg di cocaina. Altri 20 chili di cocaina erano stati intercettati, nel mese di novembre, a Imola.

Nel mese di dicembre a Piacenza era stato catturato un pericoloso latitante, ricercato per reati contro il patrimonio. Si trattava di un 36enne che aveva trovato rifugio nella nostra città, usando false generalità. Al momento del fermo l’uomo aveva con sé oltre 100 gr. di oro (per un controvalore di circa 9 mila euro).

In totale il valore di tutta la droga sequestrata nel corso dei mesi è stato calcolato dai carabinieri in oltre 8 milioni di euro all’ingrosso, che al dettaglio, una volta tagliato e suddiviso in dosi, avrebbe reso ai membri della struttura criminale oltre 25 milioni di euro.

Sono state anche rinvenute varie armi fra cui tre revolver e tre pistole semiautomatiche e quattro fucili,

E’ stata recuperata un’ingente parte della refurtiva, sequestrata nei porti di Bari, Ancona e in quello di Durazzo. In totale il gip del tribunale ha disposto l’esecuzione di 26 misure cautelari in carcere, presso i Penitenziari di Rimini, Pesaro, Forlì, Ravenna, Bologna, Piacenza, Monza e Larino (CB), di 3 misure cautelari agli arresti domiciliari e 10 interrogatori precautelari.

Oggi, durante l’esecuzione dei provvedimenti restrittivi, sono arrestati, in flagranza di reato, altri due soggetti, uno di nazionalità albanese ed una donna marocchina, trovati in possesso di oltre un chilogrammo di cocaina. L’uomo ha per di più opposto resistenza all’arresto procurando gravi lesioni ad uno dei carabinieri. Alcuni destinatari della misura cautelare sono al momento irreperibili sul territorio nazionale e sono ricercati all’estero.

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Aumentano i morti sul lavoro in Emilia Romagna nel 2024 (+5,5%). A Piacenza 8 come nel 2023

Con i dati resi disponibili da INAIL nella giornata di oggi, l’Osservatorio permanente sugli infortuni e sulle malattie professionali in Emilia Romagna costituito dalla CGIL Emilia Romagna è in grado di fornire un quadro completo dell’andamento infortunistico nel 2024 nella nostra regione.

Nel 2024 in Emilia-Romagna si sono registrati:

•      75.868 infortuni denunciati (-1,1% rispetto ai 76.687 del 2023);
•      96 denunce di infortunio con esito mortale (+5,5% rispetto alle 91 del 2023);
•      7.543 malattie professionali denunciate (+15,8% rispetto alle 6.516 del 2023).

In provincia di Piacenza i morti sul lavoro nel 2024 sono stati 8, lo stesso numero dell’anno precedente. Sostanzialmente invariato anche il numero di infortuni denunciato che cala a 4.465 da 4.467 con una variazione di 2 unità, statisticamente pari allo 0%.

Record negativo a livello regionale invece sul fronte delle malattie professionali che a Piacenza schizzano a 217 nel 2024 contro le 164 del 2013 con un aumento percentuale del +32,2%, il più alto in Emilia Romagna.

I settori che nel 2024 hanno registrato il numero maggiore di morti sul lavoro in Emilia-Romagna sono:
• trasporto e magazzinaggio (23 infortuni mortali denunciati);
• agricoltura (15);
• costruzioni (11);
• noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (5);
• fabbricazione di macchinari e apparecchiature (4);
• commercio e riparazione (3); metallurgia (3); industrie alimentari (3); servizi di alloggio e ristorazione (3); sanità e assistenza sociale (3).

A livello nazionale, parliamo di 589.571 infortuni di cui 1.090 infortuni mortali nel 2024. Questo vuol dire che ogni giorno in Italia si verificano 3 morti sul lavoro e 1.610 infortuni.

In cinque anni, dal 2020 al 2024, in Emilia-Romagna hanno perso la vita sul lavoro 576 lavoratrici e lavoratori: 69 nell’agricoltura, 90 nell’edilizia e 117 nel trasporto e magazzinaggio.

Nel 2024 crescono in Emilia-Romagna gli infortuni mortali delle lavoratrici donne (11, +57,1% rispetto al 2023), dei lavoratori nati all’estero (23, +21,1% rispetto al 2023) e dei lavoratori over 65 anni (15, +50% rispetto al 2023).

Come dimostrato dai dati nazionali relativi al periodo 2002-2022, il 55,8% degli infortuni mortali riguarda lavoratrici e lavoratori con contratti non standard, il 54,7% si verifica in aziende con meno di 10 addetti. Esattamente come 60 anni fa, il 33% degli infortuni mortali è causato da cadute dall’alto, il 15,7% dallo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti.

“Negli ultimi anni – commenta il Segretario Generale della CGIL Emilia Romagna Massimo Bussandri – si sono moltiplicate vere e proprie stragi del lavoro: Brandizzo, Esselunga di Firenze, Suviana, Casteldaccia di Palermo, Toyota di Bologna, Eni di Calenzano, Ercolano. Fa impressione constatare come protagoniste siano spesso e volentieri grandi imprese e aziende partecipate dallo Stato. È inaccettabile che 3 lavoratrici e lavoratori al giorno in Italia siano vittime dell’esasperazione del profitto, del disinteresse per i diritti e la sicurezza di chi lavora. In un paese civile questa sarebbe la priorità di qualsiasi Governo: mettere in sicurezza i luoghi di lavoro, aumentare i controlli e sanzionare con durezza chi non rispetta le regole, sostenere il ruolo e il lavoro fondamentale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, investire in formazione. Queste dovrebbero essere le priorità del Governo, che invece – seguendo la retorica del “non disturbare chi produce” – appare assente e disinteressato.”

“Dalle analisi del nostro Osservatorio (che saranno approfondite nel Rapporto annuale di prossima pubblicazione) – continua Paride Amanti della Segreteria regionale -, emerge una realtà chiara: c’è un fortissimo legame tra qualità del lavoro, sicurezza sul lavoro e legalità. Sono evidenti i fattori che incidono sul rischio di infortunarsi sul lavoro: i settori più esposti (a partire da agricoltura, logistica e edilizia) sono quelli caratterizzati da maggiore precarietà del lavoro, dalla frammentazione del sistema delle imprese e quindi da una minore dimensione aziendale, dalla maggior presenza di fenomeni di illegalità e sfruttamento fino alle vere e proprie infiltrazioni della criminalità organizzata. E poi, emerge con forza il tema degli appalti e dei subappalti che intreccia tutti questi fenomeni: più si allungano le filiere dei subappalti a cascata più crescono i rischi per lavoratrici e lavoratori. Bisogna cambiare il modo di fare impresa: massimo ribasso, subappalti a cascata, mancanza di controlli, precarietà del lavoro sono scelte ben precise, non sono una fatalità. Scelte che possono e devono essere cambiate e su questo serve che tutti si assumano le proprie responsabilità: Governo, Istituzioni, Associazioni di impresa e singole aziende.”

“La sicurezza sul lavoro – conclude Bussandri – è al centro della battaglia referendaria della CGIL e chiediamo al Governo risposte sulle proposte chiare e concrete che abbiamo avanzato a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. E la sicurezza sarà al centro anche delle nostre proposte per la manutenzione del Patto per il Lavoro e per il Clima regionale. Il Patto per la Tutela della Salute e della Sicurezza sul lavoro condiviso nello scorso mandato è stato un punto di partenza significativo ma deve essere attuato in tutte le sue parti: la priorità è estendere le tutele conquistate negli appalti pubblici a tutto il sistema degli appalti privati, consolidare i Tavoli provinciali, realizzare un maggior coinvolgimento degli organismi ispettivi, attuare la formazione obbligatoria prima di cominciare l’attività lavorativa, stabilire procedure da seguire per gli eventi estremi e allargare l’Ordinanza caldo, finanziare progetti per l’introduzione delle tecnologie salvavita nei luoghi di lavoro. E poi, a partire dal 2025, anche con le Associazioni di impresa occorre fare un patto: almeno 1 ora di assemblea sindacale all’anno, anche aggiuntiva, deve essere dedicata in ogni luogo di lavoro ai temi della salute e della sicurezza sul lavoro.

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I dazi di Trump preoccupano gli imprenditori piacentini

Aumentano le preoccupazioni del sistema imprenditoriale piacentino alla luce delle azioni adottate dal governo statunitense nei confronti di Canada, Messico e Cina.

“Una serie di dazi – sottolinea il vicepresidente vicario della Camera di Commercio dell’Emilia, Filippo Cella – che, come paventavamo già all’inizio del dicembre scorso, rischiano ora di estendersi anche all’Unione Europea, con conseguenze che potrebbero essere particolarmente pesanti anche per la nostra economia provinciale”.

I dati, al proposito, sono eloquenti: le esportazioni piacentine verso gli Usa valgono poco meno di 300 milioni di euro, e il saldo commerciale con gli States è positivo per oltre 250 milioni di euro, considerando il fatto che le importazioni locali valgono 43 milioni. La graduatoria dei beni maggiormente esportati negli Stati Uniti è guidata da macchinari e apparecchiature (prevalentemente di impiego generale e speciale), con un’incidenza del 43%; rilevanti, poi, le quote detenute da metalli e prodotti in metallo (14,7%), dai mezzi di trasporto (13,5%) e da un sistema agroalimentare che vale il 13,1% delle esportazioni piacentine e si colloca tra i settori che in questi anni sono stati contrassegnati dalla maggiore crescita.

“Ora – sottolinea Cella – rischia di scattare una conflittualità fatta di azioni e ritorsioni che frenerebbero tutte le economie, compresa quella statunitense”. “La competitività dei sistemi produttivi – osserva il vicepresidente vicario della Camera di Commercio dell’Emilia – fa leva su investimenti, ricerca e innovazione, mentre le misure che vengono definite protezionistiche, in una stagione di globalizzazione e di forte interdipendenza tra Paesi, rischiano di avere ripercussioni negative generalizzate”.

“Per questo – conclude Cella – è fondamentale che l’Unione Europea, che pur si dice pronta a ritorsioni nel caso in cui i dazi americani colpissero i Paesi membri, deve innanzitutto trovare la massima coesione per evitare che si scateni un conflitto sui dazi e, al contempo, predisporre misure adeguate di sostegno alle imprese che siano immediatamente applicabili qualora l’azione diplomatica non avesse successo”.




Incontri a Piacenza e Parma sulla peste suina africana (PSA)

Un confronto con i territori per fare il punto sulla gestione dell’emergenza della Peste suina africana (Psa) e sulle misure attuate per tutelare gli allevamenti e la filiera suinicola. Questi i temi al centro degli incontri che si sono svolti oggi a Piacenza e a Parma, con la partecipazione degli assessori regionali all’Agricoltura, Alessio Mammi, e alle Politiche per la salute, Massimo Fabi, del Commissario straordinario alla Psa, Giovanni Filippini, degli enti locali, dei consorzi e delle associazioni agricole e industriali. Un appuntamento strategico per condividere strategie e azioni mirate al contrasto della malattia.

Una giornata di confronto come già fatto in passato, alla quale faranno seguito, nelle prossime settimane, altre tappe in altre province, con l’obiettivo di fare il punto su una strategia comune per contenere e contrastare la diffusione del virus e salvaguardare una filiera – quella dei salumi – che rappresenta un comparto fondamentale dell’agroalimentare, sia per l’Emilia-Romagna, sia a livello nazionale.

“Il lavoro di squadra- sottolineano Mammi e Fabi- è indispensabile per individuare e attuare misure di contenimento e contrasto alla diffusione del virus che siano efficaci. Da parte della Regione c’è massima attenzione e totale collaborazione con la struttura commissariale per tutelare e assicurare la tenuta di una filiera che rappresenta un patrimonio irrinunciabile da salvaguardare, sia dal punto di vista economico, sia sociale. Parliamo di centinaia di imprese, grandi, medie e piccole, e di migliaia di lavoratori. Un settore con una fortissima vocazione internazionale, che rappresenta il presente e il futuro dell’agroalimentare, nazionale ed emiliano-romagnolo”.

Ad oggi, le risorse messe in campo dalla Regione per il contrasto della Psa superano i 14 milioni di euro. “Ma siamo pronti a fare ancora di più, e a investire ulteriori risorse- aggiunge Mammi- per intervenire, sia sotto il profilo relativo al depopolamento dei cinghiali, sia per la biosicurezza negli allevamenti. A partire dalla riconferma, per il 2025, del milione di euro destinato alle Province, che sarà incrementato qualora fosse necessario, proprio per rafforzare le misure di contenimento delle specie selvatiche, possibile veicolo di trasmissione del virus”.

La situazione in Emilia-Romagna

Il confronto di oggi si inserisce nel piano di gestione dell’emergenza già avviato dalla Regione, che prevede l’installazione di barriere fisiche per contenere la diffusione del virus, il rafforzamento delle misure di biosicurezza negli allevamenti e il potenziamento della sorveglianza epidemiologica.

In Emilia-Romagna sono stati registrati due focolai in suini domestici, entrambi nel Piacentino, la Regione ha risposto con misure straordinarie, attivando gruppi operativi territoriali nelle province più colpite, Piacenza e Parma, ma anche a Reggio Emilia, Modena e Bologna, e pubblicando bandi per il depopolamento dei cinghiali, con abbattimenti mirati e l’introduzione di trappole per la cattura degli animali infetti.

L’Amministrazione regionale ha investito 3 milioni di euro per il depopolamento e 11 milioni per il potenziamento delle misure di biosicurezza, sia all’interno che all’esterno degli allevamenti.

Grazie al coordinamento con il Commissario straordinario, è stata inoltre istituita una Cabina di regia per ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili e garantire interventi tempestivi e strutturati, con l’obiettivo di contenere la diffusione della Psa e proteggere un settore cruciale per l’economia regionale.

Psa: anche Confagricoltura Piacenza questa mattina al vertice in Provincia

Il presidente di Confagricoltura Piacenza Umberto Gorra e la presidente della sezione di prodotto suinicola Giovanna Parmigiani hanno partecipato, questa mattina in Provincia, all’incontro di aggiornamento sulla Peste suina africana con il Commissario straordinario Filippini e gli assessori regionali all’Agricoltura, Alessio Mammi, e alle Politiche per la salute, Massimo Fabi insieme ai rappresentanti degli enti locali, dei consorzi e delle associazioni agricole e industriali.

Articolato l’intervento del Commissario che ha fotografato la situazione e la strategia delineata per contrastare la diffusione delle Psa. Collaborazione totale è stata espressa sia dagli assessori regionali che dalla presidente della Provincia Monica Patelli.

“Arriveranno finalmente le gabbie di cattura – ha sottolineato Parmigiani nel suo intervento – abbiamo rilevato che nei due casi, sul nostro territorio, in cui si è verificata la positività in allevamento, la biosicurezza era ai massimi livelli, ma fuori dai cancelli aziendali sono state trovate carcasse di cinghiali infetti. Chiediamo che le gabbie siano poste nelle vicinanze degli allevamenti, perché sono quelli che oggi vanno protetti. Un altro aspetto che mi sta a cuore – ha proseguito – non c’è mai stata contaminazione da suino a suino, mi auguro che venga fatta una valutazione del rischio e che non ci siano più blocchi agli spostamenti così rigidi come avvenuto nei mesi scorsi, perché il blocco alle movimentazioni ha procurato situazioni di grave affollamento in cui gli animali, sani, stavano male per l’impossibilità di avere spazi adeguati, senza voler neppure menzionare i danni economici legati alla situazione”.

Più volte è stato sottolineato che la battaglia con contro la Psa sarà ancora lunga.

“Ben venga la disponibilità a reperire ulteriori fondi dichiarata dall’Assessore Mammi – commenta il presidente Umberto Gorra – perché l’elemento tempo non lascia indifferenti aziende e famiglie. Apprezziamo che sia gli assessori regionali che il Commissario agiscano con la consapevolezza del peso economico della filiera, sapendo che dietro a un allevamento che chiude c’è un allevatore in crisi, ci sono famiglie che vedono venir meno il lavoro, c’è una filiera che scricchiola. Non riteniamo sufficienti i 10 milioni che dovrebbero arrivare a livello nazionale per il ristoro dei danni diretti e indiretti dalla Psa. Come Confagricoltura ci siamo già mossi a più livelli affinché venga attivata la riserva di Crisi dall’Unione europea e ci rincuora sentire anche su questo fronte c’è comunità d’intenti. Ringraziamo gli Assessori, il Commissario e la presidente della Provincia per questa ulteriore occasione di confronto e auspichiamo soprattutto che sia davvero giunto il tanto desiderato cambio di passo per uscire da questa situazione ad oggi gravissima per il settore”.