Piacenza e Cascia unite da fede e amicizia nel nome di Santa Rita

«Un’esperienza straordinaria che ha toccato profondamente i nostri cuori e che resterà indelebile nella memoria. A Cascia ci siamo sentiti accolti come in famiglia, e questo ha reso ancora più intensa la nostra partecipazione alle celebrazioni in onore di santa Rita, rappresentando l’intera comunità di Piacenza. La nostra città, quest’anno, ha l’onore di essere gemellata proprio con Cascia. Un gemellaggio fondato sulla fede, nel nome di Rita e dei suoi valori universali di pace e perdono, ma anche un legame laico, fatto di amicizia, vicinanza e condivisione umana».

È il primo commento del sindaco Katia Tarasconi al termine della suggestiva benedizione delle rose che si è tenuta nella tarda mattinata di oggi di fronte alla basilica di santa Rita, a Cascia, in provincia di Perugia. La cerimonia, presieduta dal cardinale Baldassarre Reina, ha visto la partecipazione di una folla di fedeli e pellegrini provenienti da tutta Italia e dall’estero. Insieme a lui, a impartire la benedizione a migliaia di rose rosse alzate al cielo, erano presenti anche il vescovo della diocesi di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo, padre Giustino Casciano, rettore della basilica, e don Giuseppe Basini, vicario del vescovo di Piacenza-Bobbio. Non è mancato padre Jarbson Batista, rettore del santuario di santa Rita a Piacenza: proprio lui, in accordo con il sindaco Tarasconi, ha promosso la richiesta di riconoscimento formale del santuario cittadino come luogo di devozione ufficiale e avviato l’iter per il gemellaggio.

La cerimonia si è svolta al termine della messa solenne celebrata dal cardinale Reina, recentemente nominato gran cancelliere del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia. E oggi, a Cascia, le famiglie e le coppie di sposi erano davvero numerose. A sottolinearlo sono stati gli assessori Nicoletta Corvi e Adriana Fantini che, insieme al sindaco Tarasconi, componevano la delegazione ufficiale di Piacenza. «È emozionante – hanno detto – vedere arrivare persone di ogni età e da ogni angolo del mondo, perfino da oltreoceano, in questo piccolo borgo tra le montagne umbre. Qui si respira una fede intensa ma composta. È bello essere presenti».

Alle celebrazioni in onore di santa Rita – iniziate già martedì 20 maggio con la salita notturna allo “Scoglio” di Roccaporena, luogo natale della santa – hanno preso parte numerose autorità, tra cui Stefania Proietti, presidente della regione Umbria ed ex sindaco di Assisi, e i rappresentanti di oltre venti comuni umbri.

La giornata di oggi è stata il momento culminante, in ricordo della morte di santa Rita avvenuta il 22 maggio 1457. Il corteo storico, snodatosi per le vie del borgo fino al santuario, ha ripercorso le tappe principali della sua vita. Il gonfalone della città di Piacenza, in testa al corteo, ha fatto il suo ingresso nella piazza gremita antistante la basilica.

Già ieri, però, era stata una giornata intensa per la delegazione piacentina. In mattinata, a Palazzo Frenfanelli – sede del Comune di Cascia – si è tenuta la cerimonia ufficiale della firma del gemellaggio, alla presenza del sindaco di Cascia Mario De Carolis, del vicesindaco Marco Emili e della presidente del consiglio comunale Luisa Di Curzio.

La firma ha coinciso anche con la riapertura della sede comunale, rimasta chiusa per anni a causa dei danni provocati dal terremoto del 2016.

Nel corso della stessa giornata, il sindaco Tarasconi ha vissuto un momento particolarmente toccante entrando nella stanza – solitamente chiusa al pubblico – che custodisce le spoglie di santa Rita. Ad accoglierla, suor Maria Grazia Cossu, priora del monastero.

La serata di mercoledì 21 è stata invece dedicata alla tradizionale fiaccolata, molto sentita dai pellegrini e dai cittadini. Il corteo con sbandieratori e tamburini si è concluso con l’accensione del tripode votivo davanti alla basilica da parte del sindaco Tarasconi, che poco prima aveva ricevuto la “Fiaccola della Pace e del Perdono” dalle mani di Thomas Sassi, giovane promessa piacentina del judo, campione nazionale e medaglia di bronzo ai mondiali under 21 in Perù. Una grande emozione anche per lui, applaudito da una piazza gremita.

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Bonifica ex Acna. Parte la fase operativa: consegnata ufficialmente l’area

Ha preso ufficialmente il via nei giorni scorsi la fase operativa per la bonifica del sito ex Acna, un’area attesa da anni al centro di un articolato processo che ha coinvolto diverse amministrazioni e istituzioni. Con la consegna dell’area, il cantiere è stato formalmente avviato e affidato al raggruppamento temporaneo di imprese BSA Srl e Furia Srl, vincitrici dell’appalto. L’intervento, del valore complessivo di circa 10 milioni di euro, è finanziato nell’ambito della Missione 2 del PNRR, con fondi dell’Unione Europea destinati alla bonifica dei “siti orfani”, ovvero quelle aree abbandonate e contaminate da riqualificare.

Nelle fasi iniziali del cantiere, le imprese esecutrici procederanno con le attività preliminari, a partire dai monitoraggi ambientali: “Un passaggio indispensabile – sottolinea il vicesindaco Matteo Bongiorni – per garantire un controllo continuo dell’impatto dei lavori sul contesto circostante, in particolare su qualità dell’aria, inquinamento acustico, vibrazioni e condizioni delle falde sotterranee. In questi giorni – prosegue – sono in corso l’installazione delle centraline per la rilevazione della qualità dell’aria e del rumore; seguiranno poi le attività di monitoraggio delle vibrazioni e l’analisi delle acque: acquisire tutti i dati iniziali ci permetterà di seguire con precisione l’evoluzione del cantiere”.

Successivamente si procederà con la pulizia dell’area, la rimozione dei rifiuti abbandonati e della vegetazione spontanea, e la messa in sicurezza del perimetro interessato dagli scavi.
“Parliamo di un intervento complesso – evidenzia ancora Bongiorni – che inevitabilmente avrà qualche ripercussione sulla zona, ma è un passaggio fondamentale per il futuro dell’area. La nostra attenzione è massima sugli aspetti legati alla sicurezza ambientale, che restano centrali in ogni fase. Ringrazio chi sta contribuendo a questo percorso con competenza e senso di responsabilità: il lavoro congiunto tra più Enti e uffici comunali è ciò che sta permettendo di dare risposte concrete, anche per quanto riguarda le implicazioni sulla viabilità”.

Proprio in termini viabilistici, sarà necessario modificare temporaneamente la circolazione su via Cantarana e prevedere l’utilizzo di una corsia del tratto ciclopedonale di via Maculani per il passaggio dei mezzi del cantiere: “Una scelta – spiega l’assessore – pensata per evitare un ulteriore aggravio del traffico all’incrocio tra via Campagna e via XXI Aprile”.

I lavori, comprensivi di tutte le verifiche e collaudi, dovrebbero concludersi entro marzo 2026. “Ma il vero traguardo – conclude Bongiorni – sarà la successiva valorizzazione dell’area e la sua restituzione alla città. Il progetto di recupero prevede la creazione di una vasta area verde e di un parcheggio da circa 300 posti. Un piano articolato, che dovrà tenere conto delle indicazioni della Soprintendenza in merito alle mura storiche e delle criticità tecniche legate agli scavi e alla gestione delle acque piovane. Su questo torneremo presto, anche alla luce degli spunti emersi durante l’incontro pubblico già svolto sul tema”.

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Via Bixio. Secondo il Comune aver perso l’asta “è irrilevante per il Masterplan di riqualificazione dell’intero comparto”

Come abbiamo riportato ieri il Comune di Piacenza non è riuscito ad aggiudicarsi all’asta l’area di via Nino che è andata ad un privato il cui nome non è al momento noto. Le opposizioni avevano aspramente criticato la gestione della vicenda da parte della Giunta Tarasconi che ora, attraverso una nota stampa, chiarisce la propria posizione e le proprie intenzioni.

“L’intenzione dell’Amministrazione è quella di iniziare un percorso che porti alla riqualificazione di un’area degradata della città. In altre parole, vogliamo sbloccare la situazione di via Nino Bixio che, da moltissimi anni, si trova in condizioni indecorose. E l’abbiamo fatto impostando fin dall’inizio una strategia che si basa su un Masterplan di riqualificazione dell’intero comparto e che, più di recente, ha visto la partecipazione dell’ente comunale all’asta. Il cui esito è irrilevante rispetto alla strategia complessiva.
Ora l’area in questione è stata aggiudicata. Non sappiamo chi sia l’aggiudicatario privato, che a partire da ora ha circa quattro mesi di tempo per saldare il totale dell’importo. Dopodiché saremo in grado di conoscere le intenzioni future del nuovo proprietario rispetto all’operazione immobiliare che ha appena concluso.
Ben vengano iniziative private che portino alla riqualificazione di un’area ad oggi abbandonata, naturalmente nel rispetto dei vincoli esistenti e tenendo conto che per poter intervenire su tale comparto è necessario presentare un progetto unitario che dovrà in ogni caso passare al vaglio del Consiglio comunale.
In buona sostanza, quel che potevamo fare, come amministrazione comunale, l’abbiamo fatto e il risultato ottenuto – come già detto – è stato quello di interrompere l’ennesima situazione di stallo in città.

Con riferimento alle fasi precedenti all’asta e alle soluzioni indicate come alternative da alcuni consiglieri comunali d’opposizione, ribadiamo che il Comune non poteva e non può espropriare un’area privata senza che sull’area in questione vi sia un progetto finalizzato alla realizzazione di un’opera di pubblica utilità; progetto per il quale devono essere stanziati i fondi necessari e che sia realizzabile nei cinque anni successivi”. 




Via di gusto: una giornata tra sapori, musica e botteghe in via Calzolai

Domenica 25 maggio, dalle 10 alle 20, via Calzolai si trasformerà in un vivace percorso tra gusto, creatività e tradizione con “Via di gusto”, iniziativa promossa da Vita in Centro a Piacenza in collaborazione con il Comune di Piacenza, Coldiretti e Campagna Amica.
Un’occasione per riscoprire una delle vie più antiche e autentiche del centro storico, tra botteghe storiche, profumi contadini e note jazz. Una giornata pensata per far vivere a cittadini e visitatori un’esperienza a misura di centro, tra sapori locali, shopping di qualità e divertimento per grandi e piccoli.

Il programma della giornata:

Tra le botteghe: negozi aperti e accoglienti per un itinerario tra arte, moda, artigianato e vintage.

Gusto agricolo: con gli stand dei produttori di Coldiretti e Campagna Amica, sarà possibile assaporare piatti della tradizione e acquistare prodotti freschi e stagionali.

Musica dal vivo: due concerti jazz animeranno l’atmosfera: alle 11.00 il duo Renato Podestà – Jacopo Delfini, alle 18.00 Gianni Satta e Fabrizio Trullu.

Missione gusto – la caccia al tesoro: un gioco a tappe pensato per tutte le età, tra enigmi, adesivi e premi finali.

Missione gusto: scopri, gioca, vinci
Organizzata da Coldiretti Piacenza e Mercato Agricolo, la caccia al tesoro “Missione gusto” coinvolgerà i partecipanti in un’avventura interattiva tra le botteghe della via. Ritirando la mappa all’infopoint Coldiretti, si avranno 40 minuti per risolvere gli indizi, visitare i negozi e collezionare gli adesivi. Completando il percorso, si accederà all’estrazione di un premio. Nessuna iscrizione richiesta, solo voglia di divertirsi.
“Via di gusto” è un invito a vivere il centro in modo nuovo: camminando, assaporando e riscoprendo il legame tra la città, i suoi sapori e le sue storie.




Piacenza: rider che non pedalano, leggi che non valgono

A Piacenza via XX Settembre è, da parecchio tempo, il simbolo delle regole non rispettate. Dovrebbe essere una via pedonale, dove il transito di bici ed affini è vietato (e sanzionabile) ed invece, a qualunque ora, le due ruote si contano a decine. Filiberto Putzu, assessore della giunta Barbieri, ad inizio mandato, con solerzia, era sceso letteralmente in strada e nei panni di un “ghisa in salsa piacentina” aveva cercato di porre un freno al fenomeno. Tentativi che, nonostante la sua ammirevole solerzia, non sortirono alcun effetto. Sono passati gli anni e la situazione è addirittura peggiorata perché oggi la centralissima via pedonale ha aggiunto alle tradizionali due ruote anche bici elettriche e monopattini che sfrecciano impunemente. Il sindaco Katia Tarasconi ad inizio maggio, in consiglio comunale, rispondendo ad un’interrogazione di Gloria Zanardi, ha riconosciuto il problema, dichiarando l’intenzione di intensificare i controlli, soprattutto nei giorni di mercato, per garantire la sicurezza dei cittadini. Un’azione più che doverosa e la cui necessità è testimoniata dai dati forniti dallo stesso primo cittadino: nel 2024 sono state elevate 33 sanzioni ai velocipedi, 87 nel 2025, ma incredibilmente nessuna in via Venti, sintomo del fatto che la strada non è sufficientemente presidiata.

Oggi il consigliere comunale della Lega Luca Zandonella ha depositato una mozione che chiede di intervenire sulla sicurezza stradale nelle Aree pedonali urbane della città: “L’obiettivo è chiaro: bisogna intervenire sull’uso incontrollato di biciclette a pedalata assistita e monopattini elettrici nelle aree pedonali urbane – dichiara Zandonella -, perchè ormai è sotto l’occhio di tutti che, se utilizzate in modo non corretto, diventano un pericolo, in particolar modo per i pedoni. Chiedo quindi di emanare un’ordinanza per vietare la circolazione di questi mezzi nelle aree pedonali, con obbligo di condurli a mano. Ho ricevuto – continua il consigliere del Carroccio – numerose segnalazioni da parte di cittadini, residenti e commercianti, che evidenziano situazioni di pericolo e disagio causate dal transito di tali veicoli, spesso a velocità elevate e senza il rispetto delle regole. Insieme a questa ordinanza bisognerebbe contestualmente installare adeguata segnaletica con l’intensificazione dei controlli da parte della Polizia Locale”.

Bici elettriche e a pedalata assistita non sono la stessa cosa

Sia Zandonella sia il sindaco di Tarasconi cadono però in un errore abbastanza comune, quello di confondere le bici a pedalata assistita con mezzi a due ruote dotati di motore elettrico che non hanno bisogno di pedalare per muoversi. Esattamente quelli utilizzati da tanti fattorini incaricati della consegna di cibo a domicilio.

Quando, secondo la legge, una bicicletta puramente elettrica è illegale

La legge italiana definisce le biciclette a pedalata assistita (EPAC) come veicoli con motore elettrico di potenza massima di 250 watt, che si attiva solo durante la pedalata e si disattiva oltre i 25 km/h. Mezzi che si muovono senza la necessità di pedalare, o che superano questi limiti, che sono dotati di acelleratore, dovrebbero essere considerati ciclomotori con tanto di omologazione, targa, assicurazione e casco. Proprio basandosi su questo assunto, ad esempio, una quindicina di giorni fa, a Napoli la polizia locale ha sequestrato in centro 11 e-bike trasformate in motorini elettrici illegali e sequestri similari si ripetono un po’ in tutta Italia (non a Piacenza però) con sanzioni che possono arrivare anche a 6 mila euro.

Una consistente parte dei veicoli a due ruote utilizzati dai rider e che si vedono sfrecciare per le vie del centro di Piacenza probabilmente non rispetta questi criteri, quindi circola illegalmente. A memoria di cronista nella nostra città c’è stata una sola operazione condotta dai carabinieri nel marzo del 2023 per verificare lo sfruttamento dei rider con focus più sulle regolarità contributive e contrattuali che non sulle omologazioni dei mezzi utilizzati dai ciclo-fattorini. Eppure basta piazzarsi proprio in via XX fra le 19,30 e le 21,30 per assistere al passaggio ripetuto di rider che si muovono a forte velocità, senza pedalare, su biciclette elettriche che non dovrebbero circolare su nessuna strada (tantomeno in una via pedonale).

Ristabilire la legalità non richiede miracoli ma presidi costanti e pattugliamenti appiedati, anche in orari serali, festivi inclusi (non solo nei giorni di mercato). Perché la sicurezza e le leggi devono valere ovunque. Anche in via XX Settembre a Piacenza.




Il Comune di Piacenza perde l’asta per l’area di via Nino Bixio

Il comune di Piacenza ha perso l’asta per l’acquisizione dell’area di via Nino Bixio. Come è noto la zona prospiciente il Po è da tempo abbandonata e degradata. Vi era stato un incendio nel marzo 2018. Nel maggio 2022 l’allora candidato sindaco Corrado Sforza Foglia guidò i Liberali Piacentini in un sopralluogo per verificare lo stato delle cose. Infine nel gennaio dello scorso anno il Comune diede il via ad una vasta operazione di sgombero dei rifiuti, pur essendo l’area di 2500 metri quadri, di proprietà privata. Una pulizia costata alla casse del Municipio la considerevole cifra di 160 mila euro. Cifra per la quale – affermò  l’assessore alla valorizzazione del lungo Po Serena Groppelli – il comune si sarebbe rivalso nei confronti della proprietà. In seguito l’amministrazione guidata da Katia Tarasconi, anziché imboccare strade prodromiche  all’eventuale esproprio di quei terreni e caseggiati (attraverso cui avrebbe dovuto passare una ciclabile) ha scelto di prendere parte all’incanto che partiva da una base d’asta di 80 mila euro e lo ha perso. Ora bisognerà capire le intenzioni del privato che si è aggiudicato l’area e se sarà possibile un qualche dialogo.

Intanto l’opposizione di centro destra va all’attacco e critica pesantemente le scelte fatte dalla Giunta Tarasconi. Questa la nota firmata dai capigruppo Patrizia Barbieri (Barbieri Sindaco-Trespidi con Liberi), Sara Soresi (Fratelli d’Italia) e Luca Zandonezza (Lega).

“Ancora una volta l’opposizione di centrodestra aveva avvisato. Lo avevamo fatto con chiarezza, spiegando punto per punto perché la procedura scelta dall’amministrazione per l’area Lungo Po fosse rischiosa, poco trasparente e potenzialmente dannosa per le casse comunali. E ancora una volta, siamo stati ignorati.

Avevamo indicato come ricorrere all’asta per l’acquisizione di quell’area fosse una scelta sbagliata: se davvero si voleva tutelare l’interesse pubblico, era necessario muoversi molto prima, attivando le procedure corrette come il vincolo preordinato all’ esproprio. Invece si è deciso di partire tardi e male, con l’unico risultato che oggi l’Amministrazione si ritrova a mani vuote.

E non si tratta solo di una scelta sbagliata. È una beffa per tutta la città: solo un anno fa erano stati stanziati ben 170.000 euro di soldi pubblici per la bonifica di un’area privata,  quella stessa area che oggi è sfuggita al Comune. Non solo il danno economico, ma anche quello amministrativo e politico.

Ora che l’asta è  persa, il Comune dovrà  trattare con un soggetto privato, e probabilmente sostenere costi ancora maggiori per l’acquisizione o l’eventuale esproprio, visto che il bene non è più parte di una procedura, ma proprietà privata. Un paradosso evitabile, se solo si fosse ascoltato il nostro appello.

Non facciamo opposizione per partito preso. Siamo sempre intervenuti, anche con fermezza, per difendere l’interesse della città. Ma ogni volta che tentiamo di svolgere il nostro ruolo in modo responsabile, ci viene sbattuta la porta in faccia, e poi, puntualmente, si verifica  ciò che avevamo previsto.

È accaduto con questa pratica, come con il c.d. “appaltone” – dove i ricorsi sono ormai numerosi – e temiamo accadrà anche con Piazza Cittadella, dove il rischio, denunciato da tempo, è che resti un buco nel cuore di Piacenza. E quel buco, oggi, è realtà: il cantiere è fermo da mesi.

Questa Amministrazione si ostina a non ascoltare, procede per conto suo, e sbaglia. Ma chi paga le conseguenze, purtroppo, sono sempre i cittadini.”




Stop ai bivacchi sui gradini del Duomo e di S.Francesco

Preservare le scalinate del Duomo e della basilica di San Francesco dall’incuria e dall’inciviltà di chi non ha rispetto per questi luoghi. Il sindaco Katia Tarasconi ha emesso in queste ore un’ordinanza specifica con la quale intende porre un freno ai numerosi episodi che coinvolgono le pertinenze di due luoghi sacri tra i più importanti della città. Resti di cibo, lattine vuote, mozziconi di sigarette, cartacce: le scalinate delle due chiese del centro sono troppo spesso utilizzate per consumare cibi e bevande.
«Sedersi per riposare o fare merenda – dice la sindaca – non rappresenterebbe di per sé un problema se non fosse per la maleducazione di chi poi se ne va lasciando sul posto i propri rifiuti senza nemmeno prendersi il disturbo di utilizzare i cestini della spazzatura, che peraltro sono numerosi e ben visibili nei pressi delle due chiese in questione».
Episodi che purtroppo risultano essere sempre più frequenti soprattutto in questa stagione, come segnalato anche dalla Diocesi che è proprietaria delle chiese e che, peraltro, con particolare riferimento alla Cattedrale, ha di recente effettuato una importante opera di restauro della scalinata e del sagrato. La necessità, dunque, è prima di tutto preservare l’integrità di luoghi, antichi e storici oltre che sacri. Non solo: «Si tratta anche di decoro» precisa il sindaco. «Non è accettabile trovare ogni giorno cumuli di rifiuti e sporcizia sulle scalinate del nostro Duomo e della basilica di San Francesco. Un conto è il cono gelato che cade per sbaglio a un bimbo; altro conto sono bottiglie di birra, lattine, cartacce e mozziconi di sigaretta deliberatamente lasciati in bella vista sui gradini».
L’obiettivo dell’ordinanza, dunque, è proprio evitare questi comportamenti e le loro evidenti conseguenze.
«L’intento non è certo far cassa – afferma con chiarezza Tarasconi – ma semmai contrastare la maleducazione dannosa di chi se ne infischia dei nostri monumenti e del decoro della città, che è patrimonio di tutti i piacentini e di chi sceglie di visitarla»




Panchina arcobaleno di Calendasco imbrattata. Il sindaco: “Chi ha paura dei colori?”

È stato lo stesso sindaco di Calendasco,Filippo Zangrandi, attraverso un post su Facebook a dare notizia di un atto di vandalismo che ha interessato la panchina Arcobaleno del parco giochi.
“Dopo la posa della panchina arcobaleno – ha scritto – un signore mi ha scritto:
“W l’arcobaleno, dove ognuno trova il suo colore preferito senza separarsi dagli altri!”
Una frase molto bella, che mi ha colpito perché esprime a fondo il valore della comunità: tutti diversi, ma insieme
A qualcuno però non piace. Qualcuno che non ha nemmeno il coraggio delle proprie idee, al punto da incappucciarsi per entrare di notte nel parco giochi, cancellare i colori della panchina e riportare scritte ingiuriose sulla pavimentazione (che qui non intendo pubblicare)
Un atto vile, che dimostra quanto ci sia bisogno nel nostro Paese di una norma contro l’odio.
Un atto che sarà denunciato alle forze dell’ordine, a cui consegneremo le riprese delle telecamere. Comunque, come sempre, ci siamo rimboccati le maniche. L’assessore Simone Bergonzi di prima mattina ha cancellato le scritte. Un ringraziamento anche ad Alessandro Merli che subito si è reso disponibile, allo stesso fine. Poi domani, mercoledì 21 maggio, appuntamento al parco giochi alle ore 18,30 per:colorarla.
Tutti insieme, simbolicamente, restituiremo alla panchina i suoi colori.
Sarà un modo per ribadire i valori di inclusione alla base della decisione di posizionarla, ma anche l’importanza che le Istituzioni si mobilitino per promuovere la crescita culturale delle comunità, sia nelle città che nei luoghi più periferici.
Il cambiamento passa davvero da ciascuno di noi, nessuno escluso.
Svariate le reazioni che si registrano davanti all’episodio.
Comune di Piacenza “sostegno ancora più convinto al Pride contro ogni forma di discriminazione, omo e transfobia”
“Non è accaduto in città, ma non si può né si deve restare indifferenti alla “cancellazione” della panchina arcobaleno di Calendasco. Un gesto vile nell’anonimato del vandalismo, gravissimo perché emblematico di un atteggiamento aggressivo e intollerante, nel quale la nostra comunità non può riconoscersi ma è chiamata a prenderne nettamente le distanze”. Sono le parole dell’assessore alle Pari Opportunità Serena Groppelli, che aggiunge: “Di fronte a episodi come questo, il Comune di Piacenza non può che ribadire ancor più convintamente il proprio sostegno al Pride che sabato 24 maggio animerà il centro storico, come occasione per riaffermare il contrasto a qualsiasi forma, inaccettabile, di discriminazione, omo o transfobia”.
“I colori dell’arcobaleno – conclude Groppelli – esprimono l’armonia che nasce dall’incontro tra sfumature diverse: non c’è vernice che possa coprire o annullare questo concetto. Anche a nome del sindaco Tarasconi e dei colleghi di Giunta, esprimo la mia solidarietà ad Arcigay Piacenza Lambda e a tutte le associazioni che si impegnano, ogni giorno, perché nessuno debba sentirsi oggetto di esclusione sociale, marginalità o pregiudizio a causa della sua identità”.
La condanna di Alternativa per Piacenza
Alternativa per Piacenza condanna con forza il gesto vandalico e omotransfobico che a pochi giorni dalla sua inaugurazione ha avuto come obiettivo la “panchina arcobaleno” situata a Calendasco e offre la propria vicinanza e solidarietà al Sindaco Zangrandi, ai cittadini di Calendasco e alla Associazione Arcigay Piacenza Lambda.
Disgusta che un semplice simbolo della libertà di amare e di essere pienamente sé stessi e di riconoscimento della piena dignità di tutte le persone, possa essere stata oggetto di un atto vigliacco e di violenza quale la cancellazione dei colori dell’arcobaleno e la scritta vergognosa apparsa al suo posto.
Un atto di violenza proprio perché rivolto, a pochi giorni dall’inaugurazione della stessa e al Pride di sabato, contro tutti coloro che si battono e credono che una società civile si misuri anche dalla capacità di garantire piena dignità e diritti a tutti, indipendentemente dal proprio orientamento di genere.
Si è voluto scientemente colpire un messaggio di inclusione, rispetto, ascolto e lotta contro ogni discriminazione.
Alternativa per Piacenza a questa deriva omotranfobica della società non intende sottomettersi ed anche per questo aderisce ancor più convintamente al Pride di sabato 24 maggio ed invita tutta la cittadinanza a fare altrettanto per rimarcare sempre più il proprio rifiuto di qualsiasi forma di discriminazione.

Panchina arcobaleno “cancellata” a Calendasco. Cgil: “Un gesto vile e intollerabile. Serve una risposta collettiva”. Arcigay: “Il Piacenza Pride sia ancora più grande”
“Se qualcuno anche a Piacenza pensa che intimidire con il favore del buio e cancellare la diversità sia un’opzione percorribile sul nostro territorio, sappia che troverà anche lavoratrici e lavoratori ai loro posti per difendere l’autodeterminazione delle persone. Siamo di fronte a un gesto vile a cui occorre rispondere in modo collettivo. Ci auguriamo che il Piacenza Pride sia ancora più grande”.
La Cgil di Piacenza condanna con fermezza la “cancellazione” della panchina arcobaleno da parte di ignoti. Un simbolo di inclusione, rispetto e diritti civili collocato nei giardini di via Anguissola a Calendasco solo pochi giorni fa da Arcigay in collaborazione con l’amministrazione comunale. “Un gesto grave, che non può essere derubricato a una bravata: così si cancella un messaggio di pace, convivenza e uguaglianza. In un tempo in cui le discriminazioni verso le persone LGBTQIA+ sono tutt’altro che superate – dice Bussacchini – e anzi, in molti contesti alimentate da un clima di odio e regressione culturale – è inaccettabile che a qualcuno venga in mente di togliere l’arcobaleno simbolo di accoglienza e rispetto nella diversità”.
Davide Bastoni, presidente Arcigay Piacenza Lambda, ricorda che “la panchina è stata messa solo pochi giorni fa con iscritta una frase, anch’essa cancellata, del presidente della Repubblica Sergio Mattarella contro l’omobitransfobia”. Anche Vladimir Luxuria, madrina del Pride in programma il 24 maggio, commenta: “Non resteremo in panchina spettatori dell’omofobia, è necessaria una mobilitazione”. Da Arcigay arriva l’appello a tutti i partiti piacentini di prendere le distanze da questi gravi attacchi.
La CGIL di Piacenza è, e continuerà ad essere, al fianco di chi ogni giorno lotta per il diritto ad essere sé stesso, contro ogni forma di discriminazione. E sulla linea delle altre associazioni promotrici rilancia: “Il Piacenza Pride del 24 maggio dovrà essere ancora più partecipato, visibile, rumoroso. Dopo questo atto vile, la risposta deve essere collettiva, pubblica e determinata. Invitiamo tutte e tutti a scendere in piazza per affermare, insieme, che nessuno può cancellare i colori dell’inclusione e della dignità. E anche con la partecipazione si combattono queste forme oscurantiste, per questo pensiamo che votare ai referendum dell’8 e 9 giugno su lavoro e cittadinanza sia importante anche per valorizzare le diversità”




Una novantenne mette in fuga, a ciabattate, ladra

Nel corso di un pattugliamento a piedi nella zona di via Roma, nell’ambito delle consuete attività di presidio, gli agenti della Polizia Locale in servizio nei giorni scorsi sono stati attirati dalle urla inequivocabili di una donna anziana, provenienti da un appartamento: “Al ladro! Al ladro!”. Prontamente raggiunta l’abitazione, hanno scoperto che la cittadina, 90enne, aveva appena messo in fuga, a suon di grida e ciabattate, un’intrusa cui si era trovata di fronte in casa propria.
Nonostante il tempestivo intervento, non è stato possibile individuare la malintenzionata, ormai dileguatasi senza però riuscire, fortunatamente, a portare via nulla. La Polizia Locale ha avviato comunque subito gli accertamenti del caso, non prima di aver rassicurato e tranquillizzato la signora che li ha salutati definendoli “ufficiali gentiluomini”.

Nasce invece dalla segnalazione di un residente a Borghetto, l’intervento che sempre nei giorni scorsi ha portato una pattuglia della Polizia Locale nella frazione, per le verifiche su un’auto che il cittadino considerava sospetta. Il veicolo era effettivamente stato rubato pochi giorni prima a Villanova, come è emerso dalla denuncia di furto del proprietario che, contattato dal Comando, è potuto tornare in possesso del proprio mezzo, ringraziando sia gli operatori della Polizia Locale che l’autore della segnalazione per l’attenzione.




Parenti all’80° Assemblea: “Confindustria Piacenza motore di sviluppo del nostro territorio”

L’ottantesima assemblea di Confindustria, in corso presso il teatro Municipale di Piacenza, è incominciata con una doppia sorpresa. Rispondendo alle domande dei giornalisti, appena prima dell’inizio ufficiale della cerimonia ufficiale, il presidente Nicola Parenti ha annunciato la nascita di una nuova cittadella degli imprenditori. Confindustria si sposterà dalla ormai storica sede del Cheope a via della Bosella dove già si trova Forpin.
Il vero colpo di tetro è però arrivato dal palcoscenico del Municipale su cui è salito Stefano Accorsi che ha letto un brano di Adriano Olivetti sullo sviluppo industriale. È seguito l’inno nazionale e quello europeo cantati dal coro del Nicolini.
https://youtu.be/qRFXExOiQjg?si=7EonZHpHgmHQ8x-U

Dopo i saluti istituzionali di prefetto, sindaco, presidente della provincia la parola è passata al presidente Nicola Parenti.
di cui pubblichiamo il discorso integrale.
“Colleghi, autorità, gentili ospiti, benvenuti.
È un onore per me essere qui oggi a celebrare gli 80 anni di Confindustria Piacenza.
Anzitutto, vorrei aprire con un ringraziamento ai nostri associati.
Siete voi l’anima di Confindustria. Grazie a voi possiamo oggi tagliare un traguardo così importante.
Un ringraziamento va anche a tutti i presidenti e direttori che hanno guidato l’associazione sin dalla nascita e ce l’hanno consegnata così forte nel presente.
Oggi celebriamo la nostra storia partendo da chi siamo e chi vogliamo essere: un motore di sviluppo del nostro territorio.
Questa è la responsabilità che ci contraddistingue. Il nostro ruolo.
Riteniamo che Piacenza abbia ancora grandi potenzialità da sviluppare. È compito e dovere di tutte le istituzioni locali lavorare insieme per valorizzarle.
Guardando al mondo di oggi, l’unica certezza è l’assenza di certezze.
Lo scenario è complesso e cambia ormai di giorno in giorno. È bravo chi riesce ad adattarsi, fissando obiettivi e lavorando per realizzarli nel lungo termine.
Per farlo bisogna avere le idee chiare e operare insieme come sistema.
Lavorare. Pensare. Programmare.
Ancor più in una stagione di pianificazioni territoriali come quella attuale. Penso ai Piani urbanistici generali che tutti i Comuni piacentini in questi mesi stanno elaborando. I PUG avranno un impatto diretto sullo sviluppo delle imprese. Lo stiamo monitorando con attenzione.
Essere imprenditori non è semplicemente un mestiere, è una vocazione. E’ una scelta fatta con amore, visione e fatica. È impegno quotidiano.
Chi è l’imprenditore? Un sognatore con i piedi per terra,
capace di trasformare un’idea in realtà.
Ogni traguardo è il frutto di intuizioni, errori, cadute e ripartenze, che lasciano in dono esperienza e consapevolezza.
È spesso solo nelle decisioni, portando sulle spalle il peso delle responsabilità
– verso il territorio,
– verso le persone che lavorano con passione con lui condividendone quotidianità e obiettivi,
– verso stakeholder e istituzioni.
Un senso di responsabilità che nasce anche dall’amore per la propria terra.
A volte ci si sente soli, è vero. Ma è proprio in quei momenti che prende forza il valore dello stare insieme. È successo ottant’anni fa, e oggi continuiamo a camminare su quel sentiero uniti.
Grazie all’Associazione, ai nostri colleghi ed a chi opera nella nostra organizzazione oggi i nostri imprenditori possono sentirsi meno soli e più forti.
L’imprenditore è per sua natura sempre positivo e ottimista.
Tuttavia, non posso non condividere e sottolinearvi le tante criticità che devono affrontare le imprese per investire in produttività e competitività. Alla produttività pensiamo noi insieme ai nostri collaboratori, migliorando ogni giorno i nostri processi.
Per la competitività serve la collaborazione di Stato, Regione e Comuni.
Il mondo di oggi viaggia alla velocità della luce e vorremmo sempre poter realizzare in tempi rapidi le intuizioni che abbiamo in testa.
Se non sblocchiamo le procedure rischiamo di giungere ad un punto di non ritorno.
Ho un esempio che cito spesso, perché dice molto:
Abbiamo aziende – magari presenti sul territorio da decenni – che vorrebbero ampliarsi, creando posti di lavoro e indotto.
Quando si rivolgono alle istituzioni spesso incontrano amministratori che devono districarsi in una selva di norme e regolamenti che rendono tempi e procedure infinite.
Questi muri portano le aziende a desistere o, peggio, a guardarsi attorno in cerca di aree più accoglienti in cui investire. Anche fuori dal nostro Paese.
Le imprese sono frenate, proprio come le grandi opere.
Nel nostro territorio sembra ormai impossibile realizzare in tempi brevi nuove infrastrutture. Progetti che sarebbero utili a tutta la comunità.
Ad esempio, Per la Val Nure c’è un invaso pensato ormai più di 10 anni fa. Un’opera che d’estate garantirebbe l’acqua ad una valle che spesso fatica a trovarla. Nel resto dell’anno farebbe da scudo contro le alluvioni, proteggendo i paesi più esposti. Avrebbe un valore inestimabile per la comunità, ma trovare nuovi e fantasiosi modi per dire NO è una disciplina che piace molto di questi tempi.
Alle istituzioni chiediamo anche una sana e prudente gestione delle risorse pubbliche. Conosciamo la situazione delle casse regionali in ambito sanitario e l’ingombrante debito pubblico. Vorrei ricordare a tutti che a febbraio abbiamo superato i 3.000 miliardi di euro.
L’Italia è l’unico Paese dell’Unione europea che spende più soldi in interessi sul debito rispetto all’istruzione.
Ma vi sembra possibile? !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Tutti a parlare del futuro e di cosa fare, ma le nuove generazioni finiscono sempre più in secondo piano.
È questa la nostra idea di paese? !!!!!!!!!!!!!!!!
Che Stato potremo mai diventare?
Poi ci sono le aziende. Bisogna tornare ad avere una politica industriale definita. Serve anche una politica energetica che alimenti le industrie senza affossarle con costi insostenibili.
All’estero lo stanno facendo da decenni. Lo Stato capisce le esigenze dell’industria e crea un ambiente favorevole al loro sviluppo.
Da noi le imprese sono state invece lasciate spesso sole.
La burocrazia non è a servizio di chi genera valore.
Sono le aziende ad essere rallentate dal sistema.
Attenzione però.
È solo con aziende in salute che potremo ripagare il debito pubblico e investire sui giovani.
Come vi dicevo in apertura… Abbiamo chiara la nostra storia e chi siamo. Ma, ancor più, sappiamo chi vogliamo essere.
Tagliamo il traguardo degli 80 anni con lo sguardo rivolto ai 100 anni, al secolo di storia di Confindustria Piacenza.
Guardiamo avanti con consapevolezza delle nostre capacità. L’associazione continua a crescere.
Ogni anno accoglie nuove aziende e contribuisce alla continuità e allo sviluppo di quelle che sono già nella sua rete.
Confindustria Piacenza, attraverso le aziende associate, rappresenta qualcosa come 25mila addetti nella nostra provincia. Un numero importante. Ci rende orgogliosi e impone responsabilità. Tra le quali, la responsabilità di continuare a migliorarsi”
.

Parenti ha quindi annunciato pubblicamente il progetto di costruzione della futura, nuova sede di Confindustria.

“Dopo aver parlato del futuro, torniamo al presente. Oggi siamo qui per una riflessione sull’attualità e sulle sfide che le nostre imprese si trovano a dover affrontare quotidianamente.
Il tema della nostra assemblea ruota attorno a un legame indissolubile: quello tra le aziende, patrimonio delle loro comunità, e il territorio, patrimonio insostituibile per le aziende. Due mondi che sono fortemente interdipendenti.
Troppo spesso abbiamo dato per scontato questo concetto, sia nei confronti dell’opinione pubblica, sia tra noi imprenditori, abituati a fare tanto e dire poco.
Impegniamoci a ricordare quanto sia fondamentale per Piacenza restare un territorio industrializzato.
Perché, se non siamo noi i primi a dirlo, nessun altro lo farà al nostro posto.
Quando una azienda chiude, non riapre più. Quando decide di andarsene lascia Piacenza alle sue spalle. Facciamo in modo che non accada.
Solo la presenza di industrie permette di generare valore e aggiungerlo al sistema, distribuendolo e garantendo welfare e servizi alla comunità.
È una realtà che non dobbiamo mai dimenticare perché la ricchezza può essere distribuita solo dopo averla prodotta.
I fatti contano più di mille parole. Per questo oggi, insieme al primo bilancio di sostenibilità redatto dalla nostra associazione, trovate tra i materiali anche un booklet sociale. È una pubblicazione a cui teniamo molto, all’interno della quale vengono riportate le attività di carattere sociale realizzate dalle imprese associate negli ultimi tre anni per il territorio piacentino.
Sfogliando la rivista vi meraviglierete di tutto ciò che le imprese hanno contribuito a realizzare nel mondo dello sport, della cultura, della scuola e del sociale nella nostra provincia. L’iniziativa si inserisce in una delle nostre linee di mandato, nelle quali abbiamo istituito per la prima volta una delega dedicata proprio alla responsabilità sociale dell’impresa.
È anche nel titolo dell’assemblea: il territorio è un patrimonio per le aziende e le aziende sono un patrimonio del territorio.
Un patrimonio di benessere economico e capacità di intervenire in innumerevoli ambiti che rendono migliore la nostra vita quotidiana e vanno oltre al lavoro.
Vi invito a sfogliare la pubblicazione per scoprire tutte le attività messe in campo dagli associati.
Una delle nostre priorità rimane poi quella di poter assistere le imprese nelle sfide strategiche oggi imprescindibili. Grazie al lavoro dei vicepresidenti abbiamo avviato e stiamo progettando alcuni servizi speciali con cui possiamo essere primo interlocutore degli imprenditori per avere un confronto sulle strade da intraprendere.
Le vedrete nei prossimi mesi.
Dall’internazionalizzazione alla finanza agevolata, passando per innovazione e digitale.
Con le radici nel territorio, volgeremo oggi però lo sguardo anche alle sfide del nostro tempo. Chi meglio del premio Nobel per l’Economia in carica per illuminarci su ciò che ci aspetta e fornirci un quadro totale?
Partendo dai suoi spunti, saranno le istituzioni a proseguire il confronto.
Dal governo alla Regione, fino a Piacenza, per focalizzare l’attenzione sulle politiche di sviluppo territoriale che ci riguarderanno da vicino nei prossimi anni.
Dalla voce dei nostri ospiti potremo capire una volta di più quanto Piacenza sia ancora un luogo ideale dove fare manifattura.
Il programma è ricco, quindi non prenderò altro tempo.
Chiudo soltanto con un pensiero che vorrei lasciare a tutti voi:
La forza delle imprese è in grado di unire e dare linfa vitale al territorio.
Ed è con questa forza che dobbiamo affrontare le sfide di oggi e di domani.
Come abbiamo sempre fatto, guardando avanti, con la spinta del nostro passato.
Perché SIAMO CAPACI DI FARE.
Grazie per l’attenzione e buona Assemblea a tutti.




Il Parco della Pertite: tra promesse disattese e richieste chiare alla politica

A quasi due decenni dalla chiusura dell’area militare della Pertite, il sogno di migliaia di cittadini piacentini di vederla trasformata in un grande parco urbano sembra sempre più lontano. È questa la denuncia di un gruppo di associazioni locali (Associazione Ambiente e Lavoro, Associazione Parco delle Mura, APS La Cura del bosco ETS, CAI Club Alpino Italiano – Piacenza, FIAB amolabici, Friday For Future – Piacenza, Italia Nostra sezione di Piacenza, Legambiente Piacenza Circolo “Emilio Politi”, Lipu Piacenza, Touring Club Italiano – Piacenza, Velolento Piacenza), che in un comunicato congiunto mette nero su bianco la delusione e le preoccupazioni per l’atteggiamento dell’amministrazione comunale nei confronti dell’area.

Secondo quanto riportato, negli ultimi anni l’obiettivo della realizzazione del parco è apparso progressivamente ostacolato da valutazioni economiche scoraggianti, proposte poco coerenti e un’apparente mancanza di chiarezza nelle strategie. Il Comune di Piacenza ha stimato cifre ingenti — tra i 50 e i 60 milioni di euro — per la demolizione degli immobili militari presenti, senza però presentare un progetto concreto che indichi quali edifici siano da recuperare e per quali scopi.

Un altro segnale d’allarme arriva dal nuovo Piano Urbanistico Generale (PUG), dove la Pertite è inserita tra le aree da rigenerare anche tramite investimenti privati. Una formula che, pur mantenendo formalmente la destinazione a verde pubblico, apre la porta a possibilità di edificazione parziale, contraddicendo la visione di un parco unitario, libero e interamente pubblico.

A peggiorare il quadro, l’Assessora all’Urbanistica, nel Consiglio Comunale del 5 maggio scorso, ha parlato di una bonifica dell’area che comporterebbe il “completo scorticamento del terreno” e l’abbattimento degli alberi esistenti. Una prospettiva che ha sollevato forti critiche: le associazioni ribadiscono che in una città con gravi problemi di inquinamento atmosferico, eliminare un patrimonio arboreo già maturo sia non solo insostenibile, ma addirittura dannoso. Meglio, propongono, vietare temporaneamente l’accesso ad alcune aree e procedere con bonifiche selettive e rispettose dell’ambiente.

Preoccupano anche le condizioni capestro ipotizzate per l’acquisizione dell’area da parte del Comune: solo 7 ettari, e a condizione che Stato e Demanio si assumano oneri come recinzione e illuminazione. In pratica, una trattativa quasi impossibile.

A tutto questo si aggiunge il recente accordo siglato tra Comune e Agenzia del Demanio, il 24 aprile 2024, nell’ambito del piano “Città di Piacenza”, che prevede la valorizzazione (cioè la possibile privatizzazione) di 11 aree demaniali, tra cui la Pertite. Nella scheda pubblicata inizialmente si faceva addirittura riferimento a un impianto fotovoltaico a terra — l’“Energy Park” — poi smentito e rimosso dopo l’intervento della stessa Assessora.

Il rischio concreto, denunciano le associazioni, è che le istituzioni stiano lavorando in modo disarticolato, confuso e non sufficientemente trasparente.

Per questo motivo, le 11 realtà associative piacentine  lanciano un appello deciso all’amministrazione: stralciare l’area Pertite dal piano di valorizzazione demaniale, confermare la sua destinazione integrale a parco nel PUG, avviare un tavolo tecnico-politico per definire costi e modalità di bonifica e avviare uno studio di fattibilità basato sulla conservazione del bosco esistente e dei fabbricati recuperabili.

Infine, le associazioni chiedono che il percorso sia trasparente e partecipato, coinvolgendo direttamente la cittadinanza, convinte che un parco non si imponga dall’alto, ma si costruisca insieme.

Una comunità attiva può trasformare un’area dismessa in un bene comune vivo, inclusivo e sostenibile. Il Parco della Pertite, insistono, è ancora possibile. Ma serve volontà politica, chiarezza e ascolto.

Questo il comunicato integrale

LA PERTITE CHE CI VUOLE…

Che il Parco della Pertite non rientri fra gli obiettivi prioritari di questa amministrazione risulta purtroppo evidente. Nel giro di un paio di anni, a seguito delle pressioni del Comitato della Pertite e delle associazioni ambientaliste per riuscire ad ottenere il Bosco in città, il Comune ha via via evidenziato una serie di intoppi tali da rappresentare l’obiettivo del parco come una vera e propria “missione impossibile”.

Dapprima ipotizzando una cifra incredibilmente alta (50 – 60 milioni di euro) per demolire e smaltire gli immobili presenti nell’area militare, senza avere un progetto e quindi una idea di quanti edifici e per quali funzioni sarebbe stato necessario recuperarli.

Successivamente la Pertite è stata inserita, nel Quadro Conoscitivo del PUG, fra le aree che andranno rigenerate “favorendo la concomitanza di iniziative pubbliche e dell’imprenditoria immobiliare privata”; formula decisamente poco felice e che male rappresenta la volontà di realizzare un parco pubblico. La destinazione urbanistica nelle norme del PUG rimane quella fondamentale di “verde pubblico”, ma con la precisazione che “l’area sarà trasformata a parco in tutto o in parte”.

Nel corso del Consiglio Comunale del 5 maggio scorso l’Assessora Fantini ha affermato che l’area, per essere fruibile come parco, va bonificata; precisando che tale “bonifica” comporterebbe lo scorticamento del terreno, quindi l’eliminazione degli alberi oggi esistenti e la successiva ripiantumazione. Affermazione che lascia davvero di stucco per almeno due motivi: primo perché è tutto da dimostrare che un’ulteriore bonifica, così radicale, sia necessaria; secondo perché la cancellazione integrale dei servizi ecosistemici che l’attuale bosco produce in una città inquinata come Piacenza suggerirebbe, senza alcun dubbio, soluzioni alternative. Piuttosto che tagliare le piante, per esempio, sarebbe preferibile interdire l’accesso al bosco, consentendo la bonifica solo nella radura. Infatti l’ipotesi del disboscamento è semplicemente impensabile e contraddittoria, per una comunità di migliaia di cittadini che da anni chiedono il parco, proprio per conservare il patrimonio arboreo esistente.

Nella stessa seduta di Consiglio Comunale è stato anche detto che l’Amministrazione è disponibile ad acquisire una parte dell’area di soli 7 ettari a condizione che la Difesa e il Demanio si facciano carico – oltre che della bonifica – anche delle spese per la recinzione e per l’impianto di illuminazione; condizioni che – di fatto – renderebbero impossibile la trattativa.

Ultimo intoppo l’accordo “Piano Città di Piacenza”, sottoscritto dall’Agenzia del Demanio e dal Comune di Piacenza il 24 aprile 2024 per “valorizzare”, mediante il ricorso ad investimenti privati, 11 aree demaniali inclusa l’area Pertite. Il Piano di valorizzazione della Pertite pubblicato sul sito dell’Agenzia del Demanio prevedeva un impianto fotovoltaico a terra “Energy Park”. Ipotesi che è stata prontamente smentita dall’Assessora Fantini sui giornali, tanto che dalla scheda presente – ne diamo atto – è stato tolto il riferimento. Ma dall’aprile 2024 non se n’era accorto nessuno?

Il minimo che si possa dire è che gli Enti coinvolti nel dossier Pertite non comunicano a sufficienza tra loro e che le idee per raggiungere l’obiettivo del parco sono ancora molto, troppo confuse.

A fronte di questa situazione, le sottoscritte associazioni di cittadini ritengono assolutamente necessario e urgente sostenere le proposte avanzate dal Comitato Pertite all’Amministrazione Comunale :

1) chiedere, per motivi d’interesse pubblico, lo stralcio dell’area Pertite dall’elenco delle aree demaniali di Piacenza che l’Agenzia del Demanio prevede di “valorizzare”, anche mediante l’alienazione a privati e con interventi immobiliari; in quanto l’area è interamente destinata dal PSC/RUE vigente a verde pubblico;

2) confermare nel PUG in corso di adozione, la destinazione urbanistica dell’intera area Pertite esclusivamente a parco pubblico urbano, rimuovendo le ipotesi che consentirebbero la parziale edificazione dell’area mediante interventi dell’imprenditoria privata;

3) costituire un tavolo tecnico-politico fra gli Enti competenti per

definire lo stato effettivo d’inquinamento dell’area, gli interventi di bonifica necessari, i relativi costi e i soggetti a cui compete l’obbligo di accollarsi le le eventuali operazioni e spese di bonifica;
stipulare un protocollo d’intesa ai sensi delle norme in materia di federalismo demaniale che preveda la cessione gratuita integrale e non parziale dell’area Pertite al Comune;
4) predisporre uno studio di fattibilità tecnico-economica che sviluppi la proposta del Comitato Pertite di parco naturale d’interesse storico-culturale-sociale, basata sulla conservazione della vegetazione e dei fabbricati esistenti recuperabili; e che preveda la possibilità di esecuzione dei lavori mediante stralci attuativi;

5) condurre l’intero processo tecnico-amministrativo sopra descritto in modo partecipato, informando e consultando in tempo reale la cittadinanza sulle problematiche e sulle ipotesi di scelte.

Come dimostrano decine di altri esempi in Italia, un parco pubblico non è un oggetto preconfezionato, che si acquista sugli scaffali del supermercato ma è un percorso vivo, le cui mete si conquistano a tappe, in base alle esigenze della città, delle persone che lo vivono e lo amano. Il parco è, e deve essere, l’espressione di una comunità che, se attivata, può produrre miracoli insperati, ben oltre l’ordinaria amministrazione.

Chiediamo alla Sindaca e al Consiglio Comunale un cambio di rotta e un impegno in questa direzione.

Piacenza, 16/5/2025

Associazione Ambiente e Lavoro

Associazione Parco delle Mura

APS La Cura del bosco ETS

CAI Club Alpino Italiano – Piacenza

FIAB amolabici

Friday For Future – Piacenza

Italia Nostra sezione di Piacenza

Legambiente Piacenza Circolo “Emilio Politi”

Lipu Piacenza

Touring Club Italiano – Piacenza

Velolento Piacenza




Muore a 19 anni nello schianto tra la sua moto ed un camion a San Nicolò

Un ragazzo di 19 anni ha perso la vita in un tragico incidente stradale avvenuto primo pomeriggio di oggi, venerdì 16 maggio, a San Nicolò a Trebbia, lungo via Agazzano, in località La Noce. Il giovane, residente proprio a San Nicolò, era in sella alla sua moto quando, per cause ancora in fase di accertamento, si è scontrato con un camion proveniente dalla direzione opposta.
L’impatto è stato violentissimo: la moto è finita sotto il mezzo pesante e il ragazzo è rimasto incastrato. Per liberarlo si è reso necessario l’intervento dei vigili del fuoco, accorsi insieme ai soccorritori del 118, con ambulanza e automedica, e ai volontari della Croce Rossa. Le condizioni del 19enne sono apparse subito gravissime: è stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Piacenza, dove purtroppo è spirato poco dopo l’arrivo.
Sul posto sono intervenuti gli agenti della Polizia Locale dell’Unione Bassa Val Trebbia e Val Luretta, ai quali sono stati affidati i rilievi per ricostruire la dinamica dell’incidente. I carabinieri di Rottofreno hanno presidiato la zona per regolare la viabilità, rimasta interrotta per diverse ore.
Entrambi i veicoli coinvolti sono stati posti sotto sequestro su disposizione dell’autorità giudiziaria. La notizia ha profondamente scosso la comunità di San Nicolò, dove il giovane era molto conosciuto.

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