Sciopero generale. Secondo Ggil e Uil adesione altrissima con punte oltre il 90% nel manifatturiero

Centinaia di lavoratrici e lavoratori con CGIL e UIL in piazza a Bologna allo sciopero generale partiti da Piacenza per la manifestazione regionale, conclusa dal segretario generale Cgil Maurizio Landini. Rivendicano l’aumento di salari e pensioni, il finanziamento della sanità pubblica, istruzione, servizi pubblici e nuove politiche industriali. Dati di adesione molto alti in provincia di Piacenza.

Si va dall’85% di adesione alla Paver al 60% di alcuni marchi della GDO come Lidl, con i corrieri che consegnano la merce che al 70% hanno incrociato le braccia, stessa adesione alla Gibpo del comparto logistica passando al 53% della sicurezza privata di Sicuritalia; alta adesione nel comparto manifatturiero in senso stretto: punte del 97% in Diamond Service, 56% all’Astra veicoli industriali; 50% di adesioni allo sciopero alla Drillmec e alla Sitav, e qualcosa in più, 53%, alla Lift Tek Elecar. Lo sciopero a Piacenza, in questa giornata, raccoglie un’adesione media oltre il 70 percento.

Nel comparto pubblico adesione altissima, tanto che tutti i nidi comunali sono rimasti chiusi tranne una sezione. Braccia incrociate anche alla Cancelleria penale del Tribunale di Piacenza e chiuso anche asilo Unicoop causa sciopero.

“Sono numeri importanti, segno che le persone vogliono risposte – commentano i segretari generali di Cgil e Uil, Ivo Bussacchini e Francesco Bighi da Bologna – anche i dati dell’inflazione usciti oggi, confermano che l’aumento dei prezzi prosegue mentre i rinnovi dei contratti di lavoro non seguono l’andamento per scelte miopi della parte datoriale e la mancanza di visione industriale e di sistema-Paese della Finanziaria. Questo è più che mai uno sciopero necessario sul merito delle questioni”.

Una mobilitazione nazionale – lo ricordiamo – per cambiare la manovra economica. Otto ore di tutti i settori privati e pubblici, con il rispetto dei servizi pubblici essenziali. “Che spesso – denunciano i sindacati – avendo gli organici ridotti all’osso viene minato il diritto di scioperare”. Nonostante i tentatavi di depotenziare la protesta con precettazioni e campagne di disinformazione, migliaia di lavoratrici e lavoratori, insieme alle pensionate e ai pensionati di Piacenza, hanno incrociato le braccia per dare un segnale al Governo e alla parte datoriale.

Salari e pensioni tra i più bassi d’Europa, un definanziamento sempre più preoccupante della sanità e dell’istruzione pubblica, tassi di mortalità e infortuni gravi sul lavoro da bollettini di guerra e una politica industriale senza fiato e prospettiva sono questioni cruciali, che chiedono risposte immediate e un impegno forte della politica.

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Il resto d’Italia

Altissima la partecipazione in tutti i settori produttivi e in tutto il Paese: 85% alla Ferrarelle in Valle Camonica, alla Lavazza di Vercelli, alle Acciaierie Beltrame Vicenza, nei punti vendita Coop e IperCoop della Liguria e alla Carrefour di Carugate (MI); 80% alla Siemens di Trento e alla Leonardo di Pomigliano d’Arco; 98% tra i somministrati della Lamborghini di Bologna; 90% all’Ikea di Genova,  alla Pirelli di Settimo Torinese e alla Fincantieri di Castellammare di Stabia; 75% a Poltrona Frau di Macerata, alla Italcementi di Brescia e alla Fincantieri di Palermo; 95% alla Isab di Siracusa.
Elevata l’adesione anche nel settore della conoscenza, con tante scuole completamente chiuse nelle maggiori città italiane.

Grande partecipazione alle 43 manifestazioni che si stanno svolgendo in tutta la penisola. Più di 50 mila al corteo di Bologna, con il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. E oltre 30 mila a Napoli, con il segretario generale della Uil PierPaolo Bombardieri.




Cgil Piacenza: “Dati shock per irregolarità sul lavoro”

“Una situazione sconfortante non solo in materia di rispetto delle normative, ma anche rispetto alla dignità del lavoro. Dai dati dei controlli dell’ITL e carabinieri emerge una spinta della parte datoriale a non rispettare norme e legislazioni mettendo a rischio i lavoratori in ambito previdenziale, salariale e di sicurezza”. Così la Cgil di Piacenza, in una nota, commenta i dati delle irregolarità aziendali emerse dopo verifiche dell’Ispettorato del Lavoro nella provincia emiliana.

Nei primi dieci mesi del 2024, infatti, a Piacenza il 50 per cento delle imprese controllate è risultata fuori norma con 63 persone impiegate “in nero” e accertamenti per un milione e 200mila euro di contributi evasi, con 579 lavoratori impiegati con irregolarità  a vario titolo e 230 infrazioni in tema di sicurezza sul lavoro.

“Una situazione che ci inquieta ma non ci sorprende: lo stesso Governo da tempo produce interventi che non rispondono ai bisogni del lavoro e generano peggioramenti in una situazione già grave e deficitaria. Finché si liberalizzano le questioni del lavoro ci saranno sempre più irregolarità a cascata, e aumentare i controlli è solo parte della soluzione: occorre superare condizioni di precarietà e affrontare i problemi strutturali del mercato del lavoro, non come si fa nel cosiddetto “decreto lavoro” meloniano”. C’è un’unica strada: va garantita un’occupazione stabile, dignitosa, sicura e tutelata: e ci batteremo con tutte le azioni necessarie a partire dai quattro referendum popolari sul lavoro e dallo sciopero generale proclamato il 29 Novembre prossimo.

“Da subito chiediamo che il Patto per il lavoro e per il clima, siglato a livello regionale tra parti sociali, istituzioni e società civile, sia rilanciato – è l’appello della Cgil – come i protocolli contro l’illegalità e per la sicurezza sul lavoro che in questi anni sono stati siglati nella nostra provincia in Prefettura. Ognuno faccia la sua parte”.