Conferita la benemerenza civica “Piacenza Primogenita d’Italia” alla memoria di Bianchini e Sforza
Si è tenuta questa mattina, a palazzo Gotico, la cerimonia per il conferimento della benemerenza civica “Piacenza Primogenita d’Italia”, conferita il 10 maggio di ogni anno in occasione della ricorrenza che rievoca l’annessione plebiscitaria della città al futuro Regno d’Italia nel 1848. Quest’anno è stata attribuita alla memoria di due figli illustri della nostra città, l’onorevole Giancarlo Bianchini e l’avvocato Corrado Sforza Fogliani.
Durante la mattinata sono intervenuti il sindaco Katia Tarasconi, il presidente dell’associazione Assofa Michele Marchini, la moglie di Giancarlo Bianchini, signora Rosetta Casali che ha letto il ricordo suo e della figlia Lucia Bianchini, la moglie di Corrado Sforza Fogliani, signora Maria Antonietta De Micheli.
Sono intervenuti, nel corso della cerimonia, anche il prefetto Daniela Lupo e il presidente dell’associazione Liberali Piacentini Antonio Coppolino, nonché – in qualità di sottoscrittori della candidatura all’onorificenza, rispettivamente per Corrado Sforza Fogliani e per Giancarlo Bianchini – il superiore del Convento dei Frati Minori di Santa Maria di Campagna Padre Secondo Ballati e il capogruppo del Partito Democratico in Consiglio comunale Andrea Fossati.
Il conferimento della benemerenza era stata decisa dall’apposita commissione riunitasi lo scorso 27 marzo, presieduta dal sindaco Tarasconi e composta dal presidente del Consiglio comunale Paola Gazzolo, dai capigruppo consiliari e dai due membri esterni, in rappresentanza rispettivamente del tessuto sportivo e culturale, Robert Gionelli e Danilo Anelli.
Questi i testi riportati sui due attestati consegnati oggi.
Attestato di civica benemerenza “Piacenza Primogenita d’Italia” alla memoria di Giancarlo Bianchini. Per la costante ricerca del bene comune, la generosa testimonianza di solidarietà e servizio alla collettività, l’impegno politico e civile sempre teso a promuovere inclusione e coesione sociale.
Attestato di civica benemerenza “Piacenza Primogenita d’Italia” alla memoria di Corrado Sforza Fogliani. Per il generoso e costante contributo alla crescita della comunità, la fondamentale opera di tutela e valorizzazione del patrimonio storico e culturale, la visione lungimirante mai disgiunta dal profondo legame con le radici della tradizione, espressione del suo amore per il territorio.
L’intervento del sindaco Tarasconi
«Il conferimento della benemerenza civica “Piacenza Primogenita d’Italia”, che quest’anno giunge alla sua decima edizione, rappresenta il tributo della nostra comunità cittadina alle personalità o realtà associative che si siano distinte per l’impegno costante a favore della collettività, dando un contributo fattivo non solo alla crescita del territorio, ma alla coesione sociale e alla solidarietà, al
patrimonio di cultura, valori e identità nel quale ci riconosciamo.
Con sincera emozione, oggi, rendiamo questo omaggio così profondamente sentito e carico di significato alla memoria di due figure autorevoli e stimate, il cui impegno per il bene comune rappresenta un esempio luminoso, una preziosa testimonianza di coerenza ai propri ideali, una vera e propria eredità civile e morale: il professor Giancarlo Bianchini e l’avvocato Corrado Sforza
Fogliani.
Entrambi hanno saputo mettere a servizio del Paese – e del territorio che amavano – le proprie competenze, l’etica professionale, l’onestà intellettuale, la passione politica e il senso di appartenenza che oggi riconosciamo loro con immensa, autentica gratitudine. Ciascuno nel proprio percorso, rivestendo ruoli decisionali di altissima responsabilità, Giancarlo Bianchini e Corrado Sforza Fogliani hanno rappresentato un solido, fondamentale punto di riferimento non solo per i riconoscimenti e gli incarichi di rilievo nazionale con cui hanno dato lustro anche alle proprie radici, ma per la costante, costruttiva capacità di ascolto e dialogo con il tessuto sociale, economico e istituzionale per cui si sono spesi sempre con lungimiranza e tenacia.
Ho avuto – e ne sono grata – il privilegio di condividere un tratto di strada con entrambi. Come ho sottolineato qualche tempo fa, annunciando le motivazioni che hanno portato la Commissione (di cui ringrazio tutti i componenti) a designarne i nominativi per questa onorificenza, nella diversità e nella specificità del loro cammino c’è un filo conduttore che penso sia doveroso richiamare oggi: una sensibilità che li ha guidati nell’anticipare i tempi, nel realizzare progetti che non solo valorizzassero le eccellenze locali di cui erano orgogliosi promotori, ma ci esortassero ad ampliare i nostri orizzonti.
Chi interverrà dopo di me avrà il compito – difficile, per la complessità e la ricchezza delle esperienze che dovrà riassumere – di tracciare il profilo umano e pubblico del professor Bianchini e dell’avvocato Sforza. Io desidero, a nome dell’Amministrazione comunale, ringraziare anche i loro familiari, non solo per la presenza importante in occasione di questa cerimonia ma, ancor prima, per la generosità con cui hanno condiviso – mi si passi il termine – con tutti noi, il tempo e le doti straordinarie dei propri cari, il cui percorso di vita è stato un dono che Piacenza serberà per sempre nel cuore.
Per il professor Bianchini, in primis attraverso la fondazione dell’Assofa e l’impegno nel volontariato, mai disgiunto dai mandati politici, amministrativi e dirigenziali che gli sono stati affidati; per l’avvocato Sforza, tramite il sostegno generoso garantito, attraverso la Banca di Piacenza, a innumerevoli progetti e iniziative di solidarietà, nonché di tutela del patrimonio culturale, storico e artistico del territorio.
Entrambi hanno amato Piacenza e di questo sarò e saremo sempre loro riconoscenti».
L’intervento della moglie dell’on. Bianchini, Rosetta Casali
«Uniti in questo momento in cui si fa memoria viva dei nostri cari, in cui desideriamo esprimere la nostra gratitudine e riconoscenza, saluto con sincero affetto i familiari dell’avvocato Corrado Sforza Fogliani, i nostri amati congiunti sono stati protagonisti insieme anche nel salire al cielo a distanza di una settimana uno dall’altro.
Stimolata dai nostri tre figli Chiara, Lucia e Francesco, mi sembra opportuno esprimere ciò che mio marito Giancarlo rappresenta per noi, un uomo, un marito e un padre di grande umanità, che ha lasciato segni indelebili nelle nostre vite e in quelle delle persone poste sul suo e nostro cammino.
Giancarlo, mio marito, assomiglia a una sorgente sempre pura e trasparente. E’ stato una fonte di speranza, di carità, di grande umiltà e coraggio. Molti hanno trovato ristoro nel rispecchiamento accogliente di uno sguardo attento, aperto gioviale e valorizzante che lui, con intelligenza d’amore e
grande cuore, ha saputo donare senza nessuna preclusione. Un approccio alla vita che abbiamo cercato di abbracciare come sposi, genitori e come educatori, in cui, questi talenti ricevuti e donati, i valori e principi fondanti la nostra unione, sono diventati sigilli del nostro vivere quotidiano.
Compagno di vita appassionato, capace di amore dinamico gioioso e generativo era sempre pronto ad offrire il suo sorriso anche nei momenti più bui della notte, in cui le grandi sofferenze e le sfide personali, familiari e dell’’umanità ferita accanto a noi, emergevano con drammaticità, accompagnate da un forte senso d’’impotenza. Non ci siamo mai scoraggiati ed abbiamo riposto tutto nelle mani di Dio sempre, trovando l’occasione di allargare la nostra fede. La fede incondizionata in Dio e nei potenziali umani, nell’azione viva dello Spirito Santo, ha portato speranza certa in noi e nell’umanità spezzata.
I nostri figli hanno avuto la fortuna di incontrare, fin da piccoli, i poveri con cui noi condividevamo la vita e facevamo esperienza di Dio, della sua Misericordia e della Provvidenza.
Come padre, educatore e responsabile, nei differenti ruoli ricoperti e nei vari ambiti in cui ha operato con grande passione, dedizione, serietà ed umiltà, con generosità ed impegno, in cui la fede si è tradotta in concretezza, si è prodigato nella formazione a tutto campo dei giovani, nella crescita di una società civile e religiosa che non lascia indietro nessuno, specie chi è ai margini della società, privo di opportunità di sognare e costruirsi un futuro dignitoso pieno e felice, di sentirsi protagonisti della storia, risvegliando la motivazione a credere nella vita, nonostante tutto.
La sua formazione nel mondo cattolico è stata caratterizzata dall’incontro con personalità e testimoni che hanno plasmato la sua vita e la sua azione politica, l’impegno sociale che lo ha visto in prima persona al servizio del bene comune.
Mettetevi in gioco per vivere, sognare, operare per un mondo nuovo … ripeteva spesso a noi figli ed ai suoi amati giovani tutti, disabili e non, dei quali se ne è fatto carico, li ha accolti, ascoltati amati. Li ha presi sul serio, ha fatto loro sperimentare il valore e l’importanza di vivere rapporti veri, nel condividere valori e principi che promuovono la pace e la speranza anche attraverso l’incontro con esperienze e realtà forti, con personalità e testimoni del nostro tempo di grande rilievo, permettendo a tutti di uscire dai confini imposti dalla condizione di vita, dalla sofferenza, dalla solitudine, dal pregiudizio.
Il cardinal Zuppi, durante la veglia della Pace del 1 marzo 2023, ricordando Giancarlo, ha parlato del Sacramento dell’Amicizia che ha sperimentato e che lo ha unito a lui, all’amicizia davvero lui credeva profondamente.
Siamo dunque ad esprimere il Nostro Grazie alla Sindaca di Piacenza Katia Tarasconi, all’Amministrazione Comunale e a tutti coloro che hanno sostenuto la candidatura per l’assegnazione di questa importante benemerenza di cui siamo profondamente onorati e che accogliamo con grande gioia, gratitudine e riconoscenza, sia come familiari di Giancarlo che a nome degli Amici dell’ Associazione AS.SO.FA.
Con questa benemerenza civica siamo incoraggiati a rafforzare il nostro impegno con forte senso di responsabilità verso i più piccoli, nel proseguire il cammino condiviso che Giancarlo, come marito e padre, Presidente dell’Associazione AS.SO.FA, uomo delle istituzioni e di fede, ha intrapreso e ci ha lasciato come dono ed eredità.
Le persone umili che si trovano tanto spesso sul sentiero della nostra vita e che incontrate ogni giorno nel vostro operare, meritano il vostro riconoscimento se insieme vogliamo fare la differenza e cambiare il mondo, testimoniando ai giovani che è ancora possibile farlo.
L’augurio più sentito è che la Bontà che Dio riversa su tutti i suoi figli, viva in noi, sia la cifra con cui noi ci muoviamo nel nostro agire quotidiano, negli ambiti e secondo i ruoli che ciascuno e chiamato a vivere, avendo sempre presente il bene comune, secondo la logica della gratuita del dono nella reciprocità, nella valorizzazione della diversità come ricchezza, nella “restituzione” moltiplicata dei doni ricevuti dalla vita.
Un abbraccio ACCORATO a tutti voi con Gratitudine Rosetta e famiglia».
L’intervento del presidente dell’associazione Assofa Michele Marchini
«Buongiorno a tutte e buongiorno a tutti, grazie per questa opportunità che mi è stata data, vorrei essere in questa occasione un semplice portavoce, vorrei dare voce ai suoi amici più cari, dei più piccoli ai quali Giancarlo, ha dedicato una intera vita e che oggi fanno festa e si rallegrano per la benemerenza civica “Piacenza primogenita d’Italia” che viene conferita alla sua memoria. Certamente, per noi che riconosciamo alla festa un valore essenziale del vivere la comunità e che fin dall’origine ha caratterizzato la nostra esperienza, non possiamo che non avere un cuore colmo di gioia.
È un privilegio poter ricordare la figura di Giancarlo perché è stato per il sottoscritto e per tutta l’Associazione As.So.Fa. prima di tutto un grande amico, un compagno con il quale abbiamo condiviso una strada, un cammino lungo 40 anni durante i quali abbiamo avuto modo di conoscerlo in maniera autentica, abbiamo potuto godere della sua autorevole presenza e testimonianza.
I valori richiamati dalla benemerenza, quali la dedizione, l’impegno sociale, lo spirito di servizio alla Comunità intera, sono stati impersonati da Giancarlo nel corso di tutte le molteplici esperienze vissute fin da ragazzo (e che amava ricordarci), a partire dal suo impegno in Azione Cattolica, dove ha conosciuto l’amata Rosetta, nelle parrocchie, nell’associazionismo cattolico, come docente universitario, presidente della Camera di Commercio fino all’impegno politico, e nei numerosi ruoli pubblici che ha rivestito.
In tutte queste esperienze la sua attenzione verso i più piccoli e i più bisognosi è stata al centro del suo operare, vivendo con spirito di servizio ogni impegno assunto.
Sempre con grande coerenza, in ogni istante, anche negli ultimi momenti della sua esistenza quando ha dovuto confrontarsi con la malattia, sperimentando lui stesso la debolezza e la fragilità; allora, più che in ogni altra occasione, il bene che aveva seminato è ritornato centuplicato.
Difficile quindi tratteggiare una persona che ha vissuto così pienamente la sua esistenza, chiunque lo abbia incontrato avrebbe una infinità di esperienze da ricordare, e tra queste sono certo emergerebbero soprattutto quelle più umane, fatte di camminate in montagna, lunghe chiacchierate, pranzi assieme, partite di calciobalilla, feste al sabato, sane risate; questo alla fine è ciò che rendeva Giancarlo, il nostro Presidente prossimo, vero, credibile.
Qualcuno (Baden Powell) diceva che nel nostro passaggio in questo mondo, che ce ne accorgiamo o no, lasciamo dietro di noi delle tracce che altri noteranno e potranno seguire; queste tracce, segnate da azioni, da parole che diciamo o frasi che scriviamo, possono condurre gli altri al bene o portarli fuori strada.
Se volessimo sintetizzare le tracce di bene che ha lasciato nella nostra esperienza, potremmo richiamare di Giancarlo 3 aspetti.
Il primo è certamente la Fede Portiamo nel nostro cuore e nella nostra memoria la sua fede incrollabile, il suo sapersi affidare a Lui, anche nei momenti più difficili anche quando gli imprevisti, che ricordava debbono essere sempre accolti, sembravano insormontabili o più grandi di noi. Questa fede richiama un legame profondo, una fiducia, un filo, lo stesso filo che qui sulla terra Giancarlo ha sapientemente utilizzato per intrecciare una trama di rapporti veri, profondi, di amicizia che hanno portato i frutti che tutti, ancora oggi, possono assaporare. In questa trama di rapporti al centro ha sempre messo i poveri, i più piccoli, gli ultimi in quanto portatori di infiniti valori, perché immensa risorsa e non problema, perché in continuazione ci richiamano all’essenziale e al bisogno ultimo di ognuno di noi, che è quello di amare ed essere amati. Ha sempre testimoniato, tuttavia, che questa trama di relazioni è autentica e duratura se è alla pari, se ognuno riconosce le proprie fragilità, le proprie povertà, le proprie ferite, che diventano in questo modo feritoie, cioè squarci, attraverso i quali filtra la luce, si vede oltre, si aprono i canali per entrare in rapporto con gli altri.
La seconda traccia è la testimonianza della condivisione. Abbiamo infatti conosciuto un Giancarlo che in prima persona si metteva in gioco, non si limitava a incalzare con belle parole ma lui stesso agiva, dava l’esempio, con entusiasmo si faceva prossimo, talmente prossimo e vicino che ti toccava (ricordiamo a questo proposito Suor Emmanuelle, incontrata in uno dei nostri numerosi viaggi di gennaio, con volontari e ragazzi, lei ci parlava del “coscia a coscia” del sentire, nell’essere seduti in cerchio, il contatto fisico della coscia del vicino; quanto è importante il chinarsi, il mettersi allo stesso piano dei più piccoli, il dono di una carezza). Non a caso ci parlava di entusiasmo, del “Dio dentro”: trasmetteva quell’energia speciale tramite la quale non c’è meta che non sia a portata di mano, non ostacolo che non possa essere abbattuto, non collettività che non ne possa essere travolta e coinvolta; Giancarlo spesso testimoniava questo stato d’animo attivo, centrato e sorridente che schiude l’infinita realizzabilità dei sogni. E il sogno è in effetti l’ultima traccia che vorremmo ricordare di Giancarlo.
Il suo invito a tutti noi e soprattutto ai volontari più giovani per i quali hai sempre nutrito un affetto particolare è stato sempre quello di credere fermamente ed incessantemente nei sogni. Per Giancarlo in effetti smettere di sognare era un po’ come morire prematuramente.
I suoi sogni, che vorremmo fare nostri sogni, sono i sogni di grandi ideali, di fraternità, solidarietà, di gratuità, di dono, di condivisione, giustizia, pace, sogni che vengono purtroppo sopiti e soffocati se si accetta che a governare il mondo sia la logica del guadagno, degli interessi di pochi e del tutto e subito. Il suo sguardo era aperto a grandi orizzonti, era alto, non voleva stringere questi orizzonti, non era focalizzato su un particolare e ci invitava in continuazione a fare altrettanto. Il suo sogno era in definitiva quello di favorire una comunità inclusiva, di amici veri, nella quale ognuno veniva valorizzato e riconosciuto dono insostituibile. Come premesso all’inizio mi sento un portavoce, alla fine sono sicuro di interpretare il mio e il desiderio di tutti i suoi amici che rappresento nel formulare un sentito e sincero grazie all’Amministrazione e a tutti coloro che hanno permesso il ricordo di Giancarlo nel conferimento di una benemerenza così prestigiosa. Sono certo che anche il nostro Presidente avrebbe ringraziato, avrebbe riconosciuto il dono di aver incontrato degli amici preziosi, i nostri ragazzi, che gli hanno permesso di godere una vita piena. Dietro ad ogni grande uomo, in questo caso non c’è solo una grande famiglia, alla quale non vogliamo togliere alcun merito ma anche una grande compagnia, una grande Comunità. Un infinito grazie vogliamo infine renderlo al Signore per il dono di Giancarlo che sentiamo ancora molto presente: risuonano in noi il suoi continui richiami alla fedeltà, “al condividere per moltiplicare”, al saper leggere i tempi e i suoi segni, all’avere il coraggio di accogliere le sfide che possano garantire un futuro all’associazione e soprattutto ai nostri ragazzi, al tessere continuamente trame e rapporti di amicizia e collaborazione con le istituzioni, la Chiesa e gli altri enti, al fare nostra la formula dell’amore vero: “1+1 o é uguale ad almeno 3 (che sono i frutti dei doni che si moltiplicano grazie all”amore del Dio presente) o non si va da nessuna parte”. Grazie Giancarlo».
L’intervento della professoressa Maria Antonietta De Micheli, moglie di Corrado Sforza Fogliani
«L’onorevole Gasparri nel ricordare la figura di mio marito in Parlamento, lo ha definito “mecenate della cultura che non è mai entrato in Parlamento, per sua scelta”. Ma perché Corrado non ha mai voluto lasciare Piacenza? Semplice perché era orgoglioso di essere piacentino, di piacenza. Corrado amava e difendeva le cose buone e ottime che abbiamo.
Si è battuto per difendere la piacentina di Verdi così come ha difeso la tradizione culturale ed anche enogastronomica piacentina con pubblicazioni sul vino come sul grana piacentino. Si è attivato per riportare a Piacenza opere dei nostri grandi artisti penso ad Antonio de Carro, Boselli, Panini. Si è impegnato nella valorizzazione del dialetto piacentino, penso alla pubblicazione dedicata ai proverbi in dialetto. E’ Stato membro attivo per anni della Famiglia piasinteina, ha diretto la “Vos del Campanon”. Appassionato di storia ha presieduto per anni il Comitato di Piacenza per la storia del Risorgimento.
Sarebbe troppo lungo testimoniare quanto profondo è stato il legame che univa Corrado a Piacenza. Come moglie posso dire che se “Piacenza fosse stata una bella signora, io ne sarei stata senz’altro gelosa”.
Conservava con orgoglio un numero unico di Piacenza del 1948, non per ricordare la mia data di nascita ma perché a Piacenza era stata conferita, in quell’anno, la medaglia d’oro del Risorgimento italiano.
Il suo primo articolo lo ha pubblicato nel 1953, a 14 anni, su Libertà e riguardava la provincia di Piacenza. Nel 1961 ha dato vita al settimanale Piacenza Oggi, settimanale che vedeva come mezzo di informazione per raggiungere la verità che è sempre stata garanzia di libertà.
Orgoglioso dei valori piacentini conservava con cura gli elogi che nel tempo venivano riservati a Piacenza ed ai piacentini dai vari prefetti che venivano trasferiti e lodavano i piacentini come” persone dignitosamente cortesi: il piacentino non è servile”.
Insieme abbiamo pubblicato in tre volumi una storia di Piacenza giorno per giorno dal 1859 al 1899, nessun’altra città può vantarne una uguale.
Ha promosso iniziative atte a fare di Piacenza un centro di vita culturale. Penso al Festival della cultura della libertà, agli innumerevoli convegni. Ha dato il suo sostegno a mostre, concerti, opere di restauro, pubblicazioni storiche e artistiche, attività sociali e sportive.
Piacenza gli ha voluto bene e nel 2000 è stato insignito dell’Antonino d’oro e di questo andava fiero quasi più che dell’onorificenza di Cavaliere del lavoro consegnatagli dal presidente della Repubblica il 2 giugno del 2012, che gli riconosceva il merito di aver guidato la banca di Piacenza verso una continua crescita, allo scopo di sostenere lo sviluppo economico e sociale del territorio.
Grazie».