La Lega scrive a Bonaccini: “le nostre proposte per aiutare famiglie ed imprese”

Il Gruppo Lega Emilia-Romagna ha inviato questo pomeriggio una lettera al Governatore della Regione, Stefano Bonaccini, nel quale sono formalizzate proposte che possono aiutare lavoratori, famiglie ed imprese a fronteggiare al meglio questo periodo di emergenza. “All’interno di questa lettera, come Gruppo, abbiamo formalizzato proposte elaborate sulla base delle sollecitazioni che ci sono arrivate in queste settimane dalle diverse associazioni e rappresentanze del nostro territorio, fra cui quelle del mondo sanitario, delle Forze dell’ordine, dell’agricoltura, delle aziende, del commercio e delle famiglie. Proposte di buonsenso che vogliamo portare all’attenzione della Giunta nell’ambito di una dialettica che vuole essere partecipativa e propositiva e non polemica” commenta il capogruppo del Carroccio, Matteo Rancan.

Ecco il testo della lettera inviata a Bonaccini dalla Lega

Egregio Presidente,

La nostra beneamata Italia, nonché la nostra splendida Regione stanno vivendo, da settimane, una vera e propria emergenza sanitaria, a causa della diffusione del Covid – 19.

Medici, infermieri, operatori sanitari, ricercatori, volontari stanno lavorando da giorni, senza sosta, per fronteggiare questa pandemia.

Ad oggi (fonte Dipartimento della Protezione Civile, ultimo aggiornamento delle 18:00, del 16/03/2020), si registrano, purtroppo, in tutta la Nazione, 27.980 soggetti positivi al virus, di cui

3.522 (429 in più rispetto all’aggiornamento di domenica 15 marzo) sono cittadini emiliano – romagnoli. 2.158 sono le vittime italiane di questo terribile virus; 346 (62 in più rispetto all’aggiornamento di domenica 15) i decessi registrati in Emilia – Romagna.

Io stesso provengo dalla provincia regionale più colpita dal virus: Piacenza; città in cui si registrano 1.073 contagiati e, purtroppo, 163 vittime (ventitre in più, soltanto, rispetto la giornata di domenica 15 marzo).

I dati rispecchiano l’evoluzione del contagio: siamo il secondo Paese al mondo per numero di contagiati, la Nazione europea più colpita dal Coronavirus e la seconda regione italiana dopo la Lombardia.

Un Paese che sta cambiando le proprie abitudini, che compie sacrifici, che vive sotto legittime restrizioni, limitando la propria libertà per fronteggiare la diffusione della malattia.

Una grande comunità in difficoltà, che cerca di resistere, che cerca di dare l’esempio, che si mostra unita contro questa sfida comune.

È proprio in questo clima emergenziale che, come forse mai prima d’ora, tutte le forze politiche dovrebbero mostrarsi coese, compatte e coordinate per il bene dei propri cittadini. È il momento delle scelte e delle proposte per affrontare il presente e pensare a come fronteggiare il futuro e le ripercussioni che questa pandemia apporterà.

Il Gruppo Lega Emilia – Romagna, che orgogliosamente rappresento, c’è, è presente e pronto a lavorare, con proposte concrete, per il bene di tutti gli emiliano – romagnoli.

Al primo posto la salute di tutti gli emiliano – romagnoli.

Dopo i primi annunci sulla distribuzione di un milione di mascherine (più di 500.000 alla settimana), non abbiamo più avuto notizie sull’effettiva copertura garantita a livello regionale.  Dai feedback che ci giungono dagli operatori sanitari, dai medici di medicina generale, dai pediatri di libera scelta e dai medici di continuità assistenziale, pare che la situazione sia ancora critica e si registra una dotazione minima. Oltretutto, sembrerebbe che alcune forniture corrispondano a quelle già ritirate in regione Lombardia, in quanto non omologate e giudicate non idonee a proteggere gli operatori sanitari (vedi l’esempio del caso dell’Ausl di Imola).

È necessario, garantire maggior trasparenza, in merito al recupero e alla distribuzione dei Dispositivi di Protezione Individuale, così da analizzare e comprendere le difficoltà riscontrate nel garantire una dotazione adeguata. In più, occorre verificare l’idoneità dei DPI distribuiti e apporre particolare attenzione nella distribuzione degli stessi DPI alle strutture ospedaliere che richiamano pazienti da ogni parte del Paese.

Infine, è necessario coinvolgere anche i rappresentanti dei farmacisti, in prima linea nel fronteggiare questa emergenza epidemiologica, che rappresentano un punto di riferimento per tutti i cittadini. In più, risulta fondamentale garantire la regolare attività delle farmacie; l’obiettivo dovrebbe essere quello di assicurare il massimo servizio possibile, tutelando, al tempo stesso, i farmacisti, per evitare chiusure e contagi. In merito, proponiamo di garantire la distribuzione dei farmaci, oggi erogati dalle farmacie ospedaliere (ovviamente, quelli consentiti), sul territorio, evitando così che persone anziane o già debilitate si debbano recare presso le strutture ospedaliere. Inoltre, chiediamo di disporre la possibilità, ove necessario, di poter garantire il servizio a battenti chiusi o con altre limitazioni, valutate a seconda della necessità. In un momento in cui, è chiesto alla popolazione di non uscire di casa se non per casi di assoluta necessità, contestualmente, si continua a negare ai farmacisti di distribuire nelle farmacie (o attraverso consegna a domicilio) i farmaci in DPC. Le

Associazioni riconfermano la piena disponibilità a distribuire tutti i farmaci in PHT e CEF (concedibili extra farmacia), oltreché i dispositivi medici dell’assistenza integrativa (stomi, siringhe, strisce per diabetici, ecc.).

Sempre in tema di Sanità, urge chiarire come ha intenzione di muoversi la Regione Emilia – Romagna, in merito alla ricollocazione dei pazienti già ricoverati negli ospedali, che verranno riconvertiti per le degenze causate dall’emergenza sanitaria in corso.

Ci risultano, inoltre, riorganizzazioni in corso sulla rete emergenza – urgenza, che comporteranno una riduzione dei servizi, soprattutto nei territori più periferici.

Serve chiarire, anche a fronte dell’ordinanza del Presidente della Regione del 14 marzo 2020, che al punto 9 stabilisce che: “È sospesa qualunque erogazione di prestazioni programmabili e non urgenti da parte delle strutture del sistema sanitario privato”, come verrà coinvolta la sanità privata nella gestione di questa emergenza.

In più, sarà condizione necessaria garantire un ripristino immediato dei servizi depotenziati non appena l’emergenza cesserà; informando la popolazione delle misure che verranno adottate nel frattempo, per assicurare una continuità alla rete dell’emergenza – urgenza.

Sempre per quanto riguarda la salute nei nostri cittadini, occorrerebbe effettuare tamponi a campione sulla popolazione. La regione Veneto ha annunciato di volerlo fare; soprattutto, in quei luoghi ancora frequentati (come, ad esempio, i supermercati), per poter ottenere maggiori informazioni sulla reale diffusione del virus sul territorio.

Il Gruppo Lega Emilia – Romagna propone di definire un piano che preveda l’impiego del personale sanitario sul territorio regionale, con particolare attenzione ai luoghi ancora maggiormente frequentati, per effettuare tamponi sulla popolazione. Fare tamponi a campione, comprendendo le persone asintomatiche, potrebbe essere la soluzione migliore per fermare il contagio, o almeno, per isolarlo maggiormente.

In più, chiediamo con forza, sia alla Regione che al Governo, di controllare rigorosamente se chi sta viaggiando in treno per l’Italia e per la Regione, ha motivi seri per farlo: l’ignoranza di pochi non può mettere a rischio la salute di tutti.

Altra questione importante in questo clima emergenziale: i numeri del Dipartimento Salute Pubblica messi a disposizione per l’emergenza Coronavirus, funzionano, esclusivamente, dalle ore 8.30 alle ore 12.30 e dalle ore 14.00 alle ore 17.30 dal lunedì al venerdì e il sabato, soltanto la mattina dalle ore 8.30 alle ore 12.30. La domenica, nulla. Il numero verde regionale rimanda soltanto, con un risponditore automatico, ai singoli Dipartimenti provinciali. Un’emergenza di tale portata comporterebbe, se non una risposta h24, almeno la possibilità di chiamata dalle 8 alle 20 tutti i giorni.

Indispensabile in questa situazione e non solo, è avere un occhio di riguardo per le categorie svantaggiate da diversi tipi di disabilità. A causa delle ordinanze di contenimento del contagio da Coronavirus: centri diurni, centri socio – riabilitativi per disabili e altre strutture simili sono, attualmente, chiusi e, al momento, per quanto riguarda gli educatori per disabili a domicilio, pare non esserci un linea comune per tutto il territorio regionale, creando così numerose difformità tra territori limitrofi. Alcuni Comuni, ad esempio si sono attivati per garantire educatori a domicilio a bambini e ragazzi autistici, ma altri comuni non forniscono ancora questo servizio.

Il Gruppo Lega Emilia – Romagna propone di individuare, coinvolgendo il tavolo regionale, proposto, linee di indirizzo minime sulla gestione degli educatori per disabili a domicilio, con l’obiettivo di non creare eccessive difformità tra territori limitrofi, sia per la gestione che per la sicurezza individuale degli educatori, degli assistenti e dei genitori.

Sempre per quanto riguarda le categorie più svantaggiate della nostra Regione, gli ostacoli che una persona sorda deve affrontare nella sua quotidianità aumentano esponenzialmente in una situazione d’emergenza come quella in corso. Numerose persone sorde ci hanno segnalato problematiche relative alle comunicazioni istituzionali, all’accesso ai servizi garantiti dal Servizio Sanitario e alla continuità del supporto scolastico per bambini e ragazzi.

Per trovare una soluzione alle difficoltà riscontrate da questa categoria, proponiamo di attivare il Servizio di Supporto Scolastico e Assistenza Specialistica a distanza per gli studenti sordi; garantire la massima accessibilità ai servizi sanitari, vista l’attuale assenza di interpreti all’interno delle Aziende USL e divulgare video istituzionali (come per le comunicazioni del Commissario Sergio Venturi) con sottotitolazione e/o interprete in Lingua Italiana dei Segni.

Per quanto riguarda, invece, le problematiche relative al Servizio scolastico: in seguito alla necessità della chiusura di nidi e materne, molte famiglie si sono ritrovate a dover pagare la retta nonostante la sospensione delle attività (considerato anche il fatto, che in tanti casi, l’emergenza è costata il doppio, poiché le famiglie si sono dovute sobbarcare di un’ulteriore spesa per il baby – sitting e per le richieste di permessi lavorativi). Oltretutto, in questo momento di emergenza, anche le scuole dell’infanzia paritarie e i nido ad esse collegati, che svolgono un ruolo fondamentale nel nostro paese e nella nostra Regione, necessitano di un sostegno, al fine di evitare estreme conseguenze che andrebbero ad intaccare tutto il comparto scuola. Rilevato che, le anzidette modalità di sostegno discendono dai singoli Comuni ed Unioni di Comuni interessati, oltre al fatto che, qualunque sostegno dovrebbe essere destinato ad abbattere integralmente le quote di servizi non utilizzati, onde rifondere alle famiglie le quote per i servizi pagati e non fruiti, ciò a sostegno anche dei datori di lavoro e senza pregiudizio per il correlato livello occupazionale; per cercare di risolvere questa situazione, il Gruppo Lega Emilia – Romagna chiede se la Regione intenda riconoscere contributi straordinari ai Comuni, affinché possano essere integrate le convenzioni già riconosciute ed esistenti con scuole – statali, comunali, paritari, al fine di consentire un rimborso totale delle rette in rapporto ai giorni di chiusura e sospensione di frequenza, riferite a tutte le famiglie. In più, chiede se intende estendere il contributo – straordinario ed una tantum – anche alle scuole non convenzionate, nonché alle paritarie di ogni ordine e grado presenti sul territorio.  Infine, apprendiamo che, purtroppo, è stato fatto pagare il ticket a poliziotti che si sono recati in ospedale dopo il servizio nella zona lodigiana. Chiediamo, in merito, che sia disposta l’esenzione per chi si è trovato e si trova in prima linea a fronteggiare il contagio da Coronavirus. L’esenzione dal pagamento del ticket e di ogni altra compartecipazione alla spesa sanitaria per gli accessi in pronto soccorso delle forze dell’ordine, oltre che un doveroso riconoscimento verso queste donne e questi uomini che lavorano per il bene della nostra comunità, per il controllo del territorio, il contrasto alla criminalità e il supporto quotidiano dei cittadini, è anche un atto di correttezza e di giustizia.

Sempre per quanto riguarda le Forze dell’ordine, proprio nella giornata di lunedì 16 marzo, il Commissario all’emergenza Sergio Venturi ha dichiarato che sono state fornite 15 mila mascherina a ciascuna prefettura per la distribuzione alle forze dello Stato – Vigili del Fuoco, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria, Carabinieri, ecc- – mentre un’ulteriore quota di 2 mila mascherine per provincia è stata distribuita a forze di polizia locali (polizia municipale). Alcuni comandi di polizia locale, oltretutto, segnalano di aver ricevuto in dotazione mascherine non omologate e giudicate non idonee.

Il Gruppo Lega – Emilia Romagna chiede maggiore dotazione, in quanto duemila mascherine non coprono il fabbisogno necessario.

Mentre in tema di sicurezza dei lavoratori e di attività produttive e professionali? Mercoledì 11 marzo, il Premier Giuseppe Conte, ha annunciato alla Nazione la chiusura di tutte le attività commerciali e di vendita al dettaglio, ad eccezione dei negozi di generi alimentari di prima necessità e delle farmacie e delle parafarmacie. Sono stati chiusi negozi, bar, pub, ristoranti (con possibilità di consegne a domicilio), parrucchieri, centri estetici, servizi di mensa; incentivate le ferie e i congedi retribuiti, la modalità di lavoro agile per i dipendenti; ma sono rimaste aperte industrie e fabbriche (ad eccezione della chiusura dei reparti aziendali non indispensabili per la produzione) e garantiti lo svolgimento dei servizi pubblici essenziali, tra cui i trasporti, i servizi di pubblica utilità, i servizi bancari, postali, finanziari, assicurativi; le attività del settore agricolo, zootecnico, di trasformazione agroalimentare comprese le filiere che offrono beni e servizi rispetto a queste attività.

Tutte le attività possono rimanere aperte a condizione che siano garantite tutte le condizioni di sicurezza dei lavoratori. Un successivo protocollo rispetto al DPCM dell’11 marzo, siglato da Sindacati e Governo, ha definito le misure necessarie per tutelare i lavoratori.

La Regione, oltre all’attività di vigilanza in ordine all’applicazione delle misure dettate dal Protocollo nazionale, dovrebbe affiancare le imprese fornendo ad esse i canali necessari a garantire l’approvvigionamento dei DPI richiesti per evitare la sospensione dell’attività produttiva.

La maggior parte delle misure previste dal “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid – 19 negli ambienti di lavoro”, adottato in campo nazionale il 14 marzo 2020, già erano applicate in alcune zone della nostra

Regione grazie, non tanto alle istituzioni, ma all’attenzione ed al senso di responsabilità di tanti imprenditori del nostro territorio, che da subito autonomamente, poi grazie al coordinamento dato dalle associazioni di categoria, avevano già adottato protocolli aziendali.

In tal senso, però, dobbiamo sottolineare, l’estrema difficoltà riscontrata da molte aziende nel reperire i DPI, in particolar modo le mascherine FFP2. Alle richieste, infatti, i fornitori rispondono che la produzione è integralmente opzionata da Regioni o dal Governo. Sicuramente sono utili alle imprese finanziamenti ad – hoc per dotarsi di tali presidi, ma il finanziamento da solo non rende certamente reperibile sul mercato quello che non c’è. Evidentemente, la Sanità pubblica e la Protezione Civile non erano minimamente preparati, probabilmente per “questioni di bilancio” e non certo di professionalità, ad affrontare una situazione come questa e non disponevano di riserve strategiche per operare in autonomia su vasta scala. Oggi a farne le spese è il sistema Paese. Una seria riflessione, alla luce dell’esperienza maturata nel corso di questa crisi, andrà formulata per il futuro sulla necessità di mantenere produzioni “strategiche”, anche se di scarso margine economico come quella delle “mascherine” all’interno del territorio nazionale.

Non è solo il nostro Sistema Sanitario ad essere messo a dura prova, ma anche la nostra economia nazionale e regionale; una struttura produttiva fatta di piccole e medie imprese.

Occorrono, a riguardo, una visione e proposte a medio – lungo termine per fronteggiare le conseguenze di questa pandemia.

Nel momento in cui l’economia dell’Emilia – Romagna sta soffrendo per il drammatico impatto  produttivo generato dal Coronavirus, chiediamo alla Giunta regionale di attivarsi affinché Plastic tax e Sugar tax previste dalla Legge di Bilancio 2020, entrino in vigore nel 2021. L’introduzione di nuove tasse andrebbe subito bloccata, in quanto illogica, dannosa e irrispettosa per le aziende che si ritroverebbero con nuovi costi, ulteriore burocrazia e diversi paletti.

Sarà poi condizione necessaria, nominare un Commissario per la gestione dell’emergenze causate dagli effetti provocati dalla pandemia di Coronavirus sull’economia della nostra Regione. Esso dovrà possedere competenze specifiche, in merito alle ricadute negative a livello economico. Il modello, i compiti e i poteri del Commissario potrebbero essere quelli definiti in occasione del sisma che ha colpito le province di Modena e Bologna nel 2012.

In più, si chiede lo sblocco dei cantieri, traendo ispirazione dal modello adottato dalla città di Genova per la ricostruzione del Ponte Morandi. È necessario cantierare tutti quei lavori pubblici, grandi e piccoli, di competenza regionale, per dare una prospettiva di ripresa alle imprese di costruzione, ma anche a tutto l’indotto.

I sindaci, invece, potrebbero avere la possibilità di utilizzare gli avanzi di bilancio, o buona parte di essi, degli enti come le Unioni dei Comuni. In questo momento di emergenza, sarebbe opportuno rendere disponibili queste somme e destinarle ai Comuni di riferimento che fanno parte delle medesime Unioni; in modo che, a loro volta, i Comuni possano avere a disposizione queste risorse ed avere la possibilità di stanziarle per finanziare le misure volte ad agevolare le fasce più duramente colpite dall’emergenza Coronavirus.

Ben venga la Cassa Integrazione Guadagni in Deroga anche per le piccole imprese.

In linea generale, è fondamentale sostenere le imprese su tutta linea dei costi fissi che, altrimenti, rischierebbero di farle soccombere in questo periodo.

Il Gruppo Lega Emilia – Romagna chiede anche di intervenire sull’IRAP, che potrebbe compensare in toto o in parte, con particolare riferimento ai settori del  turismo, della ristorazione e della cultura, che sono stati pesantemente colpiti e contano migliaia di piccole attività in difficoltà. Urge sottolineare che, l’Imposta regionale sulle attività produttive si paga al lordo del costo dei dipendenti e, quindi, il minor fatturato del 2020 (dovuto al periodo di chiusura e alle settimane che serviranno, successivamente, per tornare alla normalità) renderà questa imposta ancora più intollerabile.

Se sul versante dell’impresa e su quello del commercio alcune agevolazioni sono in itinere, poco o nulla è previsto, invece, per le partite iva.

La Regione potrebbe intervenire direttamente concedendo, sotto forma di credito di imposta, una riduzione della somma dovuta a titolo di Imposta regionale sulle Attività produttive (Irap) di una somma pari ad un dodicesimo del totale lordo annuo dovuto alla Regione Emilia-Romagna quale ristoro per il mese di marzo 2020 ed un dodicesimo per ogni successiva mensilità, o porzione di essa, per la quale dovessero eventualmente protrarsi le misure di limitazioni alla circolazione; oppure si potrebbe ipotizzare un credito d’imposta calcolato in percentuale sulle perdite di cassa o fatturato.

Ovviamente, laddove il professionista non presentasse la dichiarazione IRAP, il credito acquisito potrà essere ceduto a imprese in regola con la contribuzione (DURC regolare).

Sul fronte agricolo, dopo cinque mesi di attesa, è finalmente stato approvato il decreto con il quale il Ministero dell’Agricoltura, sulla base delle richieste avanzate dalla Regione, ha concesso lo stato di calamità all’intero territorio emiliano – romagnolo per i danni causati dalla cimice asiatica. Tuttavia, è previsto che le scadenze relative alla presentazione delle domande di intervento dovranno pervenire alla Regione entro il termine perentorio di quarantacinque giorni dalla data di pubblicazione del decreto di declaratoria nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.

È intuibile come questo termine sia inconciliabile con l’attuale situazione, serve quindi concordare una deroga perché è impensabile rispettare queste tempistiche nel pieno di una pandemia globale, soprattutto alla luce del fatto che questa situazione vede coinvolte circa il 60% delle aziende frutticole del nostro territorio.

In un momento in cui ai cittadini è chiesto di rimanere nelle proprie abitazioni per fermare la diffusione del Covid – 19, La Regione e l’intero Paese hanno bisogno di misure concrete e degli sforzi di tutti per uscire dall’emergenza e ripartire più veloci.

Ringraziando per l’attenzione e sicuro di poter collaborare, insieme ai miei colleghi, per la tutela e il progredire della Regione, come Capogruppo del Gruppo Lega Emilia – Romagna, in rappresentanza di tutti i Consiglieri del Gruppo, porgo cordiali saluti.

Matteo Rancan