Proiezioni del Cineclub alla Biblioteca di strada, l’assessore Zandonella: “Iniziativa culturale preziosa”

E’ confermato per giovedì 1° marzo alle 18, il primo dei tre appuntamenti dedicati a Piacenza e alla storia locale che il Cineclub Cattivelli propone presso la Biblioteca di strada dell’Infrangibile, tra via Tortona e via Serravalle Libarna. Nell’occasione, Marilena Massarini presenterà il filmato “Personaggi piacentini”.

“Ringrazio tutti coloro che si impegnano per la Biblioteca di strada – sottolinea l’assessore all’Identità e alle Tradizioni Luca Zandonella – perché una struttura frequentata, situata all’interno di un giardino pubblico, non può che rivitalizzare il quartiere e, grazie alla partecipazione di tante persone agli eventi che vi si tengono, renderlo più sicuro. Sappiamo bene, infatti, che i luoghi abbandonati sono maggiormente a rischio di degrado, mentre tutte queste iniziative garantiscono un arricchimento culturale e sociale importante. Mi preme infine sottolineare questo bel ciclo di incontri sulla storia e le tradizioni di Piacenza: conoscere da dove veniamo è importante per costruire il nostro futuro”.

Il successivo appuntamento della rassegna del Cineclub presso la Biblioteca di strada è in calendario giovedì 15 marzo, sempre alle 18, quando Marilena Massarini introdurrà il video dedicato a “Il Po di una volta”. Ancora da definire la data di aprile, quando verrà proiettato il documentario “Frammenti del passato”. 

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Due stelle del firmamento jazzistico in concerto a Piacenza

Un’occasione da cogliere al volo per la prima data in coproduzione con Jazz Network – Crossroads, che offrirà la possibilità di assistere a un concerto di due grandi stelle del firmamento jazz internazionale. Il concerto, in stretta collaborazione con il Conservatorio “Nicolini” di Piacenza, si preannuncia già come un evento imperdibile per la bravura dei due protagonisti e l’alchimia che riescono a ricreare quando duettano. Da New York i due fuoriclasse Dave Douglas alla tromba e Uri Caine al pianoforte si esibiranno sabato 3 marzo alle 21.15 nel salone del Conservatorio “G. Nicolini” di via S. Siro a Piacenza nei brani del loro progetto “Present Joys”. Il festival piacentino, organizzato dall’associazione culturale Piacenza Jazz Club, che può vantare il patrocinio del MiBACT, vede il sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano, della Camera di Commercio di Piacenza, della Regione Emilia-Romagna, dei Comuni di Fiorenzuola e Salsomaggiore Terme e di alcune realtà istituzionali e imprenditoriali del territorio. I biglietti per questo concerto sono acquistabili nei pomeriggi feriali dalle 15.30 alle 19.30 e al sabato mattina dalle 10.30 alle 12.30 presso la sede del Piacenza Jazz Club. E’ inoltre possibile prenotare il biglietto scrivendo una mail a biglietti@piacenzajazzclub.it.

Due musicisti di altissimo livello, entrambi acclamati come raffinati interpreti, entrambi forti di una felice carriera trentennale, si erano già incontrati numerose volte in diverse occasioni e in varie formazioni, ma è stato solo con “Present Joys”, che è anche il titolo di un album che raccoglie quest’esperienza, uscito nel 2014, che i due hanno deciso di dare vita a un lavoro comune che potesse valorizzare una collaborazione importante come la loro, fatta di amicizia, stima e complicità musicale. Insieme, i due fanno davvero scintille. Entrambi dotati di una padronanza tecnica sopraffina, di grande raffinatezza esecutiva e di un’intelligenza musicale portata all’innovazione e alla libera improvvisazione, riescono a spaziare tra i generi con molta fluidità, ma al contempo mantenendosi sempre in equilibrio con le melodie di riferimento. In questo caso si tratta di vecchi inni protestanti, scelti come loro voce guida.

I brani contenuti nell’album che verranno presentati anche nel corso di questo eccezionale concerto al Conservatorio Nicolini, sono infatti tutti ispirati alla “Sacred Harp”, la musica sacra corale della tradizione americana che a partire dalle comunità del New England già tra la fine del XVIII e la prima metà del XIX secolo si sviluppò poi via via anche nel resto degli Stati Uniti. Ad affiancare alcuni di questi inni che vengono cantati di solito “a cappella” durante le celebrazioni protestanti, vi sono altre composizioni dello stesso Douglas che ne riprendono le sonorità e ne mantengono l’ispirazione, pur se di gusto più contemporaneo.

Se pur è evidente il forte richiamo alla tradizione, è nella reinterpretazione in chiave jazz e attraverso l’improvvisazione e la sperimentazione che i due musicisti newyorkesi eccellono, offrendo il meglio di sé.

Dave Douglas, trombettista, compositore e docente, è stato ospite del Jazz Fest piacentino con una diversa formazione neglianni scorsi e si è meritato nell’arco della carriera numerosi e prestigiosi riconoscimenti: una Guggenheim Fellowship, un premio Aaron Copland e due nomination ai Grammy. Douglas ha sviluppato il suo lavoro in varie formazioni di cui è leader: il suo sestetto elettrico e il quintetto Sound Prints, di cui è contitolare con Joe Lovano. Negli ultimi anni ha ampliato la sua già notevole attività come compositore, aggiungendovi anche quella di organizzatore culturale.

Uri Caine, anch’egli “amico” del Piacenza Jazz Fest, inizia giovanissimo con Philly Joe Jones, Grover Washinton, Hank Mobley e più tardi, negli anni dell’università, con Freddie Hubbard, Joe Henderson, Lester Bowie. La svolta è il trasferimento dalla natale Philadelphia a New York. Con il terzo cd, dedicato a Mahler, inaugura la felice stagione di lettura in chiave jazz di alcuni compositori classici. La commistione jazz/classica ha in Caine un approccio particolarmente originale: suo scopo non è la reinterpretazione ma una vera e propria riscrittura di grandi compositori del passato quali Bach, Wagner, Beethoven o Schumann. Con le Variazioni Goldberg di Bach il pianista americano firma il suo indiscusso e più popolare capolavoro. La continua ricerca di Caine è l’occasione per il jazz di trovare nuovi sbocchi comunicativi, in sintonia con la musica contemporanea.

Masterclass con Uri Caine

Uri Caine, prima del suo concerto, alle ore 16.00 di sabato 3 marzo terrà una masterclass dedicata ai pianisti e musicisti tutti, ma gratuita e aperta a tutti, dove parlerà del suo stile e della sua tecnica esecutiva e compositiva, più in generale del rapporto con lo strumento che l’ha reso celebre in tutto il mondo: il pianoforte. Un’occasione rara per venire a stretto contatto con uno dei più brillanti musicisti del nostro tempo.
Per maggiori informazioni si consiglia di visitare il sito www.piacenzajazzfest.it o visitare la pagina Facebook del festival www.facebook.it/piacenzajazzfest. Per contatti si può scrivere alla mail a biglietti@piacenzajazzclub.it oppure telefonare allo 0523.579034 – 366.5373201




Da Biffi Arte si parla dei tanti misteri che ancora circondano il caso Moro

Venerdì alle 18 sarà presentato presso Biffi Arte “Complici” (Chiarelettere), libro choc sul caso Moro di Stefania Limiti e Sandro Provvisionato. A quarant’anni dal ritrovamento del corpo del leader democristiano Aldo Moro senza vita Stefania Limiti e Sandro Provvisionato hanno provato a disinnescare le incongruenze e i fuochi fatui dei cinquantacinque giorni più lunghi della storia italiana.

Il volume “Complici – Il patto segreto tra Dc e Br” (Chiarelettere) arriva sulle ali di uno scoop “a scoppio posticipato”, perché uno dei protagonisti di quegli anni ampliamente citato nel libro, il Generale Nicolò Bozzo, braccio destro di Carlo Alberto Dalla Chiesa all’epoca dei fatti con il grado di colonnello, quando il libro era definitivamente chiuso e pronto per la stampa ha ricontattato gli autori per rilasciare loro dichiarazione clamorosa: “Io e Dalla Chiesa conoscevamo il covo Br di Via Montalcini tre mesi prima del sequestro. Lo comunicammo ai vertici dell’Arma ma ci fecero il vuoto attorno”.

Dalla Chiesa infatti, stando a quanto è scritto nel volume, si era limitato a fornire lumi e ricostruzioni su fatti noti e contenuti nei documenti dell’epoca, ma questa rivelazione fu un jolly inaspettato. Di questo avvenimento ci sono lati oscuri, sui quali gli autori hanno cercato di fare luce, bruciando i dubbi, scartabellando documenti, incrociando i dati. La conclusione è che i conti non tornano in questo come in altri episodi del sequestro: la gestione del sequestrato, il luogo stesso dove Moro è stato detenuto e poi ucciso non può essere solo quello del covo di via Montalcini, fino alla lunga lotta per il possesso della “Carte di Moro”. Le ricostruzioni che sono state mostrate nel tempo dalle diverse Commissioni, ma il puzzle rimontato lascia fuori alcuni pezzi, oppure le tessere non combaciano esattamente. Il libro è sopratutto un esempio rigoroso di come si conduce un’inchiesta giornalistica. Gli autori cuciono insieme le trame di documenti eterogenei sparsi, rifuggono sempre alla tentazione di accettare una versione dei fatti servita in tavola. Un po’ di luce è stata fatta, peccato che Sandro Provvisionato sia venuto a mancare alcuni mesi fa.

Stefania Limiti è nata a Roma ed è laureata in Scienze politiche. Giornalista professionista, ha collaborato con varie testate, in particolare con il settimanale «Gente», su temi di attualità e di politica internazionale. Inoltre ha lavorato per «l’Espresso», «Left», «La Rinascita della Sinistra» e «Aprile». Segue con molta attenzione la questione palestinese e ha scritto “I fantasmi di Sharon” (Sinnos 2002), nel quale ricostruisce la strage nei campi profughi di Sabra e Shatila e le responsabilità libanesi e israeliane, e “Mi hanno rapito a Roma” (Edizioni L’Unità 2006) sulla vicenda del sequestro da parte del Mossad di Mordechai Vanunu, che mise l’Italia sotto i riflettori del mondo intero nel 1986. Inoltre ha realizzato un’inchiesta sul dossier di Bob Kennedy, sull’assassinio del presidente degli Stati Uniti dal titolo “Il complotto. La controinchiesta segreta dei Kennedy sull’omicidio di Jfk” (Nutrimenti, 2012). Con Chiarelettere ha pubblicato “L’Anello della Repubblica” (2009) e “La strategia dell’inganno. 1992-93. Le bombe, i tentati golpe, la guerra psicologica in Italia” (2017).

 




In Cattolica parte un ciclo di lezioni dedicato all’impresa 4.0

L’Impresa 4.0, entra in modo deciso nei percorsi didattici e di ricerca della Facoltà di Economia e Giurisprudenza della sede di Piacenza dell’Università Cattolica.

Sul tema delle nuove tecnologie, dei modelli di business e degli schemi di politiche del paradigma produttivo 4.0, partirà domani 28 febbraio un ciclo di lezioni per gli studenti dei corsi di laurea magistrale in Gestione d’azienda e dal 5 marzo un ciclo di seminari del Dipartimento di Scienze economiche e sociali.

“Cercheremo in primo luogo – dichiara il prof. Francesco Timpano che sta coordinando queste attività – di circoscrivere il campo di azione delle tecnologie abilitanti del 4.0 con la collaborazione del Musp, del suo direttore prof. Monno e dell’ing. Torta. Analizzeremo con il collega Bertolini dell’Università di Parma le opportunità del nascente Digital Innovation Hub, che realizzerà azioni anche nel nostro territorio per dare supporto alle imprese su alcune delle tecnologie abilitanti.

Parleremo delle politiche industriali regionali con Silvano Bertini della Regione Emilia Romagna poiché gli strumenti pubblici sono estremamente importanti in questa fase di startup del piano. Inoltre, avremo modo con due professionisti (Maurizio Fiaschè di Engineering Consulting e Francesco Braga di Perani e partners) di conoscere alcune delle implicazioni sia sul lato delle implicazioni manageriali del 4.0, sia sul riconoscimento della produzione della conoscenza con un approfondimento sul patent box. Infine, avremo il piacere di ospitare l’ing. Zuffada di Siemens, una grande azienda che ha un importante centro tecnologico a Piacenza e che sul paradigma del 4.0 sta riscrivendo il modo di produrre di molte aziende di cui è fornitore specializzato.”

Si preannuncia anche un lavoro specifico della Facoltà dedicato alla trasformazione digitale della logistica nell’ambito del management della catena del valore. Sono numerosi gli ambiti nei quali le tecnologie del 4.0 da tempo permettono di sviluppare la logistica interna aziendale e l’intera catena distributiva. Su questi temi l’Università Cattolica di Piacenza avvierà un master universitario sulla Supply chain management e innovazione digitale, che sarà un’opportunità per coloro che vorranno qualificarsi sul management delle nuove tecnologie del 4.0.

“La scelta di avviare un percorso su Impresa 4.0 – conclude la prof.ssa Anna Maria Fellegara, preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza – ha come finalità il rafforzamento del lavoro che la Facoltà sta facendo ormai da tempo per offrire ai nostri studenti gli strumenti per essere protagonisti nelle realtà aziendali in cui si inseriranno ed anche per interagire con la comunità locale, che sta investendo molto attraverso le sue politiche e le sue imprese sulle nuove tecnologie”.

Il 4.0 non modifica i processi produttivi solo dal punto di vista tecnologico, ma sta inducendo lo sviluppo di nuovi modelli di business, ridefinendo anche l’interazione tra impresa e territorio. Il 4.0 esalta l’interconnessione dei sistemi produttivi fisici tra di loro e soprattutto con la rete (cloud), ma modifica i modi di fare impresa perché permette un controllo ancor più sofisticato dei processi produttivi, modifica i rapporti fornitore-cliente perché la generazione di dati permette di introdurre nuove modalità di interazione nella fornitura dei beni, sempre più personalizzabili a costi contenuti e sempre più accompagnati da servizi a supporto, promuove nuove modalità di business facilitando l’adozione di paradigmi come circular economy o sharing economy.

Infine, l’accentuarsi della robotizzazione permette di pensare a processi produttivi più sicuri ed efficienti, ma costituisce anche una preoccupazione sul futuro del lavoro e quindi rende necessario impostare nuove relazioni industriali all’interno delle imprese e nei territori.

Per informazioni sulle iniziative si può consultare il sito della Facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Piacenza http://piacenza.unicatt.it/facolta/economia




Siamo molto Popolari: “un atto d’orgoglio di chi rappresenta una grande tradizione bancaria”

Il diritto, la proprietà, la banca (2007, edizioni Spirali), Siamo molto popolari (2017, edizioni Rubbettino): due libri di uno stesso autore scritti a dieci anni di distanza l’uno dall’altro, con la comune caratteristica della chiarezza (perché usciti dalla penna di un banchiere che è anche giornalista) e della schiettezza, perché Corrado Sforza Fogliani dice quello che pensa (e pensa quello che dice), atteggiamento di chi (oggi merce rara) ha la schiena dritta.

Concetti sui quali si sono trovati d’accordo i prestigiosi ospiti della presentazione dell’ultima fatica editoriale del presidente di Assopopolari, che si è tenuta a Palazzo Galli della Banca di Piacenza davanti a una platea numerosissima (gremito il Salone dei Depositanti, così pure le salette attigue Douglas Scotti e Carnovali e la Sala Panini al primo piano, allestita con collegamento audio-video), replicando i successi dei precedenti appuntamenti nelle sedi ABI di Milano e Roma.

Il condirettore di QN (Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno) Gabriele Canè, l’economista Roberto Caporale, il giornalista economico (Sole 24 Ore e Radio 24) Gianfranco Fabi, il manager  Luciano Gobbi, il presidente del Consiglio di amministrazione della Banca di Piacenza Giuseppe Nenna, lo storico ed economista Giulio Sapelli hanno ripreso – coordinati dal giornalista Robert Gionelli – i temi trattati in Siamo molto popolari (controstoria della Riforma della banche popolari voluta dal governo Renzi che arriva da lontano e porta all’oligopolio bancario) facendo dei parallelismi su quanto Sforza aveva scritto dieci anni prima, mettendo in guardia da pericoli che sono puntualmente diventati realtà.

«Vorrei ricordare un connotato dell’autore di questo libro», ha esordito Canè: «E’ un giornalista, non solo uomo di numeri, come era giornalista Einaudi e come lo è Patuelli: una passione per lo scrivere che dà una marcia in più».  In un momento nel quale le banche sono tutt’altro che popolari, ci voleva coraggio a scriverne. «Non ho competenze tecniche per giudicare la riforma delle Popolari – ha proseguito Canè – ma penso che non sia un problema di dimensioni: non è che piccolo non sia bello, non è bello ciò che è fatto male».

Il giornalista ha ringraziato Sforza per aver sempre difeso il valore della vicinanza delle banche popolari al territorio d’orgine, «un valore aggiunto che ci fa sentire più sicuri» e rilevato nel lavoro e pensiero del presidente di Assopopolari «una continuità tra il primo e il secondo libro».

Roberto Caporale ha definito il volume di Sforza «chiaro, limpido, non scritto in esperanto come tanti libri economici», argomentato in modo esaustivo. «Le banche popolari – ha spiegato – per le loro caratteristiche hanno partecipato in modo efficace alla crescita del nostro sistema economico garantendo crescita, stabilità e sovranità, tre valori oggi in crisi». L’economista ha criticato le regole europee che standardizzano tutto contro il buonsenso. «Ci sono appetiti pelosi, nessuna armonizzazione è neutra, ma nasconde favoritismi a qualcuno. C’è un disegno europeo giacobino che mira a distruggere i corpi intermedi a favore della grande finanza internazionale che vede le banche popolari come un ostacolo perché, purtroppo – ha amaramente concluso Caporale – è tutta una questione di soldi».

Giancarlo Fabi ha ricostruito il giallo del decreto del 2015 sulle banche popolari efficacemente raccontato nel libro (tutte le banche colpite dalla riforma, e costrette a trasformarsi in Spa, sono finite in mano a fondi speculativi perdendo la loro territorialità), giudicando il decreto stesso «incostituzionale, illogico, illiberale, improprio e ingiustificato», una riforma che deriva dalla logica del pensiero unico che «sposa il gigantismo a dispetto del rapporto personale e dell’economia reale».

Fabi ha consigliato la lettura dell’intervento di Corrado Sforza Fogliani nel volume Banchieri di Bebbe Ghisolfi (una raccolta di autobiografie di banchieri, appunto, che verrà presentato a Palazzo Galli il prossimo 12 marzo) ed ha avuto parole di elogio per la Banca di Piacenza, «all’antica, che pensa al territorio e a fare qualcosa a fianco delle persone».

Luciano Gobbi, che della Banca di Piacenza è stato presidente per cinque anni, ha con una metafora paragonato il libro di Sforza del 2007 a una paesaggio dipinto da Lorraine («eravamo in piena euforia finanziaria con derivati e quant’altro, poi ci si è resi conto che qualcosa non andava, nel paesaggio sono comparse le prime nubi e il presidente Sforza nel suo libro di dieci anni fa aveva con doti profetiche paventato tutti i guai che abbiamo poi visto»). Gobbi ha toccato un tema molto caro a Sforza: i centri decisionali che se vanno altrove facendoci diventare una colonia («la maggior perdita che Piacenza e il Paese abbia avuto») che vede sfumare indotto e occasioni di lavoro. «Sono sicuro che quando il presidente di Assopopolari scriverà il suo terzo libro, le cose andranno meglio, a patto che il potere politico si faccia carico di certe decisioni dopo il momento di grande antagonismo tra mondo reale e iperfinanzializzato; Trump, in questo senso, può essere utile», ha osservato il manager auspicando si vada oltre la riforma con un’ipotesi di lavoro che guardi al modello holding.

«Tre cose accomunano questi due libri – ha esordito Giuseppe Nenna -: coerenza, originalità del pensiero, schiena dritta. Una voce fuori dal coro, un atto d’orgoglio in difesa del modo di fare banca delle Popolari, che non ha il profitto come unico obiettivo e che garantisce autonomia dal potere politico, con il voto capitario che rappresenta una forma di democrazia». Anche Nenna ha definito «profetico» il libro di dieci anni fa, che suonava l’allarme sul rischio della perdita dei centri decisionali, e ha sottolineato una contraddizione: «In Italia si cerca di sopprimere le Popolari, in altri Paesi sono aiutate, sostenute».

«Il libro di Sforza Fogliani – ha affermato Giulio Sapelli – prende il toro per le corna spiegando perché si vogliono eliminare le banche popolari». Ma cosa ha provocato tutto questo? «L’equilibrio tra le potenze mondiali è cambiato – ha spiegato l’economista -. Quindici anni fa si è allentato l’ombrello americano e la Germania ha preso campo. Il nostro Paese si è portato dietro il cosmopolitismo delle classi dirigenti a cui non importa nulla delle sorti dell’Italia. Bisogna essere aperti al mondo, d’accordo, ma occorre avere ben vivo il concetto di Patria», altrimenti si abbassano le difese e «si permette il saccheggio al cuore del risparmio italiano che le Popolari rappresentano». A parere di Sapelli un altro problema è rappresentato dal sistema di formazione della classe dirigente («molto deteriorato») con l’Università che viene finanziata in rapporto al numero di laureati («ai miei tempi si andava in 100 e si arrivava in 20; oggi si arriva in 100). Attraverso le banche popolari si vogliono colpire le piccole e medie imprese che sono le clienti del credito cooperativo. «Ma non è un complotto – ha concluso Sapelli – bensì un processo storico pieno di contraddizioni e stupidità a cui quasi nessuno si oppone. Triste Paese il nostro. Il 4 marzo si vota e non c’è in giro un manifesto. La politica ha mortificato e desertificato l’Italia».

In chiusura ha preso la parola l’autore delle pubblicazioni. «E’ stato detto tutto quello che si poteva e doveva dire, il campo è stato arato fino in fondo», ha esemplificato Sforza Fogliani che ha dichiarato l’amore per la categoria delle banche popolari. «Il libro – ha proseguito – ha voluto essere un atto d’orgoglio perché sentiamo di rappresentare una grande tradizione non solo sul piano economico, e un atto di denuncia: i dati che si riferiscono alla composizione azionaria del capitale delle grandi banche sono spaventosi; sono diventate di proprietà dei fondi internazionali speculativi. Quando si è colonie, quando si perdono i centri decisionali, non c’è più futuro per il Paese e per le province che non hanno una banca locale, che è come la salute: si apprezza quando non c’è più». Il presidente Sforza ha ricordato i 40 milioni all’anno che la Banca di Piacenza riversa sul territorio (finanziamenti esclusi), cosa che nessun altra istituzione fa: «Continuiamo la nostra vita come Banca di Piacenza – ha spiegato Sforza – fatta di attenzione per quello che va attenzionato.

Sabato inaugureremo la Salita al Pordenone riprendendo una tradizione antica che rimarrà nel tempo. Ci vantiamo di aver fatto tutto con le nostre forze, senza aver chiesto un euro alle istituzioni pubbliche e senza distogliere soldi della comunità ad altri impieghi, specie in questo periodo ci crisi. A breve verrà presentato ai soci il bilancio, con risultati che consentiranno di aumentare il dividendo. Simili traguardi sono possibili anche grazie agli amministratori e ai dipendenti che sono vicini alla Banca. E questo vuol dire essere vicini al territorio».

L’on. Daniele Capezzone e Paolo Cirino Pomicino, previsti tra i relatori, non sono riusciti a raggiungere Piacenza a causa dei disagi nei trasporti ferroviari provocati da neve e gelo. Pomicino ha inviato un messaggio (pubblicato su questo stesso sito) nel quale, scusandosi, ha analizzato con acutezza il problema della riforma delle Popolari, e riferendosi a Sforza Fogliani ha scritto che «testimonia in ogni occasione che la vera giovinezza non è quella anagrafica ma quella del pensiero».

Emanuele Galba




Testamento biologico in Consiglio Comunale: a breve il registro DAT

Giornata attiva in Consiglio quella che si è conclusa ieri verso la mezzanotte. 18 emendamenti al DUP proposti dalle minoranze, in particolare dal gruppo Liberi di Massimo Trespidi e Piacenza in Comune di Luigi Rabuffi.

Quest’ultimo ha segnalato l’importanza di “diminuire il traffico veicolare, invogliare all’utilizzo della bici e della mobilità dolce, in particolare migliorarne le vie e creare nuovi precorsi ciclabili”. Nel dibattito, Mancioppi ha segnalato che “nonostante non vi sia una voce specifica che riguarda questo argomento, stiamo valutando tutte le possibilità in merito”. Trespidi ha manifestato il proprio appoggio alla proposta, sottolineando l’inutilità delle Consulte, e richiamando l’assessore competente, Zandonella, “a vigilare sul loro lavoro. Se le abbiamo attivate, che almeno propongano un parere”. Emendamento respinto 11 favorevoli contro 20 contrari.

Altro emendamento di portata maggiore è stato quello sul fine vita. Rabuffi ha sottolineato l’importanza del Testamento Biologico, “norma di grandissima civiltà: viene tutelato il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione del paziente. Nessun trattamento può essere proseguito se non col consenso libero e informato della persona. Chiedo di accelerare la predisposizione di un registro DAT, e decidere del proprio fine vita”. Respinto con 12 favorevoli e 17 contrari. 

Questa è la prima discussione di cuore che sento oggi – ha sottolineato Fiazza nel dibattito -, mi hanno colpito le parole della consigliera Cappucciati. Ognuno vive emozioni sulla propria pelle in base all’esperienza che ha fatto, credo che il DAT sia un segno di civiltà che vada dato”. La Cappucciati precedentemente aveva raccontato la propria esperienza personale: “Non credo che a 20 anni posso decidere della mia vita. Non è facile in quel determinato momento decidere se smettere le cure o meno. Una legge che stabilisce il mio fine vita è preoccupante, almeno di casi eccezionali”. La Lega in questo caso non ha votato congiuntamente ma ha lasciato libertà di scelta a ciascun consigliere, proprio in virtù delle esperienze singole  e della delicatezza dell’argomento.

Il gruppo Liberi di Trespidi ha messo sul tavolo la questione del Regolamento del Verde, che però è stato respinto con solo 12 voti favorevoli. Roberto Colla di Piacenza Più ha predisposto invece un emendamento che prevedeva “la collaborazione con gli enti specifici, di interventi educativi atti a difendere tra i giovani il ricordo e la memoria della storia del ‘900, dal quale possono trarre insegnamenti capaci di inculcare loro cittadinanza attiva e senso civico, in ottemperanza alla relativa legge regionale”. Approvato con 27 voti favorevoli.




Speciale Elezioni: Filippo Ghigini (Movimento 5 Stelle)

Intervista di PiacenzaOnline a Filippo Ghigini candidato per il Movimento 5 Stelle nel collegio uninominale di Piacenza




Bersani: “La destra punta sull’insicurezza delle persone”

Continua la campagna elettorale delle varie compagini politiche che si apprestano ad entrare nello sprint finale, tra 6 giorni si vota. Liberi e Uguali ieri ha accolto al Teatro annesso alla Parrocchia Sacra Famiglia Pier Luigi Bersani, ex segretario PD ora con LeU, per un confronto con i candidati piacentini Francesco Cacciatore e Alessandro Ghisoni. A moderare Mattia Motta.

Bersani ha commentato la campagna elettorale e le recenti polemiche con protagonista Salvini, che ha giurato sul Vangelo in Piazza Duomo a Milano “di servire con onestà e coraggio il popolo, rispettando gli insegnamenti qui contenuti”.

“E’ la prova vivente, – ha commentato Bersani -, della misericordia di Dio che non ha fatto prender fuoco al Vangelo”. “Sta ricomparendo una destra aggressiva, fascistoide da noi,un fenomeno che è comunque europeo e mondiale. Dove non va la sinistra prima o poi ci va la destra. Casapound prende l’8% a Lucca e il 9% a Ostia, Forza Nuova comincia ad entrare in alcuni Consigli comunali. Il consenso lo prendono dove c’è il disagio e l’ignoranza. Li bisogna andarci, anche a costo di prendere insulti. Non si può andare solo dove c’è la soluzione, ma anche e soprattutto dove c’è il problema. Bisogna trattare la questione sociale, che vedo bistrattata dalle altre forze politiche, c’è un mondo che sta sottovalutando questo problema, questo è il vero punto della campagna elettorale”.

“Girando per assemblee, mercati, ho visto tanta gente normale. Siamo rimasti legati a un’idea di sinistra plurale e di governo, basata sulla regola secondo cui se vuoi far crescere la tua comunità non puoi pretendere di star bene da solo, devono star bene tutti. E questa è una regola economica, ma l’egoismo sociale nega questa verità, che ha come centro il tema del lavoro, perno della nostra proposta. Siamo arrivati ad un parossismo: i primi 6 uomini più ricchi del mondo hanno la ricchezza di 3 miliardi di persone. La gente che può dirsi sicura del proprio lavoro è in drastica diminuzione, su questo il pensiero regressivo di destra ha piantato le proprie radici. Promette protezione da un nemico. La sinistra che avrebbe tutti gli strumenti per offrire protezione coi suoi valori non ha fatto nulla in questi anni, non si è fatto argine a questo pensiero”.

Per ridurre le disuguaglianze la ricetta proposta da Bersani prevede investimenti seri e mirati: “Basta bonus e sgravi, ci sono costati 27 miliardi e non hanno portato a nulla. Bisogna pensare di ridurre l’orario di lavoro, anche in relazione all’avanzamento tecnologico: stiamo pagando con soldi pubblici il 70% degli investimenti in robotizzazione. Bene la produttività , ma bisogna capire come distribuirla correttamente”

Altro investimento importante secondo Bersani va fatto per territorio e ambiente: “Green economy, efficienza energetica, bonifiche. Abbiamo perso milioni di posti di lavoro nell’edilizia. Vorrei andare a verificare quali sono i Comuni al di sopra di un certo tasso di spopolamento e proporre loro un’esenzione fiscale per 5 o 6 anni per tutte le attività economiche e si abbattono tutte le autorizzazioni tra un mestiere e l’altro”.  

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Un corso per diventare proprietari responsabili di animali

Ogni anno i Centri Educativi piacentini delle cooperative Eureka, Oltre e Casa del Fanciullo propongono, grazie alle competenze dei colleghi della Casa del Fanciullo e alla collaborazione con i medici e gli educatori cinofili dell’Ambulatorio Veterinario Cer.pa,  un percorso per diventare  proprietari di animali responsabili  e consapevoli oltre a scoprire il giusto approccio che si deve tenere quando si incontra un cane.

Sempre più spesso si sentono di incidenti tra cani e bambini, tra cani, discussioni tra cittadini dovute alla non corretta gestione del proprio animale domestico. La strada vincente è lavorare proprio sulle nuove generazioni per diffondere la conoscenza dei regolamenti comunali sui comportamenti responsabili che i proprietari devono tenere in città, nelle aree di sgambamento, nei locali pubblici ma altrettanto importante è conoscere il linguaggio del cane per evitare situazioni spiacevoli.
Il cane attraverso tutte le parti del corpo  è capace di dialogare con gli altri membri del suo mondo tanto che siano cani o umani, se i ragazzi imparano a farsi capire e a ben interpretare il linguaggio del cane  ogni incontro sarà una gioia.

I Centri Educativi, oltre al sostegno scolastico sono da sempre luoghi di confronto e di crescita dove fare esperienze, formarsi e creare legami forti sia con i coetanei sia con figure adulte di riferimento  professionalmente preparate  che mediano e veicolano esperienze positive.

Lunedì 26 alle 15 inizierà questa esperienza con un  primo gruppo di ragazzi presso la palestra dell’Ambulatorio Veterinario Cer.pa e proseguirà a cadenza settimanale.




Banchetto elettorale di Forza Nuova nel week-end

Banchetto elettorale di Forza Nuova in via XX Settembre a Piacenza. I sostenitori del movimento hanno distribuito, nel fine settimana, volantini ai passanti. E’ stato anche esposto un striscione con la scritta “Fermiamo l’immigrazione”.

Proprio sul tema dell’immigrazione Forza Nuova ha diffuso un comunicato stampa che pubblichiamo qui sotto.

“Fermiamo l’immigrazione. Non è solo uno slogan, ma una serie di azioni da mettere in atto subito. E’ di pochi giorni fa l’allarme lanciato dal premier Ungherese Orban “L’immigrazione minaccia l’Europa e la cultura cristiana”. La sua battaglia continua, il governo ungherese ha presentato un pacchetto di proposte per leggi severe contro chi aiuta i migranti.

La minaccia di un’invasione è concreta, stime prevedono l’arrivo di 60 milioni di immigrati africani in Europa. In questo momento per la crudelta’ dimostrata nei delitti in cui si sono resi protagonisti si parla di Nigeriani in Italia: fonti attendibili li stimano in 88.527 su circa 5.046.994 stranieri in Italia- aggiungendo diverse voci arriviamo a circa 6 milioni, il 10% della popolazione italiana.

In Italia i nigeriani hanno sempre avuto difficoltà a trovare asilo. Lo scorso anno, secondo i dati Ismu, il 71 per cento di loro ha ricevuto un diniego alla domanda d’asilo. Anche in Germania la loro situazione è peggiorata la Merkel ne ha fatti rimpatriare 12.000 anche se molti di loro fossero ormai stabilmente nel paese da anni, perfettamente integrati. Rimpatriarli costa, un esempio: 14 luglio 2016 15 persone di nazionalità nigeriana, 70 addetti alla sicurezza costo totale del rimpatrio 185.000 euro.

Umano rimpatrio chiediamo noi della lista ITALIA AGLI ITALIANI, ancora con più forza FERMIAMO L’IMMIGRAZIONE. BLOCCO NAVALE O IL NOSTRO ESERCITO IN LIBIA”.