Duro attacco a Zandonella ritratto con una svastica disegnata in fronte

Sale di tono la vicenda della presenza piacentina di Lorenzo Fiato, presidente di Generazione Identitaria, ed unico italiano sulla nave C-Star (l’imbarcazione che ha tentato di ostacolare i salvataggi di profughi in mare). Questa sera alle 21, presso la Casa delle Associazioni, è prevista una serata per parlare dell’operazione “Defend Europe” e fra gli interventi in scaletta ci sarà quello di Luca Zandonella, assessore alla cultura del comune di Piacenza.

Qualcuno però ha pensato bene di gettare benzina sul fuoco ed ha appeso in città dei manifesti in cui Zandonella viene definito “Amico dei Nazi, nemico del popolo” e ritratto con una polo nera ed una svastica sulla fronte. Il manifesto riporta poi la frase “La vostra nave non attraccherà nemmeno a Piacenza”.

Il consigliere regionale della Lega Matteo Rancan, dando notizia dell’episodio sulla sua bacheca Facebook ha espresso solidarietà  all’amico e compagno di partito scrivendo:  «Qualche predicatore di democrazia FIGLIO DI PAPA’ ha pensato bene di attaccare in modo BECERO, imbrattando la città, l’amico Luca Zandonella Callegher, riguardo l’evento che la Lega Nord Piacenza ha organizzato per stasera, definendolo “Amico dei Nazi, nemico del popolo”.
Vorrei ricordare, a voi che amate tanto la democrazia unilaterale, che, a differenza vostra, la Lega Nord Piacenza nutre di quello che si chiama CONSENSO POPOLARE e che l’amico Zando è stato ELETTO DAL POPOLO! Migliore risposta? Partecipare IN MASSA all’evento di stasera alle ore 21:00 presso la casa delle associazioni in via Musso,5 a Piacenza! VI ASPETTIAMO!»

 




Rientrata l’emergenza smog. Pm10 sotto la soglia d’allarme

Rientra l’allarme inquinamento di livello 2, ripristinando da venerdì 27 ottobre a lunedì 30 incluso (data di emissione del prossimo bollettino Arpae) i consueti provvedimenti in vigore dal 1° ottobre al 31 marzo, previsti dal Piano regionale per la qualità dell’aria. Sono infatti tornati sotto i parametri massimi i valori di Pm10 rilevati in questi giorni, riportando a livello zero lo stato di allerta.

Ciò significa che non ci saranno limitazioni al traffico nel fine settimana, ma dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 18.30, permane il divieto di circolazione per i veicoli a benzina pre Euro ed Euro 1, nonché per i diesel sino alla categoria Euro 3 inclusa, i ciclomotori e motocicli a due tempi pre Euro. Sempre d’obbligo, come prevede la normativa, lo spegnimento del motore per i mezzi in sosta.

Per i prossimi quattro giorni non vi saranno invece prescrizioni né per quanto riguarda la temperatura degli ambienti riscaldati o le tipologie di generatori di calore, né in tema di combustioni all’aperto o spandimento di liquami.




Che cosa rimane di Martin Lutero? La riforma luterana 500 anni dopo

Che cosa rimane di Martin Lutero? Il teologo tedesco, padre della celebre riforma di 500 anni or sono, è al centro di una serie di iniziative organizzate dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano in concomitanza con la data – secondo la tradizione il 31 ottobre 1517 – nella quale egli affisse le sue 95 tesi al portale del Duomo di Wittenberg.

Gli eventi
Quattro gli appuntamenti. Si comincia domenica 29 ottobre, alle 17.30 nel Salone d’onore di Palazzo Rota Pisaroni, con il concerto E quando David prendeva la cetra lo spirito maligno si ritraeva, musiche d’arpa nella Germania Luterana che vedrà protagoniste le musiciste Mara Galassi e Flora Papadopoulos. De La riforma secondo Lutero parlerà il 10 novembre all’Auditorium della Fondazione, alle 21, Miguel Gotor, senatore e docente all’Università di Torino. Ancora a Palazzo Rota Pisaroni, il 28 novembre alle 18, interverrà la storica dell’arte Federica Gennari, che parlerà sul tema L’arte al servizio della Riforma: Cranach pittore e ritrattista di Lutero. Quarto e conclusivo appuntamento il 15 dicembre, alle 18 ancora a Palazzo Rota Pisaroni, con la musicologa Cristina Scuderi e l’incontro Bach e la musica della Riforma.

La riforma luterana
Nell’immaginario popolare lo sconosciuto monaco agostiniano si sarebbe recato sul sagrato del Duomo di Wittenberg, martello alla mano, e avrebbe esposto le sue tesi decretando così la distruzione della chiesa romana. Le cose non andarono esattamente così. Era prassi discutere pubblicamente le proprie idee, e quale luogo più adatto se non il sagrato di una chiesa in un’epoca in cui, a causa del susseguirsi di pestilenze cresceva una religiosità carica di angosce e di attese? Certo è che la Chiesa romana necessitava di una riforma. Attraverso le 95 Tesi Lutero non stava più riformando la chiesa, ma compiva una rivoluzione nel modo di intendere il cristianesimo. Le idee di Lutero, grazie ai nuovi strumenti di comunicazione, si diffusero rapidamente e ottennero un vasto consenso anche perché trovarono un contesto socio-politico estremamente favorevole. La Riforma Luterana trasformò l’assetto geo-politico della Germania e, conseguentemente, dell’Europa e del mondo intero. Oggi diremmo che si trattò di un fenomeno globale. La riforma fece sentire i propri influssi in campo sociale, in campo culturale, economico, politico e religioso. Si affermò l’idea che per facilitare l’accesso alle sacre scritture era necessario saper leggere e scrivere e nei centri urbani nacquero scuole per ragazzi e ragazze senza alcuna discriminazione. Grazie alla traduzione della Bibbia Lutero gettò le basi per un’unica lingua scritta per il popolo tedesco. Seguendo la Bibbia i riformatori, in primis Martin Lutero, trasformano radicalmente il ruolo della donna nella società: l’uomo e la donna hanno lo stesso valore. Da un punto di vista meramente religioso la riforma ebbe il merito di provocare una (lenta) riflessione all’interno della Chiesa romana e di spingere a una riforma cattolica che culminò con il Concilio di Trento convocato nel 1530 da Paolo III Farnese e le cui conseguenze furono la riforma degli ordini religiosi, la creazione di nuovi ordini e… il ripristino della Santa Inquisizione. Lutero è senza dubbio il prodotto di correnti di pensiero a lui precedenti, di intellettuali e studiosi che non ebbero a disposizione quel grande mezzo di comunicazione che fu la stampa e per i quali il momento politico favorevole non era ancora giunto. La riforma non fu la cesura con il medioevo ma ne fu la logica continuazione. Il medioevo non fu un periodo “buio”: molte delle idee che oggi definiamo moderne hanno origine proprio in quel periodo, la riforma non è il superamento del pensiero medievale bensì il suo sviluppo. Il termine “periodo della riforma” è fuorviante: non è a indicare semplicemente il periodo in cui si sviluppò la riforma esso si riferisce anche al Rinascimento. Contemporanei di Lutero furono riformatori quali Huldrych Zwingli e Johannes Calvin , artisti come Leonardo da Vinci o lo storico e politico Niccolò Machiavelli. Ancora oggi si discute invece sulla figura di Lutero sul quale gli scritti contro gli ebrei, alla repressione nel sangue dei contadini che si ribellarono ai principi nel nome di una rivendicazionedi libertà non solo religiosa ma politica , fino alle guerre di religione, gettano oscure ombre.

DOMENICA 29 OTTOBRE, ORE 17.30

Salone d’onore di Palazzo Rota Pisaroni Via S. Eufemia, 13 Piacenza “E quando David prendeva la cetra lo spirito maligno si ritraeva” Musiche d’arpa nella Germania Luterana Mara Galassi e Flora Papadopoulos Arpe barocche

VENERDÌ 10 NOVEMBRE, ORE 21
Auditorium della Fondazione Via S. Eufemia, 12 Piacenza La riforma secondo Lutero Incontro con Miguel Gotor

MARTEDÌ 28 NOVEMBRE, ORE 18
Salone d’onore di Palazzo Rota Pisaroni Via S. Eufemia, 13 Piacenza L’arte al servizio della Riforma: Cranach pittore e ritrattista di Lutero Incontro con Federica Gennari

VENERDÌ 15 DICEMBRE, ORE 18
Salone d’onore di Palazzo Rota Pisaroni Via S. Eufemia, 13 Piacenza Bach e la musica della Riforma Incontro con Cristina Scuderi




Studenti del Romagnosi a Bologna donano fondi per le vittime dei reati

Nei giorni scorsi a Bologna, alcuni studenti dell’Istituto Romagnosi, hanno partecipato al convegno “Il tuo comportamento favorisce le mafie”, organizzato dalla Regione Emilia-Romagna, dal Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna e dall’associazione culturale antimafia “Cortocircuito”, alla presenza, in qualità di relatori di Gian Carlo Caselli, ex procuratore capo di Palermo e in seguito di Torino e di Gaetano Calogero Paci, procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.

Nell’occasione, i ragazzi, accompagnati dalla prof.ssa Paola Cordani, hanno incontrato Cosimo Braccesi ed Elena Buccoliero, rispettivamente vicepresidente e direttrice della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati, per consegnare nelle loro mani la somma raccolta dall’Istituto Romagnosi  a beneficio delle attività della Fondazione, unica esperienza in Italia di supporto alle vittime di gravi reati dolosi. Un contributo piccolo come entità (100 euro) ma importante nel suo significato più profondo, una colletta spontanea frutto della matura sensibilità dei giovani studenti piacentini che nella primavera del 2015 avevano partecipato al progetto “Noi, parti offese”, organizzato nella nostra città dalla Fondazione e dal Teatro dell’Argine. Un’esperienza che aveva coinvolto tre classi, alcuni redattori del giornale scolastico “The Mente” e altri giovani partecipanti al laboratorio teatrale “Follemente”, in una sorta di simulazione nella quale gli studenti, calati nei panni di amministratori comunali, avevano cercato di comprendere le necessità di una vittima di reato per formulare una richiesta di aiuto alla Fondazione. E che verrà ripresa nei prossimi mesi in Regione e di nuovo a Piacenza, con la partecipazione dell’Istituto Romagnosi quale scuola-pilota per la sperimentazione sul campo di un vero e proprio gioco di ruolo realizzato dalla Fondazione per le scuole secondarie di secondo grado, volto a sensibilizzare i giovani sulle conseguenze che la violenza può avere sulla vita di una persona e dei suoi familiari più stretti e a promuovere il valore del sostegno alle vittime.




Fiazza(Pd): “Serve un’area per cani nel parco Montecucco”

«È inconcepibile che in tutto il quartiere Besurica, con più di seimila abitanti, non sia presente almeno un’area di sgambamento per cani». Il consigliere comunale Christian Fiazza invita l’Amministrazione a realizzare un’area di questo tipo all’interno del Parco Montecucco, come richiesto dal comitato di residenti della zona. «È giunto il momento di mettere una pezza a questa importante mancanza per la Besurica. Il Montecucco sarebbe il luogo ideale per costruire un perimetro recintato dedicato agli amici a quattro zampe, abbastanza lontano dalle abitazioni per non arrecare disturbo al vicinato. In questo parco, che si estende per circa 16 ettari ad Ovest di Piacenza, lo sgambamento avrebbe un costo sostenibile per i fondi comunali, sfruttando un lato di recinzione già esistente, nonché le panchine e le fontanelle d’acqua potabile – prosegue Fiazza -. Un’area verde recintata per cani tutelerebbe la sicurezza degli animali, il decoro urbano e l’ambiente. Alla Galleana è presente da anni, perché non offrire questo servizio finalmente anche alla Besurica?».

«Dalle voci di alcuni residenti, risulta che la Polizia municipale – facendo rispettare le norme vigenti – abbia incrementato le multe nei confronti dei padroni che lasciano scorrazzare liberamente il proprio cane nel Montecucco. Indubbiamente, è una pratica che rischia di comportare un fastidio ai bambini, alle famiglie e agli anziani che trascorrono una giornata nel Parco – conclude Fiazza -. Ma è anche vero che, oltre a punire chi trasgredisce, il Comune dovrebbe interrogarsi sulle radici alla base del problema, mettendo in campo una soluzione adeguata che potrebbe appunto essere un giardino recintato per cani». A tal fine, Fiazza ha presentato un’interrogazione scritta alla Giunta Barbieri, firmata anche dalla consigliera comunale Giulia Piroli.




Mura tra musica, sport e giornalismo racconta “Confesso che ho stonato”

Dimenticate Gianni Mura magnifico narratore delle ascese di qualche campione del ciclismo su una montagna del Tour de France o del Giro, dimenticate i racconti romantici di un campo di calcio. Ieri alla Biffi Arte durante la rassegna “L’Arte di Scrivere”, Mura ha mostrato il lato musicale di sé presentando “Confesso che ho stonato” (Feltrinelli), libro sul fascino che la canzone prevalentemente italiana ha esercitato sul giornalista milanese. A moderare Mauro Molinaroli e Giorgio Lambri. Mura

“Per scrivere il mio primo libro ho aspettato di avere 60 anni – ironizza -, forse sono un po’ pigro. Tra le cose che avevo in mente di fare all’inizio di questa avventura era una biografia su Sergio Endrigo. I giornalisti solitamente scelgono di scrivere di calciatori famosi, io avevo scelto un cantante di fama relativa”. La passione per il cantautore nato a Pola in Croazia viene dall’essenzialità dei suoi testi. “Spesso si vantava di non aver mai usato più di 2000 parole, riusciva a combinare una scrittura alta e al contempo popolare. Ci ha insegnato che per scrivere una bella canzone non servono parole auliche, lui stesso ne ha scritte di ogni genere partendo da quella d’amore, ha scritto per i bambini (Ci vuole un fiore, ndr), ha messo in musica dei testi di Pasolini. Purtroppo gli ultimi anni di vita li ha vissuti in un progressivo deterioramento fisico, soffriva di acufene”.

Il primo approccio di Mura col mondo musicale risale alla caserma. “Mio padre era maresciallo dei Carabinieri. Al tempo la televisione aveva un solo canale, che non proponeva granché di interessante, così grazie a loro ho imparato moltissime canzoni dialettali del Centro Sud e del Triveneto”.

Un altro capitolo del libro racconta la “vita spericolata” di un simbolo della musica come Edith Piaf. “Sembra scritta da uno sceneggiatore. Suo padre era un contorsionista e la madre una cantante. Il lavoro dei genitori non permetteva di allevare un figlio, così viene data in affidamento alla nonna, ammaestratrice di pulci, a cui importava poco di lei. Viene così affidata a un’altra nonna, che gestiva un bordello. Una mattina si sveglia ed è cieca, una delle ospiti del bordello la porta sulla tomba di Santa Teresa per chiedere di ridarle la vista. Questo spiega che il suo cantare era sofferenza pura. Con La vie en rose riscosse grande successo: fu pubblicata 6 mesi dopo che i tedeschi se ne andarono da Parigi, allora occupata. Era una canzone simbolica”.

Non poteva mancare durante l’intervista, un momento dedicato al calcio e all’accostamento scomodo con Gianni Brera. “Ho sempre cercato di distanziarmi da questo. Vedo nel mio modo di scrivere e nel suo grandissime differenze – ha sottolineato -, credo abbia influito più la somiglianza fisica e la passione comune per il vino rosso. Lui aveva 2 lauree e parlava fluentemente inglese, io no, ma da lui ho effettivamente imparato molto semplicemente guardandolo lavorare: mi ha insegnato ad andare controcorrente, a sbagliare in autonomia e soprattutto senza omologarsi alla massa”. Quest’ultimo aspetto tiene a sottolinearlo con vigore nella sua lectio giornalistica. “La cosa più stupida nel mestiere del giornalista è copiare uno stile altrui. Una volta c’era più cura nel modellare i giornalisti, io sono stato fortunato ad aver incontrato molte persone che mi hanno aiutato. Oggi un ragazzo che arriva in una redazione è assolutamente abbandonato a se stesso, se riesce ad arrivare in una redazione. Oggi, in particolare coi giornali online, vince il più veloce, e soprattutto non esiste quasi più la figura del correttore di bozze e la cernita delle notizie pubblicabili”.

“Il computer – continua – modifica il modo di scrivere, lo rende molto più ragionieristico. Scrivendo a macchina le parole sono molto più libere. Ai giovani d’oggi vengono fatti consumare i polpastrelli e gli occhi, per 12 ore al giorno”. Altro problema evidenziato da Mura riguarda la grafica di un giornale: “In passato gente come Brera consegnava cartelle che oggi sarebbero comparabili a 9000 caratteri, impensabile per un giornale di oggi, e sempre con una qualità eccelsa. Oggi gli spazi si sono ridotti per ingrossare i titoli dei giornali, cercando di stare al passo coi tempi di Internet”. Confesso, Mura, che c’è ancora chi usa il taccuino per scrivere i pezzi come questo.

 




La casa di riposo di Ottone raddoppia gli ospiti e raggiunge l’equilibrio finanziario

Il sindaco di Ottone, Federico Beccia, in un comunicato, esperime soddisfazione per i riusultati ottenuti dalla locale casa di riposo che è riuscita a raddoppiare il numero di ospiti e l’equilibrio economico.

La casa di riposo Leopoldo Castelli di Ottone attualmente ospita 14 persone, il doppio rispetto alle 7 registrate nel 2014 ed ha anche ristabilito il proprio bilancio, non necessitando più, ad oggi, del sostegno economico da parte di altri.

Grazie al contributo ed aiuto, negli anni precedenti, da parte del Comune e della Fondazione di Piacenza e Vigevano, la struttura è riuscita a rinascere ed implementare i propri servizi.

Sono stati eseguiti lavori di ristrutturazione, c’è una figura professionale di fisioterapista a servizio degli anziani ospiti e, nel complesso, la qualità della degenza è aumentata oltre ogni previsione.

L’attrattività della struttura costituisce un ottimo risultato per la popolazione ottonese e per l’amministrazione ed è di buon auspicio per la futura apertura del nuovo centro nei locali della scuola, finanziato dalla regione Emilia Romagna, che vedrà la nascita di una comunità di alloggio, un punto prelievi con ambulatori e sportello sociale e una nuova sede per la Croce Rossa.

Nel 2014 non ci si poteva aspettare di raggiungere un risultato così positivo a distanza di soli tre anni. L’amministrazione si era posta l’obiettivo di valorizzare le potenzialità della struttura e ha lavorato, da subito, in quella direzione.

Il sindaco ha voluto ringraziare pubblicamente tutte le persone che hanno collaborato a questo scopo, investendo impegno e determinazione.




La fiaba di Pinocchio approda al teatro President di Piacenza

Arriva per la prima volta a Piacenza al Teatro President il Teatro Umbro dei Burattini con lo spettacolo “Pinocchio, Le Avventure di un sognatore” (sabato 4 unico spettacolo alle 17.30; domenica 5 spettacoli ore 15.30 e 17.30; info e prenotazioni 347.0002029; teatrodeiburattini.it), un grande classico, ma nella rivisitazione della favola proposta dal Teatro Umbro dei Burattini il celebre personaggio di Collodi gioca con i moderni videogames e strizza l’occhio ai social-network. Sarà l’antica arte dei burattini a presentare Pinocchio in chiave moderna con uno spettacolo di 75 minuti che ha ottenuto ottimi riscontri di pubblico e da parte dei media nel corso delle precedenti tournée in tutta Italia.

La particolarità dello spettacolo è quella di raccontare una favola senza tempo che ha appassionato generazioni di bambini attraverso l’antica arte dei burattini che riesce ancora a emozionare e a divertire, lasciando ai più piccoli anche spazio per l’immaginazione. Ma non basta. Un’altra particolarità è quella di raccontare la celebre storia con un’originale rivisitazione, dal momento che Pinocchio giocherà e sarà alle prese con i moderni videogiochi o ancora interagirà con gli altri bambini anche attraverso i social-network. La compagnia ha deciso così di avvicinare il pubblico più giovane parlando il suo stesso linguaggio, il linguaggio delle nuove generazioni che trascorrono il tempo su internet oppure davanti al monitor giocando con la playstation. Ma questa volta non sarà così. I bambini potranno fare una nuova esperienza, dal vivo, attraverso un nuovo linguaggio, quello dei burattini, che per molti sarà inedito.

I burattini, di grandi dimensioni, utilizzati dalla compagnia umbra sono  in legno e  tutti dipinti a mano,  delle vere e propie opere d’arte realizzate da un anziano artigiano torinese.  Le musiche dello spettacolo, tutte originali, sono composte da Giuliano Ciabatta in arte “Paco”, musicista e compositore, con al suo attivo prestigiose collaborazioni con artisti di livello nazionale. Una fra tutte quella con Lucio Dalla.

Il Teatro Umbro dei Burattini, diretto da Andrea Bertinelli e Vioris Sciolan, ha alle spalle centinaia di spettacoli in tutta la Penisola, dal Friuli alla Sicilia, e si appresta a toccare nuove regioni in occasione del tour invernale che arriva ora in Emilia Romagna per poi raggiungere diverse altre regioni del Nord Italia.




Cittadini volontari, sabato, puliranno i giardini Margherita e Merluzzo

I Giardini Margherita resteranno chiusi al pubblico sabato 28 ottobre, per consentire l’intervento di pulizia nell’area verde a cura di un gruppo di cittadini residenti nella zona, messisi a disposizione come volontari per svolgere questa attività, che nella stessa giornata riguarderà anche i Giardini Merluzzo.

Insieme a loro, l’assessore alla Partecipazione e Sicurezza Luca Zandonella, che coglie l’occasione per estendere l’invito “a chiunque voglia dedicare un po’ di tempo impegnandosi per il decoro di due spazi di verde pubblico nel cuore della città, che meritano di essere resi più facilmente fruibili e frequentati. Ringrazio sin d’ora tutti coloro che daranno la disponibilità”.

L’unica condizione, necessaria per ragioni organizzative e di tutela delle persone coinvolte, è scrivere a partecipazione@comune.piacenza.it entro la mattinata di venerdì 27 ottobre, comunicando la propria adesione, i dati anagrafici e un recapito telefonico. Il ritrovo sarà alle 10, all’ingresso dei Giardini Margherita tra via Alberoni e via Dei Mille, di fianco al gazebo. Ai cittadini che vorranno prendere parte all’iniziativa, si richiede di venire muniti di guanti da lavoro o in lattice.




Il Ministero acquista le lettere di Verdi

Torneranno in Italia le lettere di Verdi che sarebbero dovute andare all’asta domani da Sotheby’s a Londra. Il ministero dei Beni culturali è riuscito ad acquistare fuori asta, in trattativa privata, il lotto più importante, il numero  138.

Il lotto era costituito da 26 lettere scritte da Giuseppe Verdi al suo librettista Salvatore Cammarano con un valore di  358 mila sterline.

Molto soddisfatto il ministro Dario Franceschini che ha dichiarato: “Abbiamo silenziosamente lavorato per far tornare in Italia questo straordinario patrimonio”.

Le lettere acquistate erano il  pezzo più pregiato di un ricco gruppo di lotti che comprende lettere, spartiti, fotografie. Il carteggio, acquisito con trattativa privata, rischiava di finire nelle mani di privati, sottraendo così “al patrimonio italiano una rilevantissima documentazione, di grande importanza per gli studi in quanto materiale assolutamente inedito, relativo ad un arco cronologico (1844-1851) in cui Verdi si confronta con impresari, interpreti, letteratura, teatri, esprimendo in modo chiarissimo la sua personale concezione di teatro musicale”.

Ora ovviamente si apre il capitolo della collocazione delle carte che, secondo molti, potrebbero essere destinate a Parma, nonostante le svariate richieste giunte anche dalla nostra provincia.