Il prefetto Falco ai carabinieri: “faremo muro contro l’illegalità e sponda a crescita e sviluppo”

E’ iniziata con una battuta la visita del nuovo prefetto di Piacenza al comando provinciale dei carabinieri, in via Beverora. Maurizio Falco ha scelto di arrivare a piedi, insieme ad alcuni collaboratori. Stringendo la mano al comandante, il colonnello Corrado Scattaretico, con un sorriso ha detto “sono un napoletano, svizzero. Alle 11 avevo detto ed alle 11 eccomi qui”.

Il rappresentante dello Stato sul territorio piacentino ha poi incontrato ufficiali, comandanti di stazione e marescialli nonché una rappresentanza dei carabinieri in congedo.

Il colonnello  Scattaretico ha presentato tutti i suoi uomini, uno ad uno, al prefetto. Il dottor Falco ha poi rivolto alcune parole di ringraziamento ai carabinieri presenti per il lavoro che quotidianamente svolgono a favore della comunità.

Noi – ha detto il prefetto – dobbiamo considerare il territorio piacentino come un orgoglio da difendere in termini di identità e questo lo facciamo ogni giorno, grazie all’aiuto delle forze dell’ordine. Dobbiamo considerare anche che la globalizzazione rischia sempre di cancellare l’identità. Questo non deve e non può essere”.

“Un’operazione molto complessa – ha proseguito Falco –  che deve essere fatta proprio dalle nostre forze dell’ordine, messe insieme. Ho già avuto modo di constatare, qui a Piacenza, la stima reciproca che c’è fra le forze dell’ordine. Non è purtroppo sempre un dato scontato e costante ovunque”.

Continuando a parlare de rapporto di collaborazione fra le polizie che operano a Piacenza il prefetto ha affermato: “qui non si respira il senso di competizione, ma quello di squadra ed è una cosa che – mi hanno detto – avviene anche grazie al colonnello Corrado Scattaretico, vostro comandante”.

“Se la prefettura può fare qualcosa di diverso – ha concluso il dottor Maurizio Falco –  di innovativo, di più per migliorare lo stato delle cose, per allargare il concetto di controllo e sicurezza … sono qui. La sicurezza non è un bene che possiamo prendere dall’alto. Le comunità devono stare insieme a noi. La comunità piacentina è particolarmente recettiva, lo ricordo sin al 1989. Noi dobbiamo fare sempre più squadra insieme ed essere senza alcun dubbio un baluardo, facendo muro all’illegalità e sponda alla crescita ed allo sviluppo”.

Il prefetto ha poi incontrato gli ufficiali di carabinieri in forza al comando di Piacenza per approfondire alcuni argomenti di ordine pubblico.




Intervista al nuovo prefetto: “sull’immigrazione dialogo con i sindaci per gestire insieme il fenomeno”

Intervista di Piacenza Online al nuovo prefetto, Maurizio Falco, in occasione della sua visita al comando provincia dei carabinieri, in via Beverora a Piacenza. Rispondendo ad una domanda sul tema caldo dell’immigrazione (di cui si è occupato presso il ministero degli Interni, da cui proviene) ha detto “Metto a disposizione della comunità piacentina tutta la mia esperienza. Stiamo approntando una squadra in grado di dialogare con i sindaci per cercare di gestire un fenomeno che non è di oggi e non sarà concluso domani”.




Open Art: mostra collettiva per 4 giovani artisti piacentini

Si intitola Open Art la mostra collettiva di pittura, fotografia e grafica di quattro giovani artisti piacentini in corso presso “Casa Clizia” in via Somaglia, 12 a Piacenza. Ad esporre le loro opere sono Daniele Vallisa, Sara Pella, Alessia Castelli ed Alice Basso
La mostra sarà aperta venerdì 8 settembre, sabato 9, e domenica 10 settembre dalle ore 18 alle ore 21 con ingresso gratuito. La vista è possibile anche in altri giorni su appuntamento (Info al 328 5464995).
Vediamo una breve biografia degli artisti.
Daniele Vallisa è nato nel 1988 a Piacenza. Poliedrico artista studente di scienze dell’educazione. Dipinge da quando è bambino, lo caratterizzano una spiccata manualità e una continua sperimentazione di materiali e tecniche. Realizza tele e tavole in acrilico e vernici a base d’acqua. Le sue opere sono caratterizzate da colori vibranti e da una pittura materica.
Sara Pella è nata nel 1987 a Piacenza. Realizza opere di pittura a olio, scultura, grafica e tecniche miste.
Nel 2017 ha completato gli studi all’Istituto d’Arte Gazzola, che frequentava dal 2012. Ha vinto alcuni concorsi di pittura, tra cui Giovanarte 2016, con un’incisione su plexiglas a puntasecca.
Il suo nome compare tra gli artisti del “CAM”, Catalogo di Arte Moderna del Cairo Editore, e in un’edizione della rivista “Arte”. Nelle sue opere arte e poesia si fondono in un binomio armonioso, caratterizzate da ambientazioni oniriche, tratti delicati e colori sfumati.

Alessia Castelli è nata nel 1989 a Piacenza e si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano con il massimo dei voti specializzandosi successivamente in fotografia conseguendo il Master all’Istituto Italiano di Fotografia. Ha vinto diversi concorsi fotografici collaborando con grandi nomi come “Pettinicchio”. Da sempre appassionata di fotomanipolazione riesce a creare scenari fantastici e surreali ed immagini pubblicitarie di forte impatto. Lavora come grafica in tipografia e nel 2017 apre il suo studio di fotografia e grafica a Niviano. Realizza anche diverse opere di “Home decor” ed accessori come borse o maglie con le sue grafiche.

Alice Basso, nata nel 1993 a Pavia, vive a Piacenza dove si diploma al Liceo linguistico M. Gioia. Da sempre appassionata all’arte, in particolare al disegno ed alla pittura, prosegue i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove consegue il diploma al triennio di Pittura ed impara diverse tecniche pittoriche e grafiche, specializzandosi in particolare nell’utilizzo della pittura acrilica e ad acquerello. Contemporaneamente all’interesse per il disegno e per le belle arti, inizia ad apprendere la tecnica e la cultura del tatuaggio, e dal 2014 lavora come tatuatrice a Piacenza, prediligendo uno stile tradizionale occidentale, ma sempre alla ricerca di nuove influenze provenienti dal mondo naturale e da differenti culture.




Il Consorzio Casalasco acquista il marchio De Rica

Il Consorzio Casalasco del Pomodoro, che conta numerosi soci e uno stabilimento produttivo anche in provincia di Piacenza, nei giorni scorsi ha siglato l’accordo definitivo per l’acquisto del marchio De Rica da Generale Conserve S.p.A.

L’operazione, che riporta lo storico marchio nella zona tipica della produzione di pomodoro, decreta il ritorno di un altro importante brand italiano direttamente in mano al mondo agricolo, espressione di una filiera tutta italiana con un forte legame con il proprio territorio di origine.

De Rica, marchio nato agli inizi degli anni sessanta e da sempre sinonimo di prodotti genuini e di alta qualità, grazie anche al rilancio avviato dal 2013 da Generale Conserve, gode di forte notorietà in Italia come in vari Paesi esteri ed è collocato nel segmento premium del mercato delle conserve vegetali.

Paolo Voltini, Presidente del Consorzio Casalasco, ha commentato così l’operazione: «Con questa acquisizione la Cooperativa valorizzerà ulteriormente il prodotto dei propri soci, dimostrando ancora una volta una visione lungimirante. Un bell’esempio di come il mondo agricolo italiano investe per crescere e rafforzare la propria filiera, a tutela delle proprie aziende e dei consumatori».
«De Rica – prosegue Costantino Vaia, Direttore Generale del Consorzio Casalasco – è un marchio storico italiano che si identifica perfettamente in quelli che sono i nostri valori aziendali. Tradizione, origine, legame con il territorio e alta qualità dei prodotti saranno gli elementi distintivi su cui punteremo per rafforzare ulteriormente la nostra presenza nella fascia alta del mercato dei derivati del pomodoro già presidiata col marchio Pomì».

Il Consorzio Casalasco del Pomodoro, prima filiera italiana nella coltivazione e trasformazione di derivati del pomodoro, oggi conta 370 aziende agricole associate che coltivano 7.000 ettari di terreno dislocati nella pianura Padana tra le province di Cremona (dove ha sede a Rivarolo del Re), Parma, Piacenza e Mantova. Una terra che oggi permette alle 550.000 tonnellate di pomodoro fresco raccolto di essere trasformato nei 3 stabilimenti di proprietà della cooperativa in prodotti esportati in circa 60 Paesi nel mondo.




Foti: “collegamenti Emilia-Lombardia a rischio paralisi”

“Quali iniziative, anche nei confronti del Governo, intende assumere la Giunta al fine di ottenere uno stanziamento, con urgenza, per risolvere una volta per tutte i problemi strutturali dei ponti sul Po che collegano la Lombardia all’Emilia-Romagna?”.
A chiederlo, in un’interrogazione all’esecutivo regionale, è Tommaso Foti di Fratelli d’Italia-An. È fondato, spiega il consigliere, “il rischio di una paralisi dei collegamenti stradali tra l’Emilia e la Lombardia: in un’area di circa 60 chilometri, infatti, vari ponti stradali che collegano le due regioni denunciano problemi, su tutti vige il senso unico alternato. In particolare, su quello di ferro che collega Castelvetro Piacentino a Cremona la misura scatterà a giorni, per una durata di almeno due mesi, anche di notte, mentre gravi difficoltà nell’attraversamento, a causa dello stato in cui versa la struttura, si registrano sul ponte che collega Castel San Giovanni (Piacenza) con Pieve Porto Morone (Pavia)”. Inoltre, aggiunge, nella provincia di Parma “sul ponte ‘Giuseppe Verdi’, che collega Roccabianca a San Daniele Po (Cremona), il senso unico alternato è una triste tradizione che va avanti da due anni a causa delle lesioni che riguardano la struttura: il viadotto, rimasto chiuso oltre due mesi tra la primavera e l’estate per la sostituzione dei giunti, è riaperto al traffico dal 9 luglio col senso unico alternato”. Invece, rimarca il capogruppo di Fdi-An, sul ponte tra Casalmaggiore (Cremona) e Colorno (Parma), altra infrastruttura viaria fondamentale per i collegamenti tra Emilia e Lombardia, da fine agosto, e quindi da pochi giorni, è scattato il senso unico alternato a causa di lesioni sulla trave di bordo”. Mentre, prosegue, “permane da tempo il senso unico alternato sul ponte ‘del diavolo’, vale a dire quello sul Taro tra Roccabianca e Sissa Trecasali” e “anche sul ponte tra Boretto (Reggio Emilia) e Viadana (Mantova), la circolazione si svolge a senso unico alternato”.
Foti chiede quindi alla Giunta garanzie sulla sicurezza delle persone che transitano, anche per motivi di lavoro, su questi viadotti.




Carlo Muraro vince la Granfondo Scott di Piacenza

Carlo Muraro vince la Granfondo Scott. Lungo il nastro d’asfalto che attraversa la Val Luretta, e  si incunea tra la Val Tidone e la Val Trebbia, il ciclista del Team Beraldo Biomin ha iniziato la sua lunga fuga verso il prestigioso successo in questa quinta edizione della Granfondo Scott Piacenza. Una necessità impellente, proprio come quella che colpì Tom Dumoulin al Giro d’Italia, costringe il suo compagno di fuga Igor Zanetti a fermarsi due volte prima di alzare definitivamente bandiera bianca e per Muraro i contorni della città piacentina che si vedono dall’alto della collina, iniziano ad essere sempre più nitidi. Come il sogno di quel successo finale che oggi è alla sua portata. Negli ultimi venti chilometri il duo italo – russo del Team Procycling Matteo Podestà e Nikita Eskov, proverà a rovinare la festa al battistrada, ma la loro volenterosa rincorsa si chiude con 22” di ritardo.

Tra le donne il titolo di regina incontrastata di questa gara spetta a Ilaria Lombardo (Team Perini Bike) che ha dominato anche la Cronoscalata Rosa Pinalli chiusa in 18’ 20 davanti a Gazzini Serena (Team Lapierre) e Rosa Deborah (Uc Carrè), si è aggiudicata il successo assoluto e il premio quale prima ciclista piacentina, in quanto tesserata nel Team Perini Bike guidato dall’ex professionista Giancarlo Perini.

Nella Medio Fondo Tecchio Andrea (Alè Cipollini Galassia) regola in volata Attolini Michele (High Road Team), protagonista assoluto nella prima parte della gara con i suoi forcing lungo la salita di Rezzanello, al culmine del quale transita per primo. Al terzo posto Andrea Pontalto, compagno di squadra di Tecchio. Nella prova femminile si impone Gazzini Serena (Team Lapierre) davanti a Rosa Deborah (Uc Carrè) e Calvi Di Coenzo Eleonora (Rodman Azimut).

Un tiepido sole scalda l’ardore agonistico dei 1780 iscritti all’evento piacentino che hanno preso il via dalle griglie disegnate all’interno del Piacenza Expo, per dar vita alle due prove in programma che assegnano punti validi per la classifica dei circuiti Giro delle Regioni 2017 e Alé Challenge. Tra le motostaffette al seguito della gara anche l’ex professionista bresciano Guido Bontempi. I primi trenta chilometri vengono coperti ad elevata andatura fino a quando Michele Attolini (High Road) effettua il forcing lungo l’inedita salita di Rezzanello che assegna la Cronoscalata Rosa Pinalli. In testa si forma un drappello di sei unità costituito da Andrea Pontalto (Alè Cipollini), Marco Zumerle (FP Race), Michele Attolini, Giuseppe Tornese (Team Isolamant), Igor Zanetti (Team Scott Granfondo) e Carlo Muraro (Team Beraldo Biomin). Lungo la naturale conformazione delle valli Luretta e Trebbia, che creano in chi la osserva un susseguirsi di emozioni via via crescenti, per la variegata bellezza e la mutevolezza del paesaggio, che lo attraggono quasi irresistibilmente verso questi luoghi ove spesso tornerà per tutta la vita, i battistrada si suddividono il peso della fuga. Alla deviazione dei due percorsi Zanetti e Muraro optano per il percorso lungo, mentre gli altri quattro compagni di fuga si misurano nel tracciato della mediofondo.

Zanetti per ben due volte è costretto a fermarsi per espletare bisogni fisiologici e decide di ritirarsi con Muraro che va a cogliere il successo nella quinta edizione della Granfondo Scott Piacenza. All’ombra del castello di Rivalta, che fu scenario di una delle più sanguinose battaglie della seconda guerra punica, in cui l’esercito romano si scontrò con quello cartaginese comandato da Annibale, Andrea Tecchio e Michele Attolini decidono di combattere la loro “guerra a colpi di pedale” e allungano. Con il primo che riuscirà ad aver ragione del suo compagno di fuga in volata.

Classifica generale Medio Fondo Scott Piacenza 2017 maschile

1°) Tecchio Andrea (Alè Cipollini Galassia)

2°) Attolini Michele (High Road Tea)

3°) Pontalto Andrea (Alè Cipollini Galassia)

4°) Magon Davide (Alè Cipollini Galassia)

5°) Zumerle Marco (FP Race)

6°) Trevisan Marco (High Road Team)

7°) Pizzi Iuri (Team Stefan Jolli)

8°) Saccomani Enrico (Team Perini Bike)

9°) Bruschi Daniele (Team Perini Bike)

10°) Dal Santo Nicola (Alè Cipollini Galassia)

Classifica generale Medio Fondo Scott Piacenza 2017 femminile

1°) Gazzini Serena (Team Lapierre)

2°) Rosa Deborah (Uc Carrè)

3°) Calvi Di Coenzo Eleonora (Rodman Azimut)

4°) Bertoncini Claudia (VC Maggi)

5°) Tonini Beatrice (Fp Race)

6°) Zucca Francesca (Cicli Coldani)

7°) Bovolenta Barbara (Ciclo Delta 2)

8°) Marazzi Barbara (Vivo)

9°) Cappellini Stefania (Vo2 Team)

10°) Marcellini Dalila (Free Bike Team)

 

Classifica Granfondo Scott Piacenza 2017 maschile

1°) Muraro Carlo (Team Beraldo Biomin)

2°) Podestà Matteo (Team Procycling)

3°) Eskov Nikita (Team Procycling)

4°) Calliari Filippo (Biemme Garda Sport)

5°) Ceragioli Giuseppe (Team Prive’e)

6°) Dracone Guido (Team Scott Granfondo)

7°) Terzi Daniele (Stemax Team)

8°) Scarabello Riccardo (Miche Mg K Vis)

9°) Di Luca Vincenzo (Team Prof Bike)

10°) Benedetti Carlo (Colli Berici)

Classifica Granfondo Scott Piacenza 2017 femminile

1°) Lombardo Ilaria (Team Perini Bike)

2°) Bertolin Odette (Mg K Vis Somec)

3°) Coletti Cristina (Team Hors Categorie)

4°) Giacometti Federica (Team Mg K Vis)

5°) Carini Mariaelena (Tre Mori)

6°) Fini Roberta (Speed Bike)

7°) Casarin Alessandra (Team Pinky Ladies)

8°) Masiero Flavia (Team Armistizio)

9°) Guatti Zuliani Claudia (Team Isolmant)

10°) Zanni Lisa (Cicli Olympia)

(Foto PlayFull)




Inchiesta: Una notte sulle strade della prostituzione piacentina

E’ un mondo, duro, pericoloso, sporco, dove dolore e piacere, scelta e costrizione, verità e bugia si mischiano in continuazione tanto da divenire spesso indistinguibili.

E’ un mondo, quello della prostituzione, quasi parallelo, sotto gli occhi di tutti e che tutti fingiamo di non vedere. Eppure sono decine le donne che ogni sera scendono sulle strade della nostra provincia per offrire sé stesse ed il proprio corpo a uomini apparentemente irreprensibili, fidanzati o padri di famiglia. Si stima che siano mediamente duecento ogni sera. Ciascuna con la sua storia, il suo vissuto. Ad ascoltarle ci sono gli operatori della comunità Papa Giovanni XXII.

Dovrebbe essere un appuntamento settimanale ma non è sempre facile trovare abbastanza persone per organizzare questi giri notturni. Per questioni di sicurezza occorre essere sempre in tre, meglio se con almeno un uomo.  Il tentativo è quello di strappare dalla strada quelle donne che il mestiere non lo hanno scelto o che comunque si sono pentite. A chi lo vuole offrono accoglienza e protezione in case famiglia, distanti da Piacenza e da eventuali racket.

Il tour fra i marciapiedi

La sera in cui accompagniamo i volontari della Papa Giovanni in questo tour fra le vie del meretricio i presenti sono molto più numerosi del solito. Piacenza sta ospitando un “deserto” ossia un momento di confronto e di preghiera che coinvolge persone provenienti da tutta Italia. Il giorno successivo al servizio prostituzione è previsto un incontro con i senzatetto di Milano ed infine, nella terza tappa, una visita nel carcere di Piacenza accompagnati dal cappellano, don Adamo.

Li incontriamo sulla Caorsana vicino al furgone che sforna per tutta notte, a getto continuo, panini con la salamella e diffonde nell’aria odore di grasso rappreso sulla piastra che fa tanto sagra di paese.

Dopo un momento di preghiera gli operatori si dividono in gruppetti di cinque persone. Qualcuno, a piedi, percorre il controviale, fra i camion parcheggiati. Qui, e nelle strade laterali, lavorano soprattutto ragazze nigeriane. Dichiarano tutte di avere ventun anni, ma è evidente come sia solo un’età convenzionale utile, in certi casi, per nascondere la probabile minore età.

La Caorsana, strada delle nigeriane

Molte sono arrivate in Italia, a Lampedusa, con i barconi, come richiedenti asilo. Altre non ci tengono a far sapere l’itinerario che le ha portate fino a questi marciapiedi.

Una sola – fra le sedici africane incontrate – ammette di avere un debito di trenta mila euro con l’organizzazione che l’ha portata in Italia, debito che sta ripagando, sera dopo sera, vendendosi più o meno per trenta euro a prestazione, la tariffa corrente. La cifra da restituire è quasi sempre più alta, fra i quaranta ed i cinquanta mila euro.

Non sono molto loquaci forse perché si sentono sotto osservazione. A vigilare su di loro un giovane connazionale che ogni tanto spunta in sella ad una bici; fa un giretto e controlla che tutto fili liscio. Altre volte sono le prostitute più anziane a tirare le fila del business. Non è raro che si usino superstizioni tribali, minacce di riti voodoo o di ritorsioni sui famigliari in patria per tenere le donne psicologicamente soggiogate.

Le nuove arrivate si distinguono con facilità: indossano vestiti meno provocanti, nessuna parrucca, trucco più discreto e non hanno ancora la malizia delle colleghe più consumate nel proporsi ai potenziali clienti.

Un tempo le nigeriane, di notte, battevano strade più isolate finché, alla ricerca di maggior sicurezza, si sono spostate verso la Caorsana, con i suoi lampioni ed i camion parcheggiati, una scelta che ha fatto drasticamente calare le aggressioni.

Ci si sposta, in auto verso Pontenure, imboccando strada Anselma e passando dietro alla Cattolica. Qui la prostituzione è una fabbrica a turno continuo; cambiano le operaie del sesso, ma non si chiude mai, giorno e notte.

I marciapiedi delle albanesi

Gli operatori si mettono a parlare con due ragazze albanesi. L’approccio è sempre lo stesso. Parcheggiano a qualche metro di distanza, scendono dalla vettura e, a voce alta, dichiarano di essere amici, così, tanto per chiarire che non si hanno cattive intenzioni e non si è della polizia.

“Le avviciniamo con molto rispetto – ci raccontano – senza farle sentire giudicate. Gli diciamo chi siamo e cosa facciamo. La cosa fondamentale non è convincerle a venire in una casa famiglia ma creare una relazione. Sono ragazze che hanno preso parecchie fregature nella vita e difficilmente si fiderebbero di noi già al primo incontro”.

E’ venerdì, inizio settembre. I clienti sono ancora pochi, complici le vacanze appena terminate. Le due giovani concedono poche rapide parole e poi pregano gli operatori della comunità di sgombrare. Lo fanno con cortesia. Magari un altro giorno scambieranno volentieri qualche chiacchiera ma stasera no. Business is business.

Ci si allontana dalla città. Le strade si fanno più buie, le ragazze più difficili da individuare. In una laterale della via Emilia si prostituisce Irina. Il nome è ovviamente di fantasia come del resto quelli che le ragazze forniscono ai clienti. La vita vera, quella alla luce del sole, è tenuta il più possibile lontana.

Mentre per le ragazze nigeriane l’organizzazione è abbastanza delineata, per le prostitute dell’est europeo i contorni dell’impresa diventano più sfumati. Probabilmente anche loro hanno dei protettori ma non ne parlano. Alcuni risiedono lontano, in altre città, addirittura in Germania ma hanno sul territorio dei rappresentanti, spesso le stesse prostitute, quelle più anziane. Non è raro che una novellina, in Italia da pochi giorni, venga affiancata da una compagna … di lungo corso.

Badanti di giorno, prostitute di sera

Dal racconto delle operatrici della comunità Papa Giovanni XXIII emerge anche un fatto abbastanza sorprendente. Prostitute dell’est, rumene, ma non solo, che di giorno lavorano come badanti, donne delle pulizie, lavapiatti e di notte scendono in strada e si vendono per racimolare soldi extra da inviare in patria alla famiglia, ai figli.

Fatto che viene confermato parlando, dopo pochi minuti, con una lucciola assolutamente atipica. E’ decisamente anziana, sopra i cinquanta, ed è di nazionalità marocchina, la prima di questa etnia mai incontrata, almeno in zona.  Lavorava come badate a tempo pieno poi è rimasta senza impiego fisso. Adesso cura un anziano poche ora, al mattino. Nonostante non abbia figli a carico i soldi non le bastano per l’affitto e per mantenersi e così ha deciso di diventare una donna di vita.

Ci sarebbe invece un figlio di cinque anni, malato di tumore, fra le cause che hanno spinto una ragazza albanese di ventun anni a scendere in strada e prostituirsi alle porte della città. Dalina mostra, sul telefonino, una sua foto abbracciata con il piccolo. Il marito, stando al suo racconto, la picchiava e quindi lo ha lasciato. Ora tocca a lei trovare i soldi per fare operare, una seconda volta, il bambino.

Racconti di vita, fra verità e possibile menzogna

Qui si entra in quel delicato campo in cui è difficile distinguere fra verità e menzogna, racconti di convenienza e vita vera. Anche perché qualche ora dopo Dalina richiama le operatrici e – nel suo italiano stentato – chiede aiuto, chiede i duemila euro necessari per operare il figlio. Le volontarie le spiegano che loro soldi da mettere in campo non ne hanno. Se lei vuole la possono aiutare ad allontanarsi dal marciapiede, la possono accogliere in una casa famiglia ed interessarsi al piccolo, magari facendolo venire in Italia. Ci penserò risponde la ventunenne delusa dalla risposta, prima di interrompere la comunicazione.

Insieme per una preghiera

Il giro per le strade di Piacenza continua. Quasi tutte le prostitute accettano di dialogare con i membri della comunità e qualcuna conclude l’incontro con un momento di preghiera, collettiva, tenendo per mano le operatrici. Un’altra ragazza albanese aveva un compagno italiano ma il rapporto non ha funzionato. I figli di 7 e 11 anni ora vivono con parenti oltre Adriatico e lei li mantiene prostituendosi. “L’uomo italiano non è solo quello che sei abituata a vedere sulla strada – le dicono le volontarie – sa anche rispettare, sa essere un uomo serio, sa amare la sua donna e sa essere fedele”. Basta uno sguardo al suo giovane viso per capire come, quella descritta, sia una tipologia di maschio che Ornela non ha avuto, ad oggi, la possibilità di incrociare.

Il servizio della Papa Giovanni XXIII sulle strade piacentine sta per concludersi. Non lontano da quella che un tempo era la via per eccellenza della prostituzione, via Maculani, ci si imbatte in una ragazza appena arrivata in Italia. Traduce una operatrice della comunità che ha fatto la volontaria in Romania per alcuni mesi. Sembra giovanissima, ben al di sotto dei famosi ventun anni che dichiara. Confessa che questa vita non fa per lei e che presto se ne tornerà a casa. Tutti si augurano che abbia davvero la forza per farlo e che nessuno la trattenga.

Uomo per nascita, donna per scelta

Qualche centinaia di metri più in là invece si procaccia clienti Sibilla un transessuale italiano. La sua è una storia totalmente diversa. Viene dal sud Italia ed era approdata a Piacenza con la famiglia tanti anni fa. Fin da piccola non si è mai trovata a suo agio in quel corpo maschile. Non ha cambiato totalmente sesso e forse non lo farà mai. “Sono nata con una parte maschile e così voglio rimanere. Dio non mi ha creato totalmente donna”.

Prende però ormoni femminili ed ha chiesto aiuto alla chirurgia per aggiungere un po’ di volume ai seni, ma non troppo … “una terza abbondante” fa sapere con orgoglio.

Da poco, racconta, ha trovato l’amore. Un ragazzo lombardo, con un buon lavoro. Presto potrebbero anche sposarsi e già convivono in un appartamento in periferia. Chissà che una volta convolata a nozze non decida di rinunciare, per sempre, alla strada. Adesso ci sono i mobili da pagare, la nuova casa e forse anche un’abitudine dura da abbandonare. Così anche se il fidanzato non vede proprio di buon occhio la sua attività …  continua -momentaneamente – ad esercitare.

E’ forse proprio da lei che arriva il giudizio più tranciante nei confronti della clientela: “La maggior parte degli uomini che vengono con me – sostiene Sibilla – parlano di trasgressione. Secondo me non è una trasgressione. Un uomo che si sposa, ha dei figli o è fidanzato e poi … ricerca altre sensazioni … non è più un uomo … è un vigliacco. Io faccio questo lavoro perché mi pagano. Ma loro, se hanno dei bambini, una donna … con quale faccia vanno davanti a loro? Mi disgustano …”.

Perché infondo nemmeno lei, sebbene lo abbia liberamente scelto, da piccola sognava di fare la prostituta …

Carlandrea Triscornia




Palazzo Farnese: un “regalo” che costa al comune 64 mila euro l’anno

Lo dicevano già i latini che a caval donato non si guarda in bocca (noli equi dentes inspicere donati). C’è però un regalo su cui, in barba al detto, svariati piacentini iniziano a farsi delle domande, quello di Palazzo Farnese ceduto gratuitamente dal Demanio al comune di Piacenza il 22 dicembre 2014. Un dono natalizio che costa e costerà non poco alle casse municipali. Per l’esattezza 193.615,19 euro di arretrati e 64.005,02 euro all’anno da qui … apparentemente all’infinito.

A spiegare nei dettagli il meccanismo è un documento consultabile sul sito della Banca di Piacenza all’indirizzo http://www.bancadipiacenza.it/site/home/in-evidenza/somme-dovute-dal-comune-di-piacenza-allo-stato-per-il-farnese.html

In pratica il comune in passato pagava al demanio (ramo storico artistico) un affitto pari appunto a 64 mila euro e rotti. Da quando il comune è diventato proprietario del Farnese … non paga più l’affitto ma lo Stato, e nello specifico il Ministero degli Interni, trattiene 64 mila euro e rotti dai tributi che dovrebbero essere versati alla nostra città. Un meccanismo di “pagamento a rate mascherato” che potrebbe anche funzionare se però ci fosse una data finale stabilita a priori. Così invece sembra un gioco delle tre carte, con il banco (lo Stato) che vince sempre.

La speranza è che il direttore del Demanio, l’ex sindaco Roberto Reggi, possa chiarire per quanto Piacenza dovrà pagare questo “generoso” regalo (oltre a continuare a farsi carico delle spese di manutenzione del complesso monumentale). In mancanza di un termine preciso molti potrebbero legittimamente pensare che questo dono sia un come i mirabolanti sconti offerti da una nota azienda di divani: un po’ una patacca.

 




Eurowings ricerca personale in Germania e all’estero

Eurowings è alla ricerca di ulteriori figure lavorative a supporto della compagnia aerea europea che da mesi è in più rapida crescita.

In seguito alle offerte di lavoro già pubblicate per 400 assistenti di volo e 200 piloti per Airbus A320, Eurowings è ora alla ricerca di un corrispondente rinforzo specialmente nelle aree operative. In una prima fase, un gran numero di posizioni è stato aperto al personale operativo specializzato, personale di amministrazione e desk staff. Le nuove offerte di lavoro sono pubblicate sul sito di Lufthansa Group: www.be-lufthansa.com/eurowingsjobs . Le candidature sono già aperte.

Eurowings ha aperto tre nuove basi quest’anno: Monaco, Palma di Maiorca e Salisburgo ed è in cerca di ulteriore personale in queste località. Il percorso di crescita intrapreso dalla compagnia sta avendo un effetto positivo sulla sua forza lavoro. Recentemente il management ha deciso di estendere a tempo indeterminato i contratti esistenti a tempo determinato degli assistenti di volo sia per Eurowings che per Germanwings con la trasformazione di oltre 200 contratti di lavoro.

Eurowings al momento conta su una forza lavoro di 3500 persone, di cui 800 impiegate nella base principale di Colonia/Bonn. La ricerca di nuovo personale operativo, appena iniziata, prevede l’apertura di 800 posizioni in Germania e all’estero.




Noto imprenditore piacentino ottantenne tenta estorsione ai danni di una famiglia in difficoltà

Un noto imprenditore piacentino, ottantenne, attivo nel settore della compravendita immobiliare è stato denunciato per tentata estorsione dalla guardia di finanza di Piacenza, al seguito di una indagine di polizia giudiziaria, coordinata dal Sostituto Procuratore della repubblica Roberto Fontana.
Le Fiamme Gialle, attraverso le loro indagini, hanno scoperto come l’anziano, dopo aver appreso che presso l’istituto aste giudiziarie sarebbe stato messo in vendita un appartamento, avrebbe contattato l’inquilino, ormai prossimo a lasciare l’abitazione, per carpire da se fosse interessato, un domani, a rientrare in possesso dell’immobile.
Visto che l’ex proprietario era interessato alla possibilità di reimpossessarsi della casa persa nell’ambito di un fallimento, l’imprenditore immobiliare gli avrebbe richiesto la somma di 30 mila euro in cambio della promessa di rinunciare alla partecipazione all’all’asta giudiziaria per l’acquisto del bene.
In caso di rifiuto avrebbe non solo preso parte all’asta ma anche continuato a rilanciare così da far lievitare notevolmente il prezzo dell’immobile e rendere non conveniente l’acquisto né all’ex proprietario, né ad altri eventuali partecipanti.
Davanti al ricatto la vittima si è rivolta ai militari della guardia di finanza che hanno avviato le indagini alla una serie di indagini e denunciato l’avido ottuagenario, evitando così che si appropriasse di una consistente somma di denaro, a danno di una famiglia in evidente stato di difficoltà. Dovrà ora rispondere del reato di tentata estorsione e turbativa d’asta.

L’operazione, conferma l’attenzione ed il costante impegno – recita la nota – delle Fiamme Gialle, in perfetta sinergia con l’autorità giudiziaria piacentina, nel contrasto anche dei delitti contro il patrimonio e le varie forme di illegalità che si manifestano nel territorio piacentino che, per le fattispecie particolarmente subdole, determinante risulta la collaborazione dei cittadini vittime dei reati.