Inchiesta: Una notte sulle strade della prostituzione piacentina

E’ un mondo, duro, pericoloso, sporco, dove dolore e piacere, scelta e costrizione, verità e bugia si mischiano in continuazione tanto da divenire spesso indistinguibili.

E’ un mondo, quello della prostituzione, quasi parallelo, sotto gli occhi di tutti e che tutti fingiamo di non vedere. Eppure sono decine le donne che ogni sera scendono sulle strade della nostra provincia per offrire sé stesse ed il proprio corpo a uomini apparentemente irreprensibili, fidanzati o padri di famiglia. Si stima che siano mediamente duecento ogni sera. Ciascuna con la sua storia, il suo vissuto. Ad ascoltarle ci sono gli operatori della comunità Papa Giovanni XXII.

Dovrebbe essere un appuntamento settimanale ma non è sempre facile trovare abbastanza persone per organizzare questi giri notturni. Per questioni di sicurezza occorre essere sempre in tre, meglio se con almeno un uomo.  Il tentativo è quello di strappare dalla strada quelle donne che il mestiere non lo hanno scelto o che comunque si sono pentite. A chi lo vuole offrono accoglienza e protezione in case famiglia, distanti da Piacenza e da eventuali racket.

Il tour fra i marciapiedi

La sera in cui accompagniamo i volontari della Papa Giovanni in questo tour fra le vie del meretricio i presenti sono molto più numerosi del solito. Piacenza sta ospitando un “deserto” ossia un momento di confronto e di preghiera che coinvolge persone provenienti da tutta Italia. Il giorno successivo al servizio prostituzione è previsto un incontro con i senzatetto di Milano ed infine, nella terza tappa, una visita nel carcere di Piacenza accompagnati dal cappellano, don Adamo.

Li incontriamo sulla Caorsana vicino al furgone che sforna per tutta notte, a getto continuo, panini con la salamella e diffonde nell’aria odore di grasso rappreso sulla piastra che fa tanto sagra di paese.

Dopo un momento di preghiera gli operatori si dividono in gruppetti di cinque persone. Qualcuno, a piedi, percorre il controviale, fra i camion parcheggiati. Qui, e nelle strade laterali, lavorano soprattutto ragazze nigeriane. Dichiarano tutte di avere ventun anni, ma è evidente come sia solo un’età convenzionale utile, in certi casi, per nascondere la probabile minore età.

La Caorsana, strada delle nigeriane

Molte sono arrivate in Italia, a Lampedusa, con i barconi, come richiedenti asilo. Altre non ci tengono a far sapere l’itinerario che le ha portate fino a questi marciapiedi.

Una sola – fra le sedici africane incontrate – ammette di avere un debito di trenta mila euro con l’organizzazione che l’ha portata in Italia, debito che sta ripagando, sera dopo sera, vendendosi più o meno per trenta euro a prestazione, la tariffa corrente. La cifra da restituire è quasi sempre più alta, fra i quaranta ed i cinquanta mila euro.

Non sono molto loquaci forse perché si sentono sotto osservazione. A vigilare su di loro un giovane connazionale che ogni tanto spunta in sella ad una bici; fa un giretto e controlla che tutto fili liscio. Altre volte sono le prostitute più anziane a tirare le fila del business. Non è raro che si usino superstizioni tribali, minacce di riti voodoo o di ritorsioni sui famigliari in patria per tenere le donne psicologicamente soggiogate.

Le nuove arrivate si distinguono con facilità: indossano vestiti meno provocanti, nessuna parrucca, trucco più discreto e non hanno ancora la malizia delle colleghe più consumate nel proporsi ai potenziali clienti.

Un tempo le nigeriane, di notte, battevano strade più isolate finché, alla ricerca di maggior sicurezza, si sono spostate verso la Caorsana, con i suoi lampioni ed i camion parcheggiati, una scelta che ha fatto drasticamente calare le aggressioni.

Ci si sposta, in auto verso Pontenure, imboccando strada Anselma e passando dietro alla Cattolica. Qui la prostituzione è una fabbrica a turno continuo; cambiano le operaie del sesso, ma non si chiude mai, giorno e notte.

I marciapiedi delle albanesi

Gli operatori si mettono a parlare con due ragazze albanesi. L’approccio è sempre lo stesso. Parcheggiano a qualche metro di distanza, scendono dalla vettura e, a voce alta, dichiarano di essere amici, così, tanto per chiarire che non si hanno cattive intenzioni e non si è della polizia.

“Le avviciniamo con molto rispetto – ci raccontano – senza farle sentire giudicate. Gli diciamo chi siamo e cosa facciamo. La cosa fondamentale non è convincerle a venire in una casa famiglia ma creare una relazione. Sono ragazze che hanno preso parecchie fregature nella vita e difficilmente si fiderebbero di noi già al primo incontro”.

E’ venerdì, inizio settembre. I clienti sono ancora pochi, complici le vacanze appena terminate. Le due giovani concedono poche rapide parole e poi pregano gli operatori della comunità di sgombrare. Lo fanno con cortesia. Magari un altro giorno scambieranno volentieri qualche chiacchiera ma stasera no. Business is business.

Ci si allontana dalla città. Le strade si fanno più buie, le ragazze più difficili da individuare. In una laterale della via Emilia si prostituisce Irina. Il nome è ovviamente di fantasia come del resto quelli che le ragazze forniscono ai clienti. La vita vera, quella alla luce del sole, è tenuta il più possibile lontana.

Mentre per le ragazze nigeriane l’organizzazione è abbastanza delineata, per le prostitute dell’est europeo i contorni dell’impresa diventano più sfumati. Probabilmente anche loro hanno dei protettori ma non ne parlano. Alcuni risiedono lontano, in altre città, addirittura in Germania ma hanno sul territorio dei rappresentanti, spesso le stesse prostitute, quelle più anziane. Non è raro che una novellina, in Italia da pochi giorni, venga affiancata da una compagna … di lungo corso.

Badanti di giorno, prostitute di sera

Dal racconto delle operatrici della comunità Papa Giovanni XXIII emerge anche un fatto abbastanza sorprendente. Prostitute dell’est, rumene, ma non solo, che di giorno lavorano come badanti, donne delle pulizie, lavapiatti e di notte scendono in strada e si vendono per racimolare soldi extra da inviare in patria alla famiglia, ai figli.

Fatto che viene confermato parlando, dopo pochi minuti, con una lucciola assolutamente atipica. E’ decisamente anziana, sopra i cinquanta, ed è di nazionalità marocchina, la prima di questa etnia mai incontrata, almeno in zona.  Lavorava come badate a tempo pieno poi è rimasta senza impiego fisso. Adesso cura un anziano poche ora, al mattino. Nonostante non abbia figli a carico i soldi non le bastano per l’affitto e per mantenersi e così ha deciso di diventare una donna di vita.

Ci sarebbe invece un figlio di cinque anni, malato di tumore, fra le cause che hanno spinto una ragazza albanese di ventun anni a scendere in strada e prostituirsi alle porte della città. Dalina mostra, sul telefonino, una sua foto abbracciata con il piccolo. Il marito, stando al suo racconto, la picchiava e quindi lo ha lasciato. Ora tocca a lei trovare i soldi per fare operare, una seconda volta, il bambino.

Racconti di vita, fra verità e possibile menzogna

Qui si entra in quel delicato campo in cui è difficile distinguere fra verità e menzogna, racconti di convenienza e vita vera. Anche perché qualche ora dopo Dalina richiama le operatrici e – nel suo italiano stentato – chiede aiuto, chiede i duemila euro necessari per operare il figlio. Le volontarie le spiegano che loro soldi da mettere in campo non ne hanno. Se lei vuole la possono aiutare ad allontanarsi dal marciapiede, la possono accogliere in una casa famiglia ed interessarsi al piccolo, magari facendolo venire in Italia. Ci penserò risponde la ventunenne delusa dalla risposta, prima di interrompere la comunicazione.

Insieme per una preghiera

Il giro per le strade di Piacenza continua. Quasi tutte le prostitute accettano di dialogare con i membri della comunità e qualcuna conclude l’incontro con un momento di preghiera, collettiva, tenendo per mano le operatrici. Un’altra ragazza albanese aveva un compagno italiano ma il rapporto non ha funzionato. I figli di 7 e 11 anni ora vivono con parenti oltre Adriatico e lei li mantiene prostituendosi. “L’uomo italiano non è solo quello che sei abituata a vedere sulla strada – le dicono le volontarie – sa anche rispettare, sa essere un uomo serio, sa amare la sua donna e sa essere fedele”. Basta uno sguardo al suo giovane viso per capire come, quella descritta, sia una tipologia di maschio che Ornela non ha avuto, ad oggi, la possibilità di incrociare.

Il servizio della Papa Giovanni XXIII sulle strade piacentine sta per concludersi. Non lontano da quella che un tempo era la via per eccellenza della prostituzione, via Maculani, ci si imbatte in una ragazza appena arrivata in Italia. Traduce una operatrice della comunità che ha fatto la volontaria in Romania per alcuni mesi. Sembra giovanissima, ben al di sotto dei famosi ventun anni che dichiara. Confessa che questa vita non fa per lei e che presto se ne tornerà a casa. Tutti si augurano che abbia davvero la forza per farlo e che nessuno la trattenga.

Uomo per nascita, donna per scelta

Qualche centinaia di metri più in là invece si procaccia clienti Sibilla un transessuale italiano. La sua è una storia totalmente diversa. Viene dal sud Italia ed era approdata a Piacenza con la famiglia tanti anni fa. Fin da piccola non si è mai trovata a suo agio in quel corpo maschile. Non ha cambiato totalmente sesso e forse non lo farà mai. “Sono nata con una parte maschile e così voglio rimanere. Dio non mi ha creato totalmente donna”.

Prende però ormoni femminili ed ha chiesto aiuto alla chirurgia per aggiungere un po’ di volume ai seni, ma non troppo … “una terza abbondante” fa sapere con orgoglio.

Da poco, racconta, ha trovato l’amore. Un ragazzo lombardo, con un buon lavoro. Presto potrebbero anche sposarsi e già convivono in un appartamento in periferia. Chissà che una volta convolata a nozze non decida di rinunciare, per sempre, alla strada. Adesso ci sono i mobili da pagare, la nuova casa e forse anche un’abitudine dura da abbandonare. Così anche se il fidanzato non vede proprio di buon occhio la sua attività …  continua -momentaneamente – ad esercitare.

E’ forse proprio da lei che arriva il giudizio più tranciante nei confronti della clientela: “La maggior parte degli uomini che vengono con me – sostiene Sibilla – parlano di trasgressione. Secondo me non è una trasgressione. Un uomo che si sposa, ha dei figli o è fidanzato e poi … ricerca altre sensazioni … non è più un uomo … è un vigliacco. Io faccio questo lavoro perché mi pagano. Ma loro, se hanno dei bambini, una donna … con quale faccia vanno davanti a loro? Mi disgustano …”.

Perché infondo nemmeno lei, sebbene lo abbia liberamente scelto, da piccola sognava di fare la prostituta …

Carlandrea Triscornia




Palazzo Farnese: un “regalo” che costa al comune 64 mila euro l’anno

Lo dicevano già i latini che a caval donato non si guarda in bocca (noli equi dentes inspicere donati). C’è però un regalo su cui, in barba al detto, svariati piacentini iniziano a farsi delle domande, quello di Palazzo Farnese ceduto gratuitamente dal Demanio al comune di Piacenza il 22 dicembre 2014. Un dono natalizio che costa e costerà non poco alle casse municipali. Per l’esattezza 193.615,19 euro di arretrati e 64.005,02 euro all’anno da qui … apparentemente all’infinito.

A spiegare nei dettagli il meccanismo è un documento consultabile sul sito della Banca di Piacenza all’indirizzo http://www.bancadipiacenza.it/site/home/in-evidenza/somme-dovute-dal-comune-di-piacenza-allo-stato-per-il-farnese.html

In pratica il comune in passato pagava al demanio (ramo storico artistico) un affitto pari appunto a 64 mila euro e rotti. Da quando il comune è diventato proprietario del Farnese … non paga più l’affitto ma lo Stato, e nello specifico il Ministero degli Interni, trattiene 64 mila euro e rotti dai tributi che dovrebbero essere versati alla nostra città. Un meccanismo di “pagamento a rate mascherato” che potrebbe anche funzionare se però ci fosse una data finale stabilita a priori. Così invece sembra un gioco delle tre carte, con il banco (lo Stato) che vince sempre.

La speranza è che il direttore del Demanio, l’ex sindaco Roberto Reggi, possa chiarire per quanto Piacenza dovrà pagare questo “generoso” regalo (oltre a continuare a farsi carico delle spese di manutenzione del complesso monumentale). In mancanza di un termine preciso molti potrebbero legittimamente pensare che questo dono sia un come i mirabolanti sconti offerti da una nota azienda di divani: un po’ una patacca.

 




Eurowings ricerca personale in Germania e all’estero

Eurowings è alla ricerca di ulteriori figure lavorative a supporto della compagnia aerea europea che da mesi è in più rapida crescita.

In seguito alle offerte di lavoro già pubblicate per 400 assistenti di volo e 200 piloti per Airbus A320, Eurowings è ora alla ricerca di un corrispondente rinforzo specialmente nelle aree operative. In una prima fase, un gran numero di posizioni è stato aperto al personale operativo specializzato, personale di amministrazione e desk staff. Le nuove offerte di lavoro sono pubblicate sul sito di Lufthansa Group: www.be-lufthansa.com/eurowingsjobs . Le candidature sono già aperte.

Eurowings ha aperto tre nuove basi quest’anno: Monaco, Palma di Maiorca e Salisburgo ed è in cerca di ulteriore personale in queste località. Il percorso di crescita intrapreso dalla compagnia sta avendo un effetto positivo sulla sua forza lavoro. Recentemente il management ha deciso di estendere a tempo indeterminato i contratti esistenti a tempo determinato degli assistenti di volo sia per Eurowings che per Germanwings con la trasformazione di oltre 200 contratti di lavoro.

Eurowings al momento conta su una forza lavoro di 3500 persone, di cui 800 impiegate nella base principale di Colonia/Bonn. La ricerca di nuovo personale operativo, appena iniziata, prevede l’apertura di 800 posizioni in Germania e all’estero.




Noto imprenditore piacentino ottantenne tenta estorsione ai danni di una famiglia in difficoltà

Un noto imprenditore piacentino, ottantenne, attivo nel settore della compravendita immobiliare è stato denunciato per tentata estorsione dalla guardia di finanza di Piacenza, al seguito di una indagine di polizia giudiziaria, coordinata dal Sostituto Procuratore della repubblica Roberto Fontana.
Le Fiamme Gialle, attraverso le loro indagini, hanno scoperto come l’anziano, dopo aver appreso che presso l’istituto aste giudiziarie sarebbe stato messo in vendita un appartamento, avrebbe contattato l’inquilino, ormai prossimo a lasciare l’abitazione, per carpire da se fosse interessato, un domani, a rientrare in possesso dell’immobile.
Visto che l’ex proprietario era interessato alla possibilità di reimpossessarsi della casa persa nell’ambito di un fallimento, l’imprenditore immobiliare gli avrebbe richiesto la somma di 30 mila euro in cambio della promessa di rinunciare alla partecipazione all’all’asta giudiziaria per l’acquisto del bene.
In caso di rifiuto avrebbe non solo preso parte all’asta ma anche continuato a rilanciare così da far lievitare notevolmente il prezzo dell’immobile e rendere non conveniente l’acquisto né all’ex proprietario, né ad altri eventuali partecipanti.
Davanti al ricatto la vittima si è rivolta ai militari della guardia di finanza che hanno avviato le indagini alla una serie di indagini e denunciato l’avido ottuagenario, evitando così che si appropriasse di una consistente somma di denaro, a danno di una famiglia in evidente stato di difficoltà. Dovrà ora rispondere del reato di tentata estorsione e turbativa d’asta.

L’operazione, conferma l’attenzione ed il costante impegno – recita la nota – delle Fiamme Gialle, in perfetta sinergia con l’autorità giudiziaria piacentina, nel contrasto anche dei delitti contro il patrimonio e le varie forme di illegalità che si manifestano nel territorio piacentino che, per le fattispecie particolarmente subdole, determinante risulta la collaborazione dei cittadini vittime dei reati.




Il vallo farnesiano è trascurato secondo la consigliera Zanardi

L’avvocato Gloria Zanardi, consigliere comunale a Piacenza, segnala la cattiva condizione in cui si trova il vallo farnesiano ossia l’area verde che circonda le mura di Piacenza. Un “biglietto d’ingresso della nostra città, frequentato da numerosi piacentini che lo percorrono a passeggio quotidianamente”.
La Zanardi riporta la segnalazione ricevuta da alcuni abitanti ed in particolare alcune criticità che riguardano la zona adiacente a Via XXI Aprile, nei pressi di Bastione Borghetto “criticità che – dice la consigliera – sottopongo all’amministrazione, sicura di una celere risoluzione. In primis – riporta la Zanardi – l’erba è alta e lo stato di manutenzione è trascurato. E’ una questione di decoro pubblico, di igiene e sicurezza.
Oltre ad arrecare pregiudizio al fascino delle mura della nostra città, la scarsa manutenzione può costituire ricettacolo per topi (peraltro, mi hanno già segnalato la presenza di topi in vie nel pieno centro storico) e può essere causa di cadute da parte dell’utenza”.
“In secondo luogo – continua la consigliera comunale del Gruppo Liberi – nell’area in questione, si trova un manufatto in cemento, in parte danneggiato, che, se non adeguatamente segnalato, recintato e conservato, può costituire un pericolo (vedi foto). Ritengo che sia necessario provvedere immediatamente, al fine di evitare che si verifichino sinistri, con relative conseguenze pregiudizievoli.
Segnalo, altresì, la presenza, sotto il folto manto erboso, di residui di materiale da demolizione (mattoni, calcinacci ecc.). Oltre a costituire un’insidia per chi percorre il tratto a piedi, chiaramente, se accertato, ciò deriva da un comportamento non consentito che deve essere interrotto.
In ultimo – conclude la Zanardi – rilevo che sul tappeto erboso si notano i segni di attraversamento di auto (però nella parte del vallo nord). Reputo necessaria una verifica e un riscontro accurato in merito per ragioni di sicurezza e tutela.
Sono certa di un puntuale intervento da parte dell’amministrazione comunale, che tra le priorità, in campagna elettorale, aveva contemplato la cura e l’attenzione costante al verde pubblico e la sicurezza”.




Con la fine dell’estate tornano in strada 200 prostitute

Con la fine dell’estate l’osservatorio costituito dalle unità di strada contro la tratta della Comunità Papa Giovanni XXIII ha registrato a Piacenza il rientro progressivo delle donne che si prostituiscono sulle strade.

«La città si ripopola, e tornano i clienti», spiega Romina Iurato, volontaria dell’unità che compie periodicamente uscite con altri giovani.

«Quando usciamo in strada alla sera riusciamo ad incontrare una decina di donne (ne stimiamo circa 200 tra Piacenza e dintorni). Si prostituiscono con continuità negli stessi luoghi, mentre dopo le ferie stanno arrivando le nuove vittime : quelle donne continuamente spostate di città in città perché non si radichino sul territorio», continua la Iurato.

I volontari si trovano di fronte sempre più spesso ragazze nigeriane, adolescenti o poco più.

L’unità anti-tratta è stata attivata a Piacenza tre anni fa; da allora sono 3 le donne che hanno accettato l’invito dei volontari ad abbandonare la strada: «È difficile che riescano ancora a fidarsi di qualcuno», spiega Romina.

«Don Oreste Benzi , il nostro fondatore, ci ha lasciato 10 anni fa esatti. Rispetto ad allora sono diminuite le violenze fisiche rivolte alle ragazze, ma sono cambiate le modalità degli sfruttatori: sono meno violenti fisicamente ma più subdoli, ad esempio quando forniscono loro il telefonino o qualche soldo, per creare una forma di ricatto morale».

Per rispondere all’invito di Papa Francesco di vivere “una Chiesa in uscita” volontari delle unità di strada provenienti da varie parti d’Italia si incontrano da oggi per tre giorni nella Casa Madre dei Padri Scalabriniani di Via Torta 14; alterneranno momenti di preghiera a momenti di incontro con gli emarginati.

Questa sera dalle 21.30 un gruppo di volontari uscirà per incontrare le donne che si prostituiscono sulle strade della città.

Per contrastare la tratta delle donne al fine di sfruttamento sessuale la Comunità di Don Benzi sostiene le proposte di legge, ispirate al modello svedese, che prevedono la punibilità del cliente (per saperne di più: www.questoeilmiocorpo.org).




Il nuovo prefetto di Piacenza ha incontrato il sindaco e il presidente della provincia

Il sindaco Patrizia Barbieri ha ricevuto stamani in Municipio il nuovo prefetto di Piacenza, Maurizio Falco, in visita istituzionale alle autorità cittadine.

Si è trattato di un incontro dai toni cordiali durante il quale il sindaco ha ringraziato il prefetto per il senso di cortesia per avere fatto visita alla casa comunale. Nell’incontro è stata ribadita l’importanza della collaborazione e dell’impegno congiunto sui temi relativi al territorio e alla città: “Il dialogo costante tra tutte le istituzioni piacentine – è stato sottolineato – è il presupposto migliore per un lavoro congiunto a beneficio della nostra comunità”.

Patrizia Barbieri ha dato la più ampia disponibilità per proseguire il rapporto di collaborazione con la Prefettura rivolgendo al neo prefetto, accompagnato dal vicario Leonardo Bianco, il più cordiale benvenuto anche a nome della comunità piacentina.

Il prefetto ha poi compiuto una seconda visita ufficiale incontrando il presidente della Provincia di Piacenza Francesco Rolleri che lo ha ricevuto nel Palazzo di corso Garibaldi. Il nuovo Prefetto di Piacenza, dott. Maurizio Falco era accompagnato dal Vicario Dott. Leonardo Bianco.

Un incontro nel quale il Presidente e il Prefetto hanno espresso il reciproco impegno a proseguire la sempre stretta collaborazione tra le Istituzioni, per il bene e lo sviluppo di tutta la comunità.

Il Presidente ha rivolto al neo prefetto il più cordiale benvenuto anche a nome della comunità provinciale.




Siccità record: Coldiretti chiede lo stato di calamità

L’intesa tra le Regioni Emilia Romagna e Liguria sulla necessità di trovare un accordo per incrementare il rifornimento di acqua in Val Trebbia dalla diga del Brugneto è un importante passo per trovare risposte non contingenti al problema della siccità ormai diventato strutturale in Emilia Romagna a causa dei cambiamenti climatici. È questo il commento di Coldiretti Emilia Romagna dopo aver incontrato il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che davanti alla Giunta direttiva dell’organizzazione ha annunciato la sottoscrizione dell’accordo con il collega ligure.
L’estate bollente, con temperature massime mai registrate in Emilia Romagna (soprattutto nella settimana 31 luglio 6 agosto) e un calo di precipitazioni del 60% rispetto alla media 2001-2015 hanno creato un mix esplosivo per le campagne dell’Emilia Romagna. È quanto afferma Coldiretti sulla base dei dati Arpae. La combinazione di caldo, siccità e in alcuni casi anche grandine, secondo Coldiretti Emilia Romagna ha determinato danni per circa 300 milioni di euro, 100 dei quali concentrati nelle province di Piacenza e Parma, le prime e le più intensamente colpite dalla siccità.
Secondo la principale organizzazione degli agricoltori la situazione delle varie colture in Emilia Romagna è la seguente:

Pomodoro: il caldo e la siccità, oltre a far crollare la produttività per chi non ha potuto irrigare, hanno accorciato la stagione di raccolta a causa della maturazione più veloce, creando problemi nella fase di trasformazione. I produttori hanno dovuto sostenere maggiori costi produttivi (più irrigazione), pur ottenendo una resa più contenuta, con inevitabili ripercussioni sul reddito. In linea di massima non ci sarà un calo produttivo, non tanto per le rese, ma quanto perché probabilmente sono stati seminati più ettari di quelli concordati nell’accordo interprofessionale.

Vino: Coldiretti stima un calo produttivo del vino del 20% rispetto al 2016, passando da 7,8 a 6,2 milioni di ettolitri. La produzione sarà ottima.

Frutta: il problema principale non è dovuto tanto alla siccità, ma all’eccessivo caldo che ha determinato una concentrazione delle maturazioni con conseguente eccesso di offerta sul mercato. Questa situazione, rileva Coldiretti regionale, ha portato i prezzi pagati ai produttori ben al di sotto dei costi di produzione. Ad esempio le pesche vengono pagate al produttore attorno i 20-25 centesimi, mentre il costo di produzione è di circa 38 centesimi. Mediamente i prezzi della frutta pagati al produttore sono diminuiti tra il 10 e il 40% rispetto allo scorso anno nonostante si stimi, sotto la spinta del caldo, un aumento dei consumi di frutta di circa il 3%. Come spesso accade in questi casi al calo del prezzo alla produzione non corrisponde un calo dei prezzi pagati dal consumatore.

Grano: caldo e mancanza di acqua hanno sicuramente ridotto la produttività con un calo stimato da Coldiretti regionale attorno al 15%, ma con qualità altissime, soprattutto per il grano duro che quest’anno ha grandi caratteristiche per la produzione di pasta.

Mais: secondo Coldiretti Emilia Romagna è una delle produzioni che ha maggiormente risentito del caldo e della siccità, con produzioni più che dimezzate nelle aree dove non è stato possibile irrigare (dagli oltre 100 quintali per ettaro di chi ha potuto irrigare ai 50-60 quintali senza irrigazione). I vantaggi di una maggiore produzione delle zone irrigue, vengono però mortificati dai maggiori costi di produzione con conseguenti tagli al reddito. La situazione di stress cui sono state sottoposte le piante in molti casi ha favorito l’insorgere di aflatossine, un fungo dannoso per le colture e per la salute che in Italia ha cominciato a diffondersi nel 2000 a causa delle mutate condizioni climatiche con il ripetersi di estati eccessivamente calde. Solo chi ha condotto adeguati interventi preventivi con i ceppi biologici di Aspergillus Flavus messi a punto dall’Università Cattolica del sacro Cuore di Piacenza, in collaborazione con DuPont Pioneer, Coldiretti e Consorzi Agrari d’Italia è riuscito ad evitare anche questa calamità.

Riso: un discorso a parte merita il riso, che a causa del caldo avrà quest’anno un anticipo di raccolta di una decina di giorni (si partirà attorno al 10-15 di settembre). La coltivazione del riso secondo Coldiretti costituisce un contraltare alla siccità in quanto trattiene l’acqua quando c’è, favorendo un lento rilascio, e mantiene intere aree umide e assicurando il rimpinguamento delle falde e favorendo la pioggia con l’evapotraspirazione. Si tratta di un “lago artificiale” di 230 mila ettari in tutta Italia e di 7.200 ettari in Emilia Romagna che contribuisce anche a creare un habitat favorevole per pesci e uccelli e, nella nostra regione, rallenta il fenomeno della subsidenza.

Miele: prima le gelate primaverili che hanno “bruciato” i fiori, poi il caldo e la siccità che li hanno seccati, hanno privato le api del loro bottino. Secondo Coldiretti Emilia Romagna, la produzione di miele sarà dimezzata in Emilia Romagna, con un calo più accentuato nella parte orientale della regione. A subire il danno maggiore sarà soprattutto il miele di acacia praticamente azzerato. La produzione di miele è stata invece ottima per gli apicoltori che hanno disposto le arnie presso i campi dei produttori di mais che hanno aderito al progetto della Società italiana Sementi (Sis) piantando un ettaro di Facelia (pianta particolarmente mellifera) ogni dieci ettari di mais, proprio per salvare gli allevamenti di api.
In questo caso sembra procedere bene l’andamento dei prezzi aumentati anche del 50% rispetto allo scorso anno (da 4 a 6 euro al chilogrammo).
Nel 2016 in Emilia Romagna furono prodotti circa 2.400 tonnellate di miele da circa 6.000 apicoltori per un totale di oltre 108 mila alveari.

Latte: gli animali stressati dall’eccessivo caldo, bevono di più, ma producono meno latte. Coldiretti Emilia Romagna stima un calo produttivo di latte attorno al 15% per i mesi estivi.

Castagne: caldo e siccità hanno messo in crisi anche la produzione di castagne e marroni. Le piante nelle aree di maggiore pendenza e maggior altitudine hanno quasi tutte perse le foglie e i frutti, si salvano ancora le piante in aree meno in pendenza dove c’è una maggiore umidità. Allo stato attuale si può parlare di un danno produttivo del 50%, ma se non piovesse entro la prima decade di settembre, Coldiretti Emilia Romagna stima che verrebbe a mancare il 70-80% della produzione.

A fronte di questa situazione, la principale organizzazione agricola regionale ha chiesto al presidente della Regione di intervenire per delimitare le aree colpite per delimitare le aree colpite in modo da consentire il riconoscimento dello stato di calamità.




Lega Nord: “ci auguriamo che il patto Liguria – Emilia abbia risvolti pratici”

«Ci auguriamo che il protocollo d’intesa tra Emilia-Romagna e Liguria non si dimostri un tavolo fine a se stesso, senza risvolti pratici per il territorio, ma segua le orme dell’ottima collaborazione con i sindaci innescata nelle scorse settimane dal Carroccio in merito all’emergenza Brugneto». A dirlo in una nota congiunta sono Pietro Pisani (segretario provinciale della Lega Nord), Matteo Rancan (consigliere regionale) e Giampaolo Maloberti (responsabile Dipartimento agricoltura).

«L’accordo siglato tra le due Regioni, che prevede anche ipotetici interventi in merito alle risorse idriche della Valtrebbia, certamente auspicabili per le esigenze agricole, idropotabili e turistiche delle località, giunge solo dopo la lunga battaglia che la Lega Nord, affiancata dai primi cittadini della vallata e dalla spinta della volontà popolare, ha condotto per ottenere ulteriori rilasci dalla diga del Brugneto verso la Trebbia – spiegano i tre esponenti leghisti -. Liguria ed Emilia-Romagna hanno confermato la necessità di un accordo che definisca in modo stabile e condiviso le modalità di rilascio di ulteriori volumi dall’invaso nei mesi estivi verso il piacentino. Già da diversi anni, però, si tratta di un’urgenza tangibile, senza che le istituzioni abbiano mai portato a casa un risultato concreto. Solo la nostra mobilitazione, appoggiata da alcuni sindaci stufi dell’inerzia dei politici, ha smosso finalmente le acque, trovando la piena disponibilità degli assessori liguri Rixi e Giampedrone, nonché quella del presidente del consiglio Bruzzone, e aggiungendo così in agosto 500mila metri cubi d’oro blu in più che hanno rappresentano ossigeno per l’indotto della vallata».

«Se il protocollo d’intesa vuole ragionare davvero su dati reali e risolutivi, proponendo misure strutturali e non “pezze” dell’ultimo minuto, si tenga conto che la capienza della diga del Brugneto corrisponde a 25 milioni di metri cubi, di cui, stando agli accordi ordinari presi tra Emilia-Romagna e Liguria, durante il periodo estivo ne vengono rilasciati a fini irrigui solo 2,5 milioni verso il Trebbia. Secondo uno studio di Iren, viene stimato in 10 milioni  il fabbisogno idrico della Valtrebbia durante il periodo estivo per fine agricolo, idropotabile e turistico, in aggiunta all’acqua già presente nella Trebbia. In questo modo, verrebbero conservati 12 milioni di metri cubi d’acqua nell’invaso ligure, destinati a soddisfare il fabbisogno annuale di Genova, stimato in 1 milione di metri cubi al mese».




Un patto fra Emilia-Romagna e Liguria per lo sviluppo dei due territori. Accordo per l’acqua del Brugneto

Siglata fra le due regioni un’intesa che passa per il potenziamento della linea ferroviaria Pontremolese, la Parma-La Spezia,e dei principali assi stradali e autostradali: statale 45 Val Trebbia, statale 62 della Cisa, asse A15 Tibre-Cispadana, strada provinciale 357R di Fornovo. Ma anche un impegno comune sul fronte della gestione delle risorse idriche ad uso irriguo in agricoltura, attraverso la diga del Brugneto, e quella dei rifiuti, per conseguire gli obiettivi comunitari e in caso di eventuali situazioni di emergenza, per periodi limitati e sentite le amministrazioni locali interessate.

I presidenti della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e della Liguria, Giovanni Toti, hanno firmato a Genova un protocollo d’intesa per rafforzare la collaborazione in settori chiave per la valorizzazione e l’attrattività dei rispettivi territori.

Fondamentale è il capitolo infrastrutture, vero e proprio snodo strategico se si pensa che i porti di La Spezia e Genova sono importanti punti di imbarco per le merci in arrivo dal comprensorio industriale centro-emiliano e destinate all’export. Non meno importante per cittadini e imprese sono la gestione dei rifiuti e quella delle risorse idriche, soprattutto, nel secondo caso, di fronte a periodi di siccità e ad aree come la Val Trebbia, nel piacentino ad alta densità di coltivazioni agricole.

“L’impegno per le nostre comunità non conosce confini geografici- afferma il presidente Bonaccini- come abbiamo già dimostrato pochi mesi fa con la firma a Bologna dell’accordo sulle misure anti inquinamento con le Regioni del bacino padano, Piemonte, Lombardia e Veneto. Ora vogliamo affrontare e migliorare la qualità delle infrastrutture che collegano e connettono la Liguria con l’Emilia-Romagna, così come ci sarà una reciproca collaborazione per la gestione delle politiche ambientali, con particolare riferimento alle risorse idriche e ai rifiuti. Siamo la regione che cresce di più in termini di occupazione, Pil, export e non vogliamo fermarci, con l’obiettivo prioritario di creare lavoro. L’intesa siglata oggi va in questa direzione: vogliamo continuare a crescere, e far crescere il Paese”.

“I temi ambientali sono sempre di più al centro della vita delle persone e delle comunità locali – sottolinea l’assessore all’Ambiente, Paola Gazzolo, presente a Genova- e l’impegno dei territori non può che essere comune, il più largo possibile. In particolare, il valore aggiunto del protocollo siglato oggi è nell’intesa sul costruire le condizioni per modalità certe, strutturate e stabili per il rilascio dell’acqua dalla diga del Brugneto, importantissima per l’agricoltura piacentina: ora partirà l’interlocuzione con i Comuni, a partire da quello di Genova, per arrivare in tempi rapidi a un protocollo attuativo che dia efficacia all’accordo con la Liguria. Inoltre, in casi eccezionali di emergenza attiveremo il mutuo soccorso sulla gestione dei rifiuti, anche in questo caso con il coinvolgimento degli enti locali e per periodi limitati. Tutto in nome di un principio di prossimità territoriale che vada a beneficio di cittadini e imprese”.

Nuovi treni regionali, Linea ferroviaria Pontremolese

Il “patto” fra Emilia-Romagna e Liguria vede al primo posto l’impegno comune per il raddoppio della linea ferroviaria Parma-La Spezia, a partire dalla richiesta al Governo di finanziamento del tratto Parma-Osteriazza, attualmente non previsto nel pacchetto di investimenti 2017-2021 approvati ad agosto dal Cipe. In particolare, esiste già il progetto definitivo per dare il via al primo lotto Parma-Vicofertile, dal costo di 234,6 milioni di euro.

Strada statale Val Trebbia

Per quanto riguarda la Statale 45, il principale asse di collegamento appenninico tra Genova e Piacenza per il traffico leggero e pesante, dopo la messa in sicurezza dei tratti tra il confine emiliano-romagnolo e Ponte Lenzino e tra Bobbio e La Verza (11 milioni), le due Regioni si impegnano ad avviare analoghi interventi sul fronte della sicurezza e dell’ammodernamento tra il km 62 e il km 95 e nel tratto Rio Cernusca-Rivergaro. Entrambi gli interventi sono già stati approvati dal Cipe per un costo, rispettivamente, di 16 e 41,6 milioni di euro.

Asse A15 Tibre-Cispadana

Oltre alla realizzazione – considerata strategica –  del collegamento tra il casello autostradale Terre Verdiane e la A22 all’altezza di Reggiolo-Rolo, le due Regioni sono impegnate a svolgere i necessari approfondimenti con lo Stato relativi al collegamento tra lo stesso casello e la strada provinciale 72 Parma-Mezzani.

 Strada Provinciale 357R di Fornovo

Analogamente, Emilia-Romagna e Liguria intendono avviare azioni comuni per quanto riguarda l’asse di collegamento tra la Via Emilia e il casello Parma ovest sulla A1. In particolare, l’attenzione è rivolta alla variante di Noceto, il cui progetto definitivo, già approvato, ha un costo di circa 13,5 milioni di euro.

Strada Statale della Cisa

Principale arteria di collegamento appenninico tra La Spezia e Parma, la Statale 62 vede già finanziati con la delibera Cipe dello scorso agosto, e quindi da avviare, i lavori di ammodernamento del tratto tra Parma e Collecchio per oltre 13 milioni di euro.

Acqua – Diga del Brugneto

Viene confermata la necessità di un accordo che definisca in modo stabile e condiviso le modalità di rilascio di ulteriori volumi dall’invaso ligure nei mesi estivi per soddisfare le esigenze di irrigazione della Val Trebbia, nel piacentino. Tale quantitativo si aggiungerà ai 2,5 milioni di metri cubi già previsti dal disciplinare di concessione.

Rifiuti

Le due Regioni concordano sull’opportunità di sviluppare iniziative di reciproca collaborazione e di mutuo soccorso per il conseguimento degli obiettivi comunitari. L’Emilia-Romagna dà poi la sua disponibilità – a fronte di eventuali situazioni di carattere eccezionale e solo per un periodo di tempo limitato – ad accogliere rifiuti della Liguria. Il tutto fatto salvo il parere delle amministrazioni coinvolte e nel rispetto dei quantitativi di trattamento e smaltimento già autorizzati per gli impianti.