Linee di azione comuni fra le Polizie Municipali della provincia

Nei giorni scorsi, presso il Comando della Polizia Municipale di via Rogerio, si è svolto un momento di approfondimento sulla legge 48/2017 – che ha introdotto nuovi strumenti di tutela della sicurezza urbana e misure a garanzia del decoro di particolari luoghi – al quale hanno preso parte, oltre al comandante Piero Romualdo Vergante, i comandanti dell’Unione dei Comuni Val Tidone e dell’Unione Bassa Val d’Arda e Fiume Po, Marco Andolfi e Massimo Misseri, nonché i rappresentanti dell’Unione Valnure Valchero, dell’Unione Valtrebbia Val Luretta e della Polizia Municipale di Fiorenzuola d’Arda, Cadeo e Alseno.
Scopo dell’incontro, individuare una linea comune sull’applicazione della nuova normativa relativa alla sicurezza urbana tra i vari presidi provinciali della Polizia Municipale. La legge 48/2017, tra le altre cose, ha infatti introdotto l’ordine di allontanamento (oda) per chiunque ponga in essere condotte che impediscano la libera accessibilità e la fruizione delle infrastrutture e di particolari luoghi quali stazioni ferroviarie, piazze, aree verdi e monumentali, siti storici e turistici (l’elenco delle aree cittadine è disponibile sul sito web del Comune di Piacenza all’indirizzo, www.comune.piacenza.it/comune/stampa/comunicati/decreto-sicurezza-la-201cmappa201d-urbana-a-piacenza), ovvero violi le norme poste a tutela del commercio e del decoro urbano. “Nell’incontro – sottolinea il comandante Vergante – sono stati inoltre affrontati in modo costruttivo tutti gli aspetti della nuova legge, cercando di adottare iniziative e procedure uniformi e condivise. A questo momento di incontro ne seguiranno altri, in modo da poter affrontare altre tematiche professionali e tecniche in maniera sinergica, per dare alla collettività risposte omogenee e aumentare sempre di più la collaborazione tra i Corpi di Polizia Municipale della provincia”.




Orario estivo per alcuni servizi dell’Ausl

Orario estivo e chiusure ferragostane anche per alcuni servizi dell’Azienda Usl di Piacenza. In particolare:

– lunedì 14 agosto saranno chiusi gli sportelli Cup territoriali, l’Ufficio relazioni con il pubblico, le segreterie dei dipartimenti territoriali site in piazzale Milano, la segreteria della Medicina legale e l’Ufficio accettazione del Laboratorio analisi. Nella stessa giornata non sarà attivo nemmeno il Cuptel (numero gratuito di prenotazione 800.651.941).

– fino al 18 agosto, lo sportello Cartelle cliniche dell’ospedale di Piacenza sarà aperto da lunedì a venerdì dalle ore 8.15 alle 13.30.

– fino al 2 settembre il servizio Cuptel (numero gratuito di prenotazione 800.651.941) sarà attivo, nei giorni feriali, dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 17.
Il sabato mattina sono operativi gli sportelli CUP di Piacenza, Fiorenzuola, Castelsangiovanni e Bobbio.




L’assessore Garetti ricorda la tragedia della Pertite e si augura che presto quegli spazi tornino ai cittadini

Si è tenuta questa mattina, in piazzetta Pescheria, la cerimonia di commemorazione della tragedia della Pertite. Come è noto l’esplosione devastò la fabbrica di caricamento proiettili di via Emilia Pavese, causando 47 morti ed il ferimento di centinaia di persone. A tenere il discorso ufficiale in questo 77° anniversario è stato l’assessore comunale Paolo Garetti.
Questo il suo discorso:
Con sincera commozione, e profondo senso di vicinanza a tutti coloro che furono toccati da quella immane tragedia, tributiamo l’omaggio della comunità piacentina alle vittime della devastante esplosione che l’8 agosto del 1940 sventrò lo stabilimento della Pertite. Una pagina di storia che ha segnato duramente la nostra città nel ricordo, mai sopito, delle 47 persone che persero la vita quel giorno, tra centinaia di feriti che rischiarono di non riabbracciare più i propri cari.
L’orologio batteva le 14.42, quando l’attività della fabbrica di caricamento proiettili – che all’epoca impiegava un migliaio di lavoratori – si arrestò brutalmente, annichilita dal fragore dello scoppio cui seguì, pochi istanti dopo, un secondo boato a squarciare il silenzio dei quartieri circostanti. Nelle case di Sant’Antonio e dell’Infrangibile i vetri andarono in frantumi, mentre una coltre densa si levava dalle macerie e la polvere si depositava sulle strade, sopra i tetti, nei cortili delle abitazioni.
Sono trascorsi 77 anni, da quel pomeriggio. Forse non abbiamo respirato l’odore acre del fumo, né abbiamo sentito il fragore delle sirene nella corsa disperata verso l’ospedale. Forse non abbiamo pianto il mancato ritorno a casa di un padre, di una madre, di un figlio o di una sorella. Eppure siamo qui, oggi, partecipi di quello stesso sgomento, ancora una volta attoniti nell’ascoltare o rileggere i racconti dei testimoni. Consapevoli di un dolore che ci appartiene, ci accomuna, al quale non potremo mai dirci estranei.
E’ il sentimento di cordoglio che ci unisce, idealmente, anche ai familiari dei 13 operai che nel settembre del 1928 restarono uccisi da un’altra deflagrazione – tre furono i feriti – nello stabilimento di via Emilia Pavese, triste presagio di quanto, dodici anni più tardi, si sarebbe ripetuto in circostanze che le cronache del tempo e le successive ricostruzioni non riuscirono mai del tutto a chiarire, sospese tra l’ipotesi di un drammatico incidente o di un vile attentato.
L’8 agosto del 1940, in un’Italia alla vigilia dell’entrata in guerra, fioriva la fervida attività dell’industria bellica e l’economia del nostro territorio traeva impulso dagli insediamenti militari che ne hanno storicamente caratterizzato l’identità, dando occupazione – nell’Arsenale e nelle sedi distaccate – a tremila persone. Oggi rendiamo onore ai loro colleghi caduti mentre tra quei capannoni maneggiavano polvere da sparo e materiale esplosivo: prime vittime civili di un conflitto che avrebbe portato sofferenza e distruzione in città e nelle nostre vallate, caduti sul lavoro “come in trincea”. Così recita la lapide che ne elenca i nomi, al cospetto della quale ci ritroviamo come ad ascoltare un monito di pace.
Lo facciamo nella ricorrenza in cui si celebra, memori della tragedia di cui fu teatro 61 anni fa la miniera belga di Marcinelle, il sacrificio del lavoro italiano nel mondo. E in quell’intrecciarsi di destini prematuramente strappati ai propri affetti, nella dignità di quella fatica quotidiana che sfidava la mancanza di tutele e di regole per la sicurezza, riscopriamo purtroppo un insegnamento attuale, che ci spinge a riflettere sulle statistiche di cui l’Anmil, presente come sempre al nostro fianco in quest’occasione, si fa portavoce denunciandone l’enormità inaccettabile in un Paese civile.
Oggi come allora: quanto coraggio, quanta onesta umanità spinse numerosi dipendenti della Pertite a ritornare in fabbrica quanto prima, in alcuni casi accettando di affrontare lunghi trasferimenti per non perdere il proprio impiego, pur nell’incertezza delle condizioni in cui avrebbero dovuto operare. Con rispetto ne ripercorriamo il cammino, rivolgendo un pensiero carico d’affetto a quanti, nei detriti e nell’ossatura nuda e violata dello stabilimento, videro sepolti in pochi attimi i propri sogni. Tra loro i 39 ragazzi che, non ancora compiuti i 15 anni, da quel giorno furono orfani.
Credo che sia un segno di speranza dedicato anche a loro, a quei bambini costretti a crescere troppo in fretta, l’idea che in futuro si possano restituire alla vita e alla condivisione della comunità gli spazi oggi abbandonati delle aree militari dismesse, di cui la Pertite è certamente simbolo. Perché abbiamo il dovere – e la responsabilità – di valorizzare i luoghi custodi di memoria, se davvero vogliamo che le nuove generazioni non dimentichino ma possano costruire, conoscendo ciò che è stato, un domani diverso.

(Foto Lunini)




La Transumanza dei libri anima la montagna

Transumanza come ci tengono a sottolineare gli organizzatori è un evento “Dedicato a chi non riesce fare a meno di quell’oggetto tanto temuto quanto amato, a chi dice di non aver mai il tempo di leggere e accumula libri sul comodino, a chi ama perdersi in mondi ed epoche lontane, a chi crede nelle rivoluzioni gentili, a chi decide di vivere 100mila vite diverse, a chi usa i libri per tenere ferme le porte e a chi invece non può vivere senza… “
Si tratta di un festival itinerante che ha vissuto la sua prima tappa a Piacenza (20 e 21 maggio in Piazza Cavalli). La seconda avrà invece luogo nel borgo di Cerignale il 10, 11 e12 agosto.
Proprio per questo suo esser festival itinerante il nome non poteva essere altro che “Transumanza”
I libri, come la montagna, stanno subendo un abbandono mentre questa manifestazione vuole essere in controtendenza: riportare le persone nei luoghi non comuni.
L’idea, un po’ visionaria e folle di Transumanza è nata in una sera d’estate al fresco delle nostre colline. Le due organizzatrici Sonia (libreria Fahrenheit 451) e Sara (Bookbank libri d’altri tempi) forse aiutate dalle frizzanti bollicine di vino nostrano, hanno abbozzato un sogno, quello di Transumanza, che poi, con tanto lavoro e con il supporto di numerose persone sono state in grado di concretizzare.

Vediamo il programma del festival
GIOVEDI’ 10 AGOSTO
Ore 16 Inaugurazione con le autorità e assegnazione del premio Amico della Montagna a cura del Comune di Cerignale.

Ore 18 Enrico Camanni, giornalista e alpinista, autore di “Il desiderio di infinito. Vita di Giusto Gervasutti“. Intervistato da Antonella Lenti e Alberto Agosti, giornalisti.

Aperitivo in collaborazione con la Proloco di Cerignale.

Ore 19 Anteprima della trasmissione “BORGO D’ITALIA: CERIGNALE”

VENERD’ 11 AGOSTO
Ore 17 “Le storie di Morris Lessmore” letture animate per bambini a cura dell’associazione “MeloLeggi? Lettori per talpe miopi”

Ore 18 Mario Ferraguti, scrittore, presenta i suoi libri “Sulle tracce del lupo che mi gira in testa” e “La voce delle case abbandonate“. A dialogare con lui il veterinario Wolf Appennine Center Mario Andreani

Aperitivo coi lupi offerto da Transumanza

Ore 19 Lucilla Meneghelli: “Le lettere di Ariete” con l’accompagnamento musicale di Nicola Rulli. Evento in collaborazione con Appennino Festival.

SABATO 12 AGOSTO
Ore 17 “I musicanti di Brema” spettacolo per bambini con La Stanza di Igor

Ore 17 “Lorenzo Milani. L’artista che trovò Dio” con l’autrice Valentina Alberici

Ore 18 “Si viaggiare. Tra memoria e racconto“, edizioni Pontegobbo, con gli autori Giuseppe Magistrali e Elena Uber. In collaborazione con associazione Nuovi Viaggiatori

Ore 19 “Mussolini e la sua orchestra. Radio e musica nell’Italia fascista“, con l’autore Gioacchino Lanotte e Seba Pezzani.

Ore 21.15 Concerto con RAB4 dedicato al libro “Profondo Sud. Un viaggio nella cultura dixie” “.

Per tutta la durata del festival Transumanza si terrà anche il mercatino delle cantine.




Wifi gratuito in 10 uffici postali di Piacenza

Arriva il Wifi gratuito in dieci uffici postali di Piacenza. Il servizio sarà disponibile per clienti e turisti negli uffici di Piacenza Centro (Via Sant’Antonino), Piacenza 1 (Via Taverna), Piacenza 2 (Via Cella), Piacenza 3 (Via Colombo), Piacenza 4 (Piazzale Medaglie d’Oro), Piacenza 5 (Via Carini), Piacenza 6 (Via Emilia Parmense), Piacenza 7 (Via Trivioli), Piacenza 8 (Via Perfetti) e Piacenza 9 (Via della Conciliazione).

E’ stato inoltre già pianificato il progressivo ampliamento del numero degli uffici abilitati nel territorio provinciale. In Emilia Romagna gli uffici postali con il servizio WiFi sono attualmente 276 di cui 25 in provincia di Piacenza.

Accedere alla rete all’interno degli uffici postali è semplice e a portata di click: basta infatti registrarsi comunicando il proprio numero di telefono mobile al quale verrà inviato un messaggio con le credenziali per l’accesso al WiFi. A quel punto, attraverso smartphone, tablet o pc sarà possibile navigare su internet, dialogare sui social network o lavorare in attesa del proprio turno allo sportello.




La piacentina Arianna Badini racconta la sua Bolivia (foto)

Arianna Badini, vent’anni è una giovane piacentina che ha avuto l’opportunità di effettuare un viaggio di conoscenza all’interno della Bolivia. Ha infatti partecipato al ProgettoMondo Mlal nell’ambito di Kamlalaf. Si tratta di un percorso formativo che il Comune di Piacenza promuove, ormai da diversi anni, con le associazioni del territorio, per sensibilizzare i giovani a esperienze di turismo consapevole e responsabile, favorendo nel contempo la conoscenza dei Paesi in cui operano le nostre realtà umanitarie. Insieme a lei c’è anche Federica Nembi, che lo scorso anno aveva visitato il Perù e questa volta partecipa in veste di accompagnatrice.

Arianna ha inviato una testimonianza di viaggio che pubblichiamo qui di seguito:

“Siamo partiti a fine luglio per la Bolivia con l’idea di poterla visitare mantenendo un contatto attivo e consapevole con la popolazione e le dinamiche del Paese. ProgettoMondo Mlal ha infatti supportato le comunità locali nella creazione di Tusoco Viajes (Turismo Sociale Comunitario): un’agenzia di turismo responsabile che permette ai viaggiatori di conoscere i progetti solidali e condividere la vita del Paese, approfondendone problematiche e valori.

I primi giorni siamo stati al Parque Nacional Amborò, una riserva naturale dell’Amazzonia Nord orientale che abbiamo raggiunto da Santa Cruz. Il parco ha un’estensione di 430 mila ettari e ospita una biodiversità unica al mondo. Siamo stati ospitati a Villa Amborò, un ecorifugio semplice e accogliente, collocato nella parte della riserva in cui, secondo una precisa regolamentazione, si può costruire e vivere. Augustin, la nostra guida, ci ha permesso di scoprire la foresta, la sua bellezza e unicità, le sue esigenze e problematiche. Le comunitá se ne occupano attraverso turni di pulizia, monitoraggio e mantenimento dei sentieri, per potersi aprire a un turismo rispettoso e consapevole, che possa mantenere vivo l’interesse del parco e delle sue vite, per preservarlo dalla privatizzazione e dallo sfruttamento delle sue risorse.

Dopo tre giorni di foresta ci siamo spostati nel centro del paese per raggiungere, dopo una breve sosta a Cochabamba, l’isolata Chuño Chuñuni. Il paesaggio cambia lentamente durante la notte di viaggio: passiamo per montagne aspre e secche, polverose e deserte. L’ altipiano, a più di 4000 metri, é una terra difficile e arcaica, dove le colture nascono a fatica, le greggi pascolano su mais secco e cactus, anziani e adulti le curano per il sostentamento della comunità, colpita da un forte spopolamento. Per poter pagare gli studi di figli e nipoti nelle città più vicine le donne vendono tessuti artigianali. Ci mostrano i processi di filatura al telaio e come, attraverso la cocciniglia, o con piante e cortecce di vario tipo, tingono naturalmente la lana di pecora, lama e alpaca. Il lavoro unito ai doveri della comunità e della famiglia é interminabile ed estenuante, ma ognuno dei locali lo compie con dignità e orgoglio, sperando che le generazioni future possano continuarlo nella terra natìa.

Il giorno successivo scendiamo verso Sud fino a Uyuni; da qui partiamo per attraversare il Salar e arrivare, dopo chilometri tra la distesa desertica di cristalli di sale e qualche rara isola di pietre e cactus, fino a Santiago de Agencha e, il giorno successivo, ad Alcaya. La temperatura si abbassa, il paesaggio é ancora più difficile, le comunità sono piccole, alcune anche se ormai disabitate sono organizzate in turni che permettano la gestione di strutture e pascoli e l’accoglienza dei turisti. È infatti un  dovere e valore primario per le popolazioni locali il mantenimento delle proprie radici, identità e patrimoni culturali, da poter condividere con chi visita questi luoghi. Tra gli anfratti delle montagne e i greggi di vigogne infatti sono custoditi silenziosamente i resti delle popolazioni pre incaiche, memorie intatte di 4500 anni fa. L’atmosfera é evocativa e dal valore semiotico unico: abitazioni e tombe, tessuti, utensili e ceramiche, resti di quelli che la popolazione locale considera i diretti antenati e dei quali ha mantenuto rituali, abitudini, tradizioni.

Risalendo verso occidente arriviamo a La Paz, che terremo come base per gli spostamenti successivi. La cittá, dopo giorni di luoghi sperduti, sembra ancora più caotica e viva. É domenica, incontriamo Riccardo Giavarini, direttore della casa famiglia “Munasim Kullakita” (“Ti voglio bene sorellina”) di El Alto, città di un milione di abitanti creatasi dall’espansione della capitale. Visitiamo la casa e le 18 bambine e ragazze minorenni tolte dalla prostituzione e dalla tratta di persone. Parliamo con loro e con Riccardo delle loro esperienze e della vita in casa: vanno a scuola, fanno laboratori di gruppo, gestiscono una piccola panetteria e hanno un costante sostegno psicologico e  medico. Le problematiche che devono affrontare sono molte, oltre i traumi passati in famiglia e in strada alcune hanno avuto figli quando erano molto giovani, altre sono vittime di malattie sessualmente trasmesse e la maggioranza é sieropositiva.

Per continuare il percorso una volta compiuta la maggiore età, è stata costruita la “Casa de la Ternura” (Casa della Tenerezza), dove ognuna può vivere gestendosi autonomamente per prepararsi a un futuro nuovo e a una totale indipendenza. Le ragazze, come i ragazzi del carcere di “Qalauma” (“L’acqua che rompe la pietra”) che visiteremo nei giorni successivi, sono il riflesso di una società e politica problematiche che generano danni e soprusi a scapito degli angoli più emarginati di una città e di un Paese che lentamente si muove, con retromarce e delusioni ma anche con piccole speranze e scorci di purezza verso un orizzonte nuovo”.

Arianna Badini




Il liceo breve era proprio necessario?

E’ di oggi la notizia che il ministro dell’istruzione Valeria Fedeli ha dato il via libera alla sperimentazione in 100 scuole italiane del liceo breve ossia in quattro anni anziché in cinque.

Le scuole interessate potranno candidarsi questo autunno e con l’anno scolastico successivo partirà l’esperimento.

La scuola superiore dura quattro anni in Inghilterra ed in Irlanda ad esempio ed in questi paesi anche l’università è generalmente più breve. Quindi un ragazzo inglese riesce ad entrare nel mondo del lavoro internazionale almeno un paio d’anni prima di un suo coetaneo italiano. E’ anche vero che in altri paesi (ad esempio in Scandinavia) ci si diploma a 19 anni come da noi.

Molti ritengono che quello della durata fosse l’ultimo dei problemi per una scuola che ha infrastrutture vecchie, pochi laboratori, programmi “antichi”. Una scuola che favorisce spesso il nozionismo e non valorizza lo sport, considerandolo non parte integrante nella crescita dei giovani ma un fastidioso di più. Basti dire, per calarci sul territorio, che il liceo più grande di Piacenza, il Gioia, in pratica non ha – ad oggi – una vera palestra e gli insegnanti sono costretti ad arrabattarsi alla meglio fra palestre condivise e campo Daturi.

Sull’argomento liceo breve si è espressa con una nota anche l’Unione Sindacale di Base. Qui sotto potete leggere il testo del comunicato che fornisce alcune interessanti chiavi di lettura.

L’obiettivo di ridurre il percorso scolastico di un anno in questo paese non è una novità. Negli anni si è parlato di accorpare scuola primaria e medie inferiori, di accorpare medie inferiori e superiori e da alcuni anni si insiste sul taglio di un intero anno di scuola, negli istituti superiori. Il mantra è sempre lo stesso: metterci al passo con l’Europa, dove i giovani finiscono la scuola un anno prima rispetto agli studenti italiani. In realtà il sistema europeo è tutt’altro che omogeneo, vi sono paesi in cui la scuola termina a 18 anni, che però hanno un sistema in cui la scuola “media” si prolunga fino a 15/16 anni (sul modello anglosassone), ma vi sono paesi, tra cui quelli del Nord, in cui il percorso termina a 19 anni. In altri paesi dipende poi dal tipo di scuola scelto (in Germania, ad esempio).

Allora, se il quadro europeo è così variegato, perché insistere tanto sull’abbassamento dell’età in cui si consegue il diploma di scuola superiore? Per di più di fronte a un tasso di disoccupazione giovanile che davvero non sembra incoraggiare un ingresso anticipato nel mondo del lavoro?

A noi sembra evidente che lo scopo è sempre lo stesso e accomuna tante cosiddette novità, dall’alternanza scuola lavoro, al proliferare di progetti e “collaborazioni” coi privati e il mercato, alla didattica per competenze: ridurre il tempo-scuola e abbassare il livello di istruzione complessivo della popolazione scolastica. Produrre cittadini sufficientemente istruiti e specializzati, ma non educati a pensare. Ridurre i saperi e aumentare le “competenze”, creare manodopera a diverso livello di specializzazione, disponibile a lavorare alle condizioni dettate dal mercato, manodopera non in grado di produrre pensiero critico sull’esistente, cittadini inermi di fronte ad ogni cambiamento peggiorativo delle loro condizioni di vita e lavoro. Ogni provvedimento degli ultimi 20 anni, dalla riforma Gelmini alla L. 107, alle leggi delega di quest’anno, va in questa direzione.

È necessario anche sottolineare che ridurre di un anno il tempo della scuola porterà ad accentuare ancora di più grave; il gap tra gli studenti che provengono da famiglie abbienti, in grado di garantire ai figli esperienze, cultura, conoscenze e gli studenti che queste possibilità non hanno, indebolendo ulteriormente il ruolo di ascensore sociale che la scuola pubblica e statale ha avuto per molti anni.

Inoltre da lavoratori della scuola, non possiamo non chiederci che effetti un provvedimento del genere possa avere sull’organico docente. Quanti posti di lavoro potrebbero perdersi?

Infine, troviamo davvero inquietante l’idea di aumentare il monte ore annuale da 900 a 1.050, dopo che per anni tutti i ministri succedutisi al dicastero dell’istruzione hanno lavorato al taglio delle ore di scuola giornaliere con la scusa dell’eccessiva fatica che quel numero di ore avrebbe comportato per gli studenti. Improvvisamente il problema non esiste più? Sorvoliamo sulla pretesa di concentrare l’ASL nei periodi di vacanza, ovvero sull’ulteriore aggravio di lavoro per studenti e docenti.

Alla luce di tutto questo invitiamo i collegi docenti a bocciare tali sperimentazioni, prive di valore pedagogico, ma utili al progetto di smantellamento del sistema scolastico pubblico e statale in favore della scuola azienda funzionale al mercato.




A Piacenza i reati informatici crescono del 75%

Furti di identità, acquisti fraudolenti. Le cronache sono ormai ricche di cyber reati. L’Emilia Romagna con una denuncia ogni 358 abitanti è al settimo posto nella classifica delle regioni con la più alta densità di crimini informatici. È quanto si scopre grazie ad una ricerca della DAS, una compagnia del gruppo Generali Italia.

Piacenza è fortunatamente una delle provincie dove si commette il minor numero di reati di questo tipo: 1 reato ogni 414 abitanti. Preoccupante però il fatto che il numero di denunce per crimini informatici, nel piacentino, sia cresciuto del 75% tra 2010 e 2015
A livello nazionale, dopo la Liguria (1/246), le regioni con la più alta densità di crimini informatici sono Molise (1 denuncia ogni 290 abitanti) e Valle d’Aosta (1/294).
Reati informatici in Emilia Romagna




Ritmi balcanici in piazza Cavalli

Continuano gli appuntamenti con il Festival internazionale dei Giovani. Domano, martedì 8 agosto alle ore 21 piazza Cavalli sarà animata dai trascinanti ritmi balcanici che si intrecceranno con quelli orientali.
Sul palco saliranno infatti i componenti del gruppo folcloristico Lola da Sarajevo, capitale della Bosnia Erzegovina, accanto ai rumeni Ansamblul Folcloric Consencuta. La serata proporrà anche spettacoli di arti marziali e la musica d’Oriente con il gruppo Yun Lin e il “Magic Show” di kung-fu cinese proposto da Inferno Yun Fire (entrambi provenienti da Taiwan), nonché per la National Music Orchestra of Qingnian Road dalla città cinese di Weifang.




Bronzini argento agli Europei di ciclismo

Entusiasmante finale agli Europei femminili di ciclismo con una battaglia epica fra la “Cannibale” Marianne Vos e la piacentina Giorgia Bronzini. Alla fine l’olandese ha conquistato a Herning (Danimarca) il titolo europeo della prova in linea femminile. Alla nostra atleta è andata la meritatissima medaglia d’argento al termine di una prova condotta in modo eccellente.
Commentando la vittoria l’assessore allo sport Massimo Polledri ha detto: “L’argento europeo conquistato oggi in Danimarca da Giorgia Bronzini è l’ennesima, grande emozione regalataci da un’atleta straordinaria. A Giorgia, campionessa internazionale di cui siamo orgogliosi per il talento puro, la passione e la tenacia nel conseguire sempre nuovi traguardi, vanno le felicitazioni dell’Amministrazione comunale e l’abbraccio dell’intera comunità piacentina”.
“Un risultato importante – aggiunge Polledri – che suggella una settimana di grandi soddisfazioni per lo sport piacentino. Penso ai titoli tricolore di Giacomo Carini e Alessia Bianchi, culmine di un risultato eccellente che ha visto il ricco palmarès della Vittorino da Feltre, ai Campionati Italiani Seniores, Cadetti e Juniores a Roma, impreziosito anche dagli argenti di questi due giovani, grandi atleti e di una forte staffetta femminile. E ancora al ciclismo, con i tre ori conquistati dal team piacentino della Vo2 Pink agli Italiani giovanili di Dalmine su pista, in questi stessi giorni: anche in questo caso, come nel nuoto, a conferma di una sportiva società solida e sempre in crescita”.
“A ciascuno di loro – conclude l’assessore – così come ai loro team e allenatori, dico solo una cosa: grazie, ragazzi!”.