Giancarlo Perna a Palazzo Galli

La Sala Panini di Palazzo Galli della Banca di Piacenza ospita, alle ore 18 di domani venerdì 20 ottobre, il giornalista Giancarlo Perna, che parlerà della sua ultima pubblicazione “Storia d’Italia in un’ora”.

Giancarlo Perna, giornalista che su Il Giornale e La Verità ha ritratto e ritrae i più famosi nomi d’Italia, presenterà, in dialogo con Robert Gionelli, la sua Storia che, partendo dalla fatidica data del 1861 fino ai giorni nostri, esaurisce l’argomento in un’ora di lettura, senza tralasciare dettagli e curiosità, anzi restituendoci immagini vive di quello che sono stati questi centocinquant’anni d’Italia e dei suoi protagonisti, da Cavour a De Gasperi a Matteo Renzi.

L’ingresso è gratuito fino a esaurimento posti. Prenotazione obbligatoria a relaz.esterne@bancadipiacenza.it, tf 0523-542357.




Un camion ogni 5 minuti in uscita dall’impianto di Pontenuovo. Lo ha rilevato il Comitato No al Bitume

Si é svolta l’assemblea pubblica indetta dal comitato “No al bitume – si al parco del Trebbia” per aggiornare la cittadinanza sulle ultime novità relative all’iter del ricorso pendente presso il Tar di Parma contro l’installazione di un impianto di produzione conglomerati bituminosi in località Pontenuovo di Gossolengo.

 Durante la serata sono state illustrate le specifiche motivazioni che hanno indotto il presidente del collegio giudicante a richiedere, durante l’udienza tenutasi l’11 ottobre scorso, il rinvio della stessa al 20 dicembre 2017 oltre ad illustrare il lavoro svolto a sostegno della causa da marzo ad oggi.

E’ stata data particolare evidenza dell’ennesima richiesta di autorizzazione, avanzata dalla stessa ditta intestataria del deposito di rifiuti non pericolosi, dell’impianto di produzione conglomerati bituminosi e della autorizzazione alla escavazione della cava Molinazzo 2, per ottenere autorizzazione allo sviluppo di una nuova cava da 1,3 milioni di metri cubi di materiale inerte con profondità di scavo fino a un massimo di 12 metri in località Cà Buschi e denominata Molinazzo sud, area in diretta continuità con l’area di Pontenuovo sebbene situata in diverso comune.

Grande preoccupazione é stata manifestata dal comitato e dalla cittadinanza presente circa lo sviluppo “industriale” che si sta materializzando nel Parco del Trebbia in un’area altamente vulnerabile da un punto di vista ambientale e culturale-storico.

Il comitato ha sottolineato anche «la gravità legata ai rischi di natura sanitaria che l’abnorme aumento di traffico veicolare pesante verrà a portare sulla strada provinciale n.28».

Il comitato ha effettuato una prima rilevazione dei transiti e ha registrato un   transito di veicolo pesante ogni 5 minuti a Pontenuovo già oggi. «Il tutto – è stato detto -a fronte di una produzione attuale che non é neanche un quarto di quella che si avrà quando l’impianto dovesse andare a regime e dovessero aprirsi le attività di cava sopra menzionate. Appare evidente la drammaticità della situazione odierna e prospettica alla luce anche delle notizie sempre più allarmanti che si rincorrono in questi giorni circa i livelli di inquinamento della nostra provincia e i continui sforamenti dei limiti delle polveri sottili che sono state ripetutamente enfatizzate da tutti gli organi di stampa locali e nazionali».

il comitato ha colto l’occasione per ringraziare i tanti cittadini che ancora, a distanza di oltre due anni e mezzo dall’inizio della lotta, continuano a garantire la propria presenza e sostegno all’azione del comitato. E’ tutt’ora in corso la raccolta fondi a sostegno della causa legale attraverso spontanee donazioni sul c/c 302847/06 c/o Cariparma a Gossolengo intestato a «Comitato no al bitume si al parco del trebbia» – codice iban it25k0623065320000030284706.




Contributi per un milione e mezzo di euro in arrivo a Provincia e comuni piacentini per i rifiuti radioattivi

Quasi un milione e mezzo di euro di contributi in arrivo a Piacenza. Una vera e propria “manna finanziaria” in un’epoca di bilanci magri per gli enti pubblici. Il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) ha infatti deliberato, lo scorso luglio, il   ripartito dei contributi previsti per l’anno 2014 a favore dei siti che ospitano centrali nucleari ed impianti del ciclo del combustibile nucleare. Ieri la delibera è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale.

Si tratta in pratica di indennità compensative che vengono riconosciute ai territori in base ai  i rifiuti radioattivi prodotti. In totale si tratta di quasi 15 milioni. Una parte di questi soldi andranno alla Provincia di Piacenza e a 6 comuni. Questa la suddivisione:

al Comune di Caorso 764.632,67 euro;
alla Provincia 382.316,33 euro;
al Comune di Cortemaggiore 61.594,12 euro;
al Comune di Monticelli d’Ongina 113.411,93 euro,
al Comune di Piacenza 64.296,03 euro;
al Comune di Pontenure 17.686,76;
al Comune di San Pietro in Cerro 37.375,36 euro.

Questi fondi dovranno essere spesi per realizzare interventi di compensazione ambientale. in  particolare in  materia  di: tutela delle risorse idriche; bonifica dei siti  inquinati;  gestione

dei  rifiuti;  difesa  e  assetto  del  territorio;  conservazione  e valorizzazione  delle  aree  naturali   protette   e   tutela   della biodiversita’; difesa del mare e dell’ambiente costiero;  prevenzione e   protezione    dall’inquinamento    atmosferico,    acustico    ed elettromagnetico; interventi per lo sviluppo sostenibile.




Ancora smog oltre i limiti. Continua il blocco per le auto inquinanti. Scattano le misure di 2° livello

L’aria che si respira in città è sempre peggio. Le centraline dell’Arpae hanno infatti registrato, negli ultimi dieci giorni, il superamento dei valori limite di Pm10 sul territorio provinciale
Scatteranno quindi da domani, venerdì 20 ottobre e sino a lunedì 23 incluso, le misure emergenziali di 2° livello previste dal Piano regionale integrato per la qualità dell’aria. Fino ad oggi erano in vigore quelle di 1° livello. Aumentano dunque le tipologie di veicoli per cui è previsto il blocco.
Pertanto, a partire da domani, venerdì 20 ottobre è previsto il divieto di circolazione, dalle 8.30 alle 18.30, per i veicoli a benzina pre Euro ed Euro 1, diesel pre Euro, Euro 1, Euro 2, Euro 3, Euro 4 e ciclomotori e motocicli a due tempi pre Euro. Permane per tutti l’obbligo di spegnere il motore dei veicoli in sosta.
La fase di emergenza comporta inoltre il divieto assoluto di combustioni all’aperto di qualsiasi tipologia (falò, barbecue, fuochi d’artificio, ecc.), il divieto di spandimento di liquami zootecnici e di utilizzo di generatori domestici di calore alimentati a biomassa legnosa (in presenza di impianti di riscaldamento alternativo), aventi prestazioni energetiche ed emissive non in grado di rispettare i valori previsti almeno per la classe 4 stelle. Obbligatorio, infine, ridurre di almeno un grado centigrado le temperature negli ambienti riscaldati, fino a un massimo di 19° C nelle case, uffici, luoghi di culto, commerciali o ricreativi e di 17° C nelle sedi di attività industriali e artigianali (con esclusione degli ospedali e delle case di cura, delle scuole e dei luoghi che ospitano attività sportive).
Tali misure emergenziali restano in vigore anche sabato 21 e domenica 22 fino a lunedì 23 ottobre incluso. Con il prossimo bollettino, la cui emissione è in programma lunedì 23 ottobre, Arpae comunicherà l’eventuale rientro a una situazione di normalità, il mantenimento dell’allerta di 2° livello o l’eventuale passaggio all’emergenza di 1° livello.
Per ulteriori informazioni è possibile consultare la pagina web www.comune.piacenza.it/temi/muoversi/inauto/limitazioni.




Si parla di slalom mondiale alla ex chiesa del Carmelo

Sarà la ex chiesa del Carmelo, in via Nova, a ospitare venerdì 20 ottobre – con inizio alle 20 – la tappa piacentina del tour di presentazione della “classica” di Coppa del Mondo di sci, lo slalom notturno, in programma il 22 dicembre a Madonna di Campiglio.
Ospite della serata, cui interverrà anche l’assessore allo Sport Massimo Polledri, sarà l’ex azzurra Daniela Merighetti, velocista e atleta di punta dello sci italiano per molti anni, prima dell’infortunio al ginocchio che ne ha purtroppo decretato, nel 2016, la fine della carriera.
L’evento itinerante è organizzato dal Comitato 3Tre in collaborazione con l’Apt Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena. Partito a Ferrara, dopo la serata a Piacenza – realizzata con il patrocinio del Comune e la collaborazione dell’associazione Ora Pro Comics – il tour promozionale toccherà Roma, Bologna, Milano, il Trentino e, oltre confine, Monaco di Baviera.




Corso di inglese gratuito del comune: come fare domanda

Dovranno pervenire entro mercoledì 15 novembre (con accoglimento in base all’ordine di arrivo), le iscrizioni ai laboratori d’inglese “Lingue… in Comune”, che prenderanno il via entro la fine del prossimo mese nella sede municipale di via Taverna 39, presso la Casa delle Associazioni di via Musso e alla Biblioteca di strada dell’Infrangibile.
L’iniziativa è gratuita e rivolta a tutti i cittadini interessati, che potranno essere suddivisi in gruppi in base al grado di conoscenza della lingua, da specificare nel modulo di adesione che si può scaricare dal sito web comunale o richiedere, in formato cartaceo, presso gli sportelli Quinfo di piazzetta Pescheria, dove dovrà essere riconsegnato entro il termine previsto o, in alternativa, spedito con posta ordinaria all’Ufficio Partecipazione in piazza Cavalli 2, inviato tramite posta elettronica a partecipazione@comune.piacenza.it o inoltrato direttamente on line attraverso il link https://goo.gl/forms/xZgfQWvHrzfUZOct2 .
Sarà possibile indicare una sola preferenza tra le seguenti opzioni: martedì dalle 15.30 alle 17.30, mercoledì dalle 17.45 alle 19.45 giovedì dalle 9.30 alle 11.30, con frequenza settimanale. Saranno settimanali anche i laboratori di conversazione in inglese in calendario il martedì dalle 17.30 alle 18.30, bimensili quelli del giovedì dalle 11.30 alle 12.30.




“Parole malgrado tutto”, sabato alla Passerini Landi il poeta Davide Rondoni

Sabato 21 ottobre, alle 17, il Salone monumentale della Biblioteca Passerini Landi ospiterà l’incontro “Parole malgrado tutto”. Un dialogo tra i poeti Davide Rondoni e Giusy Cafari Panico, che si inserisce come secondo appuntamento nel ciclo “Percorsi” dedicato alle diverse forme di sapere che si intrecciano nella cultura contemporanea: filosofia, letteratura in prosa e in versi, musica.

Il titolo richiama le tragiche esperienze vissute nelle zone terremotate: la rassegna “Percorsi” è infatti idealmente legata al Filofest di Amandola (che negli anni scorsi ha fatto tappa anche nella nostra città, proprio in via Carducci), nonché all’iniziativa analoga che ha preso avvio a San Fermo della Battaglia, nel Comasco, per portare avanti lo spirito della manifestazione.

Davide Rondoni, fondatore e direttore del Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna, ha pubblicato nel 2017 i volumi di poesia “La natura del bastardo”, edito da Mondadori e “L’allodola e il fuoco. Cinquanta poesie che ti accendono la vita”, per La Nave di Teseo. Direttore artistico del Festival Dante09 a Ravenna, traduttore di Rimaud, Péguy, Dickinson e Baudelaire, è editorialista di “Avvenire”, “Sole24Ore” e “Il Tempo” e ha collaborato con attori e musicisti tra cui Franco Branciaroli e Lucio Dalla.




Ricordati due piacentini illustri: Angelo Genocchi e Melchiorre Gioia

La Banca di Piacenza ha ricordato ieri sera, a Palazzo Galli, le figure di due piacentini illustri: Angelo Genocchi (a 200 anni dalla nascita) e Melchiorre Gioia (a 250 anni dalla nascita). Presentando la serata, il Presidente esecutivo della Banca Sforza Fogliani ha sottolineato il valore di ricordare i grandi che hanno fatto grande la nostra comunità evidenziando che volgersi al passato (e ad un passato come quello di Piacenza) costituisce uno stimolo per il futuro.
Il dott. Cesare Zilocchi ha ripercorso la vita di Angelo Genocchi, matematico, che si occupò di teoria dei numeri e fu il predecessore di Giuseppe Peano, noto a tutti come l’inventore del latino sine flexione, una lingua ausiliaria internazionale derivata dalla semplificazione del latino classico. Allo studioso – che insegnò a Torino e che venne anche nominato senatore del Regno – è dedicata una vecchia via (già detta di Sant’Agnese) nella quale, all’inizio da via Roma, è stata scoperta una lapide ricordo, a cura del Comitato di Piacenza dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, in occasione del convegno del 1991.
Il prof. Nicola Pionetti, invece, ha tracciato il profilo di Melchiorre Gioia (al quale è dedicato il Liceo classico di Piacenza), economista, politico e intellettuale italiano: uno dei primi studiosi ad applicare i concetti di Statistica alla gestione economica dei conti pubblici (ad esempio per le tasse, gabelle, e così via).
Al termine della serata, Sforza Fogliani ha salutato gli intervenuti ed ha omaggiato i relatori con preziosi oggetti griffati Banca di Piacenza.




La lotta contro l’anoressia di una giovane piacentina ispira un romanzo. “Non si guarisce, ma ci si convive”

Elaise B. è uno pseudonimo, un sottile velo per nascondere, dietro ad un nome falso, una storia vera, maledettamente, dolorosamente vera. La storia di una ragazza piacentina di 24 anni che, alle superiori, ha inseguito un modello di perfezione fisica andandosi a schiantare contro l’inesorabile fragilità piscologica dell’adolescenza. Un disturbo del comportamento alimentare che l’ha intrappolata per oltre sette anni, portandola ad un passo dall’imboccare una via senza ritorno. Così come si era spento, ad un certo punto, in Elaise B. si è riacceso quel barlume di speranza nel futuro, rimasto troppo a lungo sopito. Nessun miracolo però ma un lento, difficile  cammino di ricostruzione in cui ha giocato un ruolo importante anche la scrittura di un libro, un romanzo intitolato “Famine” che a breve sarà pubblicato per i tipi della Montedit di Milano (nella foto l’immagine della copertina).

Elaise ci racconti. Che libro è?
«E’ un romanzo breve, una settantina di pagine. Un romanzo di formazione. Si svolge in sette giornate. Un uomo, un giornalista, separato da poco, si trasferisce a vivere a Pontenure con sua figlia piccola. In un parco incontra una ragazza ed ogni giorno, inaspettatamente, senza sapere perché, si trovano lì sempre allo stesso orario ed insieme affrontano temi differenti. Il tema centrale resta però un disturbo alimentare di cui la ragazza è affetta. Racconta la sua vita attraverso lo sviluppo della sua malattia, dall’inizio fino alla fine».

Quindi la protagonista è la ragazza?
«No, in realtà è il giornalista che, ogni giorno racconta quello che la ragazza gli dice. Con lui c’è la bambina che ha tre anni ma che, quando la ragazza racconta, di fatto scompare di scena. E poi si scopre ….».

La fermo. Non “spoileri” il suo romanzo. Lasciamo che i lettori scoprano quello che c’è da scoprire da soli.
«Giusto. Fermiamoci qui quanto a trama. Il tema fondamentale comunque è l’amore in tutte le sue sfaccettature. L’amore famigliare, l’amore spirituale. Ogni giorno la tematica è differente e viene letta sulla base dell’esperienza di una ragazza che soffre di una patologia».

Posso chiederle quanto di autobiografico c’è in questo romanzo?
«Tantissimo. In ogni personaggio c’è qualcosa. Non c’è un personaggio specifico che io identifichi con una persona della mia vita reale, della mia esperienza. Ogni personaggio però racchiude una parte della mia vita. Ogni persona incarna un aspetto diverso di me e del mio vissuto».

Quindi ha sofferto anche lei di disturbi dell’alimentazione?
«Si si, ne soffro tutt’ora. L’obiettivo iniziale del libro … era proprio quello di mettere insieme i miei pensieri. Vederli scritti … mi dava più tranquillità. Poi è nato perché ho conosciuto persone che come me si sentivano sole. Volevo che la mia esperienza non fosse inutile. Volevo far capire che è possibile affrontare il disturbo alimentare, che comunque dura tutta la vita».

Non si guarisce?
«Completamente no. Si impara a conviverci. E’ come una dipendenza. Una battaglia quotidiana. Però con il confronto, con una lotta anche condivisa, è possibile avere una qualità di vita migliore.  Ho scritto il romanzo anche per far capire questo».

Di quale disturbo ha sofferto lei, personalmente?
«Si chiama Binge Eating Disorder (BED – Disturbo da alimentazione incontrollata ndr). Anche nel libro, come nella mia vita, si affrontano varie fasi dall’anoressia nervosa alla bulimia. Non è stato lineare come percorso».

Non è dunque un solo disturbo ma tanti, anche opposti: digiuno da una parte e abbuffate compulsive dall’altra …
«Si. Succede molto spesso che ci sia questa alternanza. Bulimia, anoressia … e si va avanti così».

Studia psicologia giusto?
«Neuro-psicologia a Padova».

Quanto della scelta di studiare psicologia deriva dal suo disturbo e quanto il fatto di studiare psicologia la sta aiutando?
«Studiare psicologia non mi ha aiutato, assolutamente. Anzi … fa vedere più problematiche di quelle che ci sono. Per questo ho scelto di andare completamente sul versante neuro psicologico, legato a disturbi tipo ictus, gravi cerebrolesioni. L’idea della psicologia ce l’ho sempre avuta anche perché mia madre ha lavorato come educatrice sociale prima nell’alcolismo poi proprio nelle lesioni cerebrali. Sono cresciuta in questo ambiente. Quando mi sono ammalata ho capito che non potevo portare la mia esperienza nel lavoro che volevo fare. Mi sentivo troppo coinvolta.

Quindi …
Quindi ho intrapreso la strada della neuro-psicologia, abbandonando tutta la parte clinica. Se c’è una cosa che mi ha aiutato è il fatto che qui a Padova ci sia stata un’apertura diversa rispetto al problema. C’è un centro apposito dove ho potuto affrontare la malattia autonomamente, senza i miei genitori. Questo è stato d’aiuto, come anche relazionarmi con altre persone. Non è una battuta, ma fra gli studenti di psicologia si trovano le problematiche più diverse, le più disparate. Confrontandoti capisci che c’è davvero di tutto, ti senti un po’ meno diverso, un po’ meno fuori dal gruppo».

Allo stesso tempo, diceva, c’è un centro più specializzato rispetto a Piacenza.
«C’è il centro dei Disturbi da comportamento alimentare (DCA). Hanno diversi operatori, c’è un day hospital. E’ un percorso in cui incontri persone con la stessa patologia. Ci si sente in un ambiente più protetto. Io ho questa problematica da sette anni».

Tarda adolescenza quindi.
«E’ iniziato, come per tutti, da una dieta sbagliata e poi è andata continuando. A Piacenza sono stata seguita in ospedale ma ho sempre abbandonato, ad un certo punto. Non era un percorso così strutturato. A Piacenza, intesa come città, si fa ancora fatica a volte a far capire questo problema, soprattutto a scuola. Io ho frequentato un liceo e la scuola ha aumentato ancora di più la mia problematica. Non è stato l’ambiente migliore per risollevarmi. Poi per carità … a posteriori … anche quello è servito».

Perché era un ambiente troppo competitivo? Avevate troppa pressione addosso?
«Era estremamente competitivo, con la tendenza a guardare lo studente solo dal punto di vista del risultato nel compito in classe. Si assecondava molto la competizione. Io ero pronta a studiare ma non ero pronta a dover lottare per impormi. In un ambiente dove conta l’essere migliore di … si viene un po’ schiacciati se si ha un carattere diverso.

Diciamo che non è stata colpa della scuola in sé ma … unita a problematiche personali e caratteriali … non ha contribuito.
«Non ha contribuito soprattutto perché gli insegnanti non cercavano di smontare questa competizione che c’è anzi spesso la cavalcavano perché aumenta i risultati. Anche i miei risultati sono aumentati esponenzialmente quando mi sono ammalata. Forse … avrei preferito rimanere nella media … ma si vede che era destino».

I disturbi alimentari sono prettamente femminili o riguardano anche ragazzi?
«Anche ragazzi. Solo che difficilmente li si chiama con il loro nome. Ti descrivono gli stessi sintomi, ti parlano dello stesso modo di vivere la situazione ma è difficile che accettino di definirla malattia. Non è facile neppure per il genere femminile, soprattutto quando non si parla di anoressia. Il Binge eating è una definizione di malattia recente, introdotta solo un paio di anni fa».

Anche lei hai scoperto di soffrire di BED da poco?
«Prima la chiamavano in mille modi diversi. Mi definivano bulimica nervosa, anoressica con comportamenti di compensazione. Ad un cero punto dicevano che ero troppo grande per avere questa patologia. Ognuno ha disturbi diversi e la malattia porta con sé una miriade di altre patologie, come anche la depressione.  Siamo arrivati ad una diagnosi dopo parecchio, Quindi anche il tentativo di cura è arrivato tardi. Sono passati … sette anni. Ce l’abbiamo fatta!».

C’è stato un punto, un momento in cui ha rischiato davvero? Magari non di morire ma di riportare danni seri, irreversibili?
Assolutamente si! All’inizio per l’anoressia perché avevo perso moltissimi chili e avevo iniziato ad avere problemi con i muscoli. Ancora adesso devo curarmi per le ossa … perché comunque gli errori si pagano. Ogni giorno dovevo fare una visita diversa, dall’endocrinologo al gastroenterologo. E’ stato tortuoso. Il momento in cui ho rischiato di più è stato quando sono passata al BED perché è aumentata la componente depressiva. Quando gli altri ti vedono in carne … non vedono più il problema. Lì subentra il fatto di stare male mentre gli altri dicono che stai bene».

Non essere più riconosciuta come malata …
Allora si iniziano a coprire gli specchi, a indossare cose ampie, al mettere in atto i comportamenti più assurdi che la mente possa elaborare. Anche per questo poi ho deciso di andare a vivere via, dopo il diploma. Per mettermi alla prova. E’ stato difficoltoso. Sono anche dovuta tornare indietro. Adagio adagio, a Padova si va avanti con il percorso. Mi chiedono se sono guarita. Posso dire che ogni sera, quando vado a letto se la giornata è andata bene, senza intoppi per me è un trionfo. Ma non è la regola».

Questo libro ha per lei, in qualche maniera, anche una funzione catartica?  
Molto e si vede proprio all’inizio dove la descrizione, il racconto, è quasi angosciante; le tematiche sono incentrate sul dolore. Più si va avanti più si vede uno spiraglio, una speranza che aumenta e che viene coltivata attraverso il duro lavoro.

Che è anche la sua speranza attuale?
«E’ la mia speranza, è la mia lotta attuale. Oggi sono molto soddisfatta nel momento in cui riesco a trasformare l’esperienza così negativa in qualcosa che ha prodotto un miglioramento, sia nella mia vita, sia nella vita degli altri. Quando ad esempio mi relaziono con una persona che ha un disturbo alimentare – e succede molto spesso – sentirsi dire, dopo una conversazione, mi sento meno sola … è una soddisfazione. Mi aiuta anche a dire, sotto certi punti di vista, che sono contenta di avere avuto questa esperienza … se è servita a qualcosa. Se tornassi indietro non la cancellerei, pur essendo stata molto dolorosa. La rivivrei ugualmente. All’epoca … probabilmente non l’avrei detto».

Quando si sopravvive alla tempesta, il mare torna ad apparire romantico. Questa consapevolezza la porta anche a parlare della sua esperienza senza vergogna, senza paura di esporsi?
«All’inizio non ne parlavo. Dopo il percorso iniziato a Padova ho incominciato ad accettare che fosse una malattia come un’altra. Che andasse gestita, affrontata. Che bisognasse parlarne».

Effettivamente siamo qui ad intervistarla. Più di così …   
«Infatti il libro è dedicato a tutti coloro che hanno camminato nel buio».

Perché lei reputa il suo percorso un cammino nel buio alla fine del quale ha trovato la luce?
«Senza dubbio. Quando si arriva ad accettare la malattia, la si affronta in maniera differente. Finché l’ho vista come qualcosa da nascondere è stato sempre più disfunzionale … in peggiorando. Quando ho iniziato ad accettarla mi sono fatta la convinzione che fosse stata una cosa utile nella mia vita o che perlomeno poteva essere utile per qualcun altro. Così è ancora oggi. Sono molto contenta del punto a cui sono arrivata anche se so che non ci sarà una fine a questo percorso».

Magari proprio una fine no però … un traguardo importante lo ha comunque raggiunto
C’è la voglia – che prima non c’era –  di mettersi in gioco tutti i giorni.

Carlandrea Triscornia




Rancan: “Un errore chiudere la Polizia Postale a Piacenza”

«La sezione di Polizia postale di Piacenza è un indispensabile presidio di sicurezza per tutto il nostro territorio: sopprimerla sarebbe un grave errore. Con l’aumento dei reati sul web, legati al sempre più intenso utilizzo di piattaforme internet e social network, è impensabile privare l’intera provincia di un servizio tanto importante ai fini della legalità. Ringrazio l’onorevole Nicola Molteni della Lega Nord per l’interrogazione parlamentare e per la sensibilità dimostrata verso questa problematica che affligge i piacentini».

È il commento del consigliere regionale Matteo Rancan sulla razionalizzazione dei presidi di Polizia postale da parte del ministero dell’Interno, che prevede la chiusura di diverse sezioni tra le quali quella di Piacenza.