Rissa di via IV Novembre: una vicenda ancora tutta da chiarire

Mai come nella vicenda della rissa di via IV Novembre è importante che le indagini delle forze dell’ordine restituiscano rapidamente un quadro chiaro di quanto avvenuto la notte del 25 giugno. Non tanto – e non solo – per attribuire a ciascuno le eventuali responsabilità penali ma soprattutto per delineare con precisione i contorni di quanto avvenuto. Soltanto un’attenta ricostruzione potrà dirci se le scene da Far West vissute a pochi passi dal Cheope siano effettivamente frutto di atteggiamenti xenofobi e razzisti nei confronti di due fratelli algerini aggrediti, senza altra apparente ragione.

Gli inquirenti starebbero in queste ore verificando, in collaborazione con i colleghi di Cesena, la fondatezza di alcune testimonianze, emerse nella mattinata di oggi, secondo cui un gruppo di giovani della città romagnola sarebbe stato aggredito da alcuni magrebini, nel parcheggio sotto il Facsal, subito dopo il termine della manifestazione antidegrado “La mè bela Piaseinsa” organizzata dalla Curva Nord sul Pubblico Passeggio. La violenza contro i fratelli potrebbe insomma essere nata come conseguenza a questo primo ipotetico scontro: una “giustizia fai da te” basata sulla legge del taglione, anziché sul ricorso a polizia e carabinieri.

Se anche fosse vero poco cambierebbe sul fronte della preoccupazione sociale. Una città dove i conti si regolano a suon di botte è sintomo di una grave degenerazione culturale nonché di una regressione sociale che pone sullo stesso livello tutti i protagonisti di questa brutta pagina e dove il razzismo diventa una sorta di concetto palindromo, che si legge in egual modo da una parte all’altra e viceversa. Tanto più se dovesse essere confermata un’ulteriore versione circolata nelle ultime quarantotto ore (e priva al momento di riscontri ufficiali), quella di un coinvolgimento anche di alcuni albanesi che se la sarebbero presa a loro volta con i due fratelli magrebini (non si sa per quale motivo).

Fin qui c’è una sola certezza: ad essere messa inesorabilmente al tappeto è l’idea di una Piacenza pacifica, tranquilla, integrante. Politiche dissennate hanno svenduto il territorio della nostra provincia per dare impulso ad una logistica con scarsissimo valore aggiunto, portando ad una presenza sul territorio cittadino di oltre 19.000 stranieri (pari al 18,9 % della popolazione contro una media nazionale del 9,2%), senza essere in grado di offrire a loro, e alle loro famiglie, sufficienti opportunità, alloggi, stipendi dignitosi e dunque chance di vera integrazione e senza avere una città pronta per questa accoglienza e convivenza.

La storia, purtroppo, non si può cambiare, ma forse sarebbe ora di ammettere che a Piacenza i problemi sono molto più gravi rispetto a quelli di altre città italiane e accantonando gli slogan sugli “ismi” (dal fascismo al razzismo) agire perché questa logistica inizi ad offrire alla città (e alla provincia) ritorni sociali ed economici e compensazioni che riequilibrino un po’ la situazione.