Comitato Pride 2021: “25 aprile giornata importante per tutta la società”

Ecco la lettera che il Comitato Pride 2021, di cui fanno parte Arcigay Piacenza Lambda
Il Grande Colibrì, Agedo Milano, Famiglie Arcobaleno Piacenza e Associazione Arci ha voluto scrivere per ricordare il 25 aprile, che sarà ricordato anche domani a Piacenza con alcune celebrazioni “alternative”, data la situazione di emergenza sanitaria.

Il 25 aprile è un momento importante per tutti, senza nessuna distinzione.

In questo giorno si ricorda quando fummo liberati dall’oppressione nazifascista a seguito del proclama di insurrezione generale da parte del Comitato di Liberazione Nazionale. È tendenza diffusa in alcune realtà sottovalutare l’importanza di questo anniversario e in alcuni casi vi è il tentativo di eliminarne il forte valore simbolico etichettandolo come una celebrazione che appartiene solamente ad una parte politica. La realtà è che questa giornata dovrebbe coinvolgere tutta la nostra società perché riguarda ogni singolo individuo e i suoi diritti civili più importanti.

Noi del Comitato Piacenza Pride 2021 ci sentiamo particolarmente in dovere di continuare a tenere viva la memoria di quel giorno, in cui l’Italia iniziò a riconquistare con enormi sacrifici ciò che abbiamo di più importante oggi: la libertà.
Sono i diritti e le libertà come, per esempio, quella di pensiero, di parola, di stampa, di vivere la propria identità ed il proprio orientamento sessuale, di associarsi liberamente in gruppi, che vanno difesi, ed in questo intento sono fondamentali la conoscenza e il ricordo di come la tirannia abbia potuto prendere il sopravvento, per poter evitare il ripetersi degli stessi errori in futuro, e di come il nostro popolo abbia combattuto e si sia sacrificato per riavere la propria dignità.

Con questo vi auguriamo un buon 25 aprile! Viva l’antifascismo, viva la Resistenza, viva la libertà!

Il Comitato Piacenza Pride 2021:

Arcigay Piacenza Lambda
Il Grande Colibrì
Agedo Milano
Famiglie Arcobaleno Piacenza
Associazione Arci 

Foto: Celebrazioni 25 aprile dello scorso anno




25 aprile a Piacenza, le immagini del corteo e della cerimonia ufficiale per celebrare la Liberazione

74 anni sono passati dalla Liberazione dal nazifascismo, un evento che verrà ricordato ancora per tanto tempo e che ha segnato una delle pagine della storia italiana. Anche Piacenza si è unita alle celebrazioni. Questa mattina un nutrito corteo ha animato le vie principali del centro storico, arrivando in Piazza Cavalli, dove si è svolta la cerimonia ufficiale. Prima il passaggio al Dolmen, come da tradizione, e poi in Piazza il minuto di silenzio in onore dei caduti da parte del sindaco Barbieri e del Prefetto Falco.

Nel suo discorso, Patrizia Barbieri ha voluto porre l’accento sul “conservare i valori fondanti della convivenza civile. Un impegno che dobbiamo a noi e soprattutto ai nostri giovani, che imparino ogni giorno il valore della libertà”. Il sindaco ha inoltre voluto sottolineare alcune derive di “totalitarismo ideologico”, che distolgono lo sguardo dalle radici su cui si fonda il 25 aprile (leggi – sotto le foto – il discorso integrale).

Discorso ufficiale del sindaco Patrizia Barbieri per il 25 Aprile

Care piacentine e cari piacentini,

il 25 aprile di 74 anni fa, un popolo si riversava in piazza per celebrare la Liberazione. Erano donne e uomini, giovani e meno giovani uniti dall’amore per la vita, dal profondo bisogno di pace e democrazia, accomunati – al di là di ogni differenza di classe sociale, cultura o storia personale – da una comune speranza di libertà.

Oggi è per me motivo di particolare orgoglio poter ricordare e celebrare in quella stessa piazza, insieme a questo popolo, insieme a voi, quella storica giornata e, soprattutto ricordare il cammino, segnato da ferite anche mortali e dal sacrificio estremo di donne e uomini, che ha condotto a vivere quella giornata di 74 anni fa, ma soprattutto a riaffermare i valori di pace, democrazia e libertà. E’ lo stesso sacrificio che ha unito altre generazioni di italiani; i tanti eroi del Risorgimento, che sotto la bandiera forte del concetto di Nazione Unita imbracciarono le armi per difendere la nostra Patria. O le schiere dei militari italiani che per garantire a questo Tricolore di poter sventolare libero sui pennoni, persero la vita nelle trincee sui nostri confini nazionali o in lande straniere sperdute e lontane.

Generazioni unite nei valori che dovrebbero essere l’essenza di una società civile e di una civile convivenza, ma che troppo spesso vengono messi a dura prova dalla prevaricazione, dalla sopraffazione, dalla violenza non solo fisica degli uni verso gli altri. Per questo motivo, il nostro impegno, oggi, come in ogni giorno del nostro cammino di vita, è quello di rinnovare dentro di noi quei valori, che possono rimanere eterni solo nel momento in cui riusciamo a comprenderne appieno la forza dirompente e a trasmetterla agli altri e alle giovani generazioni.

Per questo è giusto e doveroso serbare la memoria di quegli esempi di alto e nobile sacrificio; una memoria che è tanto più condivisa quanto più quegli esempi sono conosciuti e approfonditi, senza concessioni alle derive dell’opportunismo ideologico o al totalitarismo di pensiero. Dobbiamo tenere la nostra storia libera dai carichi dell’ideologia, per poterne comprendere appieno l’esemplare valore e l’insegnamento che dalla stessa ci viene tramandato. Solo tutelando l’integrità storica e i suoi esempi potremo riconoscere in essi i valori su cui si costruisce l’identità di un popolo.

E l’identità di un popolo è, per sua stessa definizione, condivisa.

La memoria dei giorni della lotta di Liberazione rivive ogni anno in questa solenne celebrazione, ma ancora di più nelle testimonianze e nei simboli che si tramandano giorno dopo giorno, anno dopo anno, fino a oggi.

Quello che dobbiamo chiederci, oggi, è se anche noi sappiamo condividere e tramandare agli altri quegli ideali di libertà assoluta che animavano esempi quali Renato Gatti e Carlo Alberici, giovani piacentini che trovarono la morte solo alcuni giorni prima di quei giorni di festa. Giovani animati, insieme a tanti altri coetanei, dalla passione per la libertà e il cui sacrificio il Comune di Piacenza, con voto unanime, ha voluto mantenere vivo nel luogo in cui persero la vita, in Piazzale Velleja, attraverso quella lapide di marmo che non è solo riconoscimento al loro sacrificio ma è monito perché lo stesso sacrificio non sia stato vano.

Come da monito e insegnamento risuona l’esempio di 18 avvocati partigiani piacentini delle più varie estrazioni culturali e sociali, a testimonianza di un’unione di azione e di intenzione nata all’insegna di valori più alti, quali quelli della libertà e della pace: dal liberale Gaetano Grandi al Comandante Selva (Wladimiro Bersani), dall’ex sindaco Felice Trabacchi all’ex Prefetto Vittorio Minoja, a tutti gli altri “eroi in toga”, come vennero ricordati il giorno dell’inaugurazione della targa presso il Tribunale di Piacenza due anni fa. Diciotto piacentini, diciotto nomi di piacentini scolpiti nel marmo che, da avvocato, da sindaco, da piacentina, rappresentano il sacrificio, la risolutezza e il coraggio di chi ci ha permesso di essere qui, oggi, donne e uomini, italiani e piacentini liberi.

O, ancora, l’esempio di Don Giuseppe Borea, cappellano dei partigiani, ma capace di abbracciare indistintamente il prossimo in nome degli ideali di pace e giustizia.

Nel periodo storico nel quale ci troviamo a vivere, contraddistinto dagli strascichi di una profonda crisi economica, dalle difficoltà occupazionali e dall’incertezza sull’avvenire dei nostri giovani, a Piacenza, come nel resto d’Italia, i valori della Liberazione, la tenacia, l’orgoglio e la determinazione, la volontà di chi ha combattuto in nome di quei valori, devono essere il più grande incentivo, la forza e la spinta più concreta per costruire le basi del nostro futuro e di quello dei nostri figli.

Oggi come allora abbiamo bisogno del coraggio. Oggi come allora dobbiamo guardare avanti con fiducia, per non dimenticare il passato, per difendere l’Italia e la Repubblica italiana che della Resistenza è figlia, i suoi simboli, la Bandiera, la Costituzione e la nostra Libertà. Nelle poche e chiare parole del primo articolo della Carta Costituzionale si sono unite culture diverse, marxista, liberale, cattolica. Ciò è stato possibile in nome di ideali più elevati, che sono quelli della Libertà e della Pace, che sono quelli dell’amore per la nostra Patria e per la Democrazia.

Occorre resistere alle spinte contingenti dei fatti e conservare i valori fondanti della nostra convivenza civile. E’ un impegno che dobbiamo a noi, ma soprattutto ai nostri giovani perché celebrino ogni giorno il valore della libertà.

Buon 25 aprile, Piacenza! Buona festa degli italiani.

QuotidianoPiacenzaOnline

Via Sant'Antonino, 20
Piacenza, Italia 29121
Italia
Email: redazione@quotidianopiacenza.online