Un pomeriggio scoprendo le meraviglie “nascoste di Piacenza”

Grande successo per la visita ai palazzi storici di Piacenza (tra le iniziative collaterali alla Salita al Pordenone) organizzata dalla Banca di Piacenza.

La visita guidata (a cura di Mimma Berzolla Grandi e Laura Bonfanti) ha avuto un boom di adesioni, tanto che l’Istituto di credito aveva già da giorni dovuto chiudere le iscrizioni (si cercherà di organizzare un’altra giornata di visita per dar modo a chi non ne ha avuto la possibilità, di compiere il percorso con guida). Sono stati oltre 200 i piacentini che si sono dati appuntamento, alle 14,30, a Palazzo Scotti da Vigoleno, sede della Prefettura, da dove è iniziato il tour.

I visitatori sono stati accolti dal prefetto Maurizio Falco che ha dato loro il benvenuto sottolineando il significato che ha per i cittadini l’apertura di un luogo istituzionale alle visite e che è stato ringraziato dal  presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza Corrado Sforza Fogliani. Il gruppo ha successivamente visitato Palazzo Scotti Boscarelli (sempre in via San Giovanni), Palazzo Anguissola Scotti di Podenzano e Ville e Palazzo Mischi (corso Garibaldi), Palazzo Galli (via Mazzini, sede della Banca di Piacenza), l’Oratorio di San Dalmazio con relativa cripta (via Mandelli, eccezionalmente aperto solo per la visita guidata; ai partecipanti è stata consegnata in omaggio una pubblicazione sull’Oratorio stesso, curata dal Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio), Palazzo Bertamini-Lucca (via Sopramuro), Palazzo Landi (vicolo del Consiglio, sede del Tribunale; a fare gli onori di casa, la dottoressa Marisella Gatti), Palazzo Anguissola di Grazzano (via Roma).

I palazzi sono rimasti aperti (alcuni anche nei locali interni, altri solo ingresso e cortile) in via continuativa, dalle 14 alle 19, anche per chi non era iscritto alla visita guidata.

 

 




Tre organi per la prima volta insieme: successo in Santa Maria di Campagna

Pieno successo del concerto a tre organi che si è tenuto ieri sera in Santa Maria di Campagna come manifestazione collaterale all’evento culturale della Banca di Piacenza Salita al Pordenone. Si è tarattato di una novità assoluta a cura di Giuseppina Perotti, che nel suo intervento ha parlato di «serata speciale, ricca di contenuti – nell’ambito di un evento, come la Salita al Pordenone – che ha fatto diventare la nostra città un centro internazionale d’arte e di cultura».  

Il saluto di benvenuto a nome della comunità francescana è stato portato da padre Secondo Ballati: «La chiesa quando è piena di gente è ancora più bella (c’erano più di 400 persone, ndr) e sono quindi molto contento di questa serata, perché la musica è importante». E la Basilica, oltre ai capolavori di tanti artisti, si caratterizza per la presenza di tre organi: «Due Serassi – ha spiegato Giuseppina Perotti -, il maggiore del 1825-1838, il più piccolo, restaurato dalla Banca di Piacenza, del 1836. C’è poi un terzo organo settecentesco della scuola napoletana, qui trasferito dal Teatro Municipale sempre per interessamento dell’Istituto di via Mazzini».

Gli organisti Paolo Bottini, Paolo Gazzola e Federico Perotti hanno eseguito un interessante programma con musiche di Carlo Goeury (XVIII secolo) “Intrada a tre organi”, Mariano Muller (1724-1780) “Sonata a tre organi”, Pietro Valle (XVIII secolo) “Sonata a tre organi”, Padre Davide da Bergamo (1791-1863) “Sinfonia (a tre organi)” e W. Amadeus Mozart (1756-1791) “Eine kleine K525 (a tre organi)”. E’ seguito un concerto della Corale di Santa Maria di Campagna diretta di Ivano Fortunati, all’organo Leonardo Calori, che ha interpretato brani di padre Davide da Bergamo (Jesu Redemptor omnium), Anonimo (O Santissima), M. Frisina (Pacem In terris, per coro a 4 voci miste), Padre Davide da Bergamo (Nell’ospital cenacolo, arrangiamento di M. Ruggeri), Anonimo (Nitida Stella).

Al termine del concerto ha preso la parola il presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza Corrado Sforza Fogliani: «Sono circa 30 anni – ha rimarcato – che la Banca tiene il proprio concerto di Natale in Santa Maria di Campagna, chiesa molto amata dai piacentini, dove quasi tutti, da bambini, abbiamo “ballato” davanti all’altare. Non ho mai preso la parola, ma questa sera non posso trattenermi dal ringraziare i Frati minori, la Corale del dir. Ivano Fortunati, gli organisti Paolo Bottini, Paolo Gazzola e Federico Perotti e soprattutto la professoressa Perotti, che dopo un’iniziale perplessità alla mia idea di questa serata, ha fatto il miracolo trovando le musiche adatte. Credo sia la prima volta che i tre organi suonano insieme e credo che padre Davide da Bergamo abbia guardato dall’alto questa Basilica e l’abbia vista gremita come quando suonava le sue composizioni, era un maestro nell’adattare musiche organistiche. Sono particolarmente devoto a questo frate patriota – ha concluso il presidente Sforza -; quando morì, volle che le esequie fossero celebrate dal fratello di mio bisnonno, capo dei preti liberali».

All’applaudita parte musicale della serata è seguita una altrettanto apprezzata conferenza di Manrico Bissi, che ha spiegato, avvalendosi di immagini proiettate da un maxischermo messo a disposizione dall’Associazione Vie della Valnure, l’origine e l’evoluzione della basilica affrescata dal Pordenone, vero gioiello del Rinascimento piacentino.

In particolare, l’architetto Bissi ha illustrato le origini del Santuario (secoli III-IV d.C.) che possono essere fatte risalire alle necropoli romane su un sito che era allora abbondantemente esterno al nucleo cittadino; la chiesa della “Regina dei martiri” (secolo XI), sorta dal pozzo dove erano stati gettati i cristiani perseguitati e uccisi ai tempi di Diocleziano (del 1030-1040 i primi documenti che parlano della chiesuola di Santa Maria in Campagnola); la grande chiesa rinascimentale (secolo XVI) affidata alla progettazione di Alessio Tramello (meta di pellegrinaggi della Via Francigena, la piccola chiesa non bastava più), che realizza una basilica a croce greca avente come caratteristica la verticalità e la rotondità: una chiesa che è quattrocentesca nell’architettura e cinquecentesca per le opere pittoriche; le trasformazioni neoclassiche (secolo XVIII),  con Lotario Tomba che demolisce la cappella della seconda metà del ‘500 per costruire il nuovo presbiterio, trasformando la basilica a croce latina ribaltata. «Un intervento che poteva sembrare un vandalismo – ha concluso l’architetto Bissi- ma che va interpretato tornando al 1791, periodo di rapida trasformazione della società. Il coro è ricostruito in stile neoclassico per conservare vitalità a un luogo di culto che non è mai stato abbandonato e che ancora oggi rappresenta un punto d’incontro tra la fede e la nostra identità di piacentini».




Troppe richieste, chiuse le prenotazioni per le visite guidate ai palazzi storici di Piacenza

Boom di prenotazioni per le visite guidate ai palazzi storici di Piacenza, organizzate dalla Banca di Piacenza  tanto che l’istituto di via Mazzini si è visto costretto a chiudere la lista. La banca continua però a raccogliere i nominativi nella speranza che – con la disponibilità dei proprietari dei Palazzi storici programmati – si riesca ad organizzare una seconda giornata.

L’evento, organizzato nell’ambito delle manifestazioni collaterali alla Salita al Pordenone, consiste in un tour del centro storico cittadino alla scoperta di alcuni Palazzi storici, che si faranno non solo ammirare ma anche conoscere grazie alla visite guidate.

Nove, complessivamente, le antiche residenze gentilizie previste nell’itinerario di visita che prenderà il via sabato 21 aprile alle 14,30 da Palazzo Scotti da Vigoleno, sede della Prefettura (via San Giovanni 17). Il programma prevede anche: Palazzo Scotti-Boscarelli (via San Giovanni 15), Palazzo Anguissola Scotti di Podenzano e Ville (corso Garibaldi 36), Palazzo Mischi (corso Garibaldi 24), Palazzo Galli (via Mazzini 14), Palazzo Landi, sede del Tribunale di Piacenza (vicolo Del Consiglio 12), Palazzo Bertamini-Lucca (via Sopramuro 60), Palazzo Costa (via Roma 80) e Palazzo Anguissola di Grazzano (via Roma 99). Le visite guidate comprendono anche l’Oratorio Reale di San Dalmazio e la relativa cripta (via Mandelli 23), eccezionalmente aperto solo per l’iniziativa pordenoniana del 21 aprile; a tutti i partecipanti sarà fatto omaggio di una pubblicazione sull’Oratorio.

Per informazioni: relaz.esterne@bancadipiacenza.it – tel. 0523.542137.




A palazzo Galli “Storie da leccarsi i baffi” con Diego Manca

Un viaggio breve ma intenso nel mondo del gatto quello compiuto da Diego Manca, veterinario e scrittore, ospite della Banca di Piacenza a Palazzo Galli per la seconda di tre conferenze (aveva aperto la serie Vittorio Feltri la scorsa settimana, la chiuderà il giornalista Renato Farina il 17 aprile) rivolte ai possessori di animali domestici a cui la Banca ha dedicato il conto “Amici fedeli” – primo in Italia – che prevede agevolazioni per la cura e il benessere del proprio animale. Un conto – ha sottolineato il vicedirettore generale dell’Istituto di credito Pietro Boselli – che in questi giorni ha catturato l’attenzione della stampa nazionale e internazionale (la notizia è stata ripresa addirittura dal Times). Boselli ha informato di una nuova opportunità per chi apre il conto “Amici fedeli”: la possibilità di sottoscrivere una polizza sanitaria in favore di cane e gatto ricevendo in omaggio un sistema GPS che permette di sapere sempre dove si trova il nostro compagno a quattro zampe.

Il dottor Manca – autore di una decina di pubblicazioni sul mondo animale, spesso ospite di trasmissioni televisive e collaboratore di giornali nazionali e riviste specializzate – ha introdotto il pubblico presente al mondo del gatto parlando dell’animale nei vari periodi storici, raccontando dell’analogia con la femminilità, dei cinque sensi più uno, del linguaggio e del comportamento; nell’ultima parte della conferenza il veterinario piemontese ha presentato il suo ultimo libro Storie da leccarsi i baffi.

Il gatto appartiene alla famiglia dei felidi; il suo antenato più accreditato è il gatto selvatico africano ed è diventato domestico più di recente rispetto al cane. «Nel 1500 a.c. in Egitto – ha spiegato Manca – il gatto era venerato come sacro e per chi li uccideva era prevista la pena di morte». Furono i Romani che portarono il gatto in Europa: oggi abbiamo un centinaio di razze feline divise in cinque categorie. In Italia ci sono circa 7 milioni e mezzo di gatti domestici: il 94 per cento vive in casa, la metà dorme su poltrone o letti, il 70 per cento è portato almeno una volta dal veterinario.

Diego Manca ha quindi parlato del binomio gatto-donna: «I loro destini hanno sempre viaggiato paralleli». Oltre alla vista («ampio campo visivo da predatore notturno»), all’olfatto («molto sviluppato con 200 milioni di cellule olfattive e che usa per relazionarsi socialmente»), al gusto («la sua lingua è un velcro utile alla pulizia, ma il suo gusto non è molto sviluppato: noi abbiamo 9000 papille gustative, il gatto 500»), all’udito («il vero superpotere, le orecchie del gatto sono radar che riescono a percepire tutto»), al tatto («importantissimo, ha sensori su tutto il corpo attraverso i baffoni e i peli spessi e lunghi collegati direttamente al cervello») il gatto ha anche un sesto senso: «E’ una bussola vivente – ha spiegato il veterinario di Omegna – grazie alla grande capacità di orientamento; è poi dotato di una sorta di telepatia che lo rende magico; sono in grado di avere delle premonizioni che li portano spesso ad allontanarsi a morire o ad intuire la morte delle persone».

Il linguaggio del gatto si manifesta attraverso la coda (dalla posizione si capisce cosa vuole dire), gli occhi (pupille più o meno dilatate), le orecchie (dritte, di lato) e il corpo nel suo insieme. Il gatto poi emette segnali acustici: miagola, soffia e fa le fusa, «un fremito che è qualcosa di magico e che esprime pace e serenità». E il gatto come si comporta? E’ raffinato, silenzioso, meditativo ma anche giocherellone e comico: «Quotidianamente – ha sostenuto il dottor Manca – ci dà lezioni di vita gratis».

Diego Manca ha infine accennato ad alcuni racconti del suo ultimo libro “Storie da leccarsi i baffi”: Teddy e Pussy, che si erano ubriacati; Trippy, vegetariana non per scelta; Ines, gattara che non c’è più; Sandy, diventata “calva” perché la padrona si era separata dal marito; e Houdini, micina nera che celava la sua particolare patologia quasi fosse una maga.




Festeggiati 30 anni di notizie piacentine

Più di 11.000 nomi di persone, 2.862 luoghi e 273 autori. Sono i numeri che sintetizzano “Trent’anni di BANCAflash (1987-2016)”, prezioso volume che – grazie al meticoloso e attento lavoro svolto dalla prof. Luisella Peirano – si configura come una vera e propria summa dei primi 167 numeri del periodico d’informazione della Banca di Piacenza.

Il volume – che oltre all’indice degli autori, dei nomi di persone e dei luoghi di trent’anni di BANCAflash, contiene anche l’indice dei nomi di persone di “Vent’anni di bilanci della Banca di Piacenza (1988-2007)” – è stato presentato ieri sera a Palazzo Galli dall’avv. Corrado Sforza Fogliani, Presidente del Comitato esecutivo del popolare Istituto di credito piacentino nonché Direttore responsabile di BANCAflash, dalla prof. Luisella Peirano, curatrice dell’opera sotto la supervisione di Danilo Pautasso, e dal giornalista Robert Gionelli.

“BANCAflash – ha detto l’avv. Sforza Fogliani durante il suo intervento – è nato più di trent’anni fa come foglio informativo a quattro pagine destinato ai soci della nostra Banca, ed è costantemente cresciuto nel tempo, nei contenuti e negli argomenti trattati, fino a diventare un periodico a 36 pagine diffuso ad ogni numero in oltre 25.000 copie, tanto da risultare il periodico a più alta tiratura della nostra provincia.

E’ cresciuto non solo perché dal 1987 sono continuamente aumentati i nostri soci, ma anche perché ha saputo dare spazio alle ricerche e ai contributi di apprezzati studiosi e giornalisti piacentini su argomenti che riguardano la storia, l’arte, la cultura il dialetto e le tradizioni popolari del nostro territorio. Grazie al lungo e meticoloso lavoro svolto dalla prof. Luisella Peirano con la collaborazione di Danilo Pautasso, tutti questi originali contributi e tutte le notizie offerte ai lettori in sei lustri di BANCAflash sono ora a disposizione di studiosi e ricercatori”.

La prof. Peirano, nel corso del suo intervento, ha voluto sottolineare “l’importante funzione storico-culturale svolta da BANCAflash, un periodico che, oltre ad informare i lettori in modo preciso e puntuale sui prodotti e sui servizi offerti dall’Istituto di credito di via Mazzini, ha sempre dato conto anche di tutti i restauri, di tutti gli interventi di sostegno e delle tante iniziative artistiche e culturali promosse a favore del territorio. Credo che nessun altra realtà abbia sostenuto la crescita culturale del nostro territorio come la Banca di Piacenza che, nel corso degli anni, ha dato vita ad un autentico rinascimento culturale a cui contribuisce anche BANCAflash.

Gionelli ha spostato l’accento sulla “funzione giornalistica del periodico diretto da Sforza, che in più occasioni ha pubblicato importanti notizie che non hanno trovato spazio sugli altri organi d’informazione locale”. Gionelli ha voluto ricordare anche alcune rubriche di BANCAflash, come Tal digh in piasintein, curata per tanti anni da Giulio Cattivelli, l’Osservatorio del dialetto piacentino, a cui collabora da tempo Cesare Zilocchi, il Glossario dei termini finanziari e Ricci Oddi. Opere in cantina”.

Dopo l’intervento di un ospite tra il pubblico – che ha elogiato BANCAflash per la sua capacità di configurarsi come un valido strumento di “cultura del risparmio” – l’avv. Sforza Fogliani ha ricordato quando, nel 1986, insieme al Consigliere Pantaleoni, andò a proporre all’allora Presidente della Banca, avv. Francesco Battaglia, l’idea di pubblicare BANCAflash. “Battaglia non era troppo convinto – ha detto Sforza Fogliani – ma cambiò idea quando gli dissi che il periodico ci avrebbe fatto risparmiare le spese  per spedire a tutti i soci i risultati del bilancio che avremmo potuto pubblicare sul notiziario. Così la nostra Banca fu tra le prime in Italia a dotarsi di un proprio strumento informativo”.

Dida foto: Il tavolo dei relatori (foto 1); Robert Gionelli, l’avv. Corrado Sforza Fogliani, Danilo Pautasso, la prof. Luisella Peirano e il titolare della Tep, Camillo Concari, storico stampatore di BANCAflash (foto 2)




Il conto per animali della Banca di Piacenza “fa il giro del mondo” e sbarca su The Times

Avevamo già parlato, nei giorni scorsi, del successo mediatico riscosso dal conto per gli animali domestici della Banca di Piacenza che oggi è assurto alla ribalta internazionale grazie ad un articolo pubblicato dal giornale londinese The Times. In un pezzo, firmato da Philip Willan, il giornale inglese racconta come tutto sia nato quando un cliente si è presentato nella banca piacentina chiedendo di poter aprire un conto a nome del suo cocker chiamato Roll. Da lì è partita l’idea, subito sposata dal presidente del comitato esecutivo Corrado Sforza Fogliani, di creare un conto “cointestato” e su misura per gli amici a quattro zampe. Conto che ora sta facendo il giro del mondo – sui giornali – grazie alla sua unicità.




Il conto dedicato agli Amici Fedeli in prima pagina sulla Stampa

Il conto per gli Amici Fedeli inventato dalla Banca di Piacenza si sta senza dubbio dimostrando un’idea intelligente, che sta attirando l’attenzione di vari media. La Stampa di ha dedicato all’iniziativa un ampio spazio con anche un richiamo in prima pagina dell’edizione odierna. Il giornale piemontese, in un articolo a firma di Francesco Rigatelli, ha spiegato la nascita di questo speciale conto ispirato a Giuseppe Verdi e al suo inseparabile cane maltese Loulou. Ma oggi di Amici Fedeli si è occupato anche il telegiornale Studio Aperto.

Visto che non c’è due senza tre questo venerdì ha portato al conto anche il plauso  della deputata di Forza Italia Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento animalista: «L’idea di consentire l’apertura di un conto corrente con il nome del cane o del gatto, oltre a quello del proprietario – ha dichiarato l’ex ministro –  non è solo un’ottima iniziativa di marketing, ma dà il giusto rilievo, anche sotto il profilo economico, ad un fenomeno di grande portata sociale: quello della convivenza con animali domestici, per i quali chi può spende anche somme importanti. Il mio plauso all’istituto bancario».




Quando Vittorio Feltri salvò un asina destinata allo stufato …

«L’attenzione per il mondo animale è una forma di educazione». Ne è fortemente convinto Vittorio Feltri, ospite della Banca di Piacenza per la prima di tre conferenze (prossimi appuntamenti il 10 aprile con Diego Manca e il 17 con Renato Farina) rivolte agli amici degli animali domestici a cui la Banca ha dedicato un conto – primo in Italia – che prevede agevolazioni per la cura e il benessere del proprio amico fedele.

Il direttore di Libero ha strappato applausi e sorrisi (sempre efficace e simpaticamente colorito nelle sue espressioni) al numeroso pubblico che ha affollato la Sala Panini di Palazzo Galli per ascoltare la chiacchierata sul suo rapporto con le “bestie”. «Il mondo animale è meraviglioso, tutto da scoprire», ha spiegato Feltri (presentato dal vicedirettore generale della Banca di Piacenza Pietro Boselli), che ha raccontato alcuni episodi del suo rapporto con gli animali a dimostrazione di quanto sia vera la sua affermazione. «Da bambino – ha raccontato – passavo molto più tempo con i gattini che con i miei fratelli. Poi mi sono fatto una famiglia e i miei quattro figli hanno seguito la mia vocazione di gattolico e non solo. Mi piacciono anche altri animali, ma i gatti sono quelli che ho amato di più. Adesso ho un micione di 11 chili, Ciccio Grigiotto; dorme con me in un letto matrimoniale ma è rispettoso».

«Letto – ha scherzato il direttore – che non divido con mia moglie. Negli anni, oltre a quello, abbiamo via via separato le stanze, i piani, per arrivare a vivere in città diverse per motivi di lavoro (lei a Roma, io a Milano). Andiamo d’accordissimo e a giugno festeggeremo il cinquantesimo di matrimonio. Quando amici o colleghi mi raccontano che si stanno separando, gli rispondo che stanno facendo un doppio errore: il primo quando si sono sposati, l’altro quando hanno deciso per la separazione; che li condannerà, fra qualche anno, ad andare a mangiare alla Caritas. Comunque anche mia moglie ha la passione per gli animali: in inverno ama dar da mangiare agli uccellini».

Vittorio Feltri ha confidato che il suo primo gatto lo ha avuto a 12 anni e si chiamava “vecio” anche se, in realtà, era un gattino «che crebbe con me per una decina d’anni; allora non scampavano di più, non c’era l’alimentazione specifica, li si nutriva con gli avanzi di casa. A 20 anni, quando morì, mi chiusi in bagno a piangere».

Successivamente raccolse una gatta al Parco Sempione di Milano, dalla lunga coda e dalle strane abitudini: «Una notte dormivamo tutti – ha raccontato Feltri – quando si accese una luce in sala; andammo a controllare ma non c’era nessuno. La cosa si ripetè altre volte finché scoprimmo che era la gatta che con la zampa manovrava l’interruttore. Non solo, ricordo che apriva il frigorifero, rubava i wurstel e poi lo richiudeva. L’intelligenza degli animali mi ha sempre stupito, perché la usano esclusivamente per il loro interesse».

Il direttore di Libero è quindi tornato con la mente al 1972: «I bambini erano piccoli e vivevamo in un condominio in città; c’era un cortile dove si poteva andare solo in determinati orari; far giocare i figli era un problema. Allora comprai una cascina vicino Treviglio, ad Arcene; costava 8 milioni ma ne avevo solo 5, così me li feci prestare da una banca locale che non mi chiese neanche garanzie. C’era un bel prato di mille metri dove i miei figli vivevano meravigliosamente; io e mia moglie ci adattammo, la cascina era un po’ malandata». Lì Feltri visse per 10 anni. C’era una piccola stalla dove teneva i cavalli, altra sua grande passione; poi gli regalarono un pastore scozzese, due galline, una capretta nana: vivevano tutti assieme grazie all’equilibrio che gli animali sanno creare. «I ragazzi andavano a scuola – ha ricordato il direttore – e Narcisa, così si chiamava il cane, tutte le mattine alle 7 andava in camera dei miei figli e gli toglieva le coperte per farli alzare e poi li accompagnava a scuola. Alle 12,40 in punto sapeva che uscivano e li andava a prendere, facendoli tornare in fila indiana. Oggi il mio gatto – sono via tutta la settimana e rientro il venerdì sera ma mai alla stessa ora – ogni venerdì alle 19 vuole uscire di casa per aspettarmi. Ma come fa a sapere che è venerdì? Mistero, è una cosa stupefacente».

Feltri ha quindi raccontato il suo rapporto con i cavalli: «Ne ho avuti parecchi. Ricordo in particolare Miguel, che avevo quando ero alla cascina. Lavoravo al Corriere d’Informazione, che usciva il pomeriggio. Avevo quindi il tempo per andare a cavallo. Un giorno fui sorpreso dall’oscurità e dalla nebbia in un campo di granoturco. Mi ero perso e fui preso dal panico. Poi decisi di affidarmi al cavallo mollando le redini e dandogli una leggera pacca: dopo tre minuti ero davanti al cancello di casa mia. Questi animali hanno un senso dell’orientamento incredibile, mentre noi l’abbiamo perso. I cavalli leggono nel pensiero dell’uomo e quando succede qualcosa è sempre colpa del cavaliere, il quale è talmente stupido che usa la frusta. E’ provato che in pista un cavallo ottiene gli stessi tempi, che sia o non frustato. Posso vantarmi di avere vinto tre gare ippiche senza usare mai la frusta. Chi la usa è un cretino».

Il direttore ha quindi raccontato un ultimo aneddoto. «Una decina d’anni fa, lavoravo già a Libero, venni a sapere che a una Festa dell’Unità volevano uccidere un’asina per fare lo stufato. Mi misi in contatto con l’organizzatore e la comprai per 300mila lire. La portai a casa che era martedì o mercoledì. Il venerdì, al mio rientro, mi corse incontro e mi fece le feste. Come faceva a sapere che ero stato io ad averla salvata? Quest’asinella vive ancora, tutti i sabati vado a trovarla e lei mi fa festa. Pensate che tiene a bada tutti i cavalli. E’ la dimostrazione che anche nel mondo animale le femmine sono le migliori».

Rispondendo ad una domanda del vicedirettore Boselli, Vittorio Feltri ha sottolineato che la caccia «non gli piace» ma che «la pesca è peggio», prendono i pesci all’amo.

«Il problema – ha concluso – è che la sogliola non piange e i pesci vengono considerati degli oggetti».

Al suo arrivo il direttore di Libero era stato accolto dal presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza Corrado Sforza Fogliani che aveva accompagnato l’ospite – che conosce da tempo, avendo collaborato con lui in molti giornali di Feltri – in una breve visita alla Sala Arisi e alle mostre del Genovesino e dei Nuovi Ghittoni, in corso a Palazzo Galli.

Emanuele Galba




Tre incontri sugli amici a quattro zampe: il 3 aprile Vittorio Feltri “gattolico praticante”

Il rapporto tra l’uomo e gli animali – in particolare quelli domestici – è davvero vecchio quanto il mondo. Del resto, basta leggere la Bibbia per scoprire che “il primo uomo, Adamo, diede i nomi agli animali”.

Un rapporto che è cresciuto e si è costantemente consolidato e rafforzato nel tempo, tanto che oggi agli animali domestici sono riservati diritti – espressamente previsti dal legislatore – e prerogative impensabili soltanto qualche decennio fa. Proprio in quest’ottica si inserisce il ciclo di conferenze “per gli amici degli animali domestici” organizzato dalla Banca di Piacenza e in programma per tre martedì consecutivi – il 3, il 10 e il 17 aprile – a Palazzo Galli (in via Mazzini, 14). Tre incontri ideati nel nome di Amici fedeli, il primo conto corrente in Italia espressamente studiato per i proprietari di animali domestici e ideato dalla Banca di Piacenza, l’istituto di credito più “pet friendly” di tutto lo stivale.

Ospite della prima conferenza, intitolata “Io e le bestie” e in programma martedì 3 aprile con inizio alle ore 18 nella Sala Panini di Palazzo Galli, sarà il Direttore di Libero, Vittorio Feltri, grande amante degli animali domestici tanto da definirsi, con la sua inconfondibile ironia, “gattolico praticante”.

La seconda conferenza, in programma martedì 10 aprile, vedrà al tavolo dei relatori il dott. Diego Manca, veterinario, ma anche autore di alcuni libri tra cui “Storie da leccarsi i baffi. I gatti raccontati dal veterinario”, che terrà una conversazione dal titolo “Il gatto a 360° gradi. Introduzione al suo mondo”.

Il ciclo di conferenze dedicato agli amici degli animali domestici si concluderà martedì 17 aprile con un incontro intitolato “Gli animali dei Papi. Storia e dottrina”, che avrà come protagonista Renato Farina, noto opinionista di Libero ed editorialista de Il Giornale.

Per le tre conferenze in programma, ingresso prioritario per i correntisti del conto Amici fedeli della Banca di Piacenza e, subordinatamente alla disponibilità dei posti, ingresso per altri interessati secondo l’ordine di prenotazione (e-mail: relaz.ester-ne@bancadipiacenza.it, tel. 0523.542357).

 

 

 

 




La Banca di Piacenza delibera un aumento gratuito del capitale sociale

L’Assemblea straordinaria della Banca di Piacenza, tenutasi il 24 marzo scorso, ha deliberato – in considerazione dei notevoli accantonamenti effettuati nel tempo – un aumento gratuito del capitale sociale da € 23.708.040,00 a € 47.416.080,00 tramite un aumento del valore nominale unitario delle azioni da € 3,00 a € 6,00 mediante l’utilizzo, per l’importo di € 23.708.040,00, della riserva sovrapprezzi di emissione.

L’operazione ha ottenuto dalla Banca d’Italia, in data 23 gennaio 2018, la preventiva autorizzazione con la quale si accerta che detta operazione non contrasta con il principio di sana e prudente gestione.

L’iniziativa – che non comporta alcun effetto sulla situazione economica, finanziaria e patrimoniale della Banca – è volta a riequilibrare il rapporto tra il capitale sociale e le riserve. L’operazione determina un aumento del capitale sociale – che rappresenta la componente più stabile del capitale primario – consentendo di assicurare in via permanente mezzi adeguati a supporto dell’attività dell’Istituto con particolare riferimento al sostegno dell’economia reale.