Un parco avventura in Valtrebbia per lanciarsi oltre le proprie paure divertendosi

La strada per arrivare al Parco Avventura Valtrebbia è decisamente lunga. Del resto bisogna inerpicarsi sugli appennini piacentini, sopra Bobbio, oltrepassare Coli e raggiungere un bosco situato a 1.100 metri di altitudine.

Fra questi alberi, ormai sei anni fa, Enrico Malvicini e la moglie Gabriela Costa (vedi intervista video qui sotto) hanno deciso di aprire una palestra a cielo aperto, un luogo dove divertirsi, provando brividi che nessuna play-station ti potrà mai regalare.

Anzi, ad onor del vero, la maggior parte dei cellulari non funziona e così anche i millenials sono costretti ad mollare nello zaino pezzi di tecnologia,  una volta tanto resi inutili dalla natura.

Non c’è Wikipedia che tenga fra questi abeti; si deve imparare tutto in prima persona, sfidando paure, vuoto e senso di vertigine. Si può contare solo sulla propria capacità di superare gli ostacoli, lassù, arrampicati su quei tronchi, abbarbicati su piattaforme di legno poste anche a nove metri di altezza.

L’unico aiuto arriva dai consigli, dagli sproni verbali degli istruttori che a terra seguono i passaggi di adulti e ragazzi.

Inizia tutto dalla vestizione: si indossano casco ed imbragatura e poi si segue con attenzione il briefing, imparando ad agganciare e sganciare i due moschettoni di sicurezza e la carrucola. Superato il percorso di prova si affronta il tracciato verde, ma c’è anche chi decide di rinunciare e non salire nemmeno quella prima scaletta. Altri invece piolo dopo piolo arrivano in cima alla piattaforma e … perdono subito la baldanza iniziale.

I percorsi sono tre in totale (oltre ad uno riservato a bimbi piccoli), quello azzurro, il più facile, il verde già più impegnativo ed il rosso che ha un paio di passaggi decisamente tosti.

Per cimentarsi basta superare il metro e quaranta di altezza e soprattutto i propri timori.

Perché è vero che tutto si fa in assoluta sicurezza, che quelle corde e quei due moschettoni reggono fino a duemila chili di peso ma trovarsi lassù, con i piedi su sfuggenti e dondolanti assi di legno, o fra le maglie di una rete è impegnativo anche per gli “uomini veri”. Niente panico comunque: se uno proprio non riesce ad andare avanti arrivano gli istruttori pronti a calare il malcapitato nuovamente a terra.

L’avventura più grande comunque è quella vissuta da Enrico e Gabriela che sono riusciti a superare mille ostacoli e ad aprire questo parco, nonostante certi burocrati facciano più paura di un ponte sospeso.

Da fine aprile a settembre, tutti i week-end non solo fanno divertire centinaia di persone ma danno anche lavoro ad almeno cinque giovani istruttori per turno, quasi tutti studenti universitari con la passione per l’arrampicata. Ad agosto il parco resta aperto tutti i giorni (per informazioni 392/9418017) ed attrae gente non solo dal piacentino ma anche dalla Lombardia. Un modo intelligente e concreto per far rivivere montagne bellissime eppure sempre più abbandonate.

 




Tornano le Giornate FAI di Primavera. Visite a Monticelli e Bobbio

Tornano sabato 24 e domenica 25 marzo le Giornate FAI di Primavera , la manifestazione giunta alla sua ventiseiesima edizione e che come ogni anno permette di scoprire meraviglie del nostro paese. Saranno oltre 1.000 i luoghi straordinari che si potranno grazie ai volontari del Fondo Ambiente Italiano. Tante anche le opportunità organizzate dalla Delegazione FAI di Piacenza e dal Gruppo FAI di Bobbio nella nostra provincia. Vediamole:

Monticelli segreta: storia, arte, territorio

Saranno ben quattro le aperture a Monticelli d’Ongina:

Rocca Pallavicino-Casali – piazza Casali, Monticelli d’Ongina – Sabato e Domenica 10:00 – 13:00 (ultimo ingresso 13:00) e 15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 18:00).

La Rocca viene edificata dal marchese Rolando Pallavicino, detto il Magnifico, agli inizi del XV sec. su una preesistente fortificazione del XIII sec. La struttura, completata dal figlio Carlo Pallavicino, vescovo di Lodi, passa ai marchesi Casali nel XVI sec. mentre dal 1957 è proprietà della parrocchia di Monticelli. È una delle più imponenti opere difensive esistenti in pianura: presenta una struttura quadrangolare realizzata interamente in laterizio con 4 torri circolari ai vertici ed è circondata da un fossato (sui masti d’ingresso si notano gli incastri del ponte levatoio). Dal grande cortile interno, tramite uno scalone, si accede ai piani superiori dove si trovano ampi saloni decorati. Gioiello d’arte quattrocentesca è la Cappella affrescata da Bonifacio e Benedetto Bembo, raffigurante episodi sacri e il ritratto dello stesso Carlo Pallavicino. Il piano terra e le cantine ospitano il Museo Civico e il Museo Etnografico del Po.

Basilica di S. Lorenzo – piazza Massimo D’Azeglio, Monticelli d’Ongina – Sabato e Domenica: 11:00 – 13:00 (ultimo ingresso 13:00) e 15:00 – 17:00 (ultimo ingresso 17:00).

Edificata nel 1470 per volontà del vescovo Carlo Pallavicino in stile gotico-lombardo, viene rimaneggiata nel XVII sec. mentre la facciata, in stile neogotico, risale ad un rifacimento del 1878 che vede anche l’aggiunta di leoni stilofori sul sagrato. L’interno è a croce latina, con 3 navate e 14 cappelle laterali. Riccamente decorata, soprattutto nelle parti di presbiterio, abside, transetto, cappelle e controfacciata, custodisce notevoli opere d’arte: eleganti stucchi dorati del Retti (1687), dipinti e affreschi del De Longe (1682-1694), un magnifico coro ligneo seicentesco e un prezioso altare marmoreo policromo. Nelle tante cappelle sono visibili tele del Trotti, detto Malosso, di Altobello Melone, del Mainardi detto Chiaveghino, nonché affreschi e tele opera di Giovanni Battista Natali e figlio. La sacrestia conserva una preziosa raccolta di paramenti sacri. Originariamente qualificata come “Insigne e Regia“ Collegiata Abbaziale, viene elevata a Basilica nel 1942 da Papa Pio XII.

Palazzo Tredicini-Archieri – via Martiri Libertà, 61, Monticelli d’Ongina – Sabato e Domenica: 10:00 – 13:00 (ultimo ingresso 13:00) e 15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 18:00)

Collocato sulla via principale che attraversa il paese è uno dei più importanti palazzi di Monticelli, edificato nel XVIII sec. dalla famiglia Tredicini per passare poi ai nobili Archieri nel XIX sec. Di gusto neoclassico, sobrio ed elegante, il palazzo conta 3 piani: al piano terra un doppio porticato (uno su strada a raccordarsi ai portici lungo la via principale e uno all’interno del cortile privato a sorreggere l’ampia terrazza), al piano primo balaustre adornano grandi finestre e all’ultimo livello si aprono finestre più piccole interposte a motivi geometrici; l’intera facciata è percorsa da alte lesene che ne scandiscono la ripartizione. All’ingresso uno scalone con pregevole ringhiera in ferro battuto conduce al piano nobile, mentre il soffitto è decorato da un elegante ovato dipinto. Il grande cortile è concluso da barchesse laterali e, al di là del cancello, da un magnifico parco di gusto ottocentesco con essenze secolari e grotta (antica ghiacciaia) ancora conservata.

Oltre ai volontari Fai le visite saranno a cura degli “Apprendisti Ciceroni” dell’Istituto Comprensivo di Monticelli d’Ongina, classe II A Scuola Secondaria di Primo Grado di Monticelli d’Ongina.

Chiesa di S. Giorgio – via Garimberti, Monticelli d’Ongina – Sabato e Domenica: 10:00 – 13:00 (ultimo ingresso 13:00) e 15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 18:00)

Originariamente di pertinenza dell’Abbazia di Nonantola di Modena (XII-XIV sec.), perde il titolo di chiesa parrocchiale nel 1471 in seguito alla costruzione della collegiata di S. Lorenzo (attuale Basilica). Rimaneggiata nella seconda metà dell’800, viene arricchita con una nuova facciata in stile neoclassico su progetto dell’Ing. monticellese Severino Amizzoni. L’interno è ad un’unica navata con cappelle laterali e cupola centrale. Tra le opere d’arte custodite all’interno si notano le decorazioni pittoriche a chiaroscuro realizzate nel 1881 da Enrico Terzi e Mario Soncini, il coro ligneo, la balaustre decorate e la cornice barocca al centro dell’abside. Grazie alla sua struttura interna l’edificio gode di un’ottima acustica, motivo per cui è sede di spettacoli e concerti legati alla “Rassegna Musicale” dedicata ad Amilcare Zanella (1873-1949) noto compositore, pianista e direttore d’orchestra originario di Monticelli d’Ongina.

Anche in questo caso oltre ai volontari Fai le visite saranno a cura degli “Apprendisti Ciceroni” dell’Istituto Comprensivo di Monticelli d’Ongina, classe II A Scuola Secondaria di Primo Grado di Monticelli d’Ongina.

Iniziative speciali per iscritti FAI

Saranno inoltre riservate per iscritti FAI due visite speciali il sabato e due la domenica con ritrovo alla Rocca e partenza alle 9.30 e alle 14.30. Consisteranno in un tour guidato del centro storico di Monticelli con tappe per visitare i quattro beni aperti per le Giornate FAI. Prenotazione obbligatoria, entro venerdì 23 marzo fino ad esaurimento posti, scrivendo a piacenza@delegazionefai.fondoambiente.it

Iniziative speciali

Sabato 24 marzo alle ore 15.00 presso la Rocca, celebrazione delle Giornate FAI di Primavera alla presenza degli organizzatori e delle autorità.

Sabato 24 e domenica 25 nel cortile della Rocca performance artistica a cura di Andrea “Ravo” Mattoni writer di fama internazionale che riprodurrà, su pannelli, un murales raffigurante opere d’arte storiche ed emblematiche di Monticelli.

Bobbio: alla scoperta dei tesori di Palazzo Malaspina

Palazzo Malaspina – Contrada di Borgoratto, 26, Bobbio

E’ la più ampia dimora gentilizia di Bobbio, passata ai Malaspina nella seconda metà del XVIII secolo. Esternamente di forma severa ospita all’interno eleganti loggiati e spaziosi ambienti, arredati con grande raffinatezza. Qui è custodito l’Archivio Nobiliare che conserva la Biblioteca Storica della Famiglia, una raccolta libraria di estrema importanza e rarità, costituita da circa 1300 volumi di preziose edizioni antiche, tutte pubblicate prima del 1830, tra le quali un incunabolo del 1497 e 100 cinquecentine. Dal cortile interno si può accedere alle antiche cantine, nelle quali riposano i pregiati vini prodotti dall’Azienda di famiglia, nel solco di una tradizione iniziata nel 1772. Molti i motivi di interesse per i visitatori: dal bel portico con archi a tutto sesto agli ampi loggiati e ai saloni affrescati e arredati con raffinatezza, alle antiche cantine, dove riposano i pregiati vini prodotti dall’Azienda di famiglia, che i visitatori potranno degustare.

Le visite saranno a cura degli “Apprendisti Ciceroni” dell’Istituto Superiore Commerciale “A. Tramello” di Bobbio e del Marchese Obizzo Malaspina, proprietario del palazzo

Sabato apertura riservata agli iscritti FAI: 10:00 – 13:00 e 15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 17:30)

Prenotazioni solo per la giornata di sabato per gli iscritti FAI scrivendo a: bobbio@gruppofai.fondoambiente.it  oppure telefonando a: 347/9769241

Domenica: 10:00 – 13:00 e 15:00 – 18:00 (ultimo ingresso 17:30)

Programma completo delle aperture e iniziative speciali su: www.giornatefai.it

Per tutte le visite contributo suggerito a partire da: € 3,00




Tre bandiere arancioni nella provincia di Piacenza

Su 20 bandiere arancioni attribuite dal Il Touring Club Italiano Emilia Romagna ben tre sono state confermate alla provincia di Piacenza: Bobbio, Castell’Arquato e Vigoleno. In totale le bandiere attribuite ai comuni italiani sono 227 (per il triennio 2018-2020, 19 in più rispetto alla precedente premiazione del 2015).

Nella nostra regione le bandiere arancioni sono state conferite a: Bagno di Romagna (FC), Bobbio (PC), Brisighella (RA), Busseto (PR), Castell’Arquato (PC), Castelvetro di Modena (MO), Castrocaro Terme e Terra del Sole (FC), Fanano (MO), Fiumalbo (MO), Fontanellato (PR), Longiano (FC), Montefiore Conca (RN), Monteleone (frazione del Comune di Roncofreddo) (FC), Pennabilli (RN), Portico e San Benedetto (FC), Premilcuore (FC), San Leo (RN), Sestola (MO), Verucchio (RN) e Vigoleno (frazione del Comune di Vernasca) (PC).

Quello delle “Bandiere arancioni” è il primo programma di sviluppo e valorizzazione turistica dei borghi in Italia e, ancora oggi, è l’unico dedicato esclusivamente a comuni dell’entroterra, con meno di 15.000 abitanti e compie, con questa edizione, 20 anni.

L’iniziativa è nata in Liguria, grazie anche al contributo dell’Assessorato al Turismo della Regione, con l’obiettivo di una maggiore valorizzazione dell’entroterra, del suo paesaggio, della sua storia, cultura e tipicità, per avviare un percorso di miglioramento e di crescita economica sostenibile, riconoscendo il ruolo centrale delle comunità locali. Si è poi estesa a livello nazionale. Oggi è la Toscana è la Regione più arancione d’Italia (con 38 riconoscimenti), seguita da Piemonte (28) e dalle Marche (21).

La Bandiera arancione è pensata dal punto di vista del viaggiatore e della sua esperienza di visita: viene assegnata alle località che non solo godono di un patrimonio storico, culturale e ambientale di pregio, ma sanno offrire al turista un’accoglienza di qualità. Il marchio ha una validità temporanea, ogni tre anni i Comuni devono ripresentare la candidatura ed essere sottoposti all’analisi del TCI che verifica la sussistenza degli standard previsti e garantisce così ai viaggiatori un costante monitoraggio della qualità dell’offerta turistica e alle amministrazioni uno stimolo al miglioramento continuo.

Al termine dell’ultima fase d’analisi e verifica (conclusa a dicembre 2017), Touring assegna oggi 227 Bandiere arancioni per premiare e promuovere uno sviluppo turistico sostenibile. Su oltre 2.800 candidature in questi 20 anni solo l’8% ha ottenuto il riconoscimento.

Inoltre – attraverso piani di miglioramento ad hoc-  Touring accompagna i territori verso l’innalzamento della qualità dell’offerta: 30 Comuni hanno ricevuto la Bandiera arancione in seconda istanza, dopo aver attuato i suggerimenti ricevuti.

La Bandiera arancione porta benefici reali e tangibili (+ 45% arrivi e + 83% di strutture ricettive in media, dall’anno di assegnazione) e supporta un vero e proprio “circolo virtuoso”. La valorizzazione è il miglior modo di tutelare quando porta beneficio a cittadini e ai visitatori, e permette una economia locale che diviene opportunità di presidio territoriale, anche in termini di contrasto al dissesto e all’abbandono, favorendo occupazione e rivitalizzazione locale.




I piccoli comuni “culla” dei prodotti tipici della nostra regione

In Emilia Romagna i piccoli comuni sono la culla del 97% di tutti i prodotti Dop e Igp della regione con una rete di 140 realtà comunali con meno di cinquemila abitanti su un totale di 333 comuni. E’ quanto emerge dall’esclusivo studio Coldiretti/Symbola su “Piccoli comuni e tipicità” presentato dalla Coldiretti a Roma a Palazzo Rospigliosi in occasione dell’apertura dell’anno nazionale del cibo italiano nel mondo per raccontare un patrimonio enogastronomico del Paese custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici, che potrà ora essere finalmente valorizzato e promosso grazie alla nuova legge n.158/17 che contiene misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni.

Fra le 44 produzioni a denominazione d’origine quelle che portano il nome di piccoli comuni della regione – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – sono quattro: il Marrone di Castel del Rio Igp, tipico della zona da più di cinquecento anni, è caratteristico di quattro piccole realtà come Borgo Tossignano, Casalfiumanese, Castel del Rio e Fontanelice. Anche il formaggio di Sogliano (FC) Dop viene prodotto da oltre cinquecento anni, visto che è nominato in due inventari del 1497 e del 1498. La produzione del Culatello di Zibello Dop della omonima frazione del piccolo comune di Polesine Zibello (PR) ha ufficialmente trecento anni, con la prima documentazione datata agli inizi del 1700, ma con una storia che risale al Rinascimento. L’Aglio di Voghiera Dop (FE) ha un gusto dolce e delicato che gli viene conferito proprio dal suolo argilloso e limoso del territorio di produzione. Un primato dell’Emilia Romagna – informa Coldiretti Emilia Romagna – è anche il Vin Santo di Vigoleno, la più piccola Doc vitivinicola d’Italia, ottenuta con antichi vitigni autoctoni dell’area piacentina. Con circa 5.000 bottiglie prodotte ogni anno, è inserita nella Doc dei vini dei Colli piacentini ed è prodotto nel piccolo Borgo incastellato di Vigoleno, in comune di Vernasca (2.100 abitanti) in provincia di Piacenza.

Delle 388 produzioni di eccellenza iscritte all’albo tradizionale della regione Emilia Romagna, ben 20 – sottolinea Coldiretti regionale – sono contraddistinte proprio dal nome del piccolo comune d’origine. Si va dal salame di Canossa (RE) alla castagna di Gusano (Gropparello – PC); dalla patata di Montese MO) al Mandorlato al cioccolato di Modigliana (FC); dalla spongata di Corniglio (PR) all’uva Bianchetta di Bacedasco (Castell’Arquato – PC).

Quella dei comuni sotto i cinquemila abitanti – spiega Coldiretti Emilia Romagna – è una rete diffusa su oltre il 38% del territorio, con una presenza che unisce il senso di comunità all’appartenenza geografica e la custodia di valori e tradizioni come quella del cibo e dei prodotti tipici. Nei piccoli comuni della nostra regione – ricorda l’organizzazione dei coltivatori – vivono 364.500 persone sul totale di 4,4 milioni di abitanti.

“L’approvazione della legge 158/17 sui piccoli comuni – ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – è stato un obiettivo fortemente sostenuto negli anni da Coldiretti per tutelare e valorizzare un patrimonio enogastronomico, naturale e paesaggistico, culturale e artistico senza eguali per la popolazione residente, ma anche per il numero crescente di turisti italiani e stranieri che vanno alla ricerca dei tesori nascosti nel nostro territorio.

Secondo il direttore regionale di Coldiretti, Marco Allaria Olivieri, “I 140 Comuni che hanno meno di cinquemila abitanti sono una grande vetrina di promozione turistica, culturale e sociale, con un concentrato unico di specialità enogastronomiche e di bellezze naturali e architettoniche. I piccoli centri sono infatti il cuore della salvaguardia dell’ambiente e della valorizzazione del territorio e producono la stragrande maggioranza dei prodotti a denominazione d’origine che hanno reso famosa l’Emilia Romagna nel mondo”.  (SEGUE ELENCO PRODOTTI)

 

 

Prodotti che nel nome richiamano i piccoli Comuni dell’Emilia Romagna

 

Dop

Aglio di Voghiera (FE)
Culatello di Zibello (PR)
Formaggio di fossa di Sogliano al Rubicone (FC)
Igp

Marrone di Castel del Rio (BO)
Prodotti tradizionali

 

Bomba allo zabaglione di Canossa (RE)
Castagna di Gusano – Gropparello (PC)
Castagna di Vezzolacca – Vernasca (PC)
Ciliegia Marasca di Villanova sull’Arda (PC)
Ciliegia Mora di Diolo – Lugagnano Val d’Arda (PC)
Lumache alla Bobbiese – Bobbio (PC)
Maccheroni bobbiesi – Bobbio (PC)
Mandorlato al cioccolato di Modigliana (FC)
Marrone di Campora – Neviano degli Arduini (PR)
Pancetta Canusina (RE)
Patata di Montese (MO)
Ribiola della Bettola (PC)
Salame di Canossa (RE)
Spongata di Corniglio (PR)
Tartufo Nero di Fragno – Calestano (PR)
Torta di riso alla bobbiese (PC)
Trote come si preparano a Succiso – Ventasso (RE)
Uva Bianchetta di Bacedasco – Castell’Arquato (PC)
Uva Bianchetta di Diolo – Lugagnano val d’Arda (PC)

Vini
Vin Santo di Vigoleno – Vernasca (PC)




Visita guidata a Bobbio sul cammino di San Colombano

L’Associazione del Liberali Piacentini “Luigi Einaudi” organizza per lunedì 29 gennaio 2018 una visita guidata a Bobbio sul cammino di San Colombano.

La partenza è prevista alle ore 8,30 dal parcheggio Cheope. Si visiteranno l’Abazia, il museo dell’Abbazia, i Musei Collezione Mazzolini, la Cattedrale e il  Museo Cattedrale.

Alle ore 12,30 è previsto il pranzo presso “Ristorante Giardino”. Alle ore 14,30 il ritorno a Piacenza. La quota di partecipazione (comprensiva di viaggio in pullman, pranzo, ingressi) è fissata in €  30. Le iscrizioni si accettano entro giovedì 25 gennaio. Per informazioni: 328 2184586

Per i partecipanti che raggiungeranno Bobbio con i mezzi  propri il ritrovo è previsto alle 9,30 nel cortile dell’Abbazia.

La visita viene compiuta in ricordo della “tragedia dimenticata” della deportazione degli italiani dalla Crimea nei gulag sovietici in Kazakhistan avvenuta nella notte del 29 gennaio 1942 e si ispira ad una frase di San Colombano “Se togli la libertà  togli la dignità”.

 




400 ragazzi partecipano alla “Festa dell’Albero”

Si intitola “La festa dell’albero e della natura – Diamo Radici al Futuro” l’ iniziativa didattica  che si terrà in località Le Vallette di Ceci (Bobbio) dalle 10.00 alle 15.00 circa di Venerdì 22 Settembre 2017. Lo scopo è quello di promuovere l’educazione ambientale e far conoscere alle nuove generazioni l’ambiente in cui vivono.

L’evento – giunto alla sua quinta edizione – è stato presentato oggi, in Provincia, dalla vice Presidente Patrizia Calza, da Lodovico Albasi, Presidente dell’Unione Valli Trebbia e Luretta, da Roberto Pasquali, Sindaco di Bobbio, da Fausto Zermani Presidente del Consorzio di Bonifica, e da Luigi Garioni dirigente dell’Istituto Comprensivo di Bobbio insieme a Marco Labirio della Ditta Gamma, sponsor e principale promotore dell’iniziativa.

“E’ un’iniziativa importante – sottolinea Patrizia Calza – che unisce scuola e ambiente e che ha il sostegno della Provincia. E’ necessario insegnare ai ragazzi a conoscere ed amare la bellezza dei luoghi che abbiamo il piacere di abitare e che abbiamo il dovere di rispettare”.

Quattrocento ragazzi dell’Istituto comprensivo di Bobbio e dell’Istituto Comprensivo di Rivergaro e Gossolengo saranno impegnati in diverse attività didattiche a tema ambientale: orienteering e trekking, messa a dimora di piante autoctone, attività naturalistiche guidate da esperti, caccia al tesoro e educazione ambientale.

Sono previsti inoltre due laboratori, a cura del Consorzio di Bonifica di Piacenza, uno al mattino che riguarderà la pittura e uno al pomeriggio che riguarderà il monitoraggio del territorio attraverso i droni.

“La festa dell’albero è una festa mondiale – precisa Lodovico Albasi – e ringrazio il Dott. Labirio che ci sprona a fare sempre meglio perché della valorizzazione della natura in montagna e in collina, ne beneficia anche la pianura”.

“Solitamente portiamo il territorio in laboratorio – commenta Zermani – con questa iniziativa invece, porteremo i laboratori in montagna”.

A chiudere il patron della Gamma che ha ringraziato tutte le Istituzioni impegnate nella realizzazione di questa iniziativa ricordando l’importanza del lavoro di squadra tra Enti e Privati che deve necessariamente tendere alla creazione di posti lavoro.




Al via il teatro itinerante del Festival Lultimprovincia

Anche in questa edizione il festival LULTIMAPROVINCIA si muoverà tra Piacenza e provincia con un cartellone diversificato nel periodo che va dal 18 agosto al 10 settembre (vedi il programma Lultima 2017).

Un teatro itinerante, che si muove, che va verso un pubblico che a volte per limiti territoriali non ha possibilità di frequentare ed apprezzare spettacoli teatrali professionali di qualità.

Il Festival cercherà di mettere in primo piano tutte quelle commistioni di linguaggi che in questi anni hanno segnato la programmazione del festival e che vanno dal teatro comico al teatro acrobatico, dal clown al circo, al teatro per ragazzi, anche per celebrare le ultime esperienze della compagnia nell’ambito del nuovo circo e nell’ambito di una ricerca teatrale che sperimenta commistioni di linguaggi e nuove vie narrative.

Nelle piazze e nei cortili saranno presentati 17 spettacoli, realizzati da 15 compagnie, mentre saranno 9 i paesi coinvolti, tra cui Bobbio che si avvicina della rassegna per la prima volta.

Proprio il paese dell’alta val Trebbia aprirà la programmazione con la compagnia francese Circo Zoe, che torna al festival dopo il grande successo nella passata stagione, e lo spettacolo “Opera Guitta” de Ass. Longuel con il Trio Trioche, uno dei migliori gruppi di teatro comico musicale che sarà il giorno seguente a Travo con lo spettacolo cult “Troppe Arie”.
Oltre la compagnia francese altri spettacoli di teatro circo saranno presentati da Onarts (Travo), Giulio Lanzafame (Castell’Arquato), Nando e Maila (Ponte dell’Olio).

I 3Chefs, clown che vantano la collaborazione con il Cirque du Soleil, saranno in scena a Rivergaro, e aprono una nutrita squadra di clown presenti al festival: i provocatori Madame Rebinè (S.Nicolò), Michele Cafaggi con la poesia delle sue bolle di sapone (Castell’Arquato), gli ingenui Claudio&Consuelo con il loro circo “riciclato” (Rottofreno) ed i giovani ed atletici di Colletivo Clown (Vigolzone). Chiude la squadra lo spettacolo/studio con Bossi e Pisi di Manicomics (Gragnano) a conferma che Lultimaprovincia è sicuramente punto di riferimento nazionale per il teatro clown.

Il teatro di prosa è presente con due spettacoli dedicati ai ragazzi che vedranno in scena i divertentissimi Fratelli Caproni (Podenzano) e i poetici Lagru Ragazzi (Gragnano), mentre due spettacoli sono dedicati ad un pubblico più grande: il coinvolgente “Promessi” di Teatro Invito e Il Tempo di Agnese spettacolo fortemente emotivo di Officna M.