Lula va in carcere, niente libertà per l’ex presidente del Brasile

Lula va in prigione. Decisione sofferta da parte del Tribunale supremo, che ha respinto l’habeas corpus (il principio che tutela l’inviolabilità personale, che prevedeva la la libertà provvisoria) per sei voti a cinque. Ora potrebbe scontare una pena di 12 anni. Un verdetto discusso per ben dieci ore dal Tribunale, che alla fine ha deciso di respingere le richieste del collegio difensivo grazie anche al voto di Rosa Weber, che fino a poche ore fa si era espressa contro il carcere per l’ex presidente del Brasile, figura riconosciuta positivamente a livello internazionale ma crollata dinanzi alle accuse di riciclaggio e corruzione passiva.

LE ACCUSE

Le accuse riguardavano la compravendita di un attico da 240 metri quadri a Guarujà per un valore di circa 800 mila euro nel cambio coi reais. Una tangente secondo i giudici offerta a Lula dalla società di costruzioni OAS per l’assegnazione di vari appalti da parte della Petrobras, l’azienda petrolifera del Brasile.

L’ULTIMA SPIAGGIA

Lula può giocarsi ancora l’ultimo ricorso che pende presso il Tribunale Federale della quarta regione, che lo ha condannato in secondo grado. Non è di merito, ma lo tiene al riparo dalla prigione. Può presentare le proprie motivazioni entro il 10 aprile, poi scatta l’arresto. Potrà persino candidarsi alle elezioni, a meno che il Tribunale Superiore elettorale applicherà il Cleen Sheet Act, che impedisce la candidatura ai condannati in secondo grado. Termine ultimo 15 agosto.

MANIFESTAZIONI

Durante la seduta fiume si sono svolte parecchie manifestazioni a suo favore, lungo la spianata dei ministeri a Brasilia e nel centro città. Ma anche anche a San Paolo, Belo Horizonte, Porto Alegre, Recife, Fortaleza, Manaus, Salvador de Bahia ci sono state manifestazioni per uno degli uomini più acclamati del Brasile. Lula vale la lotta! dicono i suoi sostenitori, ma la polarizzazione è forte: chi dice sia un corrotto, chi un eroe vittima di cospirazione golpista.

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Video da El Paìs

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Esperienze dalle Americhe per il Laboratorio Mondialità Consapevole

Approfondimento in Caritas del percorso di Mondialità Consapevole organizzato dal Laboratorio Mondialità Consapevole in collaborazione con l’Università Cattolica e da varie realtà legate alla cooperazione del territorio piacentino. In questo appuntamento il focus si è incentrato su alcune esperienze significative nelle Americhe.

Giorgio Curreri di MLAL (Movimento Laico America Latina) in collegamento dal Brasile ha raccontato la situazione geopolitica del Paese: “Stanno cambiando molte regole, molte leggi. Lo stampo del Governo è ultraliberale, c’è un movimento che si sta organizzando, ma ancora molto timidamente. Vige un sentimento di odio legato ai mezzi di informazione, la strategia prevalente è quella della polarizzazione politica. Lula aveva cercato la strada della conciliazione, oggi invece si cerca sempre di più il conflitto, l’esclusione dei neri, delle minoranze”.

Si sente la presenza degli Usa? “Ci sono forti sospetti che tutto il mutamento sia implicabile agli Stati Uniti. Purtroppo la gente comune non percepisce questo, sente solo la mancanza dei diritti, senza un’analisi macroeconomica. Tutti però sperano di venir fuori da questo Governo, si spera in un ritorno di Lula, che al momento è visto come l’unica speranza per il futuro”.

Al Nord invece stava Claudia Polledri, ricercatrice presso l’Università di Montreal. “Posso dire che qui c’è molta meno ansia verso il futuro. Ci sono molte persone che si indebitano perchè comunque sanno che rientreranno nelle spese fatte, l’Università costa circa 15 mila dollari”. All’ottimismo si può dire in contrapposizione che c’è una forte competizione: “Gente che conosco lavora anche 60/70 ore a settimana. Anche se qui ci sono sistemi che permettono una certa parità nell’ingresso nel mondo del lavoro le conoscenze rimangono il miglior biglietto da visita”. Il rapporto col vicino Stati Uniti peggiora ulteriormente la situazione, infatti i due Paesi non sono mai andati molto d’accordo. “Sono in aumento le domande di ingresso nelle Università canadesi da quelle statunitensi, e anche dal punto di vista delle migrazioni il processo è estremamente lungo c’è molta burocrazia con molti criteri orientati anche politicamente”.

Arianna Badini ha portato invece il punto di vista di chi ha fatto una breve esperienza in Bolivia. E’ stato in particolare spiegato il ruolo controverso del presidente Morales, che auspica a una quarta rielezione, nonostante le polemiche e i cortei contro la sua decisione. La decisione fu presa dopo il via libera del Tribunale costituzionale boliviano.

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