Capitale Italiana della cultura 2020, venerdì prossimo la decisione
Ultima settimana di suspense e poi, finalmente, venerdì prossimo 16 febbraio si saprà a chi è andato il titolo di Capitale Italiana della cultura 2020,
All termine dei lavori della Giuria di selezione, il presidente Stefano Baia Curioni comunicherà al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, quale delle dieci città finaliste (Agrigento, Bitonto, Casale Monferrato, Macerata, Merano, Nuoro, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Treviso) sarà designata capitale italiana della cultura 2020. L’evento si terrà alle ore 11 presso la Sala Spadolini del Mibact in via del Collegio Romano, 27. A renderlo noto è stato, poco fa, lo stesso ministero con una nota stampa.
Piacenza “benda” la commissione per convincerla ad assegnarle il titolo di Capitale della cultura
Si è svolto oggi il passaggio finale, il più importante, nel cammino verso l’assegnazione del titolo di Capitale della Cultura Italiana 2020, l’audizione svoltasi stamani a Roma, di fronte alla Commissione del Mibact commentando la quale il sindaco Patrizia Barbieri ha detto «Abbiamo proposto un progetto credibile, frutto del lavoro concreto che in questi mesi ha visto impegnarsi all’unisono tutte le istituzioni coinvolte». Il sindaco ha voluto evidenziare la compattezza e l’efficacia del gioco di squadra «E’ stata una presentazione corale – ha detto il primo cittadino – in cui ciascun componente della delegazione ha avuto voce. Non c’era modo migliore di esprimere la coesione, la partecipazione attiva e il senso della comunità che ha caratterizzato questo percorso, culminato in questa due giorni romana di intenso confronto e coinvolgimento».
L’assessore alla Cultura Massimo Polledri ha invece sottolineato l’importanza del “gioco di squadra” con i territori limitrofi che sta emergendo con sempre più forza in questi giorni: «Siamo riusciti a far emergere la nostra identità di terra di mezzo, tipicamente italiana nell’integrazione tra contesto urbano e rurale, in grado di valorizzare il patrimonio fluviale del Po. Un altro punto di forza è il sostegno di un ampio bacino geografico: dalla reciproca collaborazione con Parma e Reggio Emilia, con cui anche stamani c’è stata un’ulteriore stretta di mano, al supporto ufficiale della Regione Lombardia, delle vicine Genova e Alessandria».
Tra i dettagli dell’audizione, durata circa un’ora e un quarto tra la presentazione e le successive richieste di approfondimento, la suggestione dell’inizio: ai commissari, bendati, sono stati fatti toccare gli altorilievi in digitale della Madonna Sistina di Raffaello (riprodotti grazie all’ingegner Roberto Zermani del Lions Club Piacenza Gotico) mentre Antonella Gigli, direttrice dei Musei Civici di Palazzo Farnese, ha letto – “non senza commuovermi”, racconta – un testo sul tema, scritto per l’occasione. Paolo Verri, coordinatore della candidatura piacentina, ha spiegato che “mettendo simbolicamente la Commissione in condizione di cecità, abbiamo voluto puntare sui concetti chiave di innovazione e di massima accessibilità della cultura. La squadra di Piacenza si è presentata al meglio e, per quanto le probabilità di farcela non si scostino da quel dieci per cento che avevamo prima di oggi, posso dire che il nostro dossier ha riscosso molto interesse, suscitando numerose domande cui tutti hanno avuto l’opportunità di rispondere».
Tra le peculiarità che hanno caratterizzato il team piacentino, il coinvolgimento della Curia: «Non è abituale – ha rimarcato Manuel Ferrari, direttore dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi – che gli enti religiosi aprano al pubblico con altrettanto entusiasmo le porte dei propri edifici storici e artistici. La Commissione lo ha notato e ciò ha messo ancor più in evidenza il fatto che ci sia una città che cammina insieme, condividendo lo stesso, importante obiettivo”.
A ribadire l’impegno forte per questa candidatura è, per la Fondazione di Piacenza e Vigevano, il consigliere Alberto Dosi, che si è detto «orgoglioso di aver ricevuto, al termine della nostra sessione, i complimenti di alcuni Commissari per la coralità e la coesione con cui abbiamo presentato il nostro territorio».
Accanto a lui Andrea D’Amico, project manager dell’Urban Hub, «onorato di aver fatto parte di questa delegazione, perché Piacenza ha dimostrato di poter contare su una squadra strutturata, solida, in cui ciascuno di noi si è sentito in ogni momento parte di qualcosa di unico e più grande».
Considerazioni su cui concorda Paola Dalladonna, componente della Giunta camerale, cui è spettato il compito di illustrare i dati riguardanti il turismo in ambito locale: «Al di là dei contenuti che ciascuno di noi è stato chiamato ad approfondire, questa esperienza ci ha confermato che la città è pronta a fare questo passo, perché le istituzioni per prime ci credono con convinzione».
Anche Cristina Ferrari, direttore artistico della Fondazione Teatri, ha sottolineato che «non ci si è soffermati solo sulle iniziative in cantiere per il 2020, ma sul percorso che abbiamo intrapreso per arrivarci. Credo che la Commissione lo abbia percepito, apprezzando il lavoro di squadra in cui anche il nostro teatro, che vive con la città, porta il proprio contributo».
Fondamentale, a giudizio del sindaco e di tutti i membri della delegazione, «il prezioso lavoro di coordinamento di Paolo Verri, che ringraziamo con Roberto Arditti, Cecilia Bergamaschi e tutti i collaboratori».
Stessa impressione anche da parte dei dirigenti comunali Taziano Giannessi – che ha confessato di aver provato «la stessa emozione di tanti anni fa per gli esami universitari, ma questa volta con la sicurezza di poter contare su una squadra forte» – e Antonella Gigli, che senza nascondere l’emozione è ritornata a quel bendaggio iniziale dei commissari richiamando la suggestione della città velata, che finalmente si svela. Ed ha fatto suo l’auspicio, ribadito da Paolo Verri, che nel 2020, cinquecentenario della morte di Raffaello, la Madonna Sistina possa anche solo per pochi mesi ritornare a casa. A Piacenza.
Conferenza presso la Galleria Rcci Oddi il 5 novembre con Matteo Fochessati
La Galleria Ricci Oddi ospita domenica 5 novembre alle ore 10.45, nella Sala Sidoli, la conferenza di Matteo Fochessati che presenterà la mostra “Rubaldo Merello tra divisionismo e simbolismo” in corso a Palazzo Ducale di Genova, di cui è curatore insieme a Gianni Franzone.
All’esposizione genovese, visitabile fino al 4 febbraio 2018, la Galleria piacentina partecipa infatti con il dipinto di Giuseppe Pellizza da Volpedo “Tramonto” o “Il roveto”, uno dei capolavori della Collezione Ricci Oddi.
La conferenza di presentazione della mostra Rubaldo Merello tra divisionismo e simbolismo introdurrà al pubblico l’artista ligure, contestualizzando la sua intensa produzione pittorica e plastica all’interno del variegato contesto di ricerca del suo tempo.
La sua pittura – strettamente legata alla singolare esperienza umana vissuta nel prolungato e volontario romitaggio nel borgo di San Fruttuoso – sarà infatti posta criticamente a confronto con le opere dei principali artisti italiani attivi tra divisionismo e simbolismo a cavallo tra Otto e Novecento: non solo quelli che influenzarono il suo peculiare stile pittorico e la sua significativa, ma meno nota, attività scultorea, come Segantini, Previati, Pellizza e Nomellini, ma anche quelli che con lui condivisero la temperie estetica dell’epoca o sui quali Merello esercitò, negli anni a venire, una più diretta influenza formale e iconografica.
Oltre a documentare l’attività grafica e scultorea dell’artista ligure e la sua partecipazione nel 1907 al Salon des Peintres Divisionnistes Italiens di Parigi, si farà inoltre accenno – prendendo spunto dall’incantato scenario naturalistico che fece da sfondo ai dipinti di Merello – a quel diffuso clima di scoperta della Riviera ligure, documento in mostra dalle fotografie del tedesco Alfred Noack.
La conferenza è ad ingresso libero fino ad esaurimento posti. Non è necessaria la prenotazione.
L’evento combacia con l’apertura gratuita del museo in occasione della prima domenica del mese: chi vorrà, dopo la conferenza, potrà quindi accedere liberamente alle sale della Galleria per la visita.
Perché Piacenza, salvo miracoli, non diventerà Capitale della Cultura 2020
Per spiegare come mai Piacenza, difficilmente, potrà diventare Capitale Italiana della cultura 2020, partiamo da un’indiscrezione.
Sembra che a Roma, al Ministero dei beni culturali, non sia ancora stata nominata la commissione dei sette esperti che dovrebbero decidere (entro il 15 novembre) quali saranno le città italiane ammesse nella lista ristretta, da cui, alla fine, uscirà il nome del vincitore. Fatto tutto da confermare ma che, se fosse vero, sarebbe quantomeno curioso.
Fra gli addetti ai lavori c’è chi sostiene (ovviamente off-records) che -commissione o no – la decisione sia sempre un atto estremamente “politico”, ispirato dai piani alti di Via Del Collegio. Per questo si ritiene difficile che a vincere siano città “non allineate” con il governo. Quantomeno non sembrerebbero esservi mai stati precedenti in questo senso.
In ballo c’è un contributo di un milione di euro ma soprattutto l’enorme visibilità che la città prescelta ottiene. Spesso i budget ipotizzati superano di gran lunga i fondi messi a disposizione dal Governo ma il ritorno in termini di visibilità del territorio, le ricadute turistiche, valgono decisamente l’investimento.
I pretendenti sono una pletora di città, 31 per l’esattezza: Agrigento, Bellano, Benevento, Bitonto, Casale Monferrato, Ceglie Messapica, Cuneo, Fasano, Foligno, Gallipoli, Lanciano, Macerata, Merano, Messina, Montepulciano, Noto, Nuoro, Oristano, Parma, Piacenza, Pietrasanta, Pieve di Cadore, Prato, Ragusa, Ravello, Reggio Emilia, Scandiano, Telese Terme, Teramo, Treviso e Vibo Valentia.
La capitale della cultura 2016 è Mantova (Nord), quella del 2017 Pistoia (centro), quella del 2018 Palermo (Sud). Quindi il ritorno al nord, in Emilia, nel 2020, potrebbe anche starci. Le pretendenti nella nostra regione sono, come si diceva, quattro, tra l’altro tutte appartenenti alla stessa “Area Vasta”(una sorta di alleanza amministrativa) .
C’è innanzitutto Reggio Emilia, politicamente molto vicina a Palazzo Chigi essendo Graziano Del Rio, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, un reggiano doc, nonché ex sindaco della città. E’ però vero che Reggio ha già avuto tanto in passato, a partire dalla stazione Mediopadana dell’alta velocità.
Quanto a Parma il sindaco e la giunta non hanno veri e propri punti di riferimento politici nazionali visto che Federico Pizzarotti, dall’estate 2016, ha rotto con i Cinque Stelle e si è presentato alle elezioni comunali sostenuto da una civica. Nonostante abbia inflitto una sonora sconfitta alla sinistra cittadina, sotto sotto non dispiace all’intellighenzia nazionale del Pd. Ci sono stati ripetuti segnali che sanno tanto di corteggiamento (non rifiutato) da parte dei Dem. Ad esempio gli inviti (accettati) a svariate Feste dell’Unità, in giro per l’Italia. Parma insomma potrebbe essere la scelta giusta per conquistare, un domani, alla sinistra un uomo forte come il “Pizza”. Sarebbe anche utile per dimostrare che a vincere non sono sempre amministrazioni filo-governative.
Tralasciando la piccola Scandiano, Piacenza fra i tre capoluoghi parrebbe la più sfavorita. A governare, da giugno, è una giunta di centro-destra e quindi certamente molto distante da Roma. Volendo una mano potrebbe arrivare dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paola De Micheli, ammesso che possa e voglia spendere una parola buona verso un’amministrazione che ha sfrattato da Palazzo dei Mercanti i suoi compagni di partito.
Il cuore batte decisamente a sinistra anche per altri due “big” concittadini. Pierluigi Bersani, che peraltro è uscito dalla compagine del PD fondando Articolo 1, e Roberto Reggi che invece se ne sta bello tranquillo nel suo riconfermato ruolo di direttore del Catasto, lontano dalla politica attiva.
Per chi invece resta convinto che più delle pressioni politiche sul ministro Franceschini conti il famoso dossier … Piacenza paga il fatto di aver vissuto un delicatissimo passaggio di consegne da parte dell’amministrazione Dosi. L’attenzione della giunta, appena insediata, più che sulla cultura si è dovuta concentrare sulla vicenda dei dipendenti comunali assenteisti. A lungo si è pensato di rinunciare alla candidatura salvo poi gettarsi in una meritevole corsa contro il tempo, scritturando un mago del settore quale Paolo Verri, già direttore del Comitato Matera 2019. Reggerà il confronto con gli altri il dossier di Piacenza, preparato in quattro e quattr’otto?
Intanto chi avesse voglia di approfondire un po’ meglio le linee chiave del progetto, fin qui presentate i maniera molto generica, domani (sabato 28 ottobre 2017) ci sarà l’opportunità di ascoltare Paolo Verri alle 10.30, all’auditorium Sant’Ilario, in un incontro pubblico nel corso del quale illustrerà il dossier presentato in risposta al bando del Mibact. «L’incontro – recita un comunicato del Comune – è aperto a tutta la cittadinanza e sarà occasione per ripercorrere il cammino intrapreso congiuntamente da istituzioni, associazioni e da tutti i soggetti che hanno aderito alla stesura del dossier, nonché per condividere i prossimi passi volti a portare avanti, insieme, i principali progetti previsti di qui al 2020».
Il lato positivo infatti è che nonostante a Piacenza serva un miracolo, non solo per vincere ma anche per entrare a far parte della “lista ristretta” delle dieci città finaliste, … parafrasando lo slogan a San Remo “comunque vada potrebbe essere un successo”.
Perché, volendolo, tante delle idee ipotizzate nel dossier potrebbero comunque essere messe in campo. Dipenderà da banche, fondazioni, curia, comune etc.
Se per caso a vincere dovessero essere Parma o Reggio un po’ di gioco di squadra farebbe comodo a tutte e tre le città, concretizzando nei fatti quella Area Vasta virtuale che per ora è molto teorica e meno pratica.
Le emiliane escluse farebbero bene a stringere un patto con l’eventuale (o le eventuali) vicine finaliste, supportandone la candidatura e costruendo assieme un’offerta complessiva che porti l’Emilia occidentale, tutta, ad essere Capitale “estesa” della Cultura 2020.
E comunque a volte i miracoli accadono!
Barbieri: il dossier presentato per candidarci a capitale della cultura è “un primo passo per rendere Piacenza protagonista”
“Riuscire a rispettare la data è stato un vero incubo ma alla fine ci siamo riusciti e questa mattina abbiamo presentato ufficialmente, al ministero, il dossier con la candidatura di Piacenza a Capitale italiana della cultura 2020”.
Il sindaco Patrizia Barbieri ha aperto con queste parole la conferenza stampa convocata in sala consiglio per illustrare i contenuti del documento con cui la nostra città spera di riuscire ad entrare nella cosiddetta “short list” ossia nel gruppo ristretto da cui uscirà alla fine il nome della vincitrice. Ora i sette saggi, ossia gli esperti del ministero vaglieranno tutte le domande presentate ed entro due mesi diranno quali sono le città finaliste. Se Piacenza rientrasse fra queste ci sarà un “secondo tempo” in cui le prescelte dovranno approfondire gli spunti e le linee programmatiche esposte nel dossier trasmesso oggi ed intitolato “Piacenza Crocevia di Culture”.
Il sindaco Barbieri ha sottolineato come da tempo a Piacenza non si vedesse una partecipazione così corale con tanti, diversi, soggetti pubblici e privati, tutti uniti attorno ad un progetto comune. “E’ un primo passo perché la nostra città diventi protagonista di eventi, di manifestazioni culturali che già ci sono state in passato ma che devono avere un futuro ancor più intenso. Piacenza deve venire alla ribalta, come è giusto che sia”. “Ora – ha concluso il sindaco – attendiamo gli step successivi, con la consapevolezza che quanto è stato fin qui prodotto è già un grande successo da cui partire per promuovere sempre di più il nostro territorio, non solo per dare delle risposte culturali ma anche delle risposte di strategia territoriale”.
La parola è poi passata all’assessore alla cultura Massimo Polledri (che potete anche vedere qui sotto nell’intervista rilasciata ai nostri microfoni). “Senza il coraggio e la determinazione del sindaco e del notaio Toscani che una sera hanno deciso di lanciare il cuore oltre l’ostacolo oggi non saremmo qui – ha affermato Polledri che ha poi proseguito dicendo – “io e Paolo Verri abbiamo messo una dose di pazzia ed incoscienza … che è servita”. “E’ stata una corsa nella scrittura (è iniziata a metà agosto ndr) ma anche un ritrovarsi di Piacenza con decine di progetti. Se saremo nella short list – ha affermato l’assessore -avremo tutto il tempo per approfondire la parte progettuale. Sono arrivate tante idee. L’assessorato è stato tempestato di telefonate da parte di persone che volevano proporre progetti, dare suggerimenti”. “Questa – ha sottolineato Polledri in conferenza stampa – è un’idea che è cominciata con Expo, è proseguita con il Guercino. Un’idea di poter essere protagonista e riuscire ad attrarre, con una distanza di due ore di viaggio, fino a dodici milioni di persone”.
Polledri ha poi spiegato come quella di Piacenza non sia una candidatura in solitaria ma abbia il supporto di tante realtà pubbliche e private: “Piacenza ha avuto il sostegno ed il riconoscimento di enti importanti come la Banca di Piacenza e poi di tutte le associazioni di categoria ed ancora della Sovraintendenza per arrivare alle istituzioni la cui partecipazione ci ha fatto piacere. La regione Emilia Romagna ha garantito il suo sostegno ed il suo supporto. La regione Lombardia anche, perché è conscia che la nostra è una vicinanza culturale e di valori. Poi ci ha fatto particolarmente piacere il sostegno di Genova. Una città che confina e che è pronta ad entrare nel club e fare squadra con Piacenza e condividere questa esperienza. Piacenza Capitale non sarà solo una vittoria nostra, qualora riuscissimo a vincere, ma una vittoria di tanti soggetti con cui noi abbiamo intenzione di collaborare. Come anche Alessandria”.
Polledri ha infine volute dare onore e merito a chi ha sostenuto l’idea di Piacenza capitale della Cultura Italiana 2020: “chiudo ringraziando la curia che ha partecipato in modo fattivo, la Camera di Commercio, la Fondazione della Cassa di Risparmio di Piacenza. Ringraziamo anche gli altri partner come la banca di Piacenza che ha già messo in cantiere la parte economica. Molti hanno cantierato la parte di idee, loro hanno cantierato le idee ma anche già i soldi per realizzarle. Infine volevo ringraziare l’assessorato con tutti i suoi dirigenti, funzionari ed addetti che hanno messo entusiasmo e molto tempo, i colleghi assessori, tutti gli altri uffici del comune che hanno collaborato. Ringrazio anche la passata amministrazione che ha lasciato dei segni tangibili che abbiamo incorporato nel progetto”.
Qui di seguito la nostra intervissta all’assessore Massimo Polledri e più sotto il comunicato stampa diffuso dal comune.
“Piacenza Crocevia di Culture”, è il tema che caratterizza il dossier trasmesso stamani al Mibact per la candidatura della nostra città a “Capitale della Cultura 2020”
Non luogo di passaggio dunque, ma piuttosto spazio aperto a tutti, luogo di contaminazioni, dove età romana ed età contemporanea, Medioevo e Ottocento, archivi e innovazione tecnologica, si potenziano reciprocamente grazie al dialogo e alla collaborazione tra tutti gli attori e i protagonisti della vita cittadina.
Il tema non riguarderà tuttavia solo Piacenza e la sua offerta culturale, ma in collaborazione con il Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo verrà sottoposto anche alle altre città italiane candidate per il 2020, a partire da quelle limitrofe a Piacenza, perché l’Italia intera è da sempre un grande Crocevia di Culture.
Nel corso del 2020, un calendario settimanale che comprenderà oltre 50 appuntamenti racconterà, in italiano e in inglese, al pubblico dei grandi e dei piccini, le storie più famose e quelle meno note di Piacenza e del resto d’Italia. La città nell’occasione aprirà i suoi oltre 13O palazzi nobiliari al cui interno prenderanno forma le storie di Piacenza, narrate con letture, momenti musicali, brevi filmati, pillole su Twitter e su Facebook, con disegni e con percorsi architettonici.
Piacenza lancerà inoltre, a ridosso del 2020, un bando per far raccontare a tutti gli italiani le loro passioni preferite, dallo sport all’antiquariato, dalle motociclette alla musica jazz, che verranno riprese dai migliori scrittori contemporanei e divulgate grazie ad accordi con i media e la stampa nazionale, per trasformarsi poi in un’unica grande mostra.
Una delle peculiarità di Piacenza e del suo territorio è l’interazione continua tra città e campagna, una continuità dolce che si trasforma in uno straordinario dialogo anche con i fiumi: il Po, naturalmente, ma anche il Trebbia e l’Arda, il Tidone e il Nure. Un argomento decisivo per i nostri stili di vita, che scrittori, filosofi e scienziati nel 2020 a Piacenza declineranno in dibattiti e incontri affiancati da spettacoli musicali e teatrali sull’argomento.
Le sedi locali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e del Politecnico di Milano, in collaborazione con le più grandi università italiane, organizzeranno dieci appuntamenti pubblici per guardare avanti e capire quali siano le sfide che l’Italia, l’Europa e il Mondo dovranno fronteggiare nei prossimi 2O anni.
Piacenza Crocevia di Culture infine inviterà i giovani da tutta Italia, con particolare riferimento e accordi specifici con quanti abitano in grandi metropoli, per far capire loro la qualità della vita di provincia, e insieme guardare al 2022, anno in cui si festeggeranno i 900 anni del Duomo, vero motore immobile della vita della città.
“La sfida di Piacenza oggi – commenta il responsabile scientifico, Paolo Verri -, per cui il 2020 può rappresentare un effetto di accelerazione straordinario, è di non pensare più che la cultura sia qualcosa che viene immaginata e prodotta per un consumo principalmente rivolto agli abitanti della città e del territorio circostante, ma che questa amplissima offerta, resa ancora più valida dal confronto e dalla contaminazione con altri soggetti provenienti dai territori limitrofi, possa attirare un pubblico sempre più vasto. Solo così la cultura può diventare lo strumento per dare vita nella città di Piacenza a nuove ‘conversazioni’ con un fine specifico: quello di riaffermare, rigenerandola, l’identità culturale di una comunità di persone che scelgono di coltivare le virtù civiche come modus del loro agire”.
La Banca di Piacenza sostiene la candidatura a Capitale della Cultura “nei fatti ed in autonomia”
A distanza di qualche giorno dal suo precedente comunicato la Banca di Piacenza torna ad occuparsi della questione di Piacenza Capitale della cultura 2020.
In buona sostanza, per motivi impescrutabili, nel “fare squadra” l’unico istituto bancario piacentino rimasto sul terrtorio non era stato invitato. Nessuno gli aveva chiesto cioè di entrare a far parte del comitato promotore, come logica, saggezza e convenienza avrebbero dovuto suggerire. Una scelta che ovviamente non aveva fatto piacere ai vertici della banca di via Mazzini. Da qui la presa di posizione pubblica che aveva aperto un vero e proprio caso diplomatico. Con una nota stampa, inviata oggi, la banca chiarisce ulteriormente il suo punto di vista. Ecco il testo:
A proposito della vicenda della “Capitale italiana della Cultura 2020”, la Banca di Piacenza precisa e comunica:
La Banca locale ha da tempo elaborato un progetto di valorizzazione del Pordenone e della chiesa di Santa Maria di Campagna, nell’ambito del suo impegno – unanimemente riconosciuto – di Banca di territorio.
Di tanto la Banca ha informato anzitutto l’Amministrazione comunale, fornendo anche una propria relazione illustrativa al proposito.
Successivamente a tale informativa è stato costituito, tra il Comune ed altri Enti, un comitato promotore della candidatura piacentina, al quale non è stata invitata a partecipare la Banca locale.
A questo punto, la Banca ha emanato un comunicato ufficiale nel quale – facendo presente quanto or ora detto – ha altresì esposto il proprio programma dettagliato (e storicamente spiegato) sia per il Pordenone che per gli anni successivi (Piacenza crocevia e Piacenza città dei banchieri medievali) così esponendo una serie di iniziative che potrebbero forse anche condurre ad aspirare a concorrere non solo per la Capitale italiana ma anche per la Capitale europea (come Matera).
La precisazione e l’illustrazione in questione è stata fatta dalla Banca anzitutto perché l’opinione pubblica, dalla non presenza della Banca locale nel comitato anzidetto, non ricavasse l’impressione che il nostro Istituto si dissociasse dall’aspirazione della Comunità piacentina (che invece apprezza e condivide, come un ulteriore passo per il recupero dell’orgoglio della piacentinità e come inversione di tendenza rispetto a fatti, ed anzi a una serie di fatti, che si sono susseguiti in un recente passato).
Con la sua posizione di autonomia, la Banca ha voluto comunque far presente ai piacentini che il concorso dell’Istituto alla candidatura per la Capitale della cultura non sarebbe stato solo formale, ma – anzi – effettivo, così programmando le proprie intenzioni sia per il 2018 che per il 2019 ed il 2020 (elementi tutti che sono considerati ai fini dell’aggiudicazione del titolo fra i diversi territori candidati).
Da ultimo, la Banca – nel ribadire che finanzierà il proprio programma senza chiedere alcun finanziamento pubblico o parapubblico (come invece è avvenuto per iniziative di altri) e quindi senza gravare sui contribuenti – ha voluto anche sottolineare che non rientra nel suo costume, e nei suoi comportamenti, prendere treni in corsa come molte volte è d’uso fare a Piacenza semplicemente per apparizione scenica. Conferma quindi all’Amministrazione comunale – che ringrazia per le sollecitazioni svolte e l’impegno posto – che la Banca realizzerà in ogni caso il suo programma in accordo con le altre Amministrazioni interessate, chiedendo anzitutto di esaminare il Dossier predisposto per il programma Capitale italiana della Cultura 2020 al fine di ogni collaborativa decisione.
12.9.’17
Piacenza capitale della cultura, incontro fra comitato e associazioni
Si terrà sabato 9 settembre, dalle 9.30 alle 13, presso l’auditorium Santa Margherita in via Sant’Eufemia 12, l’incontro pubblico tra il Comitato promotore della candidatura a Capitale della Cultura 2020 e le associazioni del territorio.
La mattinata si aprirà con gli interventi istituzionali del sindaco Patrizia Barbieri, del vescovo monsignor Gianni Ambrosio, del presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Massimo Toscani e del presidente della Camera di Commercio Alfredo Parietti. Seguirà l’illustrazione del progetto da parte del responsabile Paolo Verri, attualmente direttore della Fondazione Matera Capitale europea della Cultura 2019, che presenterà il metodo e il percorso di lettura della città individuato per la redazione del primo dossier di candidatura.
I presenti si suddivideranno poi in quattro gruppi di lavoro, incentrati rispettivamente sulla cultura a Piacenza come motore di sviluppo strategico, motore del turismo, occasione di inclusione, innovazione e sviluppo tecnologico. In ciascuno dei quattro tavoli di confronto, i partecipanti potranno esprimere idee, suggerimenti e proposte, alla presenza degli esperti di Avventura Urbana, (www.avventuraurbana.it) società che anche a livello europeo affianca le Amministrazioni pubbliche e le realtà private in programmi di rigenerazione urbana e nella costruzione di processi partecipativi.
In conclusione, verrà esposto all’assemblea plenaria il risultato delle discussioni dei gruppi, facendo convergere le principali proposte nel dossier che gli esperti stanno stilando insieme al Comitato promotore.
Costituito il comitato promotore per Piacenza Capitale della cultura 2020
Inizia ufficialmente la corsa di Piacenza per tentare di diventare Capitale Italiana della Cultura 2020. E’ stato infatti siglato stamani, in Municipio, il Protocollo d’intesa tra Amministrazione comunale, Curia vescovile di Piacenza – Bobbio, Fondazione di Piacenza e Vigevano e Camera di Commercio, per la candidatura della città. A sottoscrivere l’accordo, approvato dalla Giunta nei giorni scorsi, e in vigore sino al completamento delle procedure previste dal bando ministeriale, il sindaco Patrizia Barbieri, il vescovo monsignor Gianni Ambrosio, il presidente della Fondazione, Massimo Toscani e, per l’ente camerale, il consigliere Raffaele Chiappa in rappresentanza del presidente Parietti.
La firma odierna segna quindi la costituzione ufficiale del Comitato promotore, dando formalmente avvio all’iter di affidamento dell’incarico per la redazione del dossier di presentazione del territorio e sancendo l’impegno congiunto delle istituzioni nel predisporre la documentazione necessaria, nel curarne la promozione e nel coinvolgere tutte le realtà locali interessate.
Il dossier dovrà essere consegnato entro il 15 settembre, ma già nei prossimi giorni si terrà l’incontro tra istituzioni e associazioni per la designazione di un Comitato organizzatore, nonché per mettere a punto e focalizzare i tanti progetti che il territorio può esprimere. “Siamo chiamati a uno sforzo corale – hanno rimarcato stamani i presenti – nel quale la città per prima deve credere. In queste settimane si è lavorato molto per la raccolta dei materiali da inserire nel dossier, che sarà sottoposto al vaglio di un’apposita commissione da cui scaturirà, successivamente, la short-list delle dieci città finaliste. A quel punto si aprirà la seconda fase, relativa all’approfondimento delle proposte, degli aspetti organizzativi, del calendario di eventi e del quadro economico. E’ una sfida che affronteremo insieme, istituzioni e associazioni, con il massimo impegno”.
“Questo Protocollo – sottolinea il sindaco Patrizia Barbieri – è il frutto di un lavoro di squadra per il quale ringrazio tutti i soggetti coinvolti, in particolare monsignor Ambrosio, che per primo ha avuto, in questa fase così delicata, un ruolo strategico nel valutare l’importanza di un’unità di intenti per la qualità del progetto”.
Sul tema è intervenuto anche l’assessore alla Cultura, Massimo Polledri, il quale ha ribadito come in questa fase stiano pervenendo numerose proposte: “Penso ad esempio – ha affermato – al contributo e all’impegno della Banca di Piacenza, i cui progetti culturali non solo sono importanti per il contenuto, ma poggiano su una solida copertura finanziaria che ne garantisce la realizzabilità”. Infine Polledri ha aggiunto che il Protocollo ha già suscitato l’interesse di altre realtà, quali Genova e Alessandria.