Risse “su appuntamento”, cinque ragazzi in caserma rischiano denuncia

Il copione è sempre lo stesso. Un gruppo di adolescenti cominciano ad insultarsi sui social network, decidono di passare dalle parole espresse davanti a uno schermo ai fatti, dandosi appuntamento in luoghi diversi della città per uno scontro fisico (materialmente poi solo uno è stato lievemente ferito).

Tre episodi in tre settimane, l’ultimo dei quali ieri in zona Cheope. Una cinquantina di ragazzi in via Nicolodi erano stati notati un passante che ha avvertito le Forze dell’Ordine. Cinque dei protagonisti sono stati accompagnati dai militari del Norm al comando dei Carabinieri e potrebbero dover rispondere di denuncia per rissa. 

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Gestivano un fiorente spaccio ma erano liberi. Il tribunale del riesame ne “ordina” l’arresto

Avevano un lavoro di facciata come operai ma in realtà tre uomini di origine marocchine gestivano un vero e proprio spaccio all’ingrosso nella Val D’Arda e nella bassa piacentina. Fornivano piccoli pusher con cocaina e hashish che veniva smerciato nelle campagne fra Fiorenzuola, Alseno, Monticelli d’Ongina, Caorso e Lugagnano.

Un giro scoperto già nell’estate del 2017 dai carabinieri dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Fiorenzuola.

Nei guai, con l’accusa di detenzione di droga a fini di spaccio erano finiti due 48enni ed un 53enne, tutti residenti a Fiorenzuola. I tre erano stati arrestati in flagranza di reato. I carabinieri avevano recuperato circa 5 chili di hashish e 20 grammi di cocaina. Lo stupefacente veniva trasportato in appositi vani ricavati all’interno di una Mercedes Classe A, poi confiscata.

Logica avrebbe voluto che il gruppetto finisse in prigione ed infatti il pm di piacenza aveva chiesto l’applicazione di una misura cautelare, istanza invece rigettata dal Gip del medesimo Tribunale. Ne erano scaturiti ricorsi e controricorsi e la vicenda era approdata fino alla Cassazione per poi tornare al Tribunale della libertà di Bologna che ha deciso per l’arresto, eseguito ieri dai carabinieri. I due 48enni sono finiti in carcere, il 53enne ai domiciliari.

A maggio era stato arrestato un quarto indagato, un italiano 45enne, anche lui di Fiorenzuola, accusato sempre di spaccio. L’uomo, un anno prima era stato fermato ed era finito in manette per detenzione di circa 10gr. hashish e 20gr. di cocaina.




Cosa succede in viale Dante? Due mesi fa un omicidio, l’altra notte violentata una barista

Cosa sta succedendo in viale Dante? E’ quanto molti abitanti si stanno chiedendo dopo che, nel giro di un paio di mesi, la strada è stata teatro di due terribili fatti di cronaca.

Il primo l’uccisione, da parte del marito, di Elca Tereziu, la 52enne accoltellata a morte. L’altro ieri notte, la brutale aggressione nei confronti di una 40enne cinese che sarebbe stata violentata per quattro ore all’interno del suo bar da un uomo, forse dalla pelle olivastra.

Ad inizio giugno un’altra donna era sfuggita da un’aggressione in una strada laterale, via Vignola.

Intanto i particolari che stanno emergendo su quanto successo all’interno del bar (se confermati) sono davvero agghiaccianti. La donna che gestisce l’esercizio sarebbe stata aggredita, imbavagliata e violentata dalla mezzanotte fino alle 4 del mattino, quando è riuscita a togliersi il pezzo di stoffa dalla bocca e ad urlare a squarciagola, attirando l’attenzione dei vicini e delle forze dell’ordine. E’ stata ricoverata in ospedale, sotto shock, mentre i carabinieri di Piacenza, intervenuti sul posto, hanno transennato tutta l’area ed hanno chiamato a supporto i Ris di Parma, nella speranza di trovare qualche indizio utile ad incastrare l’aggressore.

Sull’episodio c’è anche da registrare un comunicato a firma dei parlamentari piacentini della Lega che esprimono solidarietà alla donna stuprata e chiedono “una risposta immediata”.

 La violenza distrugge ciò che vuole difendere: la dignità, la libertà e la vita delle persone». Elena Murelli, deputata della Lega, richiama le parole di papa Giovanni Paolo II per portare la propria solidarietà alla giovane donna cinese vittima di violenza.

«Lo stupro subito da una donna sequestrata per ore richiede una risposta dura e immediata. Sono vicino a quella donna, come a tutte coloro che subiscono abusi e violenze di ogni tipo, dai maltrattamenti, alle percosse, allo stalking. Le leggi contro la violenza sessuale ci sono e il Codice penale prevede sanzioni pesanti. Mi auguro che, una volta identificato l’autore, non si facciano sconti». E solidarietà è stata espressa anche dal senatore Pietro Pisani.

«Senza stabilire alcun nesso – continuano Murelli e Pisani – notiamo che è singolare come questa violenza sia avvenuta pochi giorni dopo un altro episodio violento che ha riguardato un altro cittadino cinese. E anche qui, i due aggressori, subito arrestati dalla polizia, avevano intenzione di sequestrarlo. Un episodio torbido su cui sono in corso indagini che faranno chiarezza. Bisognerà capire se si tratti di un episodio isolato o se sia la spia di un fenomeno criminale più ampio».

Un altro leghista, Roberto Calderoli, invoca invece “la castrazione, chimica o chirurgica che  rappresenterebbe un deterrente e al tempo stesso una punizione per chi supera certi limiti”.




Colpo nella notte al bar San Giorgio in via Dante. Malmenata la titolare

Sono in corso, in via Dante, presso il bar San Giorgio, gli accertamenti del Ris dei carabinieri per ricostruire quanto successo questa notte e per raccogliere prove ed indizi.

Secondo alcune testimonianze che abbiamo raccolto, intorno alle quattro di questa notte, sarebbe suonato l’allarme del bar. Con ogni probabilità i malviventi, forzato l’ingresso ed entrati nel locale, volevano prendere di mira le macchinette del videopoker installate nell’esercizio per rubare monete e contanti.

La proprietaria del bar, che dorme in una stanza attigua, sentendo la sirena si sarebbe alzata per andare a verificare quanto stava accadendo e si sarebbe trovata di fronte uno o più ladri che, a quel punto, l’avrebbero malmenata per guadagnare la via di fuga. Da furto il reato diverrebbe così rapina.

Sul posto sono arrivati i carabinieri che hanno poi chiesto l’ausilio del reparto scientifico dell’Arma, arrivato dalla sede di Parma.

Notizia in aggiornamento




Condannato per furto anziché essere in carcere spacciava. Arrestato dai carabinieri di Piacenza

Doveva già scontare una condanna definitiva  a sette mesi per furto ma, invece di trovarsi in carcere, spacciava cocaina per le vie della città.

Per sua sfortuna però S.A. albanese di 37 anni, operaio, regolarmente residente a Piacenza, è stato fermato dai carabinieri del Nucleo Radiomobile di Piacenza.

I militari, ieri, durante i controlli in vista dei Venerdì Piacentini, hanno intimato l’alt, in zona piazzale Milano, all’auto guidata dall’uomo ed hanno deciso di procedere ad una perquisizione.

In un borsello nascosto sotto il sedile, sono saltati fuori ben 420 grammi di cocaina di buona qualità che, se immessi sul mercato, gli avrebbero fruttato fino ad 80 mila euro.

Durante la successiva perquisizione domiciliare sono stati trovati svariati telefoni, un Ipad e 150 euro in contanti. Arrestato per spaccio si trova ora in carcere alle Novate.

Sempre durante i controlli di ieri i militari hanno anche fermato quatto giovanissimi, 3 uomini ed una donna, di età compresa tra i 18 ed i 20 anni, trovati in possesso di droga per uso personale (per un totale di 8 grammi fra cocaina, marijuana ed eroina). Sono stati segnalati alla Prefettura come consumatori.

minori. 

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Catturato in Albania l’ultimo dei tre assassini di Betty Ponce Ramirez. Una caccia durata 18 anni

Ci sono voluti 18 anni ma alla fine anche l’ultimo degli assassini di Betty Ponce Ramirez (la giovane prostituta equadoriana assassinata nell’ormai lontano 2000) è stato assicurato alla giustizia. I carabinieri del colonnello Corrado Scattaretico hanno così mantenuto la promessa fatta ai genitori della ragazza che venne rapita il 9 dicembre del 1999, uccisa, seviziata e uccisa dalla una banda di sfruttatori albanesi che volevano imporre il loro predominio territoriale. Il cadavere venne poi abbandonato sulle rive del Po a Mortizza. Per il brutale assassinio vennero individuati e ritenuti responsabili tre albanesi Erjon Sejdiraj, Robert Ziu e Fatmir Vangjelai, l’unico che ancora mancava all’appello. L’uomo, oggi 40enne, condannato in via definitiva a 23 anni di carcere, era inserito nella della lista dei 100 latitanti più pericolosi a livello nazionale ed internazionale. Viveva a Tirana dove come operaio in campo edile.

I militari del nucleo catturandi non hanno mai mollato la presa ed hanno pazientemente seguito ogni più piccolo indizio, in collaborazione con i colleghi del Paese delle Aquile e sotto il coordinamento del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia.

Robert Ziu fu il primo ad essere catturato, nel 2006, negli Stati Uniti;  Erjon Sejdiraj venne invece rintracciato in Belgio nel 2015 ed ora l’ultimo arresto, ieri mattina, in Albania.

Una cattura resa difficile dai numerosi cambi di identità effettuati da Fatmir Vangjela che era riuscito ad ottenere nuovi documenti, utilizzando il nome del fratello e la data di nascita della sorella, nel 2001. Dopo un periodo trascorso in Albania Fatmir era anche tornato a vivere in Italia, in provincia di Chieti per poi fuggire definitivamente in patria, nel 2006 quando venne arrestato Robert Ziu.

A Tirana l’uomo viveva con una compagna ed aveva una figlia. Proprio seguendo le tracce delle due – che si spostavano fra Italia ed Albania – i carabinieri ed i colleghi albanesi sono giunti fino al latitante facendo scattare le manette ai suoi polsi. Ora si attende l’estradizione.

Nel video alcune fasi della cattura a Tirana




Cocaina, hotel e taxi a spese delle anziane zie, minacciate e maltrattate

Settanta mila euro di risparmi sottratti alle anziane zie e “bruciati” in pochi mesi, con continui festini a base di cocaina.

E’ questo lo squallido scenario emerso dalla indagini dei carabinieri della stazione di Rivergaro, che hanno portato all’arresto di una decina di persone. Protagonista principale della triste storia una quarantacinquenne residente a Rivergaro che non si limitava a sottrarre i soldi dai conti postali delle parenti ma le maltrattava di continuo, soprattutto verbalmente, costringendole a consumare pasti di scarsa qualità, prevalentemente a base di pasta. Proprio in una delle conversazioni intercettate una delle zie si lamentava di come, nonostante tutti i soldi ritirati dalla nipote, a tavola non ci fosse mai la carne.

Vittime due pensionate

Vittime due signore di 70 e 60 anni zie, per parte di padre, dell’arrestata. Entrambe in pensione negli anni avevano accumulato un discreto patrimonio depositato presso l’ufficio postale di Niviano. Proprio dalla segnalazione di alcuni cittadini è partita l’intera indagine coordinata  dal pm Matteo Centini.

La più anziana delle sorelle era stata vista uscire dalla Posta in lacrime ed aveva parlato di continui prelievi effettuati per pagare un presunto avvocato che stava sbrigando pratiche per conto della nipote. Un racconto poco verosimile di cui era stato subito informato il comandante della locale stazione dei carabinieri di Rivergaro, il maresciallo Roberto Guasco.

Ad agosto dello scorso anno erano così partite le complesse indagini condotte anche utilizzando intercettazioni telefoniche ed ambientali.

Le zie costrette a frugare fra la spazzatura

Il quadro che è via via emerso ha lasciato senza parole gli inquirenti, anche perché – dopo i continui prelievi – le anziane erano rimaste senza risorse e, pur di sopravvivere, si erano viste costrette a frugare fra i bidoni della spazzatura ed  a fare debiti (circa 1.500 euro) con un locale negozio di alimentari.

Festini a base di cocaina

Intanto la nipote usava i soldi per pagare il taxi che la portava da Rivergaro a Piacenza dove affittava stanze di albergo per ospitare party a base di cocaina a cui invitava il fidanzato ed una amica, anch’essa arrestata ed attualmente ai domiciliari.

Arrestati nove spacciatori

Nella rete dei carabinieri sono caduti anche nove spacciatori che rifornivano la donna con la droga. Nei guai sono finiti una donna di 49 anni di origini rumene, residente a Piacenza, il figlio 24enne ed il convivente di lei, 46enne di origini marocchine, due tunisini senza fissa dimora di 34 e 54 anni, due cinquantenni uno originario della Sardegna ed uno piacentino, un quarantenne di Codogno ed un 52enne di Mazzara del Vallo.

La complice

Nella ragnatela di menzogne e pressioni psicologiche nei confronti delle pensionate era convolta anche un’amica 29enne della nipote, anch’essa residente a Niviano, che con svariate telefonate aveva convinto le due donne a ritirare denaro a favore della nipote. Sulla complice pende anche l’accusa di aver procurato, in almeno una quindicina di occasioni, la droga all’amica.

Binario 10

L’operazione è stata denominata “Binario 10” perché la maggior parte delle cessioni di droga avveniva proprio in zona stazione, via Roma, terminal bus ed aree limitrofe. In alcuni casi invece la droga era stata consegnata direttamente a domicilio a Rivergaro.

In un caso uno degli spacciatori è stato colto in flagranza di reato ed è stato anche effettuato il sequestro di mezzo chilogrammo di hashish.

Aggiornamenti in corso

 

 




Elicottero e 50 carabinieri per il blitz antidroga

Ha iniziato a volteggiare sopra i tetti di Piacenza alle prime luci dell’alba l’elicottero dei carabinieri impegnato a supporto di in un blitz antidroga. Il velivolo è poi atterrato al campo Daturi.
Intanto a terra cinquanta militari dell’arma, in città ed in provincia, hanno dato esecuzione a svariate ordinanze di custodia cautelare. C’è stato un via vai di gazzelle in ingresso ed in uscita dal comando dell’Arma di via Beverora. L’operazione è stata coordinata dalla Procura della Repubblica e dal pm Matteo Centini.
Al momento vige ancora il massimo riserbo sull’intera operazione che sarà illustrata nei dettagli, in conferenza stampa, nei prossimi giorni.




Sgominata banda che razziava abitazioni a Parma e Piacenza

I carabinieri di Parma hanno sgominato una banda di ladri che, nel periodo compreso tra marzo e maggio, aveva messo a segno diciotto furti fra la provincia di Piacenza e quella parmigiana, ricavando un bottino complessivo di alcune decine di migliaia di euro. L’operazione denominata “dish washer” ha portato all’arresto di quattro persone, tutti italiani, pluripregiudicati accusati di aver commesso i loro colpi in abitazioni e automobili lungo l’asse tra le due città emiliane.

Due degli arrestati sono di origine rom.  Si trovano ora in carcere a Bologna e a Parma con l’accusa di furto in concorso con l’aggravante di aver commesso i fatti in più di tre persone. Altra aggravante l’aver causato (in un’occasione) un ingente danno economico alle vittime. Sono anche accusati del reato di uso illecito di due carte di credito. Nella nostra provincia avevano colpito a Piacenza, Fiorenzuola d’Arda, Carpaneto e ad Alseno.

Gli arrestati sono P.A. di 32 anni, residente nel parmense, F.G. di 32 anni residente nel piacentino, M.G. di 29 anni residente nel parmense,  C.D. di 40 anni, residente nel bolognese.

I quattro avrebbero agito prendendo di mira auto, ville, villette e appartamenti nel parmense e nel piacentino. Il colpo più grosso a Busseto dove hanno sottratto un Rolex del valore di 18 mila euro. Il tutto è durato dal 21 marzo al 28 maggio, con 18 colpi, effettuati uno dopo l’altro.

La sequenza di furti si  era interrotta solo per due settimane, in segno di lutto, dopo la morte del giovane Schon Piatti, parente di uno degli arrestati. Il giovane ambulante, durante una fiera a Varano, era salito sul tetto del suo furgone per girare un video ma aveva perso l’equilibrio ed era caduto battendo la testa. Era morto poco dopo il ricovero all’ospedale.




Elezioni RSU. Il sindacato Gilda insegnati chiede l’intervento dei carabinieri

Il sindacato Gilda degli Insegnanti – come informa attraverso un comunicato -ha richiesto questa mattina l’intervento dei carabinieri nel plesso della Scuola Media “Calvino” di Piacenza in Via Stradella dove era allestito il seggio elettorale delle elezioni per il rinnovo delle rappresentanze sindacali dell’Istituto, che in questi giorni coinvolgono tutti i dipendenti pubblici.

«I rappresentanti della Gilda – recita il comunicato – già ieri si erano accorti che sulle schede elettorali non compariva né la loro sigla sindacale, né il nome dei candidati. Ciò pur avendo presentato gli atti nei termini. Dopo la singolare “scoperta”, il coordinatore della Gilda degli Insegnanti di Piacenza e Parma, Salvatore Pizzo, ha formalmente intimato alla commissione elettorale di sospendere le operazioni e rinnovare tutta la procedura, ma sorprendentemente si sono rifiutati anche dopo reiterati solleciti verbali.

Pizzo, dopo essersi recato nel seggio rilevando di persona che si stesse proseguendo in spregio alle regole, ha avvertito i carabinieri che recatisi nella sede scolastica, hanno rilevato quanto stava avvenendo. I militari hanno anche compiuto rilievi fotografici.

Il coordinatore della Gilda di Parma e Piacenza, adesso invierà una diffida affinché non si proceda alla proclamazione degli eletti ed alla conseguente trasmissione dei risultati che, stando così le cose, sono falsati oltre ogni ragionevole dubbio».