Diritti in cammino per la tutela dei diritti umani, fiaccolata in Piazza S.Antonino
Questo pomeriggio un gruppo di circa 150 persone si è trovato in Piazza Sant’Antino per ribadire i contenuti e i valori della Dichiarazione Universali dei Diritti Umani, documento che pur non essendo vincolante per gli Stati firmatari, ha una valenza simbolica che va ben oltre quella “burocratica”. Tante le associazioni che hanno aderito, da ActionAid Italia Amnesty International – Italia, Caritas Italiana, EMERGENCY, Oxfam Italia. Sono stati mostrati anche alcuni striscioni, tra cui “L’unica razza è quella umana”. La Dichiarazione veniva approvata il 10 dicembre di 70 anni fa. “Non era più possibile per le generazioni future vivere tutte le assurdità che il nazismo aveva portato nel mondo – ha riportato Lidia Frazzei di Amnesty – Il messaggio è universale, innato: il valore di ogni essere umano, per il solo fatto di essere umano ha dei diritti. E’ un testo molto semplice, circa 30 articoli, ma molto chiari e precisi”. Durante la serata sono stati letti alcuni articoli e poi commentati grazie all’ausilio di alcune importanti testimonianze, per ricordare, perchè i valori su quel testo vengano tramandati e non vengano dimenticati in futuro.
Parte l’avventura dell’Emporio Solidale. Toscani: “Non lasciamo soli i cittadini in difficoltà”
Sarà il progetto della città. L’Emporio Solidale reso possibile da una fitta rete di collaborazioni tra cui Comune, Auser, Caritas, Croce Rossa e Svep prende vita e oggi nella sede di Via Primo Maggio è stata fatta la consegna ufficiale all’associazione che gestirà il luogo dal prossimo marzo. Questo progetto, voluto fortemente dalla Fondazione Piacenza e Vigevano e Diocesi, ha visto il suo concepimento con la precedente amministrazione Dosi nei primi mesi del 2016, e l’attuale l’ha fortemente sposato, come la stessa sindaca Barbieri spiega: “Una risposta sociale, perchè può dare risposte ai nuovi poveri, ovvero coloro che non riescono o con difficoltà arrivano a fine mese, oppure da richiedere l’intervento del servizio sociale. Sono coloro che si trovano nella cosidetta zona grigia. Penso che Piacenza possa essere fiera di avere una struttura come questa. I nuovi poveri devono uscire da questa condizione, che oggigiorno comprende talvolta i genitori separati, ed essere ascoltati. Spesso si guarda ciò che non va di Piacenza, credo che dobbiamo essere orgogliosi del nostro territorio”.
Una delle caratteristiche di questa nuova realtà che va nascendo è proprio l’ascolto delle persone in difficoltà, grazie al contributo degli stessi piacentini. Ci sarà posto per la consulenza e l’orientamento per la risoluzione di problematiche sociali, sanitarie e lavorative, il target non è quello delle persone in povertà estrema, ma coloro che rischiano di passare in una situazione di impoverimento. Il supermercato sarà di supporto per questo, come sottolinea Laura Bocciarelli di Svep: “Mi sento di lanciare un appello a tutti i cittadini perchè l’attività che partirà nei prossimi mesi sarà possibile grazie soprattutto a volontari e a realtà piacentine che daranno il proprio contributo riempiendo gli scaffali. L’associazione è nata dalla volontà di 5 soci fondatori, ma è aperta a chiunque voglia partecipare”.
I lavori hanno mantenuto i corpi principali già esistenti per complessivi 3000 mq circa, che oltre all’emporio ospiteranno anche un negozio/esposizione di mobili e laboratorio di falegnameria. Le scelte progettuali sono state improntate al rispetto dell’ambiente per una struttura che lo stesso presidente della Fondazione Massimo Toscani definisce “la più grande della Regione”. “Qui si tratta di dare una mano concreta, offrendo 6 mesi di tempo a coloro che verranno seguiti per uscire da questa zona grigia di difficoltà economico-sociale”. Hanno contribuito alla costruzione materiale le aziende Giuppi, Fontanella e Cella, nonchè lo studio Fraschetti, Rossetti e Cantoni.
Ultima parte dell’Emporio è dedicata a uno spazio completamente dedicato ai bambini, al loro stupore e gioia di vivere, un po’ come quella che il Vescovo Gianni Ambrosio ha ammesso di aver provato nel vedere il completamento di un processo iniziato quasi 3 anni fa. “Rendo grazie al Signore per la realizzazione di quest’opera, un regalo di Natale bellissimo per la città. Ci ricorda che noi tutti siamo in difficoltà per tanti motivi, il Signore ha voluto darci una mano preziosa, e i piacentini vanno ringraziati per quello che hanno fatto, con una solidarietà cristiana riscontrabile in tanti concittadini”.
A novembre l’Emporio Solidale. Toscani: “Le persone non devono sentirsi abbandonate”
L’Emporio Solidale di Via Primo Maggio comincia a prendere forma. Questa mattina alla presenza del sindaco Patrizia Barbieri, dei costruttori, della presidente di Svep Laura Bocciarelli, dell’assessore Federica Sgorbati del presidente della Fondazione Massimo Toscani e del vescovo mons. Giannni Ambrosio è stato fatto un piano di ciò che sarà la struttura e di cosa potrà offrire alla cittadinanza. “Contiamo che per fine ottobre/ inizio novembre di avere l’area pronta all’uso – promette Toscani -, ci sono due zone che verranno unite, una destinata al cibo una destinata al recupero dei mobili, con un personale che sarà adibito a quello. Ma la zona più importante sarà quella dedicata all’accoglienza, in cui le persone avranno degli operatori che li seguiranno. Questa non è una struttura creata per assistenza continua, ma per assistenza temporanea per famiglia nella cosidetta zona grigia, in difficoltà economica, ovvero quei 3 milioni di italiani a rischio povertà che devono essere aiutati, attraverso un percorso che l’Associazione creata ad hoc sta pianificando. La nostra è una Fondazione che fa del welfare la propria bandiera, questo l’intervento più importante che vogliamo si compia, perchè le persone non devono sentirsi abbandonate”.
Lavori in corso
L’associazione Emporio Solidale Piacenza Onlus, creata a supporto del progetto coinvolge tutte le realtà precedentemente elencate: Caritas, Croce Rossa, Svep e Comune di Piacenza. Nella sola regione , Emilia Romagna esistono già 19 Empori come questo, alcuni attivi, altri in fase di realizzazione mentre in Italia sono una settantina. Sono organizzati come un vero supermercato con scaffali e prodotti alimentari e non, propongono costi calmierati nei quali è possibile fare la spesa utilizzando una tessera a punti nominale precaricata in base al numero dei componenti della famiglia.
“Lo scopo dell’associazione – sottolinea Bocciarelli di Svep -, è gestire questo spazio sul quale la Fondazione ha investito per creare questo Emporio che sarà un luogo particolare perchè non circolerà denaro ma i prodotti che saranno a disposizione saranno frutto di donazioni che ci auspichiamo arriveranno dalla comunità“.
“Un segno molto bello – ha rimarcato il vescovo Ambrosio -, di questa dedizione per le persone che hanno particolarmente bisogno, cercando di venire incontro alle loro necessità. Vorrei proprio sottolineare l’aspetto solidale, cioè agire perchè la vita di tutti sia più buona, diventando così capaci di costruire delle belle cose. Credo che una delle cose più belle di Piacenza sia il gruppo dei volontari, nelle diverse forme e associazioni, ma servono sempre più volontari, speriamo che il cuore sia aperto per accogliere questo invito”. Infatti l’Emporio non sarà solo un luogo dove fare la spesa, ma un vero e proprio Centro di ascolto e di consulenza che aiuterà le persone in difficoltà nelle problematiche sociali, sanitarie o lavorative con una adeguata progettazione individuale. Il superamento della fragilità sociale è l’obiettivo finale di questo servizio.
“Questo progetto è nato dall’impegno dell’ allora assessore Cugini e riteniamo che sia molto valido – ha sottolineato il sindaco Barbieri -, ancora una volta il fare squadra paga. Avere poi la sensibilità di vescovo e Fondazione è una fortuna in più. Siamo orgogliosi di vedere un sistema che funziona. Vediamo comunque gente che chiede occupazione e dignità soprattutto. La risposta deve essere data con proposte come quella dell’Emporio”.
LO STATO DEI LAVORI
Gian Mario Fontanella dell’ omonima impresa edile, mostra lo stato attuale dei lavori, iniziati un paio di mesi fa: “Siamo ancora ad una fase strutturale, ma la cosa più importante è che stiamo affrontando i lavori più grossi. Contiamo di consegnare l’opera entro i tempi prestabiliti, se dovessero esserci intoppi si consegreà il tutto entro fine anno”.
Nuova sede del Centro ascolto di Fondazione Pia Pozzoli in Caritas
Il servizio dello sportello di ascolto, promosso dalla Fondazione Pia Pozzoli Dopo di Noi, si rivolge a tutti i componenti delle famiglie di adulti con disabilità intellettiva, psichica e fisica.
Lo sportello, operativo prima in via Alberoni, è attivo per ora su appuntamento (366 9533096 info@fondazionepiapozzoli.i) presso la sede Caritas, via Giordani 21 a Piacenza, e condotto da un professionista psicologo e da un professionista avvocato.
Lo sportello offre un servizio di consulenza gratuito pensato per rispondere ai familiari di persone con disabilità che necessitano di un supporto psicologico e giuridico, per individuare le strategie più adeguate ad avvicinarsi con maggior serenità al distacco dai propri cari.
Esso fa da collante con le risorse già presenti sul territorio (servizi nell’ambito della disabilità dell’amministrazione comunale e provinciale, di associazioni locali, di cooperative sociali) al fine di valorizzarle e sfruttarne a pieno le capacità, dando indicazioni su ulteriori interventi che potrebbero essere utili per il caso specifico.
Per contattare lo sportello in maniera riservata è possibile utilizzare l’email sportellofondazionepiapozzoli@gmail.com
Acer, Caritas e parrocchie unite per il disagio economico delle famiglie
Selezione. Ecco come riassumere in una parola l’accordo raggiunto al Centro Samaritano nella mattinata del 7 maggio tra ACER, l’Azienda Casa Emilia Romagna, Caritas Diocesana e parrocchie del territorio per agevolare lo scambio di informazioni sui casi di disagio economico delle famiglie residenti negli alloggi di ERP. Presenti alla firma l’architetto Patrizio Losi in qualità di presidente ACER, i parroci don Stefano Segalini della parrocchia San Giuseppe Operaio e don Maurizio Noberini di Santa Franca. Assente don Pietro Cesena di Borgotrebbia, mentre per Caritas era presente il Direttore dott. Giuseppe Chiodaroli, che nel suo intervento ha voluto sottolineare proprio l’aspetto del miglioramento di azione sul territorio. “Questa convenzione è fatta perché altre parrocchie oltre a quelle firmatarie si possano aggiungere in futuro. Partiamo dal presupposto che gli abitanti delle case popolari non sono ricchi, hanno risentito notevolmente degli effetti della crisi economica. La Caritas primariamente col centro di ascolto svolge una funzione di accompagnamento delle persone verso una situazione di autonomia, mettendo a disposizione informazioni ed esperienza. Il problema economico non rappresenta il solo all’interno di una famiglia”.
Le parrocchie dal canto loro concorderanno periodi ci incontri con le famiglie per mettere in essere una strategia di sostegno finalizzata a un miglioramento dell’attuale situazione, evitando i cosidetti “furbetti”, come sottolineato da don Maurizio Noberini.
“I rapporti con Acer già esistono da tempo, si trattava semplicemente di dare una forma maggiormente strutturata alla cosa. È una scommessa per il futuro, coinvolgeremo anche gli assistenti sociali ove necessario”. Don Stefano Segalini ha invece sottolineato come la stessa parrocchia di San Giuseppe Operaio è nata tra le case popolari. “Conosciamo bene la situazione, l’aiuto agli ultimi fa parte del Vangelo stesso, l’importante è mantenere viva la scommessa messa in campo. Se non nasce una relazione con le persone si rischia di perderle e di perdere Gesù. La collaborazione con i laici fa bene, soprattutto in un periodo storico in cui si tende alla divisione un progetto come questo è un segno di speranza per il mondo”.
Acer, attualmente gestore di 2200 alloggi a Piacenza, all’interno della convenzione si impegna a fornire indicazioni tempestive sulle situazioni loro segnalate da Caritas e dai parroci, verificando se sussiste una reale situazione di disagio delle famiglie, nel rispetto delle norme sulla privacy e fornendo un esperto di riferimento che agevoli le comunicazioni tra i vari attori. “La firma di questo accordo rappresenta solo un punto di partenza, – evidenzia Losi di Acer -, le parrocchie fanno un lavoro importante, sono sentinelle del territorio, punti di contatto e di sensibilizzazione su diverse tematiche. Il vescovo stesso si è mostrato molto interessato al progetto, dando una forte spinta affinché arrivasse a una convergenza. Vogliamo restringere i campi delle persone che usufruiscono del servizio, in modo da aiutare chi ne ha realmente bisogno”. Il vantaggio pratico è dunque quello di evitare spreco di risorse.
“Amici giocando”, modello sportivo di inclusione per bambini diversamente abili
Il calcio come veicolo per l’integrazione. Questa è la filosofia alla base di “Amici giocando”, progetto presentato questa mattina nella Sala Consigliare di Palazzo Mercanti che vede il Piacenza Calcio in attacco per l’inclusione di bambini e ragazzi diversamente abili all’interno della propria squadra Pulcini e Scuola Calcio, grazie alla collaborazione col Comune e il Comitato Italiano Paralimpico di Piacenza. Saranno predisposte anche 10 iscrizioni gratuite per bambini con famiglie in difficoltà economica, grazie al contributo e le segnalazioni giunte a Caritas Diocesana e Associazione Famiglie Numerose. A presentare il progetto il coordinatore Alessandro Ricordi coadiuvato da Marco Scianò, dirigente della squadra biancorossa, da Franco Paratici, delegato provinciale del Comitato Paralimpico, Giuseppe Chiodaroli di Caritas, Lidia Fumi, presidente della Football Academy Piacenza, il referente ASP Brunello Buonocore e Mario Scuderi, presidente dell’Associazione Famiglie Numerose di Piacenza. Presente anche l’Assessore allo Sport Massimo Polledri.
“Non pensiamo di risolvere i problemi di integrazione con questo progetto – ha chiarito Scianò -, ma vogliamo dare il nostro contributo per evitare che ci siano discriminazioni. La disabilità deve essere affrontata come una cosa normale, con spensieratezza e maturità. L’integrazione passa anche da un discorso economico, per questo abbiamo chiesto l’aiuto a Caritas”.
“Abbiamo famiglie che devono decidere tra la luce in casa e il cibo per i propri figli – ha evidenziato Chiodaroli -, dare un’opportunità di vivere lo sport è un’occasione per tutta la collettività di fare un passo avanti e dare un calcio alla povertà”.
Sarà inoltre sviluppata una squadra di calcio integrato a 5 per diversamente abili over 18 grazie al contributo di ASP. “E’ molto facile pensare allo sport come qualcosa che seleziona, nel nostro progetto vogliamo fare l’esatto opposto. L’obiettivo è moltiplicare le possibilità di partecipazione. L’attività sportiva è benefica tanto quanto le terapie farmacologiche”.
Paratici ha voluto rimarcare questo concetto, sottolineando che normodotati e diversamente abili, accomunati dalla passione per il calcio possono giocare insieme e imparare gli uni dagli altri. Ha aggiunto che “sarebbe importante per i Comitato Paralimpico diventare Federazione, solo in questo modo potremmo investire tesserando i ragazzi disabili“.
L’inclusione di soggetti diversamente abili avverrebbe con personale specializzato attento alle nuove possibilità pedagogiche e adeguati adattamenti metodologici/didattici. Saranno sempre presenti uno psicologo e un educatore. Al fine di suggellare la volontà di intenti è stato firmato un protocollo d’intesa tra tutte le realtà partecipanti al progetto.
Esperienze dalle Americhe per il Laboratorio Mondialità Consapevole
Approfondimento in Caritas del percorso di Mondialità Consapevole organizzato dal Laboratorio Mondialità Consapevole in collaborazione con l’Università Cattolica e da varie realtà legate alla cooperazione del territorio piacentino. In questo appuntamento il focus si è incentrato su alcune esperienze significative nelle Americhe.
Giorgio Curreri di MLAL (Movimento Laico America Latina) in collegamento dal Brasile ha raccontato la situazione geopolitica del Paese: “Stanno cambiando molte regole, molte leggi. Lo stampo del Governo è ultraliberale, c’è un movimento che si sta organizzando, ma ancora molto timidamente. Vige un sentimento di odio legato ai mezzi di informazione, la strategia prevalente è quella della polarizzazione politica. Lula aveva cercato la strada della conciliazione, oggi invece si cerca sempre di più il conflitto, l’esclusione dei neri, delle minoranze”.
Si sente la presenza degli Usa? “Ci sono forti sospetti che tutto il mutamento sia implicabile agli Stati Uniti. Purtroppo la gente comune non percepisce questo, sente solo la mancanza dei diritti, senza un’analisi macroeconomica. Tutti però sperano di venir fuori da questo Governo, si spera in un ritorno di Lula, che al momento è visto come l’unica speranza per il futuro”.
Al Nord invece stava Claudia Polledri, ricercatrice presso l’Università di Montreal. “Posso dire che qui c’è molta meno ansia verso il futuro. Ci sono molte persone che si indebitano perchè comunque sanno che rientreranno nelle spese fatte, l’Università costa circa 15 mila dollari”. All’ottimismo si può dire in contrapposizione che c’è una forte competizione: “Gente che conosco lavora anche 60/70 ore a settimana. Anche se qui ci sono sistemi che permettono una certa parità nell’ingresso nel mondo del lavoro le conoscenze rimangono il miglior biglietto da visita”. Il rapporto col vicino Stati Uniti peggiora ulteriormente la situazione, infatti i due Paesi non sono mai andati molto d’accordo. “Sono in aumento le domande di ingresso nelle Università canadesi da quelle statunitensi, e anche dal punto di vista delle migrazioni il processo è estremamente lungo c’è molta burocrazia con molti criteri orientati anche politicamente”.
Arianna Badini ha portato invece il punto di vista di chi ha fatto una breve esperienza in Bolivia. E’ stato in particolare spiegato il ruolo controverso del presidente Morales, che auspica a una quarta rielezione, nonostante le polemiche e i cortei contro la sua decisione. La decisione fu presa dopo il via libera del Tribunale costituzionale boliviano.
“Quasi alla fine del mondo”, quinta edizione in Cattolica dal 9 marzo. Si inizia con Quirico
“L’apoliticità non esiste. Tutto è politica”. Questo aforisma di Thomas Mann ben sintetizza il periodo in cui stiamo vivendo, in cui la polarizzazione degli schieramenti sembra inevitabile, fino a toccarsi agli estremi talvolta. Un mondo complesso, in cui molti elementi contribuiscono alla confusione: dalle tanto famigerate fake news, che vogliono indirizzare verso questa o quella parte, alle promesse fatte in campagna elettorale, talvolta con stravolgimenti di linea politica degni del miglior trasformista. Da considerare anche latitudini e longitudini del nostro pianeta: ci sono sistemi di governo anche molto diversi a seconda dal Paese in cui ci si trova, nonchè di elezione dei propri rappresentanti. Il Laboratorio Mondialità Consapevole dell’Università Cattolica di Piacenza cercherà, dal 9 marzo, di dare un contributo per una migliore interpretazione dei fenomeni che stiamo vivendo, evidenziando le tendenze evolutive nei vari continenti. “Le politiche in un mondo in movimento” è il titolo prescelto per questa quinta edizione, che si avvarrà della presenza di esperti giornalisti e accademici che hanno avuto modo di toccare con mano politiche disparate in un mondo che gira sempre più vorticosamente. Cinque i relatori principali: Domenico Quirico, Bruno Cartosio sull’America, Gianfranco Pasquino sull’Europa, Raffaele Masto sull’Africa e Francesco Boggio Ferraris sull’Asia. Altrettante le serate dedicate alle testimonianze dirette, come ormai consuetudine nel format: con l’aiuto di giovani testimoni piacentini si cercherà di comprendere la realtà, immaginando strumenti di azione singola e collettiva.
L’Università Cattolica sarà sede degli incontri con i relatori, mentre “Il Samaritano”, Centro di Via Giordani 21 ospiterà le testimonianze. Il percorso è realizzato grazie a SVEP -Centro Servizi per il Volontariato, Università Cattolica di Piacenza, Caritas Diocesana, Associazione Piccolo Mondo.
La quota di iscrizione per i 10 incontri è di 30 euro ma è gratuita per gli studenti. Per motivi organizzativi è richiesta l’iscrizione, che potrà essere effettuata online, alla pagina http://apps.unicatt.it/formazione_permanente/piacenza.asp entro e non oltre l’8 MARZO 2018.
Per altre informazioni ed il modulo di iscrizione contattare: Formazione Permanente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore formazione.permanente-pc@unicatt.it 0523/599194.
L’iniziativa rappresenta una opportunità di approfondire le tematiche della mondialità a partire dall’evoluzione delle politiche nazionali ed internazionali, con la sottolineatura della parola “consapevole” per cercare insieme di comprendere le complessità che le relazioni globali oggi presentano e le ricadute anche a livello locale.
L’economia e la finanza di tutti i giorni. Parte un corso gratuito a Piacenza
“L’economia e la finanza di tutti i giorni”. Si intitola così un ciclo di incontri di educazione finanziaria organizzati grazie al contributo di Git Banca Etica Piacenza, Acli, Cisl, Libera Terra, Arci e Caritas Diocesana.
Si tratta di sei incontri, gratuiti ed aperti a tutti, con esperti del settore. Il “corso” si terrà presso il Centro Samaritano Caritas in via Giordani 12.
Primo Incontro Giovedì 15 febbraio ore 18 – Bilancio familiare Relatore : Aurelio Vichi (Consulente)
Secondo Incontro Giovedì 22 febbraio ore 18 – Difficoltà del bilancio familiare e strumenti di risoluzione: Relatore : Granelli Armando (Commercialista)
Terzo Incontro Giovedì 8 Marzo ore 18 – Prodotti di investimento offerti dalle banche: Relatori : Antonello Cattani (Consulente Finanziario Indipendente ) Fabrizio Prandi (promotore Banca Etica).
Quarto Incontro Giovedì 22 Marzo ore 18 – Principali cause di contenzioso bancario e finanziario: Relatore : Dario Cavazzuti (Avvocato )
Quinto Incontro Giovedì 5 Aprile ore 18 – I diritti dei consumatori Relatori : Esponenti Adiconsum, Federconsumatori, Lega Consumatori.
Sesto Incontro Giovedì 12 Aprile ore 18 – Come funziona una banca: L’esperienza della finanza etica: Relatore: Maurizio Bianchetti (C.d.A. Banca Etica).
La realtà del campo nomadi nella mostra “Il quotidiano che non è ovvio” di Caritas Diocesana
Due mondi geograficamente vicini ma storicamente lontani come il Campo Sinti di via Torre della Razza cercando di strizzarsi l’occhio, come il click di una macchina fotografica, grazie alla mostra “Il quotidiano che non è ovvio” presentata il 30 ottobre nei locali di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica di Piacenza per iniziativa di Caritas Diocesana, in collaborazione con la cooperativa L’Arco e con il contributo dell’Orto Botanico – Cooperativa Sociale. Gli scatti, realizzati da Sergio Ferri, hanno lo scopo di mostrare la quotidianità di una comunità alle porte della nostra città, in attesa di esserne parte totalmente, e di demitizzare i tanti stereotipi che circondano quella realtà. Presenti alla serata inaugurale Mauro Balordi, direttore della sede piacentina dell’Università Cattolica, Giuseppe Chiodaroli, presidente della Caritas Diocesana, il fotografo Sergio Ferri ed Elvis Ferrari, rappresentante della comunità Sinti.
“I media descrivono una realtà diametralmente opposta a quella effettivamente esistente – sottolinea quest’ultimo -, non siamo zingari, siamo italiani a tutti gli effetti. I sinti vogliono le stesse cose che vogliono i cittadini italiani, perché sono italiani: un lavoro, una casa. Non conviene a nessuno questa situazione. Siamo terremotati permanenti. Invitiamo tutti a visitarci”.
Sono circa 130 i sinti presenti al Campo Nomadi. Si tratta di una struttura circoscritta ben sorvegliata e recintata in cui sono stati installati servizi essenziali come acqua ed elettricità. “Mi ha stupito positivamente – racconta Ferri -, per certi versi è un mondo al contrario: ad esempio i cancelli del campo si chiudono dall’esterno. Ho cominciato a scattare circa un anno fa. Ho riscontrato qualche difficoltà iniziale non perché avessi trovato cattive persone, ma semplicemente esistono stigmi sociali che li etichettano come diversi. Non ho voluto informarmi inizialmente volutamente, proprio per avere meno pregiudizi possibili, per indagare al meglio la quotidianità”. Che racconta di bambini che vanno a scuola, (esiste anche un progetto di sostegno scolastico all’interno del campo, ndr) donne e uomini che lavorano. “E’ stato fatto molto – evidenzia Giuseppe Chiodaroli -, ma molto si può fare ancora. Quei volti raffigurati non sono diversi da quelli di chiunque altro. Purtroppo abitano in una posizione poco felice”.