Emergenza cinghiali. Le nuove regole dell’Emilia Romagna

“La Regione ha finalmente riconosciuto che i cinghiali non sono più un problema solo per il comparto agricolo, ma anche una minaccia per l’ambiente e per i cittadini”. Commenta così Coldiretti Emilia Romagna l’attuazione della delibera 552 del piano faunistico venatorio che prevede non ci siano limiti all’abbattimento di questi ungulati nelle zone di pianura e collina in tutta l’Emilia Romagna. “I danni dei cinghiali in campagna superano i 150.000 euro all’anno – continua Coldiretti regionale – e questi selvatici sono una minaccia concreta per la cittadinanza, con oltre 1000 incidenti stradali causati ogni anno dai selvatici. A tutto questo – continua Coldiretti Emilia Romagna – va aggiunto che il cinghiale è il principale portatore in Europa della peste suina africana”.

La delibera, che esce anche grazie alla grande pressione di Coldiretti Emilia Romagna sulla Regione, arriva assieme a un altro importante risultato per gli agricoltori: il risarcimento per i danni da fauna selvatica, subiti o prevenuti, passa dall’80 al 100%. Anche per gli allevatori, spesso vittime degli attacchi da parte di cani selvatici e lupi.

Infine, dal 14 marzo, gli aiuti de minims per gli agricoltori sono passati da 15.000 a 20.000 euro ogni tre anni.

“Sono passi avanti importanti – commenta Coldiretti Emilia Romagna – e siamo contenti di aver dato il nostro contributo alla giusta tutela del lavoro di chi si guadagna da vivere in campagna. L’obiettivo ora è che la semplificazione dei processi burocratici permetta ai risarcimenti di arrivare sempre più in fretta”.




Confagricoltura: “occorre riportare i cinghiali nei loro areali, eradicandoli dalla pianura”

Il danno in vite umane non più essere risarcito e pone la questione della fauna selvatica inevitabilmente su un diverso piano di gravità rispetto ai comunque ingenti ammanchi economici che questi animali causano ad agricoltura ed allevamenti.

Filippo Gasparini presidente di Confagricoltura Piacenza«I danni procurati dalla fauna selvatica sono irreparabili – sottolinea Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza – come ribadiamo da tempo dobbiamo uscire dalla logica del risarcimento, inadeguata anche per il danno procurato in azienda, nel momento in cui questo viene calcolato in modo puntiforme e senza tener conto dei decrementi sulla programmazione (per i mancati raccolti) e dei costi aggiuntivi (per la risemina di interi campi). Gli agricoltori, inoltre, non vogliono essere risarciti per il mancato raccolto, vogliono poter produrre. A maggior ragione – prosegue Gasparini – il cambio di marcia diviene indispensabile adesso. Quale Atc potrebbe risarcire il danno per un morto?».

La nostra Regione si è dotata di un piano faunistico che sta dando risultati e sul nostro territorio le squadre degli Atc operano con competenza e coscienza, il che non rende la situazione meno grave. E’, tuttavia, un po’ meno drammatica rispetto alla vicina Lombardia, tanto che il sindaco di San Fiorano (Lo), con riferimento all’incidente avvenuto in autostrada A1 a causa dei cinghiali a inizio anno, ha citato il nostro territorio ad esempio. «Diverse proposte avanzate da Confagricoltura Piacenza nei tavoli tecnici già quattro anni fa – ricorda Gasparini – sono state accolte ed abbiamo riscontrato la disponibilità dei funzionari preposti, in primis del dottor Enrico Merli che ringraziamo; ne è scaturita un’azione sinergica che ha posto in campo Regione ed Atc. In quei tavoli, tuttavia, come Confagricoltura Piacenza abbiamo anche chiesto azioni più incisive per riportare la densità degli ungulati sotto controllo e l’eradicamento dei cinghiali dagli areali di pianura».

Secondo Confagricoltura Piacenza «non è nell’interesse generale affidare agli Atc il compito di risarcire i danni, sarebbe invece necessario che questi si potessero concentrare sulle azioni di contenimento. Avere i cinghiali in stazione (a Piacenza), nelle vie dei centri abitati (A San Nicolò) e lungo la via Emilia non è biodiversità, è follia!» – rimarca l’associazione degli imprenditori agricoli -. Se la Lombardia guarda al “modello Piacenza” è perché sul nostro territorio abbiamo squadre che operano senza secondi fini, che intervengono con professionalità – sottolinea Gasparini – con azioni che richiedono molta esperienza, perché operano anche in zone in cui la viabilità è sviluppata il che espone le mute di cani a pericoli supplementari e impone ai cacciatori attenzioni particolari. Ora che la situazione richiede un cambio di marcia, pretendiamo che vengano riconsiderate anche le nostre proposte che erano state accantonate». Secondo Confagricoltura Piacenza le Zone Parco pongono limitazioni troppo articolate: ad esempio l’interdizione della caccia di sabato e domenica limita l’azione dei cacciatori ancora in attività lavorativa.

«E’ poi un errore grave – sottolinea Gasparini – impedire di andare a caccia di notte quando è molto più facile che i cinghiali escano allo scoperto e ci sono minori possibilità di trovare gente in giro. Torniamo a chiedere di ripristinare, riaffiancandole alle squadre degli Atc, le figure dei sele-controllori, come c’erano un tempo, e che queste possano avere ampia libertà d’azione, diurna e notturna. In passato sono stati posti numerosi, troppi, limiti per orari di caccia, zone, munizioni, tanto che sono stati letti, politicamente, come azioni di contrasto alla caccia. I danni sulla strada non riguardano l’agricoltura e la mappatura dei danni in campo serve a ben poco perché sappiamo già quale nocumento arrecano questi animali. Il vero obiettivo è riportare questi animali nel loro areale. Quello dei cinghiali era delimitato, una volta, dalla linea altimetrica di Travo. Al di là di scrivere mille articoli e delle emozioni del momento è da qui che si misurerà la volontà politica di risolvere il problema».

 

 




Animali selvatici. Foti (Fdi): “occorre un piano di abbattimento straordinario”

«Non è tollerabile che delle vite umane siano messe in pericolo dall’eccessiva proliferazione degli animali selvatici» non ha dubbi Tommaso Foti, deputato di Fratelli d’Italia, che ha portato all’attenzione del Governo i due gravi incidenti avvenuti sull’autostrada A1 nella giornata del 3 gennaio, in entrambi i casi dovuti all’attraversamento di branchi di cinghiali. «Intorno alle 4 del mattino – scrive Foti in una interrogazione – i cinghiali hanno causato un gravissimo sinistro, nel tratto di autostrada compreso tra Lodi e Casalpusterlengo, che ha portato alla morte di una persona ed al ferimento di altre dieci. Poche ore dopo, segnatamente alle 20 della medesima giornata, un altro incidente è occorso sulla A1 tra Fiorenzuola e Fidenza, fortunatamente senza feriti ma con importanti disagi per la circolazione stradale». Per il parlamentare del movimento politico di Giorgia Meloni non vi è tempo da perdere: «Questi episodi – rimarca Foti – hanno mostrato con chiarezza come le sole misure di dissuasione, quali le recinzioni, siano del tutto insufficienti a scongiurare fatti luttuosi dovuti alla eccessiva proliferazione dei cinghiali.

E’ del resto notorio – sottolinea il deputato di Fratelli d’Italia – come il numero dei cinghiali in Italia superi da tempo il milione, rappresentando di fatto un rischio concreto per i cittadini. Come opportunamente denunciato da Coldiretti la presenza di questi animali, tanto nelle campagne così come a ridosso del tessuto urbano, è raddoppiata negli ultimi dieci anni».

L’allarme lanciato dal parlamentare piacentino non si limita ai soli pericoli stradali: «La proliferazione incontrollata degli ungulati – spiega Foti – è fonte di devastazione per interi raccolti agricoli, nonché causa di veri e propri stermini a danno degli animali di allevamento. I danni sono quantificati in circa 100 milioni di euro all’anno».

L’appello di Foti al Governo è netto: «Il Ministro delle Infrastrutture e quello delle Politiche Agricole si mettano immediatamente al lavoro con le Regioni per individuare una rapida soluzione a questo grave problema, che rappresenta un vero e proprio pericolo per l’incolumità dei cittadini. Del resto – è la laconica conclusione del deputato di Fratelli d’Italia – si sarebbero potuti evitare fatti gravi se si fossero disposti per tempo i necessari piani di abbattimento straordinari degli animali selvatici. Una soluzione da valutare e, se del caso, da mettere in campo al più presto».

(Nella foto un cinghiale a spasso per Piacenza)




I cinghiali della Galleana non verranno uccisi ma allontanati

Non sarà una caccia ma “una cacciata incruenta” quella che scatterà domani mattina, a partire dalle ore 6 del mattino, per allontanare i due cinghiali dal Parco della Galleana. L’operazione sarà condotta dalla Polizia Provinciale diretta da Anna Olati, d’intesa con la Polizia Municipale guidata da Piero Romualdo Vergante.
Squadre specializzate e non armate entreranno nell’area verde per individuare i due animali e allontanarli dal territorio urbano. Verrà nel frattempo effettuato un posto di blocco alla rotatoria della Galleana con via Manfredi, proprio per favorire l’uscita dei due cinghiali dal parco.
“I due esemplari – sottolinea il sindaco Dosi – non verranno uccisi e non sarà in alcun modo fatto loro del male, ma con lo svolgersi dell’operazione, nel corso della mattinata, sarà fatto il punto su come procedere”.




Cinghiali a spasso nel Parco della Galleana, chiuso per precauzione

Era già successo a Genova recentemente. Oggi i cinghiali si sono spinti fino in città a Piacenza, al Parco della Galleana. Sul posto sono confluiti agenti della Polizia Municipale e della Polizia Provinciale. E’ stato deciso di chiudere – in via precauzionale -il parco che è stato chiuso ed evacuato. In totale sono stati avvistati due esemplari di cinghiale, di cui uno particolarmente grande, che potrebbero mettere a rischio l’incolumità dei cittadini.