Italia, un paese dove i primi a non rispettare le leggi sono i funzionari pubblici

Gli archivi ci permettono di meglio interpretare cosa è successo nel passato, sia esso recente, sia remoto. Gli studiosi basano le proprie ricerche sui documenti depositati in scaffali che nell’immaginario sono spesso polverosi.

In Italia però ci sono documenti che la polvere non hanno nemmeno l’opportunità di prenderla. Sono quelli che, per legge, “gli organi giudiziari e amministrativi dello Stato versano all’archivio centrale dello Stato e agli archivi di Stato”.

Si tratta di documenti “relativi agli affari esauriti da oltre trent’anni” che dovrebbero essere messi a disposizione del pubblico insieme a “strumenti che ne garantiscono la consultazione”. A stabilirlo è l’articolo 41 del Codice dei Beni Culturali.

Il condizionale è però d’obbligo, come spesso accade in Italia, perché a quanto pare numerosi organi periferici della pubblica amministrazione se ne infischiano beatamente delle leggi dello Stato e non depositano queste carte dove e come dovrebbero.

Della vicenda si è occupato anche il parlamentare piacentino Tommaso Foti che ha depositato una interrogazione rivolta al Ministro per i Beni e le Attività Culturali sottolineando come appunto l’obbligo di legge non venga rispettato e chiedendo al titolare del dicastero quali provvedimenti egli intenda prendere per far sì che la norma venga applicata e per eventualmente agire disciplinarmente contro i funzionari responsabili di questa omissione.

Come Foti ricorda il mancato deposito comporta “un grave disagio  per gli studiosi dell’età contemporanea, impedendo anche la ricostruzione obiettiva di un periodo storico fondamentale per l’Italia”.




Presentato il Codice dei Beni Culturali di Corrado Sforza Fogliani

Esattamente sessant’anni fa, l’Editrice La Tribuna muoveva i primi passi nel mondo dell’editoria professionale e dei testi giuridici, dando alle stampe il Codice della Strada, il primo approvato in Italia.

Lo ha ricordato l’avv. Corrado Sforza Fogliani a Palazzo Galli in occasione dell’affollatissimo incontro di presentazione del Codice dei Beni Culturali, ultima opera edita, in ordine di tempo, da La Tribuna e curata proprio dal noto professionista e banchiere piacentino

Era il 1958 – ha precisato Sforza Fogliani – quando il dott. Perseo, giudice del Tribunale di Piacenza, curò la compilazione del Codice della Strada, che venne pubblicato grazie alla collaborazione del dott. Marco Vitali, a quel tempo cancelliere della Procura. Un’attività professionale che Vitali decise di coltivare associandosi successivamente con il dott. Piero Sgroi, dando così vita all’Editrice La Tribuna che ancora oggi è una delle principali e più qualificate case editrici italiane di testi giuridici. Collaboro con La Tribuna da quarant’anni, da quando nel 1978 fondai l’Archivio delle locazioni immobiliari che ancora oggi – celebreremo i 40 anni di vita in Campidoglio – dirigo; sono onorato di collaborare con questa eccellenza italiana che dà lustro al nostro territorio”.

Il Codice dei Beni Culturali – presentato a Palazzo Galli nell’ambito delle iniziative collaterali alla “Salita al Pordenone”, organizzata dalla Banca di Piacenza – è la prima raccolta organica che contiene il Decreto Legislativo 42 del 2004, emanato dall’allora ministro Giuliano Urbani, e tutte le norme complementari che dei beni culturali disciplinano la tutela, la salvaguardia e la valorizzazione.

Questo Codice – ha sottolineato il dott. Giorgio Albonetti, Presidente de La Tribuna – arricchisce la nostra presenza nel mondo giuridico. Da quattro anni la nostra casa editrice fa parte di un grande gruppo che, pur avendo un vocazione internazionale, ha voluto mantenere la storica sede di Piacenza. Siamo in crescita costante, segno che La Tribuna continua a lavorare bene e ad alto livello”.

Il compito di sfogliare idealmente le pagine del Codice dei Beni Culturali è stato svolto dal dott. Vittorio Colombani, direttore de La Tribuna. “Un’opera – ha detto Colombani – molto attesa e di grande importanza, dato che l’ambito della tutela dei beni culturali può rappresentare un volano per l’economia italiana. La materia è molto complicata, ma questo Codice, che contiene anche le norme pre vigenti, è un’autentica bussola per chi deve operare nel mondo dei beni culturali. Il rigore scientifico dell’avv. Sforza Fogliani è noto ed apprezzato e rappresenta un’ulteriore garanzia di completezza di questo codice”.

Intervento di carattere tecnico, invece, quello svolto dal dott. Carlo Pronti, per anni dirigente regionale addetto al controllo degli Enti Locali ma anche Giudice tributario d’appello. Pronti si è soffermato sugli interventi di finanziamento dei beni culturali, tracciando una netta linea di demarcazione, con casi pratici, tra erogazioni liberali, sponsorizzazioni e Art bonus, illustrati, appunto, sulla base del recentissimo Codice dei Beni Culturali.