Coronavirus, la filiera alimentare riempie gli scaffali (+7,5%). Coldiretti: “Sos manodopera nei campi”

In controtendenza rispetto all’andamento generale, con l’aumento record del 7,5% del fatturato l’industria alimentare garantisce gli approvvigionamenti sugli scaffali di mercati, negozi e supermercati dove vanno evitati inutili e pericolosi affollamenti. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Istat su fatturato ed ordini industriali a febbraio 2020 rispetto allo scorso anno.

Sono oltre tre milioni gli italiani – sottolinea la Coldiretti – che hanno continuato a lavorare nella filiera alimentare, dalle campagne all’industrie fino ai trasporti, ai negozi e ai supermercati, per garantire continuità alle forniture di cibo e bevande alla popolazione.

L’approvvigionamento alimentare è assicurato in Italia grazie al lavoro di 740mila aziende agricole e stalle, 70mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna Amica.

Ma per non far marcire i raccolti nelle campagne e continuare garantire le forniture alimentari alla popolazione, Coldiretti avvisa che “sono necessari lavoratori per sostituire molti dei 370mila stagionali stranieri tradizionalmente impegnati nei lavori agricoli in Italia ed ora bloccati alle frontiere per le misure di sicurezza antipandemia”.

“E’ quindi ora necessaria subito una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel precisare che “l’Italia ha bisogno di scelte pragmatiche per il bene del Paese, come quelle che riguardano l’agricoltura e la produzione alimentare”. Una esigenza che si è fatta drammatica con il calendario delle raccolte che si intensifica con l’avanzare della primavera. Dopo fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra (come meloni, pomodori, peperoni e melanzane in Sicilia) con l’aprirsi della stagione i prodotti di serra lasceranno il posto a quelli all’aperto, partendo dal sud per arrivare al nord. Le raccolte di frutta delle prossime settimane stanno partendo con la raccolta delle ciliegie in Puglia, a seguire partirà la raccolta delle albicocche, poi prugne e pesche, sempre iniziando dal meridione, per poi risalire lo stivale ed arrivare, con la scalarità delle diverse varietà fino a settembre. A maggio inizia la raccolta dell’uva da tavola in Sicilia, a giugno le prime pere, ad agosto le prime mele e l’inizio della vendemmia mentre a ottobre- conclude la Coldiretti – inizia la raccolta delle olive e a novembre quella del kiwi.




La pioggia da una tregua (parziale) ai raccolti. Po a -2,53 metri al Ponte della Becca

La pioggia salva i raccolti nelle campagne italiane e strappa una tregua alla siccità che ha stretto la Penisola in una morsa con il livello del Po sceso in basso come a Ferragosto per effetto delle precipitazioni praticamente dimezzate nel 2020. E’ quanto emerge da una monitoraggio della Coldiretti sullo stato di campi coltivati e frutteti con le riserve idriche insufficienti da nord a sud.

Con il fermo delle attività industriali per evitare i contagi da Covid-19, il Po non è mai stato così limpido con un livello idrometrico sceso a -2,53 metri al Ponte della Becca basso come a metà agosto secondo “ma – evidenzia la Coldiretti – la pioggia sta dando una boccata d’ossigeno ai grandi laghi del nord con percentuali di riempimento in crescita che vanno dal 28,2% di quello di Como al 47,1% dell’Iseo fino al 51,9% del Maggiore. Ma per adesso la situazione – continua la Coldiretti – resta grave nel Mezzogiorno dove ci vorrà tempo e pioggia il deficit idrico degli ultimi mesi visto che negli invasi di Puglia e Basilicata ci sono rispettivamente circa 122 e 102 milioni di metri cubi in meno rispetto allo scorso anno mentre in Sicilia mancano all’appello circa 62 milioni di metri cubi d’acqua e in affanno idrico è anche la Calabria secondo l’Anbi”.

Le precipitazioni sono importanti per ripristinare le scorte in fiumi, laghi, invasi e nel terreno per i campi di mais e barbabietola affinché riescano a germogliare ma anche per far crescere frumento, pomodoro da industria, ortaggi ed erba medica che sono in stress idrico. “In molte aziende – precisa la Coldiretti – rischia di mancare l’acqua necessaria per la crescita delle colture con un rischio per le forniture alimentare del Paese in un momento di riduzione degli scambi commerciali per effetto dell’emergenza coronavirus”.

L’andamento anomalo delle precipitazioni conferma i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi e sfasamenti stagionali che sconvolgono i normali cicli colturali ed impattano sul calendario di raccolta e sulle disponibilità dei prodotti che i consumatori mettono nel carrello della spesa con danni che – continua la Coldiretti – negli ultimi dieci anni hanno superato i 14 miliardi di euro.

“In un Paese comunque piovoso come l’Italia che per carenze infrastrutturali trattiene solo l’11% dell’acqua, occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione”, dichiara il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “bisogna evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza con interventi strutturali”. Il primo passo è “la realizzazione di opere di contrasto al rischio idrogeologico ma allo stesso tempo – continua Prandini – serve un piano infrastrutturale per la creazione di piccoli invasi che raccolgano tutta l’acqua piovana che va perduta e la distribuiscano quando è poca per poter rispondere ai bisogni irrigui, ambientali e dell’accumulo e produzione di energia idroelettrica”.




Coldiretti avvisa: “Livello del Po come a Ferragosto, e mai così limpido”

E’ allarme siccità in Italia con il livello del Po come a Ferragosto per effetto delle precipitazioni praticamente dimezzate in un 2020 che si classifica fino ad ora come il piu’ caldo dal 1800 con temperature superiori di 1,52 gradi rispetto alla media. E’ quanto emerge da una monitoraggio della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi al primo trimestre dell’anno con fiumi in magra al nord ed invasi svuotati nel mezzogiorno che mettono a rischio i raccolti e la stabilità dei prezzi in un mercato alimentare segnato dall’emergenza coronavirus.

Con il fermo delle attività industriali per evitare i contagi da Covid-19, il Po non è mai stato così limpido con un livello idrometrico sceso a -2,7 metri al Ponte della Becca basso come a metà agosto secondo il monitoraggio della Coldiretti dal quale si evidenziano anomalie anche nei grandi laghi del nord che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 24% di quello di Como al 27% dell’Iseo fino al 54% del Maggiore. “La situazione – continua la Coldiretti – è grave anche nel mezzogiorno e negli invasi di Puglia e Basilicata ci sono rispettivamente circa 122 e 102 milioni di metri cubo in meno rispetto allo scorso anno e analoga e la situazione della Sicilia, dove mancano all’appello circa 62 milioni di metri cubi d’acqua ma rilevante è il deficit idrico anche in Calabria secondo l’Anbi”.

“Per cercare di salvare le coltivazioni gli agricoltori – precisa la Coldiretti – sono stati addirittura costretti ad intervenire in molti casi con le irrigazioni di soccorso per i campi di mais e barbabietola affinché riescano a germogliare, mentre frumento, pomodoro da industria, ortaggi ed erba medica sono già in stress idrico. Ma se non ci sarà un profondo cambiamento a breve, con adeguate precipitazioni, mancherà in molte aziende – sottolinea la Coldiretti – l’acqua necessaria per la crescita delle colture con un rischio per le forniture alimentare del Paese in un momento di riduzione degli scambi commerciali per effetto dell’emergenza coronavirus”.

“L’andamento anomalo delle precipitazioni – continua la Coldiretti – conferma i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi e sfasamenti stagionali che sconvolgono i normali cicli colturali ed impattano sul calendario di raccolta e sulle disponibilità dei prodotti che i consumatori mettono nel carrello della spesa. La siccità – precisa la Coldiretti – è diventata l’evento avverso più rilevante per l’agricoltura con i fenomeni estremi che hanno provocato in Italia danni alla produzione agricola nazionale, alle strutture e alle infrastrutture per un totale pari a più di 14 miliardi di euro nel corso di un decennio”.

“In un Paese comunque piovoso come l’Italia che per carenze infrastrutturali trattiene solo l’11% dell’acqua, occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione”, dichiara il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “bisogna evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza con interventi strutturali”. Il primo passo è “la realizzazione di piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica”, ma allo stesso tempo – continua Prandini – “serve un piano infrastrutturale per la creazione di piccoli invasi che raccolgano tutta l’acqua piovana che va perduta e la distribuiscano quando ce n’è poca ai fini di regimazione della acque, irrigui, ambientali e dell’accumulo/produzione di energia idroelettrica. Servono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico”.




Coldiretti, via all’etichettatura salumi: “Importante conoscere origine degli alimenti”

Il via libera all’obbligo dell’etichettatura d’origine su tutti i salumi è atteso dal 93% degli italiani che ritengono importante conoscere l’origine degli alimenti e dire finalmente basta all’inganno di prosciutti e salami fatti con carne straniera ma spacciati per Made in Italy. Ad affermarlo è il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, nell’esprimere soddisfazione per l’intesa raggiunta in Conferenza Stato Regioni sul decreto, fortemente voluto dalla Coldiretti, che introduce l’indicazione della provenienza per le carni suine trasformate.

Il provvedimento prevede – spiega Coldiretti – che i produttori indichino in maniera leggibile sulle etichette le informazioni relative a: “Paese di nascita: (nome del paese di nascita degli animali); “Paese di allevamento: (nome del paese di allevamento degli animali); “Paese di macellazione: (nome del paese in cui sono stati macellati gli animali). Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso paese, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: (nome del paese)”. La dicitura “100% italiano” è utilizzabile solo quando ricorrano le condizioni del presente comma e la carne è proveniente da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia. Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europea, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: UE”, “Origine: extra UE”, “Origine: Ue e extra UE”.

Occorre – afferma Prandini – accelerare e compiere tutti i passi necessari per la definitiva entrata in vigore del provvedimento. “Si farà finalmente chiarezza rispetto a una situazione che vede oggi tre prosciutti sui quattro venduti in Italia fatti con maiali provenienti dall’estero, all’insaputa dei consumatori e facendo concorrenza sleale agli allevatori nazionali” è il commento del suinicoltore piacentino Andrea Minardi, vicepresidente provinciale di Coldiretti Piacenza nel ribadire che “l’Italia, che è leader europeo nella trasparenza e nella qualità, ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie”.

L’etichettatura dei salumi è l’ultimo capitolo della storica battaglia per la trasparenza condotta dalla Coldiretti che, con la raccolta di milioni di firme, ha portato l’Italia all’avanguardia in Europa. L’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro era arrivato grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Il 13 febbraio 2018 è entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso, ma prima c’erano stati già diversi traguardi raggiunti: il 19 aprile 2017 è scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre, a partire dal 1° gennaio 2008, vigeva l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.

A livello comunitario – conclude la Coldiretti – il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, mentre la Commissione Europea ha recentemente specificato che l’indicazione dell’origine è obbligatoria anche su funghi e tartufi spontanei.




Dopo Conte anche Salvini al Villaggio Coldiretti di Bologna. Presente delegazione piacentina

Dopo Conte, che nella giornata di ieri al Villaggio Coldiretti aveva avvisato i presenti sui pericoli dei dazi imposti da Trump, nella giornata di oggi si è presentato anche Matteo Salvini. “Vi voglio alleati del governo in questo progetto di Green new deal – aveva evidenziato il premier – per un’Italia più verde”, perché “dobbiamo progettare il futuro già oggi tutti insieme e vi aiuteremo con incentivi e non con penalizzazioni”. Il premier ha aggiunto ieri un monito per il futuro dei coltivatori, improntato sull’agricoltura biologica e le energie rinnovabili. 

Oggi è stato il turno di Matteo Salvini che dal palco di Bologna ha affrontato temi diametralmente opposti, incentrati sul “mangiare italiano, comprare italiano, bere italiano”. Una nostra delegazione era presente a Bologna. “Se qualcuno di questo Governo svende l’agricoltura in cambio di favori su altri fronti, avrà nella Lega il primo avversario – ha tuonato – qui ci sono italiani orgogliosi di essere italiani”.

Oltre a tematiche più consone a una manifestazione organizzata da Coldiretti, come gli agricoltori a km zero, tasse per agricoltori, politica per limitare il numero di cinghiali, Salvini ha affrontato temi come l’aumento dell’Iva, il DEF, e avvisa che la Lega farà una pacifica opposizione in Parlamento, ma anche “manifestazioni in Piazza”. Sullo sfondo ci sono le elezioni in Emilia Romagna del 26 gennaio, il fatto che accanto a lui ci fosse Lucia Borgonzoni, candadidata al posto occupato ora da Stefano Bonaccini, non sembra casuale.

QuotidianoPiacenzaOnline

Via Sant'Antonino, 20
Piacenza, Italia 29121
Italia
Email: redazione@quotidianopiacenza.online




Dalle Ande a Ziano, grazie all’alpaca si produce lana anallergica

La stalla a portata di smartphone e guanti, cuffie e maglioni di lana anallergici. Sono le innovazioni contadine dell’Emilia Romagna presentate a Roma all’open space sull’innovazione allestito in occasione dell’assemblea nazionale di Coldiretti Giovani impresa dove, insieme con centinaia di ragazzi e ragazze provenienti da tutta Italia, sono intervenuti anche decine di giovani di Coldiretti Emilia Romagna guidati dal delegato regionale dei giovani Coldiretti, Andrea Degli Esposti. Tra le innovazioni creative dell’open space – informa Coldiretti regionale – spiccano quelle dell’Emilia Romagna rappresentate da Gloria Merli di Marano di Ziano (Piacenza) che ha portato dalle Ande l’alpaca, un camelide che produce lana anallergica perché priva di lanolina, e da Angelica Monti di Riolo Terme (Ravenna) che ha presentato un sistema di controllo delle mucche della sua stalla attraverso lo smartphone.

All’assemblea, che ha eletto Veronica Barbati di Avellino nuova delegata nazionale di Coldiretti Giovani Impresa, sono state presentate aziende innovative e strat up di giovani di tutte le regioni italiane. Da Piacenza e stata scelta la giovane architetta Gloria Merli che, terminati gli studi, dopo essersi accertata che le condizioni climatiche della sua provincia fossero adatte anche all’animale andino, ha deciso di introdurre l’alpaca nella propria azienda di Ziano. Dall’allevamento degli alpaca, Gloria ottiene la preziosa lana che tratta senza prodotti chimici e poi lavora per ottenere guanti, cappelli, sciarpe, maglioni che vende tramite e-commerce e mercatini. Grazie all’assenza della lanolina, la lana di alpaca – spiega Coldiretti Emilia Romagna – consente di ottenere capi che, oltre ad essere estremamente soffici, sono anche anallergici. L’obiettivo dell’azienda è ampliare il numero di capi per ottenere una maggiore produzione di lana. La scoperta più importante? Contrariamente a quanto si dica, gli alpaca sono animali gregali, docili, mansueti e, soprattutto, non sputano.

Nel suo allevamento di Riolo Terme, in provincia di Ravenna, Angelica Monti, classe 1998, alleva mucche appartenenti all’antica razza romagnola, uno dei simboli della biodiversità regionale. Nella stalla, grazie alla presenza di un impianto di videosorveglianza, è possibile monitorare le nascite dei vitellini. Stando comodamente a casa, mentre studia, oppure si occupa di altre attività aziendali, Angelica – spiega Coldiretti Emilia Romagna – controlla le mucche prossime al parto e interviene in caso di difficoltà. In questo modo è tutelata la salute sia della mucca che del vitellino. Insomma, tecnologie che rappresentano un vero e proprio grande fratello per le stalle!




Coldiretti. Produzione del pomodoro: “occorre programmazione virtuosa”

Per il pomodoro è fondamentale pianificare in modo virtuoso la prossima stagione e poi individuare interventi innovativi per dare distintività al prodotto. “In questi anni – afferma il presidente provinciale di Coldiretti Piacenza Marco Crotti – per il pomodoro piacentino si sono fatti tanti sforzi e la qualità è cresciuta, senza che però sia progredito il suo valore sul mercato. E’ indubbiamente necessaria una strategia che valorizzi questa produzione che è un’eccellenza per Piacenza”.

Crotti interviene a margine della riunione organizzata martedì 15 gennaio da Coldiretti Piacenza a cui hanno preso parte i dirigenti dell’associazione.

“Sulle scorte dell’annata appena trascorsa – afferma il presidente – occorre che si apra una riflessione attenta ed intelligente tra gli attori della filiera affinché i produttori possano pianificare in maniera serena e consapevole la prossima stagione”.

Secondo Crotti qualsiasi prezzo concordato non può essere soddisfacente se poi nel corso della stagione esso può arrivare a subire variazioni – premi o riduzioni – che superano il 25%.

“Ridurre sensibilmente questa variabilità – afferma il presidente – garantirebbe alle aziende che il prezzo fissato possa poi corrispondere al pagamento vero e proprio. Un altro punto importante emerso durante il confronto con la dirigenza – prosegue Crotti –  è che il prezzo venga fissato in riferimento alla reale media del grado zuccherino del nostro prodotto, che negli ultimi cinque anni ha registrato il valore di 4,78”.

Il vero nodo della contrattazione riguarda comunque la programmazione.

“E’ fondamentale – spiega il presidente -, perché una corretta programmazione garantisce valore non solo alla parte agricola, ma a tutta la filiera. È inutile parlare di prezzo se non c’è programmazione. E credo che una programmazione coerente e virtuosa nel Piacentino debba fissare le rese per ettaro a 800 quintali”.

Sul tema interviene anche il direttore Giovanni Luigi Cremonesi: “Da diversi anni Coldiretti Emilia Romagna sta esercitando pressioni sull’amministrazione regionale per il riconoscimento della legge sui distretti agroalimentari di qualità. Siamo infatti convinti che un distretto del pomodoro del Nord Italia, attraverso la valorizzazione del prodotto finale, restituirebbe la meritata attenzione all’intera filiera”.

In una nota anche Coldiretti Emilia Romagna sottolinea l’importanza di arrivare ad un accordo in tempi adeguati, entro gennaio – sostiene Coldiretti – per consentire agli agricoltori di programmare la messa in campo delle piantine ed è fondamentale fissare un prezzo che ripaghi i costi di produzione.

DL Semplificazione. Arriva l’etichetta Made in Italy

Nel frattempo, sul fronte della distintività arriva l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti per valorizzare la produzione nazionale e consentire scelte di acquisto consapevoli ai consumatori contro gli inganni dei prodotti stranieri spacciati per Made in Italy. “E’ una nostra grande vittoria“ afferma il presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini. Un risultato che siamo certi – sostiene Prandini – troverà nell’iter parlamentare un sostegno bipartisan per una norma a costo zero a difesa dell’interesse nazionale e a tutela della salute dei cittadini, del territorio, dell’economia e dell’occupazione.

 




“L’agricoltura, con i suoi prodotti e le sue ricchezze, va difesa e valorizzata”

“L’agricoltura, con i suoi prodotti e le sue ricchezze, va difesa e valorizzata, è la garanzia di un mondo migliore”. Parole del presidente provinciale di Coldiretti Piacenza Marco Crotti, nel suo intervento alla 68esima edizione della Giornata del Ringraziamento. Per la prima volta, tappa provinciale della manifestazione organizzata da Coldiretti è stata Fiorenzuola. Crotti ha ricordato il valore della biodiversità: “Tutelarla significa salvaguardare cultura, tradizioni, l’agricoltura a chilometro zero che opera nel rispetto della stagionalità e dell’ambiente, ma anche dare una risposta ai gravi problemi del nostro pianeta”.

Il presidente ha quindi ringraziato il Vescovo Monsignor Gianni Ambrosio, che pochi giorni fa ha annunciato la rinuncia all’incarico per ragioni di età e che oggi ha presieduto la celebrazione. “A lui va un sentito grazie per essere stato la guida spirituale della nostra comunità cristiana negli ultimi undici anni” ha affermato Crotti, affiancato dal direttore Giovanni Luigi Cremonesi

“La festa del Ringraziamento – ha dichiarato il Vescovo – è anche la nostra festa, perché ogni domenica noi rendiamo grazie”. Al termine della Santa Messa e dopo la benedizione dei trattori, sono stati lanciati in volo i palloncini gialli della Coldiretti, tra gli applausi rivolti al Vescovo, in segno di riconoscimento.

Hanno concelebrato la funzione l’assistente ecclesiastico di Coldiretti Piacenza Don Stefano Segalini e il parroco Monsignor Giuseppe Illica.

“Non dobbiamo dimenticarci di riconoscere che abbiamo bisogno dell’aiuto del Signore – ha detto Don Segalini – in quanto quando l’uomo si dimentica di dire grazie non ha più a cuore nemmeno il prossimo”.

Tantissime le autorità presenti, in particolare Patrizia Barbieri, sindaco di Piacenza e presidente della Provincia, Romeo Gandolfi sindaco di Fiorenzuola con l’assessore Franco Brauner e i parlamentari Tommaso Foti, Elena Murelli e Pietro Pisani.

I rappresentanti delle istituzioni accompagnati dalla banda musicale “La Magiostrina” hanno sfilato per le vie di Fiorenzuola e hanno ammirato le tipicità piacentine esposte in mostra. Oggi è stata rinnovata anche la battaglia per la trasparenza con i giovani e le donne di Coldiretti guidati rispettivamente da Davide Minardi e Francesca Bertoli Merelli impegnati nella raccolta firme “Eat Original!Unmask your food” per chiedere l’estensione dell’obbligo dell’etichetta d’origine su tutti gli alimenti.

Regia organizzativa dell’evento sono stati il segretario di zona Franco Fittavolini e il presidente di sezione Andrea Testa.

Da sottolineare la partecipazione di tanti volontari all’evento, tra cui l’associazione dei Panificatori con il panettone a chilometro zero, il gruppo Alpini, la Pro Loco, l’azienda agricola Chinosi Francesco e “L’angolo delle delizie” di Cortemaggiore che ha servito gli anolini da passeggio.

La Giornata si è chiusa con l’annuncio e il passaggio di consegne: la manifestazione nel novembre 2019 si svolgerà a Bobbio.




Maltempo: un miliardo di danni in agricoltura secondo Coldiretti

La provincia piacentina è tra le più colpite in Emilia Romagna dall’ultima ondata di maltempo. Il forte vento che si è abbattuto, soprattutto nelle aree montane nella notte tra il 29 e il 30 ottobre, ha provocato crolli di mura, capannoni, tettoie e tunnel.

Il numero di aziende colpite continua a salire: circa 80 le segnalazioni raccolte dagli uffici zona di Coldiretti Piacenza, fino a 4 milioni di euro i danni stimati. E’ quanto emerge dal primo bilancio della Coldiretti nazionale che ha convocato la task force sull’emergenza maltempo in occasione dell’Assemblea elettiva della maggiore organizzazione degli agricoltori in Europa.

In Italia, si concentra nelle campagne un terzo dei danni provocati dal maltempo con raffiche di vento, nubifragi, esondazioni, trombe d’aria e grandinate che hanno colpito pesantemente l’agricoltura e le foreste con un conto complessivo di circa un miliardo di euro tra ulivi secolari sradicati, boschi decimati, coltivazioni distrutte, semine perdute, campi allagati, muri crollati, serre abbattute, stalle ed edifici rurali scoperchiati e animali morti o dispersi, ma anche problemi alla viabilità provocati da frane e smottamenti.

Nel giro di un decennio il rincorrersi di eventi estremi causati dai cambiamenti climatici è costato all’agricoltura oltre 14 miliardi di euro tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne, anche a causa dell’incuria e dell’abbandono del territorio determinati da politiche carenti o sbagliate.

L’ultima ondata di maltempo ha provocato anche la strage di circa 14 milioni di alberi compromettendo l’equilibrio ecologico ed ambientale di vaste aree montane e mettendo a rischio la stabilità idrogeologica. Ad essere abbattuti sono stati soprattutto faggi ed abeti bianchi e rossi nei boschi dal Trentino all’Alto Adige, dal Veneto al Friuli dove nelle montagne – sottolinea la Coldiretti – la mancanza di copertura vegetale lascia il campo libero a frane e smottamenti in caso di forti piogge senza dimenticare gli effetti sulla grande varietà di vegetali e sulla popolazione di mammiferi, uccelli e rettili che popolano i boschi.

Coldiretti ha anche presentato un Piano di rinascita delle foreste italiane: trentacinquemila nuovi posti di lavoro potrebbero nascere dalla riscossa del bosco italiano con l’aumento del prelievo del legname dai boschi che oggi coprono una superficie record di 10,9 milioni di ettari, praticamente raddoppiata rispetto all’Unità d’Italia quando era pari ad appena 5,6 milioni di ettari.




Tante aziende agricole colpite dal maltempo

Cascine e stalle scoperchiate, piante cadute, portici e muri crollati e black out che in alcune aree sono proseguiti per l’intera notte.

E’ quanto ha provocato il vento che si è abbattuto nelle ore notturne nel Piacentino. Coldiretti Piacenza sta raccogliendo le testimonianze dei suoi associati: molte le aziende colpite dal maltempo, che insiste sul territorio da sabato 27 ottobre con violente precipitazioni che sono proseguite per tre giorni.

“Non si vedeva nulla, nella notte il vento tirava fortissimo” racconta Lara Piccoli che conduce un’azienda zootecnica a Vediceto di Farini. Ma a denunciare la gravità della situazione sono anche gli agricoltori delle zone di Bobbio e Morfasso.

“Il muro della stalla è crollato, i vetri si sono rotti e il portone – sempre della stalla – è finito in mezzo al campo, la storica quercia è caduta sulla mia auto, i camini dell’abitazione si sono rotti” racconta Stefano Silva in località Monastero di Morfasso.

A Selva di Ferriere è caduta la prima neve

Una fotografia comune in tutta Italia, da nord a sud. Quest’ultima ondata di maltempo – spiega Coldiretti che sta tracciando i primi bilanci – ha provocato danni ingenti: ulivi secolari sradicati, coltivazioni distrutte, campi allagati, muri crollati, trombe d’aria e grandine su aziende, serre e stalle con animali sfollati e mandrie isolate. Intanto a Selva di Ferriere è caduta la prima neve della stagione.