Confediliza denuncia: “la Regione vuole portare gli oneri di urbanizzazione a livelli spropositati”

La Regione Emilia Romagna sarebbe intenzionata ad adottarenuovi criteri per il calcolo degli oneri di urbanizzazione. Una scelta che – secondo Confedilizia – porterebbe ad aumenti spropositati e fuori mercato. L’associazione ha diramato un comunicato stampa in cui spiega cosa starebbe succedendo.

«Confedilizia e Proprietà fondiaria denunciano all’opinione pubblica, alla categoria imprenditoriale ed alle categorie tecniche che la Regione Emilia-Romagna sta cercando di realizzare un aumento generalizzato degli oneri di urbanizzazione e dei costi di costruzione. I Comuni e gli enti pubblici nonché le categorie e le associazioni finora convocate sono state riconvocate per il 28 giugno “per l’illustrazione della proposta prima dell’approvazione in Giunta e da parte dell’Assemblea Legislativa”.

La Confedilizia è stata esclusa dalla consultazione, non è mai stata convocata ed è fortuitamente venuta a conoscenza dell’intenzione della Regione in questione. Meraviglia che i Comuni e le associazioni incluse nella consultazione (fra consenzienti), fra cui i costruttori, i professionisti, Legambiente, Legacoop e gli stessi rappresentanti politici non abbiano ancora denunciato all’opinione pubblica che cosa si sta preparando.

         Il disegno si realizzerebbe attraverso il fatto di prendere a base, per partire per i calcoli, i valori Omi – cioè quelli dell’Agenzia delle entrate – che sono all’evidenza spropositati e superiori al realizzabile, tant’è che furono respinti dallo stesso Ministero dell’economia ai fini del Catasto e che lo stesso sito dell’Osservatorio immobiliare inizia la pubblicazione dei dati con una presa di distanza dagli stessi, e cioè sottolineando che si tratta di valori di larga massima».




Entro lunedì si devono pagare Imu e Tasi: un breve vademecum

Scade lunedì la prima rata dell’Imu, la tassa sulle case che incide in maniera pesantissima sulle tasche delle famiglie italiane. Confedilizia ha diffuso un breve vademecum in cui ricorda le modalità per il pagamento.

In questa Tabella le aliquote 2018 per calcolare IMU TASI E TARI (Clicca)

Le aliquote IMU fissate dal Comune di Piacenza (Clicca)

Ricordiamo che presso la sede della Confedilizia di Piacenza (Piazzetta della Prefettura, tel. 0523.327273 – fax 0523.309214. Uffici aperti tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.00, lunedì, mercoledì e venerdì anche dalle 16.00 alle 18.00; e-mail: info@confediliziapiacenza.it; sito Internet: www.confediliziapiacenza.it) è attivo per gli iscritti – anche attraverso uno specifico programma di calcolo – un servizio di assistenza e consulenza per il versamento delle imposte in scadenza.

Come e quando si paga

IMU – Il versamento dell’IMU si effettua in due rate, che scadono la prima lunedì 18 giugno (essendo il 16 sabato) e la seconda lunedì 17 dicembre (essendo il 16 domenica).

Il versamento della prima rata (50%) va eseguito sulla base delle aliquote e delle detrazioni valide per il 2017; il versamento della rata a saldo dell’imposta dovuta per l’intero anno va eseguito, a conguaglio, sulla base delle delibere comunali che rispettino i due seguenti requisiti: 1. siano state adottate entro il 31 marzo; 2. siano state pubblicate sul sito delle Finanze (www.finanze.it) entro il 28 ottobre. In assenza di tali presupposti, il pagamento va effettuato applicando aliquote e detrazioni valide per il 2017.

TASI – Il versamento della TASI si effettua in due rate scadenti la prima lunedì 18 giugno (essendo il 16 sabato) e la seconda lunedì 17 dicembre (essendo il 16 domenica).

Il versamento della prima rata (50%) va eseguito sulla base delle aliquote e delle eventuali detrazioni valide per il 2017; il versamento della rata a saldo dell’imposta dovuta per l’intero anno va eseguito, a conguaglio, sulla base delle delibere comunali che rispettino i due seguenti requisiti: 1. siano state adottate entro il 31 marzo; 2. siano state pubblicate sul sito delle Finanze (www.finanze.it) entro il 28 ottobre. In assenza di tali presupposti, il pagamento va effettuato applicando aliquote ed eventuali detrazioni valide per il 2017.

Modelli di pagamento precompilati e modalità di versamento

L’art. 1, comma 689, della legge n. 147 del 2013 (legge di stabilità per il 2014), stabilisce – relativamente alla IUC (sigla che racchiude IMU, TASI e TARI), deve ritenersi, interpretando una normativa particolarmente confusa – quanto segue: “Con uno o più decreti del direttore generale del Dipartimento delle finanze del Ministero dell’economia e delle finanze, di concerto con il direttore dell’Agenzia delle entrate e sentita l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, sono stabilite le modalità di versamento, assicurando in ogni caso la massima semplificazione degli adempimenti da parte dei soggetti interessati, e prevedendo, in particolare, l’invio di modelli di pagamento preventivamente compilati da parte degli enti impositori”.

Con riferimento alla TASI, il comma 688 della citata legge n. 147 del 2013, come modificato nel corso del 2014, dispone quanto segue: “A decorrere dall’anno 2015, i Comuni assicurano la massima semplificazione degli adempimenti dei contribuenti rendendo disponibili i modelli di pagamento preventivamente compilati su loro richiesta, ovvero procedendo autonomamente all’invio degli stessi modelli”.

Con distinti decreti, sono stati approvati i modelli di bollettini di conto corrente postale per il pagamento dell’IMU (decreto 23 novembre 2012) e della TASI (decreto 23 maggio 2014), entrambi comprensivi di istruzioni e modelli per i bollettini precompilati.

Per effettuare il versamento di IMU e TASI si può utilizzare, oltre che il bollettino postale, anche il Modello F24 (con facoltà di compensare gli importi dovuti con eventuali altri crediti d’imposta), anche precompilato da parte del Comune.

IMU: versamento con Modello F24

Codici-tributo:

– 3912 (abitazione principale e relative pertinenze – COMUNE)

– 3913 (fabbricati rurali ad uso strumentale – COMUNE)

– 3914 (terreni – COMUNE) – diversi da gruppo catastale D

– 3916 (aree fabbricabili – COMUNE)

– 3918 (IMU – altri fabbricati – COMUNE)

– 3925 (immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D – STATO)

– 3930 (immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D – INCREMENTO)

TASI: versamento con Modello F24

Codici-tributo:

– 3958 (abitazione principale e relative pertinenze)

– 3959 (fabbricati rurali ad uso strumentale)

– 3960 (aree fabbricabili)

– 3961 (altri fabbricati)

A cura di Confedilizia




Spaziani Testa riconfermato alla guida di Confedilizia

Giorgio Spaziani Testa è stato rieletto Presidente di Confedilizia. A confermarlo nella carica, per il triennio 2018-2020, è stato il Consiglio direttivo della Confederazione della proprietà immobiliare, che ha deliberato anche in merito al Comitato di Presidenza, che sarà composto da Pier Luigi Amerio, Achille Lineo Colombo Clerici, Dario dal Verme (Tesoriere) Vincenzo Nasini, Paolo Pietrolucci, Prospero Pizzolla, Paolo Scalettaris, Nino Scripelliti, Corrado Sforza Fogliani (Presidente del Centro studi) e Michele Vigne.

 




I prezzi delle case continuano a scendere. “Confedilizia: bisogna intervenire subito”

Brutte notizie per i tanti italiani proprietari di casa. La pubblicazione dei dati Istat conferma una situazione di mercati che è sotto gli occhi di tutti: il continuo calo del valore delle case. Di fronte a questo sconfortante scenario interviene con una dichiarazione il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa. «L’Istat segnala che in Italia i prezzi delle case continuano a scendere, impoverendo i risparmi di milioni di famiglie. È l’unico Paese in cui ciò accade. E parliamo – è bene ricordarlo – degli immobili che si riescono a vendere (ma in molti casi dovrebbe dirsi ‘svendere’). Poi ci sono tutti gli altri, quelli che non hanno mercato, che non si riescono né a vendere né ad affittare. Questa è la realtà, al netto della propaganda.

Bisogna intervenire e bisogna farlo presto. Confedilizia – insieme con le altre organizzazioni del comparto – ha presentato al nuovo Parlamento un manifesto di 10 proposte per il rilancio del settore immobiliare. Auspichiamo che il Governo che verrà le prenda a base, al minimo, per una discussione nel merito».




Nascono i Condhotel un po’ condomini un po’ hotel, con qualche criticità

Promosso, ma  con necessità di interventi, quantomeno interpretativi. È questo il succo del Convegno (il primo in assoluto in argomento) che Confedilizia ha tenuto ieri a Roma, presso la Sala Einaudi, a proposito del nuovo istituto, il Condhotel, che dal 6 scorso con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è previsto faccia il proprio ingresso nel nostro ordinamento giuridico e ciò da quando entrerà in vigore – il prossimo 21 marzo – il d.p.c.m. n.13 del 22.1.’18 che ha istituito questa forma di utilizzazione degli immobili (ad uso misto, alberghiero ed abitativo) che già è prevista da diverse legislazioni straniere, specie del mondo anglosassone.

Il Condhotel, in sostanza, è stato giudicato come un “istituto esigenziale”,  che risponde cioè ad una specifica esigenza (quella, è stato detto, di consentire la riqualificazione delle strutture alberghiere), ma introducendo – allo scopo, appunto – un nuovo istituto,  e non venendo incontro all’esigenza in parola nell’ambito di una normativa generale. Analogamente, il legislatore ha del resto provveduto per gli istituti del trust disabili, del patto marciano (forma di garanzia), del leasing immobiliare, del prestito vitalizio ipotecario e del rent to buy, istituti tutti – peraltro – che hanno finora avuto non certo un consistente sviluppo e tantomeno una diffusa applicazione.

E’ poi stato osservato al Convegno di Confedilizia che quello della riqualificazione alberghiera è uno scopo importante (consentirà sostanzialmente agli albergatori che vogliono rinnovare la propria struttura di vendere unità del proprio immobile ricavandone un’entrata per provvedere ai necessari lavori di ristrutturazione), ma anche che le potenzialità del Condhotel al fine di una definitiva e consolidata ripresa saranno appieno sfruttate solo con una norma interpretativa di quanto – ad avviso di molti dei giuristi che sono intervenuti nella discussione svoltasi alla Sala Einaudi della Confedilizia in Roma, fra cui la dott. Caterina Garufi, magistrato – il d.p.c.m. già prevede, e cioè che si possa intervenire anche su immobili che non siano già stati utilizzati con una specifica destinazione. Altre perplessità, con i relativi rimedi, sono emerse a proposito di specifiche precisazioni normative, in attesa della legislazione regionale integrativa e con particolare riferimento alla fattispecie di Condhotel che attiene all’accentramento di diversi appartamenti ubicati ad una distanza di non più di 200 metri dalla struttura alberghiera che farebbe da perno all’accentramento stesso.

Altre osservazioni importanti in merito ai rapporti che nascono, a proposito del Condhotel, ove lo stesso si sviluppi nell’ambito di una struttura condominiale o comunque con rapporti di tipo condominiale. Infatti, è stato sottolineato – in una con l’evidenziazione che Confedilizia non è stata consultata né dalla Presidenza del Consiglio né dal Mibact, Ministero proponente, e ciò pur nell’ambito di una istruttoria durata per più di due anni – che molte norme condominiali sono inderogabili per dettato di legge e anche da volontà contrattuali diffuse. Tutto un “mondo” e un aspetto che non è minimamente previsto e regolato dalla normativa che ora è alla vigilia dell’entrata in vigore.

Queste le conclusioni del Convegno Confedilizia e della discussione – moderate dal Presidente Spaziani Testa – che si è svolta successivamente alle relazioni degli avvocati Sforza Fogliani e Scalettaris.




Tredicesima per colf e badanti

Il Natale si avvicina e per i lavoratori domestici è tempo di ricevere la tredicesima. Dalla Sezione piacentina di Assindatcolf, l’Associazione nazionale dei Datori di lavoro domestico aderente Confedilizia e componente Fidaldo, ecco un breve vademecum delle festività natalizie per non dimenticare date e scadenze importanti.

 “Per consuetudine il giorno scelto per corrispondere la cosiddetta ‘gratifica natalizia’ a colf, badanti e baby sitter è il 21 dicembre. Tuttavia, – spiega Assindatcolf – il Contratto collettivo nazionale che regola il settore all’articolo 38 stabilisce solo che la tredicesima debba essere corrisposta entro il mese di dicembre. Seppure con alcuni distinguo, di norma la gratifica si quantifica in una mensilità aggiuntiva, solo per i lavoratori conviventi dovrà essere comprensiva anche di indennità di vitto e alloggio, mentre per i domestici che non hanno raggiunto un anno di servizio il calcolo (in dodicesimi) dovrà essere rapportato ai soli mesi di lavoro effettivamente svolto”.

Infine il calendario delle festività: si ricorda alle famiglie che è obbligatorio concedere uno stop ai propri dipendenti nei giorni 25 e 26 dicembre ma anche l’1 ed il 6 gennaio, come previsto anche per l’8 dicembre. In queste giornate è tuttavia sempre possibile concordare, con congruo preavviso, attività di lavoro straordinario che dovranno, però, essere retribuite con una maggiorazione del 60%.

Per ulteriori informazioni e assistenza su tutto quanto riguarda i rapporti di lavoro domestico è possibile rivolgersi alla locale Sezione di Assindatcolf, presso la sede dell’Associazione Proprietari Casa-Confedilizia, sita in Piacenza, Via del Tempio, 29 (Piazza della Prefettura). Uffici aperti tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.00, lunedì, mercoledì e venerdì anche dalle 16.00 alle 18.00 (telefono 0523.327273 – fax 0523.309214); e-mail: assindatcolf@confediliziapiacenza.it.




Niente cedolare secca per i negozi. Secondo Confedilizia “una occasione persa”

Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, interviene sulla decisione della commissione bilancio del Senato che, contrariamente alle aspettative di molti, non ha introdotto la cedolare secca per i locali commerciali. Questa la sua dichiarazione:

«La notte non ha portato consiglio. Nonostante l’impegno assunto da Parlamento e Governo con le risoluzioni sulla nota di aggiornamento al Def, la Commissione Bilancio del Senato non ha introdotto neanche una versione limitata della cedolare secca sugli affitti dei locali commerciali. Inoltre, la cedolare per le locazioni abitative a canone calmierato è stata confermata per soli due anni: il che, considerato che quei contratti durano cinque anni, vuol dire svuotare di significato la proroga, a danno degli inquilini, posto che la maggior parte dei proprietari riterrà più conveniente, in assenza di certezze, scegliere i contratti a canone libero.

Si tratta di un’occasione persa, l’ultima di questa legislatura, per dare un segnale di fiducia al settore immobiliare, l’unico che – certifica l’Istat – manca alla ripresa economica dell’Italia. Un settore che avrebbe bisogno di uno shock fiscale esattamente opposto a quello iniziato nel 2012, ma che con questa legge di bilancio poteva almeno essere interessato da interventi mirati. Evidentemente c’erano altre priorità… (per il cui lungo, dettagliato elenco rimandiamo al testo approvato nella notte)».




Finalmente arrivano i fondi ministeriali per i palazzi storici

1300 giorni dopo il riconoscimento in Senato, da parte del Ministro dei beni culturali, del debito dello Stato nei confronti dei proprietari di dimore storiche, nel disegno di legge di bilancio per il 2018 sono state stanziate le somme volte ad estinguere i debiti pregressi, pari a oltre 97 milioni di euro.

A segnalarlo è Confedilizia, che precisa che sono stati necessari più di tre anni e mezzo, una molteplicità di atti di sindacato ispettivo – presentati da numerosi parlamentari – e un puntuale memoriale scandito mese per mese dalla stessa Confedilizia, per riuscire a ottenere lo stanziamento necessario a sostenere gli interventi di manutenzione sugli immobili di interesse storico-artistico.

In proposito, si ricorda che l’articolo 31 del codice dei beni culturali e del paesaggio (d.lgs. n. 42/2004) dispone che in caso di restauro o di interventi conservativi autorizzati su immobili sottoposti al vincolo delle Soprintendenze – che hanno il compito di valutarne la tutela e conservazione e di richiederne interventi di manutenzione – il proprietario, il possessore o il detentore del bene che abbia dato corso a detti interventi a spese proprie possa ottenere i contributi statali previsti.

Il lento e farraginoso meccanismo di erogazione di questi contributi – che si aggiunge ai limiti delle disponibilità che il Ministero alloca annualmente – ha portato all’accumulo di debiti nei confronti dei privati che ammontano, come detto, a oltre 97 milioni di euro.

Il disegno di legge di bilancio per il 2018 ha ora stanziato, per ogni anno relativo al triennio 2018-2020, la somma di 60.167.301 euro da destinare all’estinzione dei debiti pregressi. L’auspicio è che non si incorra in nuovi ostacoli burocratici e si renda così finalmente giustizia ai proprietari interessati.




“Abbassare le tasse per chi ha una badante in regola”

“Abbassare le tasse per chi ha una badante in regola diventi una priorità del prossimo Esecutivo nazionale: da sinistra a destra, le forze politiche accolgano l’appello di un’associazione, la nostra, che in completa solitudine, da anni, chiede alle Istituzioni competenti di accendere i fari su un settore troppo spesso rimasto escluso da tutti i provvedimenti di legge, ad iniziare da quello di Bilancio ora all’esame del Parlamento”.

È quanto dichiara Andrea Zini, vice presidente Assindatcolf, l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico (componente Fidaldo, aderente Confedilizia).

“I bisogni delle persone e delle famiglie in particolare – prosegue Zini – non possono e non devono avere un ‘colore’. Bene, dunque, che si inizi a riflettere sul comparto domestico in termini generali: sui lavoratori, che indubbiamente sono sottoposti a mansioni gravose se svolte con continuità, così come emerge dal dibattito sull’innalzamento dell’età pensionabile relativamente alle badanti; ma occorre non dimenticare l’altra faccia della medaglia. Parliamo della componente davvero fragile della società, fatta di anziani e di famiglie che, in mancanza di un welfare pubblico e di adeguate agevolazioni fiscali, sono obbligati a diventare datori di lavoro di badanti e baby sitter, con tutte le responsabilità ed i costi che ciò comporta. Per questo Assindatcolf ribadisce la richiesta di introdurre la totale deduzione del costo del lavoro domestico, una misura che potrebbe essere messa in campo anche gradualmente, partendo dall’assistenza alle persone non autosufficienti, anziani e bambini”.




Secondo Confedilizia “Le case da investimento sono diventate un incubo” per le troppe tasse

L’immobile non è più considerato un “bene rifugio” a tutela dei risparmi, ma è stato ridotto a un investimento da cui fuggire.

A sostenerlo è Confedilizia Piacenza secondo cui la situazione è dovuta ad una tassazione smisurata. Questo unito agli alti costi di gestione e manutenzione delle abitazioni, sta distruggendo la proprietà.

Tutto – spega la Associazione dei proprietari di casa – ha iniziato a peggiorare con l’avvento del governo Monti, le cui manovre hanno appesantito gli oneri per i proprietari e abbattuto il valore dei beni (creando altresì l’ingessatura delle economie locali che si fondano anche sull’edilizia). La percentuale di chi è proprietario di abitazione continua a scendere: ci sono persone che vendono la casa perché non ne riescono a sostenere i costi. E non stiamo parlando di grandi proprietari, ma di semplici famiglie colpite dalla tassazione sugli immobili che – come detto – è assolutamente esagerata.
Secondo i dati del ministero delle Finanze il gettito Imu complessivo per il 2016 della regione Emilia-Romagna (ammontate a un miliardo e 363 milioni di euro) incide sul totale nazionale per l’8,60%, che colloca la nostra regione tra le peggiori in Italia, seconda solo a Lombardia e Lazio.

La provincia di Piacenza ha contribuito per oltre 90 milioni di euro, di cui 33 milioni circa riferiti al solo Comune capoluogo.
Confedilizia di Piacenza ha inoltre calcolato nel 9,8 per mille la media della somma delle aliquote Imu e Tasi deliberate dai Comuni della nostra provincia per immobili locati a canone “libero”, nel 9,7 per mille la media delle aliquote deliberate per immobili locati a canone “concordato” (agevolati, transitori e universitari) e nel 10,1 per mille la media delle aliquote ordinarie per gli immobili. La differenza fra i dati è minima in quanto nella gran parte dei casi nelle delibere Imu adottate dagli stessi Comuni non è stata differenziata l’aliquota prevista per le case tenute a disposizione da quella da applicare agli immobili locati.

I soli Comuni della provincia che hanno previsto aliquote specifiche per gli immobili locati sono Piacenza (7,6 per mille per i locati con contratto libero, c.d. 4+4, e 4,0 per mille per quelli con contratto a canone “concordato”), Carpaneto (8,1 per mille per i locati con contratto libero e 6,6 per mille per quelli a canone “concordato”), Coli (6,6 sia per i locati con contratto libero che per quelli con canone “concordato”), Fiorenzuola (8,6 per i locati con contratto libero e 5,6 per i locati con canone “concordato”) e Pianello (8,6 sia per i locati a canone libero che per quelli a canone “concordato”).

Per tutti gli altri Comuni che non hanno fissato aliquote specifiche per gli immobili locati si deve fare riferimento alle aliquote fissate per le case a disposizione, che in molti casi sono elevatissime. In alcuni Comuni si arriva addirittura a dover applicare, sempre in relazione agli immobili locati, l’aliquota massima del 10,6 per mille.

I Comuni quindi prevedono solo raramente aliquote agevolate per le abitazioni locate, rendendosi corresponsabili dell’affossamento del settore della locazione, con conseguenze sociali pesantissime; pertanto è auspicabile che si cambi al più presto la tendenza e che tutti i Comuni – anche i più piccoli – inizino a praticare agevolazioni per gli immobili locati, sia a canone “libero” che, soprattutto, a canone “concordato”.
Per questi ultimi in particolare, come più volte ha sottolineato Confedilizia, è indispensabile poi che venga introdotta dall’alto la fissazione per legge di una misura massima della somma delle aliquote Imu -Tasi, che potrebbe essere individuata ad esempio nel 4 per mille.
Nell’affitto non abitativo la situazione è ancora più grave. I Comuni non prevedono mai aliquote specifiche per la locazione di locali commerciali per cui in questi casi viene sempre applicata l’aliquota ordinaria, che in media – come abbiamo visto – è pari al 10,1 per mille. In questo ambito, oggi, nel complesso, le imposte, statali e locali, arrivano ad erodere fino all’80% del canone di locazione, anche per via della irrisoria deduzione Irpef per le spese, pari al 5%. Anche qui ovviamente urgono correttivi e, oltre a quelli auspicabili dei Comuni, fondamentale sarà – se attuata – l’introduzione anche nel settore non abitativo di una tassazione sostitutiva dei redditi da locazione, la c.d. “cedolare secca”.

Confedilizia Piacenza nei giorni scorsi – anche in vista della prossima adozione dei tributi locali per il 2018 il cui termine per il momento è fissato al 31.12.2017 – ha inviato una lettera a tutti i Comuni della provincia invitandoli ad attuare una azione di riduzione e contenimento delle aliquote e delle tariffe appunto dei tributi locali sugli immobili. Nella comunicazione è stato altresì richiesto ai Comuni di porre particolare attenzione alle locazioni (abitative e non) ma anche di prevedere, soprattutto ai fini del contenimento del fenomeno migratorio, l’esonero dall’Imu e dalla Tasi – o in subordine a fissare aliquote particolarmente agevolate – per gli immobili non abitati e non allacciati ad alcuna utenza (come avviene già per la Tari, dalla quale sono esentati).

La facoltà dei Comuni di prevedere aliquote inferiori ai limiti di legge, fino all’azzeramento (modificando il regolamento vigente), è sancita dall’art. 52, comma 1, del del Decreto Legislativo n. 446 del 15 dicembre 1997.
Qualora però non si dovesse attuare la politica di riduzione e contenimento della tassazione sugli immobili auspicata da Confedilizia andremo incontro a conseguenze – per quanto possibile – ancora peggiori rispetto alla tragica situazione attuale.
I provvedimenti e le misure summenzionati – sia quelli da prendersi a livello locale che quelli a livello nazionale – rappresenterebbero quindi una boccata d’ossigeno per i proprietari di immobili in questo particolare momento in cui – come abbiamo potuto vedere – la pressione fiscale è divenuta insostenibile e in cui la casa è ormai concepita non più come un investimento ma come un incubo.