Rifondazione Comunista punta il dito contro le Forze dell’Ordine per la gestione del corteo del 25 aprile
Coda polemica alle celebrazioni piacentine per il 25 aprile. In un comunicato il Partito di Rifondazione Comunista denuncia il quello che secondo loro sarebbe stato un “vergognoso comportamento” tenuto dalle forze dell’ordine durante il corteo del 25 aprile. Agli eredi del partito comunista “non è andato giù” il fatto che ilcorteo sia stato diviso in due parti.
Ecco il comunicato integrale di Rifondazione.
“La decisione di spezzare in due tronconi il corteo stesso e isolare i Compagni e le Compagne del collettivo Controtendenza si tratta di un atto intimidatorio – afferma la Segreteria provinciale – che nulla ha a che fare con il clima che si è respirato durante l’intera giornata. Come Segreteria Provinciale condanniamo l’operato di Polizia e Carabinieri, esprimendo la piena vicinanza a tutte le persone alle quali è stato momentaneamente impedito di manifestare liberamente. Contemporaneamente, però, vogliamo sottolineare il comportamento del resto dei manifestanti che, immediatamente, sono intervenuti perché il corteo ripartisse nonostante l’azione delle forze dell’ordine. È inaudito che si tenti di impedire la regolare celebrazione della Festa della Liberazione dal nazifascismo. La ridicola sceneggiata a cui abbiamo assistito ci descrive chiaramente da quale parte stanno le istituzioni cittadine!”
Il sindaco Patrizia Barbieri, in serata, è intervenuta definendo quello di Rifondazione un “insensato attacco verbale” (leggi qui)
E’ andata in scena una commedia ieri sera in Sant’Ilario, tanto involontaria quanto ben riuscita. Nessuna traccia invece del convegno scientifico, intitolato “L’erba della morte: la Cannabis”. D’altronde anche al Daturi, per stare in tema, in cartellone era previsto “Smetto quando voglio – Ad Honorem”, film che tratta proprio il tema delle droghe.
La sala era piena in ogni ordine di posto, occupata per il 95% da contestatori che sottolineavano ogni passaggio con applausi ironici. Inizio già in salita con l’impianto audio che faceva le bizze, accompagnato da bordate di fischi ed insukti a gogò. Presenti anche Alberto Esse (arringatore di folle nel seguito del convegno), Carlo Mistraletti con la sua immancabile Reflex, ControTendenza. Insomma gli elementi per una “serata stupefacente” c’erano tutti, fin dalle prime battute.
“Diversi mesi fa – ha tentato di cominciare Zandonella, assessore alle Politiche Giovanili, – una risoluzione di un gruppo di consiglieri Under 25 del Comune prevedeva il test antidroga tra tutti i componenti del Consiglio. E’ prevista una campagna di sensibilizzazione che andrà nelle scuole, vorremmo parlare con i dirigenti scolastici”.
Alberto Esse durante la serata
E’ stata poi la volta di Massimo Polledri, assessore alla Famiglia ed alla Cultura, il cui intervento è stato provocatoriamente sottolineato da Alberto Esse, con bolle di sapone.
“Chi utilizza la cannabis – ha sottolineato Polledri – sviluppa due – tre volte in più la possibilità di diventare schizofrenico”. Ha aggiunto inoltre che la cannabis viene usata nello specifico “per tendenza o moda, quando si fa una rivoluzione o cambia il costume, perchè è bello sentirsi simili ai cantanti. Esistono poi falsi miti secondo i quali la droga non faccia male. La legge 242/2016 è stata interpretata in modo fraudolento introducendo il cosidetto spinello light”.
Le polemiche non sono mancate anche durante l’intervento seguente del dott. Carlo Segalini, presidente della Commissione Servizi Sociali, il quale ha precisato che “non ci sono evidenze scientifiche per cui la cannabis faccia male, nessuna morte da cannabinoidi, ma l’uso prolungato può fare molto male. E’ stato testato l’utilizzo a scopo terapeutico, c’è stata una sperimentazione anche a Piacenza su 30 persone con ottimi risultati”.
A chi chiedeva allora perchè organizzare un convegno che sembrava indirizzato in tutt’altra direzione, ha risposto: “Se ti fai una canna, prendi la macchina e investi mia figlia, io ti faccio un …. così! Continuate a rovinarvi, ma fatelo solo su di voi!”.
La contestazione si è placata durante la testimonianza di una madre che ha raccontato l’esperienza vissuta col figlio, che spendeva anche 600 euro al mese in droga. “Ora mio figlio fa il saldatore e ne è uscito, deve esserci tolleranza zero verso qualsiasi tipo di legalizzazione, bisogna agire con determinazione”.
Alberto Esse, prendendo la parola ha sostenuto che“queste persone (i relatori, ndr) usano strumentalmente il dolore di una persona”. Esse ha tentato a più riprese di riconquistare il palco ma è stato trattenuto da Digos ed organizzatori
Il senatore leghista Pillon, capogruppo alla Commissione Giustizia e balzato agli “onori” delle cronache per la sua battaglia contro la stregoneria negli istituti di Brescia ha incalzato: “Chi ci guadagna dal traffico di droga? Dei venti euro che il pusher tunisino riceve, dove vanno i soldi? Saviano sostiene che i soldi della canna vanno all’ISIS”.
Tra i vari interventi “esterni” anche quello di Lello Ciampolillo, senatore del M5S, che ha sentenziato: “.Esistono due tipi di droghe, quelle leggere e quelle pesanti. La cannabis viene venduta in farmacia e cura centinaia di migliaia di persone”.
Se qualcuno doveva vincere, ieri sera in Sant’Ilario non ha vinto nessuno. Chiamatelo divario generazionale, chiamatelo come vi pare, ma erano in campo due fazioni contrapposte che raramente hanno dialogato davvero. Forse il problema stava nel messaggio che volevano mandare gli organizzatori. Ma qual era il messaggio? Da parte della platea pochissima voglia di ascoltare davvero. In conclusione un peccato per tutti.
Zerocalcare ospite di Controtendenza alla Coop Infra invita a non banalizzare il fenomeno neonazista
Salone gremito come raramente si era visto alla cooperativa Infrangibile negli ultimi anni per la presenza del noto fumettista Zerocalcare, invitato sul palco dal collettivo Controtendenza nell’ottica di aprire il dibattito sulla diffusione dei movimenti neofascisti (Zerocalcare preferisce la dicitura “nazisti” per calcarne la continuità teorica e storica, n.d.r.), a partire dagli ultimi lavori dell’artista, in particolare da Questa non è una partita a bocce, fumetto in quattordici tavole apparso sull’Espresso con l’obiettivo specifico di avanzare una riflessione sul pericolo di banalizzazione del fenomeno, attraverso la concessione spazi di visibilità acritica da parte dei principali media.
“Troppo spesso mi capita – spiega Zerocalcare – che mi chiedano di fare vignette su argomenti di cui non so nulla. Però sulla questione dei nazisti – vista la mia esperienza a Roma fatta di aggressioni, botte e anche un accoltellamento – sapevo cosa dire e ho chiesto di poter utilizzare uno spazio più ampio per poter parlare ai lettori dell’Espresso e a chi non ha mai vissuto questo confronto quotidiano con il fenomeno negli ultimi 15 anni.
Poiché molto aveva a che fare anche con lo spazio che i giornali main stream avevano concesso all’estrema destra di fatto legittimandone l’esistenza, provare a incalzare il rapporto tra un pezzo di giornalismo e il fenomeno poteva servire da stimolo per la riflessione su quel punto.
Devo dire che l’obiettivo e’ stato disatteso e chi cercavo di coinvolgere ha continuato imperterrito. Ma il rapporto con il pubblico e’ andato molto meglio. Poi con i fatti di Macerata, a posteriori, credo che a qualcuno sia servito per avere qualche strumento per approfondire la vicenda senza che da parte mia ci sia stata una volontà evangelica o pedagogica”.
Rapporti con la stampa che diventano oggetto di critica privilegiato anche da parte del collettivo Controtendenza che si esprime alla folta platea attraverso i propri portavoce:
“L’evento di Zerocalcare si inserisce in una serie di momenti tendenti a disinnescare la logica criminalizzante a cui i media ci hanno sottoposto in queste settimane, per porre l’attenzione su ciò di cui è veramente importante parlare: la legittimazione istituzionale dei fascisti di Casapound. Per noi i discorsi incentrati sulla presunta violenza degli antifascisti non hanno alcuni scopo se non strumentalizzare i fatti. La divisione sta tra chi legittima i fascisti e chi li combatte.
I giornalisti non sono ben accetti perché hanno sviluppato un linguaggio che ci criminalizza, legittimando di fatto i fascisti di Casapound. Ciò che ci proponiamo è di coinvolgere le persone nella solidarietà con i compagni attraverso fondi e lettere. Basta criminalizzare l’antifascismo. Chi vuole praticare l’antifascismo una strada ce l’ha. Chi ci condanna all’unico scopo di strumentalizzare i fatti ha già scelto di sostenere apertamente il fascismo“.
C’è spazio anche per la rivendicazione della buona riuscita del corteo dello scorso 10 febbraio in cui – continuano i portavoce – “la piazza ha spinto compatta per conquistare la propria agibilità. Piacenza e’ per chi parla di solidarietà e amore, ma anche per chi combatte tirando fuori i denti quando ce n’è necessità. Senza partiti alle spalle abbiamo costruito un percorso che mette le radici nel 10 febbraio, ma non si ferma lì”.
Dal pubblico, nel frattempo, partono anche riflessioni critiche e domande all’artista: “Ero in manifestazione lo scorso 10 febbraio e non ho visto né i calci al carabiniere né il lancio dei cubetti di porfido. L’avessi saputo non avrei consigliato a cuor leggero ai giovani di partecipare al corteo; cosa ne pensi della vignetta uscita sui giornali dal titolo fascista e’ chi fascista fa“?
“Ho pieno rispetto per tutte le posizioni – replica Zerocalcare. Non e’ fascista tutto quello che non ci piace o e’ violento. Usarlo come aggettivo come fosse una clava per colpire chiunque non è d’accordo con te non è corretto. Eppure non mi piace il dibattito sterile su violenza-non violenza e credo sia scorretto dal punto di vista semantico e politico perché cancella la storia, che non è fatta solo di movimenti non violenti.
Chi non condivide certe pratiche e’ giusto che non le pratichi e che non le condivida, ma qualunque sia la forma di lotta rispetto chi segue una strada, con le sue forme e dedicandoci tempo della propria vita. L’insulto da parte di chi non fa mai nulla e condanna a priori è un atteggiamento che non mi piace.
Non c’è una sola pratica giusta, ma le pratiche devono rispettarsi a vicenda altrimenti ci si fa solo del male”.
Piacenza: arrestati gli autori del pestaggio ai danni del carabiniere
Sono stati arrestati dalla polizia e dai carabinieri alcuni fra gli autori del pestaggio ai danni del carabiniere Luca Belvedere avvenuto durante la manifestazione di sabato, indetta dal collettivo Controtendenza. Sarebbero stati individuati grazie alle immagini riprese durante la manifestazione. Le indagini sono state effettuate dalla Digos di Piacenza in collaborazione con quella di Torino. In manette sono finiti – al momento – due aggressori.
Uno dei due arrestati sarebbe un giovane egiziano, con regolare permesso di soggiorno ed un lavoro a Piacenza. Il fermo è avvenuto a Belgioioso, in provincia di Pavia dove l’uomo risiede. Sarebbe lui la persona che – nel video – si vede strappare lo scudo in plexiglass al militare, scudo poi usato per percuoterlo. Il giovane è stato portato presso la Caserma dei carabinieri di via Beverora poco dopo le 21 di questa sera.
Il secondo arresto è invece avvenuto a Torino e riguarderebbe la persona che ha fatto cadere, con uno sgambetto, il carabiniere per poi percuoterlo con l’asta portabandiera di plastica.
A coordinare le indagini è il Pubblico Ministero Roberto Fontana.
Le immagini del corteo di ieri di Controtendenza e degli scontri
Una galleria di alcune delle foto scattate da PiacenzaOnline ieri durante il corto di Controtendenza e durante alcuni scontri con le forze dell’ordine.
Goto di Emanuele Maffi
La condanna del sindaco Patrizia Barbieri dopo gli scontri di ieri: “Solidarietà alle Forze dell’Ordine”
“Ciò che è accaduto sabato pomeriggio in pieno centro storico è vergognoso e inaccettabile. La libertà di manifestare ed esprimere il proprio pensiero è un diritto, ma nel momento in cui diventa un vile pretesto per atti di violenza e vandalismo, è l’antitesi della democrazia e del pluralismo”: è dura e senza mezzi termini, la condanna del sindaco Patrizia Barbieri il giorno dopo gli scontri verificatisi durante il corteo organizzato dal Collettivo ControTendenza.
“A nome della comunità piacentina – prosegue il sindaco – rinnovo la più sincera solidarietà alle Forze dell’Ordine ai carabinieri feriti mentre svolgevano il loro lavoro con professionalità e spirito di servizio per tutelare l’incolumità dei cittadini. Desidero rivolgere loro, così come al giornalista colpito al volto da un cubetto di porfido mentre documentava la gravità di quanto stava succedendo, l’augurio di rimettersi al più presto. Nel contempo, estendo il ringraziamento dell’Amministrazione comunale alle Forze dell’ordine impegnate sul territorio per garantire l’ordine pubblico, per il senso del dovere e di responsabilità che quotidianamente antepongono alla loro stessa sicurezza. Sono certa di dare voce a tutte le persone che sanno difendere le proprie idee nel rispetto della legge, che non hanno paura di mostrare il proprio volto né bisogno di ricorrere all’aggressività. Chi lo fa, evidentemente, non ha capacità argomentative né l’intelligenza per comportarsi in modo diverso”.
“Confido – conclude il sindaco – che ci sarà il massimo rigore nell’individuare e perseguire i responsabili, perché nessuno pensi che la libertà di pensiero equivalga alla libertà di agire in modo incivile, mettendo in pericolo gli altri o attaccando chi sta svolgendo il proprio lavoro per la collettività. Apprezzo il fatto che diverse forze politiche, oltre a coloro che nella stessa giornata di sabato hanno dato vita con compostezza e dignità ad altre manifestazioni, abbiano preso le distanze da questi provocatori estremisti, che di certo non onorano i valori della Costituzione di cui si dichiarano paladini. Perde ogni legittimità, la protesta di chi prende a calci un uomo a terra e impedisce agli altri di esercitare i propri diritti politici”.
Corteo contro Casa Pound: scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Tra i feriti anche un giornalista
Si è concluso nel peggiore dei modi il corteo organizzato questo pomeriggio dal collettivo Controtendenza e che ha visto protagonisti anche militanti dei centri sociali delle città limitrofe, ma anche rapprestanti dei Cobas e della sinistra istituzionale – come il consigliere comunale Luigi Rabuffi – giunti in veste privata per ricomporre la rottura consumatasi nei giorni scorsi tra Partito Democratico e la sinistra radicale.
Il punto di svolta avviene a circa metà percorso. Dopo un avvio tutto sommato pacifico, una folta componente di manifestanti si stacca dalla testa del corteo e da Stradone Farnese devia verso via San Vincenzo. Le forze dell’ordine corrono ai ripari, istituendo un posto di blocco improvvisato con cassonetti e una camionetta. Nel frattempo, da una strada laterale, arrivano i rinforzi della polizia a impedire il degenerare della situazione. C’è qualche tafferuglio ma la situazione si distende senza feriti e il corteo riprende il percorso originario. Ma solo pochi minuti dopo, una volta arrivati in piazza Sant’Antonino, la testa del corteo – circa 600 i manifestanti complessivi – prova nuovamente a forzare il blocco della polizia. La situazione diventa drammatica dopo che il fitto lancio di cubetti di porfido e fumogeni, costringe il primo cordone di agenti ad indietreggiare. Nel farlo, un carabiniere perde l’equilibrio, cadendo vittima della violenza del primo blocco di manifestanti che con bastoni, pugni e oggetti contundenti lo colpiscono ripetutamente, prima che il militare ferito riesca a rialzarsi trovando riparo. Tra i feriti si registra anche un giornalista colpito al volto proprio da un cubetto di porfido lanciato dai manifestanti.
Doveroso rimarcare l’operato di poliziotti e carabinieri coinvolti che ,pur in una situazione del tutto eccezionale,, hanno mantenuto la calma evitando il degenerare della situazione, minimizzando i disordini ed il numero dei feriti.
Le reazioni dei politici
Resta la cronaca di una giornata che fa passare in secondo piano le divergenze tra le due sinistre antifasciste, divise sia nei contenuti sia nelle modalità di svolgimento.
Eppure, a provare – prima dello scatenarsi della violenza – a ricomporre la rottura ci aveva provato lo stesso Rabuffi, dichiarando in apertura di corteo: “Ho deciso di partecipare anche questo pomeriggio perché quando si è antifascisti lo si e’ 365 giorni all’anno. Potere al Popolo ha partecipato sia stamattina che nel pomeriggio perché vuole far si’ che chi crede nella solidarietà e nel bene comune si ritrovi sotto la stessa bandiera”.
Presente al corteo anche Gianni D’amo di Città Comune, che sulla divisione tra i cortei si è così espresso: “Parlerei di antifascismo ma non di sinistre. A impressione parlerei piuttosto di un’evidente divisione generazionale e antroplogica per cui i ragazzi di venti e trent’anni hanno smesso di cercare maestri nelle vecchie generazioni. E’ drammatico, perché spesso si è orfani ma mai si dovrebbe essere figli di nessuno. Bisogna riscoprire di chi essere figli. Sono un vecchio insegnate e credo che il primo dovere assoluto sia mettere in comunicazione queste generazioni. Le sinistre risultano divise per finalità elettorali, ma ho provato strenuamente a lottare per una manifestazione unica. Eppure, che valori di fondo abbiamo che uniscano invece di dividere? Importanti dono tuttavia i numeri di questa manifestazione quotidiana e in settimana l’avevo previsto. In questo, c’è responsabilità non solo del centrosinistra ma di tutta la cultura politica del dopoguerra. Negli ultimi anni ho provato a popolarizzare Matteotti Gramsci e Fenoglio, e oggi non vedo altra strada che il recupero della cultura e dei valori di fondo che ci caratterizzano in positivo. Serve una narrazione nuova e i narratori non potranno essere certo peggiori dei figli della televisione, di Mediaset e dei leader attuali”.
Su quanto avvenuto interviene anche Liberi e Uguali con un comunicato:
“Le immagini di un carabiniere, un lavoratore, a terra e malmenato in modo violento da persone a volto coperto sono immagini che non avremmo mai voluto vedere in una manifestazione antifascista. La pratica della piazza andata in scena nel pomeriggio di oggi a Piacenza è una pratica che condanniamo. Tante persone hanno manifestato al mattino e al pomeriggio contro ogni fascismo, in modo sereno e colorato. Ma cercare lo scontro con le forze dell’ordine è parso un inutile esercizio di violenza che depaupera il messaggio costituzionale e antifascista”, così in una nota Liberi e Uguali Piacenza sul corteo antifascista del pomeriggio in città in cui si sono registrati problemi di ordine pubblico”.
Questo invece il comunicato della Cisl
La Cisl di Parma Piacenza ripudia ogni forma di violenza ed è proprio in nome di valori quali il rispetto, la non violenza, la solidarietà che pacificamente è scesa in piazza in mattinata, insieme alle tante forze democratiche che hanno dato vita ad un partecipato e civile corteo, conclusosi con la visita al Prefetto.
Il corteo del pomeriggio, a cui la Cisl non ha aderito, e a cui hanno sicuramente partecipato anche persone mosse da un sincero spirito di opposizione pacifica alle varie forme di fascismo, è però stato ammalorato da agitatori di professione che devono essere perseguiti e assicurati alla giustizia.
La Cisl di Parma Piacenza esprime piena solidarietà alle forze dell’ordine e alla prefettura che hanno fatto di tutto, a rischio della propria l’incolumità personale, per garantire a tutti il diritto di manifestare pacificamente, subendo la violenza di pochi criminali che si sono accaniti con lavoratori a cui va la totale vicinanza e la riconoscenza del sindacato.