Il Prefetto: “noi adulti pretendiamo dai ragazzi il rispetto delle regole, ma siamo i primi a violarle”

Ben prima che a Piacenza sbarcassero le Iene, attratte in città dalle baby risse, il Prefetto Maurizio Falco, a fine settembre, parlava di disagio giovanile e della necessità che scuola, genitori, istituzioni si muovessero all’unisono propio per prevenire il bullismo ed il cyber-bullismo. Nell’occasione si fece pomotore di una serie di iniziative che stanno prendendo forma e che sono divenute di assoluta attualità proprio in seguito agli episodi di violenza fra ragazzini avvenuti in centro. Entro novembre dovrebbe essere sottoscritto un Protocollo d’Intesa per la prevenzione del disagio giovanile. Oggi lo stesso Prefetto, attraverso una sorta di lettera aperta, esprime il proprio pensiero sull’argomento:

«L’idea di un progetto sul Disagio giovanile, concepita appena pochi mesi dopo il mio  arrivo in Prefettura – e corroborata da tanti avvenimenti di diversa intensità registrati da allora sino a ieri – prenderà corpo nei prossimi giorni: con l’ambizione di innescare un dialogo generazionale innovativo, in grado di aprire nuovi orizzonti  alla sfida che caratterizza il “divenire dell’adolescenza verso la maturità”.

Gli atteggiamenti, talvolta aggressivi, di aperto scontro con le istituzioni e le regole, sono sempre stati il viatico di una crescita più o meno traumatica dell’individuo.

Ma questa evoluzione – dalla crisalide infantile alla maturità compiuta-  avveniva comunque nell’ambito di un rapporto  duro, fisico, eppure ben definito nei ruoli.

In un tempo in cui era indiscussa la titolarità di un diritto/dovere di protezione e di educazione dei genitori verso i figli, dei precettori verso i ragazzi.

Un diritto/dovere contestato nelle scelte ma mai disconosciuto nella fonte. 

L’irruzione e lo sviluppo repentino del web, con le innumerevoli contraddizioni ed opportunità che contiene, rischia oggi di minare questo rapporto, nell’ ingannevole proporsi delle reti come “Territorio virtuale di tutte le Libertà possibili e di tutte le spiegazioni o opzioni praticabili”.

Con le sue “verità spesso affermate piuttosto che provate”, con la esaltazione di nuovi modelli comportamentali e della velocità come valore assoluto, la società in rete rappresenta un ostacolo non indifferente per noi adulti educatori, chiamati al cospetto dei giovani dovendo innanzitutto risolvere le nostre contraddizioni.

Pretendiamo il rispetto di regole fondamentali ma siamo i primi a violarle (abuso di fumo, alcool, violenza verbale e fisica percepita come elemento caratteriale di forza etc.).

Abbandoniamo al bombardamento dei messaggi del web i nostri figli sin dalla età infantile, senza sufficienti controlli o limiti; giustifichiamo un’avversione preconcetta verso chi ha il compito di educarli al di fuori del nucleo familiare; ma spesso anche verso ciò che si percepisce come diverso, perché ci minaccia a prescindere da ogni altra considerazione.

Figli come siamo – tutti insieme davvero– del tempo e dell’economia della paura.

Questo deficit di credibilità complessivo è il punto da cui siamo partiti, spinti dagli eventi di violenza e/o di autolesionismo (risse in piazza organizzate via web, offese di morte sui social, assunzione di alcool sino al coma etilico, etc.) a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi a Piacenza e nella provincia, con i ragazzini più piccoli a fare addirittura da vittime e protagonisti.

E tutto ciò nonostante il nostro territorio sia comunque ricco di iniziative pubbliche e private di altissimo valore, che vedono l’impegno disinteressato di persone  eccellenti, di professori che davvero possiamo annoverare tra i migliori esempi di passione e dedizione professionale sul tema.

Ma forse, ci siamo detti,  è il modulo comunicativo e di coinvolgimento che deve essere riorientato, e fare la differenza.    

Il che non significa abbandonare un atteggiamento di fermezza rispetto a comportamenti/limite registrati, perché i rischi di fallimento totale del processo educativo si materializzano poi pericolosamente per tutti.  

Ecco perché abbiamo immaginato, insieme alle Amministrazioni comunali del piacentino, all’Amministrazione Provinciale ed all’Ufficio Scolastico Provinciale, di dar vita a un percorso di eventi che mettano i ragazzi al centro del dialogo, coinvolgendo innanzitutto associazioni dei Genitori e dei Ragazzi. 

Questi ultimi, visti non soltanto quali destinatari dell’azione educativa, ma protagonisti di un racconto personale e collettivo, che smonti subdoli miti nichilisti, che combatta l’emarginazione dei più deboli, che ricomponga pericolose fratture nell’asse giovani, genitori, educatori (della Scuola e della Società).

Partendo quindi proprio dall’esperienza delle buone prassi esistenti, cercheremo, con iniziative itineranti nei luoghi di incontro fisico e non virtuale, di dare spazio ad una visione realistica e non ipocrita: del mondo della scuola; dei protagonisti della comunicazione, che seguendo regole prettamente di mercato, tendono a sfruttare le vicende dei ragazzi più vulnerabili e li trasformano spesso in eroi negativi; delle contraddizioni che incrinano all’interno i rapporti nelle le famiglie italiane ma anche di immigrati, che scontano il conflitto interno con figli già considerabili  addirittura non di seconda ma di “terza e generazione”.

E tutto questo cercando una narrazione più vicina al modo di sentire dei ragazzi: anche attraverso la testimonianza dei successi raggiunti nel loro campo da parte di veri campioni di generosità civile che abbiamo qui a Piacenza, o attraverso la suggestione del “teatro gioco vita”, come macchina di trasformazione “ majeutica” di soggetti perdenti (i cosiddetti sfigati) in protagonisti di nuove relazioni inclusive e positive.

Se ci saremo riusciti, al termine di un’avventura che non vuole avere la gabbia di un protocollo scritto ed una scadenza temporale definita, avremo l’orgoglio e non il merito di avere acceso una luce sulle potenzialità di un metodo che non cerca colpevoli ma immagina soluzioni».  

Maurizio Falco – Prefetto di Piacenza




Il Prefetto Falco “scende in campo” contro il disagio giovanile

Se c’è un tratto distintivo del Prefetto di Piacenza, Maurizio Falco, è quello di essere molto più alla mano rispetto a tanti suo colleghi, di avere un approccio alle cose non dissimile da quello del comune cittadino nell’affrontare piccoli e grandi problemi che il suo ruolo gli porta davanti all’uscio di via San Giovanni.

Fra i temi che lo hanno particolarmente toccato – come ha spiegato oggi in una conferenza stampa convocata nel Salone degli Specchi – c’è stato quello del disagio giovanile, portato alla ribalta dal gesto estremo di una studentessa, lo scorso aprile.

Il Prefetto ne parlò, allora, con il sindaco di Rottofreno e con il papà della giovane e si prese l’impegno di darsi da fare per portare alla luce i problemi di tanti giovani che per motivi diversi “piombano nell’oscurità“.  Ha iniziato così a tessere una nuova ragnatela, una rete, fra le esperienze che già esistono in città e provincia e che vanno dalle singole scuole, all’azienda Usl, dal provveditorato alle associazioni di genitori e degli studenti.

Un lavoro che sta iniziando a dare i primi frutti e che si concretizzerà in un incontro/confronto fra studenti, genitori ed esperti, che si terrà entro fine di ottobre al Liceo Gioia. «Sarà solo il primo appuntamento – ha detto Maurizio Falco – poi spero che ce ne sia uno ogni due mesi, in giro per le varie scuole a partire dall’istituto Raineri Marcora che ci ha dato la sua disponibilità».

I temi di discussione fra adulti e ragazzi saranno il cyberbullismo e l’abuso di alcool.

Un fenomeno, quest’ultimo, in forte aumento fra i giovanissimi come ha spiegato il direttore Generale dell’AUSL di Piacenza Dott. Baldino .

«Su 60 mila accessi che registriamo al Pronto Soccorso – ha spiegato – circa 3.500 sono da intossicazioni da sostanze (droga e/o alcool) ed il 10% di queste ultimi riguarda minorenni. E’ un dato in realtà stabile negli ultimi 4 o 5 anni ma si sta abbassando l’età e molti ragazzini che si presentano in ospedale hanno addirittura 13 o 14 anni».

Preoccupante anche il fatto che si cerchino nuovi modi per assumere alcool e droghe ed avere effetti più rapidi o “sballi” più intensi. Metodi impensabili per chi ha qualche primavera in più sulle spalle, ma che i giovanissimi scovano su Internet e che sperimentano senza pensare alle disastrose conseguenze che possono portare al fisico.

L’idea sponsorizzata dal Prefetto e che genitori, scuola e ragazzi non siano lasciati soli, ciascuno nella propria realtà ma che possano dialogare apertamente e liberamente.

Il titolo del primo appuntamento sarà probabilmente “Nuove dipendenze e nuove consapevolezze”.

Si affronteranno i pericoli dell’alcool ma anche delle tecnologie che possono trasformarsi in veicolo per il bullismo.

All’incontro odierno hanno partecipato anche il direttore dell’Ufficio Scolastico Provinciale Maurizio Bocedi, la presidentessa della Consulta degli Studenti di Piacenza Lucrezia Galli, Pierluigi Galli, rappresentante dei genitori nel consiglio d’istituto Raineri Marcora e la preside dell’istituto Teresa Andena nonchè la dottoressa Daniela Aschieri di Progetto Vita.