Educatori, la senatrice Iori e APEI si dissociano dalle parole di Mozzoni

Nel libro di cui è co autore “Educatori: sfruttati,malpagati, ricattati” Maurizio Mozzoni spiega il suo punto di vista sulle vicende tragicomiche di una categoria “fluida”, che ancora non possiede una legislazione chiara che la definisca. Nel libro viene sottolineato come “tutto è cominciato quando lo Stato, o per meglio dire i governi, hanno capito che anche la cura dei propri cittadini era una forma di business”.  

Nella sua presentazione alla Cooperativa Infrangibile di giovedì scorso, Mozzoni attaccava duramente la legge Iori 205/2017, causa primigenia della confusione riguardante questa delicata tematica. Ora arrivano le risposte dei diretti interessati: Vanna Iori, ex deputata, ora senatrice e del presidente nazionale APEI (Associazione Pedagogisti Educatori Italiani) Alessandro Prisciandaro.

La senatrice evidenzia, in risposta alle accuse di aver proposto solo questa legge, che “bastava un link sul sito della Camera e del Senato per controllare che ho depositato ben 15 proposte di legge da deputata e 8 da senatrice, oltre a numerose mozioni, interpellanze, interrogazioni…“. Secondo la Iori vi sono molti punti da chiarire riguardo le leggi 2656 e la 2443 (riguardanti la disciplina delle professioni di pedagogista ed educatore), quest’ultima con iter parlamentare iniziato nel 2014. “La legge 2443 conteneva ben chiaro che tra gli sbocchi occupazionali degli educatori era compreso anche l’ambito socio-sanitario, ma che (non certo per mia volontà) è stato “scippato” nel passaggio in legge di bilancio (la 205 citata, appunto). E mi sto adoperando fin dall’inizio di questa legislatura per recuperare quel taglio. Gli educatori, per la prima volta, dopo 20 anni, esistono come professionisti, mentre prima non esistevano, il loro titolo non aveva validità europea, e pertanto erano (e sono ancora) sottopagati, dal momento che prima di questa legge, chiunque, con qualsiasi titolo, o anche senza alcun titolo, poteva essere assunto come educatore. Da qui il corso di un anno per la riqualifica di chi è senza titolo, perchè possa conservare il posto di lavoro. Ora, con il riconoscimento del titolo professionale, potrà partire la conquista sindacale di un riconoscimento salariale..” 

Anche il presidente nazionale APEI prende le distanze da quanto affermato da Mozzoni: “Ci dissociamo totalmente dalle dichiarazioni di questo sig. Mozzoni. Pur rispettando le opinioni di tutti occorre avere la decenza di farsi delegare per parlare a nostro nome, e nessuno di noi lo ha fatto. Anzi, in tutta Italia ci sono state centinaia di manifestazioni di giubilo, feste pubbliche, convegni e manifestazioni, brindisi e pranzi di festeggiamento che hanno visto nella legge 205/17 la conclusione positiva di anni di lottaEvidentemente questo signore non è dello stesso parere, ma è un suo problema”. Precisiamo che durante il suo intervento Mozzoni non ha parlato a nome della APEI, bensì di CGIL.

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Educatori: sfruttati, malpagati e ricattati. Presentazione in Coop Infrangibile del libro di Maurizio Mozzoni

Gli educatori professionali sono una categoria molto delicata, che assieme ad altre fa parte di quello che viene definito “welfare”, e perciò trattata con rispetto. Purtroppo non sempre questo succede. Se ne è parlato alla Cooperativa Infrangibile con Maurizio Mozzoni del Coordinamento Educatori Cgil Milano, co-autore del libro “Educatori: sfruttati, malpagati, ricattati”. A moderare Giovanni Baiardi, alla guida del terzo settore della Funzione Pubblica Cgil.

A monte delle problematiche legate alla figura degli educatori – secondo il relatore – ci sarebbe “il pasticcio” generato dalla legge Iori 205/2017, che prende il nome dalla docente universitaria, deputata prima e senatrice poi Vanna Iori, “la quale – sottolinea Mozzoni – non ha mai proposto nulla in Parlamento, solo questa legge, perchè intenzionata ad inventare un modello. L’unica cosa buona che ha fatto, questa norma, è stata compattare le persone” (la senatrice Vanna Iori ha smentito queste affermazioni di Mozzoni come si può leggere cliccando questo link).

Secondo Mozzoni è successo che le modifiche apportate in legge di bilancio alla proposta di legge Iori hanno creato la paradossale situazione per cui qualche migliaio di educatori oggi è “fuorilegge” nei servizi socio-sanitari in cui da anni lavora. “Questa legge non vuole qualificare gli educatori, ed è stato capito dagli studenti, che stanno scappando da Scienze dell’educazione. E l’albo andrebbe a tutelare il paziente, ma non il libero professionista. Spesso mi capita di trovare delle “schifezze” nella busta paga delle persone con cui dialogo“.

Dal 2018 infatti è operativa la Legge 205/2017 che prevede un ulteriore corso universitario obbligatorio per chi è privo di titoli. Contemporaneamente le lauree pertinenti non sono ritenute valide per svolgere questa mansione. Mozzoni aggiunge che “dirimere le ambiguità esistenti nel doppio binario di formazione aiuterebbe molto“. Anche perchè negli anni le Università hanno offerto diversi corsi tra le Facoltà di Medicina e Scienze della Formazione, molti dei quali ancora non riconosciuti dagli enti competenti.

Mozzoni nel suo libro sottolinea alcuni aspetti delle Cooperative, definendole indirettamente come il “lupo cattivo”. “A volerci pensare l’atteggiamento delle cooperative nei confronti dei lavoratori è simile, all’esterno sembra una candida nonnina malata, […]sempre sul punto di non farcela. In realtà è tutto un trucco. Le cooperative hanno un margine di guadagno, a volte un ottimo margine e lo realizzano sulla pelle dei lavoratori che, oltre ad essere sottopagati e super stressati si sentono ospiti di una sorta di Titanic sociale. […]Con l’andare avanti negli anni, queste aziende sono diventate egemoni nel sistema del welfare nazionale e avrebbero tutta la forza per rinegoziare gli appalti in modo maggiormente favorevole, ma non lo fanno. Più le cooperative sono grandi più abbassano il costo del lavoro per riuscire ad accaparrarsi appalti. Il meccanismo è mostruoso perchè sappiamo benissimo che in un sistema binario entrambi le parti apprendono dall’altra e il sistema “Cooperative  – enti appaltatori” non fa certo differenza così in questo istante […] c’è qualche cooperativa sta cercando di capire dove tagliare”.

Mozzoni sottolinea comunque che non tutte le cooperative sono così e che andrebbe scissa la sana attività da quella cattiva. Inoltre sottolinea che “un vero delitto per funzionare ha bisogno di complici. Ci sono molti lavoratori terrorizzati che hanno accettato per molto tempo ricatti e una narrazione tossica da parte delle aziende. La cosa importante è unirsi e divulgare certe informazioni”.

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