Dalla Regione E.R. fondi per l’innovazione in agricoltura

“L’azienda agricola moderna e competitiva è la vera chiave per una gestione efficace del territorio. Plaudiamo alla Regione Emilia-Romagna che destina risorse alle partnership tra aziende agricole e mondo della ricerca per individuare soluzioni concrete alle esigenze delle imprese” – questo il commento di Filippo Gasparini, Presidente di Confagricoltura Piacenza alla pubblicazione dei due nuovi bandi destinati ai Gruppi operativi con uno stanziamento di 8,3 milioni di euro. Con 95 ‘Goi’ già attivi, 25 in corso di approvazione e una trentina di nuove partnership che dovrebbero nascere grazie a questi ultimi due bandi, l’Emilia-Romagna è leader in Italia e in tutta Europa. Nel Piano di sviluppo rurale 2014-2020 gli investimenti per l’innovazione ammontano, infatti, complessivamente a 50 milioni di euro: la dotazione più alta tra tutte le regioni europee.

Le risorse dei due bandi, pubblicati il 6 luglio sul Bollettino ufficiale della Regione, finanzieranno progetti per lo studio di nuovi prodotti e la messa a punto di nuove tecniche produttive per migliorare la qualità delle acque, con investimenti stimati di oltre 10 milioni di euro. Le domande potranno essere presentate fino al 18 ottobre secondo le procedure, modalità e la modulistica indicate da Agrea.

“Grazie a questi progetti stiamo mettendo in grado l’agricoltura regionale di essere pronta e performante in anticipo rispetto ai nuovi requisiti agroambientali che saranno richiesti dalla futura politica agricola comunitaria (Pac) 2021-2027” – ha dichiarato l’assessore regionale all’agricoltura Simona Caselli.

“Chiediamo che questo sforzo di adeguamento ai requisiti agroambientali – sottolinea Gasparini – venga condotto senza rinunciare all’altrettanto importante lavoro di stimolo, nei confronti della futura politica agricola Comunitaria, che deve necessariamente considerare le aziende agricole come realtà produttive e non solo come operatori agroambientali. Sono le aziende moderne e competitive, infatti, che riescono a gestire meglio tutte le risorse, anche quelle ambientali.  In questa chiave lavoriamo insieme ad un’agricoltura adattiva: in grado di gestire al meglio anche i fenomeni estremi che si verificano nei campi sempre più frequentemente. Obiettivi che si raggiungono avendo a disposizione competenze e risorse, tramutando i progetti in opere e infrastrutture e portando in campo sia l’innovazione tecnologica, legata alle attrezzature sia, quella varietale. “Dighe” e “cisgenetica” – prosegue Gasparini – sono due termini che dobbiamo definitivamente sdoganare, legati e non contrapposti alla preservazione dell’ambiente. In generale – aggiunge – sarebbe necessario destinare risorse per l’innovazione nel marketing; nel miglioramento gestionale per alleggerire i carichi di lavoro della manodopera che necessita anche di formazione specifica adeguata. Infine, se dobbiamo parlare di gestione ottimale della risorsa idrica dobbiamo, a livello territoriale, per lo meno, averla a disposizione – conclude Gasparini – dato che gli attuali programmi, di fatto pongono, forti vincoli sull’uso irriguo dell’acqua proprio nel momento che ai campi è fondamentale”.

I due bandi in sintesi

Il primo, promuove lo sviluppo di nuovi prodotti, tecnologie e tecniche per migliorare la capacità competitiva delle imprese e ha a disposizione quasi 2,3 milioni di euro, con contributi regionali che potranno arrivare fino al 70%, capaci di generare investimenti per un valore complessivo di 3,2 milioni di euro attraverso la creazione di 123 nuovi Goi.    Il secondo bando, invece, ha una forte valenza di tipo ambientale ed è finalizzato alla messa a punto di buone pratiche gestionali e di coltivazione per migliorare la qualità delle acque e ridurre la presenza di agenti inquinanti. Il budget è di circa 6,1 milioni di euro, in grado di attivare un giro di investimenti che sfiora quota 7 milioni di euro, con contributi regionali fino al 90%. Si stima che saranno almeno una quindicina i nuovi Goi attivati con questo secondo bando.

Entro la fine del 2019, secondo la tabella di marcia prevista, saranno messi a bando anche gli ultimi 8 milioni di euro ancora disponibili in questo ciclo di programmazione per finanziare l’attività dei Goi.




Confagricoltura: “occorre riportare i cinghiali nei loro areali, eradicandoli dalla pianura”

Il danno in vite umane non più essere risarcito e pone la questione della fauna selvatica inevitabilmente su un diverso piano di gravità rispetto ai comunque ingenti ammanchi economici che questi animali causano ad agricoltura ed allevamenti.

Filippo Gasparini presidente di Confagricoltura Piacenza«I danni procurati dalla fauna selvatica sono irreparabili – sottolinea Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza – come ribadiamo da tempo dobbiamo uscire dalla logica del risarcimento, inadeguata anche per il danno procurato in azienda, nel momento in cui questo viene calcolato in modo puntiforme e senza tener conto dei decrementi sulla programmazione (per i mancati raccolti) e dei costi aggiuntivi (per la risemina di interi campi). Gli agricoltori, inoltre, non vogliono essere risarciti per il mancato raccolto, vogliono poter produrre. A maggior ragione – prosegue Gasparini – il cambio di marcia diviene indispensabile adesso. Quale Atc potrebbe risarcire il danno per un morto?».

La nostra Regione si è dotata di un piano faunistico che sta dando risultati e sul nostro territorio le squadre degli Atc operano con competenza e coscienza, il che non rende la situazione meno grave. E’, tuttavia, un po’ meno drammatica rispetto alla vicina Lombardia, tanto che il sindaco di San Fiorano (Lo), con riferimento all’incidente avvenuto in autostrada A1 a causa dei cinghiali a inizio anno, ha citato il nostro territorio ad esempio. «Diverse proposte avanzate da Confagricoltura Piacenza nei tavoli tecnici già quattro anni fa – ricorda Gasparini – sono state accolte ed abbiamo riscontrato la disponibilità dei funzionari preposti, in primis del dottor Enrico Merli che ringraziamo; ne è scaturita un’azione sinergica che ha posto in campo Regione ed Atc. In quei tavoli, tuttavia, come Confagricoltura Piacenza abbiamo anche chiesto azioni più incisive per riportare la densità degli ungulati sotto controllo e l’eradicamento dei cinghiali dagli areali di pianura».

Secondo Confagricoltura Piacenza «non è nell’interesse generale affidare agli Atc il compito di risarcire i danni, sarebbe invece necessario che questi si potessero concentrare sulle azioni di contenimento. Avere i cinghiali in stazione (a Piacenza), nelle vie dei centri abitati (A San Nicolò) e lungo la via Emilia non è biodiversità, è follia!» – rimarca l’associazione degli imprenditori agricoli -. Se la Lombardia guarda al “modello Piacenza” è perché sul nostro territorio abbiamo squadre che operano senza secondi fini, che intervengono con professionalità – sottolinea Gasparini – con azioni che richiedono molta esperienza, perché operano anche in zone in cui la viabilità è sviluppata il che espone le mute di cani a pericoli supplementari e impone ai cacciatori attenzioni particolari. Ora che la situazione richiede un cambio di marcia, pretendiamo che vengano riconsiderate anche le nostre proposte che erano state accantonate». Secondo Confagricoltura Piacenza le Zone Parco pongono limitazioni troppo articolate: ad esempio l’interdizione della caccia di sabato e domenica limita l’azione dei cacciatori ancora in attività lavorativa.

«E’ poi un errore grave – sottolinea Gasparini – impedire di andare a caccia di notte quando è molto più facile che i cinghiali escano allo scoperto e ci sono minori possibilità di trovare gente in giro. Torniamo a chiedere di ripristinare, riaffiancandole alle squadre degli Atc, le figure dei sele-controllori, come c’erano un tempo, e che queste possano avere ampia libertà d’azione, diurna e notturna. In passato sono stati posti numerosi, troppi, limiti per orari di caccia, zone, munizioni, tanto che sono stati letti, politicamente, come azioni di contrasto alla caccia. I danni sulla strada non riguardano l’agricoltura e la mappatura dei danni in campo serve a ben poco perché sappiamo già quale nocumento arrecano questi animali. Il vero obiettivo è riportare questi animali nel loro areale. Quello dei cinghiali era delimitato, una volta, dalla linea altimetrica di Travo. Al di là di scrivere mille articoli e delle emozioni del momento è da qui che si misurerà la volontà politica di risolvere il problema».

 

 




Prosegue il collaudo della diga di Mignano

Prosegue regolarmente il collaudo della diga di Mignano per portare la capienza autorizzata a 11 milioni e mezzo di metri cubi, dagli attuali 10. Nella giornata di ieri è stata raggiunta l’attesa quota di 337,80 metri sul livello del mare, (con un volume di poco più di 11 milioni e mezzo di metri cubi) che ha consentito alle 23.00 l’avvio dello sfioro completo ma modesto da tutte le soglie.

Stamane alle 5.30 si è riempita la prima vasca di dissipazione. Un’ora dopo, alle 6.30, una volta riempitasi la seconda, è iniziato lo scarico in Arda con una portata di circa 2 metri cubi al secondo.

L’acqua verrà mantenuta a tale altezza per un periodo di stazionamento di dici giorni; in seguito il livello verrà abbassato gradualmente di 2 metri per poter tornare a 335,80 metri sul livello del mare (10 milioni circa di metri cubi).

Il collaudo serve per testare il comportamento della diga al termine di una lunga e significativa fase di ristrutturazione.

Filippo Gasparini presidente di Confagricoltura Piacenza«Un ringraziamento particolare è dovuto all’ottimo lavoro svolto dal Consorzio di Bonifica – sottolinea Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza – e a tutti i soggetti che, nel corso di un decennio di ristrutturazioni complesse, hanno concorso al raggiungimento dell’obiettivo finale di far tornare l’invaso, strategico per la Val d’Arda, alla sua massima efficienza, ancor più a fronte delle aumentate esigenze idriche del territorio in questi ultimi cento anni. Mi sento in dovere di ringraziare anche Sua Eccellenza il Prefetto per aver avviato in tempi celeri l’iter autorizzativo della fase di collaudo e gli ingegneri del Consorzio di Bonifica per come stanno gestendo la situazione e per i risultati raggiunti. Se, come tutti auspichiamo, il collaudo si concluderà nel migliore dei modi – conclude Gasparini – dalla prossima campagna avremo una diga più capiente: preziosa per le necessità irrigue e quindi funzionale allo sviluppo dell’economia, da un lato e dall’altro efficace strumento di difesa del territorio, grazie alla su ruolo di contenimento in caso di piene. Speriamo, infine, che l’approccio adottato in Val d’Arda serva a rivalutare, anche per le altre vallate, queste fondamentali e splendide infrastrutture al servizio dello sviluppo».




Dissuasori sonori per piccioni: Confagricoltura costernata di fronte ad alcuni esposti

In un mondo che sta a sentire le ragioni di tutti, tranne che quelle di coloro che sono impegnati a produrre, succede anche che trovi spazio la lamentela nei confronti dei dissuasori sonori utilizzati, con sorti purtroppo comunque alterne, per allontanare piccioni e selvaggina dai campi.

Confagricoltura Piacenza apprende con costernazione dell’esposto presentato da alcuni abitanti di Chiaravalle della Colomba e di Saliceto di Alseno che si dicono disturbati dai botti delle apparecchiature posizionate nei campi per scacciare gli uccelli ed evitare l’invasione dei volatili con la compromissione del raccolto.

Questi “fucili a salve”, rimarca l’associazione, sono in funzione solo di giorno, a cadenze regolari e distanti almeno 500 metri dall’abitato. Pare che spaventino anche i cani. “Con tutto il rispetto per la quiete di ciascuno – sottolinea il presidente di Confagricoltura Piacenza, Filippo Gasparini – vorrei ricordare lo scopo per cui questi strumenti devono essere posizionati: ossia garantire la produzione di colture, quelle alla base dell’alimentazione umana e animale. E’ possibile comprendere che un po’ di disturbo sia arrecato, si tratta, tuttavia, di ristabilire delle priorità. I volatili, che non possono essere silenziosamente abbattuti, ora non potranno neppure essere disturbati? Dobbiamo già confrontaci con un Paese che ha una gestione irrazionale della fauna selvatica. Ricordiamo che i piccioni sono una piaga per la sanità dei prodotti. Vogliamo garantire la produzione di cibo e investire in sviluppo oppure Made in Italy agroalimentare, Plv e fatturato sono solo chiacchiere talk show? Il sistema non ci induca a pensare che fa bene chi delocalizza”.

 




Sit-in degli agricoltori contro il “fanatismo vegano” (interviste)

Non erano tanti ma certamente erano agguerriti i piacentini che hanno partecipato questa sera, in Largo Battisti, al  sit-in organizzato dal consorzio La Carne Che Piace contro quello che è stato definito come «fanatismo vegano». A pochi metri di distanza, al cinema Corso, è stato infatti proiettato  il docufilm “Food Revolution” (incentrato sui danni che secondo il regista sarebbero provocati dagli allevamenti. Rappresentanti ed operatori del mondo agricolo hanno sorretto uno striscione con un messaggio inequivocabile: “Rispetto per il nostro lavoro. Tradizione, storia e qualità”.

«Siamo qui per contestare chi da tempo mette in dubbio il ruolo centrale del comparto agricolo e zootecnico», ha dichiarato il presidente del consorzio Giampaolo Maloberti, una realtà che da anni promuove una filiera territoriale di qualità per bovini e suini. «Gli attivisti vegani vogliono far credere che tutti i mali del mondo, come l’inquinamento o l’immoralità, siano imputabili ai consumatori e produttori di carne. Bisogna rispettare il lavoro generazionale di chi ha fatto dei campi e dell’enogastronomia un indotto per numerose famiglie».

Presente anche Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza: «Nel corso della mia vita, non avrei mai pensato di dover manifestare in un Paese sviluppato per difendere l’attività agricola, che è alla base del progresso umano. Al bestiame e alla coltivazione corrisponde l’inizio della civiltà. Inoltre», ha aggiunto Gasparini, «l’agricoltura rappresenta una fondamentale fonte occupazionale per la nostra Provincia».

Nicolò Lavezzi, membro di giunta di Coldiretti, ha specificato che «chiunque è libero di mangiare ciò che vuole, ma nessuno può permettersi di attaccare l’agricoltura classica. Il nostro è un lavoro gravoso, che dura 365 giorni all’anno, soggetto alle condizioni meteorologiche e ostaggio di prezzi fermi da vent’anni. L’agricoltura dà un reddito ai nuclei famigliari e preserva il territorio».