Parte l’avventura dell’Emporio Solidale. Toscani: “Non lasciamo soli i cittadini in difficoltà”

Sarà il progetto della città. L’Emporio Solidale reso possibile da una fitta rete di collaborazioni tra cui Comune, Auser, Caritas, Croce Rossa e Svep prende vita e oggi nella sede di Via Primo Maggio è stata fatta la consegna ufficiale all’associazione che gestirà il luogo dal prossimo marzo. Questo progetto, voluto fortemente dalla Fondazione Piacenza e Vigevano e Diocesi, ha visto il suo concepimento con la precedente amministrazione Dosi nei primi mesi del 2016, e l’attuale l’ha fortemente sposato, come la stessa sindaca Barbieri spiega: “Una risposta sociale, perchè può dare risposte ai nuovi poveri, ovvero coloro che non riescono o con difficoltà arrivano a fine mese, oppure da richiedere l’intervento del servizio sociale. Sono coloro che si trovano nella cosidetta zona grigia. Penso che Piacenza possa essere fiera di avere una struttura come questa. I nuovi poveri devono uscire da questa condizione, che oggigiorno comprende talvolta i genitori separati, ed essere ascoltati. Spesso si guarda ciò che non va di Piacenza, credo che dobbiamo essere orgogliosi del nostro territorio”.

Una delle caratteristiche di questa nuova realtà che va nascendo è proprio l’ascolto delle persone in difficoltà, grazie al contributo degli stessi piacentini. Ci sarà posto per la consulenza e l’orientamento per la risoluzione di problematiche sociali, sanitarie e lavorative, il target non è quello delle persone in povertà estrema, ma coloro che rischiano di passare in una situazione di impoverimento. Il supermercato sarà di supporto per questo, come sottolinea Laura Bocciarelli di Svep: “Mi sento di lanciare un appello a tutti i cittadini perchè l’attività che partirà nei prossimi mesi sarà possibile grazie soprattutto a  volontari e a realtà piacentine che daranno il proprio contributo riempiendo gli scaffali. L’associazione è nata dalla volontà di 5 soci fondatori, ma è aperta a chiunque voglia partecipare”.

I lavori hanno mantenuto i corpi principali già esistenti per complessivi 3000 mq circa, che oltre all’emporio ospiteranno anche un negozio/esposizione di mobili e laboratorio di falegnameria. Le scelte progettuali sono state improntate al rispetto dell’ambiente per una struttura che lo stesso presidente della Fondazione Massimo Toscani definisce “la più grande della Regione”. “Qui si tratta di dare una mano concreta, offrendo 6 mesi di tempo a coloro che verranno seguiti per uscire da questa zona grigia di difficoltà economico-sociale”.  Hanno contribuito alla costruzione materiale le aziende Giuppi, Fontanella e Cella, nonchè lo studio Fraschetti, Rossetti e Cantoni.

Ultima parte dell’Emporio è dedicata a uno spazio completamente dedicato ai bambini, al loro stupore e gioia di vivere, un po’ come quella che il Vescovo Gianni Ambrosio ha ammesso di aver provato nel vedere il completamento di un processo iniziato quasi 3 anni fa. “Rendo grazie al Signore per la realizzazione di quest’opera, un regalo di Natale bellissimo per la città. Ci ricorda che noi tutti siamo in difficoltà per tanti motivi, il Signore ha voluto darci una mano preziosa, e i piacentini vanno ringraziati per quello che hanno fatto, con una solidarietà cristiana riscontrabile in tanti concittadini”.

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Il mito mediterraneo di Annibale si appresta a “invadere” Piacenza

Annibale quello degli elefanti, Annibale il grande condottiero, Annibale della battaglia della Trebbia, che sfidò Roma e il suo impero, Annibale, un mito mediterraneo. In molti modi si ci si può ricordare di questo pezzo della nostra storia antica, anche attraverso le nostre eccellenze.

Dal 16 dicembre fino al 17 marzo Piacenza con un evento culturale di spessore si candida a ripetere il successo del Guercino, andando alle radici grazie a un lavoro d’equipe notevole: per la mostra “Annibale, un mito mediterraneo”, fulcro su cui ruoteranno gli eventi collaterali, oltre alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, promotrice in coabitazione con Comune, Diocesi, Musei di Palazzo Farnese, ci sarà il patrocinio di Destinazione Emilia, Piacenza Musei in rete, il MiBac, Provincia, col contributo di Regione, Camera di Commercio e Iren, Crédit Agricole e la collaborazione di Capitale Cultura e Fondazione Cineteca Italiana. A curare la mostra sarà Giovanni Brizzi, autore di diverse pubblicazioni su Annibale, mentre le attività per la famiglia e per la scuola saranno curate da Arti e Pensieri.

Come ha sintetizzato il presidente della Fondazione Massimo Toscani infatti, “E’ una mostra insolita per questa città, forse più abituata ad altro. Ci saranno molti fatti narrati, con una parte multimediale molto interessante, coniugando elementi antichi con la tecnologia. Abbiamo scelto Annibale anche perchè Piacenza non deve essere solamente la città vicino Milano, ma avere una sua identità. La mostra è particolarmente diretta ai giovani, per riprendere un senso della storia”.

Un regalo di Natale perfetto alla città, viene da pensare osservando la data di inizio della Mostra. “Rimarranno sorpresi anche tutti coloro che verranno da altre città – ha sottolineato il vescovo Gianni Ambrosio -, dobbiamo sempre pensare a quello che proponiamo e riflettere su quanto sia educativo per le nuove generazioni, così facendo il mondo stesso diventerebbe un po’ più giovane. Chi ignora la propria provenienza ignora il proprio futuro”.

L’evento potrebbe essere occasione per smentire i cittadini che definiscono “triste” la città, che non c’è mai nulla da fare. “Spesso ci guardiamo allo specchio da soli e ci diciamo che siamo brutti – ha considerato la sindaca Barbieri -, abbiamo l’occasione per fare un percorso immersivo attraverso varie tecniche narrative all’interno della Piacenza romana”.

Sono gli studi TWO SHOT e Gli Orsi Studio ad aver progettato l’esperienza del visitatore. “Useremo tecniche come l’installazione con video, scrittura e audio – spiegano -, era necessario un racconto su più livelli che potesse essere apprezzato sia da un bambino che da una persona adulta. Non vediamo l’ora di cominciare, in particolare ci concentreremo in alcune stanze dedicate, una sull’humus da cui proviene Annibale, in una seconda cammineremo direttamente con Annibale negli ambienti in cui fu protagonista e nelle battaglie. Tutti gli aspetti storici sono stati approfonditi col curatore della mostra, il prof. Giovanni Brizzi”. “Emerge – ha spiegato lo storico – un patrimonio immateriale dagli oggetti archeologici presentati. Il mito di Annibale si salda con la città di Piacenza”.

Ariberto Fassati, presidente di Crédit Agricole ha speso parole al miele per la cultura piacentina. “L’arte e la cultura vanno dove le cose funzionano, siete molto meglio di quello che voi stessi credete, è Milano che si potrebbe considerare fortunata ad essere vicino a Piacenza, un’oasi con una cultura molto avanzata”.

Info su biglietti e orari al sito: https://www.annibalepiacenza.it/

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“Women in White Album” scalda il cuore in Fondazione, riportando al 1968

Una serata per ricordare una delle band che hanno cambiato il corso musicale di un secolo. E un anno in particolare, il 1968, è stato attentamente esaminato, grazie alle voci di Alberto Dosi, Stefano Pareti ed Edoardo Leccardi. “L’anno della grande offensiva dei Vietcong, l’anno della fame nel Biafra, dell’assassinio di Martin Luther King e di Robert Kennedy”.

Quest’ultimo a Città del Capo un paio d’anni prima, mentre parlava con gli studenti universitari produsse uno dei discorsi entrati nell’immaginario di milioni di persone. “La strada è piena di pericoli[…]Il primo è quello dell’inutilità; credere che non ci sia nulla che un uomo o una donna possano fare contro l’immensa schiera dei mali del mondo. Eppure, ogni volta che un uomo si batte per un ideale o si dà da fare per migliorare la sorte degli altri, genera una minuscola onda di speranza, e queste onde, provenienti da un milione di centri di energia e di coraggio diversi, creano incontrandosi una corrente capace di abbattere le più possenti mura dell’oppressione e della resistenza”. I Beatles hanno rappresentato al meglio questa “onda”, grazie ai messaggi lanciati nelle loro canzoni.

Ma è l’anno delle enciclica Humanae Vitae di Papa Paolo VI, del terremoto in Sicilia, della contestazione studentesca a Roma, che coinvolse 3000 giovani, poi seguirono Milano, Torino e Palermo. Nel maggio è la volta della Francia.

“I Beatles nel 1968 sono in una fase discendente della loro carriera come gruppo – afferma Alberto Dosi – in quell’anno muore la persona che li aveva tenuti coesi, Brian Epstein. Senza questa guida si scioglieranno nel giro di un anno e mezzo circa, prendendo direzioni diversi. Proveranno con la meditazione trascendentale in India, ma questa terapia non sortirà gli effetti sperati. Produrranno un bel nucleo di canzoni, che una volta a Londra registreranno non più come gruppo, ma separati. Il White Album è esteticamente semplicissimo, in forte contrapposizione con Sgt. Peppers, pieno di colori e di immagini. E’ il primo e unico album doppio del gruppo, per quello che vuole essere un testamento musicale, in cui tutti i generi sono rappresentati, perciò non è classificabile. C’è la prima canzone composta da Ringo Starr (Don’t pass me By, cui ne seguirà solo un’altra) ed è la prima volta che appare una voce femminile, quella di Yoko Ono”.

Una componente, quella femminile che trova il suo spazio anche nelle canzoni, come Dear Prudence, Martha my dear, Julia e Sexy Sadie. Il testo di quest’ultima è stato reinterpretato come monologo da Letizia Bravi. Durante la serata sono stati proiettati alcuni video prodotti da artisti piacentini come Roberto Dassoni, Paolo Guglielmetti, Fausto Mazza, Francesco Paladino e Daniele Signaroldi, cui si sono aggiunte le performance di Carolina Migli e Silvia Rastelli. 

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Fabiola Gianotti (CERN) al Municipale. Toscani: “Fondamentale il ruolo del giornalismo scientifico”

La bellezza di avere personalità di spicco come Fabiola Gianotti, direttrice del Cern, a Piacenza è la speranza che in un mondo imperversato da odio e disinformazione, ci sia chi mette delle regole  e possa darci una risposta ad alcune delle domande fondamentali dell’esistenza.

“La peculiarità di un personaggio come Fabiola Gianotti è quella di parlare con chiarezza- ha sentenziato la sindaca Barbieri -, con la ricerca scientifica si può cambiare la vita, è un’occasione per tutti noi di crescere”. Massimo Toscani, presidente della Fondazione Piacenza e Vigevano ha voluto ringraziare tutti i giornalisti scientifici (la Lectio di Fabiola Gianotti rientrava nella Formazione Permanente promossa dall’Ordine): “Il loro ruolo è importantissimo. La cosa che stupisce è la normalità e la sobrietà della scienza, che è al servizio di ciascuno di noi, a un livello pratico, non teorico”.

Nella mattinata presso l’Auditorium della Fondazione stessa è stata presentata una bozza di Carta deontologica riservata al giornalismo scientifico, con la presenza del presidente Ordine dei Giornalisti Emilia Romagna Giovanni Rossi. “L’impegno è quello di riportare al centro la mediazione giornalistica. Abbiamo visto come sempre più spesso sul piano medico si usa i web come ricetta per curare malattie. Approfondimento e verifica sono fondamentali”.

Dopo la Lectio, ha preso la parola Telmo Pievani, dell’Università di Padova, che ha analizzato i fenomeni scientifici sotto una veste più filosofica. “Quando studiamo – ha sottolineato -, non ragioniamo mai per razza, che è una sola, quella umana. Siamo giovani, e dal punto di vista del DNA uguali, siamo come un neonato ancora. La vita sulla Terra è molto resiliente, molto frettolosamente ci siamo definiti sapiens. Abbiamo estinto un terzo delle altre specie, facendo una cosa controproducente non solo per il pianeta e l’ecosistema, ma anche per noi”. Poi un riferimento al recente caso delle gemelline cinesi OGM. “Siamo in grado di riscrivere completamente il DNA, e se questo ha aspetti meravigliosi, ritengo sia venuto il momento di fermarci e riflettere prima di prendere decisioni troppo avventate”. 

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Omaggio alle donne nel White Album dei Beatles, serata in Fondazione il 3 dicembre

Tanti appassionati conoscono i Beatles quasi come se fossero dei fratelli, dei cugini o comunque dei parenti. Molti omaggiano l’estro di John Lennon, discutono su chi tra lui e Paul McCartney fosse la vera anima del leggendario gruppo di Liverpool, nonchè delle capacità percussive di Ringo in confronto ai batteristi di oggi. Poco però si discute delle donne che sono state muse ispiratrici per le composizioni della Band con la B maiuscola.

La Fondazione celebra così i 4  baronetti con una serata, “Women in White Album”  lunedì 3 dicembre presso l’Auditorium alle 21, cercando di esplorare un universo ancora poco conosciuto (per i neofiti). “Tra le varie manifestazioni che ci sono state per ricordare il 1968 – rammenta Alberto Dosi, consigliere della Fondazione che introdurrà la serata -, vogliamo ricordare il 22 novembre di 50 anni fa quando uscì l’Album Bianco dei Beatles, un’opera di altissimo livello nella storia della musica. Abbiamo voluto ispirarci ai personaggi femminili che compaiono nelle canzoni del gruppo, in particolare due monologhi, uno su Julia, la madre di John Lennon e uno su Sexy Sadie, scritti entrambi da Eleonora Bagarotti”.

Ma durante la serata altre figure femminili verranno omaggiate, da Eleanor Rigby a Prudence. “L’album rappresenta appieno una rivoluzione musicale – continua Dosi -, si passa da un album pieno di immagini come Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band a uno minimalista, in cui già si intravedevano i futuri scenari della band, si sarebbero sciolti nel 1971”.

Sono molte le espressioni artistiche presenti, a cominciare dai video di Roberto Dassoni, Paolo Guglielmetti, Fausto Mazza, Francesco Paladino e Daniele Signaroldi, le performance di Letizia Bravi, Carolina Migli e Silvia Rastelli, con la partecipazione del Placentia Gospel Choir su una canzone e una contestualizzazione storica di Edoardo Leccardi e Stefano Pareti.

Insomma molti ingredienti per una serata che si preannuncia viva, inclassificabile come il White Album in cui come sottolineano gli organizzatori in coro “Tutti i generi musicali sono rappresentati”. “Spesso è stata la letteratura a influenzare la musica – sottolinea la Bagarotti -, in questo caso è stato il contrario”. 

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Annibale, Fondazione e Teatro Gioco Vita regalano sorrisi con “Memorie di un elefante”

“Annibale, memorie di un elefante”, ha regalato emozioni ai bambini presenti alla prima nazionale dello spettacolo corealizzato da Fondazione Piacenza e Vigevano e Teatro Gioco Vita, e presentato nel teatro di via Santa Franca. Tre attori soltanto in scena per molti personaggi, da Scipione a Magone, dal proprietario di un circo e tanti altri, Annibale, il console Longo, il prefetto Dasio e il gallo Magilio, per citarne alcuni. Ognuno dei tre racconta a proprio modo l’epica avventura del condottiero Cartaginese, regalando momenti goliardici e più istruttivi e di riflessione. L’elefante Surus è il protagonista indiscusso, tiene viva tutta la storia entrando in scena soltanto a fine spettacolo, lasciando a bocca aperta tutti, adulti e bambini.

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Cazzullo mattatore in Fondazione con “Giuro che non ho più fame”

Non so se Cazzullo abbia o meno la passione per la fotografia, ma sicuramente ha l’occhio giusto, allenato. Quella che ha descritto ieri sera in Fondazione durante la presentazione del suo libro “Giuro che non avrò più fame” è una ricostruzione veritiera dell’Italia di oggi e di ieri, coi suoi personaggi e lo stile di vita sicuramente diverso da quello di oggi, fatto di un vocabolario completamente nuovo. Dalla fotografia bianco e nero che fa tanto neorealismo, al colore, talvolta sin troppo vivido, che fa tanto Photoshop.

Ad introdurre Giangiacomo Schiavi, già vicedirettore del Corriere della Sera, testata dove lo stesso Cazzullo tiene la rubrica “Lo dico al Corriere”. “E’ questo il tempo del narcisismo che confonde le persone con gli algoritmi -, sottolinea Schiavi presentando l’autore -, penso sia un palombaro sociale, uno che si immerge nelle pieghe della società civile per raccontarne pregi e difetti grazie a una funzione importante, cercare di incidere. Possiamo trovare dentro di noi quelle capacità per migliorare il migliorabile, e vincere l’indifferenza”.

In apertura Cazzullo ha ricordato che “non bisogna avere nostalgia dell’Italia che fu, ma è importante ritrovare la fiducia, l’energia di allora. Il titolo è preso da Via col Vento, molte ragazze si identificarono nella protagonista, Scarlett, che in italiano divenne Rossella. Questo spiegò il boom del nome negli anni 50. In una scena del film Rossella torna nella casa distrutta dalla guerra, va nell’orto, rosicchia una piantina la alza al cielo e grida Giuro che non avrò più fame! Penso che quel giuramento collettivo l’abbiano fatto le nostre nonne e le nostre madri 70 anni fa. Avevamo perso la guerra due volte, eravamo degli scappati, non so se eravamo individualisti più o meno di oggi, ma era un individualismo che diveniva vitalismo, c’era voglia di imparare e di ridere. Avevamo l’ossessione per il cibo, non per dimagrire, ma per ingrassare. All’epoca già essere vivi era qualcosa di straordinario”.

Il 1948, anno da cui prende le mosse Cazzullo, è importante per la Storia con la S maiuscola. Viene assassinato Gandhi, viene fondato lo Stato d’Israele, e in Italia, dopo l’entrata in vigore della Costituzione, c’è un forte scontro tra democristiani e comunisti. “La Chiesa era l’unica istituzione rimasta, non c’era più la monarchia, penso che i nostri nonni avessero ben chiara qual era la posta in gioco: dovevano decidere su quale fronte della guerra fredda stare, e fecero una scelta giusta, lungimirante, anche se non pienamente libera”. Poi una considerazione sui politici di allora e di oggi: “Se Togliatti quando tornava a casa leggeva D’Annunzio, De Gasperi leggeva il latino. Oggi i politici per rilassarsi giocano con la PlayStation, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Oggi un politico piace perchè non sa il congiuntivo”.

Le storie sportive hanno una fondamentale importanza nel racconto dell’Italia, per capirne i cambiamenti. (Lo scrittore ha seguito anche 5 edizioni dei Mondiali di calcio e 5 Giochi Olimpici).”La vittoria di Gino Bartali al Tour de France del 1949 a quasi 40 anni contribuì ad appianare le tensioni interne al Paese, il ciclismo era lo sport nazionale, anche perchè tutti andavano in bicicletta. E la rivalità sembrava anche politica, Bartali era considerato democristiano, e Coppi comunista. Una fake news: anche Coppi era democristiano. Il fatto è che i due erano molto diversi, Bartali tozzo, si faceva fotografare mentre beveva il Chianti dal fiasco, fumava il sigaro. Aveva più l’aria del bracciante, più che del corridore. Coppi era alto magro, vestiva abiti firmati e guidava belle auto sportive, ed era separato. Questo lo rendeva sospetto”. Tra i campioni viene annoverato Valentino Mazzola, storico capitano prima del Venezia e poi del Grande Torino, vincitore di 5 scudetti di fila, ultimo dei quali celebre per la tragedia di Superga, quando mancavano solo 4 partite alla fine del campionato, dominato dalla squadra granata che si concesse un’amichevole a Lisbona contro il Benfica. Al ritorno dal Portogallo lo schianto e la perdita di una delle squadre più forti di sempre. Nelle 4 partite rimaste gli avversari di turno, così come lo stesso Torino, schierarono le formazioni giovanili.

Altro capitolo del libro è riservato alle donne, vero motore della Ricostruzione. “Fecero un lavoro spaventoso, pazzesco. Allevano 5, 10, 15 figli, eravamo un Paese molto maschilista, ma negli anni del boom economico la donna comincia ad uscire di casa, a rendersi indipendente, a votare, a rivendicare il diritto di decidere per il proprio destino. Tante donne non capivano la battaglia di Lina Merlin contro le case di tolleranza”.

Ecco, queste sono solo alcune delle storie che si possono trovare nel libro, che attraverso uno stile scorrevole ci strappa spesso un riso, un riso amaro, come il famoso film con Silvana Mangano e Vittorio Gassman candidato agli Oscar 1951 per il miglior soggetto. 

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Annibale, al via le iniziative con “Memorie di un Elefante”. Toscani: “Una bella scommessa”

Annibale è famoso per molti motivi, perchè cerco di minare la strapotenza dell’Impero Romano combattendolo sul suo territorio, come condottiero cartaginese, e poi per gli elefanti, che usò per valicare le Alpi e giungere nella Pianura Padana. Da qui nasce l’idea dello spettacolo “Annibale: memorie di un elefante”, che sarà in prima nazionale al Teatro Filodrammatici venerdì sera (ingresso a inviti) e poi in tour in altri teatri d’Italia. Alla presentazione questa mattina a Palazzo Rota Pisaroni c’erano attori, regista, Massimo Toscani, presidente della Fondazione Piacenza e Vigevano che con Teatro Gioco Vita è anima di questo progetto “pensato per le scuole e per i ragazzi”, nonchè Diego Maj, direttore artistico che dal 1971 regala ai bambini spettacoli loro dedicati. “Abbiamo voluto raccontare la Storia in modo scherzoso – ha puntualizzato Toscani -, è un modo nuovo per insegnarla. Spesso si commette l’errore di pensare alla Storia solo come un susseguirsi di eventi, così non è“.

Cercare di fare cultura è importante, e questo traspare dalle parole dei protagonisti di questa produzione. “Investire nella cultura dimostra coraggio e lungimiranza – sottolinea Maj -, può fare da volano a una città che sta cambiando. Molto importanti sono stati i recenti incontri di formazione al Teatro Gioia, siamo contenti i anticipare una serie di manifestazioni su Annibale”.

Lo spettacolo è interpretato da Giorgio Branca, Michele Cafaggi e Nicola Cavallari che ne cura anche la regia, prendendo spunto da un accadimento storico per rivisitarlo in un’altra chiave. “Durante le prime riunioni abbiamo pensato subito a chi rivolgere la nostra attenzione. Gli spettacoli per bambini e ragazzi sono spesso visti come qualcosa di serie B, non è vero, anzi, rappresentano un valore in più. Abbiamo usato la leggerezza nella storia, che rappresenta la contaminazione di più arti, dalla clownerie alle arti visive. E’ uno spettacolo filologico“.

Le musiche sono curate da Francesco Brianzi, che fu allievo di Cavallari in uno dei suoi laboratori teatrali. “Ho riflettuto su cosa fosse per me il Trebbia – ha considerato -, ho una formazione classica, ma con contaminazioni di rock, pop e cantautorato, questo nello spettacolo si vede”. Dal 16 dicembre 2018 al 17 marzo 2019 ci sarà anche la mostra evento dedicata ad Annibale.

Insomma, se l’arma segreta di Annibale per vincere la sua battaglia furono gli elefanti, l’arma segreta per conquistare bambini e adulti (insegnando anche un po’ di storia) in questo caso è l’ironia.

 




Grandi appuntamenti presso la Fondazione, tra Cazzullo, Annibale e il mondo dei ricercatori

Importanti appuntamenti in vista alla Fondazione Piacenza e Vigevano, con ospiti di spessore nazionale e di qualità. Il 22 presso la sede storica degli appuntamenti culturali dell’Ente, l’Auditorium, ci sarà Aldo Cazzullo che presenterà la sua ultima fatica letteraria, “Giuro che non avrò più fame”, in cui l’autore ripercorre la storia dell’Italia dal dopoguerra in avanti, raccontando di come da Nazione ferita si sia trasformata in potenza mondiale. Scrive Cazzullo: “avevamo 16 milioni di mine inesplose nei campi. Oggi abbiamo in tasca 65 milioni di telefonini, più di uno a testa, record mondiale. Solo un italiano su 50 possedeva un’automobile. Oggi sono 37 milioni, oltre uno su due. Eppure eravamo più felici di adesso”.  

Altro appuntamento da segnare in agenda è venerdì 23 novembre al Teatro Filodrammatici con lo spettacolo “Annibale, memorie di un elefante”, prima nazionale in collaborazione con il Teatro Gioco Vita, in cui viene narrata la storia del leggendario generale che ebbe l’intuizione di provare a minare la strapotenza dei romani combattendoli sul loro territorio. Lo spettacolo trae spunto da un avvenimento storico: la battaglia della Trebbia, in cui si fronteggiarono gli eserciti cartaginese e romano, guidati rispettivamente dal grande generale Annibale e dal giovane Publio Cornelio Scipione. Per l’occasione molte arti confluiranno nella rappresentazione: dalla clownerie alla giocoleria passando per la visual comedy. Con una sorpresa finale per gli spettatori.

Infine l’ 1 dicembre una sezione dedicata al mondo dei ricercatori con una lectio magistralis di Fabiola Gianotti, direttore generale del CERN, per capirne di più sulle origini dell’universo, mentre nella seconda parte “Gli enigmi e il futuro dell’evoluzione della vita sulla terra”, con Telmo Pievani, ordinario Dipartimento di biologia dell’Università di Padova, e “Il mestiere di ricercatore in un istituto internazionale e con la passione per il rock e la letteratura” con Paolo Soffientini, ricercatore IFOM-Istituto Firc di Oncologia Molecolare, musicista e scrittore. La giornata è resa possibile dalla Federazione delle associazioni Scientifiche e Tecniche, dalla Fondazione Piacenza e Vigevano e dall’Unione Giornalisti Italiani Scientifici, con il patrocinio di Politecnico, Università Cattolica, Confindustria, Associazione Edoardo Amaldi e Fondazione Ordine Giornalisti. I giornalisti interessati ad acquisire i crediti (4 CFP) sono invitati a registrarsi sulla piattaforma S.I.Ge.F. (Sistema informatizzato gestione formazione).

Per quest’ultimo appuntamento è richiesta l’iscrizione dei partecipanti sul sito www.fast.mi.it. 

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112 persone assistite grazie al progetto “Casa tra le case”. 35 sono minorenni

Centododici persone assistite, di cui trentacinque minori, e quarantotto progetti di accoglienza realizzati, oltre la metà dei quali già conclusi con esito positivo. Sono i numeri dei primi due anni di attività del progetto Casa tra le case, avviato nel giugno 2016 dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano e dalla Caritas Diocesana di Piacenza-Bobbio, e presentato questa mattina in una conferenza stampa.

Casa tra le case è nato dalla volontà di sostenere le famiglie in situazione di disagio abitativo.

Il progetto è pensato per nuclei privi di abitazione adeguata, che abbiano necessità di un sostegno abitativo transitorio in vista di una abitazione su libero mercato o in alloggio ERP.

Si rivolge a famiglie, anche sotto sfratto, con o senza minori e con ridotta capacità reddituale; e singoli in situazione di momentanea difficoltà occupati in settori con orari non compatibili con le normali strutture di accoglienza. Il progetto offre percorsi di educazione e di reinserimento sociale attraverso un proposta  ondivisa e responsabilizzante, al fine di accompagnare le persone verso una autonomia abitativa e di vita.

Fino ad ora sono stati ospitati 32 nuclei familiari e 16 singoli.

Attualmente ne usufruiscono 20 nuclei: 13 famiglie e 7 singoli; sono in valutazione altre 5 domande di ingresso.

Delle 48 ospitalità realizzate, 7 interventi hanno riguardato donne sole con figli e 10 progetti hanno accolto nuclei con persone con disabilità.

Il 50% delle ospitalità realizzate ha riguardato nuclei di persone con cittadinanza italiana, mentre la restante metà ha coinvolto nuclei stranieri.

Sono 25 gli appartamenti a disposizione dell’utenza, di cui due in provincia e i restanti nel comune capoluogo, a cui dovrebbero aggiungersi in futuro altre unità. Sono stati reperiti a prezzi calmierati tramite una rete territoriale che coinvolge, insieme a Fondazione e Caritas, Comune di Piacenza, AUSL, enti ecclesiali, associazioni di volontariato e privati.

Delle attuali 25 strutture, 22 sono riservate all’ospitalità di famiglie, mentre 3 sono riservate a singoli.

Mediamente, il periodo di occupazione dell’alloggio è di 12 mesi, comprensivo di alcuni brevi progetti di 1-3 mesi e di un paio di ospitalità rinnovate fino a 18 mesi.

«L’obiettivo di questo progetto, così come di altre iniziative come l’Emporio Solidale – ha sottolineato alla conferenza stampa di presentazione Massimo Toscani, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano – non è fare assistenzialismo fine a se stesso, ma fornire alle persone in difficoltà un affiancamento che li aiuti ad uscire dalla situazione di crisi».

Il direttore della Caritas Diocesana, Giuseppe Chiodaroli, ha sottolineato come Casa tra le case abbia come tema centrale l’accompagnamento educativo e come le persone che hanno beneficiato di questo progetto in seguito siano entrate a loro volta, in maniera e con modalità differenti, a fare parte di un circolo virtuoso di solidarietà.

«Questo era un progetto sperimentale, il cui esito era tutto da verificare – ha sottolineato Franco Egalini, presidente della Commissione Welfare della Fondazione e membro del CdA – e possiamo dire che ha funzionato. Tra l’altro con un budget contenuto, a dimostrazione che i progetti se sono mirati possono dare ottimi risultati senza grandi cifre».

Alla presentazione di questa mattina erano presenti anche i responsabili Caritas di Casa tra le case, tra cui il coordinatore Francesco Argirò; le persone aiutate hanno spesso subito uno sfratto in seguito a problemi di dipendenza, di salute o familiari. Vengono affiancate dai volontari che li aiutano ad affrontare la causa dei problemi, nell’ottica di un pieno recupero della loro qualità di vita.